20 ottobre 2013 - Ventinovesima domenica del Tempo Ordinario C PREGARE SEMPRE, SENZA STANCARSI Esodo 17,8-13 Salmo 120 (Il nostro aiuto viene dal Signore) 2 Timoteo 3,14-4,2 Luca 18,1-8 Forse nessun atteggiamento religioso è così diffuso nell’umanità come la preghiera. Tutti i credenti, secondo varie forme, si mettono alla presenza di Dio, ascoltano la sua parola scritta o interiore, elevano a lui i loro sentimenti. La preghiera è in fondo un dialogo col Signore connotato dalle caratteristiche proprie di ogni religione: l’amore confidente per il cristianesimo, l’umile sottomissione per l’islam, la liberazione dal dolore per il buddismo, l’identificazione col Tutto per l’induismo. Nulla più della preghiera testimonia la realtà dell’animo umano “naturalmente” religioso, che tende cioè a travalicare i propri confini per immergersi nella contemplazione dell’Assoluto. I credenti pregano sia in comunità, spesso secondo schemi fissi e tradizionali (i riti), sia individualmente nel colloquio personale col loro Signore. La preghiera marca i ritmi di crescita delle persone (nascita, adolescenza, matrimonio, morte) e delle comunità (pace, e anche guerre purtroppo, feste, pericoli, necessità). Il cristiano prega, anzi, afferma il vangelo, vi è la «necessità di pregare sempre, senza stancarsi». I santi dicevano che la preghiera “è come il respiro dell’anima”, “è il filo d’oro che collega e impreziosisce tutto le azioni della giornata”. È bello pregare: mettersi davanti al Signore, da soli o insieme ad altri, e dialogare con lui. La tradizione ci offre tanti “strumenti” di preghiera. Il più importante è senz’altro la Bibbia, «ispirata da Dio e utile per insegnare, convincere, correggere e formare alla giustizia» (II lettura); in essa troviamo la parola di Dio, scritta per la nostra salvezza. I libri liturgici (messale, lezionario, libro delle ore) contengono innumerevoli passi biblici, insieme con varie indicazioni di preghiera. La tradizione ci consiglia poi altri mezzi, che ognuno può utilizzare a piacimento: via Crucis, rosario, novene, devozioni. Si può pregare però anche con proprie parole, spontaneamente, lasciando traboccare i sentimenti e le urgenze presenti nel nostro cuore. Non esiste una posizione del corpo prefissata per la preghiera, se non nella liturgia comunitaria per ovvie esigenze di ordine: Mosè pregava a mani alzate (I lettura), ma si può stare seduti, in ginocchio, prostrati… assumere quella posizione che aiuta a pregare bene. Così come non esiste un luogo unico di preghiera: la chiesa, soprattutto se conserva la presenza eucaristica, è senz’altro da privilegiare, ma anche la casa, il luogo di lavoro, sono adatti alla preghiera. È affascinante pregare nella natura (bosco, montagna, deserto) o davanti a fenomeni estasianti (alba, tramonto, una cascata). È più facile in queste situazioni, sentire vicino il Signore, lodarlo, ringraziarlo, domandargli il dono dell’amore e della serenità: tutto ciò che rende felice la vita e sostanzia il nostro dialogo incessante con Dio.