DIECI CENTO MILLE A Tel Aviv e a Zhong Guan Cun in Cina. Ma anche a Vancouver e San Paolo del Brasile. Ecco le nuove capitali dell'innovazione DI ALESSANDRO LONGO I luoghi dove nascono le idee si moltiplicano nel mondo e ciascuno di loro racconta l'anima di un popolo. E tra i più interessanti ecosi- stemi dell'innovazione non c'è più solo la Silicon Valley di San Francisco, cioè il luogo ormai mitico dove sono nate molte delle tecnologie che accompagnano la vita quotidiana di molti: Google, Facebook e, prima ancora, Hp e Intel. Beninteso, la Silicon Valley continua a essere il principale motore di nuove idee tecnologiche. Ma la ricetta del successo californiano comincia ad attecchire in altre regioni. Come dice Vint Cerf, uno dei padri di Internet, «la Silicon Valley è tale grazie a un amalgama unico di fattori: mondo accademico, settore privato, impulso governativo alla ricerca e in più una popolazione con una forte mentalità imprenditoriale. Dove fallire è considerato buona esperienza e non marchio d'infamia». «Ciò che vediamo diffondersi, al mondo, è un nuovo modo di concepire lo sviluppo», dice Frank Gillett, analista dell'osservatorio di ricerca specializzato Forrester Research. «Quello classico, che ha partorito industrie come Ford, è mettere tanti soldi in un modello che può funzionare. Il nuovo è invece: creare ecosistemi dove gli attori uniscano le forze, in un network, in cui il risultato è sempre superiore alla somma delle parti », continua Gillett. Un modello basato sul networking non può che prendere la forza dal territorio in cui attecchisce. Ecco perché le "nuove Silicon Valley" sono tutte diverse: riflettono lo spirito del contesto in cui vivono. E quanto emerge dalla selezione fatta dagli Osservatori Ict del Politecnico di Milano per "l'Espresso". Stravince sempre la California: dopo San Francisco è Los Angeles la città Usa che ha creato il maggior numero di aziende innovative. Un po' sfrutta il fatto di avere Hollywood: parecchie start-up lavorano Non solo California TEL AVIV. La città israeliana ha la più grande concentrazione di start-up sulla popolazione, grandi centri di ricerca e università d'eccellenza. Start-up create: Viber (telefonia Internet) e Waze (comprata da Google per un miliardo di dollari). LOS ANGELES . Il secondo più importante polo di start-up al mondo, dopo la Silicon Valley di San Francisco. Sfrutta la vicinanza geografica con questa e l'industria del cinema di Hollywood. Start-up create: Snapchat, Hulu, Beachmint (e-commerce fashion), Zynga (giochi online). NEW YORK. È un polo forte nei settori media, e-commerce e pubblicità. Startup create: Foursquare, Tumblr, Etsy (e-commerce di prodotti artigianali), Beyond Meat (sostituiti vegetariani della carne con sapore simile), Upworthy (social media). BOSTON . È un polo molto forte per risorse finanziarie (compete con San Francisco). Start-up create: Tripadvisor, Carbonite (cloud computing), Runkeeper (app per la corsa), Zipcar (car sharing). LONDRA. Il principale polo europeo di startup, molte delle quali si occupano di soldi. Tra quelle create: Tweetdeck (ottimizza l'uso di Twitter su varie piattaforme), Wonga (prestiti online), Transferwise (invio denaro all'estero), Swiftkey (tastiera smartphone). TORONTO. Questo polo è attivo da molti anni e ha molte start-up di prodotti fisici. Per esempio Brika (stampa 3D), Revelo Bikes (biciclette con design innovativo), Tellspec (scanner di cibo). Tecnologia nel mondo del cinema, media e dello spettacolo, come Hulu. Viene da Los Angeles anche Zynga, noto per i giochi su Facebook e cellulari ("Farmville"). New York, capitale mondiale del commercio e della pubblicità, ha sfornato una start-up come Foursqua- re, che permette di condividere la propria posizione geografica con altre persone; è un'app adottata a scopi pubblicitari da due mi- lioni di imprese commer- , ciali nel mondo. Dall'altra parte del mondo, spiccaTel Aviv, in Israele, che è il Paese al mondo con la maggiore quantità di investimenti "venture capitai" e di start-up pro capite (una ogni 1.844 abitanti). Ha un peso anche la grande presenza di giovani (27 anni è l'età media della popolazione), che co- stretti a un lungo servizio di leva entrano in contatto con tecnologie militari super avanzate. Il pericolo bellico è parte del cocktail che spiega l'innovazione israeliana. Non a caso, il Paese è leader mondiale per le tecnologie di cybersecurity. Il capo di Google Eric Schmidt, dopo una visita a Tel Aviv, ha addirittura messo in relazione le condizioni geopolitiche del Paese con un'attitudine imprenditoriale congeniale per l'innovazione: il vivere alla giornata sarebbe connesso con la capacità di assumersi alti rischi. La nascita dei distretti hi-tech spesso connessa agli investimenti degli Stati: e l'Italia è tra gli ultimi non è sufficiente. Ad esempio, il governo russo nel 2009 ha scommesso 2,2 miliardi di euro per creare vicino a Mosca il distretto di Skolkovo, a imitazione della Silicon Valley. Un campus tecnologico, diretto dall'oligarca Viktor Vekselberg e dall'ex capo di Intel Craig