Tratto dall'Economist del 15/01/2011 Le vittime ignorate della guerra Lo stupro e' disgustosamente diffuso nei conflitti del mondo intero Goma (Congo), 13 gennaio 2011 Poco dopo la nascita del sesto figlio, Mathilde si reco' con il neonato nei campi per il raccolto. Vide due uomini avvicinarsi, le parve che indossassero un'uniforme del FDLR, una milizia del Rwanda. Mentre si allontanava si imbatte' in un altro uomo che la percosse con un bastone di ferro. Cadde a terra col neonato, e non si mosse. Pensando di averla probabilmente uccisa, l'uomo se ne ando'. Sopraggiunsero gli altri due, la violentarono e la abbandonarono li' credendola morta. La storia di Mathilde e’ estremamente frequente. Lo stupro in guerra e' antico quanto la guerra stessa. A seguito del sacco di Roma, 16 secoli fa, S.Agostino defini' lo stupro in guerra un “male antico e abitudinario”. I soldati lo considerano da tempo immemorabile una spoglia di guerra. Lo storico Antony Beevor, che ha narrato degli stupri durante l’occupazione sovietica della Germania nel 1945, afferma che lo stupro sia presente nelle guerre sin dall'antichita', spesso perpetrato da soldati indisciplinati. Pero’ argomenta che vi sono anche esempi di stupro usato strategicamente, per umiliare e terrorizzare, come nel caso dei regulares marocchini durante la guerra civile spagnola. Siccome la denuncia degli stupri e' aumentata, la portata del fenomeno e' divenuta orribilmente molto piu' evidente (cf. tabella). E con la guerra in Bosnia negli anni '90 ci si rese pienamente conto come lo stupro sia stato utilizzato sistematicamente come arma di guerra, e che debba essere punito come crimine capitale. Nel 2008 il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha riconosciuto ufficialmente che lo stupro e' stato impiegato come strumento bellico. Con questo tipo di risoluzioni e campagne mondiali contro lo stupro in guerra la gente e' divenuta piu' sensibile. Almeno in teoria, le Convenzioni di Ginevra, che tra l'altro regolano il trattamento dei civili durante i conflitti, vengono rispettate dai politici e dai capi militari delle nazioni piu' civili. I generali dei paesi ricchi sanno che il modo in cui i civili sono trattati in un teatro di guerra passa sotto il microscopio. Le leggi scritte e quelle consuetudinarie sono chiare. Ma in molte parti del mondo, nell'anarchia hobbesiana di un conflitto irregolare, ove sono presenti milizie ed eserciti privati senza regole, queste norme hanno un peso minimo. Prendiamo il Congo; e’ chiaro quanto sia schifosamente diffuso la stupro, ed anche quando difficile sia documentarlo e darne stime, senza contare fermarlo. La parte orientale del paese e' in un caos violento sin dal genocidio in Rwanda nel 1994. Nel 2008 il Comitato di Soccorso Internazionale (IRC), un'organizzazione umanitaria, ha stimato che 5.4 milioni di persone sono morte durante la “guerra mondiale africana”. Nonostante i trattati di pace del 2003 e 2008, la tempesta di violenza non e' ancora 2 cessata del tutto. Mentre l'esercito del Congo combatte contro una miriade di milizie, sono i civili a subire maggiormente. Lo stupro e' divenuto un aspetto terribile e caratteristico del conflitto. L’abitudine al male: stupro durante alcuni conflitti (fonte: The Economist) Conflitto Stupri stimati Seconda guerra Cina-Giappone, Nanchino, 1937 (circa 200.000 schiave sessuali furono fornite all’esercito giapponese durante la seconda guerra mondiale) 20.000 Esercito sovietico in Germania, seconda guerra mondiale 100.000 – 1.000.000 Esercito pakistano durante la guerra di secessione del Bangladesh, 1971 200.000 Guerra di Bosnia 20.000 Guerra civile in Sierra Leone, 1991-2002 Oltre 50.000 Genocidio in Rwanda, 1994 500.000 I dati disponibili sul numero di donne violentate sono molti, ma nessuno e' conclusivo. In ottobre 2010 Roger Meece, a capo delle Nazioni Unite in Congo, ha riferito al Consiglio di Sicurezza che 15,000 donne furono stuprate nel paese nel 2009 (vi sono anche maschi tra le vittime, ma la maggioranza e' di donne). Il Fondo per la Popolazione dell'ONU ha stimato 17,500 vittime nello stesso periodo. Il IRC dice di aver assistito 40,000 sopravvissuti solo nella provincia del Kivu meridionale, nell'est del paese, tra il 2003 e il 2008. “I dati sono solo numeri,” dice Hillary Margolis, che