Ginestra Gasparrini,Ginestra del Cilento,Ginestra Tirrenica,Ginestra

Ginestra Gasparrini
Genista Gasparrini – Ginestra Gasparrini – Cespuglio
pulvinante alto 25-60 cm, simile a Genista demarcoi, si
distingue per le brattee più lunghe (2,5-2,7 mm), il calice
più breve (2,8-3,2 mm), con labbro inferiore più o meno uguale
al superiore (mentre il labbro inferiore è più lungo del
superiore in G. demarcoi). Il labbro inferiore ha denti
triangolari (lanceolato-subulati in G. demarcoi) di 0,5 mm,
mentre quello superiore ha denti ovato-triangolari di 1 mm. Il
vessillo è ovato-triangolare, ottuso all’apice, cordato o
subcordato alla base, lungo e largo 5-7 mm.
Biologia:
Fiorisce tra giugno e luglio. Ecologia: Rupi
calcaree, garighe (0-200 mslm).
Ginestra del Cilento
Genista Cilentina – Ginestra del Cilento – È una pianta
perenne a portamento arbustivo eretto, ramoso, a rami rigidi,
striati, pelosi da giovani, subverticillati, ottusi. Le
foglie, sono trifogliolate (le superiori, spesso,
unifogliolate), lineari, pelose, ottuse. Fiorisce tra aprile e
maggio, con fiori di color giallo, disposti in dense
infiorescenze racemoidi. I frutti, prodotti tra giugno e
luglio, sono dei legumi ellittici e pelosi, delle dimensioni
di 6 mm., dal rostro leggermente arcuato. Generalmente
monospermici, contengono un seme ellittico, di 3 mm., color
verde chiaro.
La pianta è un rarissimo endemismo del Parco nazionale del
Cilento, con una distribuzione puntiforme, in corrispondenza
di
conglomerati
e
affioramenti
rocciosi
e
di
macereti
xerotermici calcarei e ultra-basici. La sua distribuzione
ricade, soprattutto, nella fascia costiera cilentana tra Capo
Palinuro e Marina di Ascea, con un’unica eccezione più
settentrionale fortemente isolata dalle altre. Le stazioni,
aride e assolate, in cui è stata individuata la Genista
cilentina sono ubicate nel comune di Pisciotta e in località
Saline di Palinuro. Un’altra stazione, il locus typicus della
specie, è presente in località Punta del Telegrafo di Ascea,
presso l’omonima torre costiera La stazione più estesa è
quella in località Torre di Caprioli di Pisciotta, su
conglomerati e sabbie interessati da fenomeni di erosione
calanchiforme. Queste tre stazioni erano le uniche descritte
in letteratura scientifica fino al 2012, anno in cui se ne è
aggiunta una quarta nettamente decentrata dalle altre, più
settentrionale, in località Zoppi, sui declivi collinari dei
contrafforti del Monte Stella, in un’area condivisa tra i
comuni di Montecorice, Serramezzana e Castellabate. La
stazione presso il casale di Zoppi, precedentemente segnalata
solo in un testo divulgativo del 2007, è oggetto di uno studio
in corso di stampa nel 2012, condotto per conto dell’Ente
parco da Santangelo et al. ai quali il popolamento era stato
indicato dalla stessa autrice del libro. Segnalazioni passate
provenienti dalla Sicilia, in località Isnello (sulle Madonie)
e presso Cefalù, che sembravano definire un più esteso areale
circum-tirrenico, si sono rilevate, invece, essere stazioni
dell’affine Genista demarcoi.
Il suo ambiente è quello delle boscaglie e macchie subcostiere
e delle relative forme di degradazione della fascia
termomediterranea
(lauretum
caldo),
nell’orizzonte
fitosociologico dominato, nel Cilento, dall’alleanza Quercion
ilicis. È una pianta pioniera di aspetto arbustoso, che si
rinviene in cenosi perenni, in formazioni a macchia bassa, in
associazione con Cistus monspeliensis, Calicotome villosa e
Ampelodesmos mauritanicus.
La sopravvivenza dei rari popolamenti è minacciata dalla
fattori di rischio che originano, principalmente, dalla
pressione antropica: in prossimità della costa, la minaccia è
costituita dal turismo ricreativo (minaccia 1.4.2) e, in
prossimità nelle zone più frequentate (spiagge e strade) dalla
generica azione di disturbo umana (10.1); nelle più interne
zone collinari la specie è minacciata dall’espansione degli
insediamenti urbanizzati (il popolamento in località Caprioli,
ad esempio, ha subito un depauperamento dopo il 2007, a
seguito della costruzione di un insediamento del tipo
villaggio turistico) e da fenomeni naturali di evoluzione e
mutamento della dinamica vegetazionale (8.1). Altro tipo di
minaccia è costituita dagli incendi.
