INFORMATIVA AL PUBBLICO DA PARTE DEGLI ENTI PILLAR 3 GRUPPO CARISMI SITUAZIONE AL 31 DICEMBRE 2014 1 INTRODUZIONE ................................................................................................................................................................. 3 OBIETTIVI E POLITICHE DI GESTIONE DEL RISCHIO .............................................................................................. 5 AMBITO DI APPLICAZIONE .......................................................................................................................................... 36 FONDI PROPRI ................................................................................................................................................................. 38 REQUISITI DI CAPITALE ................................................................................................................................................ 50 ESPOSIZIONE AL RISCHIO DI CONTROPARTE ......................................................................................................... 55 RETTIFICHE PER IL RISCHIO DI CREDITO ................................................................................................................ 58 ATTIVITÀ NON VINCOLATE E VINCOLATE ............................................................................................................... 70 USO DI TECNICHE DI ATTENUAZIONE DEL RISCHIO DI CREDITO ..................................................................... 72 RISCHIO OPERATIVO ..................................................................................................................................................... 74 ESPOSIZIONI IN STRUMENTI DI CAPITALE NON INCLUSE NEL PORTAFOGLIO DI NEGOZIAZIONE .......... 75 ESPOSIZIONE AL RISCHIO DI TASSO DI INTERESSE SU POSIZIONI NON INCLUSE NEL PORTAFOGLIO DI NEGOZIAZIONE ................................................................................................................................................................ 80 POLITICA DI REMUNERAZIONE ................................................................................................................................... 82 GLOSSARIO ....................................................................................................................................................................... 83 2 Introduzione La normativa di vigilanza prudenziale prevede a carico delle banche specifici obblighi circa la pubblicazione di informazioni riguardanti la propria adeguatezza patrimoniale, l’esposizione ai rischi e le caratteristiche generali dei sistemi preposti all’identificazione, alla misurazione, al controllo e alla gestione di tali rischi, nonché la fornitura di elementi informativi sulle prassi e politiche di remunerazione, al fine di rafforzare la disciplina di mercato. Il 1° gennaio 2014 è entrata in vigore la nuova disciplina prudenziale per le banche e per le imprese di investimento contenuta nel Regolamento (UE) n. 575/2013 (Capital Requirements Regulation, c.d. CRR) e nella Direttiva 2013/36/UE (Capital Requirements Directive, c.d. CRD IV), che introducono nell’Unione Europea gli standard definiti dal Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria (c.d. framework “Basilea 3”) in materia di adeguatezza patrimoniale (Primo pilastro) e informativa al pubblico (Terzo pilastro). Il 17 novembre 2013 Banca d’Italia ha pubblicato la Circolare 285 “Disposizioni di vigilanza prudenziale per le banche”, che da attuazione all’applicazione degli atti normativi comunitari. La materia relativa agli obblighi di informativa al pubblico, come richiamato dalla Parte II, capitolo 13 della suddetta circolare, è direttamente regolata dal CRR (Parte Otto e Parte Dieci, Titolo I, Capo 3) e dai regolamenti della Commissione europea recanti le norme tecniche di regolamentazione o di attuazione per disciplinare i modelli uniformi per la pubblicazione delle diverse tipologie di informazioni. La nuova normativa di riferimento non prevede – come in passato – specifici schemi e regole (i c.d. quadri sinottici della circolare Banca d’Italia n. 263/2006, Titolo IV) per la predisposizione e pubblicazione del Pillar 3, ma si limita a riportare l’elenco delle disposizioni allo scopo previste dal CRR. Le novità rispetto al passato sono rappresentate dai seguenti elementi: presenza di due dichiarazioni rese dall’Organo con Funzione di Gestione o in merito all’adeguatezza delle misure di gestione dei rischi rispetto al profilo ed alla strategia aziendale; o che descriva sinteticamente il profilo di rischio complessivo dell’ente associato alla strategia aziendale; le informazioni in relazione ai “dispositivi di governo societario”; la disclosure sui fondi propri, che tenga conto anche del regime transitorio delle regole in tema di adeguatezza patrimoniale; l’informativa sulle attività non vincolate. Infine, sempre nell’ambito delle novità introdotte dalla nuova normativa comunitaria, l’art. 434 del CRR introduce il concetto di “comunicazioni equivalenti” ovvero il principio secondo il quale, qualora si pubblichino altri documenti che contengano dati conformi ai requisiti della Parte otto del CRR, si potrà omettere la loro pubblicazione nell’ambito del Pillar 3, facendo un mero rinvio agli stessi documenti. Secondo quanto stabilito dal CRR le banche sono tenute a pubblicare le informazioni almeno su base annua congiuntamente al bilancio e valutano la necessità di pubblicare con maggiore frequenza alcune o tutte le informazioni richieste, in particolare quelle relative alla composizione dei fondi propri ed ai requisiti di capitale. 3 Il presente documento, denominato Informativa al pubblico da parte degli Enti – PILLAR3, costituisce adempimento agli obblighi normativi sopra richiamati e costituisce la prima applicazione della nuova disciplina con la pubblicazione delle informazioni espressamente previste dal CRR. L’Informativa è redatta su base consolidata e pubblicata con periodicità annuale. Il documento fa riferimento ad un’area di consolidamento “prudenziale” secondo la definizione di Gruppo Bancario prevista dalla Vigilanza che risulta allineata a quella utilizzata ai fini della redazione del Bilancio. Le scelte operate dal Gruppo Carismi per assicurare il rispetto degli obblighi di disclosure previsti dalla normativa sono state approvate dall’Organo con Funzione di Supervisione Strategica ovvero il Consiglio di Amministrazione. Nel seguito si trovano rappresentate tutte le informazioni qualitative e quantitative richieste dalla normativa di riferimento. In particolare, per la descrizione degli obiettivi e delle politiche di gestione del rischio si rimanda alla sezione “Obiettivi e politiche di gestione del rischio” mentre per informazioni dettagliate con riferimento ai singoli rischi si rinvia alle specifiche sezioni. Ai sensi dell’art. 434 del CRR si segnala che ulteriori informazioni sul profilo di rischio a cui il Gruppo risulta esposto sono pubblicate anche nel Bilancio Annuale al 31 dicembre 2014, nel documento di Analisi preventiva sulla composizione quali-quantitativa del Consiglio di Amministrazione e sul profilo teorico dei candidati alla carica di consigliere e nella Relazione sulla remunerazione, tutte disponibili sul sito internet della Banca. Alla luce del suddetto articolo, se una informazione analoga è già divulgata attraverso due o più mezzi, in ciascuno di essi è inserito il riferimento e pertanto il Gruppo si avvale di tale possibilità per completare le informazioni indicando opportunamente il rimando. L’informativa contabile contenuta nel presente documento corrisponde alle risultanze documentali, ai libri ed alle scritture contabili in linea con i flussi informativi predisposti per il bilancio. Come ausilio alla lettura e per chiarire meglio alcuni termini ed abbreviazioni utilizzati nel testo, si può fare riferimento al Glossario, riportato in calce al presente documento. Il Gruppo pubblica la presente informativa ed i successivi aggiornamenti sul proprio sito internet all’indirizzo www.carismi.it/ nella sezione Trasparenza. NOTA: Tutti gli importi riportati nelle tabelle a seguire sono espressi in migliaia di euro, salvo differenti indicazioni. 4 Obiettivi e politiche di gestione del rischio Profilo di rischio complessivo e strategie aziendali In data 2 luglio 2013 Banca d’Italia ha emanato nuove disposizioni in materia di “Sistema dei controlli interni” (Vigilanza prudenziale delle banche - Circolare n. 263 del 27 Dicembre 2006, 15° aggiornamento), con efficacia a decorrere dal 1° luglio 2014. Tali disposizioni hanno introdotto importanti novità al quadro normativo al fine di dotare le banche di un sistema dei controlli interni adeguato, funzionale ed affidabile, disciplinando tra l’altro il ruolo degli organi aziendali nell’ambito del sistema dei controlli interni, il ruolo delle funzioni aziendali di controllo, le esternalizzazioni di funzioni aziendali, il sistema informativo e la continuità operativa. Nell’ambito di suddetta normativa è stato introdotto il Risk Appetite Framework, documento che definisce e contiene gli obiettivi di rischio della Banca. Nel rispetto delle nuove disposizioni prudenziali il Gruppo ha provveduto ad aggiornare il proprio Sistema dei Controlli Interni ed ha predisposto il Risk Appetite Framework. Il Risk Appetite Framework (“RAF”) formalizza ex ante gli obiettivi di rischio che il Gruppo intende assumere ed i conseguenti limiti operativi. Il Gruppo ritiene che la formalizzazione attraverso la definizione del “RAF” di obiettivi di rischio coerenti con il modello di business e gli indirizzi strategici perseguiti dall’istituto sia elemento essenziale per improntare la politica di governo dei rischi ed il processo di gestione degli stessi ai principi della sana e prudente gestione aziendale. Il RAF fornisce quindi un quadro organico della strategia corrente della Banca, dei rischi collegati a tale strategia e del contributo di questi rischi al fabbisogno di capitale misurato in base a requisiti patrimoniali interni e regolamentari e al fabbisogno di liquidità. Nell’esercizio della propria attività, il Gruppo intende: mantenere un profilo generale di rischio medio basato su un modello di business diversificato, focalizzato sul retail banking ma con appropriata attenzione al mercato corporate e con una significativa quota di mercato nella regione; mantenere una politica stabile e ricorrente di generazione di profitto e remunerazione degli azionisti sulla base di una adeguata dotazione di capitale e di liquidità; promuovere la diffusione della cultura del rischio a livello aziendale e di Gruppo; focalizzare il modello di business su prodotti di cui la Banca ha una adeguata conoscenza e capacità di gestione (sistemi, processi e risorse); attuare una politica di remunerazione adeguata per garantire che gli interessi individuali dei dipendenti e dirigenti siano allineati con il quadro aziendale di propensione al rischio e questi siano coerenti con l'evoluzione del risultati dell'istituto nel lungo termine. Il livello di patrimonializzazione rappresenta uno dei principali elementi di valutazione dei diversi portatori di interesse per giudicare la solvibilità e la stabilità della Banca. La propensione complessiva al rischio del Gruppo (risk appetite) è misurata in forma sintetica tramite l’individuazione di una dotazione patrimoniale tale da perseguire le finalità di continuità aziendale e di mantenimento di condizioni di flessibilità gestionale. La valutazione dell’adeguatezza patrimoniale in ottica regolamentare si basa sul costante monitoraggio dei fondi propri, dei Risk Weighted Assets (RWA) e sul confronto con i requisiti regolamentari minimi. 5 A partire da gennaio 2014 le banche, secondo la normativa prudenziale, sono tenute a rispettare un ratio di CET1 pari almeno al 4,5%, un coefficiente di Tier 1 almeno pari al 5,5% (6% dal 2015) e un Total Capital Ratio almeno pari all’8%. A questi minimi si aggiungono le seguenti riserve (buffer): dal 1° gennaio 2014 una riserva di conservazione del capitale pari al 2,5% (da aggiungersi al requisito di CET1); dal 2016 una riserva di capitale anticiclica specifica della Banca da introdursi nei periodi di eccessiva crescita del credito. Il mancato rispetto dei requisiti di capitale comprensivi del “buffer” di conservazione comporta limitazioni alle distribuzioni di dividendi e la necessità di adottare un piano di conservazione del capitale. L’introduzione di Basilea 3 è soggetta ad un regime transitorio che proietterà l’ingresso delle regole a regime (fully application) al 2019 e durante il quale le nuove regole saranno applicate in proporzione crescente. I ratio patrimoniali al 31 dicembre 2014 del Gruppo tengono pertanto conto delle rettifiche previste dalle disposizioni transitorie per il 2014. Principali metriche regolamentari al 31/12/2014 (dati in migliaia di euro) Capitale primario di classe 1 Capitale di classe 1 Totale Fondi Propri € 223.236 € 223.236 € 328.516 Dic 13: € 163.743 Dic 13: € 163.743 Dic 13: € 238.600 CET 1 ratio 8,92% Tier 1 Ratio 8,92% Total Capital Ratio 13,13% Dic 13: 6,77% Dic 13: 6,77% Dic 13: 9,90% Totale RWA € 2.502.419 Dic 13: € 2.420.394 (*) i dati al 2013 sono calcolati secondo la previgente normativa Basilea 2; per i dati del 2013, tuttavia, non si è tenuto conto del patrimonio di terzo livello (pari a 1.105 migliaia di euro) previsto dal framework Basilea 2, ma non dalla nuova normativa Basilea 3. Al 31 dicembre 2014 il Gruppo Carismi evidenzia un livello di patrimonializzazione adeguato rispetto ai requisiti in materia di Fondi propri previsti dal framework di Basilea 3, comprensivi anche della riserva di conservazione del capitale. La valutazione della coerenza tra il capitale complessivo, in termini attuali e prospettici, ed il profilo di rischio di Gruppo si realizza annualmente con l’ICAAP, che rappresenta il processo di autovalutazione dell’adeguatezza patrimoniale secondo regole interne al Gruppo. Di seguito l’evoluzione dei ratio patrimoniali del Gruppo relativi al Tier 1 ed al Total Capital Ratio degli ultimi tre esercizi. 6 Organizzazione del Governo dei Rischi La complessiva gestione dei rischi coinvolge – con diversi ruoli in funzione delle specifiche responsabilità e competenze – gli Organi di governo e controllo, l’Alta Direzione e tutte le strutture organizzative del Gruppo. I principi base che caratterizzano il processo di gestione dei rischi all’interno del Gruppo si basano su una chiara e netta distinzione di ruoli e responsabilità tra le funzioni di controllo di primo, secondo e terzo livello. Al fine di coordinare le funzioni aziendali di controllo il Gruppo si è dotato di un Regolamento interno nel quale sono definiti compiti e responsabilità di organi e funzioni di controllo, i flussi informativi tra le diverse funzioni e tra queste e gli organi aziendali e, nel caso in cui gli ambiti di controllo presentino aree di potenziale sovrapposizione o permettano di sviluppare sinergie, le modalità di coordinamento e di collaborazione. Un efficace processo di gestione dei rischi è basato su un solido Sistema dei Controlli Interni costituito dalle regole, dalle procedure e dalle strutture organizzative volte a consentire, attraverso un adeguato processo di identificazione, misurazione, gestione e monitoraggio dei principali rischi, una conduzione dell’impresa sana, corretta e coerente con gli obiettivi prefissati. Il Sistema dei Controlli Interni, costituisce parte integrante dell'attività quotidiana della Banca, sia a livello individuale che in qualità di Capogruppo, e riveste un ruolo centrale nell’organizzazione aziendale. Nell’ambito del Sistema dei Controlli Interni adottato dal Gruppo, la Capogruppo esercita: a) un controllo strategico sull’evoluzione delle diverse aree di attività in cui il gruppo opera e dei rischi incombenti sulle attività esercitate; b) un controllo gestionale volto ad assicurare il mantenimento delle condizioni di equilibrio economico, finanziario e patrimoniale sia delle singole società, sia del Gruppo nel suo insieme; c) un controllo tecnico-operativo finalizzato alla valutazione dei vari profili di rischio apportati al Gruppo dalle singole controllate e dei rischi complessivi del Gruppo. La Capogruppo esercita l’attività di direzione, coordinamento e controllo attraverso le strutture della Direzione Generale, secondo le modalità di raccordo stabilite nel Regolamento Generale di Gruppo. In considerazione della composizione del Gruppo, il sistema di controllo adottato applica integralmente sulla Capogruppo le disposizioni previste dalla normativa di vigilanza, mentre adotta le misure necessarie all’esercizio del controllo strategico, gestionale e tecnico-operativo sulle altre società del Gruppo. Tali misure si applicano prevalentemente nell’indirizzo strategico e nel controllo delle società del Gruppo attraverso interventi di collegamento tra i vari organi sociali delle stesse e la Capogruppo. Il Sistema dei Controlli Interni si articola su tre livelli: controlli di linea (c.d. “controlli di primo livello”), diretti ad assicurare il corretto svolgimento delle operazioni. Essi sono effettuati dalle stesse strutture operative (ad es., controlli di tipo gerarchico, sistematici e a campione), anche attraverso unità dedicate esclusivamente a compiti di controllo che riportano ai responsabili delle strutture operative, ovvero eseguiti nell’ambito del back office; per quanto possibile, essi sono incorporati nelle procedure informatiche. Le strutture operative sono le prime responsabili del processo di gestione dei rischi: nel corso dell’operatività giornaliera tali strutture devono identificare, 7 misurare o valutare, monitorare, attenuare e riportare i rischi derivanti dall’ordinaria attività aziendale in conformità con il processo di gestione dei rischi; esse devono rispettare i limiti operativi loro assegnati coerentemente con gli obiettivi di rischio e con le procedure in cui si articola il processo di gestione dei rischi; controlli sui rischi e sulla conformità e antiriciclaggio (c.d. ”controlli di secondo livello”), che hanno l'obiettivo di assicurare tra l’altro: - la corretta attuazione del processo di gestione dei rischi; il rispetto dei limiti operativi assegnati alle varie funzioni; la conformità dell’operatività aziendale alle norme, incluse quelle di autoregolamentazione; la gestione dei presidi volti a garantire la piena conoscenza del cliente, la tracciabilità delle transazioni finanziarie e l’individuazione delle operazioni sospette. revisione interna (c.d. “controlli di terzo livello”), volta a individuare violazioni delle procedure e della regolamentazione nonché a valutare periodicamente la completezza, l’adeguatezza, la funzionalità (in termini di efficienza ed efficacia) e l’affidabilità del sistema dei controlli interni e del sistema informativo (ICT audit), con cadenza prefissata in relazione alla natura e all’intensità dei rischi. Il Sistema dei Controlli Interni riveste un ruolo centrale nell’organizzazione aziendale in quanto: rappresenta un elemento fondamentale di conoscenza per gli Organi Aziendali in modo da garantire piena consapevolezza della situazione ed efficace presidio dei rischi aziendali e delle loro interrelazioni; orienta i mutamenti delle linee strategiche e delle politiche aziendali; presidia la funzionalità dei sistemi gestionali e il rispetto degli istituti di vigilanza prudenziale; favorisce la diffusione di una corretta cultura dei rischi. Il processo di gestione dei rischi è finalizzato ad identificare e mappare correttamente tutti i rischi attuali e prospettici che il Gruppo Carismi incorre o potrebbe trovarsi a fronteggiare, a misurare tali rischi, a garantire un efficace livello di controlli e un adeguato flusso di reporting, a supportare corrette azioni di mitigazione e gestione dei rischi. I soggetti preposti all’esercizio delle attività di controllo sono molteplici: Organo con Funzione di Supervisione Strategica (OFSS ) Il ruolo fondamentale nel controllo dei rischi a livello di Gruppo spetta all’Organo con Funzione di Supervisione Strategica che definisce e approva le linee di indirizzo del sistema dei controlli interni, verificando che esso sia coerente con gli indirizzi strategici e la propensione al rischio stabiliti nonché sia in grado di cogliere l’evoluzione dei rischi aziendali e l’interazione tra gli stessi. Spetta all’OFSS la determinazione dei compiti, responsabilità, modalità di coordinamento e collaborazione delle funzioni aziendali di controllo, la nomina dei relativi responsabili su proposta del Comitato Rischi sentito il parere dell’Organo con Funzione di Controllo, nonché i flussi informativi tra tali funzioni e da queste agli altri organi aziendali. L’Organo con Funzione di Supervisione Strategica è identificato nel Consiglio di Amministrazione la cui nomina avviene con il voto di lista, secondo le modalità definite dallo 8 Statuto in ossequio alle vigenti disposizioni di legge e regolamentari, nonché in base al documento approvato dal Consiglio di Amministrazione in data 13.03.2014 in tema di “Analisi preventiva sulla composizione quali-quantitativa del Consiglio di Amministrazione e sul profilo teorico dei candidati alla carica di Consigliere” pubblicato sul sito www.carismi.it sezione Azionisti - Assemblea degli Azionisti - 2014 Documentazione disponibile a far data dal 28 marzo 2014. Numero di incarichi di amministratore affidati ai membri dell’organo di gestione NOMINATIVO Bandini Alessandro Lang Alberto Gronchi Divo Bachini Giampiero Cenderelli Elena Crisafulli Antonio Menichetti Moreno Quagliotti Sandro Tomba Adriano Tosi Barbara Urti Giovanni RUOLO IN CARISMI Presidente Vice Presidente Amministratore Delegato Consigliere Consigliere Consigliere Consigliere Consigliere Consigliere Consigliere Consigliere 1 N° 1 3 2 4 0 0 0 1 1 0 0 Per quanto riguarda la politica di ingaggio per la selezione dei membri dell’Organo di Gestione e le loro effettive conoscenze, competenze ed esperienza nonché la politica di diversità adottata nella selezione dei membri dell’Organo di Gestione si rimanda al documento “Analisi preventiva sulla composizione quali-quantitativa del Consiglio di Amministrazione e sul profilo teorico dei candidati alla carica di Consigliere” pubblicato sul sito www.carismi.it sezione Azionisti Assemblea degli Azionisti - 2014 Documentazione disponibile a far data dal 28 marzo 2014. Organo con Funzione di Gestione (OFG) L’Organo con Funzione di Gestione ha le seguenti attribuzioni rilevanti nell’ambito del presidio dei rischi: sovrintendere alla gestione aziendale secondo gli indirizzi deliberati dall’Organo con Funzione di Supervisione Strategica; sovrintendere alla direzione e al coordinamento del Gruppo; sovrintendere al sistema dei controlli interni del Gruppo; assicurare l’applicazione delle regole di corporate governance del Gruppo; coordinare, definendone gli indirizzi, le iniziative e le attività inerenti anche la responsabilità etica e sociale del Gruppo; formulare le proposte relative agli indirizzi strategici, ai piani pluriennali e ai budget annuali del Gruppo; predisporre l’assetto organizzativo generale del Gruppo. L’Organo con Funzione di Gestione partecipa alla funzione di gestione che si sostanzia, con riferimento al Sistema dei Controlli Interni, nel curare l’attuazione degli indirizzi strategici, del 1 La presente tabella non tiene conto dell’incarico ricoperto dall’esponente nella Cassa. 9 RAF e delle politiche di governo dei rischi definiti dall’Organo con Funzione di Supervisione Strategica e l’adozione di tutti gli interventi necessari ad assicurare l’aderenza dell’organizzazione e del sistema dei controlli interni ai principi e requisiti previsti dall’Autorità di Vigilanza, monitorandone nel continuo il rispetto. In particolare sono previste le seguenti responsabilità: definire e curare l’attuazione del processo di: o gestione dei rischi garantendone la coerenza con la propensione al rischio e le politiche di governo dei rischi; o approvazione degli investimenti in nuovi prodotti, della distribuzione di nuovi prodotti o servizi ovvero dell’avvio di nuove attività o dell’ingresso in nuovi mercati; o valutazione delle attività aziendali, e, in particolare, degli strumenti finanziari, comprese le relative metodologie, assicurandone il loro costante aggiornamento; o di esternalizzazione di funzioni aziendali. definire i flussi informativi interni volti ad assicurare agli organi aziendali e alle funzioni aziendali di controllo pertinenti la piena conoscenza e governabilità dei fattori di rischio e la verifica del rispetto del RAF; porre in essere le iniziative e gli interventi necessari per garantire nel continuo la completezza, l’adeguatezza, la funzionalità e l’affidabilità del sistema dei controlli interni e portare i risultati delle verifiche effettuate a conoscenza dell’organo con funzione di supervisione strategica; esaminare le operazioni di maggior rilievo oggetto di parere negativo da parte della Funzione di Controllo dei Rischi e, se del caso, autorizzarle, dando adeguata informativa all’Organo con Funzione di Supervisione Strategica ed all’Organo con Funzione di Gestione; nell’ambito del RAF, se è stata definita la soglia di tolleranza, autorizzare il superamento della propensione al rischio entro il limite rappresentato dalla soglia di tolleranza e provvedere a darne pronta informativa all’Organo con Funzione di Supervisione Strategica, individuando le azioni gestionali necessarie per ricondurre il rischio assunto entro l’obiettivo prestabilito. Organo con Funzione di Controllo (OFC) L’Organo con Funzione di Controllo è preposto a vigilare sull’osservanza delle norme di legge, regolamentari e statutarie, sulla corretta amministrazione, sull’adeguatezza degli assetti organizzativi e contabili nonché sul corretto esercizio dell’attività di controllo strategico e gestionale svolto dalla Capogruppo. I componenti dell’Organo devono assicurare un livello di professionalità adeguato alla complessità operativa e dimensionale della Banca, fermo restando il possesso dei requisiti di onorabilità, professionalità ed indipendenza prescritti dalla legge, e dedicare tempo e risorse idonei per l’assolvimento dell’incarico. L’Organo con Funzione di Controllo (Collegio Sindacale) si compone di tre sindaci effettivi, tra cui il Presidente, e due supplenti. I membri sono nominati dall’Assemblea degli Azionisti, che provvede anche alla designazione del Presidente del Collegio. Il Collegio Sindacale, nel rispetto delle attribuzioni degli altri organi della Banca e collaborando con essi, assolve alle proprie responsabilità istituzionali di controllo, contribuendo ad assicurare la regolarità e la legittimità della gestione, il rispetto delle norme che disciplinano l'attività della Banca, nonché a preservare l'autonomia dell'impresa bancaria. 10 Più specificamente, il Collegio Sindacale svolge il ruolo previsto dalla legge, dai regolamenti e dallo statuto societario, nonché dalle disposizioni previste dall’Autorità di Vigilanza ed, in particolare, vigila: sull’osservanza della legge, dei regolamenti e dello Statuto; sul rispetto dei principi di corretta amministrazione; sull’adeguatezza dell’assetto organizzativo, amministrativo e contabile adottato dalla Società e sul suo concreto funzionamento; sull’adeguatezza e funzionalità del SCI, con particolare riguardo al controllo dei rischi; sugli altri atti e fatti precisati dalla legge. Fermo restando l’obbligo di informativa all’Autorità di Vigilanza di tutti gli atti o i fatti di cui venga a conoscenza nell’esercizio dei propri compiti e che possano costituire irregolarità nella gestione della Società o violazione delle norme che disciplinano l’attività bancaria, l’Organo con Funzione di Controllo segnala all’Organo con Funzione di Supervisione Strategica le carenze e le irregolarità eventualmente riscontrate, richiede l’adozione di idonee misure correttive e ne verifica nel tempo l’efficacia. Comitato Rischi L’Organo con Funzione di Supervisione Strategica, con delibera assunta nella seduta del 28.05.2014, nel tener conto che la Cassa rientra nella categoria delle “banche intermedie”, ha nominato un Comitato Rischi. Tale Comitato è l’organo endo-consiliare deputato a svolgere funzioni di supporto all’Organo con Funzione di Supervisione Strategica in materia di rischi e sistema di controlli interni, nonché funzioni di supporto in materia di nomine, remunerazioni, parti correlate e soggetti collegati. In particolare, nell’ambito dei suoi poteri consultivi, istruttori e propositivi verso l’Organo di con Funzione di Supervisione Strategica: esamina preventivamente i programmi di attività (compreso il piano di audit) e le relazioni annuali delle funzioni aziendali di controllo indirizzate all’organo; esprime valutazioni e formula pareri all’Organo con Funzione di Supervisione Strategica sul rispetto dei principi cui devono essere uniformati il sistema dei controlli interni e l’organizzazione aziendale e dei requisiti che devono essere rispettati dalle funzioni aziendali di controllo, portando all’attenzione di detto organo gli eventuali punti di debolezza e le conseguenti azioni correttive da promuovere; a tal fine il Comitato valuta le proposte dell’Organo con Funzione di Gestione; contribuisce, per mezzo di valutazioni e pareri, alla definizione della politica aziendale di esternalizzazione di funzioni aziendali di controllo; verifica che le funzioni aziendali di controllo si conformino correttamente alle indicazioni e alle linee dell’Organo e coadiuva quest’ultimo nella redazione del documento di coordinamento previsto dalla Circolare n. 263, Titolo V, Cap. 7; valuta il corretto utilizzo dei principi contabili per la redazione dei bilanci d’esercizio e consolidato, e a tal fine si coordina con il dirigente incaricato della sottoscrizione del bilancio e con l’Organo con Funzione di Controllo. Con particolare riferimento ai compiti in materia di gestione e controllo dei rischi, il Comitato svolge funzioni di supporto all’Organo con Funzione di Supervisione Strategica: 11 nella definizione e approvazione degli indirizzi strategici e delle politiche di governo dei rischi. Nell’ambito del RAF, il comitato svolge l’attività valutativa e propositiva necessaria affinché l’Organo con Funzione di Supervisione Strategica possa definire e approvare gli obiettivi di rischio e la soglia di tolleranza; nella verifica della corretta attuazione delle strategie, delle politiche di governo dei rischi e del RAF; nella definizione delle politiche e dei processi di valutazione delle attività aziendali, inclusa la verifica che il prezzo e le condizioni delle operazioni con la clientela siano coerenti con il modello di business e le strategie in materia di rischi; accerta che gli incentivi sottesi al sistema di remunerazione e incentivazione della Banca siano coerenti con il RAF. Il Comitato identifica altresì tutti gli ulteriori flussi informativi che a esso devono essere indirizzati in materia di rischi (oggetto, formato, frequenza ecc.) e deve poter accedere alle informazioni aziendali rilevanti. Svolge inoltre importanti funzioni in materia di Soggetti collegati e Parti correlate (identificazione del perimetro, compiti istruttori e consultivi in caso di operazioni di minore e maggiore rilevanza, determinazione delle operazioni oggetto di delibera-quadro, verifica dell’adempimento da parte delle strutture degli obblighi di informativa al mercato ecc.). Il Comitato Rischi è composto da 3 Consiglieri non esecutivi e per la maggior parte indipendenti. Nel corso del 2014, precisamente dal 28 maggio (data della sua costituzione) fino al 31 dicembre, il Comitato Rischi si è riunito undici volte. Funzioni aziendali di controllo Le principali funzioni aziendali della Capogruppo preposte al controllo dei rischi sono le seguenti: la Direzione Audit la Direzione Controlli La Direzione Audit svolge attività di revisione interna in modo accentrato per conto delle Società del Gruppo prevista dalle Disposizioni di Vigilanza. La stessa conduce un’attività di assurance e consulenza finalizzata al miglioramento dell’efficacia e dell’efficienza dell’organizzazione e al raggiungimento dei propri obiettivi tramite un approccio professionale sistematico che generi valore aggiunto in quanto finalizzato a valutare i processi di controllo, di gestione dei rischi e di corporate governance. L’attività di assurance si realizza attraverso l’individuazione di andamenti anomali, violazione delle procedure e della regolamentazione nonché attraverso la valutazione della funzionalità, affidabilità e coerenza del complessivo Sistema dei Controlli Interni delle Società del Gruppo. I servizi di consulenza si concretano nel prestare supporto agli Organi di Governo delle singole Società del Gruppo, nella definizione dell’assetto dei controlli interni, formulando proposte di miglioramento ai processi di controllo, di gestione dei rischi e di corporate governance. La Direzione Controlli – nell’ambito della Direzione Controlli della Capogruppo sono accentrate la Funzione di Controllo dei Rischi, la Funzione di Conformità alle Norme e la Funzione Antiriciclaggio (quest’ultima, dal punto di vista organizzativo è stata resa autonoma rispetto alla Direzione Controlli a partire dal 1° gennaio 2015). 