Psicologia della massa e fenomeni devianti

annuncio pubblicitario
UNIVERSITA’ DELLA CALABRIA
Dipartimento di Lingue e Scienze dell’Educazione
Psicologia della massa
e fenomeni devianti
Pedagogia della comunicazione
Prof.ssa Simonetta Costanzo
Psicologia
collettiva
Secondo la psicologia collettiva
l’individuo, quando si trova
insieme ad altri, perde
le caratteristiche di controllo su
se stesso, la razionalità,
l’autonomia, che
normalmente lo definiscono, e
tende ad imitare il
comportamento di chi gli sta
accanto senza riflettere su ciò che
fa: in questo modo, è pronto a
commettere ogni
tipo di azione, specie se è guidato
da un capo carismatico che ne
indirizzi le energie.
Scipio Sighele,
sociologo,
positivista italiano
La folla delinquente
(1981)
(1868 - 1913)
La folla è un aggregato di uomini
eterogeneo e inorganico e si forma
senza un precedente accordo,
istantaneamente;
ciò che si verifica è un rapido
passaggio ad una forma
organizzata:
l’“unisono collettivo”.
Suggestionabilità ed
inconsapevolezza.
Le folle delinquono perché
prevalgono le “facoltà medie”, i
sentimenti primordiali.
Pasquale Rossi,
medico calabrese
(1867 – 1905)
L’animo della folla
(1898)
Psiche collettiva, dinamica psichica,
sentimenti ed emozioni.
Tre leggi fondamentali:
- l’aggregazione di più individui non
dà mai un risultato uguale alla
somma di ciascuno (differenza tra il
comportamento singolo e quello all’interno
della massa);
- nella folla il pensiero si elide e il
sentimento si assomma;
- gli animi della folla si accomunano.
Gustave
LeBon
La psychologie des foules
psicologo,
sociologo francese
(1895)
• Attribuisce alla folla le caratteristiche del
bambino, del primitivo e del selvaggio;
(1841 – 1931)
• l’intelligenza dell’individuo viene annullata,
affidandosi alla folla;
l’individuo regredisce, le acquisizioni individuali
del singolo scompaiono e con esse il suo modo di
essere specifico.
•
•
Eterogeneità dell’individuo ed omogeneità della
folla.
•
Tre caratteristiche: un sentimento di forza
invincibile, il contagio mentale e uno stato di
suggestione ipnotica.
•
Vengono meno i freni inibitori e il senso di
responsabilità.
• Nelle folle, l’imbecille, l’ignorante e
l’invidioso sono liberati dal sentimento della
loro nullità e impotenza, che è sostituita dalla
nozione di una forza brutale, passeggera, ma
immensa. […] Per il solo fatto di far parte di
una folla, l’uomo discende di parecchi gradi la
scala della civiltà. Isolato, sarebbe forse un
individuo colto, nella folla è un istintivo, per
conseguenza un barbaro.
LA FOLLA
NON POSSIEDE IDEE PROPRIE
Gli uomini riuniti in essa perdono
la loro individualità e la loro
personalità cosciente. Ne risulta
un affievolimento delle capacità
critiche, mentre si sviluppa un
forte senso di appartenenza ad
un'identità collettiva.
La massa tende ad assimilare idee
già fatte, specie se esse hanno
una forte componente ideale ed
una carica di profonda
suggestione.
La massa è, per sua natura,
dominata dall'inconscio e
dall'impulsività.
Gustave LeBon
Deve essere un uomo di azione e
non di pensiero, deve essere dotato
di grande volontà e sorretto da un
ideale e da una fede incrollabile,
poiché ciò esercita sulle masse una
grande forza di attrazione e di
coinvolgimento: idee semplici,
affermazioni concise, proclamate
ripetutamente, sono i principali
strumenti di persuasione che si
basano sulla facilità di
apprendimento.
Le idee e i sentimenti possiedono
all’interno delle folle un forte
potere contagioso e ciò fa sì che
tali opinioni si radichino
maggiormente.
Gustave LeBon
Il leader
Sa dare al popolo le risposte
che si aspetta.
Il popolo ha il desiderio
inconscio di sottomettersi ad
un capo.
• I fattori che un leader deve usare per essere in grado di esercitare
un’azione di suggestione immediata sono soprattutto le parole e le
immagini.
• Inoltre la loro valenza dipende anche dal modo in cui vengono
dette, dal tono della voce e dall’atteggiamento del predicatore.
Pertanto è fondamentale che segua alcuni principi comunicativi.