gestisce il programma IRC sulla violenza sessuale nel Kivu settentrionale. Questi numeri danno una stima per difetto; le figure reali potrebbero essere molto maggiori. Sofia Candeias, coordinatrice del progetto Accesso alla Giustizia del Programma di Sviluppo dell'ONU nel Congo, sottolinea come molti piu' stupri divengano noti ove siano presenti servizi per la salute. Nelle zone dove il combattimento e' piu' feroce le donne possono essere costrette a 3 camminare per centinaia di chilometri per trovare qualcuno cui poter denunciare una violenza. E anche se riescono a denunciare il crimine, possono passare mesi o anni dall'aggressione. Molte vittime vengono uccise dai loro assalitori. Altre muoiono per le ferite. Innumerevoli non denunciano nemmeno lo stupro a causa dello stigma sociale. Gli orrori in Congo sono sconvolgenti. Uno studio recente dell'Iniziativa Umanitaria di Harvard e di Oxfam ha esaminato i sopravvissuti allo stupro nell'ospedale Panzi a Bukavu, una citta' nella provincia del Kivu settentrionale. L'eta' variava tra i 3 e gli 80 anni. Alcune donne erano nubili, altre sposate, altre vedove. La provenienza era da ogni gruppo etnico. Erano state stuprate a casa, nei campi o nelle foreste. Tutte violentate davanti ai propri mariti e bambini. Quasi il 60% stuprate da gruppi. Figli, costretti a stuprare le madri, venivano uccisi se si fossero rifiutati. L'attenzione rivolta al Congo rispecchia una preoccupazione in aumento per lo stupro in guerra. Il tabu' che circondava lo stupro era storicamente talmente forte che pochissimi casi venivano denunciati; le prove di stupri in guerra prima del XX secolo sono scarse. Ma con la maggiore circolazione di informazioni il mondo intero si e' reso conto della dimensione del crimine. L'estensione della violenza sessuale durante la guerra e' diventata chiara: rapimento di donne usate come schiave sessuali, torture sessuali e mutilazioni, stupri in pubblico o in privato. Un mondo di stupri Numero di guerre civili, 1980-2009, con alto numero di stupri commessi da: fonte: “Cause di violenza sessuale durante le guerre civili: confronto tra dati nazionali”, di Dara Kay Cohen 4 In certi conflitti tutte le parti in lotta si macchiano del crimine. In altri casi e' solo una parte a praticarlo. Lo stupro in guerra in Africa ha attirato molta attenzione di recente, ma non si tratta di un problema soltanto africano. Il maggior numero di conflitti con alti livelli di stupro tra il 1980 e il 2009 riguarda l'Africa sub-sahariana (cf. grafico) stando a Dara Kay Cohen dell'Universita' del Minnesota. Ma solo in un terzo delle 28 guerre civili del sub-Sahara abbiamo avuto i peggiori livelli di stupro, in confronto con la meta' dei nove conflitti dell'Europa orientale. E nessuna parte del mondo e' esente da questa piaga. L'anarchia e l'impunita' presenti in guerra spiegano in parte la violenza. Le condizioni di vita in guerra sono spesso favorevoli allo stupro. Giovani soldati, mal preparati al conflitto, si trovano a combattere lontano da casa, e quindi si sentono liberi da vincoli sociali e religiosi. I costi dello stupro sono bassi, i potenziali vantaggi molto piu' alti. E per combattenti sfamati male, e sottopagati, lo stupro puo' essere una forma di risarcimento. Diffuso, ma non inevitabile Considerate poi il tipo di guerre di oggi. Molti dei conflitti recenti hanno per protagonisti non eserciti organizzati, bensi' milizie bellicose che combattono mescolate ai civili. Da quando i conflitti si sono trasferiti dai campi di battaglia ai villaggi, donne e bambine sono divenute piu' vulnerabili. In molti casi il rifugio casalingo non esiste piu'; ogni abitazione e' in prima linea. Ma lo stupro in guerra non e' ineluttabile. Durante la guerra civile in El Salvador fu piuttosto raro, e quando si verifico' fu quasi sempre perpetrato da forze nazionali. Le milizie di sinistra che combattevano contro il governo fecero per anni ricorso ai civili per ottenere informazioni. Si puo' stuprare per terrorizzare la gente o costringerla ad abbandonare una zona, secondo la professoressa Elisabeth Wood (Yale e Istituto Santa Fe), ma lo stupro non e' mai efficace se si desiderano dalla popolazione informazioni affidabili sul lungo termine, oppure se si prevede si doverla governare in un momento successivo. Alcuni