12 La Funzione di Controllo dei Rischi è affidata al Servizio Risk Management che ha il compito di presidiare i processi di governo, misurazione e controllo dei rischi cui il Gruppo è esposto, in coerenza con le strategie e le politiche definite dagli Organi Amministrativi. Nell’ambito delle proprie attribuzioni il Servizio Risk Management ha il compito di: assicurare l’attività di misurazione e controllo dei rischi, supportando le funzioni preposte nella definizione di parametri e modalità di valutazione delle prestazioni in termini di rischio/rendimento; supportare l’Organo con Funzione di Gestione e le strutture preposte nel monitoraggio e nella gestione dei rischi, definendo e sviluppando adeguati modelli di risk management e strumenti di misurazione e controllo dei rischi, verificandone, in modo sistematico e continuativo, l’adeguatezza e la rispondenza alla normativa di riferimento ed ai limiti operativi; verificare la conformità dei profili di rischio rispetto ai limiti stabiliti; proporre, di concerto con la Direzione Finanza, un sistema di limiti di VaR e operativi, effettuare il monitoraggio del rispetto dei suddetti limiti e proporre le azioni di mitigazione e di supporto per le operazioni di rientro di eventuali sconfini dei limiti definiti; garantire all’Organo con Funzione di Gestione la produzione di reporting sui diversi profili di rischio; assicurare gli adempimenti previsti da Basilea con particolare riguardo al processo interno di autovalutazione dell’adeguatezza patrimoniale (ICAAP) e di Informativa al Pubblico (c.d. III Pilastro); assicurare il monitoraggio continuo dell’evoluzione degli indicatori di rischio di credito relativi al portafoglio crediti; segnalare con tempestività alle funzioni preposte alla gestione del rischio di credito, il presentarsi di fenomeni indicatori di un deterioramento della qualità creditizia sui diversi segmenti/portafogli di rischio; predisporre un reporting periodico di sintesi per l’Organo con Funzione di Supervisione Strategica, l’Organo con Funzione di Gestione, ed il Comitato Rischi con l’evidenza delle situazioni di anomalia del credito e dell’evoluzione nel tempo del rischio di credito; partecipare alla definizione e all’attuazione del RAF; dare pareri preventivi sulla coerenza al RAF delle operazioni di maggior rilievo; analizzare i rischi dei nuovi prodotti e servizi e di quelli derivanti dall’ingresso in nuovi mercati. La Funzione di Conformità alle Norme è affidata al Servizio Compliance che ha una responsabilità diretta per le norme che riguardano l’attività bancaria, la gestione del conflitto di interessi, l’erogazione dei servizi di investimento, la trasparenza nelle operazioni e nei servizi bancari e finanziari e, più in generale, la disciplina posta a tutela del consumatore, mentre per le altre normative il modello adottato combina le attività della compliance con forme di presidio da parte di Funzioni Specialistiche. Per le normative che prevedono forme di presidio specializzato, la Funzione è comunque responsabile, in collaborazione con le Funzioni Specialistiche, della definizione delle metodologie di valutazione dei rischi e della individuazione delle relative procedure di gestione. Per il presidio del rischio di non conformità, i compiti svolti a cura del Servizio possono essere declinati come di seguito specificato: fornire ausilio alle strutture aziendali per la definizione delle metodologie di valutazione dei rischi di conformità; 13 individuare idonee procedure per la prevenzione del rischio rilevato, con richiesta di adozione, e verifica della loro adeguatezza e corretta applicazione; identificare nel continuo le norme applicabili alla Banca e la misurazione/valutazione del loro impatto su processi e procedure aziendali; proporre modifiche organizzative e procedurali finalizzate ad assicurare un adeguato presidio dei rischi di non conformità identificati; predisporre flussi informativi diretti agli organi aziendali e alle strutture coinvolte (gestione del rischio operativo e revisione interna); verificare (in via preventiva) l’idoneità e la corretta applicazione delle procedure adottate relative alla prestazione dei servizi di investimento ad assicurare il rispetto della normativa di riferimento, dando impulso alla definizione ed implementazione delle azioni correttive e valutando le azioni medesime; prevenire e gestire i conflitti di interesse, sia tra le diverse attività svolte dalla Banca, sia con riferimento ai dipendenti e agli esponenti aziendali; verificare la coerenza del sistema premiante aziendale (in particolare retribuzione e incentivazione del personale) con gli obiettivi di rispetto delle norme, dello statuto nonché di eventuali codici etici o altri standard di condotta applicabili alla Banca; valutare ex-ante la conformità alla regolamentazione applicabile di tutti i progetti innovativi che la Banca intenda intraprendere; verificare la coerenza del sistema di emanazione della normativa con gli obiettivi di rispetto delle norme di etero e autoregolamentazione; fornire supporto consultivo in occasione di specifiche richieste provenienti dall’Organo con Funzione di Supervisione Strategica, dai Comitati o dalla Direzione Generale a garanzia del presidio dei rischi di non conformità aziendali; con cadenza annuale, presentare agli Organi aziendali un programma di attività che tiene conto delle eventuali carenze emerse nei controlli e di eventuali nuovi rischi identificati ed una relazione sull’attività svolta che illustra le verifiche effettuate, i risultati emersi, i punti di debolezza rilevati e la proposta degli interventi da adottare per la loro rimozione. La Funzione Antiriciclaggio è svolta dal Servizio Antiriciclaggio che svolge in modo accentrato anche per conto delle altre Società del Gruppo destinatarie degli obblighi previsti dal d.lgs. 231/2007 le attività deputate a prevenire e contrastare la realizzazione di operazioni di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo. Per quanto riguarda il presidio del rischio di riciclaggio, il Servizio svolge, tra l’altro, le seguenti attività: individuazione della normativa applicabile e valutazione degli impatti su processi e procedure interne; predisposizione ed aggiornamento della normativa interna atta a regolamentare compiti e modalità operative per la gestione del rischio di riciclaggio e di finanziamento al terrorismo; verifica della corretta alimentazione dell’AUI; invio delle segnalazioni statistiche aggregate all’UIF; individuazione del sistema dei controlli interni atto a garantire un presidio adeguato del rischio di riciclaggio e finanziamento del terrorismo; predisposizione di flussi informativi per gli Organi aziendali e per le altre funzioni aziendali di controllo; collaborazione con il Servizio Formazione per la predisposizione di piani formativi per tutto il personale dipendente; collaborazione con le autorità investigative, giudiziarie e di vigilanza. 14 Nell’ambito del sistema di presidio dei rischi, la Capogruppo si è dotata di un Comitato Nuovi Prodotti che è un organo collegiale che presidia il processo di realizzazione di nuovi prodotti e la manutenzione del profilo di rischio di quelli già esistenti, assicurando che siano vagliati gli aspetti legali e fiscali, di rischio e di business e che la proposta sia coerente con le strategie aziendali e le politiche di brand. Il Comitato Nuovi Prodotti valuta la sostenibilità economica del progetto ed il rapporto costi/benefici. Governo dei Rischi Nei mesi di luglio – dicembre 2013 è stata avviata un’attività di self assessment volta a recepire le recenti previsioni introdotte dalla Banca d’Italia con il 15° aggiornamento della Circolare n. 263/2006 (luglio 2013) sul Sistema dei Controlli Interni. Tale progetto è stato condotto da un gruppo di lavoro interfunzionale costituito presso la Capogruppo. Nel corso del 2014 il Gruppo ha individuato gli interventi, le misure da adottare e la relativa scansione temporale per assicurare il pieno rispetto dei requisiti normativi. Nell’ambito del Risk Management esse hanno riguardato in particolare: la definizione delle linee guida nell’ambito del Risk Appetite Framework di Gruppo e la definizione delle relative misure previste (risk capacity, risk appetite, risk tolerance, risk profile, limiti operativi); la definizione dei processi per la gestione, individuazione, analisi e valutazione delle Operazioni di Maggior Rilievo (OMR) e la formalizzazione dei criteri e processi in un apposito Regolamento; il sistema dei controlli interni – ovvero rivisitazione dei ruoli delle funzioni aziendali di controllo, dei principali ruoli e responsabilità, dei processi e dei relativi flussi informativi propri di tali funzioni; la definizione del processo di monitoraggio e controllo del credito e la formalizzazione dei criteri e processi in un apposito Regolamento. Con specifico riferimento al Risk Appetite Framework il Gruppo si è dotato di un sistema di limiti di rischio quale strumento gestionale volto a disciplinare l’assunzione dei rischi aziendali ed a guidare il ripristino di condizioni di normalità nel caso di superamento dei valori soglia. Esso è definito in relazione alla disponibilità patrimoniale di Istituto ed alla sua propensione al rischio e rappresenta in tal senso un fattore di raccordo tra la propensione al rischio e l’operatività corrente, costituendo così un elemento a garanzia della coerenza tra gli orientamenti strategici in termini di rischio definiti dall’Organo con Funzione di Supervisione Strategica ed il processo di assunzione dei rischi. Il sistema dei limiti di rischio è finalizzato quindi: alla definizione e al rispetto di vincoli alla destinazione d’uso dei mezzi patrimoniali tenendo conto anche dei limiti di risk tolerance definiti; a tradurre gli obiettivi definiti in sede di pianificazione strategica e/o di budget in coerenti modalità di allocazione dei mezzi patrimoniali disponibili con riferimento ai più rilevanti portafogli ed aree di operatività del business bancario; a rafforzare ed affinare progressivamente il controllo sui rischi caratterizzanti sia le attività tradizionali sia quelle di nuova attivazione. La responsabilità del rispetto di ciascun limite è assegnata a specifiche funzioni/organi aziendali. 15 Il processo di definizione del complessivo sistema dei limiti prevede una verifica e revisione con periodicità di norma annuale, nonché al verificarsi di eventi in grado di modificare sostanzialmente l’esposizione ai rischi e/o la dotazione patrimoniale disponibile. Questi limiti sono oggetto di monitoraggio, controllo e reporting a cura delle funzioni titolari dei controlli di primo e di secondo livello. Secondo quanto previsto dal Titolo V, Capitolo V della Circolare 263/2006 “Nuove disposizioni di vigilanza prudenziale delle banche”, il Gruppo si è dotato di un sistema di limiti di propensione al rischio, con riferimento alle esposizioni a rischio verso i Soggetti Collegati (esponenti aziendali, società controllate o sottoposte a influenza notevole, relativi soggetti connessi). Categorie di rischio monitorate e gestite dal Gruppo Carismi Il Gruppo ha provveduto ad identificare tutti i rischi a cui è o potrebbe essere esposto in futuro, avuto riguardo alla propria operatività ed ai mercati di riferimento. Di seguito si sintetizzano i rischi ritenuti rilevanti per il Gruppo: Rischi di primo pilastro: rischio di credito e di controparte; rischio di mercato; rischio operativo; Rischi di secondo pilastro: rischio di concentrazione; rischio di tasso di interesse; rischio residuo (CRM); rischio di liquidità2; rischi connessi con l’assunzione di partecipazioni; rischi connessi con attività di rischio e conflitti di interesse nei confronti di soggetti collegati; rischio strategico; rischio reputazionale; rischio di compliance. Il Gruppo ha identificato i rischi rilevanti seguendo una logica di proporzionalità, tenendo conto quindi del livello di rilevanza che gli stessi assumono nell’ambito della propria operatività. Tramite l’analisi della normativa contenuta nel 15° aggiornamento della Circolare 263 e nella Circolare 285 (che recepisce le disposizioni di vigilanza per le banche in via funzionale all’avvio dell’applicazione degli atti normativi comunitari – regolamento CRR e Direttiva CRD IV), sono emersi ulteriori rischi considerati rilevanti, oggetto di apposito approfondimento (in termini di presidio e di modalità di gestione) all’interno del processo di valutazione di adeguatezza patrimoniale del Gruppo (processo ICAAP), inviato annualmente a Banca d’Italia entro il 30 aprile. 2 “Basilea 3” prevede nuovi requisiti e sistemi di supervisione del rischio di liquidità, incentrati su un requisito di liquidità a breve termine (Liquidity Coverage Ratio – LCR) e su una regola di equilibro strutturale a più lungo termine (Net Stable Funding Ratio – NSFR), oltre che ai principi per la gestione e supervisione del rischio di liquidità a livello di singola istituzione e di sistema. 16 Gli ulteriori rischi sono: Rischio di leva finanziaria (requisito regolamentare dal 1/1/2018) 3 Rischio paese (rischio di trasferimento e rischio sovrano); Rischio derivante da cartolarizzazione; Rischio informatico; Rischio derivante da esternalizzazione. Segue la presentazione, per ciascuna categoria di rischio sopra richiamata, dei relativi obiettivi e politiche di gestione. Rischio di credito Definizione e obiettivi È il rischio che un debitore (ivi comprese le controparti di operazioni finanziarie aventi ad oggetto strumenti derivati Over the Counter – in tal caso si parla più specificatamente di rischio di controparte) non adempia alle proprie obbligazioni, totalmente o parzialmente, o che il merito creditizio subisca un deterioramento. Strettamente connesso al rischio di credito è il rischio di concentrazione che deriva da esposizioni verso controparti, gruppi di controparti connesse o del medesimo settore economico o che esercitano la stessa attività o appartengono alla medesima area geografica. Con riguardo alle garanzie viene gestito il rischio residuo relativo alla possibilità che le tecniche riconosciute per l’attenuazione del rischio di credito utilizzate dalle banche risultino meno efficaci del previsto. Il Gruppo Carismi persegue obiettivi di politica creditizia indirizzati a: mantenere una prudente propensione al rischio di credito; applicare un modello omogeneo di gestione del credito incentrato sul principio di prudenza e di separatezza fra le attività della fase di sviluppo, istruttoria, perfezionamento e gestione, rispetto a quelle di monitoraggio del credito; sostenere lo sviluppo socio-economico del territorio di riferimento, ponendo particolare attenzione all’aggregato di riferimento rappresentato dalle famiglie e dalle piccole e medie imprese; diversificare il portafoglio, limitando la concentrazione delle esposizioni su singole controparti ovvero gruppi di controparti connesse. Politiche di gestione del rischio Il modello organizzativo del Gruppo in materia creditizia si conforma ai principi definiti dalla Capogruppo, nell’esercizio delle proprie funzioni di indirizzo strategico e di coordinamento. Ai sensi di quanto previsto dalla normativa di vigilanza in materia di sistema di controlli interni ed assunzione dei rischi, il Gruppo Carismi ha declinato in apposita normativa interna le proprie politiche creditizie, sottoposte all’approvazione del Consiglio di Amministrazione della Capogruppo e soggette a revisione con cadenza almeno biennale e comunque nel caso di 3 Gli orientamenti del Comitato di Basilea per la Vigilanza Bancaria prevedono (CRR punto 93) che il coefficiente di leva finanziaria e le sue componenti siano oggetto di informativa a partire dal 1° gennaio 2015. 17 ridefinizione delle linee strategiche e di business, cambiamenti sostanziali del mercato di riferimento e ridefinizione del modello operativo e distributivo. La politica del credito del Gruppo Carismi è volta ad una selezione prudente degli affidati tramite l’accurata analisi del merito creditizio, con l’obiettivo di contenerne il rischio, pur tenendo presente gli obiettivi di natura commerciale derivanti dal Piano Strategico. Al fine di perseguire l’obiettivo di ottimizzare la qualità del credito e minimizzare il costo complessivo del rischio il Gruppo: utilizza approcci metodologici qualitativi e quantitativi per la valutazione e monitoraggio del merito creditizio delle controparti; tali metodologie sono implementate tramite specifiche procedure informatiche a supporto; definisce la struttura degli Organi Deliberanti e dei meccanismi di delega interna; predispone il monitoraggio dell’andamento dei rapporti affidati attraverso la responsabilità e l’esecuzione dei controlli; assicura il rispetto dei limiti operativi contenuti nel RAF. Le scelte di diversificazione e frazionamento del portafoglio crediti sono in grado, combinati con la selezione individuale dei debitori e delle operazioni, di ridurre l’esposizione complessiva al rischio; tale impostazione rientra nella logica di gestione a cui il Gruppo Carismi intende improntare la propria attività creditizia. Le facoltà di erogazione del credito sono delegate in misura proporzionalmente crescente, dalla rete verso gli Organi Centrali, allo scopo di sfruttare le conoscenze legate al territorio, mantenendo competenze sempre più specialistiche presso le strutture accentrate. Il rating del cliente discrimina ulteriormente i livelli di autonomia riducendoli progressivamente in funzione della crescente rischiosità. Processi e strumenti di gestione e controllo La normativa di Vigilanza, in aderenza agli accordi di Basilea, prevede che le banche mantengano costantemente quale requisito patrimoniale un ammontare dei fondi propri pari almeno all’8% delle esposizioni ponderate per il rischio (RWA). Il valore delle esposizioni ponderate per il rischio è determinato mediante la suddivisione delle stesse a seconda della natura della controparte ovvero delle caratteristiche tecniche del rapporto, applicando poi a ciascun portafoglio coefficienti di ponderazione diversificati tenendo conto anche dell’esistenza di strumenti di protezione del rischio di credito riconosciuti ai fini regolamentari. Ai fini del calcolo del requisito patrimoniale a copertura del rischio di credito il Gruppo ha adottato il metodo standardizzato che ha comportato i seguenti step operativi: suddivisione delle esposizioni in diverse classi (portafogli), a seconda della natura della controparte ovvero delle caratteristiche tecniche del rapporto o delle modalità di svolgimento di quest’ultimo (segmentazione effettuata per le segnalazioni di vigilanza); applicazione a ciascun portafoglio di coefficienti di ponderazione diversificati (RWA); determinazione del requisito patrimoniale pari a RWA * 8%. Con riferimento alla metodologia standardizzata per il calcolo dell’assorbimento patrimoniale per il rischio di credito, la Cassa ha deciso di utilizzare il rating unsolicited dell’agenzia esterna per la valutazione del merito creditizio (ECAI) DBRS per le posizioni appartenenti al portafoglio “Esposizioni verso Amministrazioni centrali e banche centrali”. 18 Sono stati implementati sistemi di gestione, misurazione e controllo agendo su due direttrici, quella inerente l’implementazione dei processi di erogazione, funzionali alla concessione di affidamenti alla clientela, e quella attinente ai processi di monitoraggio, volti ad individuare la clientela in deterioramento e ad attivare azioni a presidio dell’aumentato rischio per indirizzare le opportune azioni correttive e quantificare la dotazione patrimoniale di cui il Gruppo deve disporre per fronteggiare i rischi stessi. Il modello di gestione adottato dalla Banca prevede un’analisi del rischio di credito e delle sue componenti ed identifica la rischiosità associata al portafoglio creditizio, sia relativamente al portafoglio performing che a quello non performing. A tal fine il Gruppo si avvale di diverse metodologie e strumenti di misurazione e controllo: alcuni di stampo tradizionale altri di tipo innovativo (monitoraggio andamentale del portafoglio crediti, sistemi di scoring/rating interno). Il Gruppo ha inoltre adottato un modello di rating interno a fini gestionali che rappresenta un valore altamente strategico per tutti i processi abilitati da tale metrica (politiche creditizie, monitoraggio, pricing, accantonamenti, modello di portafoglio, ecc.). Per quanto attiene alle politiche creditizie, sono state introdotte autonomie per il segmento imprese (corporate e small business) differenziate in base al rating assegnato. Inoltre, il rating viene utilizzato per il calcolo, a livello di singolo cliente, del Risk Adjusted Performance Measurement (RAPM) quale misura sintetica di redditività degli impieghi da utilizzare per valutare l’adeguatezza del pricing dei rapporti a breve termine. Vengono definiti inoltre reportistiche periodiche ai Vertici Aziendali in merito all’andamento del comparto Crediti al fine di valutare il portafoglio – sotto i diversi aspetti di analisi gestionale – e le relative performance “aggiustate” per il rischio per segmenti e filiali di appartenenza. In seguito alla revisione della disciplina sul Sistema dei controlli interni, contenuta nel 15° aggiornamento della circolare di Banca d’Italia n. 263/2006 del luglio 2013, la Funzione di Controllo dei Rischi è chiamata a verificare il processo del credito con particolare riguardo alla fase del monitoraggio andamentale, della classificazione, degli accantonamenti e dell’efficacia ed efficienza dell’attività di recupero del credito deteriorato. Il controllo andamentale delle posizioni creditizie viene svolto: a) in via continuativa dalle agenzie e filiali che gestiscono le posizioni stesse con riferimento alle anomalie rilevate giornalmente ed alle posizioni segnalate dalle procedure di monitoraggio; b) per le agenzie in co-responsabilità con la filiale da cui dipendono gerarchicamente; c) dalla struttura centrale Crediti che ha il compito di coordinare le diverse attività relative al monitoraggio della qualità del credito e di gestire le posizioni ad incaglio, a sofferenza e ristrutturate. Principali strutture di gestione e controllo Il processo del credito coinvolge una pluralità di strutture organizzative della Direzione Generale. La filiera del credito coinvolge essenzialmente seguenti Direzioni: la Direzione Concessione Crediti che sovrintende la gestione globale degli affari inerenti gli impieghi attraverso l’analisi del merito creditizio, della valutazione del rischio, del 19 perfezionamento delle operazioni e degli adempimenti relativi, al fine di raggiungere gli obiettivi prefissati nel rispetto delle vigenti normative; la Direzione Monitoraggio e Crediti Problematici che presidia il processo creditizio nella fase di andamento anomalo e di recupero del credito e coordina la fase del monitoraggio andamentale, della classificazione, degli accantonamenti e dell’attività di recupero del credito deteriorato. La Direzione decide, nei limiti di autonomia, in merito a transazioni che implicano perdite su posizioni creditizie; La Direzione Concessione Crediti si articola nelle seguenti unità operative: Servizio Grandi Clienti, che sovraintende ai rapporti con il segmento Grandi Clienti, predisponendo l’istruttoria delle proposte di fido e monitorando costantemente l’andamento dei volumi, la qualità, le caratteristiche e la composizione degli impieghi, verificandone la coerenza con gli indirizzi e gli obiettivi prefissati. Servizio Clientela Corporate, che sovrintende alla raccolta delle domande ed all’istruttoria e concessione delle pratiche di fido per il segmento Corporate, effettua la gestione delle autorizzazioni a sconfini/debordi entro la propria autonomia e monitora l’andamento dei volumi, la qualità, le caratteristiche e la composizione degli impieghi alla clientela Corporate, verificandone la coerenza con gli indirizzi e gli obiettivi prefissati. Servizio Clientela Small e Retail, sovrintende alla raccolta delle domande ed all’istruttoria e concessione delle pratiche di fido per il segmento Retail, effettua la gestione delle autorizzazioni a sconfini/debordi entro la propria autonomia e monitora l’andamento dei volumi, la qualità, le caratteristiche e la composizione degli impieghi alla clientela Small e Retail, verificandone la coerenza con gli indirizzi e gli obiettivi prefissati. Servizio Mutui e Crediti Speciali, che cura gli adempimenti operativi e formali connessi all’erogazione dei crediti a medio e lungo termine nonché gli adempimenti relativi al perfezionamento dei mutui ipotecari, con presidio delle garanzie ipotecarie ed effettua le attività di gestione post-erogazione e periodica delle operazioni di credito agevolato/convenzionato. La Direzione Monitoraggio e Crediti Problematici si articola nelle seguenti unità operative: Servizio Monitoraggio Crediti, che gestisce l’insieme di attività finalizzate a garantire la regolarità del rapporto di credito instaurato con la controparte, adottando le azioni gestionali richieste per riportare il rapporto in condizioni di regolarità ovvero le azioni richieste a tutela dei diritti dell’Istituto. Servizio Gestione Incagli e Past Due, che promuove le iniziative di rinegoziazione e ristrutturazione delle posizioni creditizie che presentano arretrati e sconfinamenti significativi, e gestisce direttamente le posizioni da past due ad incaglio. Servizio Crediti Ristrutturati e Sofferenze, che cura la gestione delle posizioni classificate a ristrutturato e delle posizioni a contenzioso. Politiche di copertura e di attenuazione del rischio La disciplina regolamentare (CRR, Parte Tre, Titolo II, Capo 4) consente alle banche di fare ricorso alle tecniche di attenuazione del rischio di credito (Credit Risk Mitigation – CRM), indipendentemente dalla metodologia adottata per il calcolo del requisito patrimoniale relativo a tale tipologia di rischio. In tale ottica dunque, il Gruppo si è avvalso di tecniche mirate alla mitigazione dei rischi di credito che, essenzialmente, consistono nell’assunzione di adeguate garanzie a supporto delle operazioni poste in atto, ed ha emanato un regolamento delle Tecniche di CRM che integra la normativa vigente in tema di garanzie, definendo in un unico 20 repository le linee guida alle quali le strutture del Gruppo devono attenersi per l’acquisizione e la gestione di strumenti idonei ai fini prudenziali alla mitigazione del rischio di credito. L’utilizzo delle diverse forme di protezione del credito e la possibilità di associare le stesse ad una riduzione del requisito patrimoniale a fronte del calcolo dell’attivo a rischio, prevede l’adeguamento costante delle politiche creditizie aziendali al mutato quadro di riferimento regolamentare. Le tecniche di attenuazione del rischio utilizzate dalla Banca sono quelle riconosciute dalla normativa di vigilanza e sono suddivise in due categorie generali: protezione del credito di tipo reale (funded), su immobili e su strumenti finanziari, e protezione del credito di tipo personale (unfunded). Nell’ambito degli strumenti di protezione del credito di tipo reale: le garanzie reali finanziarie hanno come oggetto: contante e assimilati (certificati di deposito e obbligazioni emesse dalla Cassa), titoli di debito e capitale, quote di OICR, gestioni patrimoniali, prestate attraverso contratti di pegno; le garanzie ipotecarie hanno ad oggetto le seguenti tipologie di immobili, che presentano le caratteristiche previste dalla normativa: immobili residenziali e non residenziali (art. 208 CRR). Infine, affinché siano eleggibili come strumento di mitigazione del rischio, sono state realizzate delle implementazioni finalizzate a valutare in modo adeguato i requisiti di validità delle garanzie ai fini del calcolo dei coefficienti patrimoniali. Tali requisiti devono essere verificati al momento della loro costituzione come strumento a protezione del credito e devono rimanere validi per tutta la durata del credito stesso. L’affinamento delle attività di gestione (accentramento, perfezionamento e archiviazione) e di monitoraggio delle garanzie è promosso anche nell’ottica di meglio presidiare il rischio residuo ossia il rischio che le tecniche riconosciute per l’attenuazione del rischio di credito utilizzate dalla Banca risultino meno efficaci del previsto. Nel calcolo del requisito patrimoniale relativo alle esposizioni creditizie assistite da garanzie finanziarie idonee, la Banca adotta il metodo integrale (v. art 223 CRR) per la globalità delle esposizioni. In tale approccio, l’ammontare dell’esposizione viene ridotto del valore della garanzia ai fini del calcolo del requisito. Il valore dell’esposizione e quello della garanzia sono corretti per tenere conto della volatilità dei prezzi di mercato ed a tal fine ad entrambi gli importi devono essere applicate adeguate “rettifiche per volatilità”. A meno che non si tratti di contante, il valore dell’esposizione corretto per la volatilità sarà maggiore di quello dell’esposizione originaria, viceversa per la garanzia. Alle esposizioni garantite da ipoteca su immobili residenziali e non, così come da garanzie personali, si applicano le regole previste dalla normativa di vigilanza vigente. Alla luce del Regolamento UE n. 575/2013 (CRR – Parte Tre, Titolo II, Capo 4, art. 208) i beni immobili si considerano come garanzie reali ammissibili solo se gli enti sorvegliano il valore dell'immobile frequentemente (almeno una volta all'anno per gli immobili non residenziali e una volta ogni tre anni per gli immobili residenziali) e la valutazione dell'immobile viene rivista nel caso in cui il valore dell’immobile può diminuire in misura rilevante in relazione ai prezzi generali del mercato. Per quanto concerne i metodi per sorvegliare il valore dell'immobile e individuare gli immobili che necessitano di una rivalutazione, le banche possono utilizzare anche strumenti di valutazione statistici. 