• La semplicità del lessico e della sintassi poiché la folla si presenta
per istinto, restia al ragionamento, rifiutando l’esercizio attivo del
pensiero;
• l’affermazione, che senza alcun dubbio è un mezzo sicuro per far
penetrare un’idea nelle folle, deve essere laconica, concisa,
categorica, pregnante di significato, sprovvista di prove e di
dimostrazioni, tanto maggiore è la sua autorevolezza;
• ripetere un’affermazione, per penetrare nelle zone più profonde
dell’inconscio la renderà un dogma, una verità inviolabile.
• Tale principio è lo stesso che viene sfruttato dall’arte della
pubblicità. Una volta che tale affermazione è stata ripetuta a
sufficienza subentra il meccanismo del contagio
Massa e
totalitarismo
Gabriel Tarde,
filosofo francese,
psicologo e sociologo
(1843 – 1904)
Foules et sects au point de
vie criminel (1893)
• La folla non è un’entità autonoma
dagli individui.
• Secondo la legge dell’imitazione
gli individui si influenzano l’un
l’altro.
•
L’imitazione è un processo
sociale primario che sta alla base di
tutti i comportamenti umani ed è
fondamento dell’aggregazione.
• L’imitazione avviene in modo
automatico ed è paragonata
all’ipnotismo.
• La folla nasce per volontà e
determinazione di un ideatore.
Wilfred Trotter,
neurochirurgo inglese
Instincts of the herd in
peace and war (1916)
(1872 - 1939)
• ISTINTO GREGARIO INNATO che spiega tutti i
fenomeni collettivi.
•
Gregario è per definizione ogni individuo
che appartiene a un gregge e che dipende da
un capo ed è privo di iniziativa autonoma.
•
PAURA di stare solo del bambino piccolo o
nel timore di scostarsi dalle opinioni della
massa.
•
L’uomo, come gli animali, è guidato
nell’agire dai propri istinti.
•
Gli uomini temono fisicamente e
psicologicamente la solitudine, e ,sensibili al
richiamo del branco, nelle situazioni di
panico si comportano con l’emotività e la
violenza di un branco di animali.
•
L’inclinazione a sottomettersi all’autorità
di un capo
William
McDougall,
psicologo sociale
angloamericano
(1871-1933)
The group mind
(1920)
Gli istinti forniscono l’energia che
attiva il comportamento umano
intelligente, intenzionale, rivolto ad
un fine.
La mente collettiva è la coscienza
del gruppo. Dalle forme primitive
incontrollate di eccitazione collettiva
a gruppi e masse di livello superiore
grazie all’affermarsi di una volontà
comune e di uno scopo condiviso che
consentirebbero di dare continuità, di
differenziare le funzioni in un
contesto organizzato e quindi, di
maturare un sentimento di gruppo.
William
McDougall
DUE MODELLI DI GRUPPO
1. la folla si conduce come un
bambino indisciplinato,
selvaggio e passionale in cui
vi è comunque un certo grado
d’influenza reciproca tra i
membri attraverso la
“risposta simpatetica
primitiva”;
2. alla “risposta simpatetica” si
può strutturare ed
organizzare la primitiva e
informe mente della folla.
William
McDougall
fattori di
organizzazione
- i membri del gruppo sono in
rapporto stabile e non solo
passeggero o casuale;
- in tutti i membri del gruppo si
sviluppa un concetto chiaro del
gruppo e dei suoi compiti;
- il gruppo può venire a trovarsi in
un certo contrasto o anche in
lotta con altri gruppi;
- nel gruppo si organizzano un
complesso di usi e costumi che
creano una tradizione;
- si forma un’organizzazione e
divisione del lavoro nell’ambito
del gruppo.
William
McDougall
Il realizzarsi di queste cinque
condizioni favorisce il
costituirsi della mente
collettiva ed elimina gli
inconvenienti psichici ad essa
legati.
Il concetto della mente di
gruppo, oltre a risolvere il
paradosso del gruppo come
strumento di regressione e
contemporaneamente di
civilizzazione, farà da base alla
riflessione posteriore sui
gruppi.
Sigmund
Freud
neurologo, psicoanalista e
filosofo austriaco
(1856 – 1939)
Psicologia delle masse e
analisi dell’io (1921)
La psicologia sociale e i
comportamenti di massa sono
l'espressione delle
vicissitudini psicologiche dei
singoli individui, che si
realizzano nell'interazione
con il gruppo familiare.
Negazione dell'esistenza di
una pulsione sociale e
conferma della pulsione
sessuale e della pulsione di
morte che, per l’Autore,
sono asociali.
Sigmund Freud
L'immersione in una massa
disorganizzata induce
l'inibizione dei meccanismi di
controllo che governano la vita
quotidiana e, in conseguenza di
ciò, lascia affiorare moduli di
comportamento regressivi e
primitivi.