gruppi commettono ogni tipo di atrocita' eccetto lo stupro, che ritengono esecrabile. L'assenza di violenze sessuali durante la fuga di decine di migliaia di profughi musulmani dalla penisola di Jaffna nel 1990 ad opera delle Tigri Tamil ne e' un esempio. Lo stupro e' spesso un aspetto della pulizia etnica, ma non se ne ha incredibilmente traccia in quel caso. I costumi Tamil proibiscono il sesso tra persone non sposate ed i rapporti inter-casta (per quanto si preoccupino meno che un marito stupri la moglie). Per di piu', come spiega la Wood, la rigida disciplina interna dell'organizzazione impose ai comandanti militari di far rispettare questi precetti. Alcuni leaders, come Jean-Pierre Bemba, boss di una milizia congolese attualmente sotto processo a l'Aia per crimini di guerra, dicono di non avere il totale controllo sulle proprie truppe. Ma un comandante con sufficiente controllo diretto sui soldati nelle operazioni militari puo' probabilmente impedire loro di stuprare, secondo la Wood. La decisione di chiudere un occhio potrebbe aver meno a che fare con mancanza di controllo, e piu' con la raggelante decisione di usare lo stupro come tattica del terrore. 5 Lo stupro e' un mezzo per sottomettere il nemico e i civili senza dover iniziare una battaglia dall'esito rischioso. Di fronte alla minaccia di stupro i civili fuggono abbandonando agli aggressori la propria terra e possedimenti. In agosto alcune milizie di ribelli violentarono circa 240 persone nell'arco di quattro giorni nel distretto di Walikale, Congo orientale. Le ragioni non sono chiare. Le violenze forse dovevano intimidare la popolazione a fornire alle milizie l’oro e l’alluminio estratti dalle vicine miniere. O forse una parte dell'esercito regolare era colluso con i ribelli al fine di non essere rimpiazzato, e conseguentemente perdere il controllo dell'area e delle relative risorse. A Walikale almeno, lo stupro sembra essere stato una tattica deliberata, e non casuale, stando alla Margolis. Alla peggio, lo stupro e' uno strumento di pulizia etnica e genocidio, come accaduto in Bosnia, Darfur e Rwanda. Lo stupro fu riconosciuto per la prima volta come arma di guerra dopo il conflitto in Bosnia. Nonostante tutte le parti fossero colpevoli, il maggior numero di vittime fu tra i bosniaci musulmani attaccati dai serbi. Le donne musulmane vennero raccolte in “campi di stupro” dove furono violentate ripetutamente, solitamente da gruppi di uomini. Tutto l'orrore di questi campi emerse durante le udienze del tribunale per i crimini di guerra per l’ex-Yugoslavia a l'Aia; le vittime testimoniarono per iscritto o in forma anonima. A guerra terminata alcuni degli esecutori degli stupri ammisero che fosse stato ordinato loro di violentare, sia per garantire che i non-serbi abbandonassero i territori, sia per far partorire alle donne figli serbi. Nel 1995, quando le forze croate riconquistarono le aree occupate dai serbi, vi furono casi ben documentati di violenze sessuali nei confronti di sia uomini che di donne. Nella regione sudanese del Darfur lo stupro e altre forme di violenza sessuale hanno anche avuto un ruolo brutalmente efficace di diffondere il terrore e imporre il controllo sui civili. Le donne sono violentate tutt'intorno ai campi profughi sparsi sul territorio, soprattutto nel momento in cui esse si allontanano per raccogliere legna, acqua e cibo. Quelle appartenenti ai gruppi etnici dei due maggiori gruppi ribelli sono state prese di mira in modo particolare, seguendo le regole della campagna di pulizia etnica. Secondo Human Rights Watch, lo stupro e' costantemente sotto-denunciato, in parte perche' nella regione, a maggioranza musulmana, la violenza sessuale e' un tema delicato. Tra ottobre 2004 e febbraio 2005 Médecins Sans Frontières, un'organizzazione umanitaria francese, tratto' quasi 500 donne e bambine nel Darfur meridionale. Si presume che il numero reale di vittime sia molto piu' alto. Tacito assenso Durante il genocidio in Rwanda lo stupro fu “la regola, e la sua mancanza l'eccezione”, per citare l'ONU. Nelle settimane antecedenti le uccisioni i giornali controllati dagli Hutu diffusero vignette con donne Tutsi che facevano sesso con le forze di pace del Belgio; queste erano viste come alleate del Fronte Patriottico del Rwanda di Paul Kagame. Inger