21 Rischio di controparte Il rischio di controparte è legato alle potenziali perdite dovute alla inadempienza delle controparti di transazioni finanziarie prima del regolamento delle stesse ed è correlato a quegli strumenti finanziari che presentano un valore positivo al momento dell’insolvenza della controparte. Gli strumenti finanziari che determinano tale rischio presentano le seguenti caratteristiche: generano una esposizione pari al loro fair value positivo; hanno un valore di mercato che evolve nel tempo in funzione delle variabili di mercato sottostanti; generano uno scambio di pagamenti oppure lo scambio di strumenti finanziari o merci contro pagamenti. Il trattamento prudenziale del Rischio di Controparte si applica alle seguenti tipologie di strumenti finanziari: strumenti derivati finanziari e creditizi negoziati fuori borsa (OTC – Over The Counter); operazioni SFT (Securities Financing Transactions); operazioni con regolamento a lungo termine (LST - Long Settlement Transactions). Il perimetro di misurazione del rischio di controparte fa riferimento alle posizioni detenute nel Portafoglio Bancario e nel Portafoglio di Negoziazione. Nella quantificazione dell’esposizione al rischio il Gruppo utilizza, ai fini regolamentari, la metodologia “del valore di mercato” per le esposizioni in strumenti derivati finanziari e creditizi negoziati fuori borsa (OTC) e per le operazioni con regolamento a lungo termine (LST). Con riferimento, invece, alle operazioni pronti contro termine attive e passive su titoli o merci e alle operazioni di concessione o assunzione di titoli o merci in prestito e finanziamenti con margini (operazioni SFT), il Gruppo adotta il metodo integrale con l’applicazione delle rettifiche standard di vigilanza per tener conto della relativa volatilità. Ai fini gestionali la Banca si è dotata di una normativa interna che disciplina la determinazione e l’utilizzo dei massimali operativi concessi alle controparti bancarie. Per ulteriori dettagli quantitativi sul rischio di controparte e sui relativi processi di gestione si veda in seguito il capitolo Esposizione al rischio di controparte. Rischio di mercato Definizione e obiettivi Il Gruppo assume come definizione generale del rischio di mercato quanto riportato nel Regolamento (UE) N. 575/2013 Parte Tre, Titolo IV ovvero il rischio riferito a variazioni di valore di uno strumento finanziario o di un portafoglio di strumenti finanziari connesso a variazioni inattese delle condizioni di mercato. Il Gruppo suddivide il rischio di mercato nelle seguenti categorie di rischio: rischio di posizione, che esprime il rischio che deriva dalle oscillazioni del prezzo dei valori mobiliari per fattori attinenti all’andamento del mercato e alla solvibilità della società emittente; 22 rischio di cambio e di investimenti in valuta, che esprime il rischio di subire perdite per effetto di avverse variazioni dei corsi delle divise estere; rischio di regolamento, che si determina qualora la controparte di una transazione dopo la scadenza del contratto non abbia adempiuto alla propria obbligazione; rischio di concentrazione, che esprime il rischio derivante dal livello di concentrazione delle controparti; rischio di posizione su merci rischio derivante da oscillazioni dei prezzi delle merci. Politiche di gestione del rischio Nell’ambito del portafoglio titoli di proprietà rientrano nel monitoraggio dei limiti operativi sul rischio di mercato unicamente gli strumenti finanziari classificati nel portafoglio contabile delle attività di negoziazione (Held for trading) che corrisponde sostanzialmente al trading book di vigilanza. Rispetto alla portafogliazione contabile, in coerenza con le disposizioni di vigilanza prudenziale, sono esclusi dal trading book i derivati di copertura naturale delle obbligazioni emesse dal Gruppo iscritte nel passivo di bilancio valutate al fair value (fair value option). Tali derivati, in quanto di copertura naturale di strumenti di banking book (obbligazioni), sono coerentemente classificati di banking book anche se, dal punto di vista contabile, sono compresi nella voce di Bilancio delle attività o passività di negoziazione. Il sistema gestionale di misurazione dei rischi di mercato è utilizzato per la definizione di limiti operativi, per il monitoraggio del rispetto di tali limiti e la gestione degli eventuali sconfinamenti. Il VAR è il principale indicatore gestionale utilizzato a tali fini e viene quantificato separatamente distinguendo il trading book dal banking book, in linea con le indicazioni di vigilanza prudenziale, senza alcuna correlazione gestionale tra i due comparti. Il VAR esprime sinteticamente in termini monetari la massima perdita probabile sulle posizioni in essere in un orizzonte temporale di 10 giorni ed a un livello statistico di confidenza del 99%. Il monitoraggio del rischio mediante tale strumento è effettuato con cadenza giornaliera dal Servizio Risk Management. Con riferimento quindi al portafoglio di trading, la Cassa si è dotata, oltre che di un sistema di limiti che prevede massimali in termini di rischiosità (VaR), di ulteriori limiti operativi che riguardano quantità e tipologie di strumenti finanziari detenibili, oltre che di massima perdita accettabile. Al riguardo, il Servizio Risk Management predispone regolarmente la relativa reportistica prevedendo un flusso informativo quotidiano per la misurazione del VaR e un report mensile sui limiti di quantità/tipologie di strumenti finanziari detenibili e sulla massima perdita accettabile. Nella relazione trimestrale sono, inoltre, riportate ulteriori informazioni di maggior dettaglio ed andamentali. Principali strutture di gestione e controllo Il profilo di rischio relativo alla gestione finanziaria è deliberato dall’Organo con Funzione di Supervisione Strategica che, in sede di approvazione della normativa interna (tra cui il Regolamento Attività Finanziarie, Tesoreria e Cambi) stabilisce: la struttura dei portafogli, i criteri per la classificazione nei medesimi degli strumenti finanziari, le relative politiche di gestione; i massimali operativi concessi alle controparti autorizzate, suddivise in base alle tipologie di utilizzo; le linee guida per il pricing relativo al fair value degli strumenti non quotati e dei derivati over the counter; 23 il sistema dei limiti quantitativi e qualitativi e delle facoltà delegate in materia di operatività finanziaria; le politiche di assunzione, misurazione e gestione dei rischi. L’Organo con Funzione di Gestione traduce gli obiettivi ed i vincoli strategici deliberati dall’Organo con Funzione di Supervisione Strategica in linee operative che dovranno essere attuate dalla Direzione Finanza. Il Comitato Finanza, quale organo collegiale interno consultivo, formula i principi e gli indirizzi strategici in materia di Finanza di Proprietà, Servizi di Investimento e Liquidità della Banca, e i suoi compiti sono declinati in un apposito regolamento. Il Servizio Tesoreria e Finanza di proprietà è responsabile della gestione degli strumenti finanziari detenuti per la negoziazione, dei risultati economici prodotti e dell’assorbimento di capitale generato dall’operatività assunta nell’ambito dei limiti e delle deleghe fissati dall’Organo con Funzione di Supervisione Strategica. Il modello di governance e gestione dei rischi di mercato della Banca prevede inoltre l’intervento di strutture esterne alla Direzione Finanza per attività di monitoraggio, controllo e segnalazione. In particolare: il Servizio Back Office esercita funzioni di monitoraggio di primo livello del rispetto dei limiti quantitativi e qualitativi stabiliti per il portafoglio di proprietà e l’attività in cambi; la Funzione di Controllo dei Rischi ha una specifica attribuzione di monitoraggio dei limiti definiti in termini di Value at Risk (VAR). L’attività di controllo della gestione dei rischi finanziari, volta all’individuazione delle tipologie di rischi, alla definizione e implementazione delle metodologie di misurazione degli stessi e al controllo dei limiti operativi, è svolta dalla Funzione di Controllo dei Rischi. In caso di sconfinamento dei limiti operativi, è previsto un processo autorizzativo di rientro, che vede coinvolti la Direzione Finanza, la Direzione Controlli e l’Organo con Funzione di Gestione. Metodo di misurazione Il Gruppo determina il requisito patrimoniale a fronte del rischio di mercato utilizzando la metodologia “standard” prevista dal CRR, che prevede il calcolo dell’assorbimento patrimoniale sulla base del c.d. “approccio a blocchi”, secondo il quale il requisito complessivo è dato dalla somma dei requisiti di capitale determinati a fronte dei singoli rischi di mercato (di posizione, di regolamento, di concentrazione, di cambio), ciascuno dei quali è identificato e misurato secondo i criteri stabiliti dalla vigilanza regolamentare. Per tutte le esposizioni si fa riferimento alla struttura dei fattori di ponderazione previsti dalla normativa per la metodologia standardizzata. Politiche di copertura e di attenuazione Il presidio dei livelli di rischio generati dall’operatività sui mercati finanziari prevede la definizione di una struttura dei limiti, contenuti nel Risk Appetite Framework, capace di assicurare un coerente raccordo tra le linee di indirizzo formulate dal Consiglio di Amministrazione e l’operatività corrente. 24 Rischio operativo Definizione ed obiettivi L’operational risk management è una componente della strategia di gestione integrata dei rischi che mira al contenimento della rischiosità complessiva anche attraverso la prevenzione di fenomeni di propagazione e trasformazione dei rischi stessi. I rischi operativi, che costituiscono una classe molto eterogenea, non sono rischi tipici dell’attività bancaria o dell’attività d’impresa. L’origine di tali rischi può essere sia interna sia esterna e l’ambito della loro manifestazione può estendersi anche oltre il perimetro aziendale. La definizione adottata, in linea con quanto indicato dalle disposizioni di vigilanza, identifica il rischio operativo come il rischio di subire perdite derivanti dall’inadeguatezza o dalla disfunzione di procedure, risorse umane e sistemi interni, oppure da eventi esogeni. Rientrano in tale tipologia – tra l’altro – le perdite derivanti da frodi, errori umani, interruzioni dell’operatività, indisponibilità dei sistemi, inadempienze contrattuali, catastrofi naturali. Nel rischio operativo è compreso il rischio legale, mentre non sono inclusi quelli strategici e di reputazione. I rischi operativi si differenziano dalle altre tipologie di rischi bancari, in quanto non vengono assunti perché direttamente collegati ad un ritorno atteso, ma la loro esistenza è connaturata allo svolgimento dell’ordinaria attività aziendale. Politiche di gestione del rischio e struttura organizzativa La gestione del rischio operativo dipende da una serie di fattori, tra cui la dimensione, l’articolazione organizzativa nonché la natura e complessità delle operazioni della banca. In tale contesto il Gruppo promuove una sempre maggiore cultura interna del rischio operativo e dei controlli, che unita all’implementazione di un sistema di reporting interno e alla disponibilità di piani di emergenza, costituiscono elementi essenziali di un efficace ed efficiente sistema di gestione del rischio operativo. Il Gruppo Carismi dispone di una policy di gestione del rischio operativo, due manuali metodologici per processo di raccolta dei dati di perdita operativa (Loss Data Collection) e di autovalutazione del rischio operativo (Risk Self Assessment) sui processi aziendali. Nell’ambito di tale progetto nel corso dell’esercizio è stata sviluppata l’attività di Risk Self Assessment su tutte le Unità Operative della Banca ed è proseguita per il terzo anno l’attività di raccolta delle perdite operative. Obiettivo del progetto di gestione dei rischi operativi è quello di dare rilevanza sia alla misurazione delle perdite operative effettive, in modo da comprenderne le cause e prevenirne ulteriori possibili effetti che possono derivare dall’operatività, che agli interventi sulle fonti potenziali di rischio e sul sistema dei controlli interni. Per fronteggiare entrambe le esigenze la metodologia ha dunque previsto l’utilizzo di strumenti di analisi quantitativa e qualitativa ovvero l’applicazione di tecniche di valutazione del rischio tese ad individuare i rischi potenziali. L’attività eseguita nel 2014 ha evidenziato una sostanziale continuità rispetto all’esercizio precedente sia in termini di perdite operative sostenute sia in termini di percezione di rischiosità derivante dall’attività di Risk Self Assessment i cui valori restano nel complesso su livelli bassi. La Funzione di Controllo dei Rischi è responsabile dell’attività di gestione e monitoraggio del rischio operativo. Sistemi di misurazione e reporting Ai fini della determinazione del requisito in materia di fondi propri per il rischio operativo il Gruppo adotta il metodo Base. Il metodo Base prevede che suddetto requisito sia calcolato applicando il coefficiente regolamentare pari al 15% alla media triennale dell’indicatore rilevante sulla base delle tre 25 ultime osservazioni su base annuale effettuate a fine esercizio. Nello specifico la normativa di riferimento è quella prevista agli articoli 315 e 316 del CRR. Il Gruppo ha calcolato il proprio indicatore rilevante come la somma degli elementi rilevanti enumerati dalla tabella 1 dell’art. 316 del CRR. Nell’ambito delle attività di monitoraggio e reporting sono previsti i seguenti report, prodotti dalla Funzione di Controllo dei Rischi, e indirizzati ai Vertici Aziendali: un report annuale che riporti i risultati del processo di Risk Self Assessment, con le eventuali criticità emerse e le possibili azioni di mitigazione e prevenzione da definire o in essere; un report trimestrale che riporti gli eventi di perdita operativa raccolti tramite il processo di Loss Data Collection e che evidenzi le eventuali criticità emerse. Politiche di copertura e di attenuazione Le strutture di controllo sui diversi livelli, nell’effettuazione delle attività di rispettiva competenza, svolgono una continua funzione di gestione, monitoraggio e mitigazione del rischio operativo. Inoltre il Gruppo si è dotato di un Piano di Continuità Operativa, definendo le modalità di segnalazione dei possibili casi di emergenza e l’iter operativo che porta all’eventuale attivazione del piano. Rischio di concentrazione Il rischio di concentrazione deriva da esposizioni verso controparti, gruppi di controparti connesse (i.e. concentrazione single name) e controparti del medesimo settore economico o che esercitano la stessa attività o appartenenti alla medesima area geografica (i.e. concentrazione geo-settoriale). Tale tipologia di rischio – per la componente single name - ha una rilevanza contenuta dipendente dall’elevato frazionamento del portafoglio crediti verso una molteplicità di controparti. Il presidio continuativo delle posizioni di rischio rilevante è svolto dal Servizio Concessione Crediti al fine di individuare eventuali andamenti anomali, rilevando e segnalando tempestivamente ai gestori delle posizioni stesse ogni elemento che possa indicare irregolarità, patologia o deterioramento. Al Servizio Grandi Clienti spetta il compito di monitorare costantemente la qualità, le caratteristiche e la composizione degli impieghi ai c.d. Grandi Clienti, verificandone la coerenza con gli indirizzi e gli obiettivi fissati. L’individuazione delle Grandi Esposizioni è demandata sia al Servizio Bilancio in fase di segnalazione che alla Direzione Concessione Crediti in fase di concessione. Sistemi di misurazione e reporting Il sistema di misurazione della componente single name del rischio di concentrazione consiste nell’approccio semplificato regolamentare basato sull’indice di Herfindahl (Circolare della Banca d’Italia n. 285/2013, Parte prima, Titolo III, Allegato B). Per quanto riguarda la componente geo-settoriale, il Gruppo ha calcolato l’assorbimento di capitale utilizzando la metodologia consortile sviluppata in sede ABI. Il Servizio Risk Management predispone la reportistica per l’Alta Direzione e per l’Organo con Funzione di Supervisione Strategica. 26 Politiche di copertura e di attenuazione Al fine di fronteggiare l’esposizione al rischio di concentrazione, il Gruppo ha ritenuto opportuno un adeguamento degli attuali sistemi di gestione e controllo nelle due fasi fondamentali del processo del credito: quella dell’affidamento, in particolare in sede di assunzione di rischi rilevanti; quella del monitoraggio continuativo della qualità delle esposizioni creditizie in essere, soprattutto di maggior ammontare e della composizione dei gruppi di clienti connessi, anche al fine della corretta segnalazione delle “Grandi Esposizioni”. Le Grandi Esposizioni sono oggetto di segnalazione a Banca d’Italia con cadenza trimestrale a cura del Servizio Bilancio. ai fini della gestione e del controllo del rischio di concentrazione, i rischi rilevanti non sono rappresentati solamente dalle c.d. “Grandi Esposizioni”, ma da tutte le posizioni di rischio che hanno dimensioni tali da poter avere effetti di rilievo sul calcolo dell’assorbimento di capitale a fronte di tale rischio e sulla solidità patrimoniale in caso di crisi del debitore. Rischio tasso di interesse sul portafoglio bancario Il Gruppo assume come definizione generale del rischio di tasso di interesse quanto riportato nella Circolare n. 285, Parte Prima, Titolo III, Capitolo I, Allegato A4: “rischio derivante da variazioni potenziali dei tassi di interesse” relativamente alle attività diverse dalla negoziazione. Nella comprensione del Gruppo, il rischio di tasso di interesse si riferisce quindi al potenziale impatto negativo determinato da variazioni inattese nei tassi sui profitti correnti e/o sul valore del patrimonio netto del Gruppo; tale rischio si manifesta sulle posizioni incluse nel banking book, ossia le posizioni relative alla tipica attività commerciale del Gruppo, non finalizzata ad attività di trading. Il rischio di tasso di interesse sostenuto dal Gruppo relativamente al proprio portafoglio bancario deriva principalmente dall’attività caratteristica esercitata in qualità di intermediario impegnato nel processo di trasformazione delle scadenze, e nell’attività di investimento in titoli a sostegno del margine di interesse. Sistema di misurazione e reporting Il Gruppo determina il capitale economico a fronte del rischio di tasso di interesse facendo riferimento alle variazioni annuali dei tassi di interesse registrati in un periodo di osservazione di 6 anni, considerando alternativamente il 1° percentile (ribasso) o il 99° percentile (rialzo). Il Gruppo effettua trimestralmente il monitoraggio dell’esposizione al rischio in oggetto utilizzando l’algoritmo semplificato proposto da Banca d’Italia (Circ. 285, Parte I, Titolo III, Capitolo 1, Allegato C), ovvero in termini di riduzione del valore economico del Gruppo a fronte di uno shift parallelo nei tassi di interessi di +/-200 punti base, sulla base di fattori di ponderazione standard associati a 14 fasce temporali. Il modello di monitoraggio adottato copre le attività e le passività esposte al rischio di interesse comprese nel portafoglio bancario ed è focalizzato sulla valutazione degli impatti di variazioni potenziali dei tassi sul valore economico del patrimonio dell’Istituto. Il Servizio Risk Management predispone la reportistica per gli Organi aziendali e definisce i criteri di rappresentazione dei singoli report. 4 Coerente a quanto riportato dalla Circ. n.263, Titolo III, Capitolo I, Allegato A. 27 Politiche di copertura e di attenuazione Per attenuare l’esposizione al rischio di tasso, il Servizio Risk Management effettua attività di monitoraggio delle soglie di sorveglianza approvate dall’Organo con Funzione di Supervisione Strategica, che possono essere tempo per tempo rimodulate in considerazione di variazioni di situazioni di mercato. Tali soglie rappresentano i valori di attenzione al fine di mantenere entro livelli contenuti l’esposizione al rischio di tasso. Rischio residuo Il Gruppo assume come definizione generale del rischio residuo quanto riportato nella Circolare n. 285, Parte Prima, Titolo III, Capitolo I, Allegato A: “il rischio che le tecniche riconosciute per l’attenuazione del rischio di credito utilizzate ai fini del Primo pilastro risultino meno efficaci del previsto”. Sistema di gestione, monitoraggio e reporting Il Gruppo gestisce il rischio residuo derivante dall’applicazione di tecniche di attenuazione del rischio di credito presidiando l’intero processo di acquisizione, valutazione, controllo e realizzo delle garanzie. Oltre al processo di mitigazione, il Gruppo ha adottato prudenzialmente una metodologia quantitativa di tipo judgemental per il calcolo dell’assorbimento di capitale economico a fronte del rischio residuo. La metodologia si basa sull’ipotesi di perdita del requisito di eleggibilità su una percentuale delle esposizioni garantite da ipoteca su immobili residenziali e di quelle garantite da ipoteca su immobili non residenziali, che beneficiano di ponderazioni favorevoli in virtù della disciplina di CRM (Credit Risk Mitigation). È compito della Funzione di Controllo dei Rischi, in sede di ICAAP, verificare la rilevanza o meno del rischio residuo e procedere alla sua eventuale quantificazione. La mitigazione del rischio residuo è ottenuta mediante un insieme di processi volti a ridurre la potenziale inefficienza delle tecniche di Credit Risk Mitigation. In particolare, per quanto riguarda le misure organizzative adottate per il presidio dei requisiti di eleggibilità delle garanzie, la Banca: dispone di una mappatura accurata dei processi attinenti l’intero ciclo di vita delle garanzie; pubblica e diffonde, anche tramite intranet aziendale, la normativa interna di riferimento nonché la manualistica relativa alle procedure informatiche utilizzate a supporto della complessiva gestione delle tecniche di CRM; nell’ambito del Sistema dei Controlli Interni, effettua nel continuo controlli volti alla verifica della sussistenza nel tempo dei requisiti generali e specifici richiesti per il riconoscimento ai fini prudenziali delle tecniche di CRM. Rischio di liquidità Il rischio di liquidità, a cui le banche sono naturalmente esposte a causa del fenomeno della trasformazione delle scadenze, si manifesta quando la Banca non è in grado di adempiere ai propri impegni di pagamento alla rispettiva scadenza. Esso si riferisce dunque alle disponibilità liquide o facilmente liquidabili della Banca occorrenti per fronteggiare i pagamenti, non solo in 28 condizioni di operatività ordinaria ma anche in presenza di tensioni acute a livello di singolo istituto (crisi specifica) o che interessano tutto il mercato (crisi sistemica). La normativa distingue il rischio di liquidità tra: funding liquidity risk, ovvero il rischio derivante dall’incapacità di reperire fondi sul mercato, e market liquidity risk, che si manifesta quando sussistono limiti allo smobilizzo delle attività. Nel caso di funding liquidity risk la Banca non è in grado di far fronte in modo efficiente alle proprie uscite di cassa sia attese che inattese, correnti e future, senza pregiudicare l’operatività quotidiana o la situazione finanziaria della Banca stessa. Quando ricorre invece il market liquidity risk la Banca non è in grado di liquidare una attività finanziaria senza incorrere in perdite in conto capitale, a causa della scarsa liquidità del mercato di riferimento o di disordini nello stesso. Le fonti di rischio di liquidità possono essere di tipo endogeno ovvero di tipo esogeno: sono considerate fonti endogene di rischio quelle che originano da eventi negativi specifici del Gruppo e comportano una perdita di fiducia nei confronti di questo da parte del mercato, causata da errori di gestione oppure da un downgrading del merito creditizio del Gruppo stesso. Le fonti esogene di rischio di liquidità invece originano da eventi negativi causati da shock di mercato, non direttamente controllabili da parte del Gruppo. Sistema di misurazione e reporting In ottemperanza alle modifiche normative introdotte dalle autorità di vigilanza, la Banca ha redatto la propria Policy di Liquidità che va ad accogliere le disposizioni in materia di liquidità contenute in regolamenti interni precedenti, integrandole con quanto richiesto dal legislatore e quanto necessario ai fini di una corretta ed organica gestione del rischio. La Policy di Liquidità del Gruppo, nel rispetto di quanto previsto dalla disciplina prudenziale descrive il modello organizzativo aziendale nel quale ruoli e responsabilità vengono assegnati alle funzioni organizzative coinvolte nel processo di gestione e controllo del rischio di liquidità operativa e strutturale. Ai responsabili della Direzione Finanza e della Direzione Controlli è affidato il compito di assicurare la coerenza fra le politiche di struttura dell’attivo e del passivo, come da linee strategiche e di indirizzo definite dal Consiglio di Amministrazione. Il processo di gestione del rischio di liquidità operativa si basa sull’utilizzo dei seguenti strumenti: schema di Maturity Ladder: strumento operativo per la misurazione della posizione finanziaria netta che consente di valutare l’equilibrio finanziario dei flussi di cassa attesi attraverso la contrapposizione, per ciascuna fascia temporale, dei flussi in entrata ed in uscita; report di Liquidità, alimentato attraverso i flussi della Maturity Ladder e del Portafoglio attività finanziarie, che costituisce la base per le proiezioni del Saldo Netto di Liquidità Complessivo in un orizzonte temporale di almeno tre mesi, sia sotto ipotesi di normale corso degli affari che al verificarsi di scenari di stress; 29 definizione del Sistema di Indicatori e Limiti necessario ad individuare eventuali tensioni di liquidità endogeni e/o esogeni alla Banca che, in base al livello fissato come segnale di allerta per i singoli indicatori, ne determina la Soglia di tolleranza al rischio di liquidità; definizione del Contingency Funding Plan che formalizza il processo da attivare al verificarsi di una situazione di crisi/tensione di liquidità, assegnando ruoli e responsabilità e suggerendo eventuali azioni da intraprendere per risolvere la crisi. Il processo di gestione della liquidità strutturale (medio/lungo termine > 12 mesi) si basa sull’utilizzo dell’applicativo ALM (Asset Liability Management). Il mantenimento di un adeguato rapporto tra passività e attività a medio/lungo consente di evitare pressioni sulle fonti a breve termine, attuali e prospettiche. La base del sistema di sorveglianza del rischio di liquidità strutturale è costituita da una maturity ladder, finalizzata a evidenziare potenziali situazioni di squilibrio nei flussi di cassa attesi. Per la gestione della liquidità a breve termine è previsto un report giornaliero all’Alta Direzione, mentre per la liquidità strutturale la cadenza è trimestrale. Le Autorità di Vigilanza, nell’ambito del nuovo framework regolamentare Basilea 3, hanno introdotto per la prima volta requisiti regolamentari anche a fronte del rischio di liquidità. I requisiti previsti sono stati definiti tenendo conto della necessità di monitorare sia il funding liquidity risk che il market liquidity risk. In particolare Basilea 3 ha introdotto due specifici nuovi requisiti: il Liquidity coverage ratio (LCR) quale requisito previsto a fronte dei rischi di liquidità di breve termine ed il Net stable funding ratio (NSFR) quale requisito a fronte di finanziamento stabile più strutturale. Il primo requisito (LCR) è previsto che entri in vigore a decorrere dal 1° ottobre 2015 mentre il secondo (NSFR) dovrebbe essere introdotto a partire dal 1° gennaio 2018. A partire dal mese di marzo 2014 la Funzione di Controllo dei Rischi ha monitorato, in aggiunta ai limiti operativi gestionali interni, l’evoluzione del requisito di liquidità a breve (LCR). L’indicatore, calcolato con primo riferimento ai dati di marzo 2014, è sempre risultato nel corso del 2014 superiore alla soglia di vigilanza prevista per il 2015 (60%) ed in progressivo miglioramento nel corso dell’anno. Per quanto riguarda l’indicatore di liquidità strutturale (NSFR), i dati estratti al 31 dicembre 2014 evidenziano un valore superiore al requisito regolamentare del 100% previsto a partire dal 1° gennaio 2018. Limiti relativi al rischio liquidità Il rischio di liquidità è, tra i diversi rischi che caratterizzano l’operatività di una banca, quello che comporta la necessità di individuare indicatori di controllo con un profilo di monitoraggio di brevissimo periodo. Inoltre è necessario adottare criteri estremamente prudenti nel definire i livelli di stress e quindi i parametri che comportano l’attivazione di possibili misure di attenzione e rientro. La prudenza nel fissare i limiti e la tempestività nel rilevare le eventuali anomalie rappresentano i fattori più importanti nell’attività di monitoraggio. Il Gruppo ha definito quindi la propria propensione al rischio di liquidità utilizzando indicatori definiti internamente che rispondono a tali esigenze e caratteristiche. Strutture organizzative Le funzioni aziendali deputate al monitoraggio ed alla gestione del rischio di liquidità devono essere in grado di condurre tali attività sia in condizioni di normale corso degli affari che in 30 condizioni di stress e/o crisi di liquidità caratterizzate da bassa probabilità di accadimento e da impatto elevato. Il rischio è che cause endogene (crisi specifica) ed esogene (crisi sistemica) pongano la Banca di fronte ad un’improvvisa riduzione della liquidità disponibile ovvero ad un’improvvisa necessità di aumentare il funding. Gli indicatori sono monitorati dalla Direzione Finanza mentre la Funzione di Controllo dei Rischi svolge un ruolo di supervisione di tutti i livelli dei singoli indicatori e della relativa persistenza, nonché il monitoraggio degli indicatori di liquidità strutturale. Il Responsabile della Direzione Controlli ed il Responsabile della Direzione Finanza valutano se sottoporre all’Amministratore Delegato la richiesta di dichiarazione di uno stato di allerta o di crisi. L’Amministratore Delegato, dopo un’analisi della situazione, valuterà se dichiarare lo stato di allerta, lo stato di crisi o il mantenimento dello status quo, dandone tempestiva informativa all’Organo con Funzione di Supervisione Strategica. Rischi connessi con l’assunzione di partecipazioni Il Gruppo assume come definizione generale del rischio connesso con l’assunzione di partecipazioni quanto riportato nella Circ. 285, Parte Terza, Capitolo 1, Sezione I: “il rischio di un eccessivo immobilizzo dell’attivo derivante da investimenti partecipativi in imprese finanziarie e non finanziarie”. Modalità di gestione Nell’ambito delle attività di rilevazione e gestione del rischio di investimento in partecipazioni, Il Gruppo si è dotato di un regolamento che disciplina il processo relativo all’acquisizione, la gestione, il monitoraggio e la dismissione delle partecipazioni. Il Regolamento individua la strategia del Gruppo stabilendo, altresì, la propensione al rischio in termini di massimo grado di immobilizzo del fondi propri ritenuto accettabile con riferimento sia al complesso degli investimenti, sia alle partecipazioni in singole imprese non finanziarie, nonché i limiti operativi interni e il sistema dei controlli. Il Regolamento, inoltre, dettaglia le regole di classificazione degli investimenti indiretti in equity ai fini di “Vigilanza”. La strategia del Gruppo è quella di razionalizzare il portafoglio con la finalità ultima di contenere l’ammontare investito ed i conseguenti rischi connessi. Il Servizio Risk Management monitora mensilmente il rispetto dei limiti all’assunzione di partecipazioni ed in caso di superamento informa l’Organo con Funzione di Supervisione Strategica. Rischi connessi con attività di rischio e conflitti di interesse nei confronti di soggetti collegati Il rischio connesso ad attività di rischio e conflitti di interesse nei confronti di soggetti collegati adottato dal Gruppo è quello riportato nella Circolare di banca d’Italia 263 (Titolo V, Capitolo 5): “il rischio che la vicinanza di taluni soggetti ai centri decisionali del Gruppo possa compromettere l’oggettività e l’imparzialità delle decisioni relative alla concessione di finanziamenti e ad altre transazioni nei confronti dei medesimi soggetti, con possibili distorsioni nel processo di allocazione delle risorse, esposizione del Gruppo a rischi non adeguatamente misurati o presidiati, potenziali danni per depositanti e azionisti”. 