Posto questo come dato di
fatto, Freud non accetta le
ipotesi avanzate da Le Bon e
McDougall, accomunate dal
riferimento alla suggestione.
Sigmund Freud
All'interno di una massa il singolo modifica la
propria attività psichica perché:
1. riduce la capacità intellettuale;
2. equivale agli altri individui.
LIBIDO
“energia delle pulsioni attinenti a tutto ciò che
può venire compendiato come amore". EROS è la
forza che tiene insieme la massa .
I legami emotivi sono l'essenza della psiche
collettiva assieme al bisogno di essere in
armonia con gli altri.
L'amore nei confronti degli altri fa ridurre l'amore
rivolto verso se stesso: questa è l'origine del
fenomeno MASSA.
Sigmund
Freud
Si occupò di folle spontanee e di
folle "artificiali" (collettivitá
organizzate) come la chiesa e
l’esercito.
Nella comunità dei credenti, come
nell'esercito, vige la medesima
illusione in base alla quale esiste
un capo supremo che ama di
amore uguale tutti i singoli
membri della massa.
Tutto risulta subordinato a tale
illusione; se venisse lasciata
cadere, chiesa ed esercito non
tarderebbero a disgregarsi.
Sigmund
Freud
Ciò che tiene unita una massa
non é la suggestione ipnotica,
bensì l'investimento libidico nei
confronti di figure da tutti
amate-temute, che costituiscono
un surrogato del grande padre
per i bambini piccoli, che lo
adorano, lo sentono onnipotente,
lo temono molto ma, al tempo
stesso, si sentono protetti.
Per amore del capo idealizzato i
seguaci si amano l'un l'altro. Se
perdono la fede in lui cessano di
essere una folla e si disgregano.
Sigmund
Freud
La libido genera l'istinto
gregario, in base al quale
tutti gli esseri viventi della
stessa specie sono indotti a
riunirsi in unità via via più
ampie.
Il fatto stesso che ogni
uomo sia un elemento
costitutivo di molte masse
(quella del suo ceto, della
sua comunità religiosa, della
sua nazionalità, ecc.) è il
motivo principale della
perdita d'autonomia e
originalità.
Freud e la Psicologia della massa
«All'interno di una massa e per influsso di questa, il singolo
subisce una profonda modificazione della propria attività
psichica.
La sua affettività viene straordinariamente esaltata, la sua
capacità intellettuale si riduce in misura considerevole,
entrambi i processi tendendo manifestamente a eguagliarlo
agli altri individui della massa;
si tratta di un risultato che può venir conseguito
unicamente tramite l'annullamento delle inibizioni
pulsionali peculiari a ogni singolo e attraverso la rinuncia
agli specifici modi di esprimersi delle sue inclinazioni».
Le Baccanti, Euripide
Ma quella aveva la schiuma alla bocca e roteava le pupille stravolte: non
pensava i pensieri che avrebbe dovuto pensare, era posseduta da Bacco.
[Penteo] non riuscì a convincerla. [Agave] gli afferrò il braccio sinistro e
facendo leva col piede sui fianchi dell’infelice, gli strappò la spalla: ma
non era sua la forza, era il dio che infondeva vigore al suo braccio.
Ino, dal lato opposto, compiva l’opera infausta, dilaniando le carni. E
Autonoe, e la folla delle Baccanti già incalzavano. Era tutto un unico
grido: lui urlò di dolore fino all’ultimo respiro, esse intonavano canti di
vittoria. Una esibiva una braccio come trofeo, un’altra un piede ancora
stretto nel calzare. Le costole nude erano tutte scarnificate. Le mani
insanguinate giocavano a palla con le carni di Penteo.
Ora giace il suo corpo. Giace qua e là: un pezzo sotto un’aspra rupe, un
altro nell’intrico dei rami di una selva.
Non è facile andare a cercarli. La misera testa la tiene la madre tra le sue
mani: l’ha infissa sulla punta di un tirso e la porta in giro per il Citerone,
come fosse il cranio di un leone di montagna.
Freud e la Psicologia della massa
• «per l'individuo appartenente alla
massa svanisce il concetto
dell'impossibile»;
• «nello stare insieme degli individui
riuniti in una massa, tutte le
inibizioni individuali scompaiono e
tutti gli istinti inumani, crudeli,
distruttivi, che nel singolo
sonnecchiano quali relitti di tempi
primordiali, si ridestano e aspirano al
libero soddisfacimento pulsionale»;
• «non deve quindi sorprendere che
nella massa l'individuo compia o
approvi cose da cui si terrebbe
lontano nelle condizioni di vita
normali».