Barrett per dare alla Russia un ruolo primario nella ricerca e sviluppo mondiali, soprattutto nei settori industriali dell'energia, del nucle- Va da sé che quest'ultimo fattore da solo are, dell'industria spaziale e delle tic. Finora però i ritorni non sono stati all'altezza delle aspettative ed è pure in corso un'inchiesta per il presunto spreco di quei fondi pubblici. Un tentativo analogo, in piccolo, l'ha fatto il governo canadese, con l'equivalente di 700 milioni di euro per creare il polo di Waterloo (Ontario), anche se nel Paese nordamericano i centri più interessanti sono Toronto e Vancouver; diecimila chilometri più a sud, in Brasile, cresce la rilevanza di San Paolo. È ancora agli albori, ma sembra promettente,il polo innovativo di Zhong Guan Cun, distretto industriale vicino a Pechino. La Cina finora ha prodotto soprattutto emuli di aziende americane, ma sta nascendo anche una nuova generazione di imprenditori che prova a fare qualcosa di originale e affine alle particolarità culturali cinesi. Le nuove start-up puntano molto su app smartphone, diventate per i cinesi fonte primaria di intrat- VANCOUVER . II parto più famoso di questo polo è Flickr, poi comprato da Yahoo!. Molto meno note le altre, come PayrollHero (riconoscimento facciale), Mediacore (libreria multimediale per l'apprendimento). PARIGI . Si avvale di recenti iniziative dei governo a favore delle start-up. Tra quelle create: Leetchi (pagamenti social), Blablacar (app per chiedere un passaggio), Viadeo (simile a Linkedin), Deezer (musica on line). SYDNEY. L'Australia ha start-up poco note all'estero, come Pocketbook (personal finance), Virtual Gaming Worlds (casinò virtuale), Ninka blocks (oggetti fisici dotati di accesso a Internet). SAN PAOLO . Moda e intrattenimento animano la scena delle start-up brasiliane. Dafiti (e-commerce di calzature fashion), Kekanto (social network di opinioni su luoghi e servizi), Descomplica (scuola on line). MOSCA. Si avvale di un super distretto creato con 2,2 miliardi di euro dal Governo. Tra le startup: OneTwoTrip (agenzia viaggi online), Zeptolab (videogame), Zingaya (app per chiamare i cali center di 600 aziende). BERLINO. Rivaleggia con Londra come polo Non solo: dietro la nascita di una Silicon Valley ci sono sempre in gioco tanti fattori, a formare un circolo virtuoso. Le principali multinazionali hi tech, come Hp, Facebook, Google, Microsoft, Apple hanno in Israele alcuni dei più importanti centri di ricerca. Alcune, come Ibm e Intel, fin dagli anni Settanta. Infine, il governo israeliano dedica il 4,4 per cento del Pil a ricerca e sviluppo: è la quota più alta tra i Paesi Ocse. tenimento, più della tivù. Le app informano e permettono di parlare con sconosciuti (quanto è inquinata oggi l'aria è uno degli argomenti preferiti in Cina). Utilizzano sistemi di scrittura vocale, dato che i caratteri cinesi mal si prestano ai touchscreen. Molte app cavalcano la particolare disponibilità dei cinesi a incontrare sconosciuti online e a cliccare sulla pubblicità nei social network. E in Italia? «Milano ha tutte le carte in regola per diventare una"Silicon Valley": un sistema universitario adatto, la presenza di incubatori di start-up e dei quartieri generali di multinazionali come Google e Facebook, con cui le nostre start-up possono collaborare; ma anche un'industria sviluppata, in grado di accoglierne le innovazioni», dice Andrea Rangone, a capo degli Osservatori Ict del Politecnico di Milano. Da quest'anno abbiamo inoltre una delle normative più favorevoli in Europa per la nascita di start-up: con semplificazioni burocratiche e incentivi fiscali per chi vi investe. Tra coloro che hanno lavorato alla nuova normativa c'è Stefano Firpo, capo della segreteria tecnica del ministero dello Sviluppo Economico: «Lungo l'asse Torino-MilanoBologna-Roma stanno nascendo poli innovativi. Si, in Italia abbiamo meno finanziamenti venture rispetto ad altri Paesi, ma ci sono grosse sinergie potenziali tra start-up e aziende della moda, del design e dell'alimentare» . Se ne vedono i primi segni: Barilla, Luxottica e Armani sono tra le aziende che hanno cominciato ad avvalersi di tecnologie nate da start-up italiane.«In Italia manca la collaborazione tra gli attori di una potenziale Silicon Valley; e la pubblica amministrazione investe ancora poco in questi processi», dice Rangone». Lo spirito di un popolo trapela non solo dai successi delle Silicon Valley territoriali, ma anche dalle loro difficoltà a formarsi. ■ di start-up. Ha partorito GetYourGuide (organizzazione viaggi), EyeEm (condivisione foto su cellulare), Soundcloud (piattaforma musicale online). WATERLOO ( CANADA). Polo creato dal governo con 700 milioni di euro. Start-up create: Kik (mobile chat), Recon Instruments (gadget per lo sport), Wattpad (social network di scrittori-lettori). SINGAPORE. Le start-up più famose sono nel mondo dei social network (Mig33), l'editoria e i media (e27) e dell'e-commerce (DealGuru, simile a Groupon). l j 4O0F f 51_` , .A . f . 12 I+ . . .. . . .. 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