31 Modalità di gestione Nell’ambito delle attività di rilevazione e gestione dei rischi connessi con attività di rischio e conflitti di interesse nei confronti di soggetti collegati, il Gruppo si è dotato di un regolamento che definisce e disciplina i principi e le regole per la gestione delle operazioni con parti correlate e soggetti collegati poste in essere dal Gruppo, al fine di rafforzare la tutela degli Azionisti e degli altri portatori di interessi, contrastando eventuali abusi che possano scaturire da operazioni in potenziale conflitto effettuate con soggetti collegati. Il Regolamento dispone un organico insieme di norme volto ad assicurare condizioni di correttezza nell'intero processo di realizzazione delle operazioni con le parti correlate e con i soggetti collegati. Rischio strategico Il Gruppo assume come definizione generale del rischio strategico quanto riportato nella Circolare n. 285, Parte Prima, Titolo III, Capitolo I, Allegato A: “il rischio attuale o prospettico di flessione degli utili o del capitale derivante da cambiamenti del contesto operativo o da decisioni aziendali errate, attuazione inadeguata di decisioni, scarsa reattività a variazioni del contesto competitivo”. Nella comprensione del Gruppo, il rischio strategico è quindi il rischio che le scelte di posizionamento competitivo/strategico non producano i risultati attesi, penalizzando il raggiungimento degli obiettivi economici e patrimoniali anche di lungo periodo, o addirittura provocando indesiderate contrazioni dei livelli di redditività e delle condizioni di solidità patrimoniale. Nell’ambito del rischio strategico si tiene conto dei rischi derivanti dall’ambiente macroeconomico in cui la Banca opera anche con riferimento all’andamento del ciclo economico. Modalità di gestione La definizione di rischio strategico proposta da Banca d’Italia collega il rischio strategico a due gruppi di circostanze: cambiamenti inattesi del contesto operativo e impossibilità o incapacità della banca a reagire efficacemente; decisioni aziendali errate o loro errata attuazione, in questo caso il rischio ha origini interne alla banca; In tale contesto il Gruppo promuove un primo approccio alla gestione ex ante del rischio strategico attraverso un costante monitoraggio dell’andamento del mercato di riferimento e della gestione aziendale, l’adozione di un processo di pianificazione strategica esplicito e la valutazione periodica della coerenza dei piani industriali aziendali rispetto all’andamento del mercato. Oltre alle misure di gestione ex ante, è stato sviluppato un framework per l’attività di risk self assessment che si basa sull’utilizzo di una scorecard qualitativa per la valutazione in ottica judgemental, per il monitoraggio e per la reportistica gestionale e direzionale. I rischi rilevati e valutati sono riportati in specifici report, al fine di supportare la Direzione Generale nella individuazione delle aree principalmente esposte al rischio strategico, degli eventi di rischio più rilevanti e dei relativi fattori, e di conseguenza nella definizione degli interventi di mitigazione dei rischi. 32 Le Direzioni Centrali sono congiuntamente responsabili della mitigazione e gestione del rischio strategico. In tale contesto, le singole direzioni assicurano la mitigazione del rischio mediante comportamenti volti a minimizzare la frequenza e l’impatto degli eventi di rischio strategico individuati. Rischio reputazionale Il Gruppo assume come definizione generale del rischio reputazionale quanto riportato nella Circolare n. 285, Parte Prima, Titolo III, Capitolo I, Allegato A: “il rischio attuale o prospettico di flessione degli utili o del capitale derivante da una percezione negativa dell’immagine del Gruppo da parte di clienti, controparti, azionisti del Gruppo, investitori o autorità di vigilanza.” Nella comprensione del Gruppo, il rischio reputazionale è quindi il rischio derivante da eventi critici specifici afferenti, ad esempio, determinate aree di operatività, prodotti, processi. Modalità di gestione Il Gruppo gestisce il rischio reputazionale mediante presidi organizzativi di riferimento e processi di rilevazione/valutazione qualitativa finalizzati ad attivarne una gestione efficace nonché eventuali azioni di mitigazione. Per quanto attiene la metodologia e gli strumenti per la misurazione e la gestione del rischio reputazione, le valutazioni vengono effettuate sia ex-ante che ex-post. A livello ex-ante tale attività si concretizza sia scrivendo regolamenti interni volti ad indirizzare i comportamenti di tutti coloro che veicolano verso terzi l’immagine della Banca che attraverso l’utilizzo di metodologie qualitative. A livello ex-post, mediante l’analisi effettuate dagli organi e delle funzioni coinvolte nei processo di controllo, con particolare riferimento al Collegio Sindacale, alla Funzione di Compliance e alla Revisione Interna. La gestione del rischio reputazionale del Gruppo Carismi passa quindi attraverso un sistema di metodologie di valutazione qualitativa dello stesso al fine di indirizzare le azioni gestionali e le eventuali azioni di mitigazione. Nell’ambito della gestione del rischio reputazionale, il Gruppo Carismi ha sviluppato un framework per l’attività di risk self assessment per l’identificazione e la classificazione degli eventi di rischio reputazionale. Ai fini del presidio del rischio di reputazione, l’istituzione delle funzioni Compliance e Antiriciclaggio, a cui è assegnato il presidio del rischio primario di non conformità alle norme e il rischio di riciclaggio, rappresentano un valido elemento di mitigazione. Direttamente coinvolte nella gestione del rischio in oggetto sono anche tutte le Direzioni Centrali, in particolare, la Direzione Mercato, la Direzione Personale, la Direzione Controlli, la Direzione Audit ed in via residuale altre strutture. Rischio di compliance Il Gruppo assume come definizione generale del rischio di compliance quella contenuta nella Circ. 263, Titolo V, capitolo 7 ovvero il rischio di incorrere in sanzioni amministrative e giudiziarie, a causa del verificarsi di condizioni di non conformità tra la normativa di fonte esterna e la normativa di fonte interna (e le procedure aziendali) e tra codici di auto regolamentazione e codici interni di condotta. 33 Modalità di gestione Questa tipologia di rischio è presidiata, a livello di Gruppo, dal Servizio Compliance della Capogruppo che presiede con un approccio risk based alla gestione del rischio di non conformità per tutta l’attività aziendale, verificando che le procedure interne siano adeguate a prevenire tale rischio. Flussi informativi Nell’ambito del proprio Regolamento del Sistema dei Controlli Interni, vengono disciplinati i flussi informativi verso gli Organi del Gruppo. Nello specifico con riguardo ai flussi informativi sui rischi, la Funzione di Controllo dei Rischi produce la documentazione di seguito riportata: Resoconto ICAAP Informativa degli Enti – Pillar 3 Risk Appetite Framework (RAF) Report trimestrale della funzione rischi Informativa mensile sugli indicatori del RAF Report semestrale per il monitoraggio crediti Report giornaliero VaR (controllo sugli strumenti finanziari) Report trimestrale e annuale sui rischi operativi Si riporta una tavola riepilogativa dei flussi informativi della Funzione di Controllo dei Rischi verso gli Organi aziendali e verso le altre funzioni di controllo. Denominazione Flusso Destinatari Report trimestrale della funzione Rischi CDA, AD, CR, CS , Audit e Compliance Trimestrale Report per il monitoraggio crediti Report Var Semestrale Giornaliero Report Rischi operativi (LDC e RSA ) CDA, AD, CR, CS e Audit AD, Vice Direttore Generale, Audit e Finanza CDA, AD, CR, CS, Audit e Compliance Resoconto ICAAP Informativa degli Enti (Pillar 3) Risk Appetite Framework (RAF) Indicatori mensili RAF CDA, AD, CR, CS, Audit e Compliance CDA, AD, CR, CS, Audit e Compliance CDA, AD, CR, CS, Audit e Compliance CDA, AD, CR, CS, Audit e Compliance Annuale Annuale Annuale Mensile 6 Frequenza 5 Trimestrale (LDC) e Annuale (RSA) Adeguatezza delle misure di gestione dei rischi Nel corso del 2014 sono stati avviati numerosi interventi finalizzati all’adeguamento degli strumenti e dei processi alle nuove disposizioni di Vigilanza Prudenziale (Regolamento CRR, Direttiva CRD IV, Circolare Banca d’Italia n. 285/2013 e 15° aggiornamento della Circolare Banca d’Italia n. 263/2006). La definizione del Risk Appetite Framework e i conseguenti limiti operativi sui principali rischi specifici, l’utilizzo di strumenti di misurazione del rischio nell’ambito dei processi gestionali del 5 Per CDA si intende il Consiglio di Amministrazione, per AD l’Amministratore Delegato, per CR il Comitato Rischi e per il CS il Collegio Sindacale. 6 Per LDC si intende la raccolta delle perdite operative (Loss Data Collection) e per RSA l’autovalutazione delle stesse in ottica prospettica (Risk Self Assessment). 34 credito e di controllo dei rischi operativi, l’impiego di misure di capitale a rischio per la rendicontazione delle performance aziendali e la valutazione dell’adeguatezza del capitale interno del Gruppo rappresentano i passaggi fondamentali della declinazione operativa del framework per la gestione dei rischi del Gruppo. Le metodologie di misurazione e gestione dei rischi sono state portate all’attenzione dei competenti Organi Sociali – Organo con Funzione di Supervisione Strategica, Organo con Funzione di Gestione e Organo con Funzione di Controllo – nonché preventivamente discusse in sede di Comitato Rischi. Gli strumenti di gestione dei rischi (modelli, limiti e presidi) sono risultati adeguati a misurare e mitigare i rischi a cui il Gruppo è esposto anche in ottica prospettica. 35 Ambito di applicazione Quanto riportato nel presente documento di Informativa da parte degli Enti è riferito al Gruppo bancario Carismi, inteso secondo le definizioni di Vigilanza, ed è stato predisposto dalla Capogruppo Cassa di Risparmio di San Miniato S.p.A.. L’area di consolidamento prudenziale del Gruppo Bancario Carismi è definita secondo la normativa prudenziale e coincide con quella utilizzata ai fini del bilancio consolidato redatto secondo i principi contabili internazionali IAS/IFRS. Il bilancio consolidato comprende il bilancio della Capogruppo Cassa di Risparmio di San Miniato S.p.A. e quelli delle società controllate che esercitano, in via esclusiva o principale, attività strumentale a quella della Capogruppo. Le società controllate sono incluse nel bilancio consolidato con il metodo integrale; secondo tale metodo le voci dell’attivo e del passivo, delle operazioni “fuori bilancio” e del conto economico sono riprese integralmente. Di seguito si riporta lo schema dell’area di consolidamento rilevante per i fini di bilancio e prudenziali al 31 dicembre 2014 con evidenza della Capogruppo e delle controllate consolidate integralmente: Cassa di Risparmio di San Miniato S. p. A. San Genesio Immobiliare S.p.A. 98,50% Fiducia S.p.A. 100% Il controllo sulle società Fiducia S.p.A. e sulla San Genesio Immobiliare S.p.A. è qualificabile come esclusivo sia sulla base della percentuale di possesso detenuta (rispettivamente 100% e 98,5%) che della rappresentanza della Capogruppo all’interno degli organi collegiali delle due società, i cui componenti sono di totale espressione della Cassa. Nel processo di consolidamento, il valore contabile delle partecipazioni nelle imprese controllate incluse nell’area è compensato con la corrispondente frazione del patrimonio netto. La differenza generata da tale compensazione è attribuita nel bilancio consolidato, ove possibile, agli elementi dell’attivo e del passivo dell’impresa controllata. L’eventuale differenza residua, quando positiva, è iscritta come avviamento nella voce “Attività immateriali” ed assoggettata all’applicazione dei procedimenti di verifica delle perdite di valore (impairment test) connesse al deterioramento delle situazione economica, patrimoniale o finanziaria della società controllata. 36 Le quote di patrimonio netto e di risultato economico attribuibili alle interessenze di terzi sono iscritte nel bilancio consolidato, rispettivamente, nelle voci “Patrimonio di pertinenza di terzi” e “Utile/perdita d’esercizio di pertinenza di terzi”. I rapporti attivi e passivi nonché i proventi e gli oneri relativi a operazioni effettuate fra le imprese incluse nel consolidamento sono eliminati, iscrivendo il saldo delle eventuali differenze non riconciliabili alle voci “Altre attività”/”Altre passività”, se riferite a rapporti patrimoniali, ovvero “Altri oneri/proventi di gestione”, se relative ad operazioni economiche. I dividendi, gli utili e le perdite riguardanti partecipazioni nelle società incluse nel consolidamento sono eliminati. Partecipazioni in società controllate in via esclusiva Legenda: (1) Tipo di rapporto 1 = maggioranza dei diritti di voto nell’assemblea ordinaria (2) Disponibilità voti nell’assemblea ordinaria, distinguendo tra effettivi e potenziali Si precisa che all’interno del Gruppo non vi sono impedimenti che ostacolano il rapido trasferimento di risorse patrimoniali o fondi. 37 Fondi Propri I fondi propri, elemento del Pillar 1, sono calcolati secondo le regole di Basilea 3 recepite in Europa attraverso un’articolata normativa rappresentata dalla Capital Requirements Regulation (CRR, Regolamento europeo n. 575/2013), dai relativi supplementi, dalla Capital Requirements Directive (CRD IV), dai Regulatory Technical Standards e dagli Implementing Technical Standards emanati dall’EBA e dalle istruzioni di vigilanza emanate dalla Banca d’Italia (in particolare le Circolari 285 e 286). L’introduzione delle regole di Basilea 3 è soggetta ad un regime transitorio che proietterà l’ingresso delle regole a regime (fully application) al 2019 (2022 per il phase-out di taluni strumenti patrimoniali) e durante il quale le nuove regole saranno applicate in proporzione crescente. I fondi propri, calcolati secondo il regime transitorio vigente, differiscono dal patrimonio netto contabile determinato in base all’applicazione dei principi contabili internazionali IAS/IFRS poiché la normativa prudenziale persegue l’obiettivo di salvaguardare la qualità del patrimonio e di ridurne la potenziale volatilità, indotta dall’applicazione degli IAS/IFRS. Gli elementi che costituiscono i fondi propri devono essere, quindi, nella piena di disponibilità del Gruppo, in modo da poter essere utilizzati senza limitazioni per la copertura dei rischi e delle perdite aziendali. Le istituzioni devono infatti dimostrare di possedere fondi propri di qualità e quantità conformi ai requisiti richiesti dalla legislazione europea vigente. I fondi propri sono costituiti dal Capitale di classe 1 (Tier 1 – T1), a sua volta costituito dal capitale primario di classe 1 (Common equity Tier 1 – CET1) e dal capitale aggiuntivo di classe 1 (Additional Tier 1 – AT1), e dal Capitale di Classe 2 (Tier 2 –T2). Di seguito si riportano i termini e le condizioni complete di tutti gli strumenti di Capitale primario di Classe 1 e di Capitale di Classe 27, secondo lo schema contenuto nel Regolamento di Esecuzione (UE) n.1423/2013 del 20/12/2013. Quest’ultimo stabilisce le norme tecniche di attuazione dell’informativa sui requisiti di Fondi Propri ai sensi del Regolamento n. 575/2013 del Parlamento Europeo e del Consiglio. Per quanto riguarda la prima tabella, gli strumenti primari di classe 1 sono rappresentati dalle azioni ordinarie. Le azioni sono distinte in due colonne per evidenziare quelle relative all’operazione di aumento di capitale perfezionata nell’esercizio 2014 con caratteristiche di godimento differenziate. Le tre tabelle successive sono relative a nove emissioni subordinate computate nel capitale di classe 2. Nelle pagine successive sono illustrate le componenti oggetto o meno di grandfathering. 7 Il Gruppo Cassa di risparmio di San Miniato non ha emesso strumenti di capitale aggiuntivo di Classe 1. 38 Schede caratteristiche principali degli Strumenti di capitale Modello sulle principali caratteristiche degli strumenti di capitale (1) 1 Emittente 2 Identificativo unico (ad es ., identificativo CUSIP, ISIN o Bloomberg per i collocamenti privati) 3 Legislazione applicabile allo strumento Azioni Azioni Cassa di risparmio di San Miniato Cassa di Risparmio di San Miniato IT0001003042 IT0005038374 Legislazione Italiana Legislazione Italiana Trattamento regolamentare 4 Disposizioni transitorie del CRR Capitale di classe 1 Capitale di classe 1 5 Disposizioni post transitorie del CRR Capitale di classe 1 Capitale di classe 1 6 Ammissibile a livello di singolo ente/(sub-)consolidamento / di singolo ente e di (sub-)consolidamento Singolo ente e consolidato Singolo ente e consolidato 7 Tipo di strumento (i tipi devono essere specificati per ciascuna giurisdizione) Azioni ordinarie emesse dall'ente (ex art 28 CRR) 8 Importo rilevato nel capitale regolamentare (moneta in milioni, alla più recente data di riferimento per la segnalazione) Complessivi 159,824 milioni costituiti da num. 19.978.011 azioni ordinarie del valore nominale di 8 euro cadauna 9 Importo nominale dello strumento (in milioni di euro) Complessivi 159,824 milioni costituiti da num. 19.978.011 azioni ordinarie del valore nominale di 8 euro cadauna Azioni ordinarie emesse dall'ente (ex art 28 CRR) Complessivi 17,391 milioni costituiti da num. 2.173.913 azioni ordinarie pro-rata del valore nominale di 8 euro cadauna Complessivi 17,391 milioni costituiti da num. 2.173.913 azioni ordinarie pro-rata del valore nominale di 8 euro cadauna 9a Prezzo di emissione 9b Prezzo di rimborso 10 Classificazione contabile 11 Data di emissione originaria 12 Irredimibile o a scadenza 13 Data di scadenza originaria 14 15 16 Rimborso anticipato a discrezione dell'emittente soggetto a approvazione preventiva dell'autorità di vigilanza Data del rimborso anticipato facoltativo, date del rimborso anticipato eventuale e importo del rimborso Date successive di rimborso anticipato, se del caso N/A N/A N/A N/A Patrimonio Netto Patrimonio Netto N/A N/A Irredimibile Irredimibile N/A N/A NO NO N/A N/A N/A N/A Cedole/dividendi 17 Dividendi/cedole fissi o variabili Variabili Variabili 18 Tasso della cedola ed eventuale indice correlato N/A N/A 19 Presenza di un meccanismo di "dividend stopper' NO NO Pienamente discrezionale Pienamente discrezionale Pienamente discrezionale Pienamente discrezionale N/A N/A 20a 20b Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale o obbligatorio (in termini di tempo) Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale o obbligatorio (in termini di importo) 21 Presenza di "step up" o di altro incentivo al rimborso 22 Non cumulativo o cumulativo Non cumulativo Non cumulativo 23 Convertibile o non convertibile Non convertibile Non convertibile 24 Se convertibile, evento(i) che determina(no) la conversione N/A N/A 25 Se convertibile, in tutto o in parte N/A N/A 26 Se convertibile, tasso di conversione N/A N/A 27 Se convertibile, conversione obbligatoria o facoltativa N/A N/A N/A N/A N/A N/A 28 29 Se convertibile, precisare il tipo di strumento nel quale la conversione è possibile Se convertibile, precisare l'emittente dello strumento nel quale viene convertito 30 Meccanismi di svalutazione (write down) NO NO 31 In caso di meccanismo di svalutazione (write down), evento(i) che la determina(no) N/A N/A 32 In caso di svalutazione (write down) , svalutazione totale o parziale N/A N/A 33 In caso di svalutazione (write down) , svalutazione permanente o temporanea N/A N/A 34 35 36 37 In caso di svalutazione (write down) temporanea, descrizione del meccanismo di rivalutazione Posizione nella gerarchia di subordinazione in caso di liquidazione (specificare il tipo di strumento di rango immediatamente superiore (senior)) Caratteristiche non conformi degli strumenti che beneficiano delle disposizioni transitorie In caso affermativo, specificare le caratteristiche non conformi N/A N/A Additional Tier 1 Additional Tier 1 NO NO N/A N/A Inserire "N/A" se l'informazione non si applica 39 Modello sulle principali caratteristiche degli strumenti di capitale (1) 1 Emittente 2 Identificativo unico (ad es ., identificativo CUSIP, ISIN o Bloomberg per i collocamenti privati) 3 Legislazione applicabile allo strumento A B C Cassa di Risparmio di San Miniato Cassa di Risparmio di San Miniato Cassa di Risparmio di San Miniato IT0004980956 IT0005038242 IT0005056509 Legislazione Italiana Legislazione Italiana Legislazione Italiana Trattamento regolamentare 4 Disposizioni transitorie del CRR Capitale di classe 2 Capitale di classe 2 Capitale di classe 2 5 Disposizioni post transitorie del CRR Capitale di classe 2 Capitale di classe 2 Capitale di classe 2 6 Ammissibile a livello di singolo ente/(sub-)consolidamento / di singolo ente e di (sub-)consolidamento Singolo ente e consolidato Singolo ente e consolidato Singolo ente e consolidato 7 Tipo di strumento (i tipi devono essere specificati per ciascuna giurisdizione) Capitale di classe 2 (ex art 62, 63 CRR) Capitale di classe 2 (ex art 62, 63 CRR) Capitale di classe 2 (ex art 62, 63 CRR) 8 Importo rilevato nel capitale regolamentare (moneta in milioni, alla più recente data di riferimento per la segnalazione) 25 21,652 30 9 Importo nominale dello strumento (in milioni di euro) 25 23 30 9a Prezzo di emissione 100 100 100 9b Prezzo di rimborso 100 100 100 10 Classificazione contabile Passività - costo ammortizzato Passività - costo ammortizzato Passività - costo ammortizzato 11 Data di emissione originaria 16/12/2013 15/09/2014 18/11/2014 12 Irredimibile o a scadenza A scadenza A scadenza A scadenza 13 Data di scadenza originaria 16/12/2020 15/09/2019 18/11/2021 NO SI NO N/A 15/09/2016 N/A N/A In qualunque momento a partire dal 15/09/2016 N/A 14 15 16 Rimborso anticipato a discrezione dell'emittente soggetto a approvazione preventiva dell'autorità di vigilanza Data del rimborso anticipato facoltativo, date del rimborso anticipato eventuale e importo del rimborso Date successive di rimborso anticipato, se del caso Cedole/dividendi 17 Dividendi/cedole fissi o variabili Fissi Fissi Fissi 18 Tasso della cedola ed eventuale indice correlato 4,25% 5,25% 3,20% 19 Presenza di un meccanismo di "dividend stopper' NO NO NO Obbligatorio Obbligatorio Obbligatorio Obbligatorio Obbligatorio Obbligatorio 20a 20b Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale o obbligatorio (in termini di tempo) Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale o obbligatorio (in termini di importo) 21 Presenza di "step up" o di altro incentivo al rimborso NO NO NO 22 Non cumulativo o cumulativo Non cumulativo Non cumulativo Non cumulativo 23 Convertibile o non convertibile Non convertibile Convertibile Non convertibile 24 Se convertibile, evento(i) che determina(no) la conversione N/A Nessun evento specifico N/A 25 Se convertibile, in tutto o in parte N/A Conversione Totale N/A 26 Se convertibile, tasso di conversione N/A 27 Se convertibile, conversione obbligatoria o facoltativa N/A 28 29 Se convertibile, precisare il tipo di strumento nel quale la conversione è possibile Se convertibile, precisare l'emittente dello strumento nel quale viene convertito N/A N/A Rapporto di conversione: n. 1 azione di compendio per ogni obbligazione posseduta Facoltativa a discrezione dell'Emittente Azioni di Compendio Ordinarie Cassa di Risparmio di San Miniato N/A N/A N/A N/A 30 Meccanismi di svalutazione (write down) N/A N/A N/A 31 In caso di meccanismo di svalutazione (write down), evento(i) che la determina(no) N/A N/A N/A 32 In caso di svalutazione (write down) , svalutazione totale o parziale N/A N/A N/A 33 In caso di svalutazione (write down) , svalutazione permanente o temporanea N/A N/A N/A N/A N/A N/A Tier 2 Tier 2 Tier 2 NO NO NO N/A N/A N/A 34 35 36 37 In caso di svalutazione (write down) temporanea, descrizione del meccanismo di rivalutazione Posizione nella gerarchia di subordinazione in caso di liquidazione (specificare il tipo di strumento di rango immediatamente superiore (senior)) Caratteristiche non conformi degli strumenti che beneficiano delle disposizioni transitorie In caso affermativo, specificare le caratteristiche non conformi Inserire "N/A" se l'informazione non si applica 40 Modello sulle principali caratteristiche degli strumenti di capitale (1) 1 Emittente 2 Identificativo unico (ad es ., identificativo CUSIP, ISIN o Bloomberg per i collocamenti privati) 3 Legislazione applicabile allo strumento D E F Cassa di Risparmio di San Miniato Cassa di Risparmio di San Miniato Cassa di Risparmio di San Miniato IT0004549199 IT0004588924 IT0004605900 Legislazione Italiana Legislazione Italiana Legislazione Italiana Capitale di classe 2 Capitale di classe 2 Capitale di classe 2 Trattamento regolamentare 4 Disposizioni transitorie del CRR 5 Disposizioni post transitorie del CRR Capitale di classe 2 Capitale di classe 2 Capitale di classe 2 6 Ammissibile a livello di singolo ente/(sub-)consolidamento / di singolo ente e di (sub-)consolidamento Singolo ente e consolidato Singolo ente e consolidato Singolo ente e consolidato 7 Tipo di strumento (i tipi devono essere specificati per ciascuna giurisdizione) Capitale di classe 2 (ex art 62, 63 CRR e ex art 484) Capitale di classe 2 (ex art 62, 63 CRR e ex art 484) Capitale di classe 2 (ex art 62, 63 CRR e ex art 484) 8 Importo rilevato nel capitale regolamentare (moneta in milioni, alla più recente data di riferimento per la segnalazione) 3,838 10,322 3,24 9 Importo nominale dello strumento (in milioni di euro) 10 12,902 4,05 9a Prezzo di emissione 100 100 100 9b Prezzo di rimborso 100 100 100 Passività - opzione del fair value Passività - opzione del fair value Passività - opzione del fair value 25/11/2009 31/03/2010 31/05/2010 10 Classificazione contabile 11 Data di emissione originaria 12 Irredimibile o a scadenza A scadenza A scadenza A scadenza 13 Data di scadenza originaria 25/05/2017 31/03/2020 30/11/2023 14 15 16 Rimborso anticipato a discrezione dell'emittente soggetto a approvazione preventiva dell'autorità di vigilanza Data del rimborso anticipato facoltativo, date del rimborso anticipato eventuale e importo del rimborso Date successive di rimborso anticipato, se del caso NO NO NO N/A N/A N/A N/A N/A N/A Fissi Fissi Fissi Cedole/dividendi 17 Dividendi/cedole fissi o variabili 18 Tasso della cedola ed eventuale indice correlato 3,80% 3,80% 4,00% 19 Presenza di un meccanismo di "dividend stopper' NO NO NO Obbligatorio Obbligatorio Obbligatorio Obbligatorio Obbligatorio Obbligatorio 20a 20b Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale o obbligatorio (in termini di tempo) Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale o obbligatorio (in termini di importo) 21 Presenza di "step up" o di altro incentivo al rimborso NO NO NO 22 Non cumulativo o cumulativo Non cumulativo Non cumulativo Non cumulativo 23 Convertibile o non convertibile Non convertibile NON CONVERTIBILE NON CONVERTIBILE 24 Se convertibile, evento(i) che determina(no) la conversione N/A N/A N/A 25 Se convertibile, in tutto o in parte N/A N/A N/A 26 Se convertibile, tasso di conversione N/A N/A N/A 27 Se convertibile, conversione obbligatoria o facoltativa N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A 28 29 Se convertibile, precisare il tipo di strumento nel quale la conversione è possibile Se convertibile, precisare l'emittente dello strumento nel quale viene convertito 30 Meccanismi di svalutazione (write down) N/A N/A N/A 31 In caso di meccanismo di svalutazione (write down), evento(i) che la determina(no) N/A N/A N/A 32 In caso di svalutazione (write down) , svalutazione totale o parziale N/A N/A N/A 33 In caso di svalutazione (write down) , svalutazione permanente o temporanea N/A N/A N/A In caso di svalutazione (write down) temporanea, descrizione del meccanismo di rivalutazione Posizione nella gerarchia di subordinazione in caso di liquidazione (specificare il tipo di strumento di rango immediatamente superiore (senior)) Caratteristiche non conformi degli strumenti che beneficiano delle disposizioni transitorie N/A N/A N/A Tier 2 Tier 2 Tier 2 SI SI SI 34 35 36 37 In caso affermativo, specificare le caratteristiche non conformi Strumento emesso prima del Strumento emesso prima del Strumento emesso prima del 31 dicembre 2011 (ex art 484 31 dicembre 2011 (ex art 484 31 dicembre 2011 (ex art 484 Inserire "N/A" se l'informazione non si applica 41 Modello sulle principali caratteristiche degli strumenti di capitale (1) 1 Emittente 2 Identificativo unico (ad es ., identificativo CUSIP, ISIN o Bloomberg per i collocamenti privati) 3 Legislazione applicabile allo strumento G H I Cassa di risparmio di San Miniato Cassa di Risparmio di San Miniato Cassa di Risparmio di San Miniato IT0004631229 IT0004709280 IT0004764129 Legislazione Italiana Legislazione Italiana Legislazione Italiana Capitale di classe 2 Capitale di classe 2 Capitale di classe 2 Trattamento regolamentare 4 Disposizioni transitorie del CRR 5 Disposizioni post transitorie del CRR Capitale di classe 2 Capitale di classe 2 Capitale di classe 2 6 Ammissibile a livello di singolo ente/(sub-)consolidamento / di singolo ente e di (sub-)consolidamento Singolo ente e consolidato Singolo ente e consolidato Singolo ente e consolidato 7 Tipo di strumento (i tipi devono essere specificati per ciascuna giurisdizione) Capitale di classe 2 (ex art 62, 63 CRR e ex art 484) Capitale di classe 2 (ex art 62, 63 CRR e ex art 484) Capitale di classe 2 (ex art 62, 63 CRR e ex art 484) 8 Importo rilevato nel capitale regolamentare (moneta in milioni, alla più recente data di riferimento per la segnalazione) 7,1 6,866 0,258 9 Importo nominale dello strumento (in milioni di euro) 8,875 14,633 0,487 9a Prezzo di emissione 100 100 100 9b Prezzo di rimborso 100 100 100 Passività - opzione del fair value Passività - opzione del fair Passività - costo ammortizzato value 10 Classificazione contabile 11 Data di emissione originaria 12 Irredimibile o a scadenza A scadenza A scadenza A scadenza 13 Data di scadenza originaria 20/09/2022 06/12/2017 24/04/2018 14 15 16 Rimborso anticipato a discrezione dell'emittente soggetto a approvazione preventiva dell'autorità di vigilanza Data del rimborso anticipato facoltativo, date del rimborso anticipato eventuale e importo del rimborso Date successive di rimborso anticipato, se del caso 20/09/2010 06/06/2011 24/10/2011 NO NO NO N/A N/A N/A N/A N/A N/A Fissi Fissi Variabili Cedole/dividendi 17 Dividendi/cedole fissi o variabili 18 Tasso della cedola ed eventuale indice correlato 3,75% 4,30% Euribor 6 mesi +2,00% 19 Presenza di un meccanismo di "dividend stopper' NO NO NO Obbligatorio Obbligatorio Obbligatorio Obbligatorio Obbligatorio Obbligatorio NO NO NO 20a 20b Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale o obbligatorio (in termini di tempo) Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale o obbligatorio (in termini di importo) 21 Presenza di "step up" o di altro incentivo al rimborso 22 Non cumulativo o cumulativo 23 Convertibile o non convertibile 24 25 Non cumulativo Non cumulativo Non cumulativo NON CONVERTIBILE NON CONVERTIBILE NON CONVERTIBILE Se convertibile, evento(i) che determina(no) la conversione N/A N/A N/A Se convertibile, in tutto o in parte N/A N/A N/A 26 Se convertibile, tasso di conversione N/A N/A N/A 27 Se convertibile, conversione obbligatoria o facoltativa N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A 28 29 Se convertibile, precisare il tipo di strumento nel quale la conversione è possibile Se convertibile, precisare l'emittente dello strumento nel quale viene convertito 30 Meccanismi di svalutazione (write down) N/A N/A N/A 31 In caso di meccanismo di svalutazione (write down), evento(i) che la determina(no) N/A N/A N/A 32 In caso di svalutazione (write down) , svalutazione totale o parziale N/A N/A N/A 33 In caso di svalutazione (write down) , svalutazione permanente o temporanea N/A N/A N/A N/A N/A N/A Tier 2 Tier 2 Tier 2 SI SI SI 34 35 36 37 In caso di svalutazione (write down) temporanea, descrizione del meccanismo di rivalutazione Posizione nella gerarchia di subordinazione in caso di liquidazione (specificare il tipo di strumento di rango immediatamente superiore (senior)) Caratteristiche non conformi degli strumenti che beneficiano delle disposizioni transitorie In caso affermativo, specificare le caratteristiche non conformi Strumento emesso prima del Strumento emesso prima del Strumento emesso prima del 31 dicembre 2011 (ex art 484 31 dicembre 2011 (ex art 484 31 dicembre 2011 (ex art 484 Inserire "N/A" se l'informazione non si applica 42 Di seguito si riportano le informazioni quantitative dei Fondi Propri, esposte secondo il modello transitorio per la pubblicazione delle informazioni sui Fondi Propri. (A) Importo alla data dell'informativa (importi in migliaia di euro) Capitale primario di classe 1: strumenti e riserve 1 Strumenti di capitale e le relative riserve sovrapprezzo azioni 215.748 di cui: capitale versato 177.215 2 Utili non distribuiti 3 Altre componenti di conto economico complessivo accumulate (e altre riserve, includere gli utili e le perdite non realizzati ai sensi della disciplina contabile applicabile) 3a Fondi per rischi bancari generali 4 35.775 Importo degli elementi ammissibili di cui all'articolo 484, paragrafo 3, e le relative riserve sovrapprezzo azioni, soggetti a eliminazione progressiva dal capitale primario di classe 1 Conferimenti di capitale pubblico che beneficiano della clausola di grandfathering fino al 10 gennaio 2018 5 Interessi di minoranza (importo consentito nel capitale primario di classe 1 consolidato) 5a Utili di periodo verificati da persone indipendenti al netto di tutti gli oneri o dividendi prevedibili 6 Capitale primario di classe 1 prima delle rettifiche regolamentari 9.461 260.984 Capitale primario di classe 1 (CET1): rettifiche regolamentari 7 Rettifiche di valore supplementari (importo negativo) 8 Attività immateriali (al netto delle relative passività fiscali ) (importo negativo) 9 Campo vuoto nell'UE 10 Attività fiscali differite che dipendono dalla redditività futura, escluse quelle derivanti da differenze temporanee (al netto delle relative passività fiscali per le quali sono soddisfatte le condizioni di cui all'articolo 38, paragrafo 3) (importo negativo) 11 Riserve di valore equo relative agli utili e alle perdite generati dalla copertura dei flussi di cassa 12 Importi negativi risultanti dal calcolo degli importi delle perdite attese 13 Qualsiasi aumento del patrimonio netto risultante da attività cartolarizzate (importo negativo) 14 Gli utili o le perdite su passività valutati al valore equo dovuti all'evoluzione del merito di credito 15 Attività dei fondi pensione a prestazioni definite (importo negativo) 16 Strumenti propri di capitale primario di classe 1 detenuti dall'ente direttamente o indirettamente (importo negativo) 17 Strumenti di capitale primario di classe 1 di soggetti del settore finanziario detenuti dall'ente, quando tali soggetti detengono con l'ente una partecipazione incrociata reciproca concepita per aumentare artificialmente i fondi propri dell'ente (importo negativo) 18 Strumenti di capitale primario di classe 1 di soggetti del settore finanziario detenuti dall'ente direttamente o indirettamente, quando l'ente non ha un investimento signficativo in tali soggetti (importo superiore alla soglia del 10% e al netto di posizioni corte ammissibili) (importo negativo) 19 20 -245 Strumenti di capitale primario di classe 1 di soggetti del settore finanziario detenuti dall'ente direttamente, indrettamente o sinteticamente, quando l'ente ha un investimento significativo in tali soggetti (importo superiore alla soglia del 10% e al netto di posizioni corte ammissibili) (importo negativo) Campo vuoto nell'UE -301 -28.447 Importo dell'esposizione dei seguenti elementi, che possiedono i requisiti per ricevere un fattore di ponderazione del rischio pari al 1250%, quando l'ente opta per la deduzione 20b di cui: partecipazioni qualificate al di fuori del settore finanziario (importo negativo) 20a 20c di cui: posizioni verso la cartolarizzazione (importo negativo) 20d di cui: operazioni con regolamento non contestuale (importo negativo) 21 Attività fiscali differite che derivano da differenze temporanee (importo superiore alla soglia del 10%, al netto delle relative passività fiscali per le quali sono soddisfatte le condizioni di cui all'articolo 38, paragrafo 3) (importo negativo) 22 Importo che supera la soglia del 15% (importo negativo) 23 di cui: strumenti di capitale primario di classe 1 di soggetti del settore finanziario detenuti dall'ente direttamente o indirettamente, quando l'ente ha un investimento significativo in tali soggetti 24 Campo vuoto nell'UE 25 di cui: attività fiscali differite che derivano da differenze temporanee 25a Perdite relative all'esercizio in corso (importo negativo) 25b Tributi prevedibili relativi agli elementi del capitale primari o di classe 1 (importo negativo) Rettifiche regolamentari applicate al capitale primario di classe 1 in relazione agli importi soggetti 26 a trattamento pre-CRR Rettifiche regolamentari relative agli utili e alle perdite non realizzati ai sensi degli articoli 467 e 26a 468 di cui: perdite non realizzate su OICR di cui: perdite non realizzate su titoli di debito -4.146 906 11 di cui: perdite non realizzate su titoli governativi UE 288 di cui: utili non realizzati su immobili -2.195 di cui: utili non realizzati su titoli di capitale -3.156 28 Importo da dedurre dal o da aggiungere al capitale primari o di classe 1 in relazione ai filtri e alle deduzioni aggiuntivi previsti per il trattamento pre-CRR Deduzioni ammissibili dal capitale aggiuntivo di classe 1 che superano il capitale aggiuntivo di classe 1 dell'ente (importo negativo) Totale delle rettifiche regolamentari al capitale primario di classe 1 (CET1) -37.748 29 Capitale primario di classe 1 (CET1) 223.236 26b 27 43 1.445 -6.054 (C) Importi soggetti al trattamentp pre regolamento (UE) N. 575/2013 o importo residuo prescritto dal regolamento (UE) N.575/2013 Capitale aggiuntivo di classe 1 (AT1): strumenti 30 Strumenti di capitale e le relative riserve sovrapprezzo azioni 31 di cui: classificati come patrimonio netto ai sensi della disciplina contabile applicabile 32 di cui: classificati come passività ai sensi della disciplina contabile applicabile 33 34 Importo degli elementi ammissibili di cui all'articolo 484,paragrafo 4, e le relative riserve sovrapprezzo azioni, soggetti a eliminazione progressiva delcapitale aggiuntivo di classe 1 Conferimenti di capitale pubblico che beneficiano della clausola di grandfathering fino al 10 gennaio 2018 Capitale di classe 1 ammissibile incluso nel capitale aggiuntivo di classe 1 consolidato (compresi gli interessi di minoranza non inclusi nella riga 5) emesso da filiazioni e detenuto da terzi 35 di cui: strumenti emessi da filiazioni soggetti a eliminazione progressiva 36 Capitale aggiuntivo di classe 1 (AT1) prima delle rettifiche regolamentari Capitale aggiuntivo di classe 1 (AT1): rettifiche regolamentari 37 Strumenti propri di capitale aggiuntivo di classe 1 detenuti dall'ente direttamente o indirettamente (importo negativo) 38 Strumenti di capitale aggiuntivo di classe 1 di soggetti del settore finanziario detenuti dall'ente, quando tali soggetti detengono con l'ente una partecipazione incrociata reciproca concepita per aumentare artificialmente i fondi propri dell'ente (importo negativo) 39 Strumenti di capitale aggiuntivo di classe 1 di soggetti del settore finanziario detenuti direttamente o indirettamente, quando l'ente non ha un investimento significativo in tali soggetti (importo superiore alla soglia del 10% e al netto di posizioni corte ammissibili) (importo negativo) 40 Strumenti di capitale aggiuntivo di classe 1 di soggetti del settore finanziario detenuti dall'ente direttamente o indirettamente, quando l'ente ha un investimento significativo in tali soggetti (importo superiore alla soglia del 10% al netto di posizioni corte ammissibili) (importo negativo) 41 Rettifiche regolamentari applicate al capitale aggiuntivo di classe 1 in relazione agli importi soggetti a trattamento pre-CRR e trattamenti transitori, soggetti a eliminazione progressiva ai sensi del regolamento (UE) n. 575/2013 (ossia importi residui CRR) Importi residui dedotti dal capitale aggiuntivo di classe 1 in relazione alla deduzione dal capitale 41a primario di classe 1 durante il periodo transitorio ai sensi dell'articolo 472 del regolamento (UE) n. 575/2013 Di cui voci che vanno dettagliate linea per linea, ad es. perdite nette di periodo rilevanti, attività immateriali, carenze di accantonamenti per le perdite attese, ecc. Importi residui dedotti dal capitale aggiuntivo di classe 1 in relazione alla deduzione dal capitale di 41b classe 2 durante il periodo transitorio ai sensi dell'articolo 475 del regolamento (UE) n. 575/2013 Di cui voci da dettagliare linea per linea, ad es. partecipazioni incrociate reciproche in strumenti di capitale di classe 2, investimenti non significativi detenuti direttamente nel capitale di altri soggetti del settore finanziario, ecc. 41c Importo da dedurre dal o da aggiungere al capitale aggiuntivo di classe 1 in relazione ai filtri e alle deduzioni aggiuntivi previsti per il trattamento pre-CRR di cui: ... eventuale filtro per le perdite non realizzate di cui: ... eventuale filtro per utili non realizzati di cui: ... 43 Deduzioni ammissibili dal capitale di classe 2 che superano il capitale di classe 2 dell'ente (importo negativo) Totale delle rettifiche regolamentari al capitale aggiuntivo di classe 1 (AT1) 44 Capitale aggiuntivo di classe 1 (AT1) 45 Capitale di classe 1 (Tl = CETl + AT1) 42 44 Capitale di classe 2 (T2): strumenti e accantonamenti 46 47 Strumenti di capitale e le relative riserve sovrapprezzo azioni 76.652 Importo degli elementi ammissibili di cui all'articolo 484, paragrafo 5, e le relative riserve sovrapprezzo azioni, soggetti a eliminazione progressiva dal capitale di classe 2 Conferimenti di capitale pubblico che beneficiano della clausola di grandfathering fino al 10 gennaio 2018 48 Strumenti di fondi propri ammissibili inclusi nel capitale di classe 2 consolidato (compresi gli interessi di minoranza e strumenti di capitale aggiuntivo di classe 1 non inclusi nella riga 5 o nella riga 34) emessi da filiazioni e detenuti da terzi 49 di cui: strumenti emessi da filiazioni soggetti a eliminazione progressiva 50 Rettifiche di valore su crediti 51 Capitale di classe 2 (T2) prima delle rettifiche regolamentari 39.530 116.182 Capitale di classe 2 (T2): rettifiche regolamentari 52 Strumenti propri di capitale di classe 2 detenuti dall'ente direttamente o indirettamente e prestiti subordinati (importo negativo) 53 Strumenti di capitale di classe 2 e prestiti subordinati di soggetti del settore finanziario detenuti dall'ente, quando tali soggetti detengono con l'ente una partecipazione incrociata reciproca concepita per aumentare artificialmente i fondi propri dell'ente (importo negativo) 54 Strumenti di capitale di classe 2 e prestiti subordinati di soggetti del settore finanziario detenuti direttamente o indirettamente, quando l'ente non ha un investimento significativo in tali soggetti (importo superiore alla soglia del 10% e al netto di posizioni corte ammissibili) (importo negativo) -7.906 54a di cui nuove partecipazioni non soggette alle disposizioni transitorie 54b di cui partecipazioni esistenti prima del 1 0 gennaio 2013 e soggette alle disposizioni transitorie 55 Strumenti di capitale di classe 2 e prestiti subordinati di soggetti del settore finanziario detenuti dall'ente direttamente o indirettamente, quando l'ente ha un investimento significativo in tali soggetti (al netto di posizioni corte ammissibili) (importo negativo) 56 Rettifiche regolamentari applicate al capitale di classe 2 in relazione agli importi soggetti a trattamento pre-CRR e trattamenti transitori, soggetti a eliminazione progressiva ai sensi del regolamento (UE) n. 575/2013 (ossia importi residui CRR) 56a Importi residui dedotti dal capitale di classe 2 in relazione alla deduzione dal capitale primario di classe 1 durante il periodo transitorio ai sensi dell'articolo 472 del rego-lamento (UE) n. 575/2013 -2.996 di cui: partecipazioni significative -5.136 di cui: profitti non realizzati su altre attività 2.140 Importi residui dedotti dal capitale di classe 2 in relazione alla deduzione dal capitale aggiuntivo di 56b classe 1 durante il periodo transitorio ai sensi dell'articolo 475 del rego-lamento (UE) n. 575/2013 Di cui voci da dettagliare linea per linea, ad es. partecipazioni incrociate reciproche in strumenti di capitale aggiuntivo di classe 1, investimenti non significativi detenuti direttamente nel capitale di altri soggetti del settore finanziario, ecc. 56c Importo da dedurre dal o da aggiungere al capitale di classe 2 in relazione ai filtri e alle deduzioni aggiuntivi previsti per il trattamento pre-CRR di cui: ... eventuale filtro per perdite non realizzate di cui: ... eventuale filtro per utili non realizzati di cui: ... 57 Totale delle rettifiche regolamentari al capitale di classe 2 (T2) -10.902 58 Capitale di classe 2 (T2) 105.280 59 Capitale totale (TC = T1 + T2) 60 Totale delle attività ponderate per il rischio 328.516 2.502.419 45 Coefficienti e riserve di capitale 61 Capitale primario di classe 1 (in percentuale dell'importo dell'esposizione al rischio) 62 Capitale di classe 1 (in percentuale dell'importo dell'esposizione al rischio) 63 Capitale totale (in percentuale dell'importo dell'esposizione al rischio) 64 Requisito della riserva di capitale specifica dell'ente (requisito relativo al capitale primario di classe 1 a norma dell'articolo 92, paragrafo 1, lettera a), requisiti della riserva di conservazione del capitale, della riserva di capitale anticiclica, della riserva di capitale a fronte del rischio sistemico, della riserva di capitale degli enti a rilevanza sistemica (riserva di capitale degli G-SII o O-SII), in 7,00% 65 di cui: requisito della riserva di conservazione del capitale 2,50% 66 di cui: requisito della riserva di capitale anticiclica 67 di cui: requisito della riserva a fronte del rischio sistemico 8,92% 8,92% 13,13% di cui: Riserva di capitale dei Global Systemically Important Institutions (G-SII - enti a rilevanza 67a sistemica a livello globale) o degli Other Systemicaly Important Institutions (O-SII - enti a rilevanza sistemica) 69 Capitale primario di classe 1 disponibile per le dell'esposizione al rischio) [non pertinente nella normativa UE] 70 [non pertinente nella normativa UE] 71 [non pertinente nella normativa UE] 68 riserve (in percentuale dell'importo 4,42% Coefficienti e riserve di capitale 72 Capitale di soggetti del settore finanziario detenuto direttamente o indirettamente, quando l'ente non ha un investimento significativo in tali soggetti (importo inferiore alla soglia del 10% e al netto di posizioni corte ammissibili) 4.854 73 Strumenti di capitale primario di classe 1 di soggetti del settore finanziario detenuti dall'ente direttamente o indirettamente, quando l'ente ha un investimento significativo in tali soggetti (importo inferiore alla soglia del 10% e al netto di posizioni corte ammissibili) 23.456 74 Campo vuoto nell'UE 75 Attività fiscali differite che derivano da differenze temporanee (importo inferiore alla soglia del 10%, al netto delle relative passività fiscali per le quali sono soddisfatte le condizioni di cui all'articolo 38, paragrafo 3) 1.314 Massimali applicabili per l'Inclusione di accantonamenti nel capitale di classe 2 76 77 Rettifiche di valore su crediti incluse nel capitale di classe 2 in relazione alle esposizioni soggette al metodo standardizzato (prima dell'applicazione del massimale) Massimale per l'inclusione di rettifiche di valore su crediti nel capitale di classe 2 nel quadro del metodo standar dizzato 78 Rettifiche di valore su crediti incluse nel capitale di classe 2 in relazione alle esposizioni soggette al metodo basato sui rating interni (prima dell'applicazione del massimale) 79 Massimale per l'inclusione di rettifiche di valore su crediti nel capitale di classe 2 nel quadro del metodo basato sui rating interni Strumenti di capitale sogge"1 a eliminazione progressiva (applicabile soltanto tra Il 1° gennaio 2013 e Il 1° gennaio 2022) Attuale massimale sugli strumenti di capitale primario di classe 1 soggetti a eliminazione 80 progressiva Importo escluso dal capitale primario di classe 1 in ragione del massimale (superamento del 81 massimale dopo i rimborsi e le scadenze) Attuale massimale sugli strumenti di capitale aggiuntivo di classe 1 soggetti a eliminazione 82 progressiva Importo escluso dal capitale aggiuntivo di classe 1 in ragione del massimale (superamento del 83 massimale dopo i rimborsi e le scadenze) 84 Attuale massimale sugli strumenti di capitale di classe 2 soggetti a eliminazione progressiva 85 Importo escluso dal capitale di classe 2 in ragione del massimale (superamento del massimale dopo i rimborsi e le scadenze) 46 39.530 Riconciliazione tra Patrimonio Netto contabile e Fondi Propri Situazione al 31/12/ 2014 262.317 Patrimonio netto contabile (Gruppo) 1.191 Azioni proprie Rettifica corrispondente al maggior utile a fine esercizio 2014 rispetto all’ultimo utile certificato al 30/09/2014. A. Capitale primario di classe 1 (Common Equity Tier 1 – CET1) prima dell’applicazione dei filtri prudenziali (1.333) 262.175 di cui strumenti di CET1 oggetto di disposizioni transitorie B. Filtri prudenziali del CET1 (+/-) (301) C. CET1 al lordo degli elementi da dedurre e degli effetti del regime transitorio (A +/B) 261.874 D. Elementi da dedurre dal CET1 (46.211) E. Regime transitorio – Impatto su CET1 (+/-) 7.573 F. Totale Capitale primario di classe 1 (Common Equity Tier 1 – CET1) (C – D +/-E) 223.236 G. Capitale aggiuntivo di classe 1 (Additional Tier 1 – AT1) al lordo degli elementi da dedurre e degli effetti del regime transitorio di cui strumenti di AT1 oggetto di disposizioni transitorie H. Elementi da dedurre dall’AT1 I. Regime transitorio – Impatto su AT1 (+/-) L. Totale Capitale aggiuntivo di classe 1 (Additional Tier 1 – AT1) (G - H +/- I) M. Capitale di classe 2 (Tier 2 –T2) al lordo degli elementi da dedurre e degli effetti del regime transitorio di cui strumenti di T2 oggetto di disposizioni transitorie 116.182 39.530 N. Elementi da dedurre dal T2 O. Regime transitorio – Impatto su T2 (+/-) (10.902) P. Totale Capitale di classe 2 (Tier 2 –T2) (M - N +/- O) 105.280 Q. Totale fondi propri (F + L + P) 328.516 1. Capitale primario di classe 1 (Common Equity Tier 1 – CET 1) Il capitale primario di classe 1 (F) risulta composto dal capitale versato, dai sovrapprezzi di emissione (entrambe queste componenti sono decurtate dell’ammontare dei valori riferiti alle azioni proprie detenute in portafoglio), le riserve di utili e la quota dell’utile destinata ad incrementare il valore delle riserve. I filtri prudenziali sono rappresentati dagli utili sulle passività valutate al valore equo dovuti al proprio merito di credito. Le detrazioni sono invece costituite da: valore dell’avviamento incluso nella valutazione degli investimenti significativi; valore delle attività immateriali, 47 eccedenza degli elementi da detrarre dal capitale aggiuntivo di classe 1 rispetto allo stesso capitale aggiuntivo di classe 1, investimenti significativi in strumenti di CET 1 di altri soggetti del settore finanziario. 2. Capitale aggiuntivo di classe 1 (Additional Tier 1 – AT1) Il Gruppo non presenta strumenti finanziari computabili nel capitale aggiuntivo di classe 1. 3. Capitale di classe 2 (Tier2 – T2) Il capitale di classe 2 è costituito da prestiti subordinati computabili integralmente per il 2014 oltre ad ulteriori prestiti subordinati computabili parzialmente sulla base delle disposizioni transitorie (grandfathering). Di seguito si riportano le principali caratteristiche delle passività subordinate che entrano nel calcolo dei fondi propri. Importo originario (in unità di euro) Caratteristiche delle passività subordinate computate integralmente Apporto ai fondi propri al 31/12/2014 (migliaia di euro) 25.000.000 Obbligazioni non convertibili emesse nel 2013 con scadenza 16/12/2020. Gli interessi sono determinati semestralmente ad un tasso fisso del 4,25%. 25.000 23.000.000 Obbligazioni convertibili emesse nel 2014 con scadenza 15/09/2019 (l’emittente ha facoltà di conversione in azioni Carismi trascorsi almeno 24 mesi). Gli interessi sono determinati semestralmente ad un tasso fisso del 5,25%. 21.652 30.000.000 Obbligazioni non convertibili emesse nel 2014 con scadenza 18/11/2021. Gli interessi sono determinati semestralmente ad un tasso fisso del 3,20%. 30.000 78.000.000 76.652 48 Importo originario (in unità di euro) Caratteristiche delle passività subordinate computate parzialmente in quanto oggetto di “grandfathering” Apporto ai fondi propri al 31/12/2014 (migliaia di euro) 10.000.000 Obbligazioni non convertibili emesse nel 2009 con scadenza 25/05/2017. Gli interessi sono determinati semestralmente ad un tasso fisso del 3,80%. 3.838 12.902.000 Obbligazioni non convertibili emesse nel 2010 con scadenza 31/03/2020. Gli interessi sono determinati semestralmente ad un tasso fisso del 3,80%. 10.322 4.050.000 Obbligazioni non convertibili emesse nel 2010 con scadenza 30/11/2023. Gli interessi sono determinati semestralmente ad un tasso fisso del 4,00%. 3.240 8.875.000 Obbligazioni non convertibili emesse nel 2010 con scadenza 20/09/2022. Gli interessi sono determinati semestralmente ad un tasso fisso del 3,75%. 7.100 14.633.000 Obbligazioni non convertibili emesse nel 2011 con scadenza 06/12/2017. Gli interessi sono determinati semestralmente ad un tasso fisso del 4,30%. 6.866 487.000 Obbligazioni non convertibili emesse nel 2011 con scadenza 24/04/2018. Gli interessi sono determinati semestralmente ad un tasso variabile ed indicizzati al parametro euribor sei mesi maggiorato di 200 basis points con prima rata interessi determinata in base al tasso fisso del 3,75%. 258 50.947.000 31.624 In merito ai titoli di debito emessi da Amministrazioni Centrali inclusi nel portafoglio delle attività finanziarie disponibili per la vendita, il trattamento adottato dalla Cassa a fini prudenziali è quello della piena neutralizzazione; l’impatto quantitativo si riflette sul calcolo dei fondi propri consolidati ai fini di vigilanza e in particolare al 31 dicembre 2014 si registra a livello consolidato una minusvalenza di 288 migliaia di euro per cui i fondi propri consolidati ne beneficiano per 230 migliaia di euro (calcolati in ragione dell’applicazione delle percentuali di computabilità previste dal regime transitorio). 49 Requisiti di Capitale Metodologia adottata dall’ente nella valutazione dell’adeguatezza del proprio capitale complessivo Il processo volto alla determinazione del capitale complessivo adeguato in termini attuali e prospettici a fronteggiare tutti i rischi rilevanti (ICAAP – Internal Capital Adequacy Assessment Process) del Gruppo Carismi è proporzionato alle caratteristiche, alle dimensioni ed alla complessità dell’attività svolta; tale processo è formalizzato – nel dettaglio delle fasi e sottofasi, attività e responsabilità delle strutture aziendali, flussi informativi e output finali – a livello di normativa interna recepita con delibera di approvazione del Consiglio di Amministrazione. La misurazione dei rischi rilevanti di Primo Pilastro avviene tramite metodologie di calcolo di tipo standardizzato (per il rischio di credito e di mercato) e di base (per i rischi operativi). Relativamente ai rischi di Secondo Pilastro, il Gruppo Carismi misura il rischio di tasso di interesse sul portafoglio bancario ed il rischio di concentrazione a fronte delle esposizioni verso controparti o gruppi di controparti connesse (c.d. “single name concentration”) utilizzando gli algoritmi semplificati proposti rispettivamente nell’Allegato C e B del Titolo III, Capitolo 1, Sezione III della Parte Prima della Circolare Banca d’Italia n. 285/13; per quanto concerne il rischio di concentrazione a fronte del rischio derivante da esposizioni verso controparti del medesimo settore economico (c.d. “concentrazione geo-settoriale”) il Gruppo utilizza l’algoritmo definito nell’ambito del “Laboratorio Rischio di concentrazione” in sede ABI. Per quanto riguarda il calcolo del capitale interno a fronte del rischio residuo viene utilizzata una metodologia judgemental che si basa sull’ipotesi di abbattimento di eleggibilità delle garanzie ipotecarie accettate dalla Banca. Relativamente al rischio di liquidità il Gruppo si è dotato di processi operativi e strumenti gestionali del rischio (Contingency Funding Plan, Sistema di Indicatori e Limiti e report di liquidità operativa e strutturale) tra cui limiti operativi interni e regolamentari. Per quanto attiene alla rilevazione e gestione dei rischi connessi con attività di rischio e conflitti di interesse nei confronti di Parti Correlate e Soggetti collegati, il Gruppo si è dotato di un organico insieme di norme che assicuri condizioni di correttezza nell'intero processo di realizzazione delle Operazioni con tali soggetti. Viene inoltre costantemente verificato il rispetto dei limiti prudenziali stabiliti dalla normativa di vigilanza (Circolare Banca d’Italia n. 263/2006 Titolo V – Capitolo 5). Per il rischio di investimento in partecipazioni il Gruppo si è dotato di un regolamento che disciplina il processo relativo all’acquisizione, la gestione, il monitoraggio e la dismissione delle stesse ed al controllo dei limiti partecipativi. Per il rischio di compliance il framework di gestione dello stesso si basa sull’applicazione della metodologia del Risk Assessment, che viene supportata dall’utilizzo di matrici di rischio (Compliance Risk Matrix). A decorrere dal 31.12.13 il Gruppo ha sviluppato un processo di misurazione e monitoraggio del rischio di eccessiva leva finanziaria conformemente all'articolo 429 del regolamento (UE) n. 575/2013 e della Direttiva 2013/36/UE, art. 87. 