Il più grande suicidio di massa della storia
Il 18 novembre 1978, 912 persone, seguaci della congregazione religiosa del
«Tempio del Popolo», si suicidarono in massa nella loro comune di Jonestown,
nella giungla della Guyana, bevendo un cocktail al cianuro, secondo gli ordini del
loro capo, il reverendo Jim Jones.
Jones non era uno dei soliti squilibrati emarginati dalla società che si rifugia
nella religione, grazie alla quale inizia a diventare un uomo stimato
Nonostante le lusinghiere opinioni di molti personaggi importanti, però, Jones,
verso la metà degli anni Settanta, cominciò a dare segni di squilibrio: si credeva
la reincarnazione di Cristo e Lenin insieme, diceva di essere in grado di
compiere miracoli e le prime voci di molestie sessuali nei confronti di alcuni
adepti cominciarono a diffondersi.
Messo sotto accusa da più parti e sentendosi
braccato, Jones prese segretamente accordi con il
governo della Guyana per ottenere alcuni lotti dei
terreno nella giungla: così, nell’estate del 1977, più di
mille persone si trasferirono nella nuova «terra
promessa» e diedero vita a Jonestown, la comune
della setta del Tempio del Popolo.
Ben presto, però, iniziarono primi problemi: i familiari dei seguaci della setta cominciarono
a rivolgersi alla polizia per far tornare a casa i loro congiunti, mentre indagini giudiziarie
scoprirono frodi fiscali e addirittura torture e sequestri di persona all’interno della
congregazione. In seguito alle varie indagini, nel 1978, il deputato californiano Leo Ryan si
recò in visita a Jonestown insieme a un gruppo di giornalisti per verificare cosa accadesse
realmente nella comunità: il politico, però, venne ucciso da un seguace della setta su
ordine di Jones, insieme ad altre quattro persone, durante una sparatoria mentre
cercavano di ripartire dall’aeroporto con alcuni adepti che erano stati costretti a partire
per la Guyana.
Fu a questo punto che il reverendo Jones, convinto che la Chiesa, il governo e la Cia
volessero distruggerli, salì sull’altare e ordinò ai fedeli «il supremo sacrificio per la
religione e il comunismo» e per «difendersi dall’imminente invasione delle forze del Male».
Centinaia di persone bevvero un cocktail al cianuro, facendo la fila davanti a un enorme
bidone pieno di cianuro. Jones aspettò che tutti esalassero il loro ultimo respiro e si sparò
un colpo di pistola alla tempia: attorno a lui rimasero i cadaveri di 911 persone, il più
grande suicidio di massa nella storia.
Il panico
• Se alla base della coesione di un aggregato sociale troviamo una rete di
legami libidici, per ciò che concerne la sua dissoluzione, bisogna far
riferimento ad una forza incontrollabile che improvvisamente si
diffonde, il panico. I legami reciproci cessano di esistere e si scatena
una paura sconfinata, che induce i membri del gruppo a non prestare
più ascolto ai dettami del superiore ma preoccuparsi esclusivamente
per sé senza tener conto degli altri.
• Sono due i fattor i che concorrono alla produzione di un panico
collettivo: una situazione di pericolo e il cedimento dei legami libidici
nella collettività.
• L’improvvisa presenza di un pericolo reale può trasferire la libido dai
membri del gruppo al proprio Io, allentando così i rapporti libidici che
uniscono l’aggregato, per cui anche il minimo pericolo tende ad essere
vissuto come gravissimo, e provocando uno stato acuto di angoscia.
Senza la protezione del gruppo, della massa, il singolo individuo si
sente improvvisamente indifeso, vengono a mancare quella protezione,
quella solidar ietà e simpatia date dall’aggregato sociale, la vita
sembra densa di minacce e di pericoli a cui ora dovrà provvedere da
solo.
La strage di Duisburg
Il 24 luglio di sei anni fa 21 ragazzi morirono e 510 rimasero feriti
alla Love Parade di Duisburg, calpestati da una folla che in preda al
terrore stava cercando riparo verso l'esterno, fuori dalla struttura in
cui si stava svolgendo il tradizionale ritrovo dedicato alla musica
techno ed elettronica. Un momento di panico collettivo,
apparentemente scattato senza motivi fondati, probabilmente
solamente frutto dell'eccessiva calca di persone ritrovatesi
ammassate in uno spazio troppo stretto per contenerle. Decine di
migliaia di ragazzi pigiati nell'unico tunnel che doveva permettere
sia l'ingresso che l'uscita dei partecipanti alla Love Parade, senza
alcuna via di fuga laterale: un tunnel lungo 200 metri e largo 20.
