CONTENUTO Capitolo 1 { Fondamenti di Relativita Generale 1.1 1.2 1.3 1.4 1.5 1.6 1.7 1.8 1.9 1.10 1.11 1.12 1.13 1.14 1.15 1.16 1.17 1.18 1.19 1.20 1.21 1.22 1.23 1.24 1.25 1.26 1.27 1.28 1.29 1.30 { { { { { { { { { { { { { { { { { { { { { { { { { { { { { { Il Principio di Mach Principio di Equivalenza Il paradosso degli orologi Il paradosso di Schi{Oppenheimer Covarianza delle leggi naturali Sistemi accelerati Coordinate ruotanti Coordinate curvilinee Tensore metrico Trasformazioni particolari Componenti Covarianti e Controvarianti Proprieta generali del Tensore Metrico Vettori Base Coordinata Geodetiche Limite newtoniano Invarianti scalari e misure siche Tetradi Sistema localmente inerziale I proiettori hij e ij Trasformazioni di Lorentz in relativita generale Moto accelerato non rigido Moto iperbolico La geometria nei sistemi ruotanti Trasporto parallelo Derivata assoluta e derivata covariante Proprieta delle Connessioni AÆni Operatori dierenziali Forze non gravitazionali Le Equazioni di Maxwell 1 4 7 8 10 12 14 17 18 21 24 26 29 32 34 39 41 44 47 49 53 55 57 63 66 69 71 72 74 75 iv 1.31 1.32 1.33 1.34 1.35 Indice { { { { { Le leggi di conservazione Il tensore di Riemann Equazioni della deviazione geodetica Trasporto di Fermi{Walker Esercizi sul Capitolo 1 Capitolo 2 { Le Equazioni di Einstein 2.1 2.2 2.3 2.4 2.5 2.6 2.7 2.8 2.9 2.10 2.11 2.12 2.13 2.14 2.15 { { { { { { { { { { { { { { { Le Equazioni di Campo di Einstein Condizioni coordinate Sistemi equivalenti Metrica esterna di Schwarzschild Teorema di Birkho Proprieta della metrica di Schwarzschild Moto radiale nella metrica di Schwarzschild Moto non radiale in Schwarzchild Soluzione interna di Schwarzschild Coordinate di Kruskal Embedding Metrica di Kerr Moto geodetico nella metrica di Kerr Il problema Cosmologico Esercizi sul Capitolo 2 Capitolo 3 { Fluidodinamica Relativistica 3.1 3.2 3.3 3.4 3.5 3.6 3.7 3.8 3.9 { { { { { { { { { Introduzione Limiti della Termodinamica relativistica Local Rest Frame di un uido Espansione, scorrimento, vorticita Equazioni di continuita Tensore energia{momento Gas di fotoni Le leggi della termodinamica Fluidi ideali in equilibrio 78 81 84 85 89 95 100 102 104 107 109 113 117 125 129 131 133 137 140 147 149 151 153 154 158 160 163 164 168 v Indice 3.10 3.11 3.12 3.13 3.14 3.15 { { { { { { Fluidi in quasi equilibrio Equilibrio idrostatico Moto radiale adiabatico Accrescimento sferico Luminosita di Eddington Esercizi sul Capitolo 3 Capitolo 4 { Oggetti Compatti 4.1 4.2 4.3 4.4 4.5 4.6 4.7 4.8 4.9 4.10 { { { { { { { { { { Introduzione Teorema del viriale Oscillazioni di una stella newtoniana Perturbazioni radiali Equazione di stato dei gas ideali Equilibrio Chimico Equazione di stato di un gas degenere Decadimento inverso Nane bianche, stelle di neutroni, buchi neri Esercizi sul Capitolo 4 170 178 179 182 185 189 191 193 197 199 202 205 206 214 221 228 Appendice A { Soluzioni degli esercizi 229 Indice Analitico 255 CAPITOLO I FONDAMENTI DI RELATIVITA GENERALE 1.1 { Il Principio di Mach Tra le tante coincidenze apparentemente inspiegabili che accadono nel mondo naturale, una aveva particolarmente colpito l'immaginazione di Newton. Essa riguardava la stretta correlazione esistente tra i riferimenti inerziali ed il sistema individuato dalle stelle sse. Supponiamo che n dalla sua formazione la terra fosse stata avvolta da una coltre impenetrabile di nubi. Tramite una serie di esperimenti di meccanica condotti all'interno del suo laboratorio, un osservatore terrestre avrebbe potuto constatare come alcuni sistemi di riferimento, cioe i sistemi inerziali, godono di particolari proprieta che li dierenziano dagli altri. Ad esempio, solamente rispetto ad un osservatore inerziale il moto di un pendolo e piano, la traiettoria di una particella isolata e rettilinea e l'asse di un giroscopio mantiene una orientazione costante. Ora, se le nubi si fossero improvvisamente dissolte, quale sarebbe stato lo stupore dell'osservatore