50 Infine per gli ulteriori rischi rilevanti difficilmente quantificabili (i.e., strategico e reputazionale), il Gruppo predispone presidi organizzativi e di controllo e si avvale di framework qualitativi per la loro valutazione in ottica judgemental. Per quanto riguarda la determinazione del capitale interno complessivo, il Gruppo Carismi utilizza un approccio building block, che consiste nel sommare ai requisiti regolamentari a fronte dei rischi di Primo Pilastro il capitale interno relativo agli altri rischi rilevanti di Secondo Pilastro (tasso di interesse, concentrazione e residuo). Con riferimento agli stress test, nel rispetto del principio di proporzionalità, il Gruppo effettua analisi di sensibilità, ovvero la valutazione dell’adeguatezza del capitale regolamentare a seguito della variazione dei singoli fattori di rischio. La valutazione dell’adeguatezza patrimoniale viene effettuata anche in chiave prospettica (sia ordinaria che in condizioni di stress) tenendo conto della prevedibile evoluzione dei rischi e dell’operatività. Gli Organi aziendali svolgono congiuntamente un ruolo di indirizzo, attuazione e controllo del complessivo Processo ICAAP, costituendone il fondamento e realizzandone l’impianto. Si riepilogano di seguito le principali responsabilità ai fini ICAAP in capo agli Organi di governo e controllo ed alle singole funzioni aziendali. Il Consiglio di Amministrazione, responsabile degli orientamenti strategici e delle linee guida per la gestione dei rischi, definisce e approva il processo per la determinazione del capitale complessivo adeguato in termini attuali e prospettici a fronteggiare tutti i rischi rilevanti avvalendosi anche del supporto del Comitato Controlli Interno. L’Amministratore Delegato è responsabile dell’attuazione degli orientamenti strategici e delle linee guida definiti dal Consiglio di Amministrazione, a cui riporta direttamente in proposito; in tale contesto dà attuazione al processo di determinazione del capitale interno complessivo, curando che lo stesso sia rispondente agli indirizzi strategici e alle politiche in materia di gestione dei rischi, che consideri tutti i rischi rilevanti, incorpori valutazioni prospettiche e utilizzi appropriate metodologie. Nello svolgimento delle attività di cui sopra, l’Amministratore Delegato si avvale, secondo le responsabilità individuate, del supporto tecnico ed operativo delle funzioni aziendali. Il Collegio Sindacale, nell’ambito del proprio ruolo istituzionale, vigila sull’adeguatezza e sulla rispondenza del Processo ICAAP e dell’intero sistema di gestione e controllo dei rischi ai requisiti stabiliti dalla normativa. L’Organo di controllo riceve ed analizza le politiche, generali e specifiche, definite e approvate dal Consiglio di Amministrazione per la gestione dei rischi proponendone l’eventuale modifica o aggiornamento. Indicatori di liquidità e Leverage Ratio Con riferimento al Liquidity Coverage Ratio da marzo 2014 è iniziato il periodo di osservazione mensile da parte dell’Autorità di Vigilanza che precede la sua introduzione ufficiale a partire da ottobre 2015. Anche per quanto riguarda il Net Stable Funding Ratio il 31 di marzo 2014 è iniziato il periodo di osservazione trimestrale. L’introduzione di questo indicatore e del minimo ad esso associato avverrà a partire dal 1° gennaio 2018. L’indice di leva finanziaria, Leverage Ratio, è determinato rapportando al capitale di classe 1 le attività in essere alla fine di ciascun trimestre, non ponderate per il loro grado di rischio. L’indicatore diverrà vincolante nel 2018 mentre la fase transitoria di osservazione durerà dal 2014 fino al 31 dicembre 2017. Tuttavia con riferimento alle situazioni successive al 1° gennaio 2015, occorrerà fornire l’informativa di leva finanziaria nell’ambito dell’Informativa al pubblico – Pillar3. 51 Requisiti minimi dei fondi propri Per l’esercizio 2014 sono previsti i seguenti requisiti di fondi propri: un coefficiente di capitale primario di classe 1 almeno pari al 4,5% dell’esposizione complessiva al rischio del Gruppo; un coefficiente di capitale di classe 1 almeno pari al 5,5% dell’esposizione complessiva al rischio del Gruppo; dal 2015 la soglia salirà al 6%; un coefficiente di capitale totale almeno pari all’8% dell’esposizione complessiva al rischio del Gruppo. Sono previste inoltre riserve aggiuntive di capitale primario di classe 1. In particolare la nuova disciplina prevede che le banche debbano detenere – già a partire dal 2014 - la riserva di conservazione del capitale (capital conservation buffer). Tale riserva è volta a preservare il livello minimo di capitale regolamentare in momenti di mercato avversi attraverso l’accantonamento di risorse patrimoniali di elevata qualità in periodi non caratterizzati da tensioni di mercato. Essa è obbligatoria ed è pari al 2,5% dell’esposizione complessiva al rischio della Banca. Considerando anche la riserva di conservazione di capitale: il requisito patrimoniale di Core Tier 1 risulta pari al 7%; il requisito patrimoniale di Tier 1 risulta pari all’8% (dal 2015 la soglia salirà all’8,5%); il requisito patrimoniale minimo di capitale totale sale al 10,5% . Requisiti patrimoniali e coefficienti di vigilanza del Gruppo Il requisito minimo patrimoniale regolamentare è pari alla somma dei requisiti patrimoniali prescritti a fronte dei rischi di credito, controparte, mercato e operativo. Nel seguito trovano rappresentazione i requisiti patrimoniali ed i coefficienti di vigilanza del Gruppo Carismi alla data del 31 dicembre 2014. 52 Informazioni al 31/12/2014 Requisiti B. REQUISITI PATRIMONIALI DI VIGILANZA B.1 Rischio di credito e di controparte 180.976 B.2 Rischio di aggiustamento della valutazione del credito 2.383 B.3 Rischio di regolamento B.4 Rischi di mercato 1.037 1. Metodologia standard 1.037 2. Modelli interni 3. Rischio di concentrazione B.5 Rischio operativo 15.797 1. Metodo base 15.797 2. Metodo standardizzato 3. Metodo avanzato B.6 Altri elementi del calcolo B.7 Totale requisiti prudenziali 200.193 C. ATTIVITÀ DI RISCHIO E COEFFICIENTI DI VIGILANZA C.2 Capitale primario di classe 1 /Attività di rischio ponderate (CET1 capital ratio) 8,92 C.3 Capitale di classe 1 /Attività di rischio ponderate (Tier 1 capital ratio) 8,92 C.4 Totale fondi propri/Attività di rischio ponderate (Total capital ratio) 13,13 Requisito patrimoniale per il Rischio di Credito e di Controparte (Metodo Standard) Il Gruppo calcola le esposizioni ponderate per il rischio di credito con il metodo standardizzato. Si riporta di seguito il requisito patrimoniale relativo a ciascuna delle classi regolamentari di attività. Requisito Patrimoniale 31/12/2014 Portafoglio regolamentare Amministrazioni centrali e banche centrali Amministrazioni regionali e autorità locali Organismi del settore pubblico Intermediari vigilati Imprese Esposizioni al dettaglio Esposizioni Garantite da immobili Esposizioni scadute Esposizioni ad alto rischio Esposizioni verso OICR Esposizioni in strum.di capitale Altre esposizioni 3.200.397 165.530 8.413 6.814.709 79.737.693 16.376.030 20.261.826 41.026.189 577.011 1.920.895 3.957.802 6.929.943 Totale rischio di credito e di controparte 180.976.437 53 Requisito patrimoniale per il Rischio di Mercato (Metodo Standard) Si riportano di seguito i requisiti patrimoniali a fronte dei rischi di mercato calcolati sulle attività appartenenti al portafoglio di negoziazione ai fini di vigilanza. Portafoglio regolamentare Requisito Patrimoniale 31/12/2014 Rischio di posizione su strumenti di debito Rischio di posizione su strumenti di capitale Rischio di cambio Rischio di posizione su merci Totale rischi di mercato 676.521 360.695 0 0 1.037.216 54 Esposizione al rischio di controparte Metodologia e politiche Il rischio controparte è una fattispecie del rischio di credito, relativo a perdite derivanti dal fatto che la controparte di una transazione, avente ad oggetto determinati strumenti finanziari, risulti inadempiente prima del regolamento della stessa ed è correlato a quegli strumenti finanziari che presentano un valore positivo al momento dell’insolvenza della controparte. Gli strumenti finanziari che determinano tale rischio presentano le seguenti caratteristiche: generano una esposizione pari al loro fair value positivo; hanno un valore di mercato che evolve nel tempo in funzione delle variabili di mercato sottostanti; generano uno scambio di pagamenti oppure lo scambio di strumenti finanziari o merci contro pagamenti. Il trattamento prudenziale del Rischio di Controparte si applica alle seguenti tipologie di strumenti finanziari: strumenti derivati finanziari e creditizi negoziati fuori borsa (OTC – Over The Counter); operazioni SFT (Securities Financing Transactions) quali: pronti contro termine attivi e passivi su titoli o merci, operazioni di concessione o assunzione di titoli o merci in prestito e finanziamenti con margine; operazioni con regolamento a lungo termine (LST - Long Settlement Transactions) quali: transazioni a termine nelle quali una controparte si impegna a consegnare (ricevere) un titolo, una merce o una valuta estera contro il ricevimento (consegna) di contante, altri strumenti finanziari o merci con regolamento a una data contrattuale definita, successiva rispetto a quella prevista dalla prassi di mercato per le transazioni della medesime specie. Il perimetro di misurazione del Rischio di Controparte fa riferimento alle posizioni detenute nel Portafoglio Bancario e nel Portafoglio di Negoziazione. Nella quantificazione dell’esposizione al rischio il Gruppo utilizza, ai fini regolamentari, la metodologia “del valore di mercato” per le esposizioni in strumenti derivati finanziari e creditizi negoziati fuori borsa (OTC) e le operazioni con regolamento a lungo termine (LST), che consiste nella determinazione dell’esposizione corrente e potenziale, utilizzando il valore di mercato come esposizione attuale dello strumento e l’impostazione regolamentare per rappresentare, in modo semplificato, l’esposizione creditizia potenziale futura. Con riferimento, invece, alle operazioni pronti contro termine attive e passive su titoli o merci e alle operazioni di concessione o assunzione di titoli o merci in prestito e finanziamenti con margini (operazioni SFT), il Gruppo adotta il metodo integrale con l’applicazione delle rettifiche standard di vigilanza per tener conto della relativa volatilità. Ai fini del calcolo del capitale interno la Cassa di Risparmio di San Miniato utilizza le stesse metodologie adottate ai fini regolamentari. Oltre alla misurazione degli assorbimenti patrimoniali, ai fini gestionali la Banca si è dotata di una normativa interna che disciplina la determinazione e l’utilizzo dei massimali operativi concessi alle controparti bancarie; suddetta normativa ha lo scopo di definire lo svolgimento dell’attività di concessione, utilizzo e controllo dell’esposizione al rischio controparte per l’attività 55 svolta nell’ambito finanziario dall’Istituto e per definire in maniera univoca la metodologia di determinazione degli utilizzi. Per la classificazione dei massimali operativi, le operazioni sono suddivise in due categorie: operazioni a rischio pieno con natura commerciale e con natura finanziaria; operazioni a rischio ridotto. La Banca è dotata di strumenti per la valutazione delle controparti bancarie e per il controllo del rispetto dei relativi massimali operativi per la cui assegnazione vengono utilizzate le valutazioni delle principali agenzie di rating. La facoltà di assegnare “massimali operativi” a controparti bancarie è di competenza del Consiglio di Amministrazione, salvo alcuni casi di delega all’Amministratore Delegato, specificatamente previsti. L’attribuzione (approvazione) dei massimali alle controparti bancarie viene effettuata previa valutazione del Servizio Concessione Crediti, che è la struttura deputata al controllo giornaliero. Per quanto riguarda l’operatività in swap, il rischio risulta attenuato in riferimento a quelle controparti con cui è stato sottoscritto un accordo di trasferimento di collaterale a garanzia (CSA – Credit Support Annex - contratto di diritto inglese che, insieme all’ISDA Master Agreement, costituisce il supporto giuridico per le transazioni in derivati OTC) nella forma di cash o titoli di stato. Qualunque controparte con la quale il Gruppo intenda sottoscrivere un CSA deve essere assegnataria, oltreché di massimale operativo a “rischio ridotto”, anche di massimale operativo a “rischio pieno”. A garanzia dell’operatività in derivati OTC è previsto periodicamente (in genere con cadenza settimanale) uno scambio di depositi tra le parti contraenti in linea con il valore corrente dei derivati, così come regolato dal CSA. Nel caso di operazioni pronti contro termine il rischio può essere attenuato con le controparti con le quali venga stipulato un accordo di trasferimento di collaterale a garanzia (GMRA – Global Master Repurchase Agreement), sotto forma di cash o titoli di stato. Anche in questo caso qualunque controparte con la quale il Gruppo intenda sottoscrivere un GMRA deve essere assegnataria, oltreché di massimale operativo a “rischio ridotto”, anche di massimale operativo a “rischio pieno”. Non sono previste politiche formalizzate rispetto alle esposizioni al rischio di correlazione sfavorevole (wrong-way risk), tuttavia si segnala che la posizione di portafoglio in titoli bancari è risultata su livelli minimi per l’intero esercizio 2014. Non avendo Cassa di Risparmio di San Miniato un rating assegnato, i propri contratti non prevedono l’analisi di impatto in caso di abbassamento della valutazione del proprio merito creditizio (downgrading). Esposizione al rischio di controparte Rischio di controparte: riepilogo Esposizione Operazioni SFT Derivati Operazioni con reg. LT Attività ponderate Requisiti Patrimoniali 264.298 1.320 106 15.225 3.151 252 194 106 9 56 Rischio di controparte: derivati Fair Value lordo positivo Compensazioni Fair Value netto compensato Esposizione Derivati al 31/12/2014 13.968 - 13.968 15.225 Derivati al 31/12/2013 13.792 - 13.792 15.666 Distribuzione del fair value positivo per tipo di sottostante Tassi di interesse Valute e oro Titoli di capitale Crediti Altro Totale Derivati al 31/12/2014 13.968 - - - - 13.968 Derivati al 31/12/2013 13.792 - - - - 13.792 Nel corso dell’esercizio 2014 il Gruppo non ha effettuato operazioni in derivati creditizi. 57 Rettifiche per il rischio di credito Definizione di crediti scaduti e deteriorati a fini contabili Le esposizioni deteriorate a fine esercizio 2014 del Gruppo Carismi sono suddivise, coerentemente con quanto previsto dalla normativa di vigilanza prudenziale, nelle seguenti categorie: esposizioni scadute (past due) – rappresentano le esposizioni che alla data di riferimento presentano crediti scaduti o sconfinanti da oltre 90 giorni. In tale categoria rientrano le posizioni per le quali la quota scaduta e/o sconfinata superi la soglia di rilevanza del 5% dell’esposizione stessa, in base alle regole presenti nelle istruzioni di vigilanza che disciplinano in dettaglio le modalità tecniche del calcolo; posizioni incagliate - rappresentano le esposizioni relative a soggetti che si trovano in una situazione di temporanea difficoltà, ma che si prevede possa essere superata in un congruo periodo di tempo; posizioni ristrutturate - riguardano le esposizioni nei confronti di controparti alle quali è stata consentita la modifica delle originali condizioni contrattuali (riscadenzamento dei termini, riduzione del debito e/o degli interessi) che dia luogo ad una perdita; posizioni a sofferenza: rappresentano le esposizioni relative a crediti verso clienti che versano in uno stato di insolvenza, anche non accertato giudizialmente, per i quali si procede con azioni mirate al recupero, totale o parziale, del debito (in linea capitale ed in linea interessi). Le disposizioni dell’European Banking Authority (EBA) in merito ai criteri di identificazione di non-performing exposures (NPEs) e forbearance Relativamente alle nuove definizioni di non-performing exposures (NPEs) e forbearance, contenute negli Implementing Technical Standards (ITS) pubblicati dall’EBA il 21.10.2013, si evidenzia che in data 9 gennaio 2015 la Commissione Europea ha approvato definitivamente la nuova normativa proposta dall’EBA. A seguito di tale provvedimento la Banca d’Italia, ha emanato un aggiornamento del proprio corpo normativo che prevede la modifica dell’attuale suddivisione in classi di rischio delle attività finanziarie deteriorate, allo scopo di allinearla alle nuove nozioni comunitarie. Le nuove disposizioni della Banca d’Italia decorrono dal 1° gennaio 2015 e prevedono, in estrema sintesi, la ripartizione delle attività finanziarie deteriorate in tre categorie: “sofferenze”, “inadempienze probabili” ed “esposizioni scadute e/o sconfinanti deteriorate”. Viene inoltre istituita la nuova categoria delle “esposizioni oggetto di concessioni – forbearance”, riferita alle esposizioni oggetto di rinegoziazione per difficoltà finanziaria del cliente che, di fatto, costituisce un sotto insieme sia dei crediti deteriorati che di quelli in bonis, in relazione allo stato di rischio dell’esposizione al momento della rinegoziazione. L’applicazione della nuova normativa decorre dal 1° gennaio 2015, pertanto la presente informativa e il Bilancio al 31 dicembre 2014 sono stati redatti utilizzando le definizioni preesistenti all’epoca vigenti. Descrizione delle metodologie utilizzate per determinare le rettifiche di valore Almeno ad ogni data di bilancio i crediti sono valutati (impairment test) per verificare l’esistenza di eventuali riduzioni di valore a seguito di eventi successivi alla rilevazione iniziale e dipendenti dal deterioramento della solvibilità dei debitori. Rientrano in tale ambito i crediti deteriorati ai quali è stato attribuito lo status di sofferenza, incaglio, ristrutturato o di crediti scaduti. 58 Le perdite per riduzione di valore vengono contabilizzate se vi è evidenza oggettiva di una riduzione dei flussi di cassa futuri, rispetto a quelli originariamente stimati, a seguito di uno o più specifici eventi che si sono verificati dopo la rilevazione iniziale. La riduzione di valore può anche essere causata non da un singolo evento separato ma dall’effetto combinato di diversi eventi. L’obiettiva evidenza che un’attività finanziaria o un gruppo di attività finanziarie ha subìto una riduzione di valore include dati rilevabili che giungono all’attenzione in merito ai seguenti eventi: a) significative difficoltà finanziarie dell’emittente o del debitore; b) violazione del contratto, per esempio un inadempimento o un mancato pagamento degli interessi o del capitale; c) concessione al beneficiario di un’agevolazione che il Gruppo ha preso in considerazione prevalentemente per ragioni economiche o legali relative alla difficoltà finanziaria dello stesso e che altrimenti non avrebbe concesso; d) ragionevole probabilità che il beneficiario dichiari il fallimento o altre procedure di ristrutturazione finanziaria; e) scomparsa di un mercato attivo di quell’attività finanziaria dovuta a difficoltà finanziarie. Tuttavia, la scomparsa di un mercato attivo dovuta al fatto che gli strumenti finanziari della società non sono più pubblicamente negoziati non è evidenza di una riduzione di valore; f) dati rilevabili che indichino l’esistenza di una diminuzione sensibile nei futuri flussi finanziari stimati per un gruppo di attività finanziarie sin dal momento della rilevazione iniziale di quelle attività, sebbene la diminuzione non può essere ancora identificata con le singole attività finanziarie nel gruppo, ivi inclusi: i cambiamenti sfavorevoli nello stato dei pagamenti dei beneficiari nel Gruppo oppure condizioni economiche locali o nazionali che sono correlate alle inadempienze relative alle attività all’interno del Gruppo. Con riferimento ai crediti verso clientela e verso banche, sono sottoposti a valutazione analitica i crediti ai quali è stato attribuito lo status di sofferenza, incaglio, ristrutturato secondo le definizioni della Banca d’Italia. L’ammontare della perdita è pari alla differenza tra il valore di bilancio del credito al momento della valutazione (costo ammortizzato) ed il valore attuale dei previsti flussi di cassa futuri, calcolato applicando il tasso di interesse effettivo originario. I flussi di cassa previsti tengono conto dei tempi di recupero attesi, del presumibile valore di realizzo delle eventuali garanzie nonché dei costi che si ritiene verranno sostenuti per il recupero dell’esposizione creditizia. La rettifica di valore è iscritta a conto economico. I crediti ad andamento regolare per i quali non sono state individuate singolarmente evidenze oggettive di perdita (di norma i crediti in bonis, e comunque i crediti “vivi” in generale i crediti scaduti sono sottoposti a valutazione collettiva. Questa valutazione avviene per categorie di crediti omogenee in termini di rischio di credito e viene effettuata utilizzando percentuali di perdita stimate tenendo conto di serie storiche, opportunamente rettificate per neutralizzare l’effetto di eventi non ordinari, fondate su elementi rilevabili alla data della valutazione, che consentano di stimare il valore della perdita latente insita in tale gruppo di crediti. Le rettifiche di valore determinate collettivamente sono imputate nella voce di conto economico 130 a) “Rettifiche/riprese di valore nette per deterioramento di crediti”. Di seguito si riporta con riferimento alle esposizioni della Banca sottoposte alla misurazione di un requisito di rischio di credito: - nella prima tabella i valori al netto delle compensazioni contabili ammesse con l’evidenza dell’ammontare delle RWA regolamentari; - nella seconda tabella le stesse grandezze evidenziate escludendo i benefici delle tecniche di attenuazione del rischio di credito. 59 Rischio di credito e CTP al 31/12/2014 Portafoglio originario controparte* Esposizioni verso amministrazioni centrali o banche centrali Esposizioni verso amministrazioni regionali o autorità locali Esposizioni verso organismi del settore pubblico Esposizioni verso enti Esposizioni verso imprese Esposizioni al dettaglio Esposizioni garantite da ipoteche su beni immobili - non residenziali Esposizioni garantite da ipoteche su beni immobili - residenziali Esposizioni in stato di default Esposizioni associate a un rischio particolarmente elevato Esposizioni sotto forma di quote o di azioni in organismi di investimento collettivi (OIC) Esposizioni in strumenti di capitale Altre esposizioni Totale Media di Pond EQUIVALENTE ante SF 756.601.379 5,29% 18.867.141 10,97% 490.289 20,00% 381.432.257 21,61% 1.077.394.862 94,22% 387.215.036 67,61% 168.476.664 49,45% 503.243.767 34,82% 424.727.399 121,21% 4.808.424 150,00% 24.011.191 100,00% 44.170.736 105,33% 160.007.113 40,28% 3.951.446.259 58,64% PONDERATO_ PONDERATO_ ANTE_SF FINALE 40.004.958 40.004.958 2.069.131 2.069.131 98.058 98.058 82.412.593 82.412.593 1.015.076.354 1.001.338.682 261.794.590 209.027.526 83.309.210 79.843.134 175.208.704 174.084.314 514.824.413 514.824.413 7.212.637 7.212.637 24.011.191 24.011.191 46.526.911 46.526.911 64.456.821 64.456.821 2.317.005.569 2.245.910.366 Rischio di credito e CTP in assenza di tecniche di CRM eleggibili al 31/12/2014 Media di Pond PONDERATO_ PONDERATO_ EQUIVALENTE ante SF ANTE_SF FINALE 756.601.379 5,29% 40.004.958 40.004.958 18.867.141 10,97% 2.069.131 2.069.131 490.289 20,00% 98.058 98.058 381.432.257 21,61% 82.412.593 82.412.593 1.313.769.522 98,21% 1.290.242.715 1.273.764.629 822.560.807 75,00% 616.920.635 554.573.131 Portafoglio originario controparte* Esposizioni verso amministrazioni centrali o banche centrali Esposizioni verso amministrazioni regionali o autorità locali Esposizioni verso organismi del settore pubblico Esposizioni verso enti Esposizioni verso imprese Esposizioni al dettaglio Esposizioni in stato di default Esposizioni associate a un rischio particolarmente elevato Esposizioni sotto forma di quote o di azioni in organismi di investimento collettivi (OIC) Esposizioni in strumenti di capitale Altre esposizioni Totale 424.727.399 4.808.424 24.011.191 44.170.736 160.007.113 3.951.446.259 135,13% 573.953.211 573.953.211 150,00% 7.212.637 7.212.637 100,00% 24.011.191 24.011.191 105,33% 46.526.911 46.526.911 40,28% 64.456.821 64.456.821 69,54% 2.747.908.859 2.669.083.269 * Portafoglio originario della controparte ante eventuali migrazioni, per effetto delle garanzie, di alcune controparti verso il portafoglio di segnalazione definitivo corrispondente al portafoglio del garante. Distribuzione delle attività finanziarie per portafogli di appartenenza e per qualità creditizia (valore di bilancio) 1. Attività finanziarie detenute per la negoziazione 2. Attività finanziarie disponibili per la vendita Totale Altre Deteriorate Altre attività Esposizioni scadute non deteriorate Altre imprese Esposizioni scadute deteriorate Esposizioni ristrutturate Portafogli/qualità Incagli Sofferenze Gruppo bancario 63.529 63.529 650.440 650.440 3. Attività finanziarie detenute sino alla scadenza 4. Crediti verso banche 5. Crediti verso clientela 183.248 168.640 33.454 37.196 329.270 108.056 108.056 1.782.774 2.534.582 6. Attività finanziarie valutate al fair value 7. Attività finanziarie in corso di dismissione 8. Derivati di copertura Totale 2014 183.248 168.640 33.454 37.196 329.270 2.604.799 3.356.607 Totale 2013 147.643 79.214 42.910 27.458 458.953 2.281.850 3.038.028 La tabella evidenzia le attività finanziarie per portafoglio contabile di appartenenza e per qualità creditizia. I valori riportati sono quelli utilizzati nell’informativa di bilancio e si riferiscono sia a posizioni del portafoglio bancario sia a posizioni del portafoglio di negoziazione di vigilanza. 60 Distribuzione territoriale delle esposizioni per cassa e “fuori bilancio” verso clientela (valore di bilancio) Rettifiche valore complessive Rettifiche valore complessive Rettifiche valore complessive Res to del mondo Esposizione netta As i a Esposizione netta Ameri ca Esposizione netta Rettifiche valore complessive Esposizione netta Al tri Pa es i europei Rettifiche valore complessive Es pos i zi oni /Aree geogra fi che Esposizione netta Ita l i a A. Esposizioni per cassa A.1 Sofferenze 183.247 111.937 A.2 Incagli 168.640 29.741 1 A.3 Esposizioni ristrutturate 33.454 7.934 A.4 Esposizioni scadute 37.196 1.765 A.5 Altre esposizioni 2.810.510 11.540 167 1.368 9 TOTALE 3.233.047 162.917 167 1.368 9 7 1 1 7 1 37 7 1 40 4 B. Esposizioni "fuori bilancio" B.1 Sofferenze B.2 Incagli B.3 Altre attività deteriorate 455 8 7.143 190 115 B.4 Altre esposizioni 129.414 80 200 TOTALE 137.127 278 200 TOTALE (A+B) 2014 3.370.174 163.195 367 1.368 TOTALE (A+B) 2013 3.437.260 131.852 72 1.509 36 36 9 La tabella evidenzia la distribuzione territoriale delle esposizioni per cassa e fuori bilancio verso clientela. I valori riportati sono quelli utilizzati nell’informativa di bilancio e si riferiscono sia a posizioni del portafoglio bancario sia a posizioni del portafoglio di negoziazione di vigilanza. 61 Distribuzione territoriale delle esposizioni per cassa e “fuori bilancio” verso banche (valore di bilancio) Rettifiche valore complessive Rettifiche valore complessive Res to del mondo Esposizione netta As i a Esposizione netta Rettifiche valore complessive Ameri ca Esposizione netta Rettifiche valore complessive Esposizione netta Al tri Pa es i europei Rettifiche valore complessive Es pos i zi oni /Aree geogra fi che Esposizione netta Ital i a A. Esposizioni per cassa A.1 Sofferenze A.2 Incagli A.3 Esposizioni ristrutturate A.4 Esposizioni scadute A.5 Altre esposizioni 88.478 17.081 2.395 66 36 TOTALE 88.478 17.081 2.395 66 36 23.688 5.060 B. Esposizioni "fuori bilancio" B.1 Sofferenze B.2 Incagli B.3 Altre attività deteriorate B.4 Altre esposizioni TOTALE 23.688 5.060 TOTALE (A+B) 2014 112.166 22.141 2.395 66 36 TOTALE (A+B) 2013 110.216 6.328 1.144 214 5 La tabella evidenzia la distribuzione territoriale delle esposizioni per cassa e fuori bilancio verso banche. I valori riportati sono quelli utilizzati nell’informativa di bilancio e si riferiscono sia a posizioni del portafoglio bancario sia a posizioni del portafoglio di negoziazione di vigilanza. 62 Distribuzione settoriale delle esposizioni creditizie per cassa e “fuori bilancio” verso clientela (valore di bilancio)8 Esposizione netta Rettifiche valore specifiche Rettifiche valore di portafoglio 152.604 93.616 X 30.529 18.086 X Esposizione netta X Rettifiche valore specifiche X Esposizione netta 242 Rettifiche valore specifiche 115 Esposizione netta X Rettifiche valore specifiche Rettifiche valore di portafoglio Al tri s oggetti Rettifiche valore specifiche Impres e non fi na nzi a ri e X Esposizione netta Rettifiche valore di portafoglio Soci età di a s s i cura zi one Rettifiche valore di portafoglio Soci età fi na nzi a ri e Rettifiche valore di portafoglio Al tri enti pubbl i ci Rettifiche valore di portafoglio Rettifiche valore specifiche Es pos i zi oni /Contropa rti Esposizione netta Governi A. Esposizioni per cassa A.1 Sofferenze A.2 Incagli X X 1.770 1.205 X X 135.843 24.809 X 31.026 3.727 X A.3 Esposizioni ristrutturate 1 X X 2.954 1.780 X X 28.428 6.085 X 2.072 69 X A.4 Esposizioni scadute X X 1.623 76 X X 32.484 1.544 X 3.089 145 X X 8.961 566.237 A.5 Altre esposizioni 700.002 1.278 TOTALE A 700.003 1.278 X 8 123.939 X 371 10.077 8 130.401 3.303 371 10.077 141 15 X 1.410.513 1.759.872 126.054 8.961 632.953 X 2.209 22.027 2.209 B. Esposizioni "fuori bilancio" B.1 Sofferenze X X B.2 Incagli X X B.3 Altre attività deteriorate X X B.4 Altre esposizioni 17.748 X 395 9 X 60 X 6.826 159 X 176 X X 113 X 2 1 1.049 1 724 1 1.190 15 1 724 TOTALE (A+B) 2014 700.003 19.026 9 131.591 3.318 372 10.801 TOTALE (A+B) 2013 832.085 16.390 6 2.511 175 20.334 54.607 X X X 17.748 TOTALE B X X X 1 91.676 1 99.010 X X 15 X X 70 18.453 70 18.691 15 7 1 1.858.882 126.222 9.031 651.644 22.042 2.216 1.854.719 100.672 8.042 660.746 18.613 1.837 168 X 7 La tabella evidenzia la distribuzione settoriale delle esposizioni per cassa e fuori bilancio verso clientela. I valori riportati sono quelli utilizzati nell’informativa di bilancio e si riferiscono sia a posizioni del portafoglio bancario sia a posizioni del portafoglio di negoziazione di vigilanza. In linea con le disposizioni vigenti in materia di bilancio (cfr. circolare Banca d’Italia n.262/2005 e successivi aggiornamenti) sono riportate le esposizioni nette e le rettifiche mentre le esposizioni lorde sono ricavabili dalla sommatoria delle due. 8 I campi segnati con il simbolo “X” si riferiscono a tipologie di rettifiche non applicabili alle voci in analisi. 