A causa del sovraffollamento la situazione diviene presto
insostenibile e nacque una calca improvvisa che causò le morti e i
feriti. La maggior parte delle morti avvenne per schiacciamento
della cassa toracica. Per evitare ulteriori scene di panico la
manifestazione fu proseguita sino al termine, senza informare il
resto della folla della tragedia appena avvenuta
Bande giovanili
Atti vandalici, assunzione di sostanze stupefacenti,
furti, aggressioni: sono solo alcuni esempi delle
condotte illecite adottate più facilmente dai ragazzi
quando si trovano in un gruppo di coetanei.
Arancia meccanica
Bande giovanili
La band giovanile o gang si distingue da altri
gruppi devianti, perché, a differenza di questi
ultimi:
• è guidata da un leader,
• ha una gerarchia interna e regole ben definite
(simboli di identificazione, parole in codice,
particolari modi di vestire),
• controlla un territorio (quartiere in cui si vive)
• è molto spesso coinvolta in atti delinquenziali
e scontri con le gang rivali.
Bande giovanili
Il gruppo, la banda dà coraggio agli adolescenti che,
attraverso gesti immorali e sbagliati, vogliono dimostrare di
essere grandi e forti;
Tali soggetti sono spinti dal desiderio di ribellarsi alla loro
famiglia, a qualsiasi regola imposta dagli adulti.
Ognuno di questi ragazzi in fondo è fragile, insicuro e farebbe
di tutto per guadagnarsi un po’ di stima dagli altri.
Lapidomania aggressiva
Per lapidomania aggressiva si
intende “il lancio di pietre o di
oggetti similari contro obiettivi
mobili ad alta velocità e quindi
automobili su autostrade, treni,
automezzi, allo scopo di
produrre una catastrofe
incontrollabile e, quindi, la
profonda emozione che ne
consegue”.
Per le vittime, i loro familiari e la società lo stato
emozionale è quello di dolore, di confusione
mentale, di sconcerto e di panico.
Per i lapidomani lo stato emozionale after crime
è di autogratificazione e onnipotenza
Caratteri specifici della lapidomania
• Tendenza ad agire in gruppo da parte dei lapidomani: il gruppo viene guidato da
un leader;
• Assenza di motivazioni specifiche comprensibili;
• Assenza di relazione tra soggetti e potenziali vittime;
• Alta velocità e scarsa possibilità di difesa da parte delle vittime;
• Tendenza a conseguire una soddisfazione ed un piacere emozionale di tipo
perverso;
• Tendenza a diluire la propria responsabilità all'interno del gruppo ed a sentirsi
incolpevoli del danno causato.
• Si tratta della perversione dell'istinto dell'essere umano di
lanciare gli oggetti nel vuoto per dominarlo ed esorcizzarne le
angosce.
• Gli oggetti vengono lanciati a distanza, rispetto al bersaglio
perché per il gruppo uccidere a distanza significa non entrare in
contatto con la vittima e, quindi, negare l'omicidio.
• Apparentemente spiegata come il gioco inconsapevole agito da
un gruppo di sbandati alla ricerca di grosse emozioni e privi di
scopi significativi di vita, la lapidomania aggressiva presenta,
come la piromania tutte le caratteristiche di una perversione
sessuale.
Chi sono i lapidatori del XX secolo?
• Gruppi formati da otto, dieci persone in maggioranza uomini che
sperano di uscire dalla noia provando emozioni perverse che si
manifestano attraverso il trionfo ed il potere sul mezzo veloce che,
distrutto dall’urto, cesserà di muoversi.
• Soggetti privi di scopi di vita, che hanno difficoltà a relazionarsi con
gli altri e che seguono i suggestivi comandi di un leader violento.
• Individui che in famiglia sono vissuti nell’indifferenza e
nell’incomunicabilità; soggetti che hanno vissuto l’incuria, la
negligenza e credono di vivere momenti diversi attraverso il gioco
macabro
Violenza nello sport
• Il fenomeno della violenza nello sport riguarda una piccola percentuale di
tifosi (3-5%), in grado, tuttavia, di coinvolgere ampie masse di sportivi.
• Tali comportamenti violenti, motivati dal tifo per il calcio, sono vere azioni
criminali in quanto si servono di mezzi atti all’offesa (bastoni, coltelli,
pistole) e atti vandalici.
Cause del fenomeno
•
•
•
•
Bisogno di protagonismo
Sicurezza data dalla massa
Autoesaltazione legata al successo della propria squadra
Abuso di sostanze stupefacenti
Il tifoso non
assiste allo
spettacolo ma
tende ad
essere egli
stesso lo
spettacolo
Stupro di gruppo
Stupro: dal latino stuprum
disonore, vergogna
Lo stupro dal latino stupor, sbigottimento, toglie la
parola e genera silenzio (Luigi Zoya, Centauri) .