Una proposta di classificazione dello stato di rischio,
elaborata nel 2012, ha individuato come applicabile la
Categoria di rischio Endangered secondo l’applicazione del
criterio B delle linee guida IUCN (versione 3.0, 2001),
sottocriteri B1 – EOO, B2 – AOO, opzioni a e b (i, ii, iii).
Status alla scala “regionale”/globale: EN B2 ab (i,ii,iii). In
precedenza (Conti et al., 1997), l’attribuzione della
categoria di rischio alla scala nazionale era di Critically
Endangered (CR).
Ginestra Tirrenica
Genista tyrrhena – Ginestra Tirrenica – In Italia sono
presenti 2 sottospecie di Genista tyrrhena Vals.
tyrrhena: del Tirreno
pontiana: da “Pontus” Ponto, il Mar Nero e le terre che lo
circondano: pontico, del Ponto. o anche, nel caso della
Genista, riferito alle Isole Pontine
Ginestra Efedroide
Genista ephedroides – Ginestra Efedroide – Ha un portamento di
arbusto suffruticoso, dritto, molto ramoso; il fusto e i
grossi rami sono cilindrici, glabri, striati e lunghi. I rami
giovani sono rigidi, spinosi all’estremità, sprovvisti di
strie, e coperti, come le foglie, di una leggera pubescenza,
visibile alla lente d’ingrandimento; le foglie sono poco
numerose, sessili, composte da tre foglioline lineari; le
superiori ne esibiscono spesso una sola.
I fiori nascono lungo i rami superiori, al culmine di
peduncoli cortissimi, solitari, tutti alterni, un po’
scartati, disposti in spighe allungate e interrotte. Le
brattee sono della lunghezza del pedicello, vale a dire poco
meno di una ligne (circa 2,25 mm), oblunghe e semplici. Il
calice è appena pubescente; i due lobi, o denti superiori,
sono più corti e più separati; i tre inferiori sono più lunghi
e più riuniti; tutti più acuti che nelle specie vicine. La
corolla è quasi glabra, o almeno molto meno pelosa che nelle
specie analoghe. Il vessillo è più corto della carena. Il
baccello è ovale, compresso, terminato in punta, coperto di
peli setosi, al cui interno, a maturità, racchiude un solo
seme.
Olivo o Ulivo
L’olivo o ulivo (Olea europaea L., 1753) è una pianta da
frutto. Originario del Vicino Oriente, è utilizzato fin
dall’antichità per l’alimentazione. I suoi frutti, le olive,
sono impiegate per l’estrazione dell’olio e, in misura minore,
per l’impiego diretto nell’alimentazione. A causa del sapore
amaro dovuto al contenuto in polifenoli, l’uso delle olive
come frutti nell’alimentazione richiede però trattamenti
specifici finalizzati alla deamaricazione (riduzione dei
principi amari), realizzata con metodi vari.
L’olivo appartiene alla famiglia delle Oleaceae. La pianta
comincia a fruttificare verso il 3º–4º anno, inizia la piena
produttività verso il 9º–10º anno; la maturità è raggiunta
dopo i 50 anni. È una pianta molto longeva: in condizioni
climatiche favorevoli un olivo può vivere anche mille anni. Le
radici, per lo più di tipo avventizio, sono molto superficiali
ed espanse, in genere non si spingono mai oltre i 60–100 cm di
profondità.
Il fusto è cilindrico e contorto, con corteccia di colore
grigio o grigio scuro, il legno è molto duro e pesante. La
ceppaia forma delle strutture globose, dette ovoli, da cui
sono emessi ogni anno numerosi polloni basali. La chioma ha
una forma conica, con branche fruttifere pendule o patenti
(disposte orizzontalmente rispetto al fusto) secondo la
varietà.
È una pianta sempreverde, la cui attività è pressoché continua
con attenuazione nel periodo invernale. Le foglie sono
opposte, coriacee, semplici, intere, ellittico-lanceolate, con
picciolo corto e margine intero, spesso revoluto. La pagina
inferiore è di colore bianco-argenteo per la presenza di peli
squamiformi. Le gemme sono per lo più di tipo ascellare.
Il fiore è ermafrodito, piccolo, con calice di 4 sepali e
corolla di petali bianchi. I fiori sono raggruppati in numero
di 10–15 in infiorescenze a grappolo, chiamate mignole, emesse
all’ascella delle foglie dei rametti dell’anno precedente. La
mignolatura ha inizio verso marzo–aprile. La fioritura vera e
propria avviene, secondo le cultivar e le zone, da maggio alla
prima metà di giugno.
Il frutto è una drupa globosa, ellissoidale o ovoidale, a
volte asimmetrica, del peso di 1–6 grammi secondo la varietà,
la tecnica colturale adottata e l’andamento climatico.