Fondamenti di Astrofisica Lezione 6 AA 2010/2011 Alessandro Marconi Dipartimento di Fisica e Astronomia Il diagramma di Hertzsprung-Russel Nelle lezioni precedenti abbiamo visto come stimare L, T, R, M delle stelle. Adesso cercheremo di capire la struttura fisica delle stelle a partire dalle relazioni osservate tra queste quantità. Ejnar Hertzsprung (1911) e Henry Norris Russel (1913) ottengono indipendentemente una diagramma LV-T ovvero luminosità V (nella banda 5100-5900Å) - classificazione spettrale (da cui la Temperatura superficiale) per le stelle. Quello riportato in figura è il diagramma HR (Hertzsprung-Russel) per le stelle nei dintorni del Sole: l’asse Y è la magnitudine assoluta in banda V, una grandezza legata al logaritmo della luminosità in banda V [ M(V) = -2.5 log LV +cost. ] l’asse X è il colore B-V = M(B)-M(V) ovvero una grandezza proporzionale al logaritmo del rapporto tra le luminosità [ B-V = 2.5 log (LV/LB)+cost. ]; come sappiamo questa grandezza è a sua volta legata alla temperatura per motivi storici, in figura T (temperatura superficiale, indicata anche come Teff o Te, temperatura efficace o del corpo nero equivalente) cresce verso destra. A. Marconi Fondamenti di Astrofisica (2010/2011) 2 Il diagramma HR 8 Diagramma HR per circa ~104 stelle vicine (distanze da parallasse con il satellite Hipparcos) Chapter 1: Introductio Il diagramma HR Il diagramma HR Le superfici delle stelle si possono approssimare come corpi neri di temperatura T allora L = 4πr�2 σT�4 nel diagramma HR in figura si ha logL vs logT ovvero log L = [log(4πσ) + 2 log r� ] + 4 log T cioè le linee a raggio stellare costante sono delle rette con pendenza 4. Tutte le stelle sono in parti ben definite del diagramma: 80-90% delle stelle sono nella striscia diagonale detta Sequenza Principale (Main Sequence, MS) che corrisponde ad una relazione L∼ 8 Te (Sequenza Principale) data la relazione di corpo nero sulla MS r★ ~ T2 ovvero stelle più calde sono più grandi. Il Sole è una stella di MS. Stelle più fredde hanno T~ 0.5 T⊙ ovvero r ~ 1/4 r⊙; Stelle più calde hanno T~ 5 T⊙ ovvero r ~ 25 r⊙. A. Marconi Fondamenti di Astrofisica (2010/2011) 5 Il diagramma HR Esistono altri luoghi occupati nel diagramma HR. In alto a destra rispetto alla MS esiste una concentrazione di stelle fredde (più rosse) dette Giganti Rosse; L alcuni ordini di grandezza più grande rispetto alle stelle di MS con la stessa T; per L = 4πr2 σT4 queste stelle devono avere raggi più grandi fino a 100 r⊙ ~ 1 AU. Nella parte bassa del diagramma c’è una sequenza di punti corrispondente alle stelle Nane Bianche; L alcuni ordini di grandezza più piccola rispetto alle stelle di MS con la stessa queste stelle hanno raggi ~ 10-2 r⊙ ~ 104 km. Inizialmente fu ipotizzato che la MS fosse una sequenza di raffreddamento da cui il nome Early Types per O-B e Late Types per F-G-K-M. Quando le masse divennero disponibili ci si rese conto che alte T corrispondevano a alte M e viceversa. Sulla MS si ha M ~ 0.1 - 100 M⊙ e la relazione L-M è L ~ Mα con α≈3 per M > M⊙ e α≈5 per stelle meno massicce; Le nane bianche hanno masse ~M⊙ ma sempre < 1.4 M⊙. A. Marconi Fondamenti di Astrofisica (2010/2011) 6 Relazione Massa Luminosità Il diagramma HR Come vedremo più in dettaglio una stella passa gran parte della sua vita sulla MS dove