nel constatare che gli assi coordinati dei sistemi inerziali non ruotano rispetto alle stelle sse? Newton aveva introdotto il concetto di spazio assoluto come luogo in cui le leggi della natura assumono il loro aspetto piu semplice e nello stesso tempo aveva accettato come una coincidenza fortuita il fatto che, mediamente, la materia dell'universo sia in quiete rispetto allo spazio assoluto. Egli ammise inoltre la relativita del moto, ma solo nei confronti delle misure di velocita (Principio di Galilei), mentre l'accelerazione assoluta poteva essere denita oggettivamente, in quanto misurabile tramite la seconda legge. Verso la ne del secolo scorso il sico ed epistemologo austriaco Ernst Mach, tentando una sistemazione logico{matematica della dinamica newtoniana, part dal postulato che, in realta, fosse privo di signicato parlare di spazio assoluto e, inoltre, che non si potessero denire in alcun modo non solo la velocita, ma anche l'accelerazione assolute: ogni forma di movimento acquista signicato solo mettendo in relazione tra loro piu corpi 2 Principio di Mach materiali. Ma come e possibile conciliare il principio d'inerzia e, nello stesso tempo, il postulato di relativita di tutte le forme del moto? Mach aronto il problema prendendo spunto dal famoso esperimento di Newton del secchio pieno d'acqua: se il secchio e l'acqua in esso contenuta ruotano rispetto alle stelle sse, la supercie libera del liquido si incurva, mettendo in evidenza la peculiarita del sistema ruotante rispetto ai sistemi inerziali. Immaginiamo ora che il secchio rimanga in quiete, ma che, a nostra insaputa, un Essere diabolico metta in movimento tutte le stelle, imprimendo loro una rotazione rigida attorno alla terra. Secondo Mach gli osservatori terrestri si troverebbero di fatto nell'impossibilita di vericare se e la terra che sta ruotando oppure se, viceversa, la rotazione deve essere attribuita alla materia lontana. In denitiva, essi dovrebbero sperimentare in entrambi i casi la presenza di una forza centrifuga, responsabile diretta dell'incurvamento della supercie dell'acqua. Partendo da questa premessa, si arriva necessariamente ad ammettere che sono proprio le stelle lontane a ssare le proprieta inerziali dei corpi. Tutto succede cioe come se le stelle dell'universo generassero nel loro insieme una sorta di campo guida che obbliga le particelle isolate a muoversi uniformemente rispetto ad esso e a mantenere sso l'asse del giroscopio. Ogni deviazione da questo stato puo avvenire solo intervenendo con opportune forze la cui intensita e proporzionale alla quantita di materia (massa) contenuta nella particella stessa. La conseguenza principale di questo ragionamento e espressa nel seguente Principio di Mach: Tramite l'interazione gravitazionale universale, la materia complessivamente distribuita nell'universo determina le proprieta inerziali dei corpi, inclusa l'entita dell'inerzia espressa quantitativamente dalla massa . Fu proprio sotto l'inuenza del principio di Mach che Einstein si accinse a sviluppare una nuova teoria generale della relativita che comprendesse anche la teoria della gravitazione. L'idea iniziale era che le forze apparenti, come le forze di Coriolis o quelle centrifughe, avessero origine proprio dalla reazione del campo guida generato dalle stelle lontane, quando le particelle sono deviate dal moto uniforme; di conseguenza queste forze dovrebbero essere considerate reali, al pari di quelle gravitazionali o elettromagnetiche. Puo sembrare molto strana l'idea che l'accelerazione delle masse distanti possa provocare l'insorgere di forze non rivelabili nei riferimenti inerziali. Tuttavia, questo punto di vista non e meno articiale del noto fenomeno Principio di Mach 3 per cui una carica risente delle sole forze elettrostatiche quando e in quiete rispetto al campo elettrico generato dalle altre cariche, mentre nei riferimenti in cui essa possiede una velocita non nulla relativamente al campo, si osserva