Informativa al Pubblico 2014

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INFORMATIVA AL
PUBBLICO DA PARTE
DEGLI ENTI
PILLAR 3
GRUPPO CARISMI
SITUAZIONE AL 31 DICEMBRE 2014
1
INTRODUZIONE ................................................................................................................................................................. 3
OBIETTIVI E POLITICHE DI GESTIONE DEL RISCHIO .............................................................................................. 5
AMBITO DI APPLICAZIONE .......................................................................................................................................... 36
FONDI PROPRI ................................................................................................................................................................. 38
REQUISITI DI CAPITALE ................................................................................................................................................ 50
ESPOSIZIONE AL RISCHIO DI CONTROPARTE ......................................................................................................... 55
RETTIFICHE PER IL RISCHIO DI CREDITO ................................................................................................................ 58
ATTIVITÀ NON VINCOLATE E VINCOLATE ............................................................................................................... 70
USO DI TECNICHE DI ATTENUAZIONE DEL RISCHIO DI CREDITO ..................................................................... 72
RISCHIO OPERATIVO ..................................................................................................................................................... 74
ESPOSIZIONI IN STRUMENTI DI CAPITALE NON INCLUSE NEL PORTAFOGLIO DI NEGOZIAZIONE .......... 75
ESPOSIZIONE AL RISCHIO DI TASSO DI INTERESSE SU POSIZIONI NON INCLUSE NEL PORTAFOGLIO DI
NEGOZIAZIONE ................................................................................................................................................................ 80
POLITICA DI REMUNERAZIONE ................................................................................................................................... 82
GLOSSARIO ....................................................................................................................................................................... 83
2
Introduzione
La normativa di vigilanza prudenziale prevede a carico delle banche specifici obblighi circa la
pubblicazione di informazioni riguardanti la propria adeguatezza patrimoniale, l’esposizione ai
rischi e le caratteristiche generali dei sistemi preposti all’identificazione, alla misurazione, al
controllo e alla gestione di tali rischi, nonché la fornitura di elementi informativi sulle prassi e
politiche di remunerazione, al fine di rafforzare la disciplina di mercato.
Il 1° gennaio 2014 è entrata in vigore la nuova disciplina prudenziale per le banche e per le
imprese di investimento contenuta nel Regolamento (UE) n. 575/2013 (Capital Requirements
Regulation, c.d. CRR) e nella Direttiva 2013/36/UE (Capital Requirements Directive, c.d. CRD
IV), che introducono nell’Unione Europea gli standard definiti dal Comitato di Basilea per la
vigilanza bancaria (c.d. framework “Basilea 3”) in materia di adeguatezza patrimoniale (Primo
pilastro) e informativa al pubblico (Terzo pilastro).
Il 17 novembre 2013 Banca d’Italia ha pubblicato la Circolare 285 “Disposizioni di vigilanza
prudenziale per le banche”, che da attuazione all’applicazione degli atti normativi comunitari. La
materia relativa agli obblighi di informativa al pubblico, come richiamato dalla Parte II, capitolo
13 della suddetta circolare, è direttamente regolata dal CRR (Parte Otto e Parte Dieci, Titolo I,
Capo 3) e dai regolamenti della Commissione europea recanti le norme tecniche di
regolamentazione o di attuazione per disciplinare i modelli uniformi per la pubblicazione delle
diverse tipologie di informazioni.
La nuova normativa di riferimento non prevede – come in passato – specifici schemi e regole (i
c.d. quadri sinottici della circolare Banca d’Italia n. 263/2006, Titolo IV) per la predisposizione e
pubblicazione del Pillar 3, ma si limita a riportare l’elenco delle disposizioni allo scopo previste
dal CRR.
Le novità rispetto al passato sono rappresentate dai seguenti elementi:




presenza di due dichiarazioni rese dall’Organo con Funzione di Gestione
o in merito all’adeguatezza delle misure di gestione dei rischi rispetto al profilo ed
alla strategia aziendale;
o che descriva sinteticamente il profilo di rischio complessivo dell’ente associato
alla strategia aziendale;
le informazioni in relazione ai “dispositivi di governo societario”;
la disclosure sui fondi propri, che tenga conto anche del regime transitorio delle regole in
tema di adeguatezza patrimoniale;
l’informativa sulle attività non vincolate.
Infine, sempre nell’ambito delle novità introdotte dalla nuova normativa comunitaria, l’art. 434
del CRR introduce il concetto di “comunicazioni equivalenti” ovvero il principio secondo il quale,
qualora si pubblichino altri documenti che contengano dati conformi ai requisiti della Parte otto
del CRR, si potrà omettere la loro pubblicazione nell’ambito del Pillar 3, facendo un mero rinvio
agli stessi documenti.
Secondo quanto stabilito dal CRR le banche sono tenute a pubblicare le informazioni almeno su
base annua congiuntamente al bilancio e valutano la necessità di pubblicare con maggiore
frequenza alcune o tutte le informazioni richieste, in particolare quelle relative alla composizione
dei fondi propri ed ai requisiti di capitale.
3
Il presente documento, denominato Informativa al pubblico da parte degli Enti – PILLAR3,
costituisce adempimento agli obblighi normativi sopra richiamati e costituisce la prima
applicazione della nuova disciplina con la pubblicazione delle informazioni espressamente
previste dal CRR.
L’Informativa è redatta su base consolidata e pubblicata con periodicità annuale.
Il documento fa riferimento ad un’area di consolidamento “prudenziale” secondo la definizione
di Gruppo Bancario prevista dalla Vigilanza che risulta allineata a quella utilizzata ai fini della
redazione del Bilancio.
Le scelte operate dal Gruppo Carismi per assicurare il rispetto degli obblighi di disclosure
previsti dalla normativa sono state approvate dall’Organo con Funzione di Supervisione
Strategica ovvero il Consiglio di Amministrazione.
Nel seguito si trovano rappresentate tutte le informazioni qualitative e quantitative richieste dalla
normativa di riferimento. In particolare, per la descrizione degli obiettivi e delle politiche di
gestione del rischio si rimanda alla sezione “Obiettivi e politiche di gestione del rischio” mentre
per informazioni dettagliate con riferimento ai singoli rischi si rinvia alle specifiche sezioni.
Ai sensi dell’art. 434 del CRR si segnala che ulteriori informazioni sul profilo di rischio a cui il
Gruppo risulta esposto sono pubblicate anche nel Bilancio Annuale al 31 dicembre 2014, nel
documento di Analisi preventiva sulla composizione quali-quantitativa del Consiglio di
Amministrazione e sul profilo teorico dei candidati alla carica di consigliere e nella Relazione
sulla remunerazione, tutte disponibili sul sito internet della Banca. Alla luce del suddetto
articolo, se una informazione analoga è già divulgata attraverso due o più mezzi, in ciascuno di
essi è inserito il riferimento e pertanto il Gruppo si avvale di tale possibilità per completare le
informazioni indicando opportunamente il rimando.
L’informativa contabile contenuta nel presente documento corrisponde alle risultanze
documentali, ai libri ed alle scritture contabili in linea con i flussi informativi predisposti per il
bilancio.
Come ausilio alla lettura e per chiarire meglio alcuni termini ed abbreviazioni utilizzati nel testo,
si può fare riferimento al Glossario, riportato in calce al presente documento.
Il Gruppo pubblica la presente informativa ed i successivi aggiornamenti sul proprio sito internet
all’indirizzo www.carismi.it/ nella sezione Trasparenza.
NOTA: Tutti gli importi riportati nelle tabelle a seguire sono espressi in migliaia di euro, salvo
differenti indicazioni.
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Obiettivi e politiche di gestione del rischio
Profilo di rischio complessivo e strategie aziendali
In data 2 luglio 2013 Banca d’Italia ha emanato nuove disposizioni in materia di “Sistema dei
controlli interni” (Vigilanza prudenziale delle banche - Circolare n. 263 del 27 Dicembre 2006,
15° aggiornamento), con efficacia a decorrere dal 1° luglio 2014.
Tali disposizioni hanno introdotto importanti novità al quadro normativo al fine di dotare le
banche di un sistema dei controlli interni adeguato, funzionale ed affidabile, disciplinando tra
l’altro il ruolo degli organi aziendali nell’ambito del sistema dei controlli interni, il ruolo delle
funzioni aziendali di controllo, le esternalizzazioni di funzioni aziendali, il sistema informativo e
la continuità operativa. Nell’ambito di suddetta normativa è stato introdotto il Risk Appetite
Framework, documento che definisce e contiene gli obiettivi di rischio della Banca.
Nel rispetto delle nuove disposizioni prudenziali il Gruppo ha provveduto ad aggiornare il
proprio Sistema dei Controlli Interni ed ha predisposto il Risk Appetite Framework.
Il Risk Appetite Framework (“RAF”) formalizza ex ante gli obiettivi di rischio che il Gruppo
intende assumere ed i conseguenti limiti operativi. Il Gruppo ritiene che la formalizzazione
attraverso la definizione del “RAF” di obiettivi di rischio coerenti con il modello di business e gli
indirizzi strategici perseguiti dall’istituto sia elemento essenziale per improntare la politica di
governo dei rischi ed il processo di gestione degli stessi ai principi della sana e prudente
gestione aziendale. Il RAF fornisce quindi un quadro organico della strategia corrente della
Banca, dei rischi collegati a tale strategia e del contributo di questi rischi al fabbisogno di
capitale misurato in base a requisiti patrimoniali interni e regolamentari e al fabbisogno di
liquidità.
Nell’esercizio della propria attività, il Gruppo intende:
 mantenere un profilo generale di rischio medio basato su un modello di business
diversificato, focalizzato sul retail banking ma con appropriata attenzione al mercato
corporate e con una significativa quota di mercato nella regione;
 mantenere una politica stabile e ricorrente di generazione di profitto e remunerazione
degli azionisti sulla base di una adeguata dotazione di capitale e di liquidità;
 promuovere la diffusione della cultura del rischio a livello aziendale e di Gruppo;
 focalizzare il modello di business su prodotti di cui la Banca ha una adeguata
conoscenza e capacità di gestione (sistemi, processi e risorse);
 attuare una politica di remunerazione adeguata per garantire che gli interessi individuali
dei dipendenti e dirigenti siano allineati con il quadro aziendale di propensione al rischio
e questi siano coerenti con l'evoluzione del risultati dell'istituto nel lungo termine.
Il livello di patrimonializzazione rappresenta uno dei principali elementi di valutazione dei diversi
portatori di interesse per giudicare la solvibilità e la stabilità della Banca. La propensione
complessiva al rischio del Gruppo (risk appetite) è misurata in forma sintetica tramite
l’individuazione di una dotazione patrimoniale tale da perseguire le finalità di continuità
aziendale e di mantenimento di condizioni di flessibilità gestionale.
La valutazione dell’adeguatezza patrimoniale in ottica regolamentare si basa sul costante
monitoraggio dei fondi propri, dei Risk Weighted Assets (RWA) e sul confronto con i requisiti
regolamentari minimi.
5
A partire da gennaio 2014 le banche, secondo la normativa prudenziale, sono tenute a
rispettare un ratio di CET1 pari almeno al 4,5%, un coefficiente di Tier 1 almeno pari al 5,5%
(6% dal 2015) e un Total Capital Ratio almeno pari all’8%. A questi minimi si aggiungono le
seguenti riserve (buffer):


dal 1° gennaio 2014 una riserva di conservazione del capitale pari al 2,5% (da
aggiungersi al requisito di CET1);
dal 2016 una riserva di capitale anticiclica specifica della Banca da introdursi nei periodi
di eccessiva crescita del credito.
Il mancato rispetto dei requisiti di capitale comprensivi del “buffer” di conservazione comporta
limitazioni alle distribuzioni di dividendi e la necessità di adottare un piano di conservazione del
capitale.
L’introduzione di Basilea 3 è soggetta ad un regime transitorio che proietterà l’ingresso delle
regole a regime (fully application) al 2019 e durante il quale le nuove regole saranno applicate
in proporzione crescente. I ratio patrimoniali al 31 dicembre 2014 del Gruppo tengono pertanto
conto delle rettifiche previste dalle disposizioni transitorie per il 2014.
Principali metriche regolamentari al 31/12/2014 (dati in migliaia di euro)
Capitale primario di classe 1
Capitale di classe 1
Totale Fondi Propri
€ 223.236
€ 223.236
€ 328.516
Dic 13: € 163.743
Dic 13: € 163.743
Dic 13: € 238.600
CET 1 ratio
8,92%
Tier 1 Ratio
8,92%
Total Capital Ratio
13,13%
Dic 13: 6,77%
Dic 13: 6,77%
Dic 13: 9,90%
Totale RWA
€ 2.502.419
Dic 13: € 2.420.394
(*) i dati al 2013 sono calcolati secondo la previgente normativa Basilea 2; per i dati del 2013, tuttavia, non si è tenuto
conto del patrimonio di terzo livello (pari a 1.105 migliaia di euro) previsto dal framework Basilea 2, ma non dalla nuova
normativa Basilea 3.
Al 31 dicembre 2014 il Gruppo Carismi evidenzia un livello di patrimonializzazione adeguato
rispetto ai requisiti in materia di Fondi propri previsti dal framework di Basilea 3, comprensivi
anche della riserva di conservazione del capitale.
La valutazione della coerenza tra il capitale complessivo, in termini attuali e prospettici, ed il
profilo di rischio di Gruppo si realizza annualmente con l’ICAAP, che rappresenta il processo di
autovalutazione dell’adeguatezza patrimoniale secondo regole interne al Gruppo. Di seguito
l’evoluzione dei ratio patrimoniali del Gruppo relativi al Tier 1 ed al Total Capital Ratio degli
ultimi tre esercizi.
6
Organizzazione del Governo dei Rischi
La complessiva gestione dei rischi coinvolge – con diversi ruoli in funzione delle specifiche
responsabilità e competenze – gli Organi di governo e controllo, l’Alta Direzione e tutte le
strutture organizzative del Gruppo. I principi base che caratterizzano il processo di gestione dei
rischi all’interno del Gruppo si basano su una chiara e netta distinzione di ruoli e responsabilità
tra le funzioni di controllo di primo, secondo e terzo livello. Al fine di coordinare le funzioni
aziendali di controllo il Gruppo si è dotato di un Regolamento interno nel quale sono definiti
compiti e responsabilità di organi e funzioni di controllo, i flussi informativi tra le diverse funzioni
e tra queste e gli organi aziendali e, nel caso in cui gli ambiti di controllo presentino aree di
potenziale sovrapposizione o permettano di sviluppare sinergie, le modalità di coordinamento e
di collaborazione.
Un efficace processo di gestione dei rischi è basato su un solido Sistema dei Controlli Interni
costituito dalle regole, dalle procedure e dalle strutture organizzative volte a consentire,
attraverso un adeguato processo di identificazione, misurazione, gestione e monitoraggio dei
principali rischi, una conduzione dell’impresa sana, corretta e coerente con gli obiettivi
prefissati.
Il Sistema dei Controlli Interni, costituisce parte integrante dell'attività quotidiana della Banca,
sia a livello individuale che in qualità di Capogruppo, e riveste un ruolo centrale
nell’organizzazione aziendale.
Nell’ambito del Sistema dei Controlli Interni adottato dal Gruppo, la Capogruppo esercita:
a) un controllo strategico sull’evoluzione delle diverse aree di attività in cui il gruppo
opera e dei rischi incombenti sulle attività esercitate;
b) un controllo gestionale volto ad assicurare il mantenimento delle condizioni di equilibrio
economico, finanziario e patrimoniale sia delle singole società, sia del Gruppo nel suo
insieme;
c) un controllo tecnico-operativo finalizzato alla valutazione dei vari profili di rischio
apportati al Gruppo dalle singole controllate e dei rischi complessivi del Gruppo.
La Capogruppo esercita l’attività di direzione, coordinamento e controllo attraverso le strutture
della Direzione Generale, secondo le modalità di raccordo stabilite nel Regolamento Generale
di Gruppo.
In considerazione della composizione del Gruppo, il sistema di controllo adottato applica
integralmente sulla Capogruppo le disposizioni previste dalla normativa di vigilanza, mentre
adotta le misure necessarie all’esercizio del controllo strategico, gestionale e tecnico-operativo
sulle altre società del Gruppo. Tali misure si applicano prevalentemente nell’indirizzo strategico
e nel controllo delle società del Gruppo attraverso interventi di collegamento tra i vari organi
sociali delle stesse e la Capogruppo.
Il Sistema dei Controlli Interni si articola su tre livelli:

controlli di linea (c.d. “controlli di primo livello”), diretti ad assicurare il corretto
svolgimento delle operazioni. Essi sono effettuati dalle stesse strutture operative (ad es.,
controlli di tipo gerarchico, sistematici e a campione), anche attraverso unità dedicate
esclusivamente a compiti di controllo che riportano ai responsabili delle strutture operative,
ovvero eseguiti nell’ambito del back office; per quanto possibile, essi sono incorporati nelle
procedure informatiche. Le strutture operative sono le prime responsabili del processo di
gestione dei rischi: nel corso dell’operatività giornaliera tali strutture devono identificare,
7
misurare o valutare, monitorare, attenuare e riportare i rischi derivanti dall’ordinaria attività
aziendale in conformità con il processo di gestione dei rischi; esse devono rispettare i limiti
operativi loro assegnati coerentemente con gli obiettivi di rischio e con le procedure in cui si
articola il processo di gestione dei rischi;
controlli sui rischi e sulla conformità e antiriciclaggio (c.d. ”controlli di secondo
livello”), che hanno l'obiettivo di assicurare tra l’altro:

-

la corretta attuazione del processo di gestione dei rischi;
il rispetto dei limiti operativi assegnati alle varie funzioni;
la conformità dell’operatività aziendale alle norme, incluse quelle di autoregolamentazione;
la gestione dei presidi volti a garantire la piena conoscenza del cliente, la tracciabilità delle
transazioni finanziarie e l’individuazione delle operazioni sospette.
revisione interna (c.d. “controlli di terzo livello”), volta a individuare violazioni delle
procedure e della regolamentazione nonché a valutare periodicamente la completezza,
l’adeguatezza, la funzionalità (in termini di efficienza ed efficacia) e l’affidabilità del sistema
dei controlli interni e del sistema informativo (ICT audit), con cadenza prefissata in relazione
alla natura e all’intensità dei rischi.
Il Sistema dei Controlli Interni riveste un ruolo centrale nell’organizzazione aziendale in quanto:




rappresenta un elemento fondamentale di conoscenza per gli Organi Aziendali in modo
da garantire piena consapevolezza della situazione ed efficace presidio dei rischi
aziendali e delle loro interrelazioni;
orienta i mutamenti delle linee strategiche e delle politiche aziendali;
presidia la funzionalità dei sistemi gestionali e il rispetto degli istituti di vigilanza
prudenziale;
favorisce la diffusione di una corretta cultura dei rischi.
Il processo di gestione dei rischi è finalizzato ad identificare e mappare correttamente tutti i
rischi attuali e prospettici che il Gruppo Carismi incorre o potrebbe trovarsi a fronteggiare, a
misurare tali rischi, a garantire un efficace livello di controlli e un adeguato flusso di reporting, a
supportare corrette azioni di mitigazione e gestione dei rischi.
I soggetti preposti all’esercizio delle attività di controllo sono molteplici:
Organo con Funzione di Supervisione Strategica (OFSS )
Il ruolo fondamentale nel controllo dei rischi a livello di Gruppo spetta all’Organo con Funzione
di Supervisione Strategica che definisce e approva le linee di indirizzo del sistema dei controlli
interni, verificando che esso sia coerente con gli indirizzi strategici e la propensione al rischio
stabiliti nonché sia in grado di cogliere l’evoluzione dei rischi aziendali e l’interazione tra gli
stessi. Spetta all’OFSS la determinazione dei compiti, responsabilità, modalità di coordinamento
e collaborazione delle funzioni aziendali di controllo, la nomina dei relativi responsabili su
proposta del Comitato Rischi sentito il parere dell’Organo con Funzione di Controllo, nonché i
flussi informativi tra tali funzioni e da queste agli altri organi aziendali.
L’Organo con Funzione di Supervisione Strategica è identificato nel Consiglio di
Amministrazione la cui nomina avviene con il voto di lista, secondo le modalità definite dallo
8
Statuto in ossequio alle vigenti disposizioni di legge e regolamentari, nonché in base al
documento approvato dal Consiglio di Amministrazione in data 13.03.2014 in tema di “Analisi
preventiva sulla composizione quali-quantitativa del Consiglio di Amministrazione e sul profilo
teorico dei candidati alla carica di Consigliere” pubblicato sul sito www.carismi.it sezione
Azionisti - Assemblea degli Azionisti - 2014 Documentazione disponibile a far data dal 28 marzo
2014.
Numero di incarichi di amministratore affidati ai membri dell’organo di gestione
NOMINATIVO
Bandini Alessandro
Lang Alberto
Gronchi Divo
Bachini Giampiero
Cenderelli Elena
Crisafulli Antonio
Menichetti Moreno
Quagliotti Sandro
Tomba Adriano
Tosi Barbara
Urti Giovanni
RUOLO IN CARISMI
Presidente
Vice Presidente
Amministratore Delegato
Consigliere
Consigliere
Consigliere
Consigliere
Consigliere
Consigliere
Consigliere
Consigliere
1
N°
1
3
2
4
0
0
0
1
1
0
0
Per quanto riguarda la politica di ingaggio per la selezione dei membri dell’Organo di Gestione e
le loro effettive conoscenze, competenze ed esperienza nonché la politica di diversità adottata
nella selezione dei membri dell’Organo di Gestione si rimanda al documento “Analisi preventiva
sulla composizione quali-quantitativa del Consiglio di Amministrazione e sul profilo teorico dei
candidati alla carica di Consigliere” pubblicato sul sito www.carismi.it sezione Azionisti Assemblea degli Azionisti - 2014 Documentazione disponibile a far data dal 28 marzo 2014.
Organo con Funzione di Gestione (OFG)
L’Organo con Funzione di Gestione ha le seguenti attribuzioni rilevanti nell’ambito del presidio
dei rischi:
 sovrintendere alla gestione aziendale secondo gli indirizzi deliberati dall’Organo con
Funzione di Supervisione Strategica;
 sovrintendere alla direzione e al coordinamento del Gruppo;
 sovrintendere al sistema dei controlli interni del Gruppo;
 assicurare l’applicazione delle regole di corporate governance del Gruppo;
 coordinare, definendone gli indirizzi, le iniziative e le attività inerenti anche la
responsabilità etica e sociale del Gruppo;
 formulare le proposte relative agli indirizzi strategici, ai piani pluriennali e ai budget
annuali del Gruppo;
 predisporre l’assetto organizzativo generale del Gruppo.
L’Organo con Funzione di Gestione partecipa alla funzione di gestione che si sostanzia, con
riferimento al Sistema dei Controlli Interni, nel curare l’attuazione degli indirizzi strategici, del
1
La presente tabella non tiene conto dell’incarico ricoperto dall’esponente nella Cassa.
9
RAF e delle politiche di governo dei rischi definiti dall’Organo con Funzione di Supervisione
Strategica e l’adozione di tutti gli interventi necessari ad assicurare l’aderenza
dell’organizzazione e del sistema dei controlli interni ai principi e requisiti previsti dall’Autorità di
Vigilanza, monitorandone nel continuo il rispetto.
In particolare sono previste le seguenti responsabilità:





definire e curare l’attuazione del processo di:
o gestione dei rischi garantendone la coerenza con la propensione al rischio e le
politiche di governo dei rischi;
o approvazione degli investimenti in nuovi prodotti, della distribuzione di nuovi prodotti
o servizi ovvero dell’avvio di nuove attività o dell’ingresso in nuovi mercati;
o valutazione delle attività aziendali, e, in particolare, degli strumenti finanziari,
comprese le relative metodologie, assicurandone il loro costante aggiornamento;
o di esternalizzazione di funzioni aziendali.
definire i flussi informativi interni volti ad assicurare agli organi aziendali e alle funzioni
aziendali di controllo pertinenti la piena conoscenza e governabilità dei fattori di rischio e
la verifica del rispetto del RAF;
porre in essere le iniziative e gli interventi necessari per garantire nel continuo la
completezza, l’adeguatezza, la funzionalità e l’affidabilità del sistema dei controlli interni e
portare i risultati delle verifiche effettuate a conoscenza dell’organo con funzione di
supervisione strategica;
esaminare le operazioni di maggior rilievo oggetto di parere negativo da parte della
Funzione di Controllo dei Rischi e, se del caso, autorizzarle, dando adeguata informativa
all’Organo con Funzione di Supervisione Strategica ed all’Organo con Funzione di
Gestione;
nell’ambito del RAF, se è stata definita la soglia di tolleranza, autorizzare il superamento
della propensione al rischio entro il limite rappresentato dalla soglia di tolleranza e
provvedere a darne pronta informativa all’Organo con Funzione di Supervisione
Strategica, individuando le azioni gestionali necessarie per ricondurre il rischio assunto
entro l’obiettivo prestabilito.
Organo con Funzione di Controllo (OFC)
L’Organo con Funzione di Controllo è preposto a vigilare sull’osservanza delle norme di legge,
regolamentari e statutarie, sulla corretta amministrazione, sull’adeguatezza degli assetti
organizzativi e contabili nonché sul corretto esercizio dell’attività di controllo strategico e
gestionale svolto dalla Capogruppo.
I componenti dell’Organo devono assicurare un livello di professionalità adeguato alla
complessità operativa e dimensionale della Banca, fermo restando il possesso dei requisiti di
onorabilità, professionalità ed indipendenza prescritti dalla legge, e dedicare tempo e risorse
idonei per l’assolvimento dell’incarico.
L’Organo con Funzione di Controllo (Collegio Sindacale) si compone di tre sindaci effettivi, tra
cui il Presidente, e due supplenti. I membri sono nominati dall’Assemblea degli Azionisti, che
provvede anche alla designazione del Presidente del Collegio. Il Collegio Sindacale, nel
rispetto delle attribuzioni degli altri organi della Banca e collaborando con essi, assolve alle
proprie responsabilità istituzionali di controllo, contribuendo ad assicurare la regolarità e la
legittimità della gestione, il rispetto delle norme che disciplinano l'attività della Banca, nonché a
preservare l'autonomia dell'impresa bancaria.
10
Più specificamente, il Collegio Sindacale svolge il ruolo previsto dalla legge, dai regolamenti e
dallo statuto societario, nonché dalle disposizioni previste dall’Autorità di Vigilanza ed, in
particolare, vigila:





sull’osservanza della legge, dei regolamenti e dello Statuto;
sul rispetto dei principi di corretta amministrazione;
sull’adeguatezza dell’assetto organizzativo, amministrativo e contabile adottato dalla
Società e sul suo concreto funzionamento;
sull’adeguatezza e funzionalità del SCI, con particolare riguardo al controllo dei rischi;
sugli altri atti e fatti precisati dalla legge.
Fermo restando l’obbligo di informativa all’Autorità di Vigilanza di tutti gli atti o i fatti di cui venga
a conoscenza nell’esercizio dei propri compiti e che possano costituire irregolarità nella
gestione della Società o violazione delle norme che disciplinano l’attività bancaria, l’Organo con
Funzione di Controllo segnala all’Organo con Funzione di Supervisione Strategica le carenze e
le irregolarità eventualmente riscontrate, richiede l’adozione di idonee misure correttive e ne
verifica nel tempo l’efficacia.
Comitato Rischi
L’Organo con Funzione di Supervisione Strategica, con delibera assunta nella seduta del
28.05.2014, nel tener conto che la Cassa rientra nella categoria delle “banche intermedie”, ha
nominato un Comitato Rischi. Tale Comitato è l’organo endo-consiliare deputato a svolgere
funzioni di supporto all’Organo con Funzione di Supervisione Strategica in materia di rischi e
sistema di controlli interni, nonché funzioni di supporto in materia di nomine, remunerazioni,
parti correlate e soggetti collegati.
In particolare, nell’ambito dei suoi poteri consultivi, istruttori e propositivi verso l’Organo di con
Funzione di Supervisione Strategica:

esamina preventivamente i programmi di attività (compreso il piano di audit) e le
relazioni annuali delle funzioni aziendali di controllo indirizzate all’organo;
 esprime valutazioni e formula pareri all’Organo con Funzione di Supervisione Strategica
sul rispetto dei principi cui devono essere uniformati il sistema dei controlli interni e
l’organizzazione aziendale e dei requisiti che devono essere rispettati dalle funzioni
aziendali di controllo, portando all’attenzione di detto organo gli eventuali punti di
debolezza e le conseguenti azioni correttive da promuovere; a tal fine il Comitato valuta
le proposte dell’Organo con Funzione di Gestione;
 contribuisce, per mezzo di valutazioni e pareri, alla definizione della politica aziendale di
esternalizzazione di funzioni aziendali di controllo;
 verifica che le funzioni aziendali di controllo si conformino correttamente alle indicazioni
e alle linee dell’Organo e coadiuva quest’ultimo nella redazione del documento di
coordinamento previsto dalla Circolare n. 263, Titolo V, Cap. 7;
 valuta il corretto utilizzo dei principi contabili per la redazione dei bilanci d’esercizio e
consolidato, e a tal fine si coordina con il dirigente incaricato della sottoscrizione del
bilancio e con l’Organo con Funzione di Controllo.
Con particolare riferimento ai compiti in materia di gestione e controllo dei rischi, il Comitato
svolge funzioni di supporto all’Organo con Funzione di Supervisione Strategica:
11




nella definizione e approvazione degli indirizzi strategici e delle politiche di governo dei
rischi. Nell’ambito del RAF, il comitato svolge l’attività valutativa e propositiva necessaria
affinché l’Organo con Funzione di Supervisione Strategica possa definire e approvare gli
obiettivi di rischio e la soglia di tolleranza;
nella verifica della corretta attuazione delle strategie, delle politiche di governo dei rischi
e del RAF;
nella definizione delle politiche e dei processi di valutazione delle attività aziendali,
inclusa la verifica che il prezzo e le condizioni delle operazioni con la clientela siano
coerenti con il modello di business e le strategie in materia di rischi;
accerta che gli incentivi sottesi al sistema di remunerazione e incentivazione della Banca
siano coerenti con il RAF.
Il Comitato identifica altresì tutti gli ulteriori flussi informativi che a esso devono essere indirizzati
in materia di rischi (oggetto, formato, frequenza ecc.) e deve poter accedere alle informazioni
aziendali rilevanti.
Svolge inoltre importanti funzioni in materia di Soggetti collegati e Parti correlate (identificazione
del perimetro, compiti istruttori e consultivi in caso di operazioni di minore e maggiore rilevanza,
determinazione delle operazioni oggetto di delibera-quadro, verifica dell’adempimento da parte
delle strutture degli obblighi di informativa al mercato ecc.).
Il Comitato Rischi è composto da 3 Consiglieri non esecutivi e per la maggior parte
indipendenti. Nel corso del 2014, precisamente dal 28 maggio (data della sua costituzione) fino
al 31 dicembre, il Comitato Rischi si è riunito undici volte.
Funzioni aziendali di controllo
Le principali funzioni aziendali della Capogruppo preposte al controllo dei rischi sono le
seguenti:


la Direzione Audit
la Direzione Controlli
La Direzione Audit svolge attività di revisione interna in modo accentrato per conto delle
Società del Gruppo prevista dalle Disposizioni di Vigilanza. La stessa conduce un’attività di
assurance e consulenza finalizzata al miglioramento dell’efficacia e dell’efficienza
dell’organizzazione e al raggiungimento dei propri obiettivi tramite un approccio professionale
sistematico che generi valore aggiunto in quanto finalizzato a valutare i processi di controllo, di
gestione dei rischi e di corporate governance.
L’attività di assurance si realizza attraverso l’individuazione di andamenti anomali, violazione
delle procedure e della regolamentazione nonché attraverso la valutazione della funzionalità,
affidabilità e coerenza del complessivo Sistema dei Controlli Interni delle Società del Gruppo. I
servizi di consulenza si concretano nel prestare supporto agli Organi di Governo delle singole
Società del Gruppo, nella definizione dell’assetto dei controlli interni, formulando proposte di
miglioramento ai processi di controllo, di gestione dei rischi e di corporate governance.
La Direzione Controlli – nell’ambito della Direzione Controlli della Capogruppo sono
accentrate la Funzione di Controllo dei Rischi, la Funzione di Conformità alle Norme e la
Funzione Antiriciclaggio (quest’ultima, dal punto di vista organizzativo è stata resa autonoma
rispetto alla Direzione Controlli a partire dal 1° gennaio 2015).
12
La Funzione di Controllo dei Rischi è affidata al Servizio Risk Management che ha il compito di
presidiare i processi di governo, misurazione e controllo dei rischi cui il Gruppo è esposto, in
coerenza con le strategie e le politiche definite dagli Organi Amministrativi.
Nell’ambito delle proprie attribuzioni il Servizio Risk Management ha il compito di:












assicurare l’attività di misurazione e controllo dei rischi, supportando le funzioni preposte
nella definizione di parametri e modalità di valutazione delle prestazioni in termini di
rischio/rendimento;
supportare l’Organo con Funzione di Gestione e le strutture preposte nel monitoraggio e
nella gestione dei rischi, definendo e sviluppando adeguati modelli di risk management e
strumenti di misurazione e controllo dei rischi, verificandone, in modo sistematico e
continuativo, l’adeguatezza e la rispondenza alla normativa di riferimento ed ai limiti
operativi;
verificare la conformità dei profili di rischio rispetto ai limiti stabiliti;
proporre, di concerto con la Direzione Finanza, un sistema di limiti di VaR e operativi,
effettuare il monitoraggio del rispetto dei suddetti limiti e proporre le azioni di mitigazione
e di supporto per le operazioni di rientro di eventuali sconfini dei limiti definiti;
garantire all’Organo con Funzione di Gestione la produzione di reporting sui diversi profili
di rischio;
assicurare gli adempimenti previsti da Basilea con particolare riguardo al processo
interno di autovalutazione dell’adeguatezza patrimoniale (ICAAP) e di Informativa al
Pubblico (c.d. III Pilastro);
assicurare il monitoraggio continuo dell’evoluzione degli indicatori di rischio di credito
relativi al portafoglio crediti;
segnalare con tempestività alle funzioni preposte alla gestione del rischio di credito, il
presentarsi di fenomeni indicatori di un deterioramento della qualità creditizia sui diversi
segmenti/portafogli di rischio;
predisporre un reporting periodico di sintesi per l’Organo con Funzione di Supervisione
Strategica, l’Organo con Funzione di Gestione, ed il Comitato Rischi con l’evidenza delle
situazioni di anomalia del credito e dell’evoluzione nel tempo del rischio di credito;
partecipare alla definizione e all’attuazione del RAF;
dare pareri preventivi sulla coerenza al RAF delle operazioni di maggior rilievo;
analizzare i rischi dei nuovi prodotti e servizi e di quelli derivanti dall’ingresso in nuovi
mercati.
La Funzione di Conformità alle Norme è affidata al Servizio Compliance che ha una
responsabilità diretta per le norme che riguardano l’attività bancaria, la gestione del conflitto di
interessi, l’erogazione dei servizi di investimento, la trasparenza nelle operazioni e nei servizi
bancari e finanziari e, più in generale, la disciplina posta a tutela del consumatore, mentre per
le altre normative il modello adottato combina le attività della compliance con forme di presidio
da parte di Funzioni Specialistiche.
Per le normative che prevedono forme di presidio specializzato, la Funzione è comunque
responsabile, in collaborazione con le Funzioni Specialistiche, della definizione delle
metodologie di valutazione dei rischi e della individuazione delle relative procedure di gestione.
Per il presidio del rischio di non conformità, i compiti svolti a cura del Servizio possono essere
declinati come di seguito specificato:
 fornire ausilio alle strutture aziendali per la definizione delle metodologie di valutazione
dei rischi di conformità;
13











individuare idonee procedure per la prevenzione del rischio rilevato, con richiesta di
adozione, e verifica della loro adeguatezza e corretta applicazione;
identificare nel continuo le norme applicabili alla Banca e la misurazione/valutazione del
loro impatto su processi e procedure aziendali;
proporre modifiche organizzative e procedurali finalizzate ad assicurare un adeguato
presidio dei rischi di non conformità identificati;
predisporre flussi informativi diretti agli organi aziendali e alle strutture coinvolte
(gestione del rischio operativo e revisione interna);
verificare (in via preventiva) l’idoneità e la corretta applicazione delle procedure adottate
relative alla prestazione dei servizi di investimento ad assicurare il rispetto della
normativa di riferimento, dando impulso alla definizione ed implementazione delle azioni
correttive e valutando le azioni medesime;
prevenire e gestire i conflitti di interesse, sia tra le diverse attività svolte dalla Banca, sia
con riferimento ai dipendenti e agli esponenti aziendali;
verificare la coerenza del sistema premiante aziendale (in particolare retribuzione e
incentivazione del personale) con gli obiettivi di rispetto delle norme, dello statuto
nonché di eventuali codici etici o altri standard di condotta applicabili alla Banca;
valutare ex-ante la conformità alla regolamentazione applicabile di tutti i progetti
innovativi che la Banca intenda intraprendere;
verificare la coerenza del sistema di emanazione della normativa con gli obiettivi di
rispetto delle norme di etero e autoregolamentazione;
fornire supporto consultivo in occasione di specifiche richieste provenienti dall’Organo
con Funzione di Supervisione Strategica, dai Comitati o dalla Direzione Generale a
garanzia del presidio dei rischi di non conformità aziendali;
con cadenza annuale, presentare agli Organi aziendali un programma di attività che
tiene conto delle eventuali carenze emerse nei controlli e di eventuali nuovi rischi
identificati ed una relazione sull’attività svolta che illustra le verifiche effettuate, i risultati
emersi, i punti di debolezza rilevati e la proposta degli interventi da adottare per la loro
rimozione.
La Funzione Antiriciclaggio è svolta dal Servizio Antiriciclaggio che svolge in modo accentrato
anche per conto delle altre Società del Gruppo destinatarie degli obblighi previsti dal d.lgs.
231/2007 le attività deputate a prevenire e contrastare la realizzazione di operazioni di
riciclaggio e di finanziamento del terrorismo. Per quanto riguarda il presidio del rischio di
riciclaggio, il Servizio svolge, tra l’altro, le seguenti attività:








individuazione della normativa applicabile e valutazione degli impatti su processi e
procedure interne;
predisposizione ed aggiornamento della normativa interna atta a regolamentare compiti
e modalità operative per la gestione del rischio di riciclaggio e di finanziamento al
terrorismo;
verifica della corretta alimentazione dell’AUI;
invio delle segnalazioni statistiche aggregate all’UIF;
individuazione del sistema dei controlli interni atto a garantire un presidio adeguato del
rischio di riciclaggio e finanziamento del terrorismo;
predisposizione di flussi informativi per gli Organi aziendali e per le altre funzioni
aziendali di controllo;
collaborazione con il Servizio Formazione per la predisposizione di piani formativi per
tutto il personale dipendente;
collaborazione con le autorità investigative, giudiziarie e di vigilanza.
14
Nell’ambito del sistema di presidio dei rischi, la Capogruppo si è dotata di un Comitato Nuovi
Prodotti che è un organo collegiale che presidia il processo di realizzazione di nuovi prodotti e
la manutenzione del profilo di rischio di quelli già esistenti, assicurando che siano vagliati gli
aspetti legali e fiscali, di rischio e di business e che la proposta sia coerente con le strategie
aziendali e le politiche di brand. Il Comitato Nuovi Prodotti valuta la sostenibilità economica del
progetto ed il rapporto costi/benefici.
Governo dei Rischi
Nei mesi di luglio – dicembre 2013 è stata avviata un’attività di self assessment volta a recepire
le recenti previsioni introdotte dalla Banca d’Italia con il 15° aggiornamento della Circolare n.
263/2006 (luglio 2013) sul Sistema dei Controlli Interni. Tale progetto è stato condotto da un
gruppo di lavoro interfunzionale costituito presso la Capogruppo. Nel corso del 2014 il Gruppo
ha individuato gli interventi, le misure da adottare e la relativa scansione temporale per
assicurare il pieno rispetto dei requisiti normativi.
Nell’ambito del Risk Management esse hanno riguardato in particolare:
 la definizione delle linee guida nell’ambito del Risk Appetite Framework di Gruppo e la
definizione delle relative misure previste (risk capacity, risk appetite, risk tolerance, risk
profile, limiti operativi);
 la definizione dei processi per la gestione, individuazione, analisi e valutazione delle
Operazioni di Maggior Rilievo (OMR) e la formalizzazione dei criteri e processi in un
apposito Regolamento;
 il sistema dei controlli interni – ovvero rivisitazione dei ruoli delle funzioni aziendali di
controllo, dei principali ruoli e responsabilità, dei processi e dei relativi flussi informativi
propri di tali funzioni;
 la definizione del processo di monitoraggio e controllo del credito e la formalizzazione
dei criteri e processi in un apposito Regolamento.
Con specifico riferimento al Risk Appetite Framework il Gruppo si è dotato di un sistema di limiti
di rischio quale strumento gestionale volto a disciplinare l’assunzione dei rischi aziendali ed a
guidare il ripristino di condizioni di normalità nel caso di superamento dei valori soglia. Esso è
definito in relazione alla disponibilità patrimoniale di Istituto ed alla sua propensione al rischio e
rappresenta in tal senso un fattore di raccordo tra la propensione al rischio e l’operatività
corrente, costituendo così un elemento a garanzia della coerenza tra gli orientamenti strategici
in termini di rischio definiti dall’Organo con Funzione di Supervisione Strategica ed il processo
di assunzione dei rischi.
Il sistema dei limiti di rischio è finalizzato quindi:



alla definizione e al rispetto di vincoli alla destinazione d’uso dei mezzi patrimoniali
tenendo conto anche dei limiti di risk tolerance definiti;
a tradurre gli obiettivi definiti in sede di pianificazione strategica e/o di budget in coerenti
modalità di allocazione dei mezzi patrimoniali disponibili con riferimento ai più rilevanti
portafogli ed aree di operatività del business bancario;
a rafforzare ed affinare progressivamente il controllo sui rischi caratterizzanti sia le
attività tradizionali sia quelle di nuova attivazione.
La responsabilità del rispetto di ciascun limite è assegnata a specifiche funzioni/organi
aziendali.
15
Il processo di definizione del complessivo sistema dei limiti prevede una verifica e revisione con
periodicità di norma annuale, nonché al verificarsi di eventi in grado di modificare
sostanzialmente l’esposizione ai rischi e/o la dotazione patrimoniale disponibile.
Questi limiti sono oggetto di monitoraggio, controllo e reporting a cura delle funzioni titolari dei
controlli di primo e di secondo livello.
Secondo quanto previsto dal Titolo V, Capitolo V della Circolare 263/2006 “Nuove disposizioni
di vigilanza prudenziale delle banche”, il Gruppo si è dotato di un sistema di limiti di
propensione al rischio, con riferimento alle esposizioni a rischio verso i Soggetti Collegati
(esponenti aziendali, società controllate o sottoposte a influenza notevole, relativi soggetti
connessi).
Categorie di rischio monitorate e gestite dal Gruppo Carismi
Il Gruppo ha provveduto ad identificare tutti i rischi a cui è o potrebbe essere esposto in futuro,
avuto riguardo alla propria operatività ed ai mercati di riferimento.
Di seguito si sintetizzano i rischi ritenuti rilevanti per il Gruppo:
Rischi di primo pilastro:
 rischio di credito e di controparte;
 rischio di mercato;
 rischio operativo;
Rischi di secondo pilastro:
 rischio di concentrazione;
 rischio di tasso di interesse;
 rischio residuo (CRM);
 rischio di liquidità2;
 rischi connessi con l’assunzione di partecipazioni;
 rischi connessi con attività di rischio e conflitti di interesse nei confronti di soggetti
collegati;
 rischio strategico;
 rischio reputazionale;
 rischio di compliance.
Il Gruppo ha identificato i rischi rilevanti seguendo una logica di proporzionalità, tenendo conto
quindi del livello di rilevanza che gli stessi assumono nell’ambito della propria operatività.
Tramite l’analisi della normativa contenuta nel 15° aggiornamento della Circolare 263 e nella
Circolare 285 (che recepisce le disposizioni di vigilanza per le banche in via funzionale all’avvio
dell’applicazione degli atti normativi comunitari – regolamento CRR e Direttiva CRD IV), sono
emersi ulteriori rischi considerati rilevanti, oggetto di apposito approfondimento (in termini di
presidio e di modalità di gestione) all’interno del processo di valutazione di adeguatezza
patrimoniale del Gruppo (processo ICAAP), inviato annualmente a Banca d’Italia entro il 30
aprile.
2
“Basilea 3” prevede nuovi requisiti e sistemi di supervisione del rischio di liquidità, incentrati su un requisito di liquidità
a breve termine (Liquidity Coverage Ratio – LCR) e su una regola di equilibro strutturale a più lungo termine (Net Stable
Funding Ratio – NSFR), oltre che ai principi per la gestione e supervisione del rischio di liquidità a livello di singola
istituzione e di sistema.
16
Gli ulteriori rischi sono:





Rischio di leva finanziaria (requisito regolamentare dal 1/1/2018) 3
Rischio paese (rischio di trasferimento e rischio sovrano);
Rischio derivante da cartolarizzazione;
Rischio informatico;
Rischio derivante da esternalizzazione.
Segue la presentazione, per ciascuna categoria di rischio sopra richiamata, dei relativi obiettivi
e politiche di gestione.
Rischio di credito
Definizione e obiettivi
È il rischio che un debitore (ivi comprese le controparti di operazioni finanziarie aventi ad
oggetto strumenti derivati Over the Counter – in tal caso si parla più specificatamente di rischio
di controparte) non adempia alle proprie obbligazioni, totalmente o parzialmente, o che il merito
creditizio subisca un deterioramento.
Strettamente connesso al rischio di credito è il rischio di concentrazione che deriva da
esposizioni verso controparti, gruppi di controparti connesse o del medesimo settore economico
o che esercitano la stessa attività o appartengono alla medesima area geografica.
Con riguardo alle garanzie viene gestito il rischio residuo relativo alla possibilità che le tecniche
riconosciute per l’attenuazione del rischio di credito utilizzate dalle banche risultino meno
efficaci del previsto.
Il Gruppo Carismi persegue obiettivi di politica creditizia indirizzati a:




mantenere una prudente propensione al rischio di credito;
applicare un modello omogeneo di gestione del credito incentrato sul principio di
prudenza e di separatezza fra le attività della fase di sviluppo, istruttoria,
perfezionamento e gestione, rispetto a quelle di monitoraggio del credito;
sostenere lo sviluppo socio-economico del territorio di riferimento, ponendo particolare
attenzione all’aggregato di riferimento rappresentato dalle famiglie e dalle piccole e
medie imprese;
diversificare il portafoglio, limitando la concentrazione delle esposizioni su singole
controparti ovvero gruppi di controparti connesse.
Politiche di gestione del rischio
Il modello organizzativo del Gruppo in materia creditizia si conforma ai principi definiti dalla
Capogruppo, nell’esercizio delle proprie funzioni di indirizzo strategico e di coordinamento.
Ai sensi di quanto previsto dalla normativa di vigilanza in materia di sistema di controlli interni
ed assunzione dei rischi, il Gruppo Carismi ha declinato in apposita normativa interna le proprie
politiche creditizie, sottoposte all’approvazione del Consiglio di Amministrazione della
Capogruppo e soggette a revisione con cadenza almeno biennale e comunque nel caso di
3
Gli orientamenti del Comitato di Basilea per la Vigilanza Bancaria prevedono (CRR punto 93) che il coefficiente di leva
finanziaria e le sue componenti siano oggetto di informativa a partire dal 1° gennaio 2015.
17
ridefinizione delle linee strategiche e di business, cambiamenti sostanziali del mercato di
riferimento e ridefinizione del modello operativo e distributivo.
La politica del credito del Gruppo Carismi è volta ad una selezione prudente degli affidati
tramite l’accurata analisi del merito creditizio, con l’obiettivo di contenerne il rischio, pur tenendo
presente gli obiettivi di natura commerciale derivanti dal Piano Strategico.
Al fine di perseguire l’obiettivo di ottimizzare la qualità del credito e minimizzare il costo
complessivo del rischio il Gruppo:




utilizza approcci metodologici qualitativi e quantitativi per la valutazione e monitoraggio
del merito creditizio delle controparti; tali metodologie sono implementate tramite
specifiche procedure informatiche a supporto;
definisce la struttura degli Organi Deliberanti e dei meccanismi di delega interna;
predispone il monitoraggio dell’andamento dei rapporti affidati attraverso la
responsabilità e l’esecuzione dei controlli;
assicura il rispetto dei limiti operativi contenuti nel RAF.
Le scelte di diversificazione e frazionamento del portafoglio crediti sono in grado, combinati con
la selezione individuale dei debitori e delle operazioni, di ridurre l’esposizione complessiva al
rischio; tale impostazione rientra nella logica di gestione a cui il Gruppo Carismi intende
improntare la propria attività creditizia. Le facoltà di erogazione del credito sono delegate in
misura proporzionalmente crescente, dalla rete verso gli Organi Centrali, allo scopo di sfruttare
le conoscenze legate al territorio, mantenendo competenze sempre più specialistiche presso le
strutture accentrate. Il rating del cliente discrimina ulteriormente i livelli di autonomia riducendoli
progressivamente in funzione della crescente rischiosità.
Processi e strumenti di gestione e controllo
La normativa di Vigilanza, in aderenza agli accordi di Basilea, prevede che le banche
mantengano costantemente quale requisito patrimoniale un ammontare dei fondi propri pari
almeno all’8% delle esposizioni ponderate per il rischio (RWA).
Il valore delle esposizioni ponderate per il rischio è determinato mediante la suddivisione delle
stesse a seconda della natura della controparte ovvero delle caratteristiche tecniche del
rapporto, applicando poi a ciascun portafoglio coefficienti di ponderazione diversificati tenendo
conto anche dell’esistenza di strumenti di protezione del rischio di credito riconosciuti ai fini
regolamentari.
Ai fini del calcolo del requisito patrimoniale a copertura del rischio di credito il Gruppo ha
adottato il metodo standardizzato che ha comportato i seguenti step operativi:



suddivisione delle esposizioni in diverse classi (portafogli), a seconda della natura della
controparte ovvero delle caratteristiche tecniche del rapporto o delle modalità di
svolgimento di quest’ultimo (segmentazione effettuata per le segnalazioni di vigilanza);
applicazione a ciascun portafoglio di coefficienti di ponderazione diversificati (RWA);
determinazione del requisito patrimoniale pari a RWA * 8%.
Con riferimento alla metodologia standardizzata per il calcolo dell’assorbimento patrimoniale
per il rischio di credito, la Cassa ha deciso di utilizzare il rating unsolicited dell’agenzia esterna
per la valutazione del merito creditizio (ECAI) DBRS per le posizioni appartenenti al portafoglio
“Esposizioni verso Amministrazioni centrali e banche centrali”.
18
Sono stati implementati sistemi di gestione, misurazione e controllo agendo su due direttrici,
quella inerente l’implementazione dei processi di erogazione, funzionali alla concessione di
affidamenti alla clientela, e quella attinente ai processi di monitoraggio, volti ad individuare la
clientela in deterioramento e ad attivare azioni a presidio dell’aumentato rischio per indirizzare
le opportune azioni correttive e quantificare la dotazione patrimoniale di cui il Gruppo deve
disporre per fronteggiare i rischi stessi.
Il modello di gestione adottato dalla Banca prevede un’analisi del rischio di credito e delle sue
componenti ed identifica la rischiosità associata al portafoglio creditizio, sia relativamente al
portafoglio performing che a quello non performing. A tal fine il Gruppo si avvale di diverse
metodologie e strumenti di misurazione e controllo: alcuni di stampo tradizionale altri di tipo
innovativo (monitoraggio andamentale del portafoglio crediti, sistemi di scoring/rating interno).
Il Gruppo ha inoltre adottato un modello di rating interno a fini gestionali che rappresenta un
valore altamente strategico per tutti i processi abilitati da tale metrica (politiche creditizie,
monitoraggio, pricing, accantonamenti, modello di portafoglio, ecc.). Per quanto attiene alle
politiche creditizie, sono state introdotte autonomie per il segmento imprese (corporate e small
business) differenziate in base al rating assegnato. Inoltre, il rating viene utilizzato per il calcolo,
a livello di singolo cliente, del Risk Adjusted Performance Measurement (RAPM) quale misura
sintetica di redditività degli impieghi da utilizzare per valutare l’adeguatezza del pricing dei
rapporti a breve termine.
Vengono definiti inoltre reportistiche periodiche ai Vertici Aziendali in merito all’andamento del
comparto Crediti al fine di valutare il portafoglio – sotto i diversi aspetti di analisi gestionale – e
le relative performance “aggiustate” per il rischio per segmenti e filiali di appartenenza.
In seguito alla revisione della disciplina sul Sistema dei controlli interni, contenuta nel 15°
aggiornamento della circolare di Banca d’Italia n. 263/2006 del luglio 2013, la Funzione di
Controllo dei Rischi è chiamata a verificare il processo del credito con particolare riguardo alla
fase del monitoraggio andamentale, della classificazione, degli accantonamenti e dell’efficacia
ed efficienza dell’attività di recupero del credito deteriorato.
Il controllo andamentale delle posizioni creditizie viene svolto:
a) in via continuativa dalle agenzie e filiali che gestiscono le posizioni stesse con
riferimento alle anomalie rilevate giornalmente ed alle posizioni segnalate dalle
procedure di monitoraggio;
b) per le agenzie in co-responsabilità con la filiale da cui dipendono gerarchicamente;
c) dalla struttura centrale Crediti che ha il compito di coordinare le diverse attività relative al
monitoraggio della qualità del credito e di gestire le posizioni ad incaglio, a sofferenza e
ristrutturate.
Principali strutture di gestione e controllo
Il processo del credito coinvolge una pluralità di strutture organizzative della Direzione
Generale.
La filiera del credito coinvolge essenzialmente seguenti Direzioni:

la Direzione Concessione Crediti che sovrintende la gestione globale degli affari inerenti
gli impieghi attraverso l’analisi del merito creditizio, della valutazione del rischio, del
19

perfezionamento delle operazioni e degli adempimenti relativi, al fine di raggiungere gli
obiettivi prefissati nel rispetto delle vigenti normative;
la Direzione Monitoraggio e Crediti Problematici che presidia il processo creditizio nella
fase di andamento anomalo e di recupero del credito e coordina la fase del monitoraggio
andamentale, della classificazione, degli accantonamenti e dell’attività di recupero del
credito deteriorato. La Direzione decide, nei limiti di autonomia, in merito a transazioni
che implicano perdite su posizioni creditizie;
La Direzione Concessione Crediti si articola nelle seguenti unità operative:




Servizio Grandi Clienti, che sovraintende ai rapporti con il segmento Grandi Clienti,
predisponendo l’istruttoria delle proposte di fido e monitorando costantemente
l’andamento dei volumi, la qualità, le caratteristiche e la composizione degli impieghi,
verificandone la coerenza con gli indirizzi e gli obiettivi prefissati.
Servizio Clientela Corporate, che sovrintende alla raccolta delle domande ed
all’istruttoria e concessione delle pratiche di fido per il segmento Corporate, effettua la
gestione delle autorizzazioni a sconfini/debordi entro la propria autonomia e monitora
l’andamento dei volumi, la qualità, le caratteristiche e la composizione degli impieghi alla
clientela Corporate, verificandone la coerenza con gli indirizzi e gli obiettivi prefissati.
Servizio Clientela Small e Retail, sovrintende alla raccolta delle domande ed all’istruttoria
e concessione delle pratiche di fido per il segmento Retail, effettua la gestione delle
autorizzazioni a sconfini/debordi entro la propria autonomia e monitora l’andamento dei
volumi, la qualità, le caratteristiche e la composizione degli impieghi alla clientela Small e
Retail, verificandone la coerenza con gli indirizzi e gli obiettivi prefissati.
Servizio Mutui e Crediti Speciali, che cura gli adempimenti operativi e formali connessi
all’erogazione dei crediti a medio e lungo termine nonché gli adempimenti relativi al
perfezionamento dei mutui ipotecari, con presidio delle garanzie ipotecarie ed effettua le
attività di gestione post-erogazione e periodica delle operazioni di credito
agevolato/convenzionato.
La Direzione Monitoraggio e Crediti Problematici si articola nelle seguenti unità operative:



Servizio Monitoraggio Crediti, che gestisce l’insieme di attività finalizzate a garantire la
regolarità del rapporto di credito instaurato con la controparte, adottando le azioni
gestionali richieste per riportare il rapporto in condizioni di regolarità ovvero le azioni
richieste a tutela dei diritti dell’Istituto.
Servizio Gestione Incagli e Past Due, che promuove le iniziative di rinegoziazione e
ristrutturazione delle posizioni creditizie che presentano arretrati e sconfinamenti
significativi, e gestisce direttamente le posizioni da past due ad incaglio.
Servizio Crediti Ristrutturati e Sofferenze, che cura la gestione delle posizioni classificate
a ristrutturato e delle posizioni a contenzioso.
Politiche di copertura e di attenuazione del rischio
La disciplina regolamentare (CRR, Parte Tre, Titolo II, Capo 4) consente alle banche di fare
ricorso alle tecniche di attenuazione del rischio di credito (Credit Risk Mitigation – CRM),
indipendentemente dalla metodologia adottata per il calcolo del requisito patrimoniale relativo a
tale tipologia di rischio. In tale ottica dunque, il Gruppo si è avvalso di tecniche mirate alla
mitigazione dei rischi di credito che, essenzialmente, consistono nell’assunzione di adeguate
garanzie a supporto delle operazioni poste in atto, ed ha emanato un regolamento delle
Tecniche di CRM che integra la normativa vigente in tema di garanzie, definendo in un unico
20
repository le linee guida alle quali le strutture del Gruppo devono attenersi per l’acquisizione e
la gestione di strumenti idonei ai fini prudenziali alla mitigazione del rischio di credito. L’utilizzo
delle diverse forme di protezione del credito e la possibilità di associare le stesse ad una
riduzione del requisito patrimoniale a fronte del calcolo dell’attivo a rischio, prevede
l’adeguamento costante delle politiche creditizie aziendali al mutato quadro di riferimento
regolamentare.
Le tecniche di attenuazione del rischio utilizzate dalla Banca sono quelle riconosciute dalla
normativa di vigilanza e sono suddivise in due categorie generali: protezione del credito di tipo
reale (funded), su immobili e su strumenti finanziari, e protezione del credito di tipo personale
(unfunded).
Nell’ambito degli strumenti di protezione del credito di tipo reale:


le garanzie reali finanziarie hanno come oggetto: contante e assimilati (certificati di
deposito e obbligazioni emesse dalla Cassa), titoli di debito e capitale, quote di OICR,
gestioni patrimoniali, prestate attraverso contratti di pegno;
le garanzie ipotecarie hanno ad oggetto le seguenti tipologie di immobili, che
presentano le caratteristiche previste dalla normativa: immobili residenziali e non
residenziali (art. 208 CRR).
Infine, affinché siano eleggibili come strumento di mitigazione del rischio, sono state realizzate
delle implementazioni finalizzate a valutare in modo adeguato i requisiti di validità delle garanzie
ai fini del calcolo dei coefficienti patrimoniali. Tali requisiti devono essere verificati al momento
della loro costituzione come strumento a protezione del credito e devono rimanere validi per
tutta la durata del credito stesso.
L’affinamento delle attività di gestione (accentramento, perfezionamento e archiviazione) e di
monitoraggio delle garanzie è promosso anche nell’ottica di meglio presidiare il rischio residuo
ossia il rischio che le tecniche riconosciute per l’attenuazione del rischio di credito utilizzate
dalla Banca risultino meno efficaci del previsto.
Nel calcolo del requisito patrimoniale relativo alle esposizioni creditizie assistite da garanzie
finanziarie idonee, la Banca adotta il metodo integrale (v. art 223 CRR) per la globalità delle
esposizioni. In tale approccio, l’ammontare dell’esposizione viene ridotto del valore della
garanzia ai fini del calcolo del requisito. Il valore dell’esposizione e quello della garanzia sono
corretti per tenere conto della volatilità dei prezzi di mercato ed a tal fine ad entrambi gli importi
devono essere applicate adeguate “rettifiche per volatilità”. A meno che non si tratti di contante,
il valore dell’esposizione corretto per la volatilità sarà maggiore di quello dell’esposizione
originaria, viceversa per la garanzia.
Alle esposizioni garantite da ipoteca su immobili residenziali e non, così come da garanzie
personali, si applicano le regole previste dalla normativa di vigilanza vigente.
Alla luce del Regolamento UE n. 575/2013 (CRR – Parte Tre, Titolo II, Capo 4, art. 208) i beni
immobili si considerano come garanzie reali ammissibili solo se gli enti sorvegliano il valore
dell'immobile frequentemente (almeno una volta all'anno per gli immobili non residenziali e una
volta ogni tre anni per gli immobili residenziali) e la valutazione dell'immobile viene rivista nel
caso in cui il valore dell’immobile può diminuire in misura rilevante in relazione ai prezzi
generali del mercato. Per quanto concerne i metodi per sorvegliare il valore dell'immobile e
individuare gli immobili che necessitano di una rivalutazione, le banche possono utilizzare
anche strumenti di valutazione statistici.
21
Rischio di controparte
Il rischio di controparte è legato alle potenziali perdite dovute alla inadempienza delle
controparti di transazioni finanziarie prima del regolamento delle stesse ed è correlato a quegli
strumenti finanziari che presentano un valore positivo al momento dell’insolvenza della
controparte. Gli strumenti finanziari che determinano tale rischio presentano le seguenti
caratteristiche:



generano una esposizione pari al loro fair value positivo;
hanno un valore di mercato che evolve nel tempo in funzione delle variabili di mercato
sottostanti;
generano uno scambio di pagamenti oppure lo scambio di strumenti finanziari o merci
contro pagamenti.
Il trattamento prudenziale del Rischio di Controparte si applica alle seguenti tipologie di
strumenti finanziari:



strumenti derivati finanziari e creditizi negoziati fuori borsa (OTC – Over The Counter);
operazioni SFT (Securities Financing Transactions);
operazioni con regolamento a lungo termine (LST - Long Settlement Transactions).
Il perimetro di misurazione del rischio di controparte fa riferimento alle posizioni detenute nel
Portafoglio Bancario e nel Portafoglio di Negoziazione.
Nella quantificazione dell’esposizione al rischio il Gruppo utilizza, ai fini regolamentari, la
metodologia “del valore di mercato” per le esposizioni in strumenti derivati finanziari e creditizi
negoziati fuori borsa (OTC) e per le operazioni con regolamento a lungo termine (LST).
Con riferimento, invece, alle operazioni pronti contro termine attive e passive su titoli o merci e
alle operazioni di concessione o assunzione di titoli o merci in prestito e finanziamenti con
margini (operazioni SFT), il Gruppo adotta il metodo integrale con l’applicazione delle rettifiche
standard di vigilanza per tener conto della relativa volatilità.
Ai fini gestionali la Banca si è dotata di una normativa interna che disciplina la determinazione e
l’utilizzo dei massimali operativi concessi alle controparti bancarie.
Per ulteriori dettagli quantitativi sul rischio di controparte e sui relativi processi di gestione si
veda in seguito il capitolo Esposizione al rischio di controparte.
Rischio di mercato
Definizione e obiettivi
Il Gruppo assume come definizione generale del rischio di mercato quanto riportato nel
Regolamento (UE) N. 575/2013 Parte Tre, Titolo IV ovvero il rischio riferito a variazioni di
valore di uno strumento finanziario o di un portafoglio di strumenti finanziari connesso a
variazioni inattese delle condizioni di mercato.
Il Gruppo suddivide il rischio di mercato nelle seguenti categorie di rischio:

rischio di posizione, che esprime il rischio che deriva dalle oscillazioni del prezzo dei
valori mobiliari per fattori attinenti all’andamento del mercato e alla solvibilità della
società emittente;
22




rischio di cambio e di investimenti in valuta, che esprime il rischio di subire perdite per
effetto di avverse variazioni dei corsi delle divise estere;
rischio di regolamento, che si determina qualora la controparte di una transazione dopo
la scadenza del contratto non abbia adempiuto alla propria obbligazione;
rischio di concentrazione, che esprime il rischio derivante dal livello di concentrazione
delle controparti;
rischio di posizione su merci rischio derivante da oscillazioni dei prezzi delle merci.
Politiche di gestione del rischio
Nell’ambito del portafoglio titoli di proprietà rientrano nel monitoraggio dei limiti operativi sul
rischio di mercato unicamente gli strumenti finanziari classificati nel portafoglio contabile delle
attività di negoziazione (Held for trading) che corrisponde sostanzialmente al trading book di
vigilanza.
Rispetto alla portafogliazione contabile, in coerenza con le disposizioni di vigilanza prudenziale,
sono esclusi dal trading book i derivati di copertura naturale delle obbligazioni emesse dal
Gruppo iscritte nel passivo di bilancio valutate al fair value (fair value option). Tali derivati, in
quanto di copertura naturale di strumenti di banking book (obbligazioni), sono coerentemente
classificati di banking book anche se, dal punto di vista contabile, sono compresi nella voce di
Bilancio delle attività o passività di negoziazione.
Il sistema gestionale di misurazione dei rischi di mercato è utilizzato per la definizione di limiti
operativi, per il monitoraggio del rispetto di tali limiti e la gestione degli eventuali sconfinamenti.
Il VAR è il principale indicatore gestionale utilizzato a tali fini e viene quantificato separatamente
distinguendo il trading book dal banking book, in linea con le indicazioni di vigilanza
prudenziale, senza alcuna correlazione gestionale tra i due comparti. Il VAR esprime
sinteticamente in termini monetari la massima perdita probabile sulle posizioni in essere in un
orizzonte temporale di 10 giorni ed a un livello statistico di confidenza del 99%. Il monitoraggio
del rischio mediante tale strumento è effettuato con cadenza giornaliera dal Servizio Risk
Management.
Con riferimento quindi al portafoglio di trading, la Cassa si è dotata, oltre che di un sistema di
limiti che prevede massimali in termini di rischiosità (VaR), di ulteriori limiti operativi che
riguardano quantità e tipologie di strumenti finanziari detenibili, oltre che di massima perdita
accettabile. Al riguardo, il Servizio Risk Management predispone regolarmente la relativa
reportistica prevedendo un flusso informativo quotidiano per la misurazione del VaR e un report
mensile sui limiti di quantità/tipologie di strumenti finanziari detenibili e sulla massima perdita
accettabile. Nella relazione trimestrale sono, inoltre, riportate ulteriori informazioni di maggior
dettaglio ed andamentali.
Principali strutture di gestione e controllo
Il profilo di rischio relativo alla gestione finanziaria è deliberato dall’Organo con Funzione di
Supervisione Strategica che, in sede di approvazione della normativa interna (tra cui il
Regolamento Attività Finanziarie, Tesoreria e Cambi) stabilisce:



la struttura dei portafogli, i criteri per la classificazione nei medesimi degli strumenti
finanziari, le relative politiche di gestione;
i massimali operativi concessi alle controparti autorizzate, suddivise in base alle tipologie
di utilizzo;
le linee guida per il pricing relativo al fair value degli strumenti non quotati e dei derivati
over the counter;
23


il sistema dei limiti quantitativi e qualitativi e delle facoltà delegate in materia di
operatività finanziaria;
le politiche di assunzione, misurazione e gestione dei rischi.
L’Organo con Funzione di Gestione traduce gli obiettivi ed i vincoli strategici deliberati
dall’Organo con Funzione di Supervisione Strategica in linee operative che dovranno essere
attuate dalla Direzione Finanza. Il Comitato Finanza, quale organo collegiale interno consultivo,
formula i principi e gli indirizzi strategici in materia di Finanza di Proprietà, Servizi di
Investimento e Liquidità della Banca, e i suoi compiti sono declinati in un apposito regolamento.
Il Servizio Tesoreria e Finanza di proprietà è responsabile della gestione degli strumenti
finanziari detenuti per la negoziazione, dei risultati economici prodotti e dell’assorbimento di
capitale generato dall’operatività assunta nell’ambito dei limiti e delle deleghe fissati dall’Organo
con Funzione di Supervisione Strategica.
Il modello di governance e gestione dei rischi di mercato della Banca prevede inoltre l’intervento
di strutture esterne alla Direzione Finanza per attività di monitoraggio, controllo e segnalazione.
In particolare:


il Servizio Back Office esercita funzioni di monitoraggio di primo livello del rispetto dei
limiti quantitativi e qualitativi stabiliti per il portafoglio di proprietà e l’attività in cambi;
la Funzione di Controllo dei Rischi ha una specifica attribuzione di monitoraggio dei limiti
definiti in termini di Value at Risk (VAR).
L’attività di controllo della gestione dei rischi finanziari, volta all’individuazione delle tipologie di
rischi, alla definizione e implementazione delle metodologie di misurazione degli stessi e al
controllo dei limiti operativi, è svolta dalla Funzione di Controllo dei Rischi.
In caso di sconfinamento dei limiti operativi, è previsto un processo autorizzativo di rientro, che
vede coinvolti la Direzione Finanza, la Direzione Controlli e l’Organo con Funzione di Gestione.
Metodo di misurazione
Il Gruppo determina il requisito patrimoniale a fronte del rischio di mercato utilizzando la
metodologia “standard” prevista dal CRR, che prevede il calcolo dell’assorbimento patrimoniale
sulla base del c.d. “approccio a blocchi”, secondo il quale il requisito complessivo è dato dalla
somma dei requisiti di capitale determinati a fronte dei singoli rischi di mercato (di posizione, di
regolamento, di concentrazione, di cambio), ciascuno dei quali è identificato e misurato
secondo i criteri stabiliti dalla vigilanza regolamentare.
Per tutte le esposizioni si fa riferimento alla struttura dei fattori di ponderazione previsti dalla
normativa per la metodologia standardizzata.
Politiche di copertura e di attenuazione
Il presidio dei livelli di rischio generati dall’operatività sui mercati finanziari prevede la definizione
di una struttura dei limiti, contenuti nel Risk Appetite Framework, capace di assicurare un
coerente raccordo tra le linee di indirizzo formulate dal Consiglio di Amministrazione e
l’operatività corrente.
24
Rischio operativo
Definizione ed obiettivi
L’operational risk management è una componente della strategia di gestione integrata dei rischi
che mira al contenimento della rischiosità complessiva anche attraverso la prevenzione di
fenomeni di propagazione e trasformazione dei rischi stessi. I rischi operativi, che costituiscono
una classe molto eterogenea, non sono rischi tipici dell’attività bancaria o dell’attività d’impresa.
L’origine di tali rischi può essere sia interna sia esterna e l’ambito della loro manifestazione può
estendersi anche oltre il perimetro aziendale. La definizione adottata, in linea con quanto
indicato dalle disposizioni di vigilanza, identifica il rischio operativo come il rischio di subire
perdite derivanti dall’inadeguatezza o dalla disfunzione di procedure, risorse umane e sistemi
interni, oppure da eventi esogeni. Rientrano in tale tipologia – tra l’altro – le perdite derivanti da
frodi, errori umani, interruzioni dell’operatività, indisponibilità dei sistemi, inadempienze
contrattuali, catastrofi naturali. Nel rischio operativo è compreso il rischio legale, mentre non
sono inclusi quelli strategici e di reputazione. I rischi operativi si differenziano dalle altre
tipologie di rischi bancari, in quanto non vengono assunti perché direttamente collegati ad un
ritorno atteso, ma la loro esistenza è connaturata allo svolgimento dell’ordinaria attività
aziendale.
Politiche di gestione del rischio e struttura organizzativa
La gestione del rischio operativo dipende da una serie di fattori, tra cui la dimensione,
l’articolazione organizzativa nonché la natura e complessità delle operazioni della banca. In tale
contesto il Gruppo promuove una sempre maggiore cultura interna del rischio operativo e dei
controlli, che unita all’implementazione di un sistema di reporting interno e alla disponibilità di
piani di emergenza, costituiscono elementi essenziali di un efficace ed efficiente sistema di
gestione del rischio operativo.
Il Gruppo Carismi dispone di una policy di gestione del rischio operativo, due manuali
metodologici per processo di raccolta dei dati di perdita operativa (Loss Data Collection) e di
autovalutazione del rischio operativo (Risk Self Assessment) sui processi aziendali.
Nell’ambito di tale progetto nel corso dell’esercizio è stata sviluppata l’attività di Risk Self
Assessment su tutte le Unità Operative della Banca ed è proseguita per il terzo anno l’attività di
raccolta delle perdite operative. Obiettivo del progetto di gestione dei rischi operativi è quello di
dare rilevanza sia alla misurazione delle perdite operative effettive, in modo da comprenderne
le cause e prevenirne ulteriori possibili effetti che possono derivare dall’operatività, che agli
interventi sulle fonti potenziali di rischio e sul sistema dei controlli interni. Per fronteggiare
entrambe le esigenze la metodologia ha dunque previsto l’utilizzo di strumenti di analisi
quantitativa e qualitativa ovvero l’applicazione di tecniche di valutazione del rischio tese ad
individuare i rischi potenziali. L’attività eseguita nel 2014 ha evidenziato una sostanziale
continuità rispetto all’esercizio precedente sia in termini di perdite operative sostenute sia in
termini di percezione di rischiosità derivante dall’attività di Risk Self Assessment i cui valori
restano nel complesso su livelli bassi.
La Funzione di Controllo dei Rischi è responsabile dell’attività di gestione e monitoraggio del
rischio operativo.
Sistemi di misurazione e reporting
Ai fini della determinazione del requisito in materia di fondi propri per il rischio operativo il
Gruppo adotta il metodo Base.
Il metodo Base prevede che suddetto requisito sia calcolato applicando il coefficiente
regolamentare pari al 15% alla media triennale dell’indicatore rilevante sulla base delle tre
25
ultime osservazioni su base annuale effettuate a fine esercizio. Nello specifico la normativa di
riferimento è quella prevista agli articoli 315 e 316 del CRR. Il Gruppo ha calcolato il proprio
indicatore rilevante come la somma degli elementi rilevanti enumerati dalla tabella 1 dell’art.
316 del CRR.
Nell’ambito delle attività di monitoraggio e reporting sono previsti i seguenti report, prodotti dalla
Funzione di Controllo dei Rischi, e indirizzati ai Vertici Aziendali:


un report annuale che riporti i risultati del processo di Risk Self Assessment, con le
eventuali criticità emerse e le possibili azioni di mitigazione e prevenzione da definire o
in essere;
un report trimestrale che riporti gli eventi di perdita operativa raccolti tramite il processo
di Loss Data Collection e che evidenzi le eventuali criticità emerse.
Politiche di copertura e di attenuazione
Le strutture di controllo sui diversi livelli, nell’effettuazione delle attività di rispettiva competenza,
svolgono una continua funzione di gestione, monitoraggio e mitigazione del rischio operativo.
Inoltre il Gruppo si è dotato di un Piano di Continuità Operativa, definendo le modalità di
segnalazione dei possibili casi di emergenza e l’iter operativo che porta all’eventuale attivazione
del piano.
Rischio di concentrazione
Il rischio di concentrazione deriva da esposizioni verso controparti, gruppi di controparti
connesse (i.e. concentrazione single name) e controparti del medesimo settore economico o
che esercitano la stessa attività o appartenenti alla medesima area geografica (i.e.
concentrazione geo-settoriale).
Tale tipologia di rischio – per la componente single name - ha una rilevanza contenuta
dipendente dall’elevato frazionamento del portafoglio crediti verso una molteplicità di
controparti. Il presidio continuativo delle posizioni di rischio rilevante è svolto dal Servizio
Concessione Crediti al fine di individuare eventuali andamenti anomali, rilevando e segnalando
tempestivamente ai gestori delle posizioni stesse ogni elemento che possa indicare irregolarità,
patologia o deterioramento. Al Servizio Grandi Clienti spetta il compito di monitorare
costantemente la qualità, le caratteristiche e la composizione degli impieghi ai c.d. Grandi
Clienti, verificandone la coerenza con gli indirizzi e gli obiettivi fissati. L’individuazione delle
Grandi Esposizioni è demandata sia al Servizio Bilancio in fase di segnalazione che alla
Direzione Concessione Crediti in fase di concessione.
Sistemi di misurazione e reporting
Il sistema di misurazione della componente single name del rischio di concentrazione consiste
nell’approccio semplificato regolamentare basato sull’indice di Herfindahl (Circolare della Banca
d’Italia n. 285/2013, Parte prima, Titolo III, Allegato B).
Per quanto riguarda la componente geo-settoriale, il Gruppo ha calcolato l’assorbimento di
capitale utilizzando la metodologia consortile sviluppata in sede ABI.
Il Servizio Risk Management predispone la reportistica per l’Alta Direzione e per l’Organo con
Funzione di Supervisione Strategica.
26
Politiche di copertura e di attenuazione
Al fine di fronteggiare l’esposizione al rischio di concentrazione, il Gruppo ha ritenuto opportuno
un adeguamento degli attuali sistemi di gestione e controllo nelle due fasi fondamentali del
processo del credito:


quella dell’affidamento, in particolare in sede di assunzione di rischi rilevanti;
quella del monitoraggio continuativo della qualità delle esposizioni creditizie in essere,
soprattutto di maggior ammontare e della composizione dei gruppi di clienti connessi,
anche al fine della corretta segnalazione delle “Grandi Esposizioni”.
Le Grandi Esposizioni sono oggetto di segnalazione a Banca d’Italia con cadenza trimestrale a
cura del Servizio Bilancio. ai fini della gestione e del controllo del rischio di concentrazione, i
rischi rilevanti non sono rappresentati solamente dalle c.d. “Grandi Esposizioni”, ma da tutte le
posizioni di rischio che hanno dimensioni tali da poter avere effetti di rilievo sul calcolo
dell’assorbimento di capitale a fronte di tale rischio e sulla solidità patrimoniale in caso di crisi
del debitore.
Rischio tasso di interesse sul portafoglio bancario
Il Gruppo assume come definizione generale del rischio di tasso di interesse quanto riportato
nella Circolare n. 285, Parte Prima, Titolo III, Capitolo I, Allegato A4: “rischio derivante da
variazioni potenziali dei tassi di interesse” relativamente alle attività diverse dalla negoziazione.
Nella comprensione del Gruppo, il rischio di tasso di interesse si riferisce quindi al potenziale
impatto negativo determinato da variazioni inattese nei tassi sui profitti correnti e/o sul valore
del patrimonio netto del Gruppo; tale rischio si manifesta sulle posizioni incluse nel banking
book, ossia le posizioni relative alla tipica attività commerciale del Gruppo, non finalizzata ad
attività di trading. Il rischio di tasso di interesse sostenuto dal Gruppo relativamente al proprio
portafoglio bancario deriva principalmente dall’attività caratteristica esercitata in qualità di
intermediario impegnato nel processo di trasformazione delle scadenze, e nell’attività di
investimento in titoli a sostegno del margine di interesse.
Sistema di misurazione e reporting
Il Gruppo determina il capitale economico a fronte del rischio di tasso di interesse facendo
riferimento alle variazioni annuali dei tassi di interesse registrati in un periodo di osservazione di
6 anni, considerando alternativamente il 1° percentile (ribasso) o il 99° percentile (rialzo).
Il Gruppo effettua trimestralmente il monitoraggio dell’esposizione al rischio in oggetto
utilizzando l’algoritmo semplificato proposto da Banca d’Italia (Circ. 285, Parte I, Titolo III,
Capitolo 1, Allegato C), ovvero in termini di riduzione del valore economico del Gruppo a fronte
di uno shift parallelo nei tassi di interessi di +/-200 punti base, sulla base di fattori di
ponderazione standard associati a 14 fasce temporali.
Il modello di monitoraggio adottato copre le attività e le passività esposte al rischio di interesse
comprese nel portafoglio bancario ed è focalizzato sulla valutazione degli impatti di variazioni
potenziali dei tassi sul valore economico del patrimonio dell’Istituto.
Il Servizio Risk Management predispone la reportistica per gli Organi aziendali e definisce i
criteri di rappresentazione dei singoli report.
4
Coerente a quanto riportato dalla Circ. n.263, Titolo III, Capitolo I, Allegato A.
27
Politiche di copertura e di attenuazione
Per attenuare l’esposizione al rischio di tasso, il Servizio Risk Management effettua attività di
monitoraggio delle soglie di sorveglianza approvate dall’Organo con Funzione di Supervisione
Strategica, che possono essere tempo per tempo rimodulate in considerazione di variazioni di
situazioni di mercato. Tali soglie rappresentano i valori di attenzione al fine di mantenere entro
livelli contenuti l’esposizione al rischio di tasso.
Rischio residuo
Il Gruppo assume come definizione generale del rischio residuo quanto riportato nella Circolare
n. 285, Parte Prima, Titolo III, Capitolo I, Allegato A: “il rischio che le tecniche riconosciute per
l’attenuazione del rischio di credito utilizzate ai fini del Primo pilastro risultino meno efficaci del
previsto”.
Sistema di gestione, monitoraggio e reporting
Il Gruppo gestisce il rischio residuo derivante dall’applicazione di tecniche di attenuazione del
rischio di credito presidiando l’intero processo di acquisizione, valutazione, controllo e realizzo
delle garanzie.
Oltre al processo di mitigazione, il Gruppo ha adottato prudenzialmente una metodologia
quantitativa di tipo judgemental per il calcolo dell’assorbimento di capitale economico a fronte
del rischio residuo. La metodologia si basa sull’ipotesi di perdita del requisito di eleggibilità su
una percentuale delle esposizioni garantite da ipoteca su immobili residenziali e di quelle
garantite da ipoteca su immobili non residenziali, che beneficiano di ponderazioni favorevoli in
virtù della disciplina di CRM (Credit Risk Mitigation).
È compito della Funzione di Controllo dei Rischi, in sede di ICAAP, verificare la rilevanza o
meno del rischio residuo e procedere alla sua eventuale quantificazione.
La mitigazione del rischio residuo è ottenuta mediante un insieme di processi volti a ridurre la
potenziale inefficienza delle tecniche di Credit Risk Mitigation.
In particolare, per quanto riguarda le misure organizzative adottate per il presidio dei requisiti di
eleggibilità delle garanzie, la Banca:



dispone di una mappatura accurata dei processi attinenti l’intero ciclo di vita delle
garanzie;
pubblica e diffonde, anche tramite intranet aziendale, la normativa interna di riferimento
nonché la manualistica relativa alle procedure informatiche utilizzate a supporto della
complessiva gestione delle tecniche di CRM;
nell’ambito del Sistema dei Controlli Interni, effettua nel continuo controlli volti alla
verifica della sussistenza nel tempo dei requisiti generali e specifici richiesti per il
riconoscimento ai fini prudenziali delle tecniche di CRM.
Rischio di liquidità
Il rischio di liquidità, a cui le banche sono naturalmente esposte a causa del fenomeno della
trasformazione delle scadenze, si manifesta quando la Banca non è in grado di adempiere ai
propri impegni di pagamento alla rispettiva scadenza. Esso si riferisce dunque alle disponibilità
liquide o facilmente liquidabili della Banca occorrenti per fronteggiare i pagamenti, non solo in
28
condizioni di operatività ordinaria ma anche in presenza di tensioni acute a livello di singolo
istituto (crisi specifica) o che interessano tutto il mercato (crisi sistemica).
La normativa distingue il rischio di liquidità tra:


funding liquidity risk, ovvero il rischio derivante dall’incapacità di reperire fondi sul
mercato, e
market liquidity risk, che si manifesta quando sussistono limiti allo smobilizzo delle
attività.
Nel caso di funding liquidity risk la Banca non è in grado di far fronte in modo efficiente alle
proprie uscite di cassa sia attese che inattese, correnti e future, senza pregiudicare l’operatività
quotidiana o la situazione finanziaria della Banca stessa.
Quando ricorre invece il market liquidity risk la Banca non è in grado di liquidare una attività
finanziaria senza incorrere in perdite in conto capitale, a causa della scarsa liquidità del mercato
di riferimento o di disordini nello stesso.
Le fonti di rischio di liquidità possono essere di tipo endogeno ovvero di tipo esogeno: sono
considerate fonti endogene di rischio quelle che originano da eventi negativi specifici del
Gruppo e comportano una perdita di fiducia nei confronti di questo da parte del mercato,
causata da errori di gestione oppure da un downgrading del merito creditizio del Gruppo stesso.
Le fonti esogene di rischio di liquidità invece originano da eventi negativi causati da shock di
mercato, non direttamente controllabili da parte del Gruppo.
Sistema di misurazione e reporting
In ottemperanza alle modifiche normative introdotte dalle autorità di vigilanza, la Banca ha
redatto la propria Policy di Liquidità che va ad accogliere le disposizioni in materia di liquidità
contenute in regolamenti interni precedenti, integrandole con quanto richiesto dal legislatore e
quanto necessario ai fini di una corretta ed organica gestione del rischio.
La Policy di Liquidità del Gruppo, nel rispetto di quanto previsto dalla disciplina prudenziale
descrive il modello organizzativo aziendale nel quale ruoli e responsabilità vengono assegnati
alle funzioni organizzative coinvolte nel processo di gestione e controllo del rischio di liquidità
operativa e strutturale.
Ai responsabili della Direzione Finanza e della Direzione Controlli è affidato il compito di
assicurare la coerenza fra le politiche di struttura dell’attivo e del passivo, come da linee
strategiche e di indirizzo definite dal Consiglio di Amministrazione.
Il processo di gestione del rischio di liquidità operativa si basa sull’utilizzo dei seguenti
strumenti:


schema di Maturity Ladder: strumento operativo per la misurazione della posizione
finanziaria netta che consente di valutare l’equilibrio finanziario dei flussi di cassa attesi
attraverso la contrapposizione, per ciascuna fascia temporale, dei flussi in entrata ed in
uscita;
report di Liquidità, alimentato attraverso i flussi della Maturity Ladder e del Portafoglio
attività finanziarie, che costituisce la base per le proiezioni del Saldo Netto di Liquidità
Complessivo in un orizzonte temporale di almeno tre mesi, sia sotto ipotesi di normale
corso degli affari che al verificarsi di scenari di stress;
29


definizione del Sistema di Indicatori e Limiti necessario ad individuare eventuali tensioni
di liquidità endogeni e/o esogeni alla Banca che, in base al livello fissato come segnale
di allerta per i singoli indicatori, ne determina la Soglia di tolleranza al rischio di liquidità;
definizione del Contingency Funding Plan che formalizza il processo da attivare al
verificarsi di una situazione di crisi/tensione di liquidità, assegnando ruoli e responsabilità
e suggerendo eventuali azioni da intraprendere per risolvere la crisi.
Il processo di gestione della liquidità strutturale (medio/lungo termine > 12 mesi) si basa
sull’utilizzo dell’applicativo ALM (Asset Liability Management). Il mantenimento di un adeguato
rapporto tra passività e attività a medio/lungo consente di evitare pressioni sulle fonti a breve
termine, attuali e prospettiche.
La base del sistema di sorveglianza del rischio di liquidità strutturale è costituita da una maturity
ladder, finalizzata a evidenziare potenziali situazioni di squilibrio nei flussi di cassa attesi.
Per la gestione della liquidità a breve termine è previsto un report giornaliero all’Alta Direzione,
mentre per la liquidità strutturale la cadenza è trimestrale.
Le Autorità di Vigilanza, nell’ambito del nuovo framework regolamentare Basilea 3, hanno
introdotto per la prima volta requisiti regolamentari anche a fronte del rischio di liquidità. I
requisiti previsti sono stati definiti tenendo conto della necessità di monitorare sia il funding
liquidity risk che il market liquidity risk.
In particolare Basilea 3 ha introdotto due specifici nuovi requisiti: il Liquidity coverage ratio
(LCR) quale requisito previsto a fronte dei rischi di liquidità di breve termine ed il Net stable
funding ratio (NSFR) quale requisito a fronte di finanziamento stabile più strutturale.
Il primo requisito (LCR) è previsto che entri in vigore a decorrere dal 1° ottobre 2015 mentre il
secondo (NSFR) dovrebbe essere introdotto a partire dal 1° gennaio 2018.
A partire dal mese di marzo 2014 la Funzione di Controllo dei Rischi ha monitorato, in aggiunta
ai limiti operativi gestionali interni, l’evoluzione del requisito di liquidità a breve (LCR).
L’indicatore, calcolato con primo riferimento ai dati di marzo 2014, è sempre risultato nel corso
del 2014 superiore alla soglia di vigilanza prevista per il 2015 (60%) ed in progressivo
miglioramento nel corso dell’anno. Per quanto riguarda l’indicatore di liquidità strutturale
(NSFR), i dati estratti al 31 dicembre 2014 evidenziano un valore superiore al requisito
regolamentare del 100% previsto a partire dal 1° gennaio 2018.
Limiti relativi al rischio liquidità
Il rischio di liquidità è, tra i diversi rischi che caratterizzano l’operatività di una banca, quello che
comporta la necessità di individuare indicatori di controllo con un profilo di monitoraggio di
brevissimo periodo. Inoltre è necessario adottare criteri estremamente prudenti nel definire i
livelli di stress e quindi i parametri che comportano l’attivazione di possibili misure di attenzione
e rientro. La prudenza nel fissare i limiti e la tempestività nel rilevare le eventuali anomalie
rappresentano i fattori più importanti nell’attività di monitoraggio. Il Gruppo ha definito quindi la
propria propensione al rischio di liquidità utilizzando indicatori definiti internamente che
rispondono a tali esigenze e caratteristiche.
Strutture organizzative
Le funzioni aziendali deputate al monitoraggio ed alla gestione del rischio di liquidità devono
essere in grado di condurre tali attività sia in condizioni di normale corso degli affari che in
30
condizioni di stress e/o crisi di liquidità caratterizzate da bassa probabilità di accadimento e da
impatto elevato. Il rischio è che cause endogene (crisi specifica) ed esogene (crisi sistemica)
pongano la Banca di fronte ad un’improvvisa riduzione della liquidità disponibile ovvero ad
un’improvvisa necessità di aumentare il funding.
Gli indicatori sono monitorati dalla Direzione Finanza mentre la Funzione di Controllo dei Rischi
svolge un ruolo di supervisione di tutti i livelli dei singoli indicatori e della relativa persistenza,
nonché il monitoraggio degli indicatori di liquidità strutturale.
Il Responsabile della Direzione Controlli ed il Responsabile della Direzione Finanza valutano se
sottoporre all’Amministratore Delegato la richiesta di dichiarazione di uno stato di allerta o di
crisi.
L’Amministratore Delegato, dopo un’analisi della situazione, valuterà se dichiarare lo stato di
allerta, lo stato di crisi o il mantenimento dello status quo, dandone tempestiva informativa
all’Organo con Funzione di Supervisione Strategica.
Rischi connessi con l’assunzione di partecipazioni
Il Gruppo assume come definizione generale del rischio connesso con l’assunzione di
partecipazioni quanto riportato nella Circ. 285, Parte Terza, Capitolo 1, Sezione I: “il rischio di
un eccessivo immobilizzo dell’attivo derivante da investimenti partecipativi in imprese finanziarie
e non finanziarie”.
Modalità di gestione
Nell’ambito delle attività di rilevazione e gestione del rischio di investimento in partecipazioni, Il
Gruppo si è dotato di un regolamento che disciplina il processo relativo all’acquisizione, la
gestione, il monitoraggio e la dismissione delle partecipazioni.
Il Regolamento individua la strategia del Gruppo stabilendo, altresì, la propensione al rischio in
termini di massimo grado di immobilizzo del fondi propri ritenuto accettabile con riferimento sia
al complesso degli investimenti, sia alle partecipazioni in singole imprese non finanziarie,
nonché i limiti operativi interni e il sistema dei controlli. Il Regolamento, inoltre, dettaglia le
regole di classificazione degli investimenti indiretti in equity ai fini di “Vigilanza”.
La strategia del Gruppo è quella di razionalizzare il portafoglio con la finalità ultima di contenere
l’ammontare investito ed i conseguenti rischi connessi.
Il Servizio Risk Management monitora mensilmente il rispetto dei limiti all’assunzione di
partecipazioni ed in caso di superamento informa l’Organo con Funzione di Supervisione
Strategica.
Rischi connessi con attività di rischio e conflitti di interesse nei confronti di soggetti collegati
Il rischio connesso ad attività di rischio e conflitti di interesse nei confronti di soggetti collegati
adottato dal Gruppo è quello riportato nella Circolare di banca d’Italia 263 (Titolo V, Capitolo 5):
“il rischio che la vicinanza di taluni soggetti ai centri decisionali del Gruppo possa
compromettere l’oggettività e l’imparzialità delle decisioni relative alla concessione di
finanziamenti e ad altre transazioni nei confronti dei medesimi soggetti, con possibili distorsioni
nel processo di allocazione delle risorse, esposizione del Gruppo a rischi non adeguatamente
misurati o presidiati, potenziali danni per depositanti e azionisti”.
31
Modalità di gestione
Nell’ambito delle attività di rilevazione e gestione dei rischi connessi con attività di rischio e
conflitti di interesse nei confronti di soggetti collegati, il Gruppo si è dotato di un regolamento
che definisce e disciplina i principi e le regole per la gestione delle operazioni con parti correlate
e soggetti collegati poste in essere dal Gruppo, al fine di rafforzare la tutela degli Azionisti e
degli altri portatori di interessi, contrastando eventuali abusi che possano scaturire da
operazioni in potenziale conflitto effettuate con soggetti collegati. Il Regolamento dispone un
organico insieme di norme volto ad assicurare condizioni di correttezza nell'intero processo di
realizzazione delle operazioni con le parti correlate e con i soggetti collegati.
Rischio strategico
Il Gruppo assume come definizione generale del rischio strategico quanto riportato nella
Circolare n. 285, Parte Prima, Titolo III, Capitolo I, Allegato A: “il rischio attuale o prospettico di
flessione degli utili o del capitale derivante da cambiamenti del contesto operativo o da decisioni
aziendali errate, attuazione inadeguata di decisioni, scarsa reattività a variazioni del contesto
competitivo”.
Nella comprensione del Gruppo, il rischio strategico è quindi il rischio che le scelte di
posizionamento competitivo/strategico non producano i risultati attesi, penalizzando il
raggiungimento degli obiettivi economici e patrimoniali anche di lungo periodo, o addirittura
provocando indesiderate contrazioni dei livelli di redditività e delle condizioni di solidità
patrimoniale.
Nell’ambito del rischio strategico si tiene conto dei rischi derivanti dall’ambiente
macroeconomico in cui la Banca opera anche con riferimento all’andamento del ciclo
economico.
Modalità di gestione
La definizione di rischio strategico proposta da Banca d’Italia collega il rischio strategico a due
gruppi di circostanze:


cambiamenti inattesi del contesto operativo e impossibilità o incapacità della banca a
reagire efficacemente;
decisioni aziendali errate o loro errata attuazione, in questo caso il rischio ha origini
interne alla banca;
In tale contesto il Gruppo promuove un primo approccio alla gestione ex ante del rischio
strategico attraverso un costante monitoraggio dell’andamento del mercato di riferimento e della
gestione aziendale, l’adozione di un processo di pianificazione strategica esplicito e la
valutazione periodica della coerenza dei piani industriali aziendali rispetto all’andamento del
mercato.
Oltre alle misure di gestione ex ante, è stato sviluppato un framework per l’attività di risk self
assessment che si basa sull’utilizzo di una scorecard qualitativa per la valutazione in ottica
judgemental, per il monitoraggio e per la reportistica gestionale e direzionale.
I rischi rilevati e valutati sono riportati in specifici report, al fine di supportare la Direzione
Generale nella individuazione delle aree principalmente esposte al rischio strategico, degli
eventi di rischio più rilevanti e dei relativi fattori, e di conseguenza nella definizione degli
interventi di mitigazione dei rischi.
32
Le Direzioni Centrali sono congiuntamente responsabili della mitigazione e gestione del rischio
strategico. In tale contesto, le singole direzioni assicurano la mitigazione del rischio mediante
comportamenti volti a minimizzare la frequenza e l’impatto degli eventi di rischio strategico
individuati.
Rischio reputazionale
Il Gruppo assume come definizione generale del rischio reputazionale quanto riportato nella
Circolare n. 285, Parte Prima, Titolo III, Capitolo I, Allegato A: “il rischio attuale o prospettico di
flessione degli utili o del capitale derivante da una percezione negativa dell’immagine del
Gruppo da parte di clienti, controparti, azionisti del Gruppo, investitori o autorità di vigilanza.”
Nella comprensione del Gruppo, il rischio reputazionale è quindi il rischio derivante da eventi
critici specifici afferenti, ad esempio, determinate aree di operatività, prodotti, processi.
Modalità di gestione
Il Gruppo gestisce il rischio reputazionale mediante presidi organizzativi di riferimento e
processi di rilevazione/valutazione qualitativa finalizzati ad attivarne una gestione efficace
nonché eventuali azioni di mitigazione.
Per quanto attiene la metodologia e gli strumenti per la misurazione e la gestione del rischio
reputazione, le valutazioni vengono effettuate sia ex-ante che ex-post. A livello ex-ante tale
attività si concretizza sia scrivendo regolamenti interni volti ad indirizzare i comportamenti di tutti
coloro che veicolano verso terzi l’immagine della Banca che attraverso l’utilizzo di metodologie
qualitative. A livello ex-post, mediante l’analisi effettuate dagli organi e delle funzioni coinvolte
nei processo di controllo, con particolare riferimento al Collegio Sindacale, alla Funzione di
Compliance e alla Revisione Interna.
La gestione del rischio reputazionale del Gruppo Carismi passa quindi attraverso un sistema di
metodologie di valutazione qualitativa dello stesso al fine di indirizzare le azioni gestionali e le
eventuali azioni di mitigazione.
Nell’ambito della gestione del rischio reputazionale, il Gruppo Carismi ha sviluppato un
framework per l’attività di risk self assessment per l’identificazione e la classificazione degli
eventi di rischio reputazionale.
Ai fini del presidio del rischio di reputazione, l’istituzione delle funzioni Compliance e
Antiriciclaggio, a cui è assegnato il presidio del rischio primario di non conformità alle norme e il
rischio di riciclaggio, rappresentano un valido elemento di mitigazione.
Direttamente coinvolte nella gestione del rischio in oggetto sono anche tutte le Direzioni
Centrali, in particolare, la Direzione Mercato, la Direzione Personale, la Direzione Controlli, la
Direzione Audit ed in via residuale altre strutture.
Rischio di compliance
Il Gruppo assume come definizione generale del rischio di compliance quella contenuta nella
Circ. 263, Titolo V, capitolo 7 ovvero il rischio di incorrere in sanzioni amministrative e
giudiziarie, a causa del verificarsi di condizioni di non conformità tra la normativa di fonte
esterna e la normativa di fonte interna (e le procedure aziendali) e tra codici di auto
regolamentazione e codici interni di condotta.
33
Modalità di gestione
Questa tipologia di rischio è presidiata, a livello di Gruppo, dal Servizio Compliance della
Capogruppo che presiede con un approccio risk based alla gestione del rischio di non
conformità per tutta l’attività aziendale, verificando che le procedure interne siano adeguate a
prevenire tale rischio.
Flussi informativi
Nell’ambito del proprio Regolamento del Sistema dei Controlli Interni, vengono disciplinati i
flussi informativi verso gli Organi del Gruppo. Nello specifico con riguardo ai flussi informativi sui
rischi, la Funzione di Controllo dei Rischi produce la documentazione di seguito riportata:








Resoconto ICAAP
Informativa degli Enti – Pillar 3
Risk Appetite Framework (RAF)
Report trimestrale della funzione rischi
Informativa mensile sugli indicatori del RAF
Report semestrale per il monitoraggio crediti
Report giornaliero VaR (controllo sugli strumenti finanziari)
Report trimestrale e annuale sui rischi operativi
Si riporta una tavola riepilogativa dei flussi informativi della Funzione di Controllo dei Rischi
verso gli Organi aziendali e verso le altre funzioni di controllo.
Denominazione Flusso
Destinatari
Report trimestrale della funzione
Rischi
CDA, AD, CR, CS , Audit e Compliance
Trimestrale
Report per il monitoraggio crediti
Report Var
Semestrale
Giornaliero
Report Rischi operativi (LDC e RSA )
CDA, AD, CR, CS e Audit
AD, Vice Direttore Generale, Audit e
Finanza
CDA, AD, CR, CS, Audit e Compliance
Resoconto ICAAP
Informativa degli Enti (Pillar 3)
Risk Appetite Framework (RAF)
Indicatori mensili RAF
CDA, AD, CR, CS, Audit e Compliance
CDA, AD, CR, CS, Audit e Compliance
CDA, AD, CR, CS, Audit e Compliance
CDA, AD, CR, CS, Audit e Compliance
Annuale
Annuale
Annuale
Mensile
6
Frequenza
5
Trimestrale (LDC) e Annuale (RSA)
Adeguatezza delle misure di gestione dei rischi
Nel corso del 2014 sono stati avviati numerosi interventi finalizzati all’adeguamento degli
strumenti e dei processi alle nuove disposizioni di Vigilanza Prudenziale (Regolamento CRR,
Direttiva CRD IV, Circolare Banca d’Italia n. 285/2013 e 15° aggiornamento della Circolare
Banca d’Italia n. 263/2006).
La definizione del Risk Appetite Framework e i conseguenti limiti operativi sui principali rischi
specifici, l’utilizzo di strumenti di misurazione del rischio nell’ambito dei processi gestionali del
5
Per CDA si intende il Consiglio di Amministrazione, per AD l’Amministratore Delegato, per CR il Comitato Rischi e
per il CS il Collegio Sindacale.
6
Per LDC si intende la raccolta delle perdite operative (Loss Data Collection) e per RSA l’autovalutazione delle stesse in
ottica prospettica (Risk Self Assessment).
34
credito e di controllo dei rischi operativi, l’impiego di misure di capitale a rischio per la
rendicontazione delle performance aziendali e la valutazione dell’adeguatezza del capitale
interno del Gruppo rappresentano i passaggi fondamentali della declinazione operativa del
framework per la gestione dei rischi del Gruppo.
Le metodologie di misurazione e gestione dei rischi sono state portate all’attenzione dei
competenti Organi Sociali – Organo con Funzione di Supervisione Strategica, Organo con
Funzione di Gestione e Organo con Funzione di Controllo – nonché preventivamente discusse
in sede di Comitato Rischi.
Gli strumenti di gestione dei rischi (modelli, limiti e presidi) sono risultati adeguati a misurare e
mitigare i rischi a cui il Gruppo è esposto anche in ottica prospettica.
35
Ambito di applicazione
Quanto riportato nel presente documento di Informativa da parte degli Enti è riferito al Gruppo
bancario Carismi, inteso secondo le definizioni di Vigilanza, ed è stato predisposto dalla
Capogruppo Cassa di Risparmio di San Miniato S.p.A..
L’area di consolidamento prudenziale del Gruppo Bancario Carismi è definita secondo la
normativa prudenziale e coincide con quella utilizzata ai fini del bilancio consolidato redatto
secondo i principi contabili internazionali IAS/IFRS.
Il bilancio consolidato comprende il bilancio della Capogruppo Cassa di Risparmio di San
Miniato S.p.A. e quelli delle società controllate che esercitano, in via esclusiva o principale,
attività strumentale a quella della Capogruppo.
Le società controllate sono incluse nel bilancio consolidato con il metodo integrale; secondo tale
metodo le voci dell’attivo e del passivo, delle operazioni “fuori bilancio” e del conto economico
sono riprese integralmente.
Di seguito si riporta lo schema dell’area di consolidamento rilevante per i fini di bilancio e
prudenziali al 31 dicembre 2014 con evidenza della Capogruppo e delle controllate consolidate
integralmente:
Cassa di Risparmio di San Miniato S. p. A.
San Genesio Immobiliare
S.p.A.
98,50%
Fiducia S.p.A.
100%
Il controllo sulle società Fiducia S.p.A. e sulla San Genesio Immobiliare S.p.A. è qualificabile
come esclusivo sia sulla base della percentuale di possesso detenuta (rispettivamente 100% e
98,5%) che della rappresentanza della Capogruppo all’interno degli organi collegiali delle due
società, i cui componenti sono di totale espressione della Cassa.
Nel processo di consolidamento, il valore contabile delle partecipazioni nelle imprese controllate
incluse nell’area è compensato con la corrispondente frazione del patrimonio netto. La
differenza generata da tale compensazione è attribuita nel bilancio consolidato, ove possibile,
agli elementi dell’attivo e del passivo dell’impresa controllata.
L’eventuale differenza residua, quando positiva, è iscritta come avviamento nella voce “Attività
immateriali” ed assoggettata all’applicazione dei procedimenti di verifica delle perdite di valore
(impairment test) connesse al deterioramento delle situazione economica, patrimoniale o
finanziaria della società controllata.
36
Le quote di patrimonio netto e di risultato economico attribuibili alle interessenze di terzi sono
iscritte nel bilancio consolidato, rispettivamente, nelle voci “Patrimonio di pertinenza di terzi” e
“Utile/perdita d’esercizio di pertinenza di terzi”.
I rapporti attivi e passivi nonché i proventi e gli oneri relativi a operazioni effettuate fra le
imprese incluse nel consolidamento sono eliminati, iscrivendo il saldo delle eventuali differenze
non riconciliabili alle voci “Altre attività”/”Altre passività”, se riferite a rapporti patrimoniali, ovvero
“Altri oneri/proventi di gestione”, se relative ad operazioni economiche.
I dividendi, gli utili e le perdite riguardanti partecipazioni nelle società incluse nel
consolidamento sono eliminati.
Partecipazioni in società controllate in via esclusiva
Legenda:
(1) Tipo di rapporto
1 = maggioranza dei diritti di voto nell’assemblea ordinaria
(2) Disponibilità voti nell’assemblea ordinaria, distinguendo tra effettivi e potenziali
Si precisa che all’interno del Gruppo non vi sono impedimenti che ostacolano il rapido
trasferimento di risorse patrimoniali o fondi.
37
Fondi Propri
I fondi propri, elemento del Pillar 1, sono calcolati secondo le regole di Basilea 3 recepite in
Europa attraverso un’articolata normativa rappresentata dalla Capital Requirements Regulation
(CRR, Regolamento europeo n. 575/2013), dai relativi supplementi, dalla Capital Requirements
Directive (CRD IV), dai Regulatory Technical Standards e dagli Implementing Technical
Standards emanati dall’EBA e dalle istruzioni di vigilanza emanate dalla Banca d’Italia (in
particolare le Circolari 285 e 286). L’introduzione delle regole di Basilea 3 è soggetta ad un
regime transitorio che proietterà l’ingresso delle regole a regime (fully application) al 2019 (2022
per il phase-out di taluni strumenti patrimoniali) e durante il quale le nuove regole saranno
applicate in proporzione crescente.
I fondi propri, calcolati secondo il regime transitorio vigente, differiscono dal patrimonio netto
contabile determinato in base all’applicazione dei principi contabili internazionali IAS/IFRS
poiché la normativa prudenziale persegue l’obiettivo di salvaguardare la qualità del patrimonio e
di ridurne la potenziale volatilità, indotta dall’applicazione degli IAS/IFRS. Gli elementi che
costituiscono i fondi propri devono essere, quindi, nella piena di disponibilità del Gruppo, in
modo da poter essere utilizzati senza limitazioni per la copertura dei rischi e delle perdite
aziendali.
Le istituzioni devono infatti dimostrare di possedere fondi propri di qualità e quantità conformi ai
requisiti richiesti dalla legislazione europea vigente. I fondi propri sono costituiti dal Capitale di
classe 1 (Tier 1 – T1), a sua volta costituito dal capitale primario di classe 1 (Common equity
Tier 1 – CET1) e dal capitale aggiuntivo di classe 1 (Additional Tier 1 – AT1), e dal Capitale di
Classe 2 (Tier 2 –T2).
Di seguito si riportano i termini e le condizioni complete di tutti gli strumenti di Capitale primario
di Classe 1 e di Capitale di Classe 27, secondo lo schema contenuto nel Regolamento di
Esecuzione (UE) n.1423/2013 del 20/12/2013. Quest’ultimo stabilisce le norme tecniche di
attuazione dell’informativa sui requisiti di Fondi Propri ai sensi del Regolamento n. 575/2013 del
Parlamento Europeo e del Consiglio.
Per quanto riguarda la prima tabella, gli strumenti primari di classe 1 sono rappresentati dalle
azioni ordinarie. Le azioni sono distinte in due colonne per evidenziare quelle relative
all’operazione di aumento di capitale perfezionata nell’esercizio 2014 con caratteristiche di
godimento differenziate.
Le tre tabelle successive sono relative a nove emissioni subordinate computate nel capitale di
classe 2. Nelle pagine successive sono illustrate le componenti oggetto o meno di
grandfathering.
7
Il Gruppo Cassa di risparmio di San Miniato non ha emesso strumenti di capitale aggiuntivo di Classe 1.
38
Schede caratteristiche principali degli Strumenti di capitale
Modello sulle principali caratteristiche degli strumenti di capitale (1)
1
Emittente
2
Identificativo unico (ad es ., identificativo CUSIP, ISIN o Bloomberg per i
collocamenti privati)
3
Legislazione applicabile allo strumento
Azioni
Azioni
Cassa di risparmio di San
Miniato
Cassa di Risparmio di San
Miniato
IT0001003042
IT0005038374
Legislazione Italiana
Legislazione Italiana
Trattamento regolamentare
4
Disposizioni transitorie del CRR
Capitale di classe 1
Capitale di classe 1
5
Disposizioni post transitorie del CRR
Capitale di classe 1
Capitale di classe 1
6
Ammissibile a livello di singolo ente/(sub-)consolidamento / di singolo ente e
di (sub-)consolidamento
Singolo ente e consolidato
Singolo ente e consolidato
7
Tipo di strumento (i tipi devono essere specificati per ciascuna giurisdizione)
Azioni ordinarie emesse
dall'ente (ex art 28 CRR)
8
Importo rilevato nel capitale regolamentare (moneta in milioni, alla più
recente data di riferimento per la segnalazione)
Complessivi 159,824 milioni
costituiti da num. 19.978.011
azioni ordinarie del valore
nominale di 8 euro cadauna
9
Importo nominale dello strumento (in milioni di euro)
Complessivi 159,824 milioni
costituiti da num. 19.978.011
azioni ordinarie del valore
nominale di 8 euro cadauna
Azioni ordinarie emesse
dall'ente (ex art 28 CRR)
Complessivi 17,391 milioni
costituiti da num. 2.173.913
azioni ordinarie pro-rata del
valore nominale di 8 euro
cadauna
Complessivi 17,391 milioni
costituiti da num. 2.173.913
azioni ordinarie pro-rata del
valore nominale di 8 euro
cadauna
9a
Prezzo di emissione
9b
Prezzo di rimborso
10
Classificazione contabile
11
Data di emissione originaria
12
Irredimibile o a scadenza
13
Data di scadenza originaria
14
15
16
Rimborso anticipato a discrezione dell'emittente soggetto a approvazione
preventiva dell'autorità di vigilanza
Data del rimborso anticipato facoltativo, date del rimborso anticipato
eventuale e importo del rimborso
Date successive di rimborso anticipato, se del caso
N/A
N/A
N/A
N/A
Patrimonio Netto
Patrimonio Netto
N/A
N/A
Irredimibile
Irredimibile
N/A
N/A
NO
NO
N/A
N/A
N/A
N/A
Cedole/dividendi
17
Dividendi/cedole fissi o variabili
Variabili
Variabili
18
Tasso della cedola ed eventuale indice correlato
N/A
N/A
19
Presenza di un meccanismo di "dividend stopper'
NO
NO
Pienamente discrezionale
Pienamente discrezionale
Pienamente discrezionale
Pienamente discrezionale
N/A
N/A
20a
20b
Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale o obbligatorio (in
termini di tempo)
Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale o obbligatorio (in
termini di importo)
21
Presenza di "step up" o di altro incentivo al rimborso
22
Non cumulativo o cumulativo
Non cumulativo
Non cumulativo
23
Convertibile o non convertibile
Non convertibile
Non convertibile
24
Se convertibile, evento(i) che determina(no) la conversione
N/A
N/A
25
Se convertibile, in tutto o in parte
N/A
N/A
26
Se convertibile, tasso di conversione
N/A
N/A
27
Se convertibile, conversione obbligatoria o facoltativa
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
28
29
Se convertibile, precisare il tipo di strumento nel quale la conversione è
possibile
Se convertibile, precisare l'emittente dello strumento nel quale viene
convertito
30
Meccanismi di svalutazione (write down)
NO
NO
31
In caso di meccanismo di svalutazione (write down), evento(i) che la
determina(no)
N/A
N/A
32
In caso di svalutazione (write down) , svalutazione totale o parziale
N/A
N/A
33
In caso di svalutazione (write down) , svalutazione permanente o temporanea
N/A
N/A
34
35
36
37
In caso di svalutazione (write down) temporanea, descrizione del meccanismo
di rivalutazione
Posizione nella gerarchia di subordinazione in caso di liquidazione
(specificare il tipo di strumento di rango immediatamente superiore (senior))
Caratteristiche non conformi degli strumenti che beneficiano delle
disposizioni transitorie
In caso affermativo, specificare le caratteristiche non conformi
N/A
N/A
Additional Tier 1
Additional Tier 1
NO
NO
N/A
N/A
Inserire "N/A" se l'informazione non si applica
39
Modello sulle principali caratteristiche degli strumenti di capitale (1)
1
Emittente
2
Identificativo unico (ad es ., identificativo CUSIP, ISIN o Bloomberg per i
collocamenti privati)
3
Legislazione applicabile allo strumento
A
B
C
Cassa di Risparmio di San
Miniato
Cassa di Risparmio di San
Miniato
Cassa di Risparmio di San
Miniato
IT0004980956
IT0005038242
IT0005056509
Legislazione Italiana
Legislazione Italiana
Legislazione Italiana
Trattamento regolamentare
4
Disposizioni transitorie del CRR
Capitale di classe 2
Capitale di classe 2
Capitale di classe 2
5
Disposizioni post transitorie del CRR
Capitale di classe 2
Capitale di classe 2
Capitale di classe 2
6
Ammissibile a livello di singolo ente/(sub-)consolidamento / di singolo ente e
di (sub-)consolidamento
Singolo ente e consolidato
Singolo ente e consolidato
Singolo ente e consolidato
7
Tipo di strumento (i tipi devono essere specificati per ciascuna giurisdizione)
Capitale di classe 2 (ex art
62, 63 CRR)
Capitale di classe 2 (ex art
62, 63 CRR)
Capitale di classe 2 (ex art
62, 63 CRR)
8
Importo rilevato nel capitale regolamentare (moneta in milioni, alla più
recente data di riferimento per la segnalazione)
25
21,652
30
9
Importo nominale dello strumento (in milioni di euro)
25
23
30
9a
Prezzo di emissione
100
100
100
9b
Prezzo di rimborso
100
100
100
10
Classificazione contabile
Passività - costo
ammortizzato
Passività - costo
ammortizzato
Passività - costo
ammortizzato
11
Data di emissione originaria
16/12/2013
15/09/2014
18/11/2014
12
Irredimibile o a scadenza
A scadenza
A scadenza
A scadenza
13
Data di scadenza originaria
16/12/2020
15/09/2019
18/11/2021
NO
SI
NO
N/A
15/09/2016
N/A
N/A
In qualunque momento a
partire dal 15/09/2016
N/A
14
15
16
Rimborso anticipato a discrezione dell'emittente soggetto a approvazione
preventiva dell'autorità di vigilanza
Data del rimborso anticipato facoltativo, date del rimborso anticipato
eventuale e importo del rimborso
Date successive di rimborso anticipato, se del caso
Cedole/dividendi
17
Dividendi/cedole fissi o variabili
Fissi
Fissi
Fissi
18
Tasso della cedola ed eventuale indice correlato
4,25%
5,25%
3,20%
19
Presenza di un meccanismo di "dividend stopper'
NO
NO
NO
Obbligatorio
Obbligatorio
Obbligatorio
Obbligatorio
Obbligatorio
Obbligatorio
20a
20b
Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale o obbligatorio (in
termini di tempo)
Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale o obbligatorio (in
termini di importo)
21
Presenza di "step up" o di altro incentivo al rimborso
NO
NO
NO
22
Non cumulativo o cumulativo
Non cumulativo
Non cumulativo
Non cumulativo
23
Convertibile o non convertibile
Non convertibile
Convertibile
Non convertibile
24
Se convertibile, evento(i) che determina(no) la conversione
N/A
Nessun evento specifico
N/A
25
Se convertibile, in tutto o in parte
N/A
Conversione Totale
N/A
26
Se convertibile, tasso di conversione
N/A
27
Se convertibile, conversione obbligatoria o facoltativa
N/A
28
29
Se convertibile, precisare il tipo di strumento nel quale la conversione è
possibile
Se convertibile, precisare l'emittente dello strumento nel quale viene
convertito
N/A
N/A
Rapporto di conversione: n. 1
azione di compendio per ogni
obbligazione posseduta
Facoltativa a discrezione
dell'Emittente
Azioni di Compendio
Ordinarie
Cassa di Risparmio di San
Miniato
N/A
N/A
N/A
N/A
30
Meccanismi di svalutazione (write down)
N/A
N/A
N/A
31
In caso di meccanismo di svalutazione (write down), evento(i) che la
determina(no)
N/A
N/A
N/A
32
In caso di svalutazione (write down) , svalutazione totale o parziale
N/A
N/A
N/A
33
In caso di svalutazione (write down) , svalutazione permanente o temporanea
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
Tier 2
Tier 2
Tier 2
NO
NO
NO
N/A
N/A
N/A
34
35
36
37
In caso di svalutazione (write down) temporanea, descrizione del meccanismo
di rivalutazione
Posizione nella gerarchia di subordinazione in caso di liquidazione
(specificare il tipo di strumento di rango immediatamente superiore (senior))
Caratteristiche non conformi degli strumenti che beneficiano delle
disposizioni transitorie
In caso affermativo, specificare le caratteristiche non conformi
Inserire "N/A" se l'informazione non si applica
40
Modello sulle principali caratteristiche degli strumenti di capitale (1)
1
Emittente
2
Identificativo unico (ad es ., identificativo CUSIP, ISIN o Bloomberg per i
collocamenti privati)
3
Legislazione applicabile allo strumento
D
E
F
Cassa di Risparmio di San
Miniato
Cassa di Risparmio di San
Miniato
Cassa di Risparmio di San
Miniato
IT0004549199
IT0004588924
IT0004605900
Legislazione Italiana
Legislazione Italiana
Legislazione Italiana
Capitale di classe 2
Capitale di classe 2
Capitale di classe 2
Trattamento regolamentare
4
Disposizioni transitorie del CRR
5
Disposizioni post transitorie del CRR
Capitale di classe 2
Capitale di classe 2
Capitale di classe 2
6
Ammissibile a livello di singolo ente/(sub-)consolidamento / di singolo ente e
di (sub-)consolidamento
Singolo ente e consolidato
Singolo ente e consolidato
Singolo ente e consolidato
7
Tipo di strumento (i tipi devono essere specificati per ciascuna giurisdizione)
Capitale di classe 2 (ex art
62, 63 CRR e ex art 484)
Capitale di classe 2 (ex art
62, 63 CRR e ex art 484)
Capitale di classe 2 (ex art
62, 63 CRR e ex art 484)
8
Importo rilevato nel capitale regolamentare (moneta in milioni, alla più
recente data di riferimento per la segnalazione)
3,838
10,322
3,24
9
Importo nominale dello strumento (in milioni di euro)
10
12,902
4,05
9a
Prezzo di emissione
100
100
100
9b
Prezzo di rimborso
100
100
100
Passività - opzione del fair
value
Passività - opzione del fair
value
Passività - opzione del fair
value
25/11/2009
31/03/2010
31/05/2010
10
Classificazione contabile
11
Data di emissione originaria
12
Irredimibile o a scadenza
A scadenza
A scadenza
A scadenza
13
Data di scadenza originaria
25/05/2017
31/03/2020
30/11/2023
14
15
16
Rimborso anticipato a discrezione dell'emittente soggetto a approvazione
preventiva dell'autorità di vigilanza
Data del rimborso anticipato facoltativo, date del rimborso anticipato
eventuale e importo del rimborso
Date successive di rimborso anticipato, se del caso
NO
NO
NO
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
Fissi
Fissi
Fissi
Cedole/dividendi
17
Dividendi/cedole fissi o variabili
18
Tasso della cedola ed eventuale indice correlato
3,80%
3,80%
4,00%
19
Presenza di un meccanismo di "dividend stopper'
NO
NO
NO
Obbligatorio
Obbligatorio
Obbligatorio
Obbligatorio
Obbligatorio
Obbligatorio
20a
20b
Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale o obbligatorio (in
termini di tempo)
Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale o obbligatorio (in
termini di importo)
21
Presenza di "step up" o di altro incentivo al rimborso
NO
NO
NO
22
Non cumulativo o cumulativo
Non cumulativo
Non cumulativo
Non cumulativo
23
Convertibile o non convertibile
Non convertibile
NON CONVERTIBILE
NON CONVERTIBILE
24
Se convertibile, evento(i) che determina(no) la conversione
N/A
N/A
N/A
25
Se convertibile, in tutto o in parte
N/A
N/A
N/A
26
Se convertibile, tasso di conversione
N/A
N/A
N/A
27
Se convertibile, conversione obbligatoria o facoltativa
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
28
29
Se convertibile, precisare il tipo di strumento nel quale la conversione è
possibile
Se convertibile, precisare l'emittente dello strumento nel quale viene
convertito
30
Meccanismi di svalutazione (write down)
N/A
N/A
N/A
31
In caso di meccanismo di svalutazione (write down), evento(i) che la
determina(no)
N/A
N/A
N/A
32
In caso di svalutazione (write down) , svalutazione totale o parziale
N/A
N/A
N/A
33
In caso di svalutazione (write down) , svalutazione permanente o temporanea
N/A
N/A
N/A
In caso di svalutazione (write down) temporanea, descrizione del meccanismo
di rivalutazione
Posizione nella gerarchia di subordinazione in caso di liquidazione
(specificare il tipo di strumento di rango immediatamente superiore (senior))
Caratteristiche non conformi degli strumenti che beneficiano delle
disposizioni transitorie
N/A
N/A
N/A
Tier 2
Tier 2
Tier 2
SI
SI
SI
34
35
36
37
In caso affermativo, specificare le caratteristiche non conformi
Strumento emesso prima del Strumento emesso prima del Strumento emesso prima del
31 dicembre 2011 (ex art 484 31 dicembre 2011 (ex art 484 31 dicembre 2011 (ex art 484
Inserire "N/A" se l'informazione non si applica
41
Modello sulle principali caratteristiche degli strumenti di capitale (1)
1
Emittente
2
Identificativo unico (ad es ., identificativo CUSIP, ISIN o Bloomberg per i
collocamenti privati)
3
Legislazione applicabile allo strumento
G
H
I
Cassa di risparmio di San
Miniato
Cassa di Risparmio di San
Miniato
Cassa di Risparmio di San
Miniato
IT0004631229
IT0004709280
IT0004764129
Legislazione Italiana
Legislazione Italiana
Legislazione Italiana
Capitale di classe 2
Capitale di classe 2
Capitale di classe 2
Trattamento regolamentare
4
Disposizioni transitorie del CRR
5
Disposizioni post transitorie del CRR
Capitale di classe 2
Capitale di classe 2
Capitale di classe 2
6
Ammissibile a livello di singolo ente/(sub-)consolidamento / di singolo ente e
di (sub-)consolidamento
Singolo ente e consolidato
Singolo ente e consolidato
Singolo ente e consolidato
7
Tipo di strumento (i tipi devono essere specificati per ciascuna giurisdizione)
Capitale di classe 2 (ex art
62, 63 CRR e ex art 484)
Capitale di classe 2 (ex art
62, 63 CRR e ex art 484)
Capitale di classe 2 (ex art
62, 63 CRR e ex art 484)
8
Importo rilevato nel capitale regolamentare (moneta in milioni, alla più
recente data di riferimento per la segnalazione)
7,1
6,866
0,258
9
Importo nominale dello strumento (in milioni di euro)
8,875
14,633
0,487
9a
Prezzo di emissione
100
100
100
9b
Prezzo di rimborso
100
100
100
Passività - opzione del fair
value
Passività - opzione del fair
Passività - costo ammortizzato
value
10
Classificazione contabile
11
Data di emissione originaria
12
Irredimibile o a scadenza
A scadenza
A scadenza
A scadenza
13
Data di scadenza originaria
20/09/2022
06/12/2017
24/04/2018
14
15
16
Rimborso anticipato a discrezione dell'emittente soggetto a approvazione
preventiva dell'autorità di vigilanza
Data del rimborso anticipato facoltativo, date del rimborso anticipato
eventuale e importo del rimborso
Date successive di rimborso anticipato, se del caso
20/09/2010
06/06/2011
24/10/2011
NO
NO
NO
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
Fissi
Fissi
Variabili
Cedole/dividendi
17
Dividendi/cedole fissi o variabili
18
Tasso della cedola ed eventuale indice correlato
3,75%
4,30%
Euribor 6 mesi +2,00%
19
Presenza di un meccanismo di "dividend stopper'
NO
NO
NO
Obbligatorio
Obbligatorio
Obbligatorio
Obbligatorio
Obbligatorio
Obbligatorio
NO
NO
NO
20a
20b
Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale o obbligatorio (in
termini di tempo)
Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale o obbligatorio (in
termini di importo)
21
Presenza di "step up" o di altro incentivo al rimborso
22
Non cumulativo o cumulativo
23
Convertibile o non convertibile
24
25
Non cumulativo
Non cumulativo
Non cumulativo
NON CONVERTIBILE
NON CONVERTIBILE
NON CONVERTIBILE
Se convertibile, evento(i) che determina(no) la conversione
N/A
N/A
N/A
Se convertibile, in tutto o in parte
N/A
N/A
N/A
26
Se convertibile, tasso di conversione
N/A
N/A
N/A
27
Se convertibile, conversione obbligatoria o facoltativa
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
28
29
Se convertibile, precisare il tipo di strumento nel quale la conversione è
possibile
Se convertibile, precisare l'emittente dello strumento nel quale viene
convertito
30
Meccanismi di svalutazione (write down)
N/A
N/A
N/A
31
In caso di meccanismo di svalutazione (write down), evento(i) che la
determina(no)
N/A
N/A
N/A
32
In caso di svalutazione (write down) , svalutazione totale o parziale
N/A
N/A
N/A
33
In caso di svalutazione (write down) , svalutazione permanente o temporanea
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
Tier 2
Tier 2
Tier 2
SI
SI
SI
34
35
36
37
In caso di svalutazione (write down) temporanea, descrizione del meccanismo
di rivalutazione
Posizione nella gerarchia di subordinazione in caso di liquidazione
(specificare il tipo di strumento di rango immediatamente superiore (senior))
Caratteristiche non conformi degli strumenti che beneficiano delle
disposizioni transitorie
In caso affermativo, specificare le caratteristiche non conformi
Strumento emesso prima del Strumento emesso prima del Strumento emesso prima del
31 dicembre 2011 (ex art 484 31 dicembre 2011 (ex art 484 31 dicembre 2011 (ex art 484
Inserire "N/A" se l'informazione non si applica
42
Di seguito si riportano le informazioni quantitative dei Fondi Propri, esposte secondo il modello
transitorio per la pubblicazione delle informazioni sui Fondi Propri.
(A)
Importo alla data
dell'informativa (importi in
migliaia di euro)
Capitale primario di classe 1: strumenti e riserve
1
Strumenti di capitale e le relative riserve sovrapprezzo azioni
215.748
di cui: capitale versato
177.215
2
Utili non distribuiti
3
Altre componenti di conto economico complessivo accumulate (e altre riserve, includere gli utili e
le perdite non realizzati ai sensi della disciplina contabile applicabile)
3a
Fondi per rischi bancari generali
4
35.775
Importo degli elementi ammissibili di cui all'articolo 484, paragrafo 3, e le relative riserve
sovrapprezzo azioni, soggetti a eliminazione progressiva dal capitale primario di classe 1
Conferimenti di capitale pubblico che beneficiano della clausola di grandfathering fino al 10
gennaio 2018
5
Interessi di minoranza (importo consentito nel capitale primario di classe 1 consolidato)
5a
Utili di periodo verificati da persone indipendenti al netto di tutti gli oneri o dividendi prevedibili
6
Capitale primario di classe 1 prima delle rettifiche regolamentari
9.461
260.984
Capitale primario di classe 1 (CET1): rettifiche regolamentari
7
Rettifiche di valore supplementari (importo negativo)
8
Attività immateriali (al netto delle relative passività fiscali ) (importo negativo)
9
Campo vuoto nell'UE
10
Attività fiscali differite che dipendono dalla redditività futura, escluse quelle derivanti da differenze
temporanee (al netto delle relative passività fiscali per le quali sono soddisfatte le condizioni di cui
all'articolo 38, paragrafo 3) (importo negativo)
11
Riserve di valore equo relative agli utili e alle perdite generati dalla copertura dei flussi di cassa
12
Importi negativi risultanti dal calcolo degli importi delle perdite attese
13
Qualsiasi aumento del patrimonio netto risultante da attività cartolarizzate (importo negativo)
14
Gli utili o le perdite su passività valutati al valore equo dovuti all'evoluzione del merito di credito
15
Attività dei fondi pensione a prestazioni definite (importo negativo)
16
Strumenti propri di capitale primario di classe 1 detenuti dall'ente direttamente o indirettamente
(importo negativo)
17
Strumenti di capitale primario di classe 1 di soggetti del settore finanziario detenuti dall'ente,
quando tali soggetti detengono con l'ente una partecipazione incrociata reciproca concepita per
aumentare artificialmente i fondi propri dell'ente (importo negativo)
18
Strumenti di capitale primario di classe 1 di soggetti del settore finanziario detenuti dall'ente
direttamente o indirettamente, quando l'ente non ha un investimento signficativo in tali soggetti
(importo superiore alla soglia del 10% e al netto di posizioni corte ammissibili) (importo negativo)
19
20
-245
Strumenti di capitale primario di classe 1 di soggetti del settore finanziario detenuti dall'ente
direttamente, indrettamente o sinteticamente, quando l'ente ha un investimento significativo in tali
soggetti (importo superiore alla soglia del 10% e al netto di posizioni corte ammissibili) (importo
negativo)
Campo vuoto nell'UE
-301
-28.447
Importo dell'esposizione dei seguenti elementi, che possiedono i requisiti per ricevere un fattore di
ponderazione del rischio pari al 1250%, quando l'ente opta per la deduzione
20b di cui: partecipazioni qualificate al di fuori del settore finanziario (importo negativo)
20a
20c di cui: posizioni verso la cartolarizzazione (importo negativo)
20d di cui: operazioni con regolamento non contestuale (importo negativo)
21
Attività fiscali differite che derivano da differenze temporanee (importo superiore alla soglia del
10%, al netto delle relative passività fiscali per le quali sono soddisfatte le condizioni di cui
all'articolo 38, paragrafo 3) (importo negativo)
22
Importo che supera la soglia del 15% (importo negativo)
23
di cui: strumenti di capitale primario di classe 1 di soggetti del settore finanziario detenuti dall'ente
direttamente o indirettamente, quando l'ente ha un investimento significativo in tali soggetti
24
Campo vuoto nell'UE
25
di cui: attività fiscali differite che derivano da differenze temporanee
25a Perdite relative all'esercizio in corso (importo negativo)
25b Tributi prevedibili relativi agli elementi del capitale primari o di classe 1 (importo negativo)
Rettifiche regolamentari applicate al capitale primario di classe 1 in relazione agli importi soggetti
26
a trattamento pre-CRR
Rettifiche regolamentari relative agli utili e alle perdite non realizzati ai sensi degli articoli 467 e
26a
468
di cui: perdite non realizzate su OICR
di cui: perdite non realizzate su titoli di debito
-4.146
906
11
di cui: perdite non realizzate su titoli governativi UE
288
di cui: utili non realizzati su immobili
-2.195
di cui: utili non realizzati su titoli di capitale
-3.156
28
Importo da dedurre dal o da aggiungere al capitale primari o di classe 1 in relazione ai filtri e alle
deduzioni aggiuntivi previsti per il trattamento pre-CRR
Deduzioni ammissibili dal capitale aggiuntivo di classe 1 che superano il capitale aggiuntivo di
classe 1 dell'ente (importo negativo)
Totale delle rettifiche regolamentari al capitale primario di classe 1 (CET1)
-37.748
29
Capitale primario di classe 1 (CET1)
223.236
26b
27
43
1.445
-6.054
(C)
Importi soggetti al trattamentp pre
regolamento (UE) N. 575/2013 o importo
residuo prescritto dal regolamento (UE)
N.575/2013
Capitale aggiuntivo di classe 1 (AT1): strumenti
30
Strumenti di capitale e le relative riserve sovrapprezzo azioni
31
di cui: classificati come patrimonio netto ai sensi della disciplina contabile applicabile
32
di cui: classificati come passività ai sensi della disciplina contabile applicabile
33
34
Importo degli elementi ammissibili di cui all'articolo 484,paragrafo 4, e le relative riserve
sovrapprezzo azioni, soggetti a eliminazione progressiva delcapitale aggiuntivo di classe 1
Conferimenti di capitale pubblico che beneficiano della clausola di grandfathering fino al 10
gennaio 2018
Capitale di classe 1 ammissibile incluso nel capitale aggiuntivo di classe 1 consolidato (compresi
gli interessi di minoranza non inclusi nella riga 5) emesso da filiazioni e detenuto da terzi
35
di cui: strumenti emessi da filiazioni soggetti a eliminazione progressiva
36
Capitale aggiuntivo di classe 1 (AT1) prima delle rettifiche regolamentari
Capitale aggiuntivo di classe 1 (AT1): rettifiche regolamentari
37
Strumenti propri di capitale aggiuntivo di classe 1 detenuti dall'ente direttamente o indirettamente
(importo negativo)
38
Strumenti di capitale aggiuntivo di classe 1 di soggetti del settore finanziario detenuti dall'ente,
quando tali soggetti detengono con l'ente una partecipazione incrociata reciproca concepita per
aumentare artificialmente i fondi propri dell'ente (importo negativo)
39
Strumenti di capitale aggiuntivo di classe 1 di soggetti del settore finanziario detenuti direttamente
o indirettamente, quando l'ente non ha un investimento significativo in tali soggetti (importo
superiore alla soglia del 10% e al netto di posizioni corte ammissibili) (importo negativo)
40
Strumenti di capitale aggiuntivo di classe 1 di soggetti del settore finanziario detenuti dall'ente
direttamente o indirettamente, quando l'ente ha un investimento significativo in tali soggetti
(importo superiore alla soglia del 10% al netto di posizioni corte ammissibili) (importo negativo)
41
Rettifiche regolamentari applicate al capitale aggiuntivo di classe 1 in relazione agli importi
soggetti a trattamento pre-CRR e trattamenti transitori, soggetti a eliminazione progressiva ai
sensi del regolamento (UE) n. 575/2013 (ossia importi residui CRR)
Importi residui dedotti dal capitale aggiuntivo di classe 1 in relazione alla deduzione dal capitale
41a primario di classe 1 durante il periodo transitorio ai sensi dell'articolo 472 del regolamento (UE) n.
575/2013
Di cui voci che vanno dettagliate linea per linea, ad es. perdite nette di periodo rilevanti, attività
immateriali, carenze di accantonamenti per le perdite attese, ecc.
Importi residui dedotti dal capitale aggiuntivo di classe 1 in relazione alla deduzione dal capitale di
41b
classe 2 durante il periodo transitorio ai sensi dell'articolo 475 del regolamento (UE) n. 575/2013
Di cui voci da dettagliare linea per linea, ad es. partecipazioni incrociate reciproche in strumenti di
capitale di classe 2, investimenti non significativi detenuti direttamente nel capitale di altri soggetti
del settore finanziario, ecc.
41c
Importo da dedurre dal o da aggiungere al capitale aggiuntivo di classe 1 in relazione ai filtri e alle
deduzioni aggiuntivi previsti per il trattamento pre-CRR
di cui: ... eventuale filtro per le perdite non realizzate
di cui: ... eventuale filtro per utili non realizzati
di cui: ...
43
Deduzioni ammissibili dal capitale di classe 2 che superano il capitale di classe 2 dell'ente
(importo negativo)
Totale delle rettifiche regolamentari al capitale aggiuntivo di classe 1 (AT1)
44
Capitale aggiuntivo di classe 1 (AT1)
45
Capitale di classe 1 (Tl = CETl + AT1)
42
44
Capitale di classe 2 (T2): strumenti e accantonamenti
46
47
Strumenti di capitale e le relative riserve sovrapprezzo azioni
76.652
Importo degli elementi ammissibili di cui all'articolo 484, paragrafo 5, e le relative riserve
sovrapprezzo azioni, soggetti a eliminazione progressiva dal capitale di classe 2
Conferimenti di capitale pubblico che beneficiano della clausola di grandfathering fino al 10
gennaio 2018
48
Strumenti di fondi propri ammissibili inclusi nel capitale di classe 2 consolidato (compresi gli
interessi di minoranza e strumenti di capitale aggiuntivo di classe 1 non inclusi nella riga 5 o nella
riga 34) emessi da filiazioni e detenuti da terzi
49
di cui: strumenti emessi da filiazioni soggetti a eliminazione progressiva
50
Rettifiche di valore su crediti
51
Capitale di classe 2 (T2) prima delle rettifiche regolamentari
39.530
116.182
Capitale di classe 2 (T2): rettifiche regolamentari
52
Strumenti propri di capitale di classe 2 detenuti dall'ente direttamente o indirettamente e prestiti
subordinati (importo negativo)
53
Strumenti di capitale di classe 2 e prestiti subordinati di soggetti del settore finanziario detenuti
dall'ente, quando tali soggetti detengono con l'ente una partecipazione incrociata reciproca
concepita per aumentare artificialmente i fondi propri dell'ente (importo negativo)
54
Strumenti di capitale di classe 2 e prestiti subordinati di soggetti del settore finanziario detenuti
direttamente o indirettamente, quando l'ente non ha un investimento significativo in tali soggetti
(importo superiore alla soglia del 10% e al netto di posizioni corte ammissibili) (importo negativo)
-7.906
54a di cui nuove partecipazioni non soggette alle disposizioni transitorie
54b di cui partecipazioni esistenti prima del 1 0 gennaio 2013 e soggette alle disposizioni transitorie
55
Strumenti di capitale di classe 2 e prestiti subordinati di soggetti del settore finanziario detenuti
dall'ente direttamente o indirettamente, quando l'ente ha un investimento significativo in tali
soggetti (al netto di posizioni corte ammissibili) (importo negativo)
56
Rettifiche regolamentari applicate al capitale di classe 2 in relazione agli importi soggetti a
trattamento pre-CRR e trattamenti transitori, soggetti a eliminazione progressiva ai sensi del
regolamento (UE) n. 575/2013 (ossia importi residui CRR)
56a
Importi residui dedotti dal capitale di classe 2 in relazione alla deduzione dal capitale primario di
classe 1 durante il periodo transitorio ai sensi dell'articolo 472 del rego-lamento (UE) n. 575/2013
-2.996
di cui: partecipazioni significative
-5.136
di cui: profitti non realizzati su altre attività
2.140
Importi residui dedotti dal capitale di classe 2 in relazione alla deduzione dal capitale aggiuntivo di
56b
classe 1 durante il periodo transitorio ai sensi dell'articolo 475 del rego-lamento (UE) n. 575/2013
Di cui voci da dettagliare linea per linea, ad es. partecipazioni incrociate reciproche in strumenti di
capitale aggiuntivo di classe 1, investimenti non significativi detenuti direttamente nel capitale di
altri soggetti del settore finanziario, ecc.
56c
Importo da dedurre dal o da aggiungere al capitale di classe 2 in relazione ai filtri e alle deduzioni
aggiuntivi previsti per il trattamento pre-CRR
di cui: ... eventuale filtro per perdite non realizzate
di cui: ... eventuale filtro per utili non realizzati
di cui: ...
57
Totale delle rettifiche regolamentari al capitale di classe 2 (T2)
-10.902
58
Capitale di classe 2 (T2)
105.280
59
Capitale totale (TC = T1 + T2)
60
Totale delle attività ponderate per il rischio
328.516
2.502.419
45
Coefficienti e riserve di capitale
61
Capitale primario di classe 1 (in percentuale dell'importo dell'esposizione al rischio)
62
Capitale di classe 1 (in percentuale dell'importo dell'esposizione al rischio)
63
Capitale totale (in percentuale dell'importo dell'esposizione al rischio)
64
Requisito della riserva di capitale specifica dell'ente (requisito relativo al capitale primario di
classe 1 a norma dell'articolo 92, paragrafo 1, lettera a), requisiti della riserva di conservazione del
capitale, della riserva di capitale anticiclica, della riserva di capitale a fronte del rischio sistemico,
della riserva di capitale degli enti a rilevanza sistemica (riserva di capitale degli G-SII o O-SII), in
7,00%
65
di cui: requisito della riserva di conservazione del capitale
2,50%
66
di cui: requisito della riserva di capitale anticiclica
67
di cui: requisito della riserva a fronte del rischio sistemico
8,92%
8,92%
13,13%
di cui: Riserva di capitale dei Global Systemically Important Institutions (G-SII - enti a rilevanza
67a sistemica a livello globale) o degli Other Systemicaly Important Institutions (O-SII - enti a rilevanza
sistemica)
69
Capitale primario di classe 1 disponibile per le
dell'esposizione al rischio)
[non pertinente nella normativa UE]
70
[non pertinente nella normativa UE]
71
[non pertinente nella normativa UE]
68
riserve (in
percentuale dell'importo
4,42%
Coefficienti e riserve di capitale
72
Capitale di soggetti del settore finanziario detenuto direttamente o indirettamente, quando l'ente
non ha un investimento significativo in tali soggetti (importo inferiore
alla soglia del 10% e al netto di posizioni corte ammissibili)
4.854
73
Strumenti di capitale primario di classe 1 di soggetti del settore finanziario detenuti dall'ente
direttamente o indirettamente, quando l'ente ha un investimento significativo in tali soggetti
(importo inferiore alla soglia del 10% e al netto di posizioni corte ammissibili)
23.456
74
Campo vuoto nell'UE
75
Attività fiscali differite che derivano da differenze temporanee (importo inferiore alla soglia del 10%,
al netto delle relative passività fiscali per le quali sono soddisfatte le condizioni di cui all'articolo
38, paragrafo 3)
1.314
Massimali applicabili per l'Inclusione di accantonamenti nel capitale di classe 2
76
77
Rettifiche di valore su crediti incluse nel capitale di classe 2 in relazione alle esposizioni soggette
al metodo standardizzato (prima dell'applicazione del massimale)
Massimale per l'inclusione di rettifiche di valore su crediti nel capitale di classe 2 nel quadro del
metodo standar dizzato
78
Rettifiche di valore su crediti incluse nel capitale di classe 2 in relazione alle esposizioni soggette
al metodo basato sui rating interni (prima dell'applicazione del massimale)
79
Massimale per l'inclusione di rettifiche di valore su crediti nel capitale di classe 2 nel quadro del
metodo basato sui rating interni
Strumenti di capitale sogge"1 a eliminazione progressiva (applicabile soltanto tra Il 1° gennaio 2013 e Il 1° gennaio 2022)
Attuale massimale sugli strumenti di capitale primario di classe 1 soggetti a eliminazione
80
progressiva
Importo escluso dal capitale primario di classe 1 in ragione del massimale (superamento del
81
massimale dopo i rimborsi e le scadenze)
Attuale massimale sugli strumenti di capitale aggiuntivo di classe 1 soggetti a eliminazione
82
progressiva
Importo escluso dal capitale aggiuntivo di classe 1 in ragione del massimale (superamento del
83
massimale dopo i rimborsi e le scadenze)
84
Attuale massimale sugli strumenti di capitale di classe 2 soggetti a eliminazione progressiva
85
Importo escluso dal capitale di classe 2 in ragione del massimale (superamento del massimale
dopo i rimborsi e le scadenze)
46
39.530
Riconciliazione tra Patrimonio Netto contabile e Fondi Propri
Situazione al 31/12/ 2014
262.317
Patrimonio netto contabile (Gruppo)
1.191
Azioni proprie
Rettifica corrispondente al maggior utile a fine esercizio 2014 rispetto all’ultimo utile
certificato al 30/09/2014.
A. Capitale primario di classe 1 (Common Equity Tier 1 – CET1) prima
dell’applicazione dei filtri prudenziali
(1.333)
262.175
di cui strumenti di CET1 oggetto di disposizioni transitorie
B. Filtri prudenziali del CET1 (+/-)
(301)
C. CET1 al lordo degli elementi da dedurre e degli effetti del regime transitorio (A +/B)
261.874
D. Elementi da dedurre dal CET1
(46.211)
E. Regime transitorio – Impatto su CET1 (+/-)
7.573
F. Totale Capitale primario di classe 1 (Common Equity Tier 1 – CET1) (C – D +/-E)
223.236
G. Capitale aggiuntivo di classe 1 (Additional Tier 1 – AT1) al lordo degli elementi da
dedurre e degli effetti del regime transitorio
di cui strumenti di AT1 oggetto di disposizioni transitorie
H. Elementi da dedurre dall’AT1
I. Regime transitorio – Impatto su AT1 (+/-)
L. Totale Capitale aggiuntivo di classe 1 (Additional Tier 1 – AT1) (G - H +/- I)
M. Capitale di classe 2 (Tier 2 –T2) al lordo degli elementi da dedurre e degli effetti
del regime transitorio
di cui strumenti di T2 oggetto di disposizioni transitorie
116.182
39.530
N. Elementi da dedurre dal T2
O. Regime transitorio – Impatto su T2 (+/-)
(10.902)
P. Totale Capitale di classe 2 (Tier 2 –T2) (M - N +/- O)
105.280
Q. Totale fondi propri (F + L + P)
328.516
1. Capitale primario di classe 1 (Common Equity Tier 1 – CET 1)
Il capitale primario di classe 1 (F) risulta composto dal capitale versato, dai sovrapprezzi di
emissione (entrambe queste componenti sono decurtate dell’ammontare dei valori riferiti alle
azioni proprie detenute in portafoglio), le riserve di utili e la quota dell’utile destinata ad
incrementare il valore delle riserve.
I filtri prudenziali sono rappresentati dagli utili sulle passività valutate al valore equo dovuti al
proprio merito di credito.
Le detrazioni sono invece costituite da:
 valore dell’avviamento incluso nella valutazione degli investimenti significativi;
 valore delle attività immateriali,
47