63 Voci /Sca gl i oni tempora l i Attività per cassa a vi s ta 461.588 Da ol tre 1 gi orno a 7 gi orni 86.891 Da ol tre 7 gi orni a 15 gi orni Da ol tre 15 Da ol tre 1 gi orni a 1 mes e fi no a mes e 3 mes i 27.747 67.549 A.1 Ti tol i di Sta to Da ol tre 3 mes i fi no a 6 mes i 18.457 A.4 Fi na nzi a menti 443.131 86.891 42.513 5.000 400.618 Passività per cassa B.1 Depos i ti e conti correnti - Ba nche - Cl i entel a B.2 Ti tol i di debi to B.3 Al tre pa s s i vi tà Operazioni "fuori bilancio" 170.662 314.151 1.064.834 949.732 1.946 9.137 135.106 393.846 117.500 27.747 67.549 157.934 161.525 179.041 670.988 832.232 81.891 27.747 67.549 157.934 161.525 179.041 670.988 832.232 1.635.111 428.066 27.512 27.971 94.560 82.573 143.274 682.894 214.032 1.626.377 4.193 8.532 17.034 67.083 31.718 31.608 49.086 20 30.029 1.600.325 4.193 8.532 17.034 37.054 31.718 31.608 49.086 20 493 83 16.539 1.201 26.074 44.764 111.530 513.949 214.012 8.241 423.790 2.441 9.736 1.403 6.091 136 119.859 50.393 23.275 12.000 250 3.942 13.189 23.951 124.295 23.275 12.000 219 2.858 2.266 2.197 30 20.430 9.372 90 2.536 2.195 2.197 20 2.845 2.628 129 322 71 9.599 25 919 10.792 21.098 123.570 9.599 25 914 10.787 11.584 52.221 5 5 9.514 71.349 - Pos i zi oni l unghe - Pos i zi oni corte - Pos i zi oni l unghe - Pos i zi oni corte 109 10 C.3 Depos i ti e fi na nzi a menti da ri cevere - Pos i zi oni l unghe - Pos i zi oni corte 40.368 6 165 131 559 615 1 - Pos i zi oni l unghe 19.445 6 165 131 559 615 1 - Pos i zi oni corte 20.923 97 80 108 C.4 Impegni i rrevoca bi l i a eroga re fondi C.5 Ga ra nzi e fi na nzi a ri e ri l a s ci a te 39.061 39.061 39.061 26.052 C.1 Deri va ti fi na nzi a ri con s ca mbi o di ca pi ta l e C.2 Deri va ti fi na nzi a ri s enza s ca mbi o di ca pi ta l e Ol tre 5 a nni 4 A.3 Quote O.I.C.R. - Cl i entel a Da ol tre 1 a nno fi no a 5 a nni 159.880 A.2 Al tri ti tol i di debi to - Ba nche Da ol tre 6 mes i fi no a 1 a nno Durata indeterminata Distribuzione temporale per durata residua contrattuale delle attività e passività finanziarie (Eur) 426 C.6 Ga ra nzi e fi na nzi a ri e ri cevute C.7 Deri va ti credi ti zi con s ca mbi o di ca pi ta l e - Pos i zi oni l unghe - Pos i zi oni corte C.8 Deri va ti credi ti zi s enza s ca mbi o di ca pi ta l e - Pos i zi oni l unghe - Pos i zi oni corte 64 Voci /Sca gl i oni tempora l i Da ol tre 1 gi orno a 7 gi orni a vi s ta Da ol tre 7 gi orni a 15 gi orni Da ol tre 15 Da ol tre 1 gi orni a 1 mes e fi no a mes e 3 mes i Da ol tre 3 mes i fi no a 6 mes i Da ol tre 6 mes i fi no a 1 a nno 5.747 1.097 890 2.323 4.680 1.188 5.747 1.097 890 2.323 4.680 1.188 1.097 890 2.323 4.680 1.188 Operazioni "fuori bilancio" 6.408 4.587 46 2.783 2.191 2.185 C.1 Deri va ti fi na nzi a ri con s ca mbi o di ca pi ta l e 6.307 4.587 46 2.783 2.191 2.185 - Pos i zi oni l unghe 2.787 2.628 46 - Pos i zi oni corte 3.520 1.959 2.191 2.185 Attività per cassa A.1 Ti tol i di Sta to A.2 Al tri ti tol i di debi to A.3 Quote O.I.C.R. A.4 Fi na nzi a menti - Ba nche 2.562 - Cl i entel a 3.185 Passività per cassa 9.363 B.1 Depos i ti e conti correnti 9.362 - Ba nche - Cl i entel a 31 9.331 B.2 Ti tol i di debi to B.3 Al tre pa s s i vi tà 1 C.2 Deri va ti fi na nzi a ri s enza s ca mbi o di ca pi ta l e - Pos i zi oni l unghe - Pos i zi oni corte C.3 Depos i ti e fi na nzi a menti da ri cevere - Pos i zi oni l unghe - Pos i zi oni corte C.4 Impegni i rrevoca bi l i a eroga re fondi 101 - Pos i zi oni l unghe 51 - Pos i zi oni corte 50 247 2.536 C.5 Ga ra nzi e fi na nzi a ri e ri l a s ci a te C.6 Ga ra nzi e fi na nzi a ri e ri cevute C.7 Deri va ti credi ti zi con s ca mbi o di ca pi ta l e - Pos i zi oni l unghe - Pos i zi oni corte C.8 Deri va ti credi ti zi s enza s ca mbi o di ca pi ta l e - Pos i zi oni l unghe - Pos i zi oni corte 65 Da ol tre 1 a nno fi no a 5 a nni Ol tre 5 a nni Durata indeterminata Distribuzione temporale per durata residua contrattuale delle attività e passività finanziarie (USD) Voci /Sca gl i oni tempora l i Attività per cassa Da ol tre 1 gi orno a 7 gi orni a vi s ta Da ol tre 7 gi orni a 15 gi orni Da ol tre 15 Da ol tre 1 gi orni a 1 mes e fi no a mes e 3 mes i Da ol tre 3 mes i fi no a 6 mes i 1.541 253 277 270 4.376 1.541 253 277 270 4.376 253 277 270 4.376 A.1 Ti tol i di Sta to A.2 Al tri ti tol i di debi to A.3 Quote O.I.C.R. A.4 Fi na nzi a menti - Ba nche 1.411 - Cl i entel a 130 Passività per cassa 56 B.1 Depos i ti e conti correnti 56 - Ba nche - Cl i entel a 56 B.2 Ti tol i di debi to B.3 Al tre pa s s i vi tà Operazioni "fuori bilancio" 6.653 C.1 Deri va ti fi na nzi a ri con s ca mbi o di ca pi ta l e 6.653 - Pos i zi oni l unghe - Pos i zi oni corte 6.653 C.2 Deri va ti fi na nzi a ri s enza s ca mbi o di ca pi ta l e - Pos i zi oni l unghe - Pos i zi oni corte C.3 Depos i ti e fi na nzi a menti da ri cevere - Pos i zi oni l unghe - Pos i zi oni corte C.4 Impegni i rrevoca bi l i a eroga re fondi - Pos i zi oni l unghe - Pos i zi oni corte C.5 Ga ra nzi e fi na nzi a ri e ri l a s ci a te C.6 Ga ra nzi e fi na nzi a ri e ri cevute C.7 Deri va ti credi ti zi con s ca mbi o di ca pi ta l e - Pos i zi oni l unghe - Pos i zi oni corte C.8 Deri va ti credi ti zi s enza s ca mbi o di ca pi ta l e - Pos i zi oni l unghe - Pos i zi oni corte 66 Da ol tre 6 mes i fi no a 1 a nno Da ol tre 1 a nno fi no a 5 a nni Ol tre 5 a nni Durata indeterminata Distribuzione temporale per durata residua contrattuale delle attività e passività finanziarie (Franco svizzero) Voci/Scaglioni temporali Attività per cassa Da oltre 1 giorno a 7 giorni a vis ta Da oltre 7 giorni a 15 giorni Da oltre 1 mes e fino a 3 mes i Da oltre 15 giorni a 1 mes e 17.615 354 13 10 17.615 354 13 10 354 13 10 Da oltre 3 mes i fino a 6 mes i Da oltre 6 mes i fino a 1 anno Da oltre 1 anno fino a 5 anni Oltre 5 anni Durata indeterminata Distribuzione temporale per durata residua contrattuale delle attività e passività finanziarie (altre divise) A.1 Titoli di Stato A.2 Altri titoli di debito A.3 Quote O.I.C.R. A.4 Finanziamenti - Banche 17.503 - Clientela 112 Passività per cassa 582 B.1 Depos iti e conti correnti 573 - Banche - Clientela 573 B.2 Titoli di debito B.3 Altre pas s ività 9 Operazioni "fuori bilancio" 38.842 760 173 69 C.1 Derivati finanziari con s cambio di capitale 16.844 760 173 69 83 69 - Pos izioni lunghe - Pos izioni corte 21 16.823 760 90 C.2 Derivati finanziari s enza s cambio di capitale - Pos izioni lunghe - Pos izioni corte C.3 Depos iti e finanziamenti da ricevere - Pos izioni lunghe - Pos izioni corte C.4 Impegni irrevocabili a erogare fondi 21.998 - Pos izioni lunghe 10.999 - Pos izioni corte 10.999 C.5 Garanzie finanziarie rilas ciate C.6 Garanzie finanziarie ricevute C.7 Derivati creditizi con s cambio di capitale - Pos izioni lunghe - Pos izioni corte C.8 Derivati creditizi s enza s cambio di capitale - Pos izioni lunghe - Pos izioni corte Le tabelle evidenziano la distribuzione temporale per durata residua contrattuale delle attività e passività finanziarie. I valori riportati sono quelli utilizzati nell’informativa di bilancio e si riferiscono sia a posizioni del portafoglio bancario sia a posizioni del portafoglio di negoziazione di vigilanza. L’Informativa è distinta per le principali divise. Esposizioni per cassa verso banche: dinamica delle rettifiche di valore complessive La tabella non è stata compilata poiché nell’esercizio il Gruppo non presenta le fattispecie specificate. 67 Esposizioni creditizie per cassa verso clientela: dinamica delle rettifiche di valore complessive Causali/Categorie Sofferenze Esposizioni scadute deteriorate Esposizioni ristrutturate Incagli A. Rettifiche complessive iniziali - di cui: esposizioni cedute non cancellate 96.804 15.952 7.775 1.223 B. 32.345 20.469 2.437 1.718 27.436 19.359 2.088 1.585 4.849 804 327 4 60 306 22 129 17.205 6.680 2.278 1.176 853 1.550 96 Variazioni in aumento B.1 rettifiche di valore B.1 bis perdite da cessione B.2 trasferimenti da altre categorie di esposizioni deteriorate B.3 altre variazioni in aumento C. Variazioni in diminuzione C.1 riprese di valore da valutazione C. 2 riprese di valore da incasso 8.505 376 37 C. 2 bis utili da cessione C.3 cancellazioni 8.697 C.4 trasferimenti ad altre categorie di esposizioni deteriorate C.5 altre variazioni in diminuzione D. Rettifiche complessive finali - di cui: esposizioni cedute non cancellate 4.954 163 3 497 565 867 176 111.944 29.741 7.934 1.765 Le tabelle evidenziano la dinamica delle rettifiche e delle riprese di valore complessive relative alle esposizioni per cassa verso banche e verso clientela. I valori riportati sono quelli utilizzati nell’informativa di bilancio e si riferiscono sia a posizioni del portafoglio bancario sia a posizioni del portafoglio di negoziazione di vigilanza. Rettifiche di valore effettuate nell’anno 2014 a carico del conto economico RETTIFICHE DI VALORE NETTE SUI CREDITI 2014 a) Sofferenze Perdite registrate nel periodo di riferimento Rettifiche per valutazioni analitiche Rettifiche da attualizzazione Riprese per valutazioni analitiche / realizzo Riprese da attualizzazione -23.471.697,44 -3.864.794,56 -23.553.044,10 -5.814.799,69 902.135,86 8.858.805,05 b) Incagli Perdite registrate nel periodo di riferimento Rettifiche per valutazioni analitiche Rettifiche da attualizzazione -18.123.848,54 -757.776,43 -19.135.108,30 -2.303.736,83 Riprese da realizzo Riprese per valutazioni analitiche Riprese da attualizzazione 3.601,02 700.418,52 3.368.753,48 c) Esposizioni ristrutturate Rettifiche Riprese -1.692.453,35 -2.478.097,08 785.643,73 d) Altre esposizioni (Bonis) Rettifiche per valutazioni collettive -1.984.373,73 -1.984.373,73 e) Crediti di firma Rettifiche per valutazioni analitiche Riprese per valutazione (Banca Tercas - F.I.T.D.) -146.798,91 -192.219,86 45.420,95 TOTALE RETTIFICHE NETTE -45.419.171,97 68 Cancellazioni effettuate nel esercizio 2014 importi in euro Sofferenze Incagli Ristrutturati Cancellazioni 11.614.440,30 757.776,43 0 La tabella evidenzia le cancellazioni delle posizioni deteriorate effettuate nel periodo di riferimento. 69 Attivita non vincolate e vincolate Si riporta di seguito l’informativa relativa alle attività vincolate e non vincolate sulla base degli orientamenti e dello schema diffuso dall’ABE il 27 giugno 2014 in coerenza con le disposizioni della Parte otto Titolo II del Regolamento UE (CRR 575/2013). Informativa relativa alle attività vincolate Modello A-Attività 010 030 040 120 Valore contabile delle attività vincolate Valore equo delle attività vincolate Valore contabile delle attività non vincolate Valore equo delle attività non vincolate 010 040 060 090 41.333 41.828 Titoli di debito 341.698 341.698 358.308 358.308 Altre attività 526.299 Attività dell'ente segnalante Strumenti di capitale 322.821 Modello B-Garanzie reali ricevute Valore equo delle Valore equo delle garanzie reali garanzie reali ricevute o dei titoli vincolate ricevute di debito propri o dei titoli di emessi debito propri potenzialmente emessi vincolabili 010 130 150 160 230 240 040 Garanzie reali ricevute dall'ente segnalante Strumenti di capitale 71.369.542 Titoli di debito Altre garanzie reali ricevute Titoli di debito propri emessi diversi dalle obbligazioni garantite proprie o da ABS Modello C-Attività vincolate/garanzie reali ricevute e passività associate Passività corrispondenti, passività potenziali o titoli dati in prestito 010 Valore contabile delle passività finanziarie selezionate Attività, garanzie reali ricevute e titoli di debito propri emessi diversi dalle obbligazioni garantite e da ABS vincolati 010 030 193.383.978 63.681.109 Da non compilare in alcun caso La somma di 341.698 migliaia di euro si compone di titoli propri a cauzione per assegni circolari presso Banca d’Italia (3.174 migliaia di euro), di titoli propri a garanzia di anticipazioni (108.144 migliaia di euro), di titoli propri a garanzia di PCT passivi (193.752 migliaia), di titoli propri a garanzia di altre operazioni (28.996) nonché di un titolo proprio a cauzione per conto di terzi (7.632 migliaia di euro). In particolare, tra le attività iscritte in bilancio impegnate a fronte di operazioni di rifinanziamento presso la BCE garanzie, si trovano esclusivamente titoli di stato italiani (BTP), con scadenze tra il 2015 ed il 2018, appartenenti al comparto “available for sale” (sono stati conferiti titoli di Stato per nominali 100 milioni di euro, valorizzati dalla Banca Centrale circa 106,8 milioni di euro). La sottovoce “Altre attività” vincolate (526.299 migliaia di euro) comprende il valore al 31 dicembre 2014 dei finanziamenti ceduti alla società “Carismi Finance S.r.l.” nell’ambito di due operazioni di auto-cartolarizzazione poste in essere dalla Cassa ed in 70 particolare una avviata nel corso del 2011, riguardante mutui ipotecari residenziali, e una nel corso del 2014, concernente un portafoglio di crediti originati da finanziamenti chirografari ed ipotecari erogati a piccole e medie imprese (PMI). Tali finanziamenti, qualificabili come impegnati in quanto non rientranti nella piena disponibilità della Banca, non presentano i requisiti previsti dallo IAS 39 per la c.d. “derecognition”, e pertanto costituiscono parte integrante del portafoglio crediti della Banca. A fronte della cessione delle attività suddette, nell’ambito delle due operazioni strutturate entrambe nella forma di auto-cartolarizzazione, la società veicolo ha emesso titoli interamente sottoscritti dalla Banca cedente nell’ottica di utilizzo quale riserva di liquidità. In particolare i titoli dotati di rating sono stati utilizzati per operazioni di finanziamento dell'Eurosistema a condizioni di volta in volta parametrate al prezzo delle aste di repo BCE per i medesimi titoli. Il saldo dei PCT attivi (71.360 miglia di euro) riflette interamente operazioni di impiego di liquidità aziendale effettuate sul mercato interbancario dei pronti contro termine - mercato MTS Repo con controparte Cassa di Compensazione e Garanzia. Per quanto concerne invece i PCT passivi, 173,8 milioni di euro sui 193,4 totali sono riferiti a operazioni di raccolta effettuate sul mercato interbancario dei pronti contro termine (mercato MTS Repo) con controparte Cassa di Compensazione e Garanzia (al 31 dicembre 2013 tale fattispecie incideva per 163 milioni di euro circa). 71 Uso di tecniche di attenuazione del rischio di credito Il Gruppo Carismi non applica processi di compensazione delle esposizioni a rischio di credito con partite di segno opposto in ambito di bilancio o “fuori bilancio” per quanto concerne il portafoglio commerciale e non effettua operazioni di copertura mediante derivati su crediti. Il Gruppo adotta invece politiche di riduzione del rischio di controparte con controparti istituzionali, stipulando accordi di compensazione (netting agreement) e accordi di collateralizzazione (collateral agreement), sia per derivati sia per repo (repurchase agreement). L’erogazione del credito con acquisizione di garanzie reali è soggetta a normativa 9 e processi interni formalizzati per l’acquisizione e conservazione della documentazione, la valutazione del bene, il perfezionamento della garanzia ed il monitoraggio del valore nel tempo. L’eventuale realizzo forzoso della garanzia è curato dalle strutture organizzative interne deputate al recupero del credito. La presenza di garanzie reali non esime da una valutazione completa del rischio di credito, incentrata principalmente sulla capacità del prenditore di far fronte alle obbligazioni assunte indipendentemente dall’accessoria garanzia. Le tecniche di attenuazione del rischio utilizzate dal Gruppo sono quelle riconosciute dalla normativa di vigilanza e sono suddivise in due categorie generali: protezione del credito di tipo reale (funded), su immobili e su strumenti finanziari, e protezione del credito di tipo personale (unfunded). In particolare il Gruppo utilizza come strumenti di CRM: garanzie reali finanziarie aventi ad oggetto contante e assimilati (certificati di deposito e obbligazioni emesse dalla Banca), titoli di debito e capitale, quote di OICR, gestioni patrimoniali prestate attraverso contratti di pegno; ipoteche su immobili, che presentano le caratteristiche previste dalla normativa: residenziali e non residenziali (art. 208 del CRR); garanzie personali rappresentate da fideiussioni prestate da garanti ammessi. Con riferimento alle garanzie reali finanziarie, il Gruppo ha optato per l’utilizzo del metodo integrale. In tale approccio il valore dell’esposizione viene ridotto del valore della garanzia ai fini del calcolo del requisito, il valore dell’esposizione e quello della garanzia sono corretti per tener conto della volatilità dei prezzi di mercato ed a tal fine ad entrambe gli importi devono essere applicate adeguate “rettifiche per volatilità”. A meno che non si tratti di contante, il valore dell’esposizione corretto per la volatilità è maggiore di quello dell’esposizione originaria, viceversa per la garanzia. Alle esposizioni garantite da ipoteca su immobili residenziali e non, così come da garanzie personali, si applicano le regole previste dalla normativa di vigilanza vigente. Affinché siano eleggibili come strumento di mitigazione del rischio, le tecniche di CRM devono rispettare alcuni requisiti generali e specifici al momento della loro costituzione come strumento a protezione del credito; suddetti requisiti devono rimanere validi per tutta la durata del credito stesso. Riguardo le garanzie ipotecarie, sono previsti distinti processi e metodologie volte ad assicurare la corretta valutazione ed il monitoraggio del valore degli immobili acquisiti in garanzia. In particolare, la Banca, per la predisposizione delle perizie tecniche, da inoltrare a corredo delle domande di finanziamento garantite da ipoteca, si avvale di perizie effettuate da periti esterni ed indipendenti. 9 A tal riguardo il Gruppo si è dotato di un regolamento interno recante disposizioni in tema di Tecniche di CRM. 72 La Banca redige e mantiene aggiornato un documento riepilogante quelli che sono considerati i criteri estimativi di gradimento dell’azienda, da trasmettere ai singoli periti e/o alle società del gruppo che a loro volta si incaricano dell’espletamento delle perizie. Per un corretto presidio dei rischi, il valore degli immobili offerti in garanzia viene adeguatamente sorvegliato. A questo proposito, se l’immobile offerto in garanzia è un immobile residenziale, il suo valore dovrà essere verificato ogni tre anni, anche su base statistica, se invece si tratta di immobile non residenziale, il suo valore dovrà essere verificato ogni anno. Qualora le condizioni di mercato siano soggette a variazioni significative, la verifica del valore degli immobili di cui sopra dovrà essere effettuata più frequentemente. Al fine di garantire il rispetto di tutti i requisiti previsti dalla normativa e in particolare della verifica della sussistenza dei requisiti generali e specifici di eleggibilità sono posti in essere presidi dedicati da parte delle strutture competenti. È compito del Servizio Risk Management, in sede di ICAAP, verificare la rilevanza o meno del rischio residuo e procedere alla sua eventuale quantificazione. Nell’ambito degli strumenti finanziari oggetto di pegno, la Banca privilegia forme di garanzia non speculative e pertanto non emergono particolari forme di concentrazione. Per quanto attiene al rischio di credito, la principale concentrazione di garanzie reali è legata ai finanziamenti per mutui alla clientela Retail. In tale ambito, tuttavia, non è possibile parlare di concentrazione del rischio per il frazionamento dello stesso, implicito nella tipologia di clientela. Inoltre, come già accennato, sono in vigore disposizioni specifiche sui finanziamenti per mutui alla clientela Retail con importo superiore ai 3 milioni di euro, soglia oltre la quale il valore della garanzia viene mantenuto aggiornato con perizie periodiche del bene. Per le operazioni sotto la soglia di rilevanza viene effettuato l’aggiornamento del valore degli immobili attraverso la rilevazione dei valori medi del mercato mobiliare. Le informazioni sulle valutazioni sono fornite, con cadenza annuale, da operatori specializzati del settore (aggiornamenti straordinari possono essere effettuati nelle ipotesi in cui si verifichino variazioni significative nel brevissimo periodo). Nella tavola a seguire viene data rappresentazione dei valori delle esposizioni coperte da garanzie personali e reali. 1. Esposizioni creditizie per cassa garantite: 1.1 totalmente garantite - di cui deteriorate 1.2 parzialmente garantite - di cui deteriorate 2. Esposizioni creditizie "fuori bilancio" garantite: 2.1 totalmente garantite - di cui deteriorate 2.2 parzialmente garantite - di cui deteriorate Ga ra nzi e pers ona l i (2) Altri soggetti Banche Altri soggetti Banche Altri enti pubblici Governi e banche centrali Altre garanzie reali C L N Altri enti pubblici Credi ti di fi rma Al tri deri va ti Governi e banche centrali Deri va ti s u credi ti Titoli Immobili - leasing finanziario Ga ra nzi e rea l i (1) Immobili - ipoteche Valore esposizione netta Gruppo bancario - Esposizioni creditizie verso clientela garantite Totale (1)+(2) 1.763.682 2.931.822 138.732 5.300 5.114 328.116 3.409.084 1.670.299 2.920.994 121.745 3.493 5.088 298.017 3.349.337 325.242 584.458 13.770 1.192 3 55.881 655.304 93.383 10.828 16.987 1.807 26 30.099 59.747 19.904 4.840 3.498 5 3 7.641 15.987 51.110 23.789 10.592 2.113 18.892 55.386 37.403 20.919 7.952 1.954 15.856 46.681 4.346 7.042 358 14 1.019 8.433 13.707 2.870 2.640 159 3.036 8.705 3.067 2.430 9 73 2.439 Rischio operativo Con riferimento alla metodologia adottata per il calcolo del requisito in materia di fondi propri per il rischio operativo il Gruppo adotta il metodo Base (BIA – Basic Indicator Approach), che prevede l’applicazione di un coefficiente regolamentare pari al 15% alla media triennale dell’indicatore rilevante sulla base delle tre ultime osservazioni su base annuale effettuate a fine esercizio. Nello specifico la normativa di riferimento è quella prevista agli artt. 315 e 316 del CRR. Il Gruppo ha calcolato il proprio indicatore rilevante come la somma degli elementi rilevanti enumerati dalla tabella 1 dell’art. 316 del CRR. Dal punto di vista gestionale, dal 2011 il Gruppo Carismi si è dotato di una Policy di gestione del rischio operativo che prevede sia un processo di raccolta dei dati di perdita operativa (LDC Loss Data Collection) – con cadenza trimestrale - che un’attività di RSA (Risk Self Assessment) che mappa i rischi operativi su tutte le Business Unit aziendali. Nell’ambito del framework di gestione dei rischi operativi viene data rilevanza sia alla misurazione delle perdite operative registrate, in modo da comprenderne le cause e prevenirne ulteriori possibili effetti che possono derivare dall’operatività, che agli interventi sulle fonti potenziali di rischio e sul sistema dei controlli interni. Per fronteggiare entrambe le esigenze la metodologia prevede l’utilizzo di strumenti di analisi qualitativa e quantitativa. In particolare, l’analisi qualitativa consiste nell’applicazione di tecniche di valutazione del rischio, tese ad individuare i rischi potenziali, prima che si verifichino le perdite e nel mettere in luce le possibili cause per definire le opportune strategie di intervento. Dall’attività di RSA e LDC svolta nel 2014 emerge una sostanziale continuità rispetto all’esercizio precedente sia in termini di perdite operative registrate che in termini di percezione di rischiosità derivante dall’attività di Risk Self Assessment, i cui valori restano nel complesso su livelli bassi. 74 Esposizioni in strumenti di capitale non incluse nel portafoglio di negoziazione Esposizioni differenziate in funzione degli obiettivi perseguiti e tecniche di contabilizzazione Le esposizioni in strumenti di capitale incluse nel Portafoglio Bancario vengono classificate ai fini di Bilancio tra le partecipazioni e le attività finanziarie disponibili per la vendita. La voce di bilancio partecipazioni accoglie gli investimenti in titoli di capitale detenuti con finalità strategiche (partecipazioni di Gruppo controllate e società collegate) ad eccezione di quello in Cassa di risparmio di Volterra S.p.A. considerato un investimento finanziario. La voce di bilancio delle attività finanziarie disponibili per la vendita accoglie le altre partecipazioni istituzionali (partecipazioni in associazioni di categoria, enti ed istituzioni legate al territorio), quelle strumentali all’attività operativa della Banca e allo sviluppo dell’attività commerciale oltre che di investimento finanziario. Gli strumenti finanziari sono tendenzialmente detenuti in un’ottica di stabile investimento ad eccezione delle quote riconducibili agli investimenti meramente finanziari. La Banca detiene investimenti in strumenti di private equity per complessivi 6.340.000 di euro composti dal Fondo Rilancio e Sviluppo e Fondo Toscana Venture. Di seguito si riportano le metodologie di valutazione ed i criteri di contabilizzazione relativi alla due voci di bilancio, evidenziando come gli stessi risultano in perfetta continuità con quelli adottati nell’esercizio precedente. Partecipazioni Criteri di iscrizione La voce comprende le partecipazioni detenute in società controllate, collegate ed in quelle soggette a controllo congiunto; tali partecipazioni all’atto della rilevazione iniziale sono iscritte al costo di acquisto, integrato dei costi direttamente attribuibili. Criteri di classificazione Ai fini della classificazione in tale voce, sono considerate controllate le entità per le quali si detiene il potere di determinare le politiche finanziarie e gestionali al fine di ottenere benefici. Ciò avviene quando è detenuta, direttamente e/o indirettamente, più della metà dei diritti di voto ovvero in presenza di altre condizioni di controllo di fatto, quali ad esempio la nomina della maggioranza degli Amministratori. Sono considerate entità a controllo congiunto quelle per cui vi sono accordi contrattuali, parasociali o di altra natura per la gestione paritetica dell’attività e la nomina degli Amministratori. Le entità collegate sono quelle in cui si detiene il 20 per cento o una quota superiore dei diritti di voto e le società nelle quali – pur con una quota di diritti di voto inferiori – si ha il potere di partecipare alla determinazione delle politiche finanziarie e gestionali della partecipata in virtù di particolari legami giuridici quali la partecipazione a patti di sindacato. 75 Nell’ambito di tali classificazioni si prescinde dall’esistenza o meno di personalità giuridica e nel computo dei diritti di voto sono considerati anche i diritti di voto potenziali correntemente esercitabili. Criteri di valutazione Le partecipazioni sono valutate al costo. Ad ogni data di bilancio o situazione infrannuale viene accertata l’eventuale evidenza che la partecipazione abbia subito una riduzione di valore attraverso la predisposizione del test di impairment mediante l’analisi prospettica della situazione economica, patrimoniale e finanziaria della partecipata. Qualora emergano evidenze che il valore di una partecipazione possa aver subito una riduzione, si procede alla stima del valore recuperabile della partecipazione stessa, rappresentato dal maggiore tra il fair value al netto dei costi di vendita ed il valore d’uso. Quest’ultimo è il valore attuale dei flussi finanziari futuri che la partecipazione potrà generare, incluso il valore di dismissione finale dell’investimento. Se il valore recuperabile risulta inferiore al valore contabile la relativa differenza è rilevata a conto economico. Per le svalutazioni effettuate, qualora siano venuti meno i motivi che le hanno generate a seguito di un evento verificatosi successivamente alla rilevazione della riduzione di valore, vengono eseguite le riprese di valore con imputazione a conto economico. Criteri di cancellazione Le partecipazioni vengono cancellate quando scadono i diritti contrattuali sui flussi finanziari derivanti dalle attività stesse o quando la partecipazione viene ceduta trasferendo tutti i rischi e benefici ad essa connessi. Criteri di rilevazione delle componenti reddituali I dividendi riferiti alle società partecipate sono rilevati alla voce 70 “ Dividendi e proventi simili” mentre eventuali perdite e/o riprese di valore derivanti dall’applicazione dei procedimenti di verifica (impairment test) sono registrati alla voce “Utile/Perdite delle partecipazioni”. Le eventuali riprese di valore vengono imputate alla stessa voce. I proventi relativi a tali investimenti sono contabilizzati a conto economico, indipendentemente dal fatto che siano stati generati dalla partecipata anteriormente o successivamente alla data di acquisizione. Qualora il valore contabile della partecipazione nel bilancio individuale superi il valore contabile nel bilancio consolidato dell'attivo netto della medesima partecipazione, incluso il relativo avviamento, il Gruppo valuta se esiste un’indicazione che la partecipazione abbia subìto una riduzione di valore. Attività finanziarie disponibili per la vendita Criteri di iscrizione L’iscrizione iniziale dell’attività finanziaria avviene alla data di regolamento per i titoli di debito e di capitale ed alla data di erogazione in caso di crediti. All’atto della rilevazione iniziale le attività sono contabilizzate al loro fair value, che corrisponde normalmente al costo di acquisto, comprensivo dei costi e proventi di transazione direttamente attribuibili allo strumento stesso. Se l’iscrizione avviene a seguito di riclassificazione dalle attività detenute sino alla scadenza, il valore di iscrizione è rappresentato dal fair value al momento del trasferimento. Nel caso di titoli di debito l’eventuale differenza tra il valore iniziale e il valore di rimborso viene ripartita lungo la vita del titolo con il metodo del costo ammortizzato. 76 Criteri di classificazione Questa categoria residuale accoglie le attività finanziarie non derivate, che non sono classificate fra le attività finanziarie detenute per la negoziazione o attività finanziarie detenute sino alla scadenza, ovvero nel portafoglio crediti. Sono classificate in questa voce anche le interessenze azionarie non gestite con finalità di negoziazione e non qualificabili di controllo, collegamento e controllo congiunto e i titoli obbligazionari che non sono oggetto di attività di trading. Criteri di valutazione Successivamente alla rilevazione iniziale, le attività finanziarie disponibili per la vendita sono valutate al fair value, con la rilevazione a conto economico della quota interessi come risultante dall’applicazione del costo ammortizzato e con l’imputazione degli utili/perdite derivanti dalla variazione di fair value in una apposita riserva di patrimonio netto ad eccezione delle perdite per riduzione di valore. Per gli strumenti finanziari quotati in un mercato attivo, il fair value è pari alla quotazione di chiusura del mercato alla data di bilancio. Per gli strumenti finanziari negoziati in un mercato non attivo, il fair value viene determinato utilizzando metodi di stima e modelli valutativi generalmente accettati e che sono basati su dati rilevabili sul mercato, quali metodi basati sulla valutazione di strumenti quotati che presentano analoghe caratteristiche e attualizzazione di flussi di cassa attesi, tenendo conto dei diversi profili di rischio insiti negli strumenti stessi. I titoli di capitale per i quali non sia possibile determinare il fair value in maniera attendibile, sono mantenuti al costo, rettificato a fronte dell’accertamento di perdite per riduzione di valore. Il valore delle attività finanziarie disponibili per la vendita è inoltre sottoposto a test di verifica (impairment) qualora ricorrano obiettive evidenze di riduzione di valore dipendenti dal deterioramento della solvibilità degli emittenti e dagli altri indicatori previsti dallo IAS 39. L’ammontare della eventuale perdita viene determinato come differenza tra il valore contabile ed il fair value corrente. In particolare, per i titoli di capitale quotati in un mercato attivo, una riduzione del fair value al di sotto del costo superiore al 20% o prolungata per oltre 9 mesi è ritenuta una evidenza obiettiva di riduzione di valore alla quale, quindi, consegue la rilevazione di una rettifica di valore come nel seguito indicato. Per le partecipazioni non quotate il fair value è stimato sulla scorta delle metodologie di valutazione d’azienda più pertinenti in base al tipo di attività svolta da ciascuna partecipata; tali attività vengono mantenute al valore di libro se il loro fair value non può essere determinato in modo affidabile. I titoli disponibili per la vendita sono inoltre sottoposti a impairment test qualora ricorrano situazioni sintomatiche dell’esistenza di perdite di valore dipendenti dal deterioramento della solvibilità degli emittenti e dagli altri indicatori previsti dallo IAS 39. Le rettifiche di valore derivanti dal test di impairment vengono contabilizzate interamente nel conto economico, comprese quelle cumulate nella riserva di patrimonio netto direttamente attribuibile al singolo strumento finanziario oggetto di svalutazione. Le successive riprese di valore effettuate, qualora i motivi che hanno originato precedenti rettifiche di valore per impairment siano venuti meno a seguito di un evento verificatosi successivamente alla loro rilevazione, vengono contabilizzate in contropartita: - della riserva di patrimonio netto, per gli strumenti rappresentativi di capitale; - del conto economico, per gli strumenti di debito e per i crediti. 