la sua collocazione dipende da M; in questa fase le stelle bruciano H nei nuclei (ovvero sono alimentate da reazioni di fusione nucleare che convertono H in He). Quando H nel nucleo è terminato si passa ad una breve fase in cui si brucia He in strati esterni al nucleo (fase di gigante rossa). Stelle con M < 8 M⊙ durante la fase di gigante rossa riescono a espellere gran parte degli strati esterni e diventano infine nane bianche. Le nane bianche non sono alimentate da reazioni nucleari ma irraggiano l’energia residua fino a spegnersi come nane nere. Stelle con M > 8 M⊙ dopo essere passate da fase di gigante (super giganti dato L) vanno incontro a processo inarrestabile di collasso del nucleo che le porta a esplodere come Supernovae. Le Supernovae lasciano come resto stelle di neutroni o buchi neri. Le Stelle di neutroni sono più calde e compatte delle nane bianche; hanno r di alcuni km e M ~ M⊙. Inoltre sono ~10-2 volte meno luminose delle nane bianche e non compaiono nel diagramma HR. A. Marconi Fondamenti di Astrofisica (2010/2011) 8 Classi di Luminosità Ia Supergiganti brillanti Ib Supergiganti II Giganti brillanti III Giganti IV Sub-giganti V Sequenza principale A parte la classificazione spettrale (es. G2) le stelle sono anche divise in classi di luminosità (I - V) in base alla loro collocazione nel diagramma HR. Il Sole è quindi una stella G2V (V sta per nana). La struttura stellare Una stella è una sfera di gas tenuta insieme dall’auto gravità ed il cui collasso è impedito dalla presenza di gradienti di pressione. Con ottima approssimazione una stella è un sistema a simmetria sferica, ovvero le grandezze fisiche sono funzione soltanto della distanza r dal centro della stella. Prima di procedere vediamo alcuni cenni di teoria del campo gravitazionale. Il campo gravitazionale in P generato da una massa puntiforme in P’ è GM φ(�x) = − |�x − �x� | pertanto il campo generato da una distribuzione di massa è φ(�x) = − − G A. Marconi � V ρ(�x� )dV |�x − �x� | dV = d3 �x� dM = ρ(�x� )dV Fondamenti di Astrofisica (2010/2011) 10 La struttura stellare Vediamo ora di ottenere l’energia gravitazionale. Data una distribuzione di massa l’elemento di massa in i è soggetto al campo gravitazionale generato dall’elemento di massa in j ovvero l’energia gravitazionale associata sarà ∆Wij = ∆mi φj (�xi ) = ρ(�xi ) φj (�xi ) ∆Vi 1� W = ρ(�xi ) φj (�xi ) ∆Vi 2 i�=j dove ϕj(xi) è il potenziale gravitazionale generato dalla massa j in i ed il fattore 1/2 è necessario per non contare due volte l’energia gravitazionale dell’interazione ij ovvero ΔWij e ΔWji sono la stessa cosa e devono contribuire una sola volta a W. Infine, passando al limite per elementi di volume infinitesimi 1 W = 2 � ρ(�x)φ(�x) dV V che esprime l’energia potenziale di una distribuzione di massa. A. Marconi Fondamenti di Astrofisica (2010/2011) 11 La struttura stellare sostituiamo ora l’espressione del potenziale in W � � � � 3 �� 1 Gρ(� x )d x 3 d �x ρ(�x) − W = �| 2 V |� x − � x V � � � ρ(� x )ρ(� x ) 1 3 3 �� � 2 |� x − � x | =− G d �x d x � |3 2 |� x − � x V V � � 1 1 � 2 � � |�x − �x | = (xi − xi )(xi − xi ) 2 2 i � 1� 1 � � � = xi (xi − xi ) − xj (xj − xj ) 2 i 2 j � 1� 1 = xi (xi − x�i ) + x�j (x�j − xj ) 2 i 2 j A. Marconi Fondamenti di Astrofisica (2010/2011) 12 La struttura stellare ma siccome