l'insorgere di una ulteriore forza (magnetica). La forza inerziale sarebbe quindi l'analogo gravitazionale della forza magnetica, la cui intensita e pero proporzionale non alla velocita, bens all'accelerazione rispetto al campo medio originato dalla materia dell'universo. Nonostante questa analogia sia molto suggestiva, non esiste attualmente alcuna teoria in grado di includere in maniera soddisfacente e autoconsistente il principio di Mach. Anche la teoria della relativita generale non e machiana nel senso appena descritto, e lo stesso Einstein, come gia Newton, dovette ammettere, non senza una certa riluttanza, che occorreva partire dall'ipotesi che lo spazio ed il tempo fossero assoluti e quindi dovevano possedere una loro propria struttura anche in assenza di materia. Come ha sottolineato Hermann Weyl, lo spazio ed il tempo rappresentano la forma dell'esistenza del reale, la materia ne e invece la sostanza . Ma spazio, tempo e materia godono di caratteristiche proprie, ed entrano in relazione tra loro solo attraverso l'idea composita di movimento. Einstein ha mostrato pero che queste proprieta non sono sse ed indipendenti: la struttura metrica dello spazio{tempo viene modicata dalla presenza della materia, cos come il moto della materia e a sua volta guidato dalla metrica dello spazio{tempo. Il Principio di Mach ha avuto comunque il pregio di porre in evidenza molto chiaramente la stretta correlazione esistente tra le proprieta inerziali dei corpi e quelle gravitazionali ed inoltre di aver messo sullo stesso piano le forze apparenti e quelle reali. Quest'ultimo fatto costituisce proprio la base di partenza del principio generale della relativita: tutti i sistemi di riferimento sono equivalenti nei confronti della formulazione delle leggi fondamentali della natura . 4 Principio di Equivalenza 1.2 { Principio di Equivalenza Le misure eettuate da Eotvos nel 1912 e ripetute con maggior precisione da Dicke nel 1964 e da Braginskii nel 1971, hanno evidenziato l'esistenza di una perfetta proporzionalita tra la massa inerziale e la massa gravitazionale, con un errore relativo inferiore a 10 12 . Questo importante risultato, la cui validita viene estesa a tutte le regioni dell'universo e ad ogni istante, e contenuto nel seguente Principio di unicita della caduta liberay : Due corpi situati nello stesso punto di un campo gravitazionale cadono esattamente con la stessa accelerazione, indipendentemente dalla loro struttura interna e composizione . La principale conseguenza di questa aermazione e che per ogni punto dello spazio{tempo passa una ed una sola linea universo di corpi di prova z (particelle libere). Einstein intu che l'eguaglianza tra la massa inerziale e quella gravitazionale non poteva essere frutto di una semplice coincidenza, bens essa doveva scaturire da una proprieta universale del mondo sico, e, come tale, doveva essere contenuta in maniera implicita in una teoria unitaria della meccanica. Supponiamo che un osservatore si trovi all'interno di un laboratorio in caduta libera in un campo gravitazionale. Eseguendo misure cinematiche su diverse particelle di prova, egli osserva che queste descrivono traiettorie rettilinee con velocita uniforme, come se il laboratorio fosse inerziale . Cioe tutti gli eetti dinamici del campo gravitazionale vengono annullati dal campo di accelerazione cui e sottoposto il laboratorio, esattamente come scompaiono le forze centrifughe o di Coriolis quando si passa da un riferimento ruotante ad uno inerziale. Da questo punto di vista le forze gravitazionali hanno un comportamento identico a quello delle forze apparenti nei sistemi accelerati. In realta il paragone e valido solo localmente . Infatti, mentre con un'opportuna trasformazione del sistema di riferimento e sempre possibile annullare ovunque e contemporaneamente le forze apparenti \proprie", cio non e piu vero nel caso delle forze gravitazionali. Infatti lo sperimentatore in caduta libera e eettivamente in grado