Il termine stupro, per la lingua italiana, significa in
primo luogo violenza carnale, ovvero
accoppiamento sessuale imposto con la violenza
ad una donna vergine o a qualunque altra persona
non consenziente; ma anche: attentato al pudore,
profanazione, contaminazione, o ancora
turpitudine, impudicizia, seduzione, atto di libidine.
Lo stupro nella cultura araba: “Nasce dal tabù che
colpisce il corpo della donna e l’onore dei familiari.
Viene collegato al concetto di disonore. La vittima
si deve rinchiudere nel silenzio, soprattutto quando
il colpevole è un membro della famiglia e l’incubo si
svolge tra le mura domestiche”.
Pan e lo stupro nel mito
Nella mitologia greca lo stupratore per eccellenza è
Pan, dio fallico venerato soprattutto nell’Arcadia.
Egli fu abbandonato dalla madre Driope, la quale
rimase inorridita alla sua vista: il piccolo, appena
nato, era barbuto con le corna ed i piedi di capra. Il
padre Ermes lo avvolse in una pelle di lepre e lo portò
sull’Olimpo, dove gli dei risero a tale vista e lo
chiamarono πάν (ogni cosa, tutto).
Pan viveva nei selvaggi boschi dove zufolava e
cercava di dare sfogo alla propria esuberanza
sessuale. Infatti era il terrore delle ninfe. Adorava
anche spaventare i viandanti che per caso
attraversavano i suoi boschi.
È da questo suo costume che viene l'accezione di
"panico" che oggi è più comune: un terrore
improvviso, un'incontrollata paura che assale
qualcuno
PSICOLOGIA DELLO STUPRATORE
• Colui che agisce lo stupro non ha possibilità, nel momento dell’azione, di
simbolizzare: è cieca preda dei suoi istinti.
• uomini essenzialmente deboli, inadeguati, insicuri della propria identità
psico-sessuale e, di solito, non integrati socialmente, che scagliano contro
le proprie vittime sentimenti di rabbia e violenza repressi.
• SADISMO – SENSO DI POTENZA – UMILIAZIONE
• Lo stupratore ha scarse capacità di riflessione e di simbolizzazione: egli è
posseduto da forze intrapsichiche incontrollabili, che manovrano la sua
volontà e lo trascinano, inesorabilmente, verso l’acting out.
• Egli non riesce a controllare le sue pulsioni distruttive, spesso anche a
causa di un insufficiente controllo dell’aggressività.
PSICOLOGIA DELLA VITTIMA
• La violenza sessuale viene di solito vissuta dalla vittima come
un’invasione violenta ed ineludibile della sua vita fisica e psichica, ed
ingenera, perciò, in lei, un sentimento di panico incontrollabile.
• E’ possibile, talvolta, apprezzare, in taluni soggetti, una successiva fase
in cui sperimentare “veramente” il significato personale e psicologico
profondo della violenza sessuale e trovare, quindi, la forza necessaria per
“superarla” ed andare oltre. Le reazioni emotive usuali tipiche della
vittima della violenza sessuale sono:
• stato di shock
• umiliazione
• paura
• depressione
• stato di vera e propria angoscia
• Comunque, l’esperienza di violenza sessuale appare difficilmente
dimenticabile: essa normalmente finisce per restare sempre un incubo
immanente nella psiche, proprio per le caratteristiche mentali dell’agito.
Lo stupro di gruppo: i centauri
Esseri duali. Non solo uomo e cavallo, ma anche una doppia natura:
saggi e guaritori, violenti e stupratori. L’identità maschile è scissa fra
un’anima animale e una civilizzata. I centauri sono una figura mitica,
che riassume un potenziale distruttivo tipico della psiche maschile
che si è manifestato in ogni tempo. I centauri sono figure mito
dell’antichità classica, ma possono rappresentare, purtroppo, molto
bene la violenza di gruppo, completamente inconscia che ci spaventa
nelle cronache di oggi e che infesta anche molte zone di guerra nei
luoghi più diversi del pianeta.
Centauro nato da uno stupro
Il capostipite fu un certo Issione, re dei Lapiti, tipo poco raccomandabile,
per giunta assassino.
Giove, re degli Dei, non solo non lo punì per il suo reato, ma lo invitò alla
sua tavola.
A Issione piacevano molto le donne, e non mancò di fare certe proposte
addirittura a Giunone, sposa del suo divino ospite.
Giove scoprì presto le intenzioni del suo ingrato ospite e per metterlo alla
prova dette ad una nuvola le sembianze di Giunone.