nell’integrale le variabili x e x’ sono perfettamente interscambiabili allora posso scrivere (sempre e solo ai fini dell’integrale) ovvero � 1 |�x − �x� |2 = xi (xi − x�i ) = �x · (�x − �x� ) 2 i � � � ρ(� x )ρ(� x ) 3 3 �� � �x · (�x − �x ) W = −G d �x d x � 3 |�x − �x | V V � � � � � x) 3 3 �� Gρ(� � W = d �x ρ(�x)�x · − d x (� x − � x ) � 3 |�x − �x | V V ma l’espressione tra le parentesi quadre è quella del campo gravitazionale generato dalla stessa distribuzione di massa �g (�x) = − A. Marconi � V Gρ(�x� )d3 x�� � (� x − � x ) � 3 |�x − �x | Fondamenti di Astrofisica (2010/2011) 13 Introduzione alla struttura stellare per cui si ottiene un’altra espressione per l’energia potenziale gravitazionale W = � V ρ(�x) �x · �g dV Per calcolare W si può adesso utilizzare una proprietà notevole della forza gravitazionale ovvero il teorema di Gauss secondo cui, data una superficie chiusa S, si ha � S �g · �n dS = −4πGM dove n è la normale all’elemento di superficie dS, ed M è la massa contenuta all’interno di S. Questo teorema è l’analogo di quello che sarà visto nel corso di Fisica II per il campo elettrostatico. A. Marconi Fondamenti di Astrofisica (2010/2011) 14 Introduzione alla struttura stellare Con una distribuzione sferica di massa M(r), se S è superficie sferica di g = g(r)�ur �n = �ur raggio r si ha � −4πGM (r) = ovvero � S �g · �n dS = � g(r) dS = g(r) S � dS = g(r) 4πr2 S G M (r) g(r) = − r2 pertanto g a distanza r dal centro dipende soltanto nella massa contenuta all'interno della sfera di raggio r ed è la stessa che si avrebbe se questa massa fosse concentrata nel centro della sfera stessa. Allora l’energia potenziale di una distribuzione sferica di massa è W = � V W =− A. Marconi ρ(�x)�x · �g dV = � V � V � GM (r) ρ(r) r�ur · − r2 � �ur dV GM (r) ρ(r) dV r Fondamenti di Astrofisica (2010/2011) 15 Il tempo di free fall Vedremo come questa relazione sarà utile tra poco, ma per adesso consideriamo solo la massa dm contenuta nell’elemento di volume dV a distanza r0 dal centro (shell sferica), la sua energia potenziale gravitazionale è GM (r0 ) dW = − dm r0 r0 dm = ρ(r0 )dV Supponiamo che questo elemento di massa sia in caduta libera allora dalla conservazione dell’energia meccanica, al raggio r si avrà 1 dm 2 � dr dt �2 GM (r) 1 − dm = dm r 2 � dr dt �2 r=r0 GM (r0 ) − dm r0 Se tutta la massa è in caduta libera partendo da ferma si ha M(r) = M(r0) e dr/dt = 0 per r = r0. A. Marconi Fondamenti di Astrofisica (2010/2011) 16 Il tempo di free fall Si ottiene 1 2 � dr dt �2 GM (r0 ) GM (r0 ) = − r r0 � � � dr 1 1 = − 2GM (r0 ) − dt r r0 il segno “-” è stato scelto dal fatto che il gas deve “cadere” verso il centro ( r=0 ) per cui dr/dt < 0. Separando le variabili ed integrando membro a membro si ottiene il tempo che la distribuzione di massa impiega a collassare nel centro � A. Marconi τf f 0 dt = − � 0 r0 � 2GM (r0 ) � 1 1 − r r0 ��−1/2 Fondamenti di Astrofisica (2010/2011) dr 17 Il tempo di free fall Ponendo x = r/r0, dr = r0 dx si ottiene infine τf f � 2GM (r0 ) = r03 �−1/2 � 1 0 � x 1−x �1/2 dx l’integrale definito ci calcola ponendo x = sin2 θ dx = 2 sin θ cos θdθ �1/2 � 1� � π/2 � 2 �1/2 x sin θ dx = 2 sin θ cos θdθ 2 1−x cos θ 0 0 � π/2 π 2 = 2 sin θdθ = 2 0 Definendo la densità media A. Marconi M (r0 ) ρ̄ = 4 3 3 πr0 Fondamenti di Astrofisica (2010/2011) 