di distinguere la vera natura delle y Viene chiamato alle volte anche Principio di Equivalenza debole , per distinguerlo dal Principio di Equivalenza forte (v. piu avanti). z Per corpo di prova si intende una particella priva di struttura interna e non soggetta forze che non siano, al piu, di natura gravitazionale. Principio di Equivalenza 5 forze se esegue una serie di misure contemporanee su piu corpi di prova distanti tra loro, oppure se prolunga l'osservazione per un tempo suÆcientemente lungo. In entrambi i casi egli osserva una graduale deviazione delle traiettorie dal moto uniforme, e questa deviazione e tanto piu accentuata quanto maggiore e la distanza delle particelle. Figura 1.1 a) Un osservatore in caduta libera sperimenta localmente gli stessi eetti di un osservatore inerziale posto lontano da corpi gravitanti. Analogamente, un osservatore non riesce a distinguere localmente un campo gravitazionale da un campo di accelerazione (gura b). L'analogia tra campi gravitazionali e campi di accelerazione viene evidenziata esaminando anche la situazione opposta in cui il laboratorio e immobile in un campo gravitazionale: gli eetti cinematici sulle particelle di prova sono localmente indistinguibili da quelli osservati in un riferimento accelerato in assenza di gravita (Figura 1.1ab). Sorge ora naturale la domanda se l'impossibilita da parte dell'osservatore di discriminare i due campi gravitazionale ed articiale sia circoscritta ai soli esperimenti di meccanica, oppure se egli sia in grado di distinguerli ricorrendo, per esempio, ad esperimenti di elettromagnetismo. In realta, tutte le osservazioni sperimentali condotte nora concordano verso una assoluta equivalenza tra i sistemi in caduta libera e quelli inerziali. Fu proprio partendo da questa constatazione che Einstein formulo la teoria della relativita generale trattando la gravita non come un campo di forza reale, ma come eetto della deviazione del sistema di riferimento dalla condizione di inerzia . Questo fondamentale Principio di Equivalenza forte viene oggi formulato nel seguente modo: 6 Principio di Equivalenza In un sistema localmente inerziale, ovunque ed in ogni istante, tutte le leggi (non gravitazionali) della sica assumono la stessa forma familiare della relativita speciale . Cioe i risultati di tutti gli esperimenti locali eseguiti in un sistema in caduta libera sono indipendenti dal moto. Ad esempio, misure eseguite all'interno di una navicella in orbita attorno a Giove sono identiche a quelle fatte in laboratorio orbitante attorno alla Terra, pur essendo molto diverse le velocita e le accelerazioni dei due sistemi. Inoltre, le grandezze siche misurate localmente in due riferimenti in caduta libera, ma che transitano nello stesso punto con dierente velocita, trasformano secondo le relazioni di Lorentz, esattamente come accade in relativita speciale. Di conseguenza, non solo le particelle si muovono lungo percorsi (localmente) rettilinei, ma anche le equazioni di Maxwell possono essere scritte nella formay @F ij = 4 J i ; @Fij + @Fjk + @Fki = 0 ; (1:2: 1) @xj c @xk @xi @xj e le equazioni di conservazione dell'energia e della massa @T ij @xj =0 ; @0 @t + div (0 v) = 0 ; (1:2: 2) e cos via. In denitiva, la relativita speciale parte dall'idea che in ogni punto dell'universo sia denibile una classe di sistemi inerziali e che esperimenti eettuati in riferimenti inerziali dierenti diano risultati che dieriscono per una trasformazione di Lorentz. Per di piu viene esclusa dalla teoria la presenza di osservatori accelerati (una diretta estensione della relativita speciale a sistemi non inerziali provoca infatti una serie di risposte paradossali). Viceversa, il principio di equivalenza della relativita generale parte dall'idea che i riferimenti privilegiati (rispetto ai quali, cioe, si ottengono risultati sperimentali eguali tra loro) siano legati ad osservatori in caduta libera. Nella nuova visuale sono proprio questi riferimenti ad assumere