eccedenza degli elementi da detrarre dal capitale aggiuntivo di classe 1 rispetto allo
stesso capitale aggiuntivo di classe 1,
investimenti significativi in strumenti di CET 1 di altri soggetti del settore finanziario.
2. Capitale aggiuntivo di classe 1 (Additional Tier 1 – AT1)
Il Gruppo non presenta strumenti finanziari computabili nel capitale aggiuntivo di classe 1.
3. Capitale di classe 2 (Tier2 – T2)
Il capitale di classe 2 è costituito da prestiti subordinati computabili integralmente per il 2014
oltre ad ulteriori prestiti subordinati computabili parzialmente sulla base delle disposizioni
transitorie (grandfathering).
Di seguito si riportano le principali caratteristiche delle passività subordinate che entrano nel
calcolo dei fondi propri.
Importo originario
(in unità di euro)
Caratteristiche delle passività subordinate computate
integralmente
Apporto ai fondi
propri al 31/12/2014
(migliaia di euro)
25.000.000
Obbligazioni non convertibili emesse nel 2013 con scadenza
16/12/2020. Gli interessi sono determinati semestralmente ad un
tasso fisso del 4,25%.
25.000
23.000.000
Obbligazioni convertibili emesse nel 2014 con scadenza
15/09/2019 (l’emittente ha facoltà di conversione in azioni Carismi
trascorsi almeno 24 mesi). Gli interessi sono determinati
semestralmente ad un tasso fisso del 5,25%.
21.652
30.000.000
Obbligazioni non convertibili emesse nel 2014 con scadenza
18/11/2021. Gli interessi sono determinati semestralmente ad un
tasso fisso del 3,20%.
30.000
78.000.000
76.652
48
Importo originario
(in unità di euro)
Caratteristiche delle passività subordinate computate
parzialmente in quanto oggetto di “grandfathering”
Apporto ai fondi
propri al 31/12/2014
(migliaia di euro)
10.000.000
Obbligazioni non convertibili emesse nel 2009 con scadenza
25/05/2017. Gli interessi sono determinati semestralmente ad un
tasso fisso del 3,80%.
3.838
12.902.000
Obbligazioni non convertibili emesse nel 2010 con scadenza
31/03/2020. Gli interessi sono determinati semestralmente ad un
tasso fisso del 3,80%.
10.322
4.050.000
Obbligazioni non convertibili emesse nel 2010 con scadenza
30/11/2023. Gli interessi sono determinati semestralmente ad un
tasso fisso del 4,00%.
3.240
8.875.000
Obbligazioni non convertibili emesse nel 2010 con scadenza
20/09/2022. Gli interessi sono determinati semestralmente ad un
tasso fisso del 3,75%.
7.100
14.633.000
Obbligazioni non convertibili emesse nel 2011 con scadenza
06/12/2017. Gli interessi sono determinati semestralmente ad un
tasso fisso del 4,30%.
6.866
487.000
Obbligazioni non convertibili emesse nel 2011 con scadenza
24/04/2018. Gli interessi sono determinati semestralmente ad un
tasso variabile ed indicizzati al parametro euribor sei mesi
maggiorato di 200 basis points con prima rata interessi determinata
in base al tasso fisso del 3,75%.
258
50.947.000
31.624
In merito ai titoli di debito emessi da Amministrazioni Centrali inclusi nel portafoglio delle attività
finanziarie disponibili per la vendita, il trattamento adottato dalla Cassa a fini prudenziali è
quello della piena neutralizzazione; l’impatto quantitativo si riflette sul calcolo dei fondi propri
consolidati ai fini di vigilanza e in particolare al 31 dicembre 2014 si registra a livello consolidato
una minusvalenza di 288 migliaia di euro per cui i fondi propri consolidati ne beneficiano per
230 migliaia di euro (calcolati in ragione dell’applicazione delle percentuali di computabilità
previste dal regime transitorio).
49
Requisiti di Capitale
Metodologia adottata dall’ente nella valutazione dell’adeguatezza del proprio capitale
complessivo
Il processo volto alla determinazione del capitale complessivo adeguato in termini attuali e
prospettici a fronteggiare tutti i rischi rilevanti (ICAAP – Internal Capital Adequacy Assessment
Process) del Gruppo Carismi è proporzionato alle caratteristiche, alle dimensioni ed alla
complessità dell’attività svolta; tale processo è formalizzato – nel dettaglio delle fasi e sottofasi,
attività e responsabilità delle strutture aziendali, flussi informativi e output finali – a livello di
normativa interna recepita con delibera di approvazione del Consiglio di Amministrazione.
La misurazione dei rischi rilevanti di Primo Pilastro avviene tramite metodologie di calcolo di tipo
standardizzato (per il rischio di credito e di mercato) e di base (per i rischi operativi).
Relativamente ai rischi di Secondo Pilastro, il Gruppo Carismi misura il rischio di tasso di
interesse sul portafoglio bancario ed il rischio di concentrazione a fronte delle esposizioni verso
controparti o gruppi di controparti connesse (c.d. “single name concentration”) utilizzando gli
algoritmi semplificati proposti rispettivamente nell’Allegato C e B del Titolo III, Capitolo 1,
Sezione III della Parte Prima della Circolare Banca d’Italia n. 285/13; per quanto concerne il
rischio di concentrazione a fronte del rischio derivante da esposizioni verso controparti del
medesimo settore economico (c.d. “concentrazione geo-settoriale”) il Gruppo utilizza l’algoritmo
definito nell’ambito del “Laboratorio Rischio di concentrazione” in sede ABI. Per quanto riguarda
il calcolo del capitale interno a fronte del rischio residuo viene utilizzata una metodologia
judgemental che si basa sull’ipotesi di abbattimento di eleggibilità delle garanzie ipotecarie
accettate dalla Banca.
Relativamente al rischio di liquidità il Gruppo si è dotato di processi operativi e strumenti
gestionali del rischio (Contingency Funding Plan, Sistema di Indicatori e Limiti e report di
liquidità operativa e strutturale) tra cui limiti operativi interni e regolamentari.
Per quanto attiene alla rilevazione e gestione dei rischi connessi con attività di rischio e conflitti
di interesse nei confronti di Parti Correlate e Soggetti collegati, il Gruppo si è dotato di un
organico insieme di norme che assicuri condizioni di correttezza nell'intero processo di
realizzazione delle Operazioni con tali soggetti. Viene inoltre costantemente verificato il rispetto
dei limiti prudenziali stabiliti dalla normativa di vigilanza (Circolare Banca d’Italia n. 263/2006
Titolo V – Capitolo 5).
Per il rischio di investimento in partecipazioni il Gruppo si è dotato di un regolamento che
disciplina il processo relativo all’acquisizione, la gestione, il monitoraggio e la dismissione delle
stesse ed al controllo dei limiti partecipativi.
Per il rischio di compliance il framework di gestione dello stesso si basa sull’applicazione della
metodologia del Risk Assessment, che viene supportata dall’utilizzo di matrici di rischio
(Compliance Risk Matrix).
A decorrere dal 31.12.13 il Gruppo ha sviluppato un processo di misurazione e monitoraggio del
rischio di eccessiva leva finanziaria conformemente all'articolo 429 del regolamento (UE) n.
575/2013 e della Direttiva 2013/36/UE, art. 87.
50
Infine per gli ulteriori rischi rilevanti difficilmente quantificabili (i.e., strategico e reputazionale), il
Gruppo predispone presidi organizzativi e di controllo e si avvale di framework qualitativi per la
loro valutazione in ottica judgemental.
Per quanto riguarda la determinazione del capitale interno complessivo, il Gruppo Carismi
utilizza un approccio building block, che consiste nel sommare ai requisiti regolamentari a fronte
dei rischi di Primo Pilastro il capitale interno relativo agli altri rischi rilevanti di Secondo Pilastro
(tasso di interesse, concentrazione e residuo).
Con riferimento agli stress test, nel rispetto del principio di proporzionalità, il Gruppo effettua
analisi di sensibilità, ovvero la valutazione dell’adeguatezza del capitale regolamentare a
seguito della variazione dei singoli fattori di rischio.
La valutazione dell’adeguatezza patrimoniale viene effettuata anche in chiave prospettica (sia
ordinaria che in condizioni di stress) tenendo conto della prevedibile evoluzione dei rischi e
dell’operatività.
Gli Organi aziendali svolgono congiuntamente un ruolo di indirizzo, attuazione e controllo del
complessivo Processo ICAAP, costituendone il fondamento e realizzandone l’impianto. Si
riepilogano di seguito le principali responsabilità ai fini ICAAP in capo agli Organi di governo e
controllo ed alle singole funzioni aziendali.
Il Consiglio di Amministrazione, responsabile degli orientamenti strategici e delle linee guida per
la gestione dei rischi, definisce e approva il processo per la determinazione del capitale
complessivo adeguato in termini attuali e prospettici a fronteggiare tutti i rischi rilevanti
avvalendosi anche del supporto del Comitato Controlli Interno.
L’Amministratore Delegato è responsabile dell’attuazione degli orientamenti strategici e delle
linee guida definiti dal Consiglio di Amministrazione, a cui riporta direttamente in proposito; in
tale contesto dà attuazione al processo di determinazione del capitale interno complessivo,
curando che lo stesso sia rispondente agli indirizzi strategici e alle politiche in materia di
gestione dei rischi, che consideri tutti i rischi rilevanti, incorpori valutazioni prospettiche e utilizzi
appropriate metodologie.
Nello svolgimento delle attività di cui sopra, l’Amministratore Delegato si avvale, secondo le
responsabilità individuate, del supporto tecnico ed operativo delle funzioni aziendali.
Il Collegio Sindacale, nell’ambito del proprio ruolo istituzionale, vigila sull’adeguatezza e sulla
rispondenza del Processo ICAAP e dell’intero sistema di gestione e controllo dei rischi ai
requisiti stabiliti dalla normativa. L’Organo di controllo riceve ed analizza le politiche, generali e
specifiche, definite e approvate dal Consiglio di Amministrazione per la gestione dei rischi
proponendone l’eventuale modifica o aggiornamento.
Indicatori di liquidità e Leverage Ratio
Con riferimento al Liquidity Coverage Ratio da marzo 2014 è iniziato il periodo di osservazione
mensile da parte dell’Autorità di Vigilanza che precede la sua introduzione ufficiale a partire da
ottobre 2015. Anche per quanto riguarda il Net Stable Funding Ratio il 31 di marzo 2014 è
iniziato il periodo di osservazione trimestrale. L’introduzione di questo indicatore e del minimo
ad esso associato avverrà a partire dal 1° gennaio 2018.
L’indice di leva finanziaria, Leverage Ratio, è determinato rapportando al capitale di classe 1 le
attività in essere alla fine di ciascun trimestre, non ponderate per il loro grado di rischio.
L’indicatore diverrà vincolante nel 2018 mentre la fase transitoria di osservazione durerà dal
2014 fino al 31 dicembre 2017. Tuttavia con riferimento alle situazioni successive al 1° gennaio
2015, occorrerà fornire l’informativa di leva finanziaria nell’ambito dell’Informativa al pubblico –
Pillar3.
51
Requisiti minimi dei fondi propri
Per l’esercizio 2014 sono previsti i seguenti requisiti di fondi propri:



un coefficiente di capitale primario di classe 1 almeno pari al 4,5% dell’esposizione
complessiva al rischio del Gruppo;
un coefficiente di capitale di classe 1 almeno pari al 5,5% dell’esposizione complessiva
al rischio del Gruppo; dal 2015 la soglia salirà al 6%;
un coefficiente di capitale totale almeno pari all’8% dell’esposizione complessiva al
rischio del Gruppo.
Sono previste inoltre riserve aggiuntive di capitale primario di classe 1. In particolare la nuova
disciplina prevede che le banche debbano detenere – già a partire dal 2014 - la riserva di
conservazione del capitale (capital conservation buffer). Tale riserva è volta a preservare il
livello minimo di capitale regolamentare in momenti di mercato avversi attraverso
l’accantonamento di risorse patrimoniali di elevata qualità in periodi non caratterizzati da
tensioni di mercato. Essa è obbligatoria ed è pari al 2,5% dell’esposizione complessiva al
rischio della Banca.
Considerando anche la riserva di conservazione di capitale:



il requisito patrimoniale di Core Tier 1 risulta pari al 7%;
il requisito patrimoniale di Tier 1 risulta pari all’8% (dal 2015 la soglia salirà all’8,5%);
il requisito patrimoniale minimo di capitale totale sale al 10,5% .
Requisiti patrimoniali e coefficienti di vigilanza del Gruppo
Il requisito minimo patrimoniale regolamentare è pari alla somma dei requisiti patrimoniali
prescritti a fronte dei rischi di credito, controparte, mercato e operativo.
Nel seguito trovano rappresentazione i requisiti patrimoniali ed i coefficienti di vigilanza del
Gruppo Carismi alla data del 31 dicembre 2014.
52
Informazioni al 31/12/2014
Requisiti
B. REQUISITI PATRIMONIALI DI VIGILANZA
B.1 Rischio di credito e di controparte
180.976
B.2 Rischio di aggiustamento della valutazione del credito
2.383
B.3 Rischio di regolamento
B.4 Rischi di mercato
1.037
1. Metodologia standard
1.037
2. Modelli interni
3. Rischio di concentrazione
B.5 Rischio operativo
15.797
1. Metodo base
15.797
2. Metodo standardizzato
3. Metodo avanzato
B.6 Altri elementi del calcolo
B.7 Totale requisiti prudenziali
200.193
C. ATTIVITÀ DI RISCHIO E COEFFICIENTI DI VIGILANZA
C.2 Capitale primario di classe 1 /Attività di rischio ponderate (CET1 capital ratio)
8,92
C.3 Capitale di classe 1 /Attività di rischio ponderate (Tier 1 capital ratio)
8,92
C.4 Totale fondi propri/Attività di rischio ponderate (Total capital ratio)
13,13
Requisito patrimoniale per il Rischio di Credito e di Controparte (Metodo Standard)
Il Gruppo calcola le esposizioni ponderate per il rischio di credito con il metodo standardizzato.
Si riporta di seguito il requisito patrimoniale relativo a ciascuna delle classi regolamentari di
attività.
Requisito
Patrimoniale
31/12/2014
Portafoglio regolamentare
Amministrazioni centrali e banche centrali
Amministrazioni regionali e autorità locali
Organismi del settore pubblico
Intermediari vigilati
Imprese
Esposizioni al dettaglio
Esposizioni Garantite da immobili
Esposizioni scadute
Esposizioni ad alto rischio
Esposizioni verso OICR
Esposizioni in strum.di capitale
Altre esposizioni
3.200.397
165.530
8.413
6.814.709
79.737.693
16.376.030
20.261.826
41.026.189
577.011
1.920.895
3.957.802
6.929.943
Totale rischio di credito e di controparte
180.976.437
53
Requisito patrimoniale per il Rischio di Mercato (Metodo Standard)
Si riportano di seguito i requisiti patrimoniali a fronte dei rischi di mercato calcolati sulle attività
appartenenti al portafoglio di negoziazione ai fini di vigilanza.
Portafoglio regolamentare
Requisito Patrimoniale
31/12/2014
Rischio di posizione su strumenti di debito
Rischio di posizione su strumenti di capitale
Rischio di cambio
Rischio di posizione su merci
Totale rischi di mercato
676.521
360.695
0
0
1.037.216
54
Esposizione al rischio di controparte
Metodologia e politiche
Il rischio controparte è una fattispecie del rischio di credito, relativo a perdite derivanti dal fatto
che la controparte di una transazione, avente ad oggetto determinati strumenti finanziari, risulti
inadempiente prima del regolamento della stessa ed è correlato a quegli strumenti finanziari
che presentano un valore positivo al momento dell’insolvenza della controparte.
Gli strumenti finanziari che determinano tale rischio presentano le seguenti caratteristiche:
 generano una esposizione pari al loro fair value positivo;
 hanno un valore di mercato che evolve nel tempo in funzione delle variabili di mercato
sottostanti;
 generano uno scambio di pagamenti oppure lo scambio di strumenti finanziari o merci
contro pagamenti.
Il trattamento prudenziale del Rischio di Controparte si applica alle seguenti tipologie di
strumenti finanziari:
 strumenti derivati finanziari e creditizi negoziati fuori borsa (OTC – Over The Counter);
 operazioni SFT (Securities Financing Transactions) quali: pronti contro termine attivi e
passivi su titoli o merci, operazioni di concessione o assunzione di titoli o merci in
prestito e finanziamenti con margine;
 operazioni con regolamento a lungo termine (LST - Long Settlement Transactions) quali:
transazioni a termine nelle quali una controparte si impegna a consegnare (ricevere) un
titolo, una merce o una valuta estera contro il ricevimento (consegna) di contante, altri
strumenti finanziari o merci con regolamento a una data contrattuale definita, successiva
rispetto a quella prevista dalla prassi di mercato per le transazioni della medesime
specie.
Il perimetro di misurazione del Rischio di Controparte fa riferimento alle posizioni detenute nel
Portafoglio Bancario e nel Portafoglio di Negoziazione.
Nella quantificazione dell’esposizione al rischio il Gruppo utilizza, ai fini regolamentari, la
metodologia “del valore di mercato” per le esposizioni in strumenti derivati finanziari e creditizi
negoziati fuori borsa (OTC) e le operazioni con regolamento a lungo termine (LST), che
consiste nella determinazione dell’esposizione corrente e potenziale, utilizzando il valore di
mercato come esposizione attuale dello strumento e l’impostazione regolamentare per
rappresentare, in modo semplificato, l’esposizione creditizia potenziale futura.
Con riferimento, invece, alle operazioni pronti contro termine attive e passive su titoli o merci e
alle operazioni di concessione o assunzione di titoli o merci in prestito e finanziamenti con
margini (operazioni SFT), il Gruppo adotta il metodo integrale con l’applicazione delle rettifiche
standard di vigilanza per tener conto della relativa volatilità.
Ai fini del calcolo del capitale interno la Cassa di Risparmio di San Miniato utilizza le stesse
metodologie adottate ai fini regolamentari.
Oltre alla misurazione degli assorbimenti patrimoniali, ai fini gestionali la Banca si è dotata di
una normativa interna che disciplina la determinazione e l’utilizzo dei massimali operativi
concessi alle controparti bancarie; suddetta normativa ha lo scopo di definire lo svolgimento
dell’attività di concessione, utilizzo e controllo dell’esposizione al rischio controparte per l’attività
55
svolta nell’ambito finanziario dall’Istituto e per definire in maniera univoca la metodologia di
determinazione degli utilizzi.
Per la classificazione dei massimali operativi, le operazioni sono suddivise in due categorie:
 operazioni a rischio pieno con natura commerciale e con natura finanziaria;
 operazioni a rischio ridotto.
La Banca è dotata di strumenti per la valutazione delle controparti bancarie e per il controllo del
rispetto dei relativi massimali operativi per la cui assegnazione vengono utilizzate le valutazioni
delle principali agenzie di rating. La facoltà di assegnare “massimali operativi” a controparti
bancarie è di competenza del Consiglio di Amministrazione, salvo alcuni casi di delega
all’Amministratore Delegato, specificatamente previsti. L’attribuzione (approvazione) dei
massimali alle controparti bancarie viene effettuata previa valutazione del Servizio Concessione
Crediti, che è la struttura deputata al controllo giornaliero.
Per quanto riguarda l’operatività in swap, il rischio risulta attenuato in riferimento a quelle
controparti con cui è stato sottoscritto un accordo di trasferimento di collaterale a garanzia (CSA
– Credit Support Annex - contratto di diritto inglese che, insieme all’ISDA Master Agreement,
costituisce il supporto giuridico per le transazioni in derivati OTC) nella forma di cash o titoli di
stato. Qualunque controparte con la quale il Gruppo intenda sottoscrivere un CSA deve essere
assegnataria, oltreché di massimale operativo a “rischio ridotto”, anche di massimale operativo
a “rischio pieno”. A garanzia dell’operatività in derivati OTC è previsto periodicamente (in
genere con cadenza settimanale) uno scambio di depositi tra le parti contraenti in linea con il
valore corrente dei derivati, così come regolato dal CSA. Nel caso di operazioni pronti contro
termine il rischio può essere attenuato con le controparti con le quali venga stipulato un accordo
di trasferimento di collaterale a garanzia (GMRA – Global Master Repurchase Agreement),
sotto forma di cash o titoli di stato. Anche in questo caso qualunque controparte con la quale il
Gruppo intenda sottoscrivere un GMRA deve essere assegnataria, oltreché di massimale
operativo a “rischio ridotto”, anche di massimale operativo a “rischio pieno”.
Non sono previste politiche formalizzate rispetto alle esposizioni al rischio di correlazione
sfavorevole (wrong-way risk), tuttavia si segnala che la posizione di portafoglio in titoli bancari è
risultata su livelli minimi per l’intero esercizio 2014.
Non avendo Cassa di Risparmio di San Miniato un rating assegnato, i propri contratti non
prevedono l’analisi di impatto in caso di abbassamento della valutazione del proprio merito
creditizio (downgrading).
Esposizione al rischio di controparte
Rischio di controparte: riepilogo
Esposizione
Operazioni SFT
Derivati
Operazioni con reg. LT
Attività ponderate
Requisiti
Patrimoniali
264.298
1.320
106
15.225
3.151
252
194
106
9
56
Rischio di controparte: derivati
Fair Value lordo
positivo
Compensazioni
Fair Value netto
compensato
Esposizione
Derivati al 31/12/2014
13.968
-
13.968
15.225
Derivati al 31/12/2013
13.792
-
13.792
15.666
Distribuzione del fair value positivo per tipo di sottostante
Tassi di interesse
Valute e oro
Titoli di capitale
Crediti
Altro
Totale
Derivati al 31/12/2014
13.968
-
-
-
-
13.968
Derivati al 31/12/2013
13.792
-
-
-
-
13.792
Nel corso dell’esercizio 2014 il Gruppo non ha effettuato operazioni in derivati creditizi.
57
Rettifiche per il rischio di credito
Definizione di crediti scaduti e deteriorati a fini contabili
Le esposizioni deteriorate a fine esercizio 2014 del Gruppo Carismi sono suddivise,
coerentemente con quanto previsto dalla normativa di vigilanza prudenziale, nelle seguenti
categorie:
 esposizioni scadute (past due) – rappresentano le esposizioni che alla data di
riferimento presentano crediti scaduti o sconfinanti da oltre 90 giorni. In tale categoria
rientrano le posizioni per le quali la quota scaduta e/o sconfinata superi la soglia di
rilevanza del 5% dell’esposizione stessa, in base alle regole presenti nelle istruzioni di
vigilanza che disciplinano in dettaglio le modalità tecniche del calcolo;
 posizioni incagliate - rappresentano le esposizioni relative a soggetti che si trovano in
una situazione di temporanea difficoltà, ma che si prevede possa essere superata in un
congruo periodo di tempo;
 posizioni ristrutturate - riguardano le esposizioni nei confronti di controparti alle quali è
stata consentita la modifica delle originali condizioni contrattuali (riscadenzamento dei
termini, riduzione del debito e/o degli interessi) che dia luogo ad una perdita;
 posizioni a sofferenza: rappresentano le esposizioni relative a crediti verso clienti che
versano in uno stato di insolvenza, anche non accertato giudizialmente, per i quali si
procede con azioni mirate al recupero, totale o parziale, del debito (in linea capitale ed
in linea interessi).
Le disposizioni dell’European Banking Authority (EBA) in merito ai criteri di
identificazione di non-performing exposures (NPEs) e forbearance
Relativamente alle nuove definizioni di non-performing exposures (NPEs) e forbearance,
contenute negli Implementing Technical Standards (ITS) pubblicati dall’EBA il 21.10.2013, si
evidenzia che in data 9 gennaio 2015 la Commissione Europea ha approvato definitivamente la
nuova normativa proposta dall’EBA. A seguito di tale provvedimento la Banca d’Italia, ha
emanato un aggiornamento del proprio corpo normativo che prevede la modifica dell’attuale
suddivisione in classi di rischio delle attività finanziarie deteriorate, allo scopo di allinearla alle
nuove nozioni comunitarie.
Le nuove disposizioni della Banca d’Italia decorrono dal 1° gennaio 2015 e prevedono, in
estrema sintesi, la ripartizione delle attività finanziarie deteriorate in tre categorie: “sofferenze”,
“inadempienze probabili” ed “esposizioni scadute e/o sconfinanti deteriorate”.
Viene inoltre istituita la nuova categoria delle “esposizioni oggetto di concessioni –
forbearance”, riferita alle esposizioni oggetto di rinegoziazione per difficoltà finanziaria del
cliente che, di fatto, costituisce un sotto insieme sia dei crediti deteriorati che di quelli in bonis,
in relazione allo stato di rischio dell’esposizione al momento della rinegoziazione.
L’applicazione della nuova normativa decorre dal 1° gennaio 2015, pertanto la presente
informativa e il Bilancio al 31 dicembre 2014 sono stati redatti utilizzando le definizioni
preesistenti all’epoca vigenti.
Descrizione delle metodologie utilizzate per determinare le rettifiche di valore
Almeno ad ogni data di bilancio i crediti sono valutati (impairment test) per verificare l’esistenza
di eventuali riduzioni di valore a seguito di eventi successivi alla rilevazione iniziale e dipendenti
dal deterioramento della solvibilità dei debitori. Rientrano in tale ambito i crediti deteriorati ai
quali è stato attribuito lo status di sofferenza, incaglio, ristrutturato o di crediti scaduti.
58
Le perdite per riduzione di valore vengono contabilizzate se vi è evidenza oggettiva di una
riduzione dei flussi di cassa futuri, rispetto a quelli originariamente stimati, a seguito di uno o più
specifici eventi che si sono verificati dopo la rilevazione iniziale. La riduzione di valore può
anche essere causata non da un singolo evento separato ma dall’effetto combinato di diversi
eventi. L’obiettiva evidenza che un’attività finanziaria o un gruppo di attività finanziarie ha subìto
una riduzione di valore include dati rilevabili che giungono all’attenzione in merito ai seguenti
eventi:
a) significative difficoltà finanziarie dell’emittente o del debitore;
b) violazione del contratto, per esempio un inadempimento o un mancato pagamento degli
interessi o del capitale;
c) concessione al beneficiario di un’agevolazione che il Gruppo ha preso in considerazione
prevalentemente per ragioni economiche o legali relative alla difficoltà finanziaria dello stesso e
che altrimenti non avrebbe concesso;
d) ragionevole probabilità che il beneficiario dichiari il fallimento o altre procedure di
ristrutturazione finanziaria;
e) scomparsa di un mercato attivo di quell’attività finanziaria dovuta a difficoltà finanziarie.
Tuttavia, la scomparsa di un mercato attivo dovuta al fatto che gli strumenti finanziari della
società non sono più pubblicamente negoziati non è evidenza di una riduzione di valore;
f) dati rilevabili che indichino l’esistenza di una diminuzione sensibile nei futuri flussi finanziari
stimati per un gruppo di attività finanziarie sin dal momento della rilevazione iniziale di quelle
attività, sebbene la diminuzione non può essere ancora identificata con le singole attività
finanziarie nel gruppo, ivi inclusi: i cambiamenti sfavorevoli nello stato dei pagamenti dei
beneficiari nel Gruppo oppure condizioni economiche locali o nazionali che sono correlate alle
inadempienze relative alle attività all’interno del Gruppo.
Con riferimento ai crediti verso clientela e verso banche, sono sottoposti a valutazione analitica
i crediti ai quali è stato attribuito lo status di sofferenza, incaglio, ristrutturato secondo le
definizioni della Banca d’Italia. L’ammontare della perdita è pari alla differenza tra il valore di
bilancio del credito al momento della valutazione (costo ammortizzato) ed il valore attuale dei
previsti flussi di cassa futuri, calcolato applicando il tasso di interesse effettivo originario. I flussi
di cassa previsti tengono conto dei tempi di recupero attesi, del presumibile valore di realizzo
delle eventuali garanzie nonché dei costi che si ritiene verranno sostenuti per il recupero
dell’esposizione creditizia. La rettifica di valore è iscritta a conto economico.
I crediti ad andamento regolare per i quali non sono state individuate singolarmente evidenze
oggettive di perdita (di norma i crediti in bonis, e comunque i crediti “vivi” in generale i crediti
scaduti sono sottoposti a valutazione collettiva. Questa valutazione avviene per categorie di
crediti omogenee in termini di rischio di credito e viene effettuata utilizzando percentuali di
perdita stimate tenendo conto di serie storiche, opportunamente rettificate per neutralizzare
l’effetto di eventi non ordinari, fondate su elementi rilevabili alla data della valutazione, che
consentano di stimare il valore della perdita latente insita in tale gruppo di crediti.
Le rettifiche di valore determinate collettivamente sono imputate nella voce di conto economico
130 a) “Rettifiche/riprese di valore nette per deterioramento di crediti”.
Di seguito si riporta con riferimento alle esposizioni della Banca sottoposte alla misurazione di
un requisito di rischio di credito:
- nella prima tabella i valori al netto delle compensazioni contabili ammesse con l’evidenza
dell’ammontare delle RWA regolamentari;
- nella seconda tabella le stesse grandezze evidenziate escludendo i benefici delle tecniche di
attenuazione del rischio di credito.
59
Rischio di credito e CTP al 31/12/2014
Portafoglio originario controparte*
Esposizioni verso amministrazioni centrali o banche centrali
Esposizioni verso amministrazioni regionali o autorità locali
Esposizioni verso organismi del settore pubblico
Esposizioni verso enti
Esposizioni verso imprese
Esposizioni al dettaglio
Esposizioni garantite da ipoteche su beni immobili - non residenziali
Esposizioni garantite da ipoteche su beni immobili - residenziali
Esposizioni in stato di default
Esposizioni associate a un rischio particolarmente elevato
Esposizioni sotto forma di quote o di azioni in organismi di investimento collettivi (OIC)
Esposizioni in strumenti di capitale
Altre esposizioni
Totale
Media di Pond
EQUIVALENTE ante SF
756.601.379
5,29%
18.867.141
10,97%
490.289
20,00%
381.432.257
21,61%
1.077.394.862
94,22%
387.215.036
67,61%
168.476.664
49,45%
503.243.767
34,82%
424.727.399
121,21%
4.808.424
150,00%
24.011.191
100,00%
44.170.736
105,33%
160.007.113
40,28%
3.951.446.259
58,64%
PONDERATO_ PONDERATO_
ANTE_SF
FINALE
40.004.958
40.004.958
2.069.131
2.069.131
98.058
98.058
82.412.593
82.412.593
1.015.076.354 1.001.338.682
261.794.590
209.027.526
83.309.210
79.843.134
175.208.704
174.084.314
514.824.413
514.824.413
7.212.637
7.212.637
24.011.191
24.011.191
46.526.911
46.526.911
64.456.821
64.456.821
2.317.005.569 2.245.910.366
Rischio di credito e CTP in assenza di tecniche di CRM eleggibili al 31/12/2014
Media di Pond PONDERATO_ PONDERATO_
EQUIVALENTE ante SF
ANTE_SF
FINALE
756.601.379
5,29%
40.004.958
40.004.958
18.867.141
10,97%
2.069.131
2.069.131
490.289
20,00%
98.058
98.058
381.432.257
21,61%
82.412.593
82.412.593
1.313.769.522
98,21% 1.290.242.715 1.273.764.629
822.560.807
75,00%
616.920.635
554.573.131
Portafoglio originario controparte*
Esposizioni verso amministrazioni centrali o banche centrali
Esposizioni verso amministrazioni regionali o autorità locali
Esposizioni verso organismi del settore pubblico
Esposizioni verso enti
Esposizioni verso imprese
Esposizioni al dettaglio
Esposizioni in stato di default
Esposizioni associate a un rischio particolarmente elevato
Esposizioni sotto forma di quote o di azioni in organismi di investimento collettivi (OIC)
Esposizioni in strumenti di capitale
Altre esposizioni
Totale
424.727.399
4.808.424
24.011.191
44.170.736
160.007.113
3.951.446.259
135,13%
573.953.211
573.953.211
150,00%
7.212.637
7.212.637
100,00%
24.011.191
24.011.191
105,33%
46.526.911
46.526.911
40,28%
64.456.821
64.456.821
69,54% 2.747.908.859 2.669.083.269
* Portafoglio originario della controparte ante eventuali migrazioni, per effetto delle garanzie, di alcune controparti verso il portafoglio
di segnalazione definitivo corrispondente al portafoglio del garante.
Distribuzione delle attività finanziarie per portafogli di appartenenza e per qualità creditizia (valore di bilancio)
1. Attività finanziarie detenute per la negoziazione
2. Attività finanziarie disponibili per la vendita
Totale
Altre
Deteriorate
Altre attività
Esposizioni
scadute non
deteriorate
Altre imprese
Esposizioni
scadute
deteriorate
Esposizioni
ristrutturate
Portafogli/qualità
Incagli
Sofferenze
Gruppo bancario
63.529
63.529
650.440
650.440
3. Attività finanziarie detenute sino alla scadenza
4. Crediti verso banche
5. Crediti verso clientela
183.248
168.640
33.454
37.196
329.270
108.056
108.056
1.782.774
2.534.582
6. Attività finanziarie valutate al fair value
7. Attività finanziarie in corso di dismissione
8. Derivati di copertura
Totale 2014
183.248
168.640
33.454
37.196
329.270
2.604.799
3.356.607
Totale 2013
147.643
79.214
42.910
27.458
458.953
2.281.850
3.038.028
La tabella evidenzia le attività finanziarie per portafoglio contabile di appartenenza e per qualità
creditizia. I valori riportati sono quelli utilizzati nell’informativa di bilancio e si riferiscono sia a
posizioni del portafoglio bancario sia a posizioni del portafoglio di negoziazione di vigilanza.
60
Distribuzione territoriale delle esposizioni per cassa e “fuori bilancio” verso clientela (valore di bilancio)
Rettifiche valore
complessive
Rettifiche valore
complessive
Rettifiche valore
complessive
Res to del mondo
Esposizione netta
As i a
Esposizione netta
Ameri ca
Esposizione netta
Rettifiche valore
complessive
Esposizione netta
Al tri Pa es i europei
Rettifiche valore
complessive
Es pos i zi oni /Aree
geogra fi che
Esposizione netta
Ita l i a
A. Esposizioni per cassa
A.1 Sofferenze
183.247
111.937
A.2 Incagli
168.640
29.741
1
A.3 Esposizioni ristrutturate
33.454
7.934
A.4 Esposizioni scadute
37.196
1.765
A.5 Altre esposizioni
2.810.510
11.540
167
1.368
9
TOTALE
3.233.047
162.917
167
1.368
9
7
1
1
7
1
37
7
1
40
4
B. Esposizioni "fuori bilancio"
B.1 Sofferenze
B.2 Incagli
B.3 Altre attività deteriorate
455
8
7.143
190
115
B.4 Altre esposizioni
129.414
80
200
TOTALE
137.127
278
200
TOTALE (A+B) 2014
3.370.174
163.195
367
1.368
TOTALE (A+B) 2013
3.437.260
131.852
72
1.509
36
36
9
La tabella evidenzia la distribuzione territoriale delle esposizioni per cassa e fuori bilancio verso
clientela. I valori riportati sono quelli utilizzati nell’informativa di bilancio e si riferiscono sia a
posizioni del portafoglio bancario sia a posizioni del portafoglio di negoziazione di vigilanza.
61
Distribuzione territoriale delle esposizioni per cassa e “fuori bilancio” verso banche (valore di bilancio)
Rettifiche valore
complessive
Rettifiche valore
complessive
Res to del mondo
Esposizione netta
As i a
Esposizione netta
Rettifiche valore
complessive
Ameri ca
Esposizione netta
Rettifiche valore
complessive
Esposizione netta
Al tri Pa es i europei
Rettifiche valore
complessive
Es pos i zi oni /Aree
geogra fi che
Esposizione netta
Ital i a
A. Esposizioni per cassa
A.1 Sofferenze
A.2 Incagli
A.3 Esposizioni ristrutturate
A.4 Esposizioni scadute
A.5 Altre esposizioni
88.478
17.081
2.395
66
36
TOTALE
88.478
17.081
2.395
66
36
23.688
5.060
B. Esposizioni "fuori bilancio"
B.1 Sofferenze
B.2 Incagli
B.3 Altre attività deteriorate
B.4 Altre esposizioni
TOTALE
23.688
5.060
TOTALE (A+B) 2014
112.166
22.141
2.395
66
36
TOTALE (A+B) 2013
110.216
6.328
1.144
214
5
La tabella evidenzia la distribuzione territoriale delle esposizioni per cassa e fuori bilancio verso
banche. I valori riportati sono quelli utilizzati nell’informativa di bilancio e si riferiscono sia a
posizioni del portafoglio bancario sia a posizioni del portafoglio di negoziazione di vigilanza.
62
Distribuzione settoriale delle esposizioni creditizie per cassa e “fuori bilancio” verso clientela (valore di bilancio)8
Esposizione netta
Rettifiche valore
specifiche
Rettifiche valore di
portafoglio
152.604
93.616
X
30.529
18.086
X
Esposizione netta
X
Rettifiche valore
specifiche
X
Esposizione netta
242
Rettifiche valore
specifiche
115
Esposizione netta
X
Rettifiche valore
specifiche
Rettifiche valore di
portafoglio
Al tri s oggetti
Rettifiche valore
specifiche
Impres e non fi na nzi a ri e
X
Esposizione netta
Rettifiche valore di
portafoglio
Soci età di a s s i cura zi one
Rettifiche valore di
portafoglio
Soci età fi na nzi a ri e
Rettifiche valore di
portafoglio
Al tri enti pubbl i ci
Rettifiche valore di
portafoglio
Rettifiche valore
specifiche
Es pos i zi oni /Contropa rti
Esposizione netta
Governi
A. Esposizioni per cassa
A.1 Sofferenze
A.2 Incagli
X
X
1.770
1.205
X
X
135.843
24.809
X
31.026
3.727
X
A.3 Esposizioni ristrutturate
1
X
X
2.954
1.780
X
X
28.428
6.085
X
2.072
69
X
A.4 Esposizioni scadute
X
X
1.623
76
X
X
32.484
1.544
X
3.089
145
X
X
8.961 566.237
A.5 Altre esposizioni
700.002
1.278
TOTALE A
700.003
1.278
X
8 123.939
X
371
10.077
8 130.401
3.303
371
10.077
141
15
X
1.410.513
1.759.872 126.054
8.961 632.953
X
2.209
22.027
2.209
B. Esposizioni "fuori bilancio"
B.1 Sofferenze
X
X
B.2 Incagli
X
X
B.3 Altre attività deteriorate
X
X
B.4 Altre esposizioni
17.748
X
395
9
X
60
X
6.826
159
X
176
X
X
113
X
2
1
1.049
1
724
1
1.190
15
1
724
TOTALE (A+B) 2014 700.003
19.026
9 131.591
3.318
372
10.801
TOTALE (A+B) 2013 832.085
16.390
6
2.511
175
20.334
54.607
X
X
X
17.748
TOTALE B
X
X
X
1
91.676
1
99.010
X
X
15
X
X
70
18.453
70
18.691
15
7
1 1.858.882 126.222
9.031 651.644
22.042
2.216
1.854.719 100.672
8.042 660.746
18.613
1.837
168
X
7
La tabella evidenzia la distribuzione settoriale delle esposizioni per cassa e fuori bilancio verso clientela. I valori riportati sono quelli utilizzati nell’informativa di
bilancio e si riferiscono sia a posizioni del portafoglio bancario sia a posizioni del portafoglio di negoziazione di vigilanza. In linea con le disposizioni vigenti in
materia di bilancio (cfr. circolare Banca d’Italia n.262/2005 e successivi aggiornamenti) sono riportate le esposizioni nette e le rettifiche mentre le esposizioni
lorde sono ricavabili dalla sommatoria delle due.
8
I campi segnati con il simbolo “X” si riferiscono a tipologie di rettifiche non applicabili alle voci in analisi.
63
Voci /Sca gl i oni tempora l i
Attività per cassa
a vi s ta
461.588
Da ol tre 1
gi orno a 7
gi orni
86.891
Da ol tre 7
gi orni a 15
gi orni
Da ol tre 15
Da ol tre 1
gi orni a 1 mes e fi no a
mes e
3 mes i
27.747
67.549
A.1 Ti tol i di Sta to
Da ol tre 3
mes i fi no a
6 mes i
18.457
A.4 Fi na nzi a menti
443.131
86.891
42.513
5.000
400.618
Passività per cassa
B.1 Depos i ti e conti correnti
- Ba nche
- Cl i entel a
B.2 Ti tol i di debi to
B.3 Al tre pa s s i vi tà
Operazioni "fuori bilancio"
170.662
314.151
1.064.834
949.732
1.946
9.137
135.106
393.846
117.500
27.747
67.549
157.934
161.525
179.041
670.988
832.232
81.891
27.747
67.549
157.934
161.525
179.041
670.988
832.232
1.635.111
428.066
27.512
27.971
94.560
82.573
143.274
682.894
214.032
1.626.377
4.193
8.532
17.034
67.083
31.718
31.608
49.086
20
30.029
1.600.325
4.193
8.532
17.034
37.054
31.718
31.608
49.086
20
493
83
16.539
1.201
26.074
44.764
111.530
513.949
214.012
8.241
423.790
2.441
9.736
1.403
6.091
136
119.859
50.393
23.275
12.000
250
3.942
13.189
23.951
124.295
23.275
12.000
219
2.858
2.266
2.197
30
20.430
9.372
90
2.536
2.195
2.197
20
2.845
2.628
129
322
71
9.599
25
919
10.792
21.098
123.570
9.599
25
914
10.787
11.584
52.221
5
5
9.514
71.349
- Pos i zi oni l unghe
- Pos i zi oni corte
- Pos i zi oni l unghe
- Pos i zi oni corte
109
10
C.3 Depos i ti e fi na nzi a menti da ri cevere
- Pos i zi oni l unghe
- Pos i zi oni corte
40.368
6
165
131
559
615
1
- Pos i zi oni l unghe
19.445
6
165
131
559
615
1
- Pos i zi oni corte
20.923
97
80
108
C.4 Impegni i rrevoca bi l i a eroga re fondi
C.5 Ga ra nzi e fi na nzi a ri e ri l a s ci a te
39.061
39.061
39.061
26.052
C.1 Deri va ti fi na nzi a ri con s ca mbi o di ca pi ta l e
C.2 Deri va ti fi na nzi a ri s enza s ca mbi o di ca pi ta l e
Ol tre 5 a nni
4
A.3 Quote O.I.C.R.
- Cl i entel a
Da ol tre 1
a nno fi no a
5 a nni
159.880
A.2 Al tri ti tol i di debi to
- Ba nche
Da ol tre 6
mes i fi no a
1 a nno
Durata
indeterminata
Distribuzione temporale per durata residua contrattuale delle attività e passività finanziarie (Eur)
426
C.6 Ga ra nzi e fi na nzi a ri e ri cevute
C.7 Deri va ti credi ti zi con s ca mbi o di ca pi ta l e
- Pos i zi oni l unghe
- Pos i zi oni corte
C.8 Deri va ti credi ti zi s enza s ca mbi o di ca pi ta l e
- Pos i zi oni l unghe
- Pos i zi oni corte
64
Voci /Sca gl i oni tempora l i
Da ol tre 1
gi orno a 7
gi orni
a vi s ta
Da ol tre 7
gi orni a 15
gi orni
Da ol tre 15
Da ol tre 1
gi orni a 1 mes e fi no a
mes e
3 mes i
Da ol tre 3
mes i fi no a
6 mes i
Da ol tre 6
mes i fi no a
1 a nno
5.747
1.097
890
2.323
4.680
1.188
5.747
1.097
890
2.323
4.680
1.188
1.097
890
2.323
4.680
1.188
Operazioni "fuori bilancio"
6.408
4.587
46
2.783
2.191
2.185
C.1 Deri va ti fi na nzi a ri con s ca mbi o di ca pi ta l e
6.307
4.587
46
2.783
2.191
2.185
- Pos i zi oni l unghe
2.787
2.628
46
- Pos i zi oni corte
3.520
1.959
2.191
2.185
Attività per cassa
A.1 Ti tol i di Sta to
A.2 Al tri ti tol i di debi to
A.3 Quote O.I.C.R.
A.4 Fi na nzi a menti
- Ba nche
2.562
- Cl i entel a
3.185
Passività per cassa
9.363
B.1 Depos i ti e conti correnti
9.362
- Ba nche
- Cl i entel a
31
9.331
B.2 Ti tol i di debi to
B.3 Al tre pa s s i vi tà
1
C.2 Deri va ti fi na nzi a ri s enza s ca mbi o di ca pi ta l e
- Pos i zi oni l unghe
- Pos i zi oni corte
C.3 Depos i ti e fi na nzi a menti da ri cevere
- Pos i zi oni l unghe
- Pos i zi oni corte
C.4 Impegni i rrevoca bi l i a eroga re fondi
101
- Pos i zi oni l unghe
51
- Pos i zi oni corte
50
247
2.536
C.5 Ga ra nzi e fi na nzi a ri e ri l a s ci a te
C.6 Ga ra nzi e fi na nzi a ri e ri cevute
C.7 Deri va ti credi ti zi con s ca mbi o di ca pi ta l e
- Pos i zi oni l unghe
- Pos i zi oni corte
C.8 Deri va ti credi ti zi s enza s ca mbi o di ca pi ta l e
- Pos i zi oni l unghe
- Pos i zi oni corte
65
Da ol tre 1
a nno fi no a
5 a nni
Ol tre 5 a nni
Durata
indeterminata
Distribuzione temporale per durata residua contrattuale delle attività e passività finanziarie (USD)
Voci /Sca gl i oni tempora l i
Attività per cassa
Da ol tre 1
gi orno a 7
gi orni
a vi s ta
Da ol tre 7
gi orni a 15
gi orni
Da ol tre 15
Da ol tre 1
gi orni a 1 mes e fi no a
mes e
3 mes i
Da ol tre 3
mes i fi no a
6 mes i
1.541
253
277
270
4.376
1.541
253
277
270
4.376
253
277
270
4.376
A.1 Ti tol i di Sta to
A.2 Al tri ti tol i di debi to
A.3 Quote O.I.C.R.
A.4 Fi na nzi a menti
- Ba nche
1.411
- Cl i entel a
130
Passività per cassa
56
B.1 Depos i ti e conti correnti
56
- Ba nche
- Cl i entel a
56
B.2 Ti tol i di debi to
B.3 Al tre pa s s i vi tà
Operazioni "fuori bilancio"
6.653
C.1 Deri va ti fi na nzi a ri con s ca mbi o di ca pi ta l e
6.653
- Pos i zi oni l unghe
- Pos i zi oni corte
6.653
C.2 Deri va ti fi na nzi a ri s enza s ca mbi o di ca pi ta l e
- Pos i zi oni l unghe
- Pos i zi oni corte
C.3 Depos i ti e fi na nzi a menti da ri cevere
- Pos i zi oni l unghe
- Pos i zi oni corte
C.4 Impegni i rrevoca bi l i a eroga re fondi
- Pos i zi oni l unghe
- Pos i zi oni corte
C.5 Ga ra nzi e fi na nzi a ri e ri l a s ci a te
C.6 Ga ra nzi e fi na nzi a ri e ri cevute
C.7 Deri va ti credi ti zi con s ca mbi o di ca pi ta l e
- Pos i zi oni l unghe
- Pos i zi oni corte
C.8 Deri va ti credi ti zi s enza s ca mbi o di ca pi ta l e
- Pos i zi oni l unghe
- Pos i zi oni corte
66
Da ol tre 6
mes i fi no a
1 a nno
Da ol tre 1
a nno fi no a
5 a nni
Ol tre 5 a nni
Durata
indeterminata
Distribuzione temporale per durata residua contrattuale delle attività e passività finanziarie (Franco svizzero)
Voci/Scaglioni temporali
Attività per cassa
Da oltre 1
giorno a 7
giorni
a vis ta
Da oltre 7
giorni a 15
giorni
Da oltre 1
mes e fino a
3 mes i
Da oltre 15 giorni a 1 mes e
17.615
354
13
10
17.615
354
13
10
354
13
10
Da oltre 3
mes i fino a
6 mes i
Da oltre 6
mes i fino a
1 anno
Da oltre 1
anno fino a
5 anni
Oltre 5 anni
Durata
indeterminata
Distribuzione temporale per durata residua contrattuale delle attività e passività finanziarie (altre divise)
A.1 Titoli di Stato
A.2 Altri titoli di debito
A.3 Quote O.I.C.R.
A.4 Finanziamenti
- Banche
17.503
- Clientela
112
Passività per cassa
582
B.1 Depos iti e conti correnti
573
- Banche
- Clientela
573
B.2 Titoli di debito
B.3 Altre pas s ività
9
Operazioni "fuori bilancio"
38.842
760
173
69
C.1 Derivati finanziari con s cambio di capitale
16.844
760
173
69
83
69
- Pos izioni lunghe
- Pos izioni corte
21
16.823
760
90
C.2 Derivati finanziari s enza s cambio di capitale
- Pos izioni lunghe
- Pos izioni corte
C.3 Depos iti e finanziamenti da ricevere
- Pos izioni lunghe
- Pos izioni corte
C.4 Impegni irrevocabili a erogare fondi
21.998
- Pos izioni lunghe
10.999
- Pos izioni corte
10.999
C.5 Garanzie finanziarie rilas ciate
C.6 Garanzie finanziarie ricevute
C.7 Derivati creditizi con s cambio di capitale
- Pos izioni lunghe
- Pos izioni corte
C.8 Derivati creditizi s enza s cambio di capitale
- Pos izioni lunghe
- Pos izioni corte
Le tabelle evidenziano la distribuzione temporale per durata residua contrattuale delle attività e
passività finanziarie. I valori riportati sono quelli utilizzati nell’informativa di bilancio e si riferiscono
sia a posizioni del portafoglio bancario sia a posizioni del portafoglio di negoziazione di vigilanza.
L’Informativa è distinta per le principali divise.
Esposizioni per cassa verso banche: dinamica delle rettifiche di valore complessive
La tabella non è stata compilata poiché nell’esercizio il Gruppo non presenta le fattispecie
specificate.
67
Esposizioni creditizie per cassa verso clientela: dinamica delle rettifiche di valore complessive
Causali/Categorie
Sofferenze
Esposizioni
scadute
deteriorate
Esposizioni
ristrutturate
Incagli
A. Rettifiche complessive iniziali
- di cui: esposizioni cedute non cancellate
96.804
15.952
7.775
1.223
B.
32.345
20.469
2.437
1.718
27.436
19.359
2.088
1.585
4.849
804
327
4
60
306
22
129
17.205
6.680
2.278
1.176
853
1.550
96
Variazioni in aumento
B.1 rettifiche di valore
B.1 bis perdite da cessione
B.2 trasferimenti da altre categorie di esposizioni deteriorate
B.3 altre variazioni in aumento
C.
Variazioni in diminuzione
C.1 riprese di valore da valutazione
C. 2 riprese di valore da incasso
8.505
376
37
C. 2 bis utili da cessione
C.3 cancellazioni
8.697
C.4 trasferimenti ad altre categorie di esposizioni deteriorate
C.5 altre variazioni in diminuzione
D.
Rettifiche complessive finali
- di cui: esposizioni cedute non cancellate
4.954
163
3
497
565
867
176
111.944
29.741
7.934
1.765
Le tabelle evidenziano la dinamica delle rettifiche e delle riprese di valore complessive relative
alle esposizioni per cassa verso banche e verso clientela. I valori riportati sono quelli utilizzati
nell’informativa di bilancio e si riferiscono sia a posizioni del portafoglio bancario sia a posizioni
del portafoglio di negoziazione di vigilanza.
Rettifiche di valore effettuate nell’anno 2014 a carico del conto economico
RETTIFICHE DI VALORE NETTE SUI CREDITI
2014
a) Sofferenze
Perdite registrate nel periodo di riferimento
Rettifiche per valutazioni analitiche
Rettifiche da attualizzazione
Riprese per valutazioni analitiche / realizzo
Riprese da attualizzazione
-23.471.697,44
-3.864.794,56
-23.553.044,10
-5.814.799,69
902.135,86
8.858.805,05
b) Incagli
Perdite registrate nel periodo di riferimento
Rettifiche per valutazioni analitiche
Rettifiche da attualizzazione
-18.123.848,54
-757.776,43
-19.135.108,30
-2.303.736,83
Riprese da realizzo
Riprese per valutazioni analitiche
Riprese da attualizzazione
3.601,02
700.418,52
3.368.753,48
c) Esposizioni ristrutturate
Rettifiche
Riprese
-1.692.453,35
-2.478.097,08
785.643,73
d) Altre esposizioni (Bonis)
Rettifiche per valutazioni collettive
-1.984.373,73
-1.984.373,73
e) Crediti di firma
Rettifiche per valutazioni analitiche
Riprese per valutazione (Banca Tercas - F.I.T.D.)
-146.798,91
-192.219,86
45.420,95
TOTALE RETTIFICHE NETTE
-45.419.171,97
68
Cancellazioni effettuate nel esercizio 2014
importi in euro
Sofferenze
Incagli
Ristrutturati
Cancellazioni
11.614.440,30
757.776,43
0
La tabella evidenzia le cancellazioni delle posizioni deteriorate effettuate nel periodo di
riferimento.
69
Attivita non vincolate e vincolate
Si riporta di seguito l’informativa relativa alle attività vincolate e non vincolate sulla base degli
orientamenti e dello schema diffuso dall’ABE il 27 giugno 2014 in coerenza con le disposizioni
della Parte otto Titolo II del Regolamento UE (CRR 575/2013).
Informativa relativa alle attività vincolate
Modello A-Attività
010
030
040
120
Valore contabile
delle attività
vincolate
Valore equo delle
attività vincolate
Valore contabile
delle attività non
vincolate
Valore equo delle attività non
vincolate
010
040
060
090
41.333
41.828
Titoli di debito
341.698
341.698
358.308
358.308
Altre attività
526.299
Attività dell'ente segnalante
Strumenti di capitale
322.821
Modello B-Garanzie reali ricevute
Valore equo delle
Valore equo delle
garanzie reali
garanzie reali
ricevute o dei titoli
vincolate ricevute
di debito propri
o dei titoli di
emessi
debito propri
potenzialmente
emessi
vincolabili
010
130
150
160
230
240
040
Garanzie reali ricevute dall'ente segnalante
Strumenti di capitale
71.369.542
Titoli di debito
Altre garanzie reali ricevute
Titoli di debito propri emessi diversi dalle obbligazioni garantite
proprie o da ABS
Modello C-Attività vincolate/garanzie reali ricevute e passività associate
Passività
corrispondenti,
passività
potenziali o titoli
dati in prestito
010
Valore contabile delle passività finanziarie selezionate
Attività, garanzie
reali ricevute e
titoli di debito
propri emessi
diversi dalle
obbligazioni
garantite e da
ABS vincolati
010
030
193.383.978
63.681.109
Da non compilare in alcun caso
La somma di 341.698 migliaia di euro si compone di titoli propri a cauzione per assegni circolari
presso Banca d’Italia (3.174 migliaia di euro), di titoli propri a garanzia di anticipazioni (108.144
migliaia di euro), di titoli propri a garanzia di PCT passivi (193.752 migliaia), di titoli propri a
garanzia di altre operazioni (28.996) nonché di un titolo proprio a cauzione per conto di terzi
(7.632 migliaia di euro). In particolare, tra le attività iscritte in bilancio impegnate a fronte di
operazioni di rifinanziamento presso la BCE garanzie, si trovano esclusivamente titoli di stato
italiani (BTP), con scadenze tra il 2015 ed il 2018, appartenenti al comparto “available for sale”
(sono stati conferiti titoli di Stato per nominali 100 milioni di euro, valorizzati dalla Banca Centrale
circa 106,8 milioni di euro). La sottovoce “Altre attività” vincolate (526.299 migliaia di euro)
comprende il valore al 31 dicembre 2014 dei finanziamenti ceduti alla società “Carismi Finance
S.r.l.” nell’ambito di due operazioni di auto-cartolarizzazione poste in essere dalla Cassa ed in
70
particolare una avviata nel corso del 2011, riguardante mutui ipotecari residenziali, e una nel
corso del 2014, concernente un portafoglio di crediti originati da finanziamenti chirografari ed
ipotecari erogati a piccole e medie imprese (PMI). Tali finanziamenti, qualificabili come impegnati
in quanto non rientranti nella piena disponibilità della Banca, non presentano i requisiti previsti
dallo IAS 39 per la c.d. “derecognition”, e pertanto costituiscono parte integrante del portafoglio
crediti della Banca. A fronte della cessione delle attività suddette, nell’ambito delle due operazioni
strutturate entrambe nella forma di auto-cartolarizzazione, la società veicolo ha emesso titoli
interamente sottoscritti dalla Banca cedente nell’ottica di utilizzo quale riserva di liquidità.
In particolare i titoli dotati di rating sono stati utilizzati per operazioni di finanziamento
dell'Eurosistema a condizioni di volta in volta parametrate al prezzo delle aste di repo BCE per i
medesimi titoli.
Il saldo dei PCT attivi (71.360 miglia di euro) riflette interamente operazioni di impiego di liquidità
aziendale effettuate sul mercato interbancario dei pronti contro termine - mercato MTS Repo con controparte Cassa di Compensazione e Garanzia.
Per quanto concerne invece i PCT passivi, 173,8 milioni di euro sui 193,4 totali sono riferiti a
operazioni di raccolta effettuate sul mercato interbancario dei pronti contro termine (mercato MTS
Repo) con controparte Cassa di Compensazione e Garanzia (al 31 dicembre 2013 tale
fattispecie incideva per 163 milioni di euro circa).
71
Uso di tecniche di attenuazione del rischio
di credito
Il Gruppo Carismi non applica processi di compensazione delle esposizioni a rischio di credito
con partite di segno opposto in ambito di bilancio o “fuori bilancio” per quanto concerne il
portafoglio commerciale e non effettua operazioni di copertura mediante derivati su crediti. Il
Gruppo adotta invece politiche di riduzione del rischio di controparte con controparti istituzionali,
stipulando accordi di compensazione (netting agreement) e accordi di collateralizzazione
(collateral agreement), sia per derivati sia per repo (repurchase agreement).
L’erogazione del credito con acquisizione di garanzie reali è soggetta a normativa 9 e processi
interni formalizzati per l’acquisizione e conservazione della documentazione, la valutazione del
bene, il perfezionamento della garanzia ed il monitoraggio del valore nel tempo. L’eventuale
realizzo forzoso della garanzia è curato dalle strutture organizzative interne deputate al
recupero del credito.
La presenza di garanzie reali non esime da una valutazione completa del rischio di credito,
incentrata principalmente sulla capacità del prenditore di far fronte alle obbligazioni assunte
indipendentemente dall’accessoria garanzia.
Le tecniche di attenuazione del rischio utilizzate dal Gruppo sono quelle riconosciute dalla