Skjelsbæk, vice direttore del Peace Research Institute a Oslo, argomenta che la propaganda Hutu non abbia incitato esplicitamente allo stupro, ma che abbia certamente suggerito che la causa Hutu sarebbe stata promossa mediante la violenza sessuale verso donne Tutsi. Secondo Jens Meierhenrich, uno studioso del Rwanda presso la London School of Economics, anche se le alte sfere militari non dissero ai loro uomini di stuprare, diedero comunque il proprio tacito assenso. Gli ufficiali di grado piu' 6 basso potrebbero aver incoraggiato lo stupro apertamente. Dagli orrori del Rwanda scaturi' il primo verdetto legale che riconosceva ufficialmente lo stupro come parte di una campagna di genocidio. Dopo l'arresto di Jean Paul Akayesu, un politico locale, la Corte Penale Internazionale per il Rwanda disse che la violenza sessuale sistematicamente perpetrata a danno di donne Tutsi, e solo loro, fu una parte integrale di una strategia di cancellare i Tutsi dalla faccia della terra. Per i combattenti che si conoscono poco tra loro, la complicita' nello stupro puo' servire come legame. Un tipico esempio e' il Fronte Unito Rivoluzionario (RUF) della Sierra Leone, la maggior parte dei cui membri dicono di essere stati rapiti e arruolati, e di aver a loro volta violentato migliaia di persone durante la guerra civile. La Cohen afferma che i gruppi armati non socialmente coesi, in particolare quelli i cui combattenti sono stati reclutati a forza, sono piu' predisposti allo stupro, specialmente quello di gruppo, per creare legami interpersonali. Per le vittime e le loro famiglie lo stupro ha effetti opposti. La vergogna e l'umiliazione seguenti uno stupro fanno a pezzi i legami sociali. In una societa' in cui l'onore di una famiglia risiede nella purezza sessuale delle sue donne, la colpa per la perdita di quell'onore ricade spesso non sullo stupratore, ma sulla vittima. In Bangladesh, dove il maggior numero di vittime era musulmano, lo stupro non fu solo umiliante per loro in quanto individui, ma anche per le loro famiglie e comunita'. Il primo ministro del tempo, Mujibur Rahman, cerco' di contrastare questo fenomeno chiamando le vittime eroine che necessitavano di protezione e reintegro. Alcuni uomini erano d'accordo, i piu' no; pretesero incentivi nella forma di maggiori ricompense in denaro da parte delle autorita'. In Congo, nonostante gli sforzi degli attivisti, lo stupro copre ancora le vittime di vergogna, dice la Margolis: “La gente puo' sedersi a un tavolo e discutere in astratto dell'importanza di rimuovere lo stigma, ma quando si tratta delle proprie mogli o figlie o sorelle la storia e' un'altra.” Molte donne stuprate sono ripudiate dalle famiglie e marchiate dalle comunita'. Le prospettive di giustizia per le vittime di stupro sono grame. Akayesu e' uno dei pochi ad essere stato portato a giudizio per stupro in guerra. Per quanto lo stupro in guerra sia vietato dalle Convenzioni di Ginevra, la violenza sessuale e' stata spesso perseguita con meno forza di altri crimini di guerra. Ma il tribunale per i crimini di guerra nei Balcani si e' addentrato in un territorio ignoto nel trattare lo stupro come crimine contro l'umanita'. La condanna di tre uomini per lo stupro, la tortura e messa in schiavitu' sessuale, perpetrati nella citta' bosniaca di Foca, fu un momento cruciale. Ma nel Congo il sistema giuridico e' in pezzi. Vi sono stati meno di 20 procedimenti legali per stupro sia come crimine di guerra che come crimine contro l'umanita'. L'Associazione Americana degli Avvocati, che aiuta le vittime a portare i casi in tribunale nel Congo orientale, ha esaminato all'incirca 145 casi negli ultimi due anni. Cio' ha portato a circa 45 processi e 36 condanne basate sulla giurisprudenza locale, inclusa una legge del 2006 che tratta il problema della violenza sessuale. Chi lavora con i sopravvissuti a stupro in Congo ha opinioni contrastanti sulla legge del 2006. Questa ha punzecchiato le coscienze e reso la gente piu' conscia dei propri diritti, 7 concede la Margolis. Essa crea una responsabilita' teorica che potrebbe servire a punire i perpetratori. Ma per le donne che cercano giustizia non ha ancora avuto un gran impatto. “Per la gente c'e' ancora un barlume di speranza quando si parla di legge. Ma i sistemi di protezione sociale e giuridica devono