il ruolo di sistemi inerziali . Come vedremo in seguito, il prezzo da pagare sara l'impossibilita di estendere la proprieta di \inerzialita" a regioni estese attorno all'osservatore e, tanto meno all'intero universo. y Le relazioni tra F e le componenti cartesiane dei campi elettrico e magnetico sono ij F 12 = Bz ; F 23 = Bx ; F 31 = By ; F 01 = Ex ; F 02 = Ey ; F 03 = Ez . Paradosso degli orologi 7 1.3 { Il paradosso degli orologi Supponiamo che due orologi standard O e O ' siano ssati sulle rispettive origini di due sistemi di riferimento cartesiani I e I ' aventi gli assi paralleli ed in moto relativo con velocita v nella direzione dell'asse x . I due orologi siano sincronizzati in modo che quando O e O ' coincidono, si abbia t = t0 = 0 . A causa della dilatazione temporale di Lorentz, O ' avanza piu lentamente rispetto a O : t0 = t = ; (1:3: 1) dove = (1 v2=c2 ) 1=2 . Immaginiamo che dopo un certo tempo t = tP misurato da O , O ' raggiunga un punto P sull'asse x ; in accordo con la (1.3. 1), esso segna in quel momento un tempo tP = . Se ora la velocita del riferimento I ' viene invertita da v a v , l'orologio O ' raggiungera nuovamente O quando quest'ultimo segna un tempo 2tP . Poiche la (1.3. 1) e indipendente dal segno di v , il tempo indicato da O ' e, in quell'istante, pari a t0P = 2 tP = . Percio i due orologi, che inizialmente erano sincronizzati, segnano alla ne due tempi diversi! La dierenza tra t e t0 puo essere direttamente misurata confrontando le letture fatte all'inizio ed alla ne dell'intero processo quando i due strumenti si trovano esattamente sullo stesso punto. Questo risultato, apparentemente paradossale, ha provocato in passato numerose discussioni sull'autoconsistenza della teoria della relativita, non tanto per la dierenza di ritmo temporale che si instaura tra i due orologi in movimento, quanto per il fatto che viene a cadere l'ipotesi di relativita del moto tra i due sistemi I e I '. Infatti poiche I e I ' sono equivalenti, si puo pensare che anche O subisca un'analogo ritardo rispetto all'orologio fermo in I '. A questo scopo basta ripetere l'intera considerazione ssando l'attenzione sul sistema I ' e supponendo che I si muova prima con velocita v e poi con velocita v . Si arriva cos alla conclusione che ora deve essere O in ritardo rispetto a O ', in contraddizione con quanto si era trovato prima. In realta l'origine del paradosso sta proprio nell'aver considerato i sistemi I e I ' perfettamente equivalenti, ed entrambi inerziali, per l'intera durata dell'esperimento. Ma sappiamo che, per poter ritornare nello stesso punto, almeno uno dei due sistemi deve necessariamente invertire la direzione del moto, cessando per un certo tempo di essere inerziale: evidentemente il ruolo svolto dai due riferimenti non puo essere scambiato! 8 Paradosso di Schi{Oppenheimer Se da un lato la mancanza di simmetria tra I e I ' puo rendere ragione dell'oggettivo ritardo di uno dei due orologi rispetto all'altro, e altres evidente l'insuÆcienza della teoria della relativita speciale nell'interpretare quei fenomeni sici in cui intervengono sistemi accelerati. In particolare rimane indeterminato l'eettivo ritardo dell'orologio accelerato nei confronti dell'orologio inerziale quando esso descrive, ad esempio, una orbita circolare, o traiettorie ancora piu complesse. 1.4 { Il paradosso di Schi{Oppenheimer y In assenza di materiali conduttori, dielettrici o magnetici, le equazioni di Maxwell sono: divH = 0 rotE + 1c @@tH = 0 (1:4: 1a) 1 j; divE = e rotH 1c @@tE = 4c (1:4: 1b) dove e e la densita di carica, j = e v e la densita di corrente e v la velocita delle cariche nel riferimento inerziale I . Come e noto le (1.4. 1a) e (1.4. 1b) sono invarianti rispetto alle trasformazioni di Lorentz: in particolare in un sistema di riferimento I ' in moto con velocita v relativamente ad I , i campi elettrici e magnetici trasformano nel seguente modo: (v E) v 1 1 1 + vH (1:4: 2) E0 = E + H0 = v2 (v H) v 1 H+ v2 c1 1 cv E ; (1:4: 3) dove e il fattore di Lorentz. Le trasformazioni inverse sono analoghe alle (1.4. 