77 Criteri di cancellazione Le attività finanziarie vengono cancellate quando scadono i diritti contrattuali sui flussi finanziari derivanti dalle attività stesse o quando l’attività finanziaria viene ceduta trasferendo sostanzialmente tutti i rischi e benefici ad essa connessi. I titoli ricevuti nell’ambito di una operazione che contrattualmente prevede la successiva vendita e i titoli consegnati nell’ambito di una operazione che contrattualmente prevede il successivo riacquisto, non sono, rispettivamente, registrati o cancellati dal bilancio. Di conseguenza, nel caso di titoli acquistati con accordo di rivendita, l’importo pagato viene registrato in bilancio come credito verso clientela o banche, mentre, nel caso di titoli ceduti con accordo di riacquisto, la passività viene registrata nei debiti verso banche o verso clientela o tra le altre passività. Criteri di rilevazione delle componenti reddituali Gli interessi e i dividendi su titoli vengono iscritti rispettivamente nelle voci 10 “Interessi attivi e proventi assimilati” e 70 “Dividendi e proventi simili”; gli utili o le perdite realizzati con la vendita o il riacquisto sono rilevate nella voce 100 “Utili/perdite da cessione o riacquisto di attività finanziarie disponibili per la vendita”; le plusvalenze e le minusvalenze derivanti dalla valutazione al fair value dei titoli disponibili per la vendita vengono imputate al patrimonio netto nella voce “riserve da valutazione” e sono riversate al conto economico al momento della dismissione o in presenza di una perdita di valore rilevata in seguito al test di impairment nella voce 130 “Rettifiche/riprese di valore nette per deterioramento di attività disponibili per la vendita”. Qualora i motivi della perdita di valore siano rimossi a seguito di un evento verificatosi successivamente alla rilevazione della riduzione di valore, vengono effettuate riprese di valore. Tali riprese di valore sono imputate a conto economico nel caso di titoli di debito o di crediti alla voce 130 “Rettifiche/riprese di valore nette per deterioramento di attività disponibili per la vendita”, e vengono imputate a patrimonio netto nel caso di titoli di capitale nella voce “riserve da valutazione” e riversate al conto economico all’atto della cessione. I fondi propri di base o aggiuntivi (capitale di classe 1) Consolidati del Gruppo Cassa di Risparmio di San Miniato non includono al 31 dicembre 2014 profitti o perdite non realizzati o derivanti da rivalutazioni latenti. I profitti non realizzati su strumenti di capitale iscritti nel portafoglio di attività finanziarie disponibili per la vendita pari a 2,7 milioni di euro a fine esercizio 2014 risultano infatti interamente sterilizzati e quindi non conteggiati nel capitale di classe 1. 78 Esposizioni in Strumenti di Capitale - Portafoglio Bancario importi in migliaia di euro, dati relativi al bilancio consolidato Valore di bilancio Titoli disponibili per la vendita di cui quotati di cui non quotati Partecipazioni di cui quotati di cui non quotati Totale di cui quotati di cui non quotati 34.692 34.692 62.177 62.177 96.869 96.869 Fair value Esposizione 34.692 Utili / Perdite realizzati nel periodo da cessioni e liquidazioni 34.692 Plus / Minus sospese a P.N. -2 - 34.692 34.692 62.177 -2 14 - 34.692 34.692 62.177 96.869 96.869 14 12 12 2.702 2.702 2.702 2.702 Nella tabella sono evidenziate le esposizioni in strumenti di capitale del portafoglio bancario per portafoglio contabile di riferimento. 79 Esposizione al rischio di tasso di interesse su posizioni non incluse nel portafoglio di negoziazione Natura del rischio, ipotesi di fondo e frequenza della sua misurazione Il Gruppo assume come definizione generale del rischio di tasso di interesse quanto riportato nella Circolare n. 285, Parte Prima, Titolo III, Capitolo I, Allegato A : “rischio derivante da variazioni potenziali dei tassi di interesse” relativamente alle attività diverse dalla negoziazione. Nella comprensione del Gruppo, il rischio di tasso di interesse si riferisce quindi al potenziale impatto negativo determinato da variazioni inattese nei tassi sui profitti correnti e/o sul valore del patrimonio netto del Gruppo; tale rischio si manifesta sulle attività e passività comprese nel portafoglio bancario (banking book), escluse quindi le posizioni di trading. Il rischio di tasso di interesse sostenuto dal Gruppo relativamente al proprio portafoglio bancario deriva principalmente dall’attività caratteristica commerciale esercitata in qualità di intermediario impegnato nel processo di trasformazione delle scadenze, e nell’attività di investimento in titoli obbligazionari a sostegno del margine di interesse classificati contabilmente come disponibili per la vendita (AFS) o crediti (L&R). Il Gruppo utilizza la metodologia semplificata regolamentare illustrata dalla Circolare di Banca d’Italia n. 285/2013, Parte Prima, Titolo III, Capitolo 1, Sezione III, Allegato C. L’ammontare determinato viene considerato come capitale interno a fronte del rischio in oggetto. Inoltre il Gruppo svolge analisi gestionali di sensitività attraverso la simulazione degli effetti di spostamenti paralleli e non delle curve dei tassi. La struttura deputata al monitoraggio e controllo del rischio di tasso di interesse sul portafoglio bancario è rappresentata dalla Funzione di Controllo dei Rischi che a tal fine utilizza sia il framework contenuto nella normativa standard emanata dalla Banca d’Italia a fini ICAAP, sia un modello interno, in grado di quantificare l’esposizione della Banca al rischio di riduzione del valore economico del banking book in seguito a movimenti sfavorevoli della curva dei rendimenti per scadenza. La struttura deputata alla gestione del rischio di tasso di interesse è, invece, rappresentata dalla Direzione Finanza della Capogruppo, che svolge tale attività tramite la Tesoreria. L’attività di monitoraggio dell’esposizione al rischio di tasso di interesse sul portafoglio bancario mediante la metodologia semplificata indicata da Banca d’Italia è effettuata trimestralmente dal Servizio Risk Management, che analizza la rilevanza dell’esposizione della Banca al rischio di tasso sia nel caso di una variazione uniforme dei tassi di 200 punti base, sia di variazioni differenziate per scadenza che riflettano i movimenti estremi dei tassi osservati negli ultimi sei anni (alternativamente il 1° o il 99° percentile della distribuzione statistica delle variazioni su ciascuna scadenza). Al fine di monitorare il rischio di tasso – entro i limiti massimi di vigilanza consentiti - viene fissata inoltre una soglia di early warning – pari al 18% del totale dei fondi propri – monitorata a cura del Servizio Risk Management con cadenza trimestrale. Anche le analisi gestionali di sensitività sono effettuate con periodicità trimestrale. In caso di mancato rispetto delle soglie, una volta valutata l’effettiva rilevanza del fenomeno in relazione alle condizioni di mercato ed a quelle specifiche della banca, il Servizio Risk Management 80 predispone una adeguata informativa per i Vertici Aziendali, per la definizione di idonee misure correttive. Variazione del valore economico nell’ipotesi di shock dei tassi Esposizione al rischio di tasso del banking book - VISTA E REVOCA 31/12/2014 Totale Attivo da ponderare SHOCK - 200 B.P. (vincolo di non negatività) SHOCK + 200 B.P. Differenza tra Totale Passivo Fattore di Attivo e Passivo da ponderare Ponderazione da ponderare 2.048.554.845 454.709.595 1.593.845.250 - FINO AD UN MESE 180.213.943 751.701.930 -571.487.987 0,0800% 40 - DA OLTRE 1 MESE A 3 MESI Posizioni Nette Simulazione scenario Simulazione scenario parallelo 1° percentile - parallelo 99° percentile Variazione Tassi Variazione Tassi Fattore di Fattore di Posizioni Nette Ponderazione Ponderazione - - -457.190 -0,0008% Posizioni Nette Fattore di Ponderazione - 4.412 -0,0004% Posizioni Nette - 2.515 0,0339% -193.750 101.814.439 191.752.006 -89.937.567 0,3200% -287.800 -0,0127% 11.382 -0,0109% 9.785 0,1229% -110.515 50 - DA OLTRE 3 A 6 MESI 98.875.566 310.542.410 -211.666.844 0,7200% -1.524.001 -0,0625% 132.207 -0,0574% 121.554 0,2664% -563.880 60 - DA OLTRE 6 A 12 MESI 248.783.315 274.658.644 -25.875.329 1,4300% -370.017 -0,2354% 60.901 -0,2055% 53.182 0,6376% -164.976 70/80 - DA OLTRE 1 A 2 ANNI 136.584.435 461.491.663 -324.907.228 2,7700% -8.999.930 -0,2519% 818.279 -0,2390% 776.423 1,3846% -4.498.516 160 - DA OLTRE 2 A 3 ANNI 148.251.874 447.009.735 -298.757.861 4,4900% -13.414.228 -0,5144% 1.536.661 -0,4950% 1.478.851 2,1128% -6.312.276 170 - DA OLTRE 3 A 4 ANNI 234.550.778 407.195.215 -172.644.437 6,1400% -10.600.368 -0,8894% 1.535.463 -0,8594% 1.483.734 2,6694% -4.608.643 180 - DA OLTRE 4 A 5 ANNI 283.434.503 309.949.465 -26.514.962 7,7100% -2.044.304 -1,4049% 372.499 -1,3665% 362.318 2,9690% -787.220 310 - DA OLTRE 5 A 7 ANNI 223.269.462 115.631.277 107.638.185 10,1500% 10.925.276 -2,7427% -2.952.184 -3,6525% -3.931.452 3,0488% 3.281.687 330 - DA OLTRE 7 A 10 ANNI 53.748.302 118.884.129 -65.135.827 13,2600% -8.637.011 -5,5540% 3.617.612 -5,4761% 3.566.913 3,5166% -2.290.535 430 - DA OLTRE 10 A 15 ANNI 27.825.817 9.444.189 18.381.628 17,8400% 3.279.282 -10,6210% -1.952.321 -10,3867% -1.909.239 4,6755% 859.434 460 - DA OLTRE 15 A 20 ANNI 12.505.712 3.856.214 8.649.498 22,4300% 1.940.082 -15,4451% -1.335.927 -14,1267% -1.221.891 5,8337% 504.584 5.879.027 1.627.110 4.251.917 26,0300% 1.106.774 -19,2522% -818.587 -18,5887% -790.376 7,0130% 3.804.292.018 3.858.453.582 -54.161.564 490 - OLTRE 20 ANNI TOTALE POSIZIONI NETTE 298.189 -29.083.435 1.030.399 2.317 -14.586.418 14.586.418 VARIAZIONE VALORE ECONOMICO 29.083.435 -1.030.399 -2.317 VALORE ASSOLUTO POSIZIONI NETTE 29.083.435 1.030.399 2.317 14.586.418 TOTALE FONDI PROPRI (EX PATRIMONIO DI VIGILANZA) 328.515.975 328.515.975 328.515.975 328.515.975 INCIDENZA % RISCHIO DI TASSO 8,853% 0,314% 0,001% 4,440% FONTE: ELABORAZIONE MAC3 La sensitivity a fine 2014 presenta un profilo di esposizione a rischio per un ribasso dei tassi di interesse. Nell’ipotesi di uno shift di -200 bp delle curve dei tassi, la sensitivity totale del valore economico risulta pari a -1,0 mln di euro. Nell’ipotesi di uno shift di + 200 bp la sensitivity totale del valore economico risulta pari a +29,1 mln di euro. Variazione del margine nell’ipotesi di shock dei tassi La variazione dei profitti (Delta margine) viene calcolata a livello gestionale con l’applicativo ERMAS ed al 31/12/2014 è pari a: 1.089.987 euro per uno shock parallelo della curva dei tassi di + 100 bp; - 958.106 euro per uno shock parallelo della curva dei tassi di - 100 bp; 2.253.966 euro per uno shock parallelo della curva dei tassi di + 200 bp; - 958.105 euro per uno shock parallelo della curva dei tassi di - 200 bp. Si evidenzia come la misura di sensitivity al margine esprima solo l’effetto delle variazioni dei tassi sulle poste oggetto di analisi. Sono pertanto escluse ipotesi relative alle future dinamiche delle attività e passività e quindi non può considerarsi un indicatore previsionale sul livello del margine d’interesse. Il rischio di tasso per le posizioni in valuta diversa dall’euro risulta per il Gruppo irrilevante. Per ulteriori informazioni si consiglia di visionare la Nota integrativa consolidata - Parte E – Informazioni sui rischi e sulle relative politiche di copertura – 81 Politica di remunerazione Per le informazioni relative alla politica di remunerazione del Gruppo Carismi si rimanda alla Relazione sulla Remunerazione pubblicata sul sito internet al seguente indirizzo http://www.carismi.it/opencms/azionisti/assemblea_azionisti.html. 82 Glossario Viene nel seguito riportata la definizione di alcuni termini tecnici utilizzati nel presente documento di informativa al pubblico. AFS (Available for sale): categoria contabile IAS utilizzata per classificare le attività disponibili per la vendita. Banking book (Portafoglio Bancario di Vigilanza) Il complesso delle posizioni diverse da quelle ricomprese nel portafoglio di negoziazione di Vigilanza; segue pertanto una definizione residuale, sebbene a tale portafoglio facciano riferimento la maggior parte delle esposizioni di una banca commerciale; tendenzialmente a tale portafoglio si applicano le regole per la determinazione dei Requisiti Patrimoniali sul rischio di credito. Basilea 1 La normativa relativa all’applicazione dell’Accordo Minimo sul Capitale emanata da Comitato di Basilea del 1998. Basilea 2 La normativa relativa all’applicazione del Nuovo Accordo sul Capitale emanato dal Comitato di Basilea nel 2006. Basilea 3 Normativa che il Comitato di Basilea ha predisposto a partire dal 2010 per rafforzare la regolamentazione in materia di patrimonio e liquidità ed accrescere così la resilienza del settore bancario. Le riforme sono finalizzate a potenziare la capacità del sistema bancario di assorbire gli shock derivanti da tensioni finanziarie ed economiche, indipendentemente dalla loro origine, riducendo in tal modo il rischio di contagio dal settore finanziario all’economia reale. Disciplinato in ambito Comunitario dal “CRR”, Regolamento (UE) n.575/2013 e dalla “CRD IV”, Direttiva 2013/36/UE. BP (basis point) Un centesimo di punto percentuale, ovvero 1bp = 0,01% = 0,0001. Capitale aggiuntivo di classe 1 Il capitale aggiuntivo di classe 1, detto anche additional tier 1, è costituito dagli strumenti di capitale diversi dalle azioni ordinarie che rispettano tutti i requisiti fissati dalla normativa. Capitale di classe 1 Il capitale di classe 1, detto anche tier 1, è pari alla somma del capitale primario di classe 1 e del capitale aggiuntivo di classe 1. Capitale di classe 2 Il capitale di classe 2, detto anche tier 2, comprende gli strumenti di capitale e prestiti subordinati che soddisfano i requisiti fissati dalla normativa, i relativi sovrapprezzi di emissione, e gli altri elementi che costituiscono patrimonio di qualità secondaria. Capitale primario di classe 1 Il capitale primario di classe 1, detto anche common equity tier 1, comprende il capitale versato, gli strumenti di capitale che rispettano i requisiti fissati dalla normativa, i relativi sovrapprezzi di emissione, le riserve di utili, al netto delle azioni proprie in portafoglio, dell’avviamento, delle altre attività immateriali. 83 Coefficienti prudenziali Indicatori regolamentari di Vigilanza che rapportano tipologie differenziate di Patrimonio alle Attività ponderate per il rischio (RWA). Common equity tier 1 ratio (CET1) Rapporto tra il capitale primario di classe 1 (common equity tier 1) ed il totale delle attività a rischio ponderate. Corporate Fascia di clientela corrispondente alle imprese di medie e grandi dimensioni. Credito scaduto Le “esposizioni scadute” corrispondono alle esposizioni deteriorate scadute e/o sconfinanti in via continuativa da oltre 90 giorni. CRD IV - Capital Requirements Directive ovvero la Direttiva 2013/36/UE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 26 giugno 2013 che definisce le regole in materia di autorizzazione all’esercizio dell’attività bancaria, libera prestazione dei servizi, cooperazione tra le Autorità di vigilanza, secondo pilastro, ambito di applicazione dei requisiti, metodologie per la determinazione dei buffer di capitale, disciplina delle sanzioni amministrative, regole sulla governance e sulle remunerazioni del personale. CRM Tecniche di attenuazione del rischio di credito (Credit Risk Mitigation), tipicamente garanzie reali o personali. CRR - Capital Requirements Regulation ovvero Regolamento (UE) N. 575/2013 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 26 giugno 2013 che definisce le norme per il calcolo dei requisiti prudenziali che saranno direttamente applicabili alle banche e alle imprese di investimento nonché le regole per il monitoraggio dei requisiti a fronte del rischio di liquidità e del leverage ratio. Default Condizione di dichiarata impossibilità ad onorare i propri debiti e/o il pagamento dei relativi interessi. Derivati OTC (Over the Counter) Strumenti derivati finanziari e creditizi negoziati fuori borsa (es. swap, forward rate agreement). EAD – Exposure At Default Stima del valore futuro di un’esposizione al momento del default del debitore. Le banche che soddisfano i requisiti per l’adozione dell’approccio IRB Advanced sono legittimate a stimare l’EAD, mentre per e altre è necessario ricorrere alle stime regolamentari. ECAI - (External Credit Assessment Institution) Agenzia esterna per la valutazione del merito di credito (Agenzie di Rating). Expected loss Ammontare delle perdite su crediti che sono attese nell’orizzonte temporale di un anno. Dato un portafoglio di crediti, la expected loss (perdita attesa) rappresenta il valore medio della distribuzione delle perdite. Fair value Corrispettivo al quale un’attività potrebbe essere scambiata o una passività estinta, in una libera transazione tra parti consapevoli ed indipendenti. 84 Filtri prudenziali Nell’ambito delle modalità di calcolo dei fondi propri si identificano come filtri prudenziali quelle modifiche apportate alle voci di bilancio allo scopo di salvaguardare la qualità del patrimonio di vigilanza stesso e di ridurne la potenziale volatilità indotta dall’applicazione dei principi contabili internazionali “IAS/IFRS”. Fondi propri Il totale dei fondi propri è l’insieme degli elementi patrimoniali per la copertura dei rischi e delle perdite aziendali. Esso è costituito dalla somma del capitale di classe 1 e del capitale di classe 2. Grandfathering Clausola di salvaguardia dell’adeguatezza patrimoniale. Essa si attua in una situazione in cui una vecchia regola continua ad applicarsi ad alcune situazioni esistenti, mentre una nuova regola si applica a tutte le situazioni future. Held for Trading (HFT) Categoria contabile IAS utilizzata per classificare le attività e passività di negoziazione. IAS/IFRS I principi IAS/IFRS (International Accounting Standards) sono principi contabili internazionali emanati dall’International Accounting Standards Board (IASB). I principi emanati successivamente al luglio 2002 sono denominati IFRS (International Financial Reporting Standards). ICAAP E’ la disciplina del “Secondo Pilastro” della normativa di Basilea; richiede alle banche di dotarsi di processi e strumenti per determinare il livello di capitale interno adeguato a fronteggiare ogni tipologia di rischio, anche diversi da quelli presidiati dal requisito patrimoniale complessivo (“Primo Pilastro”), nell’ambito di una valutazione dell’esposizione, attuale e prospettica, che tenga conto delle strategie e dell’evoluzione del contesto di riferimento. IRB (Internal Rating Based) Approccio dei rating interni per il calcolo dei requisiti patrimoniali a fronte del Rischio di Credito, che si distingue nei metodi base e avanzato. Nel metodo avanzato tutti le stime degli input (PD, LGD, EAD) per la valutazione del rischio di credito avvengono internamente. Nel metodo base (FIRB) solo la PD è invece stimata dalla Banca. LCR (Liquidity Coverage Ratio) Indice regolamentare di liquidità. Ha come obiettivo il rafforzamento della resilienza a breve termine del profilo di liquidità della banca. Leverage Ratio Indicatore dato dal rapporto tra Tier 1 e totale attivo introdotto dalla normativa di Basilea 3 con l’obiettivo di contenere l’incremento di leva finanziaria nel settore bancario e rafforzare i requisiti basati sul rischio tramite una diversa misura basata su aggregati di Bilancio. L&R (Loans & receivables) Categoria contabile IAS/IFRS utilizzata per classificare i crediti. Loss Given Default (LGD) Tasso di perdita stimato in caso di default del debitore determinato come il rapporto tra la perdita subita su un’esposizione a causa del default di una controparte e l’importo residuo al momento del default. 85 Non performing Termine riferito generalmente ai crediti ad andamento non regolare. NSFR (Net Stable Funding Ratio) Indice regolamentare di liquidità. E’ definito come il rapporto tra l’ammontare disponibile di provvista stabile (Available Amount of Stable Funding) e l’ammontare di fabbisogno di funding stabile (Required Amount of Stable Funding). L’orizzonte temporale considerato per valutare la provvista stabile è di un anno. OFSS - Organo con Funzione di Supervisione Strategica L’organo aziendale a cui – ai sensi del codice civile o per disposizione statutaria – sono attribuite funzioni di indirizzo della gestione dell’impresa, mediante, tra l’altro, esame e delibera in ordine ai piani industriali o finanziari ovvero alle operazioni strategiche. OFG - Organo con Funzione di Gestione L’organo aziendale o i componenti di esso a cui - ai sensi del codice civile o per disposizione statutaria - spettano o sono delegati compiti di gestione corrente, intesa come attuazione degli indirizzi deliberati nell’esercizio della funzione di supervisione strategica. OFC - Organo con Funzione di Controllo Il collegio sindacale. OICR Organismi di investimento collettivo del risparmio. Organi aziendali Il complesso degli organi con funzioni di supervisione strategica, di gestione e di controllo. La funzione di supervisione strategica e quella di gestione attengono, unitariamente, alla gestione dell’impresa e possono quindi essere incardinate nello stesso organo aziendale. Perdita attesa Cfr. Expected loss. Private equity Attività mirata all’acquisizione di interessenze partecipative ed alla loro successiva cessione a controparti specifiche, senza collocamento pubblico. Probability of Default (PD) Probabilità che il debitore vada in default su un orizzonte temporale di un anno. RAF - Risk Appetite Framework (sistema degli obiettivi di rischio) Il quadro di riferimento che definisce - in coerenza con il massimo rischio assumibile, il business model e il piano strategico - la propensione al rischio, le soglie di tolleranza, i limiti di rischio, le politiche di governo dei rischi, i processi di riferimento necessari per definirli e attuarli. RAPM Cfr. Risk Adjusted Performance Measurement. Rating Valutazione della qualità di una società o delle sue emissioni di titoli di debito sulla base della solidità finanziaria della società stessa e delle sue prospettive. La valutazione può essere effettuata da agenzie specializzate o dalla banca sulla base di modelli interni. 86 Requisito Patrimoniale Complessivo (o Capitale Regolamentare) La somma dei requisiti patrimoniali relativi alle singole tipologie di rischio di Primo Pilastro (Credito, Controparte, Mercato e Operativo). Requisiti Patrimoniali L’ammontare di patrimonio, calcolato secondo la normativa di vigilanza, destinato a far fronte ai singoli rischi di Primo Pilastro secondo le regole di Vigilanza. Retail Fascia di clientela che comprende principalmente i privati, i professionisti, gli esercenti e gli artigiani. Rischio di controparte E’ il rischio che la controparte di una transazione avente a oggetto determinati strumenti finanziari risulti inadempiente prima del regolamento della transazione stessa. Il rischio di controparte grava su alcune tipologie di transazioni, specificamente individuate, le quali presentano le seguenti caratteristiche: 1) generano una esposizione pari al loro fair value positivo; 2) hanno un valore di mercato che evolve nel tempo in funzione delle variabili di mercato sottostanti; 3) generano uno scambio di pagamenti oppure lo scambio di strumenti finanziari o merci contro pagamenti. Le categorie di transazioni soggette a rischio di controparte sono: strumenti derivati finanziari e creditizi negoziati fuori borsa (OTC); operazioni SFT; operazioni con regolamento a lungo termine. Rischio di credito E’ il rischio che il debitore non assolva alle proprie obbligazioni, né alla scadenza né successivamente. Il Rischio di credito è associato ad una variazione inattesa del merito creditizio di una controparte affidata, nei confronti della quale esiste un’esposizione, che generi una corrispondente variazione inattesa del valore della posizione creditoria. Rischio di liquidità La possibilità che l’impresa non riesca a far fronte ai propri impegni di pagamento a causa dell’incapacità di ottenere in modo adeguato fondi dal mercato (funding liquidity risk), ovvero a causa della difficoltà o impossibilità di monetizzare facilmente posizioni in attività finanziarie senza influenzarne in misura significativa e sfavorevole il prezzo per via dell’insufficiente profondità del mercato finanziario o di un suo temporaneo malfunzionamento (market liquidity risk). Rischio di mercato Rischio di perdita generato dall'operatività sui mercati riguardanti gli strumenti finanziari (del portafoglio di negoziazione ai fini di vigilanza), le valute e le merci, derivante dall'andamento dei fattori di mercato o dalla situazione dell'emittente. Rischio operativo Rischio di subire perdite derivanti dall’inadeguatezza o dalla disfunzione di procedure, risorse umane e sistemi interni, oppure da eventi esogeni. Rientrano in tale tipologia, tra l’altro, le perdite derivanti da frodi, errori umani, interruzioni dell’operatività, indisponibilità dei sistemi, inadempienze contrattuali, catastrofi naturali. Nel rischio operativo è compreso il rischio legale, mentre non sono inclusi quello strategico e di reputazione. Risk Adjusted Performance Measurement (RAPM) Misurazione delle performance aggiustate per il rischio. Modalità di misurazione della redditività, definita “corretta per il rischio” in quanto - da un lato - incorpora nell’utile d’esercizio una nuova componente negativa di conto economico, crescente 87 al crescere della componente attesa di rischio (Perdita Attesa) e dall’altro sostituisce il capitale “contabile” impiegato nella transazione con quello “gestionale”(Capitale Economico). Risk Appetite Livello di rischio obiettivo della banca. La propensione al rischio viene definita sulla base degli obiettivi strategici perseguiti nell’assunzione e gestione dei rischi (stabilità, continuità, ridotta variabilità dei risultati, ecc...) attraverso l’individuazione di una quota di capitale indisponibile ai rischi. Risk capacity (massimo rischio assumibile) Il livello massimo di rischio che una banca è tecnicamente in grado di assumere senza violare i requisiti regolamentari o gli altri vincoli imposti dagli azionisti o dall’autorità di vigilanza. Risk tolerance (soglia di tolleranza al rischio) La devianza massima dal risk appetite consentita. Risk profile (rischio effettivo) Il rischio effettivamente assunto, misurato in un determinato istante temporale. Risk limits (limiti di rischio) L’articolazione degli obiettivi di rischio in limiti operativi, definiti, in linea con il principio di proporzionalità, per tipologie di rischio, unità e o linee di business, linee di prodotto, tipologie di clienti. RWA (Risk Weighted Assets) o attività ponderate per il rischio Attività ponderate per il rischio: è il risultato dell’applicazione di determinati coefficienti di ponderazione (risk weight) alle esposizioni determinate secondo le regole di Vigilanza. Scoring Sistema di analisi della clientela aziendale che si concretizza in un indicatore ottenuto sia dall’esame dei dati di bilancio sia dalla valutazione delle previsioni di andamento settoriale, analizzati sulla base di metodologie di carattere statistico. Sensitivity Identifica la sensibilità con la quale determinate attività o passività reagiscono a variazioni dei tassi o di altri parametri di riferimento. Stress test Per prove di stress si intendono le tecniche quantitative e qualitative con le quali la banca valuta la propria vulnerabilità ad eventi eccezionali ma plausibili. Le prove di stress verificano gli effetti sui rischi della banca di eventi specifici (analisi di sensitività) o di movimenti congiunti di un insieme di variabili economico-finanziarie in ipotesi di scenari avversi (analisi di scenario), con riferimento a singoli rischi (stress specifico) o in maniera integrata su più rischi (stress congiunto). Tier 1 ratio Rapporto tra il capitale primario di classe 1 ed il totale delle attività di rischio ponderate. Total capital ratio Rapporto tra il totale dei fondi propri ed il totale delle attività di rischio ponderate. Trading book (Portafoglio di Negoziazione di Vigilanza) Rappresenta il “portafoglio di negoziazione di vigilanza” della banca, ovvero l’insieme delle posizioni assunte per finalità di tesoreria o di negoziazione e intenzionalmente destinate, a breve termine, ad 88 una successiva dismissione allo scopo di beneficiare degli utili originati dalla differenza tra prezzo di acquisto e di vendita. VaR - Value at Risk Misura di natura probabilistica che sintetizza il rischio di mercato di un portafoglio. È definito come la massima perdita potenzialmente incorribile su di un determinato arco temporale (holding period o periodo di detenzione) e sulla base di un determinato intervallo di confidenza (confidence level, espressione della probabilità della misura). Ad esempio, nel caso del portafoglio di negoziazione, il VaR stima la massima variazione negativa (perdita) che ci si attende il portafoglio possa subire con una prefissata probabilità (es. 99%), entro l’orizzonte temporale definito (es. 1 giorno). Ovvero in misura speculare, nel caso di un VaR 99% a 1 giorno, si stima che ci sia solo una probabilità dell’1% che la banca possa perdere più dell’ammontare rappresentato dal VaR in un solo giorno lavorativo. Volatilità Misura della variabilità di un fattore di rischio (es. tassi, prezzi, cambi, ecc) in uni specifico periodo temporale. 89