Annebbiato dal vino e dalla lussuria, Issione sfogò le sue brame sul
simulacro di nuvola; dall’inconsueto rapporto nacque Centauro che,
diventato adulto, dette sfogo alle sue insane tendenze sessuali e si
accoppiò con le cavalle del Monte Pelio, che gli generarono i Centauri,
creature metà uomini e metà cavalli
Lo stupro di gruppo nella storia
• Fin dai tempi del ratto delle Sabine e ancora prima, i
guerrieri hanno rapito e schiavizzato sessualmente le donne
dei paesi conquistati e, nel corso dei secoli, orde di maschi
si sono ritenuti legittimati per i crimini commessi durante e
dopo invasioni e conflitti. Lo stesso è avvenuto molto tempo
dopo nell'America latina. Così come in un Novecento
europeo feroce: la Germania nazista, le razzie sessuali
dell'Armata rossa. Fino al XXI secolo, ad esempio con gli
stupri di massa consumati nella notte festaiola del
Capodanno 2015, a Colonia. Un episodio che mostra in tutta
evidenza come, quando si rompono gli argini, sempre
riemerge «il centauro che, dalla preistoria della psiche,
dorme nel maschio».
Ratto delle Sabine
«Marocchinate»
Gli stupri dell’Armata Rossa
Lo stupro etnico in Bosnia-Erzegovina
Gli stupri di guerra
• Con stupri di guerra si intendono gli stupri commessi da soldati, altri combattenti o
civili durante un conflitto armato, una guerra o un'occupazione militare che vanno
distinti da violenze sessuali commesse tra soldati in servizio attivo. Nella categoria
'stupri di guerra' rientrano anche le situazioni nelle quali le donne sono costrette a
prostituirsi o a diventare schiave sessuali dalle forze occupanti, come nel caso delle
comfort women durante la seconda guerra mondiale.
• Durante le guerre e i conflitti armati, gli stupri sono usati di frequente come
strumento di una guerra psicologica nel tentativo di umiliare il nemico e minare il
suo morale. Le violenze sessuali sono spesso sistematiche e complete, e i
comandanti possono realmente incoraggiare i loro soldati ad usare violenza con i
civili. Queste violenze possono accadere in diverse situazioni, incluso
l'istituzionalizzazione della schiavitù sessuale, stupri associati a specifiche battaglie
o massacri e atti individuali o isolati di violenza. Gli stupri di guerra comprendono
anche violenze sessuali di gruppo e violenze con obiettivi specifici, sempre durante
un conflitto armato e con soldati come autori delle violenze stesse.
• Lo stupro di guerra e la schiavitù sessuale sono oggi riconosciuti dalle convenzioni di
Ginevra come crimini contro l'umanità e crimini di guerra. Lo stupro oggi è anche
affiancato al crimine di genocidio quando commesso con l'intento di distruggere, in
parte o totalmente, un gruppo specifico di individui. In ogni caso, la violenza
sessuale rimane diffusa in zone di guerra.
L’Armata rossa a Berlino: liberatori
o carnefici?
"22 Hoeringstrasse. Non è stata bruciata, appena saccheggiata, segnata. Un
gemito dalle mura, per metà soffocato: la madre è ferita, mezza morta. La figlia
piccola è sul materasso, morta. Quanti sono stati su di lei? Un plotone, una
compagnia forse? Una ragazza è stata trasformata in una donna, una donna
trasformata in un cadavere... La madre supplica, "Soldato, uccidimi!"
Quando le truppe Alleate entrarono ed occuparono la Germania nelle
ultime fasi della seconda guerra mondiale, furono commessi diversi
stupri di massa durante le ultime operazioni militari e nei seguenti
anni di occupazione. Molto note e numerose furono le violenze
commesse dall'Armata Rossa, il cui numero si aggira tra le centinaia di
migliaia e i due milioni. I soldati russi, spesso provenienti da paesini
della Siberia, del Caucaso o della Mongolia, vogliono le donne, simbolo
della loro vittoria sulla Germania hitleriana.
«Marocchinate»: alleati o carnefici?
Episodi di violenza
sessuale e violenza fisica
di massa, ai danni di
svariate migliaia di
individui di ambo i sessi e
di tutte le età (ma
soprattutto di donne)
effettuati dai goumier
francesi inquadrati nel
Corpo di spedizione
francese in Italia durante
la campagna d'Italia della
seconda guerra mondiale.
La Ciociara
• Il film La ciociara, ispirato al
romanzo omonimo di Alberto
Moravia e diretto da Vittorio De
Sica, culmina con la violenza da
parte dei goumier sulle
protagoniste, madre e figlia
adolescente; la madre chiama i
violentatori "turchi", in un
disperato sfogo verso degli
ufficiali francesi che si fingono
scettici.