2) e (1.4. 3) con gli apici scambiati e con {v in luogo di v. Consideriamo ora due sfere concentriche, rispettivamente di raggi R1 e R2 > R1 , elettrizzate con carica j q j eguale ed opposta, uniformemente distribuita sulle rispettive superci (Figura 1.2). Quando le sfere sono ferme, il campo elettrico e magnetico esterni al sistema sono evidentemente nulli. Se le due sfere sono poste in rotazione uniforme attorno all'asse z passante per R il loro centro, il campo elettrico e ancora nullo poiche la carica totale e dV = 0 e invariante. Al contrario il campo magnetico non e nullo y Proc. Nat.Ac.Sci. 25, 301, 1934 9 Paradosso di Schi{Oppenheimer essendo il momento magnetico di ciascuna sfera proporzionale al quadrato del raggio. Il momento totale e quindi M = !3jqj (R22 R12 ) : In particolare, il campo magnetico in un punto del piano equatoriale distante r R2 dal centro delle sfere e M Hz = 4r3 ; Hx = Hy = 0 : Supponiamo ora che un osservatore O ' sia situato su un punto dell'asse x0 di un riferimento cartesiano ruotante, centrato sulle sfere, e che percorra un'orbita circolare di raggio r , con velocita angolare ! . Le trasformazioni (1.4. 2) e (1.4. 3) forniscono le nuove componenti del campo elettrico e magnetico: 8 !rHz =c > > < Ex0 = p1 !2 r2 =c2 > > Hz0 = p Hz : 2 2 2 0 0 1 ! r =c ; Ey0 ; Hx0 0 0 = Ez0 = 0 0 = Hy0 = 0 0 Cioe O ' rivela la presenza di campi elettromagnetici non nulli, nonostante che, in questo riferimento, le sfere siano in quiete! Figura 1.2 Paradosso di Schi{Oppenheimer. Allo stesso risultato paradossale si arriva supponendo che le sfere siano ferme rispetto a O : le trasformazioni (1.4. 2) e (1.4. 3) mostrano che i campi elettrici e magnetici sono nulli rispetto all'osservatore ruotante, pur essendo diverso da zero il corrispondente momento magnetico. 10 Covarianza ... Ancora una volta, il paradosso trae origine dal fatto di aver implicitamente esteso la validita delle equazioni di Maxwell a tutti i riferimenti, inclusi quelli non inerziali: ma esattamente come le equazioni classiche che descrivono il moto di una particella materiale in un sistema accelerato contengono degli extratermini dovuti alle forze apparenti, nel caso dell'elettromagnetismo, e necessario aggiungere alle equazioni (1.4. 1) alcuni termini di carica e di corrente apparenti , opportunamente legati all'accelerazione del sistema di riferimento. 1.5 { Covarianza delle leggi naturali Dagli esempi fatti nei due precedenti paragra risulta evidente l'opportunita di scrivere le equazioni della sica in una forma tale che possano essere applicate indierentemente sia in riferimenti inerziali sia in quelli accelerati. In uno spazio{tempo a quattro dimensioni, il passaggio da un sistema cartesiano inerziale ad uno accelerato puo essere fatto operando una trasformazione dalle coordinate cartesiane X 0 = cT; X 1 = X; X 2 = Y ; X 3 = Z , alle coordinate generiche xi = f i (X k ) , dove f i sono delle funzioni di classe C 1 per il momento arbitrarie (si veda pero il x1.9). L'arbitrarieta della forma delle nuove coordinate viene fatta per avere una maggiore generalita poiche, spesso, un problema che presenta particolari simmetrie diventa matematicamente piu semplice qualora vengano introdotte opportune coordinate (polari, cilindriche, ecc). Anche alcune proprieta topologiche dello spazio{tempo vengono studiate piu facilmente usando adeguate trasformazioni. La richiesta di coordinate generali puo complicare fortemente l'aspetto matematico del problema, ma questa iniziale complessita viene fortemente ridotta se le equazioni fondamentali vengono scritte in modo da mantenere inalterata la loro forma quando si passa da un riferimento ad un'altro. Cio porta direttamente al concetto di covarianza delle leggi della natura. Siano A; B; ... variabili di campo di un certo problema, cioe grandezze sicamente misurabili con opportuni