essere migliorati per poter essere applicati con piu' efficacia, altrimenti la gente perdera' fiducia nella legge,” dice la Margolis. Enormi problemi pratici affliggono il sistema giuridico in Congo, secondo Richard Malengule, a capo del programma Genere e Giustizia di HEAL Africa, un ospedale di Goma. La gente e' costretta a percorrere 300km a piedi per raggiungere un tribunale. Non vi e' denaro ne' preparazione per la polizia. Anche se le persone sono arrestate, vengono spesso rilasciate in un paio di giorni, frequentemente in sequito ad accordi con la famiglia della vittima o la corte. Non di rado quelli che finiscono in prigione fuggono nel giro di pochi giorni. Numerose carceri non hanno porte, oppure hanno guardie corrotte. A lunga durata Dato il terribile stato del sistema legale congolese potrebbe non servire affatto aumentare i processi. Alcuni vogliono piu' coinvolgimento internazionale. Justine Masika dirige un'organizzazione a Goma che cerca giustizia per le vittime di crimini sessuali, e dice che i tribunali del Congo devono cooperare con le corti internazionali nel perseguire lo stupro. Tuttavia, un tribunale “ibrido” richiede un certo impegno da parte del governo locale; i politici in Congo non sembrano mostrarne molto nell'affrontare lo stupro. La Corte Penale Internazionale sta conducendo indagini in Congo su alcuni crimini, incluso lo stupro, ma la raccolta delle prove necessarie e' ardua. Un'altra strada e' quella di incrementare la coscienza globale; serve a diminuire lo stigma. Svariate risoluzioni delle Nazioni Unite negli ultimi dieci anni hanno evidenziato e condannato le violenze sessuali contro donne e bambine, ed hanno fatto appello agli stati affinche' si adoperassero maggiormente per contrastarle. Una comunicazione efficace pero’ non bastera'. Peggio ancora, l'ONU e' stata criticata per aver fallito nel proteggere dallo stupro i civili congolesi. Durante l'attacco nel distretto di Walikale un rappresentante ONU si preoccupo’ che l'ente non stesse rispettando gli obblighi di protezione dei civili. Riconosce come sia complicato per le truppe di pace raggiungere i civili in luoghi remoti, ma insiste comunque sul fatto che questo non giustifichi il fallimento dell'ONU in Walikale. Dubita anche delle indagini sull'incidente. “Tutte questi colloqui, queste indagini, cosa hanno attenuto? [Cosa serve che] i sopravvissuti siano interrogati in continuazione? Giova loro in qualche modo?” Senza l'ONU le atrocita' sarebbero state ancor piu' diffuse, secondo Malengule. Ma nel lungo periodo, dice, bisogna esercitare piu' pressione affinche' il governo del Congo si occupi di stupro. Come denuncia un operatore umanitario, al momento le autorita' ricevono solo approvazione e sostegno, senza intraprendere alcuna azione concreta. Il governo preferirebbe che il Congo non fosse noto come la capitale mondiale dello stupro, ma ciononostante non mostra un gran interesse in un cambiamento reale. 8 Anche quando i conflitti cessano, gli stupri proseguono. Le agenzie umanitarie in Congo rivelano di alti livelli di violenze sessuali in aree ora relativamente pacifiche. Di nuovo, stabilire delle cifre e' difficile. Non esistono figure sullo stupro prima della guerra. Il maggior desiderio di denunciare lo stupro puo' render conto dell'apparente aumento. Ma il risultato di anni di conflitto e' stata una cultura di stupro e violenza, dice Malengule. Gli sforzi per reintegrare gli ex combattenti nella societa' sono stati piccoli e fallimentari, hanno avuto troppo poco seguito per poterne valutare gli effetti. Si aggiunga a cio' lo sconsolante sistema giudiziario, e il risultato e' tremendo. Ed e' ancora piu' desolante se si considera quanto durino nel tempo le conseguenze dello stupro. I ribelli conquistarono il villaggio di Angelique nel 1994. Tagliarono la gola a suo marito. Poi la legarono tra due alberi, a braccia e gambe allargate. Sette uomini la stuprarono prima che perdesse i sensi. Angelique non sa quanti altri la violentarono successivamente. Poi le infilarono dei bastoni nella vagina. Il tessuto perineale si lacero’, e si formo' una fistola. Per 16 anni Angelique ha sofferto perdite di urina e feci. Ora riceve cure mediche, ma la giustizia e' un miraggio lontano. (trad. non ufficiale di S.G.Chiossi per il Caffe’ Dunant)