Lo stupro come strategia
militare
• Fino alla Seconda guerra mondiale lo stupro era utilizzato come
mezzo di umiliazione o vendetta sul nemico ma in Bosnia
orientale, con l’aggressione delle truppe serbo-bosniache alle
comunità civili di fede musulmana tra l’aprile e il novembre del
1992, qualcosa è cambiato. Lo stupro è diventato “di massa” allo
scopo di colpire la capacità riproduttiva del gruppo etnico
nemico. Lo stupro diventa una precisa strategia militare,
pianificata e coordinata.
• Fu proprio tramite la violenza sessuale che l'etnia serba puntò a
distruggere l'etnia musulmana
• «Il segreto di Esma»
• Nella precisa tattica di guerra dei militari serbo bosniaci c'era
la volontaria e studiata intenzione di mettere incinta le donne
bosgnacche, tenerle imprigionate fino a quando la gravidanza
non avrebbe potuto essere interrotta e solo dopo rimetterle in
libertà.
• In una società in cui il nascituro prende l'etnia del padre, la
strategia era di far partorire a donne musulmane un figlio
serbo, in modo tale da impiantare il loro seme nella
popolazione nemica.
• In molte hanno cercato di abortire anche in avanzato stato di
gravidanza, a volte perdendo la vita, altre si sono suicidate o
sono impazzite, in tantissime hanno abbandonato nei boschi
quel figlio "venuto dal demonio", concepito da un assassino,
spesso senza raccontare nulla a nessuno.
• Qualcuna, invece, ha tenuto il piccolo, accogliendo quel
memorabile appello del febbraio del 1993 di Papa Giovanni
Paolo II che chiedeva alle vittime di stupro di non abortire e di
trasformare "l'atto di violenza in un atto di amore". In tutti i
casi, tuttavia, la maternità è stata vissuta come un dramma.
Lo stupro come «terapia»
• jackrolling, "terapia" ( corrective rape), una sorta di «stupro
correttivo» messo in atto per "curare" le lesbiche, una feroce
pratica contemporanea che coniuga violenza e omofobia con
stupri ritualizzati, diffusa nelle città sudafricane, e in uso
anche nel Sud dell'India.
Pearl risiedente a Cape Town, é stata
stuprata per la prima volta all'età di 12
anni sotto l’iniziativa di sua madre che,
avendo intuito il suo orientamento
sessuale, chiese ad un uomo di
cinquant’anni di effettuare il TTD, al
fine di convertirla all'eterosessualità.
Processo per stupro
• Andato in onda nel 1979, è la registrazione del processo svolto a Latina, nel 1978, per la violenza
subita da una donna che ha avuto il coraggio di denunciare i suoi aggressori, sostenuta dalla difesa
dell’avvocato Tina Lagostena Bassi.
• Si tratta del primo processo trasmesso in televisione. Sul banco degli imputati “quattro bravi
ragazzi”, accusati pubblicamente di violenza sessuale quando in Italia lo stupro era ancora
considerato reato contro la morale, non contro la persona, e la linea processuale consisteva nel far
apparire la donna come complice consenziente.
• Nell’introdurre la proiezione Loredana Rotondo ha ricordato il contesto storico e le difficoltà nelle
quali è avvenuta la registrazione. Ha richiamato e sottolineato il significato etimologico della parola
stupro che, dal latino stuprum, vuol dire “disonore, vergogna”. Nella cultura tradizionale il disonore
è per la donna e non per lo stupratore, da questo spostamento deriva l’operazione che vede la
vittima in qualche modo colpevole delle violenze subite.
• La difesa di Tina Lagostena Bassi si basava invece su un rovesciamento dei valori, su un cambiamento
radicale, sul rifiuto di mettere la donna nel banco degli imputati. Il senso di questa scelta andava
nella direzione di combattere una mentalità che, dentro e fuori i tribunali, contrabbandava la
violenza come fenomeno quasi naturale della “esuberanza” maschile.
• Il documentario ci restituisce lo squallore di questo tipo di dibattimento: la miseria degli argomenti,
le complicità e gli ammiccamenti maschili, il tono sprezzante degli imputati. Tuttavia ci mostra
anche le donne che hanno il coraggio di denunciare e di lottare contro i pregiudizi e le sopraffazioni.
• La trasmissione televisiva suscitò polemiche e grandi consensi, il filmato vinse il Premio Italia 1979
come il migliore documentario dell’anno, una sua copia è conservata negli archivi del Moma di New
York.
Scarica