apparati sperimentali e i cui valori dipendono dalle coordinate xi di un certo sistema di riferimento S . Una legge sica sara esprimibile da una o piu equazioni del tipo: 2 @A @B @ A (A; B; : : : ; @x i ; @xi ; : : : ; @xi @xj ; : : :) = 0 ; (1:5: 1) 11 Covarianza ... dove e una funzione di A; B; : : : ed eventualmente delle loro derivate prime, seconde, ecc. Mediante le stesse tecniche di misura, ma usando un dierente sistema di riferimento e dierenti coordinate, un altro osservatore trovera valori A0 ; B 0 ; : : : ; @A0 =@x0 ; : : : diversi da A; B; : : : . Ad esempio 0 A0 (xi ) sara una funzione diversa da A(xi ) in quanto le variabili di campo generalmente non sono invarianti di forma. Se pero la legge sica contenuta in (1.5. 1) e espressa in S ' da una equazione: 0 0 2 0 @ A @A @B 0 (A0 ; B 0 ; : : : ; @x 0 i ; @x0 i ; : : : ; @x0 i @x0 j ; : : :) = 0 ; (1:5: 2) in cui 0 e la stessa funzione delle variabili A0 ; B 0 ; : : : della funzione (A; B; : : :) nelle variabili A; B; : : : , si dice allora che la (1.5. 1) e la (1.5. 2) sono espresse in forma covariante. La scelta di scrivere una categoria di leggi della sica in forma covariante richiede naturalmente l'introduzione di un opportuno algoritmo matematico, che puo anche cambiare quando, eventualmente, si passa da un contesto teorico ad un'altro. Ad esempio, la meccanica quantistica e piu eÆcacemente descritta mediante il calcolo spinoriale, mentre la relativita generale trova nei tensori e nelle proprieta di trasformazione delle loro componenti, lo strumento piu naturale per includere la covarianza delle leggi. Storicamente, il calcolo tensoriale e stato introdotto dapprima in meccanica classica come formalismo matematico utile per studiare le proprieta elastiche dei mezzi continui, ed e stato successivamente applicato alla teoria dell'elettromagnetismo. Ha avuto poi notevoli sviluppi formali soprattutto in relazione allo studio geometrico delle superci gaussiane. Il calcolo usato in relativita generale non dierisce sostanzialmente da quello classico se non per due aspetti, per altro molto importanti: 1) la descrizione geometrica viene fatta in un contesto spazio{temporale a quattro dimensioni; 2) la distanza tra due punti innitamente vicini, che nella geometria ordinaria e data da una forma quadratica ds2 denita positiva, diventa ora una forma quadratica non denita , nelle quattro coordinate xi . Si tenga presente che la richiesta di covarianza non contiene in se alcun elemento sicamente rilevante poiche, a priori, e sempre possibile scrivere una legge in una forma tale da soddisfare questo requisitoy. Essa esprime y S. Weinberg,Gravitation and Cosmology , John Wiley & Sons, cap. 4, 1972 12 Sistemi accelerati piuttosto un principio di economia, in quanto una legge covariante puo essere studiata senza la necessita di dover precisare non solo lo stato di moto del riferimento ma anche il sistema di coordinate usate per localizzare gli eventi. Nel contesto della relativita generale, il fatto sicamente piu rilevante riguardante la covarianza e proprio l'introduzione del Principio di Equivalenza, discusso nel x1.2. Cio comporta che la richiesta di covarianza debba essere estesa a tutti i riferimenti, inclusi quelli accelerati rispetto agli osservatori inerziali. Essa inoltre deve coinvolgere tutte le leggi siche fondamentali, ad eccezione delle leggi gravitazionali . Si aerma, inne, che rispetto agli osservatori in caduta libera queste leggi debbano assumere la medesima forma che hanno in relativita ristretta. Occorre sottolineare che il nodo centrale di queste aermazioni consiste proprio nell'aver escluso la gravita dalle interazioni primarie tra i corpi materiali. Il Principio di Covarianza Generale va interpretato dunque come una forma alternativa del Principio di Equivalenza, nel senso che nelle equazioni (1.5. 1) e (1.5. 2) il campo gravitazionale deve s comparire, ma non esplicitamente come variabile di campo, bens come ingrediente matematico , alla stessa stregua in cui appaiono i termini legati alle trasformazioni delle coordinate. 