normativa di vigilanza e sono suddivise in due categorie generali: protezione del credito di tipo
reale (funded), su immobili e su strumenti finanziari, e protezione del credito di tipo personale
(unfunded). In particolare il Gruppo utilizza come strumenti di CRM:
 garanzie reali finanziarie aventi ad oggetto contante e assimilati (certificati di deposito e
obbligazioni emesse dalla Banca), titoli di debito e capitale, quote di OICR, gestioni
patrimoniali prestate attraverso contratti di pegno;
 ipoteche su immobili, che presentano le caratteristiche previste dalla normativa:
residenziali e non residenziali (art. 208 del CRR);
 garanzie personali rappresentate da fideiussioni prestate da garanti ammessi.
Con riferimento alle garanzie reali finanziarie, il Gruppo ha optato per l’utilizzo del metodo
integrale. In tale approccio il valore dell’esposizione viene ridotto del valore della garanzia ai fini
del calcolo del requisito, il valore dell’esposizione e quello della garanzia sono corretti per tener
conto della volatilità dei prezzi di mercato ed a tal fine ad entrambe gli importi devono essere
applicate adeguate “rettifiche per volatilità”. A meno che non si tratti di contante, il valore
dell’esposizione corretto per la volatilità è maggiore di quello dell’esposizione originaria,
viceversa per la garanzia.
Alle esposizioni garantite da ipoteca su immobili residenziali e non, così come da garanzie
personali, si applicano le regole previste dalla normativa di vigilanza vigente.
Affinché siano eleggibili come strumento di mitigazione del rischio, le tecniche di CRM devono
rispettare alcuni requisiti generali e specifici al momento della loro costituzione come strumento
a protezione del credito; suddetti requisiti devono rimanere validi per tutta la durata del credito
stesso.
Riguardo le garanzie ipotecarie, sono previsti distinti processi e metodologie volte ad assicurare
la corretta valutazione ed il monitoraggio del valore degli immobili acquisiti in garanzia. In
particolare, la Banca, per la predisposizione delle perizie tecniche, da inoltrare a corredo delle
domande di finanziamento garantite da ipoteca, si avvale di perizie effettuate da periti esterni ed
indipendenti.
9
A tal riguardo il Gruppo si è dotato di un regolamento interno recante disposizioni in tema di Tecniche di CRM.
72
La Banca redige e mantiene aggiornato un documento riepilogante quelli che sono considerati i
criteri estimativi di gradimento dell’azienda, da trasmettere ai singoli periti e/o alle società del
gruppo che a loro volta si incaricano dell’espletamento delle perizie.
Per un corretto presidio dei rischi, il valore degli immobili offerti in garanzia viene
adeguatamente sorvegliato. A questo proposito, se l’immobile offerto in garanzia è un immobile
residenziale, il suo valore dovrà essere verificato ogni tre anni, anche su base statistica, se
invece si tratta di immobile non residenziale, il suo valore dovrà essere verificato ogni anno.
Qualora le condizioni di mercato siano soggette a variazioni significative, la verifica del valore
degli immobili di cui sopra dovrà essere effettuata più frequentemente.
Al fine di garantire il rispetto di tutti i requisiti previsti dalla normativa e in particolare della
verifica della sussistenza dei requisiti generali e specifici di eleggibilità sono posti in essere
presidi dedicati da parte delle strutture competenti. È compito del Servizio Risk Management, in
sede di ICAAP, verificare la rilevanza o meno del rischio residuo e procedere alla sua eventuale
quantificazione.
Nell’ambito degli strumenti finanziari oggetto di pegno, la Banca privilegia forme di garanzia
non speculative e pertanto non emergono particolari forme di concentrazione. Per quanto
attiene al rischio di credito, la principale concentrazione di garanzie reali è legata ai
finanziamenti per mutui alla clientela Retail. In tale ambito, tuttavia, non è possibile parlare di
concentrazione del rischio per il frazionamento dello stesso, implicito nella tipologia di clientela.
Inoltre, come già accennato, sono in vigore disposizioni specifiche sui finanziamenti per mutui
alla clientela Retail con importo superiore ai 3 milioni di euro, soglia oltre la quale il valore della
garanzia viene mantenuto aggiornato con perizie periodiche del bene. Per le operazioni sotto la
soglia di rilevanza viene effettuato l’aggiornamento del valore degli immobili attraverso la
rilevazione dei valori medi del mercato mobiliare. Le informazioni sulle valutazioni sono fornite,
con cadenza annuale, da operatori specializzati del settore (aggiornamenti straordinari possono
essere effettuati nelle ipotesi in cui si verifichino variazioni significative nel brevissimo periodo).
Nella tavola a seguire viene data rappresentazione dei valori delle esposizioni coperte da
garanzie personali e reali.
1. Esposizioni creditizie per cassa garantite:
1.1 totalmente garantite
- di cui deteriorate
1.2 parzialmente garantite
- di cui deteriorate
2. Esposizioni creditizie "fuori bilancio" garantite:
2.1 totalmente garantite
- di cui deteriorate
2.2 parzialmente garantite
- di cui deteriorate
Ga ra nzi e pers ona l i (2)
Altri soggetti
Banche
Altri soggetti
Banche
Altri enti
pubblici
Governi e
banche
centrali
Altre garanzie reali
C
L
N
Altri enti pubblici
Credi ti di fi rma
Al tri deri va ti
Governi e banche
centrali
Deri va ti s u credi ti
Titoli
Immobili - leasing
finanziario
Ga ra nzi e rea l i
(1)
Immobili - ipoteche
Valore esposizione netta
Gruppo bancario - Esposizioni creditizie verso clientela garantite
Totale
(1)+(2)
1.763.682
2.931.822
138.732
5.300
5.114
328.116 3.409.084
1.670.299
2.920.994
121.745
3.493
5.088
298.017 3.349.337
325.242
584.458
13.770
1.192
3
55.881
655.304
93.383
10.828
16.987
1.807
26
30.099
59.747
19.904
4.840
3.498
5
3
7.641
15.987
51.110
23.789
10.592
2.113
18.892
55.386
37.403
20.919
7.952
1.954
15.856
46.681
4.346
7.042
358
14
1.019
8.433
13.707
2.870
2.640
159
3.036
8.705
3.067
2.430
9
73
2.439
Rischio operativo
Con riferimento alla metodologia adottata per il calcolo del requisito in materia di fondi propri
per il rischio operativo il Gruppo adotta il metodo Base (BIA – Basic Indicator Approach), che
prevede l’applicazione di un coefficiente regolamentare pari al 15% alla media triennale
dell’indicatore rilevante sulla base delle tre ultime osservazioni su base annuale effettuate a fine
esercizio. Nello specifico la normativa di riferimento è quella prevista agli artt. 315 e 316 del
CRR.
Il Gruppo ha calcolato il proprio indicatore rilevante come la somma degli elementi rilevanti
enumerati dalla tabella 1 dell’art. 316 del CRR.
Dal punto di vista gestionale, dal 2011 il Gruppo Carismi si è dotato di una Policy di gestione del
rischio operativo che prevede sia un processo di raccolta dei dati di perdita operativa (LDC Loss Data Collection) – con cadenza trimestrale - che un’attività di RSA (Risk Self Assessment)
che mappa i rischi operativi su tutte le Business Unit aziendali. Nell’ambito del framework di
gestione dei rischi operativi viene data rilevanza sia alla misurazione delle perdite operative
registrate, in modo da comprenderne le cause e prevenirne ulteriori possibili effetti che possono
derivare dall’operatività, che agli interventi sulle fonti potenziali di rischio e sul sistema dei
controlli interni.
Per fronteggiare entrambe le esigenze la metodologia prevede l’utilizzo di strumenti di analisi
qualitativa e quantitativa. In particolare, l’analisi qualitativa consiste nell’applicazione di tecniche
di valutazione del rischio, tese ad individuare i rischi potenziali, prima che si verifichino le
perdite e nel mettere in luce le possibili cause per definire le opportune strategie di intervento.
Dall’attività di RSA e LDC svolta nel 2014 emerge una sostanziale continuità rispetto
all’esercizio precedente sia in termini di perdite operative registrate che in termini di percezione
di rischiosità derivante dall’attività di Risk Self Assessment, i cui valori restano nel complesso su
livelli bassi.
74
Esposizioni in strumenti di capitale non
incluse nel portafoglio di negoziazione
Esposizioni differenziate in funzione degli obiettivi perseguiti e tecniche di contabilizzazione
Le esposizioni in strumenti di capitale incluse nel Portafoglio Bancario vengono classificate ai
fini di Bilancio tra le partecipazioni e le attività finanziarie disponibili per la vendita.
La voce di bilancio partecipazioni accoglie gli investimenti in titoli di capitale detenuti con finalità
strategiche (partecipazioni di Gruppo controllate e società collegate) ad eccezione di quello in
Cassa di risparmio di Volterra S.p.A. considerato un investimento finanziario.
La voce di bilancio delle attività finanziarie disponibili per la vendita accoglie le altre
partecipazioni istituzionali (partecipazioni in associazioni di categoria, enti ed istituzioni legate al
territorio), quelle strumentali all’attività operativa della Banca e allo sviluppo dell’attività
commerciale oltre che di investimento finanziario. Gli strumenti finanziari sono tendenzialmente
detenuti in un’ottica di stabile investimento ad eccezione delle quote riconducibili agli
investimenti meramente finanziari.
La Banca detiene investimenti in strumenti di private equity per complessivi 6.340.000 di euro
composti dal Fondo Rilancio e Sviluppo e Fondo Toscana Venture.
Di seguito si riportano le metodologie di valutazione ed i criteri di contabilizzazione relativi alla
due voci di bilancio, evidenziando come gli stessi risultano in perfetta continuità con quelli
adottati nell’esercizio precedente.
Partecipazioni
Criteri di iscrizione
La voce comprende le partecipazioni detenute in società controllate, collegate ed in quelle
soggette a controllo congiunto; tali partecipazioni all’atto della rilevazione iniziale sono iscritte al
costo di acquisto, integrato dei costi direttamente attribuibili.
Criteri di classificazione
Ai fini della classificazione in tale voce, sono considerate controllate le entità per le quali si
detiene il potere di determinare le politiche finanziarie e gestionali al fine di ottenere benefici.
Ciò avviene quando è detenuta, direttamente e/o indirettamente, più della metà dei diritti di voto
ovvero in presenza di altre condizioni di controllo di fatto, quali ad esempio la nomina della
maggioranza degli Amministratori.
Sono considerate entità a controllo congiunto quelle per cui vi sono accordi contrattuali,
parasociali o di altra natura per la gestione paritetica dell’attività e la nomina degli
Amministratori.
Le entità collegate sono quelle in cui si detiene il 20 per cento o una quota superiore dei diritti di
voto e le società nelle quali – pur con una quota di diritti di voto inferiori – si ha il potere di
partecipare alla determinazione delle politiche finanziarie e gestionali della partecipata in virtù di
particolari legami giuridici quali la partecipazione a patti di sindacato.
75
Nell’ambito di tali classificazioni si prescinde dall’esistenza o meno di personalità giuridica e nel
computo dei diritti di voto sono considerati anche i diritti di voto potenziali correntemente
esercitabili.
Criteri di valutazione
Le partecipazioni sono valutate al costo. Ad ogni data di bilancio o situazione infrannuale viene
accertata l’eventuale evidenza che la partecipazione abbia subito una riduzione di valore
attraverso la predisposizione del test di impairment mediante l’analisi prospettica della
situazione economica, patrimoniale e finanziaria della partecipata.
Qualora emergano evidenze che il valore di una partecipazione possa aver subito una
riduzione, si procede alla stima del valore recuperabile della partecipazione stessa,
rappresentato dal maggiore tra il fair value al netto dei costi di vendita ed il valore d’uso.
Quest’ultimo è il valore attuale dei flussi finanziari futuri che la partecipazione potrà generare,
incluso il valore di dismissione finale dell’investimento. Se il valore recuperabile risulta inferiore
al valore contabile la relativa differenza è rilevata a conto economico.
Per le svalutazioni effettuate, qualora siano venuti meno i motivi che le hanno generate a
seguito di un evento verificatosi successivamente alla rilevazione della riduzione di valore,
vengono eseguite le riprese di valore con imputazione a conto economico.
Criteri di cancellazione
Le partecipazioni vengono cancellate quando scadono i diritti contrattuali sui flussi finanziari
derivanti dalle attività stesse o quando la partecipazione viene ceduta trasferendo tutti i rischi e
benefici ad essa connessi.
Criteri di rilevazione delle componenti reddituali
I dividendi riferiti alle società partecipate sono rilevati alla voce 70 “ Dividendi e proventi simili”
mentre eventuali perdite e/o riprese di valore derivanti dall’applicazione dei procedimenti di
verifica (impairment test) sono registrati alla voce “Utile/Perdite delle partecipazioni”. Le
eventuali riprese di valore vengono imputate alla stessa voce.
I proventi relativi a tali investimenti sono contabilizzati a conto economico, indipendentemente
dal fatto che siano stati generati dalla partecipata anteriormente o successivamente alla data di
acquisizione. Qualora il valore contabile della partecipazione nel bilancio individuale superi il
valore contabile nel bilancio consolidato dell'attivo netto della medesima partecipazione, incluso
il relativo avviamento, il Gruppo valuta se esiste un’indicazione che la partecipazione abbia
subìto una riduzione di valore.
Attività finanziarie disponibili per la vendita
Criteri di iscrizione
L’iscrizione iniziale dell’attività finanziaria avviene alla data di regolamento per i titoli di debito e
di capitale ed alla data di erogazione in caso di crediti. All’atto della rilevazione iniziale le attività
sono contabilizzate al loro fair value, che corrisponde normalmente al costo di acquisto,
comprensivo dei costi e proventi di transazione direttamente attribuibili allo strumento stesso.
Se l’iscrizione avviene a seguito di riclassificazione dalle attività detenute sino alla scadenza, il
valore di iscrizione è rappresentato dal fair value al momento del trasferimento. Nel caso di titoli
di debito l’eventuale differenza tra il valore iniziale e il valore di rimborso viene ripartita lungo la
vita del titolo con il metodo del costo ammortizzato.
76
Criteri di classificazione
Questa categoria residuale accoglie le attività finanziarie non derivate, che non sono classificate
fra le attività finanziarie detenute per la negoziazione o attività finanziarie detenute sino alla
scadenza, ovvero nel portafoglio crediti.
Sono classificate in questa voce anche le interessenze azionarie non gestite con finalità di
negoziazione e non qualificabili di controllo, collegamento e controllo congiunto e i titoli
obbligazionari che non sono oggetto di attività di trading.
Criteri di valutazione
Successivamente alla rilevazione iniziale, le attività finanziarie disponibili per la vendita sono
valutate al fair value, con la rilevazione a conto economico della quota interessi come risultante
dall’applicazione del costo ammortizzato e con l’imputazione degli utili/perdite derivanti dalla
variazione di fair value in una apposita riserva di patrimonio netto ad eccezione delle perdite per
riduzione di valore.
Per gli strumenti finanziari quotati in un mercato attivo, il fair value è pari alla quotazione di
chiusura del mercato alla data di bilancio.
Per gli strumenti finanziari negoziati in un mercato non attivo, il fair value viene determinato
utilizzando metodi di stima e modelli valutativi generalmente accettati e che sono basati su dati
rilevabili sul mercato, quali metodi basati sulla valutazione di strumenti quotati che presentano
analoghe caratteristiche e attualizzazione di flussi di cassa attesi, tenendo conto dei diversi
profili di rischio insiti negli strumenti stessi.
I titoli di capitale per i quali non sia possibile determinare il fair value in maniera attendibile,
sono mantenuti al costo, rettificato a fronte dell’accertamento di perdite per riduzione di valore.
Il valore delle attività finanziarie disponibili per la vendita è inoltre sottoposto a test di verifica
(impairment) qualora ricorrano obiettive evidenze di riduzione di valore dipendenti dal
deterioramento della solvibilità degli emittenti e dagli altri indicatori previsti dallo IAS 39.
L’ammontare della eventuale perdita viene determinato come differenza tra il valore contabile
ed il fair value corrente.
In particolare, per i titoli di capitale quotati in un mercato attivo, una riduzione del fair value al di
sotto del costo superiore al 20% o prolungata per oltre 9 mesi è ritenuta una evidenza obiettiva
di riduzione di valore alla quale, quindi, consegue la rilevazione di una rettifica di valore come
nel seguito indicato.
Per le partecipazioni non quotate il fair value è stimato sulla scorta delle metodologie di
valutazione d’azienda più pertinenti in base al tipo di attività svolta da ciascuna partecipata; tali
attività vengono mantenute al valore di libro se il loro fair value non può essere determinato in
modo affidabile. I titoli disponibili per la vendita sono inoltre sottoposti a impairment test qualora
ricorrano situazioni sintomatiche dell’esistenza di perdite di valore dipendenti dal
deterioramento della solvibilità degli emittenti e dagli altri indicatori previsti dallo IAS 39.
Le rettifiche di valore derivanti dal test di impairment vengono contabilizzate interamente nel
conto economico, comprese quelle cumulate nella riserva di patrimonio netto direttamente
attribuibile al singolo strumento finanziario oggetto di svalutazione.
Le successive riprese di valore effettuate, qualora i motivi che hanno originato precedenti
rettifiche di valore per impairment siano venuti meno a seguito di un evento verificatosi
successivamente alla loro rilevazione, vengono contabilizzate in contropartita:
- della riserva di patrimonio netto, per gli strumenti rappresentativi di capitale;
- del conto economico, per gli strumenti di debito e per i crediti.
77
Criteri di cancellazione
Le attività finanziarie vengono cancellate quando scadono i diritti contrattuali sui flussi finanziari
derivanti dalle attività stesse o quando l’attività finanziaria viene ceduta trasferendo
sostanzialmente tutti i rischi e benefici ad essa connessi.
I titoli ricevuti nell’ambito di una operazione che contrattualmente prevede la successiva vendita
e i titoli consegnati nell’ambito di una operazione che contrattualmente prevede il successivo
riacquisto, non sono, rispettivamente, registrati o cancellati dal bilancio. Di conseguenza, nel
caso di titoli acquistati con accordo di rivendita, l’importo pagato viene registrato in bilancio
come credito verso clientela o banche, mentre, nel caso di titoli ceduti con accordo di riacquisto,
la passività viene registrata nei debiti verso banche o verso clientela o tra le altre passività.
Criteri di rilevazione delle componenti reddituali
Gli interessi e i dividendi su titoli vengono iscritti rispettivamente nelle voci 10 “Interessi attivi e
proventi assimilati” e 70 “Dividendi e proventi simili”; gli utili o le perdite realizzati con la vendita
o il riacquisto sono rilevate nella voce 100 “Utili/perdite da cessione o riacquisto di attività
finanziarie disponibili per la vendita”; le plusvalenze e le minusvalenze derivanti dalla
valutazione al fair value dei titoli disponibili per la vendita vengono imputate al patrimonio netto
nella voce “riserve da valutazione” e sono riversate al conto economico al momento della
dismissione o in presenza di una perdita di valore rilevata in seguito al test di impairment nella
voce 130 “Rettifiche/riprese di valore nette per deterioramento di attività disponibili per la
vendita”.
Qualora i motivi della perdita di valore siano rimossi a seguito di un evento verificatosi
successivamente alla rilevazione della riduzione di valore, vengono effettuate riprese di valore.
Tali riprese di valore sono imputate a conto economico nel caso di titoli di debito o di crediti alla
voce 130 “Rettifiche/riprese di valore nette per deterioramento di attività disponibili per la
vendita”, e vengono imputate a patrimonio netto nel caso di titoli di capitale nella voce “riserve
da valutazione” e riversate al conto economico all’atto della cessione.
I fondi propri di base o aggiuntivi (capitale di classe 1) Consolidati del Gruppo Cassa di
Risparmio di San Miniato non includono al 31 dicembre 2014 profitti o perdite non realizzati o
derivanti da rivalutazioni latenti. I profitti non realizzati su strumenti di capitale iscritti nel
portafoglio di attività finanziarie disponibili per la vendita pari a 2,7 milioni di euro a fine
esercizio 2014 risultano infatti interamente sterilizzati e quindi non conteggiati nel capitale di
classe 1.
78
Esposizioni in Strumenti di Capitale - Portafoglio Bancario
importi in migliaia di euro,
dati relativi al bilancio
consolidato
Valore di bilancio
Titoli disponibili per la
vendita
di cui quotati
di cui non quotati
Partecipazioni
di cui quotati
di cui non quotati
Totale
di cui quotati
di cui non quotati
34.692
34.692
62.177
62.177
96.869
96.869
Fair value
Esposizione
34.692
Utili / Perdite
realizzati nel
periodo da
cessioni e
liquidazioni
34.692
Plus / Minus sospese a
P.N.
-2
-
34.692
34.692
62.177
-2
14
-
34.692
34.692
62.177
96.869
96.869
14
12
12
2.702
2.702
2.702
2.702
Nella tabella sono evidenziate le esposizioni in strumenti di capitale del portafoglio bancario per portafoglio contabile di riferimento.
79
Esposizione al rischio di tasso di interesse
su posizioni non incluse nel portafoglio di
negoziazione
Natura del rischio, ipotesi di fondo e frequenza della sua misurazione
Il Gruppo assume come definizione generale del rischio di tasso di interesse quanto riportato
nella Circolare n. 285, Parte Prima, Titolo III, Capitolo I, Allegato A : “rischio derivante da
variazioni potenziali dei tassi di interesse” relativamente alle attività diverse dalla negoziazione.
Nella comprensione del Gruppo, il rischio di tasso di interesse si riferisce quindi al potenziale
impatto negativo determinato da variazioni inattese nei tassi sui profitti correnti e/o sul valore
del patrimonio netto del Gruppo; tale rischio si manifesta sulle attività e passività comprese nel
portafoglio bancario (banking book), escluse quindi le posizioni di trading.
Il rischio di tasso di interesse sostenuto dal Gruppo relativamente al proprio portafoglio bancario
deriva principalmente dall’attività caratteristica commerciale esercitata in qualità di intermediario
impegnato nel processo di trasformazione delle scadenze, e nell’attività di investimento in titoli
obbligazionari a sostegno del margine di interesse classificati contabilmente come disponibili
per la vendita (AFS) o crediti (L&R).
Il Gruppo utilizza la metodologia semplificata regolamentare illustrata dalla Circolare di Banca
d’Italia n. 285/2013, Parte Prima, Titolo III, Capitolo 1, Sezione III, Allegato C. L’ammontare
determinato viene considerato come capitale interno a fronte del rischio in oggetto.
Inoltre il Gruppo svolge analisi gestionali di sensitività attraverso la simulazione degli effetti di
spostamenti paralleli e non delle curve dei tassi.
La struttura deputata al monitoraggio e controllo del rischio di tasso di interesse sul portafoglio
bancario è rappresentata dalla Funzione di Controllo dei Rischi che a tal fine utilizza sia il
framework contenuto nella normativa standard emanata dalla Banca d’Italia a fini ICAAP, sia
un modello interno, in grado di quantificare l’esposizione della Banca al rischio di riduzione del
valore economico del banking book in seguito a movimenti sfavorevoli della curva dei
rendimenti per scadenza.
La struttura deputata alla gestione del rischio di tasso di interesse è, invece, rappresentata dalla
Direzione Finanza della Capogruppo, che svolge tale attività tramite la Tesoreria.
L’attività di monitoraggio dell’esposizione al rischio di tasso di interesse sul portafoglio bancario
mediante la metodologia semplificata indicata da Banca d’Italia è effettuata trimestralmente dal
Servizio Risk Management, che analizza la rilevanza dell’esposizione della Banca al rischio di
tasso sia nel caso di una variazione uniforme dei tassi di 200 punti base, sia di variazioni
differenziate per scadenza che riflettano i movimenti estremi dei tassi osservati negli ultimi sei
anni (alternativamente il 1° o il 99° percentile della distribuzione statistica delle variazioni su
ciascuna scadenza). Al fine di monitorare il rischio di tasso – entro i limiti massimi di vigilanza
consentiti - viene fissata inoltre una soglia di early warning – pari al 18% del totale dei fondi
propri – monitorata a cura del Servizio Risk Management con cadenza trimestrale. Anche le
analisi gestionali di sensitività sono effettuate con periodicità trimestrale. In caso di mancato
rispetto delle soglie, una volta valutata l’effettiva rilevanza del fenomeno in relazione alle
condizioni di mercato ed a quelle specifiche della banca, il Servizio Risk Management
80
predispone una adeguata informativa per i Vertici Aziendali, per la definizione di idonee misure
correttive.
Variazione del valore economico nell’ipotesi di shock dei tassi
Esposizione al
rischio di tasso del
banking book
- VISTA E REVOCA
31/12/2014
Totale Attivo da
ponderare
SHOCK - 200 B.P. (vincolo
di non negatività)
SHOCK + 200 B.P.
Differenza tra
Totale Passivo
Fattore di
Attivo e Passivo
da ponderare
Ponderazione
da ponderare
2.048.554.845
454.709.595
1.593.845.250
- FINO AD UN MESE
180.213.943
751.701.930
-571.487.987
0,0800%
40 - DA OLTRE 1 MESE A 3 MESI
Posizioni
Nette
Simulazione scenario
Simulazione scenario
parallelo 1° percentile - parallelo 99° percentile Variazione Tassi
Variazione Tassi
Fattore di
Fattore di
Posizioni Nette
Ponderazione
Ponderazione
-
-
-457.190
-0,0008%
Posizioni
Nette
Fattore di
Ponderazione
-
4.412
-0,0004%
Posizioni
Nette
-
2.515
0,0339%
-193.750
101.814.439
191.752.006
-89.937.567
0,3200%
-287.800
-0,0127%
11.382
-0,0109%
9.785
0,1229%
-110.515
50 - DA OLTRE 3 A 6 MESI
98.875.566
310.542.410
-211.666.844
0,7200%
-1.524.001
-0,0625%
132.207
-0,0574%
121.554
0,2664%
-563.880
60 - DA OLTRE 6 A 12 MESI
248.783.315
274.658.644
-25.875.329
1,4300%
-370.017
-0,2354%
60.901
-0,2055%
53.182
0,6376%
-164.976
70/80 - DA OLTRE 1 A 2 ANNI
136.584.435
461.491.663
-324.907.228
2,7700%
-8.999.930
-0,2519%
818.279
-0,2390%
776.423
1,3846%
-4.498.516
160 - DA OLTRE 2 A 3 ANNI
148.251.874
447.009.735
-298.757.861
4,4900%
-13.414.228
-0,5144%
1.536.661
-0,4950%
1.478.851
2,1128%
-6.312.276
170 - DA OLTRE 3 A 4 ANNI
234.550.778
407.195.215
-172.644.437
6,1400%
-10.600.368
-0,8894%
1.535.463
-0,8594%
1.483.734
2,6694%
-4.608.643
180 - DA OLTRE 4 A 5 ANNI
283.434.503
309.949.465
-26.514.962
7,7100%
-2.044.304
-1,4049%
372.499
-1,3665%
362.318
2,9690%
-787.220
310 - DA OLTRE 5 A 7 ANNI
223.269.462
115.631.277
107.638.185
10,1500%
10.925.276
-2,7427%
-2.952.184
-3,6525%
-3.931.452
3,0488%
3.281.687
330 - DA OLTRE 7 A 10 ANNI
53.748.302
118.884.129
-65.135.827
13,2600%
-8.637.011
-5,5540%
3.617.612
-5,4761%
3.566.913
3,5166%
-2.290.535
430 - DA OLTRE 10 A 15 ANNI
27.825.817
9.444.189
18.381.628
17,8400%
3.279.282
-10,6210%
-1.952.321
-10,3867%
-1.909.239
4,6755%
859.434
460 - DA OLTRE 15 A 20 ANNI
12.505.712
3.856.214
8.649.498
22,4300%
1.940.082
-15,4451%
-1.335.927
-14,1267%
-1.221.891
5,8337%
504.584
5.879.027
1.627.110
4.251.917
26,0300%
1.106.774
-19,2522%
-818.587
-18,5887%
-790.376
7,0130%
3.804.292.018
3.858.453.582
-54.161.564
490 - OLTRE 20 ANNI
TOTALE POSIZIONI NETTE
298.189
-29.083.435
1.030.399
2.317
-14.586.418
14.586.418
VARIAZIONE VALORE ECONOMICO
29.083.435
-1.030.399
-2.317
VALORE ASSOLUTO POSIZIONI NETTE
29.083.435
1.030.399
2.317
14.586.418
TOTALE FONDI PROPRI (EX PATRIMONIO DI VIGILANZA)
328.515.975
328.515.975
328.515.975
328.515.975
INCIDENZA % RISCHIO DI TASSO
8,853%
0,314%
0,001%
4,440%
FONTE: ELABORAZIONE MAC3
La sensitivity a fine 2014 presenta un profilo di esposizione a rischio per un ribasso dei tassi di
interesse. Nell’ipotesi di uno shift di -200 bp delle curve dei tassi, la sensitivity totale del valore
economico risulta pari a -1,0 mln di euro. Nell’ipotesi di uno shift di + 200 bp la sensitivity totale
del valore economico risulta pari a +29,1 mln di euro.
Variazione del margine nell’ipotesi di shock dei tassi
La variazione dei profitti (Delta margine) viene calcolata a livello gestionale con l’applicativo
ERMAS ed al 31/12/2014 è pari a:
 1.089.987 euro per uno shock parallelo della curva dei tassi di + 100 bp;
 - 958.106 euro per uno shock parallelo della curva dei tassi di - 100 bp;
 2.253.966 euro per uno shock parallelo della curva dei tassi di + 200 bp;
 - 958.105 euro per uno shock parallelo della curva dei tassi di - 200 bp.
Si evidenzia come la misura di sensitivity al margine esprima solo l’effetto delle variazioni dei
tassi sulle poste oggetto di analisi. Sono pertanto escluse ipotesi relative alle future dinamiche
delle attività e passività e quindi non può considerarsi un indicatore previsionale sul livello del
margine d’interesse.
Il rischio di tasso per le posizioni in valuta diversa dall’euro risulta per il Gruppo irrilevante.
Per ulteriori informazioni si consiglia di visionare la Nota integrativa consolidata - Parte E –
Informazioni sui rischi e sulle relative politiche di copertura –
81
Politica di remunerazione
Per le informazioni relative alla politica di remunerazione del Gruppo Carismi si rimanda alla
Relazione sulla Remunerazione pubblicata sul sito internet al seguente indirizzo
http://www.carismi.it/opencms/azionisti/assemblea_azionisti.html.
82
Glossario
Viene nel seguito riportata la definizione di alcuni termini tecnici utilizzati nel presente documento di
informativa al pubblico.
AFS (Available for sale): categoria contabile IAS utilizzata per classificare le attività disponibili per
la vendita.
Banking book (Portafoglio Bancario di Vigilanza)
Il complesso delle posizioni diverse da quelle ricomprese nel portafoglio di negoziazione di
Vigilanza; segue pertanto una definizione residuale, sebbene a tale portafoglio facciano riferimento
la maggior parte delle esposizioni di una banca commerciale; tendenzialmente a tale portafoglio si
applicano le regole per la determinazione dei Requisiti Patrimoniali sul rischio di credito.
Basilea 1
La normativa relativa all’applicazione dell’Accordo Minimo sul Capitale emanata da Comitato di Basilea del
1998.
Basilea 2
La normativa relativa all’applicazione del Nuovo Accordo sul Capitale emanato dal Comitato di
Basilea nel 2006.
Basilea 3
Normativa che il Comitato di Basilea ha predisposto a partire dal 2010 per rafforzare la
regolamentazione in materia di patrimonio e liquidità ed accrescere così la resilienza del settore
bancario. Le riforme sono finalizzate a potenziare la capacità del sistema bancario di assorbire gli
shock derivanti da tensioni finanziarie ed economiche, indipendentemente dalla loro origine,
riducendo in tal modo il rischio di contagio dal settore finanziario all’economia reale. Disciplinato in
ambito Comunitario dal “CRR”, Regolamento (UE) n.575/2013 e dalla “CRD IV”, Direttiva
2013/36/UE.
BP (basis point)
Un centesimo di punto percentuale, ovvero 1bp = 0,01% = 0,0001.
Capitale aggiuntivo di classe 1
Il capitale aggiuntivo di classe 1, detto anche additional tier 1, è costituito dagli strumenti di capitale
diversi dalle azioni ordinarie che rispettano tutti i requisiti fissati dalla normativa.
Capitale di classe 1
Il capitale di classe 1, detto anche tier 1, è pari alla somma del capitale primario di classe 1 e del
capitale aggiuntivo di classe 1.
Capitale di classe 2
Il capitale di classe 2, detto anche tier 2, comprende gli strumenti di capitale e prestiti subordinati
che soddisfano i requisiti fissati dalla normativa, i relativi sovrapprezzi di emissione, e gli altri
elementi che costituiscono patrimonio di qualità secondaria.
Capitale primario di classe 1
Il capitale primario di classe 1, detto anche common equity tier 1, comprende il capitale versato, gli
strumenti di capitale che rispettano i requisiti fissati dalla normativa, i relativi sovrapprezzi di
emissione, le riserve di utili, al netto delle azioni proprie in portafoglio, dell’avviamento, delle altre
attività immateriali.
83
Coefficienti prudenziali
Indicatori regolamentari di Vigilanza che rapportano tipologie differenziate di Patrimonio alle Attività
ponderate per il rischio (RWA).
Common equity tier 1 ratio (CET1)
Rapporto tra il capitale primario di classe 1 (common equity tier 1) ed il totale delle attività a rischio
ponderate.
Corporate
Fascia di clientela corrispondente alle imprese di medie e grandi dimensioni.
Credito scaduto
Le “esposizioni scadute” corrispondono alle esposizioni deteriorate scadute e/o sconfinanti in via
continuativa da oltre 90 giorni.
CRD IV - Capital Requirements Directive
ovvero la Direttiva 2013/36/UE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 26 giugno 2013 che
definisce le regole in materia di autorizzazione all’esercizio dell’attività bancaria, libera prestazione
dei servizi, cooperazione tra le Autorità di vigilanza, secondo pilastro, ambito di applicazione dei
requisiti, metodologie per la determinazione dei buffer di capitale, disciplina delle sanzioni
amministrative, regole sulla governance e sulle remunerazioni del personale.
CRM
Tecniche di attenuazione del rischio di credito (Credit Risk Mitigation), tipicamente garanzie reali o
personali.
CRR - Capital Requirements Regulation
ovvero Regolamento (UE) N. 575/2013 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 26 giugno 2013
che definisce le norme per il calcolo dei requisiti prudenziali che saranno direttamente applicabili alle
banche e alle imprese di investimento nonché le regole per il monitoraggio dei requisiti a fronte del
rischio di liquidità e del leverage ratio.
Default
Condizione di dichiarata impossibilità ad onorare i propri debiti e/o il pagamento dei relativi interessi.
Derivati OTC (Over the Counter)
Strumenti derivati finanziari e creditizi negoziati fuori borsa (es. swap, forward rate agreement).
EAD – Exposure At Default
Stima del valore futuro di un’esposizione al momento del default del debitore. Le banche che
soddisfano i requisiti per l’adozione dell’approccio IRB Advanced sono legittimate a stimare l’EAD,
mentre per e altre è necessario ricorrere alle stime regolamentari.
ECAI - (External Credit Assessment Institution)
Agenzia esterna per la valutazione del merito di credito (Agenzie di Rating).
Expected loss
Ammontare delle perdite su crediti che sono attese nell’orizzonte temporale di un anno. Dato un
portafoglio di crediti, la expected loss (perdita attesa) rappresenta il valore medio della distribuzione
delle perdite.
Fair value
Corrispettivo al quale un’attività potrebbe essere scambiata o una passività estinta, in una libera
transazione tra parti consapevoli ed indipendenti.
84
Filtri prudenziali
Nell’ambito delle modalità di calcolo dei fondi propri si identificano come filtri prudenziali quelle
modifiche apportate alle voci di bilancio allo scopo di salvaguardare la qualità del patrimonio di
vigilanza stesso e di ridurne la potenziale volatilità indotta dall’applicazione dei principi contabili
internazionali “IAS/IFRS”.
Fondi propri
Il totale dei fondi propri è l’insieme degli elementi patrimoniali per la copertura dei rischi e delle
perdite aziendali. Esso è costituito dalla somma del capitale di classe 1 e del capitale di classe 2.
Grandfathering
Clausola di salvaguardia dell’adeguatezza patrimoniale. Essa si attua in una situazione in cui una
vecchia regola continua ad applicarsi ad alcune situazioni esistenti, mentre una nuova regola si
applica a tutte le situazioni future.
Held for Trading (HFT)
Categoria contabile IAS utilizzata per classificare le attività e passività di negoziazione.
IAS/IFRS
I principi IAS/IFRS (International Accounting Standards) sono principi contabili internazionali
emanati dall’International Accounting Standards Board (IASB). I principi emanati successivamente
al luglio 2002 sono denominati IFRS (International Financial Reporting Standards).
ICAAP
E’ la disciplina del “Secondo Pilastro” della normativa di Basilea; richiede alle banche di dotarsi di
processi e strumenti per determinare il livello di capitale interno adeguato a fronteggiare ogni
tipologia di rischio, anche diversi da quelli presidiati dal requisito patrimoniale complessivo (“Primo
Pilastro”), nell’ambito di una valutazione dell’esposizione, attuale e prospettica, che tenga conto
delle strategie e dell’evoluzione del contesto di riferimento.
IRB (Internal Rating Based)
Approccio dei rating interni per il calcolo dei requisiti patrimoniali a fronte del Rischio di Credito, che
si distingue nei metodi base e avanzato. Nel metodo avanzato tutti le stime degli input (PD, LGD,
EAD) per la valutazione del rischio di credito avvengono internamente. Nel metodo base (FIRB) solo
la PD è invece stimata dalla Banca.
LCR (Liquidity Coverage Ratio)
Indice regolamentare di liquidità. Ha come obiettivo il rafforzamento della resilienza a breve termine
del profilo di liquidità della banca.
Leverage Ratio
Indicatore dato dal rapporto tra Tier 1 e totale attivo introdotto dalla normativa di Basilea 3 con
l’obiettivo di contenere l’incremento di leva finanziaria nel settore bancario e rafforzare i requisiti
basati sul rischio tramite una diversa misura basata su aggregati di Bilancio.
L&R (Loans & receivables)
Categoria contabile IAS/IFRS utilizzata per classificare i crediti.
Loss Given Default (LGD)
Tasso di perdita stimato in caso di default del debitore determinato come il rapporto tra la perdita
subita su un’esposizione a causa del default di una controparte e l’importo residuo al momento del
default.
85
Non performing
Termine riferito generalmente ai crediti ad andamento non regolare.
NSFR (Net Stable Funding Ratio)
Indice regolamentare di liquidità. E’ definito come il rapporto tra l’ammontare disponibile di provvista
stabile (Available Amount of Stable Funding) e l’ammontare di fabbisogno di funding stabile
(Required Amount of Stable Funding). L’orizzonte temporale considerato per valutare la provvista
stabile è di un anno.
OFSS - Organo con Funzione di Supervisione Strategica
L’organo aziendale a cui – ai sensi del codice civile o per disposizione statutaria – sono attribuite
funzioni di indirizzo della gestione dell’impresa, mediante, tra l’altro, esame e delibera in ordine ai
piani industriali o finanziari ovvero alle operazioni strategiche.
OFG - Organo con Funzione di Gestione
L’organo aziendale o i componenti di esso a cui - ai sensi del codice civile o per disposizione
statutaria - spettano o sono delegati compiti di gestione corrente, intesa come attuazione degli
indirizzi deliberati nell’esercizio della funzione di supervisione strategica.
OFC - Organo con Funzione di Controllo
Il collegio sindacale.
OICR
Organismi di investimento collettivo del risparmio.
Organi aziendali
Il complesso degli organi con funzioni di supervisione strategica, di gestione e di controllo. La
funzione di supervisione strategica e quella di gestione attengono, unitariamente, alla gestione
dell’impresa e possono quindi essere incardinate nello stesso organo aziendale.
Perdita attesa
Cfr. Expected loss.
Private equity
Attività mirata all’acquisizione di interessenze partecipative ed alla loro successiva cessione a
controparti specifiche, senza collocamento pubblico.
Probability of Default (PD)
Probabilità che il debitore vada in default su un orizzonte temporale di un anno.
RAF - Risk Appetite Framework (sistema degli obiettivi di rischio)
Il quadro di riferimento che definisce - in coerenza con il massimo rischio assumibile, il business
model e il piano strategico - la propensione al rischio, le soglie di tolleranza, i limiti di rischio, le
politiche di governo dei rischi, i processi di riferimento necessari per definirli e attuarli.
RAPM
Cfr. Risk Adjusted Performance Measurement.
Rating
Valutazione della qualità di una società o delle sue emissioni di titoli di debito sulla base della
solidità finanziaria della società stessa e delle sue prospettive. La valutazione può essere effettuata
da agenzie specializzate o dalla banca sulla base di modelli interni.
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Requisito Patrimoniale Complessivo (o Capitale Regolamentare)
La somma dei requisiti patrimoniali relativi alle singole tipologie di rischio di Primo Pilastro (Credito,
Controparte, Mercato e Operativo).
Requisiti Patrimoniali
L’ammontare di patrimonio, calcolato secondo la normativa di vigilanza, destinato a far fronte ai
singoli rischi di Primo Pilastro secondo le regole di Vigilanza.
Retail
Fascia di clientela che comprende principalmente i privati, i professionisti, gli esercenti e gli artigiani.
Rischio di controparte
E’ il rischio che la controparte di una transazione avente a oggetto determinati strumenti finanziari
risulti inadempiente prima del regolamento della transazione stessa. Il rischio di controparte grava
su alcune tipologie di transazioni, specificamente individuate, le quali presentano le seguenti
caratteristiche: 1) generano una esposizione pari al loro fair value positivo; 2) hanno un valore di
mercato che evolve nel tempo in funzione delle variabili di mercato sottostanti; 3) generano uno
scambio di pagamenti oppure lo scambio di strumenti finanziari o merci contro pagamenti. Le
categorie di transazioni soggette a rischio di controparte sono:



strumenti derivati finanziari e creditizi negoziati fuori borsa (OTC);
operazioni SFT;
operazioni con regolamento a lungo termine.
Rischio di credito
E’ il rischio che il debitore non assolva alle proprie obbligazioni, né alla scadenza né
successivamente. Il Rischio di credito è associato ad una variazione inattesa del merito creditizio di
una controparte affidata, nei confronti della quale esiste un’esposizione, che generi una
corrispondente variazione inattesa del valore della posizione creditoria.
Rischio di liquidità
La possibilità che l’impresa non riesca a far fronte ai propri impegni di pagamento a causa
dell’incapacità di ottenere in modo adeguato fondi dal mercato (funding liquidity risk), ovvero a
causa della difficoltà o impossibilità di monetizzare facilmente posizioni in attività finanziarie senza
influenzarne in misura significativa e sfavorevole il prezzo per via dell’insufficiente profondità del
mercato finanziario o di un suo temporaneo malfunzionamento (market liquidity risk).
Rischio di mercato
Rischio di perdita generato dall'operatività sui mercati riguardanti gli strumenti finanziari (del
portafoglio di negoziazione ai fini di vigilanza), le valute e le merci, derivante dall'andamento dei
fattori di mercato o dalla situazione dell'emittente.
Rischio operativo
Rischio di subire perdite derivanti dall’inadeguatezza o dalla disfunzione di procedure, risorse
umane e sistemi interni, oppure da eventi esogeni. Rientrano in tale tipologia, tra l’altro, le perdite
derivanti da frodi, errori umani, interruzioni dell’operatività, indisponibilità dei sistemi, inadempienze
contrattuali, catastrofi naturali. Nel rischio operativo è compreso il rischio legale, mentre non sono
inclusi quello strategico e di reputazione.
Risk Adjusted Performance Measurement (RAPM) Misurazione delle performance aggiustate per
il rischio. Modalità di misurazione della redditività, definita “corretta per il rischio” in quanto - da un
lato - incorpora nell’utile d’esercizio una nuova componente negativa di conto economico, crescente
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al crescere della componente attesa di rischio (Perdita Attesa) e dall’altro sostituisce il capitale
“contabile” impiegato nella transazione con quello “gestionale”(Capitale Economico).
Risk Appetite
Livello di rischio obiettivo della banca. La propensione al rischio viene definita sulla base degli
obiettivi strategici perseguiti nell’assunzione e gestione dei rischi (stabilità, continuità, ridotta
variabilità dei risultati, ecc...) attraverso l’individuazione di una quota di capitale indisponibile ai
rischi.
Risk capacity (massimo rischio assumibile)
Il livello massimo di rischio che una banca è tecnicamente in grado di assumere senza violare i
requisiti regolamentari o gli altri vincoli imposti dagli azionisti o dall’autorità di vigilanza.
Risk tolerance (soglia di tolleranza al rischio)
La devianza massima dal risk appetite consentita.
Risk profile (rischio effettivo)
Il rischio effettivamente assunto, misurato in un determinato istante temporale.
Risk limits (limiti di rischio)
L’articolazione degli obiettivi di rischio in limiti operativi, definiti, in linea con il principio di
proporzionalità, per tipologie di rischio, unità e o linee di business, linee di prodotto, tipologie di
clienti.
RWA (Risk Weighted Assets) o attività ponderate per il rischio
Attività ponderate per il rischio: è il risultato dell’applicazione di determinati coefficienti di
ponderazione (risk weight) alle esposizioni determinate secondo le regole di Vigilanza.
Scoring
Sistema di analisi della clientela aziendale che si concretizza in un indicatore ottenuto sia
dall’esame dei dati di bilancio sia dalla valutazione delle previsioni di andamento settoriale,
analizzati sulla base di metodologie di carattere statistico.
Sensitivity
Identifica la sensibilità con la quale determinate attività o passività reagiscono a variazioni dei tassi o
di altri parametri di riferimento.
Stress test
Per prove di stress si intendono le tecniche quantitative e qualitative con le quali la banca valuta la
propria vulnerabilità ad eventi eccezionali ma plausibili. Le prove di stress verificano gli effetti sui
rischi della banca di eventi specifici (analisi di sensitività) o di movimenti congiunti di un insieme di
variabili economico-finanziarie in ipotesi di scenari avversi (analisi di scenario), con riferimento a
singoli rischi (stress specifico) o in maniera integrata su più rischi (stress congiunto).
Tier 1 ratio
Rapporto tra il capitale primario di classe 1 ed il totale delle attività di rischio ponderate.
Total capital ratio
Rapporto tra il totale dei fondi propri ed il totale delle attività di rischio ponderate.
Trading book (Portafoglio di Negoziazione di Vigilanza)
Rappresenta il “portafoglio di negoziazione di vigilanza” della banca, ovvero l’insieme delle posizioni
assunte per finalità di tesoreria o di negoziazione e intenzionalmente destinate, a breve termine, ad
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una successiva dismissione allo scopo di beneficiare degli utili originati dalla differenza tra prezzo di
acquisto e di vendita.
VaR - Value at Risk
Misura di natura probabilistica che sintetizza il rischio di mercato di un portafoglio. È definito come la
massima perdita potenzialmente incorribile su di un determinato arco temporale (holding period o
periodo di detenzione) e sulla base di un determinato intervallo di confidenza (confidence level,
espressione della probabilità della misura). Ad esempio, nel caso del portafoglio di negoziazione, il
VaR stima la massima variazione negativa (perdita) che ci si attende il portafoglio possa subire con
una prefissata probabilità (es. 99%), entro l’orizzonte temporale definito (es. 1 giorno). Ovvero in
misura speculare, nel caso di un VaR 99% a 1 giorno, si stima che ci sia solo una probabilità dell’1%
che la banca possa perdere più dell’ammontare rappresentato dal VaR in un solo giorno lavorativo.
Volatilità
Misura della variabilità di un fattore di rischio (es. tassi, prezzi, cambi, ecc) in uni specifico periodo
temporale.
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