1.6 { Sistemi accelerati E noto dalla relativita speciale che, mediante l'invio di opportuni segnali luminosi, un osservatore inerziale O e in grado di sincronizzare il proprio orologio con gli orologi situati in tutti i punti dell'universo in quiete rispetto ad esso. Inoltre il ritmo di un orologio fermo in un evento generico P di un sistema di riferimento I puo essere confrontato con quello di un orologio solidale in un riferimento I ', in moto uniforme rispetto ad I , e la cui posizione coincide in quel momento con P . Analogamente e sempre possibile confrontare tra loro le lunghezze di regoli standard trasportati rigidamente da due riferimenti I ed I '. In relativita generale la creazione di una rete di segnali in grado di sincronizzare orologi situati in punti diversi di sistemi accelerati non e piu ovvia, e talvolta e addirittura impossibile stabilire in maniera univoca la separazione temporale o spaziale tra un osservatore ed un evento che non si trovi in un intorno spazio{temporale innitesimo dell'osservatore. E opportuno precisare brevemente le modalita con cui possono essere fatte le misure locali. Infatti, gli strumenti di misura solidali con un osservatore Sistemi accelerati 13 accelerato sono sottoposti a forze apparenti la cui intensita dipende dalla violenza con cui viene accelerato il sistema di riferimento. Ci si puo chiedere allora se, e in quale misura, il ritmo degli orologi o la lunghezza dei regoli standard dipendano dalla accelerazione rispetto agli strumenti ssi in un riferimento inerziale. In linea di principio si puo ritenere che le misure possano essere inuenzate in due dierenti modi, uno legato alle proprieta meccaniche o elettromagnetiche dei materiali, e l'altro, piu sostanziale, legato ad un'eventuale sensibilita dello spazio e del tempo a variazioni di velicita. Nel primo caso e plausibile pensare che le deformazioni provocate dalle sollecitazioni cui sono sottoposti gli orologi ed i regoli possano essere piu o meno facilmente corretti qualora siano note le proprieta elastiche ed elettriche dei materiali. Viceversa una dipendenza reale dall'accelerazione delle lunghezze e dei tempi segnati dagli strumenti puo essere evidenziata solamente per mezzo di una analisi sperimentale. In realta, tutte le osservazioni nora fatte sui corpi accelerati non hanno rivelato alcuna dipendenza dal movimento, se non quella dovuta alla velocita. Ad esempio, le misure dei tempi di decadimento di particelle deviate dai campi magnetici negli acceleratori indicano chiaramente che la vita media dipende solo dalla velocita e non dalla curvatura della traiettoria, ed inoltre queste misure sono in accordo con quelle calcolate in base alla dilatazione temporale di Lorentz. In relativita generale si fa allora la seguente ipotesi: un regolo ed un orologio standard a riposo in un sistema accelerato S ha esattamente la stessa lunghezza e segna esattamente lo stesso tempo di un regolo e un orologio a riposo in un sistema di riferimento inerziale I che nel momento considerato ha la stessa velocita di S . In altre parole le misure di spazio e di tempo sono soggette alle sole trasformazioni di Lorentz. E importante sottolineare il fatto che due osservatori aventi in un certo punto P dello spazio{tempo la stessa velocita, ma diversa accelerazione, trasportano orologi e regoli che sono concordi solamente nel punto P , ma descrivono dierentemente gli eventi sici che avvengono in un intorno nito dello spazio{tempo. Per di piu essi descrivono in modo dierente tutte le leggi siche nelle quali sono coinvolte derivate di ordine superiore nelle coordinate. Ad esempio, i due osservatori misurano il medesimo valore della velocita di una particella che transita in P , ma valori discordi della sua accelerazione. I loro risultati sono discordanti anche per quanto riguarda la velocita delle particelle che passano lontano da P .