18 Il tempo di free fall si può esprimere M(r0)/r03 in funzione di ρ ottenendo alla fine τf f = � 3π 32Gρ̄ �1/2 nel caso del Sole τf f ⊙ = � 3π 32 × 6.7 × 10−8 cgs × 1.4 g cm−3 �1/2 = 1800 s quindi, in assenza di supporto, il Sole collasserebbe nell’arco di mezz’ora. Questo non avviene perchè il Sole è in equilibrio idrostatico. A. Marconi Fondamenti di Astrofisica (2010/2011) 19 L’equilibrio idrostatico Nel caso di equilibrio idrostatico, si è visto nel corso di Fluidi che � = ρ�g ∇P dove P è la pressione del gas, ρ la densità e g l’accelerazione di gravità (il campo gravitazionale). Nel caso semplificato di simmetria sferica che si applica alle stelle, solo la componente radiale di quella equazione vettoriale non è identicamente nulla per cui si ha dP (r) G M (r) =− ρ(r) dr r2 questa è l’equazione dell’equilibrio idrostatico ed è la prima equazione utilizzata per determinare la struttura delle stelle. Si noti come il gradiente di pressione è negativo, poichè la pressione deve aumentare verso l’interno per bilanciare la forza di gravità che tenderebbe a far collassare gli strati esterni. A. Marconi Fondamenti di Astrofisica (2010/2011) 20 Il teorema del viriale Dall’equazione dell’equilibrio idrostatico è possibile imparare molte cose. Moltiplicando membro a membro per 4π r3 dr ed integrando tra r =0 e r =r★ � r� 4πr 0 3 dP dr dr = − � r� 0 GM (r)ρ(r) 4πr2 dr r ricordando che l’elemento di volume è dV = 4πr2dr e l’espressione per l’energia potenziale gravitazionale W, si nota come il secondo membro è proprio pari a W. Integrando il primo membro per parti si ottiene � r� 0 � 3 dP 4 3 4πr dr = 3 πr� P (r� ) − dr 3 � r� P 4πr2 dr 0 � ma P(r★)=0 poichè è la pressione alla superficie della stelle, inoltre definendo la pressione media A. Marconi � r� � r� P dV P dV 0 0 = P̄ = � r� V dV 0 Fondamenti di Astrofisica (2010/2011) 21 Il teorema del viriale si ottiene � r� 4πr 0 3 dP dr dr = −3P̄ V quindi integrando l’equazione dell’equilibrio idrostatico si è giunti alla relazione −3P̄ V = W che rappresenta una delle molte forme del Teorema del Viriale che, in generale, si applica ai sistemi legati gravitazionalmente. Supponiamo che il gas sia ideale, non relativistico (v≪c) e composto di particelle uguali, allora P ∆V = ∆nRT dove ΔV è un volume di gas, P pressione, T temperatura e Δn il numero di moli. Ricordando che n = N/NA (NA numero Avogadro) e R/NA = k (k costante di Boltzmann) si ha P ∆V = ∆N kT A. Marconi Fondamenti di Astrofisica (2010/2011) 22 Il teorema del viriale L’energia cinetica per particella dovuta all’agitazione termica è 3/2 kT (gas perfetto monoatomico) per cui l’energia totale in ΔV è ∆Eth = 3/2∆N kT ovvero 2 ∆Eth 2 P = = Eth 3 ∆V 3 cioè per un gas ideale non relativistico la pressione è 2/3 della densità di energia termica. Questa relazione vale in ogni punto della stella, dove posso definire pressione e temperatura (equilibrio termodinamico locale). Moltiplicando membro a membro per dV = 4π r2 dr e integrando sul volume della stella otteniamo � A. Marconi r� 0 2 2 4πr P (r)dr = 3 � r� 0 Eth dV Fondamenti di Astrofisica (2010/2011) 23 Il teorema del viriale ovvero nella notazione di prima 2 T OT P̄ V = Eth 3 dove EthTOT è l’energia termica totale immagazzinata nella stella. Sostituendo nel teorema del viriale si ottiene infine T OT Eth 1 = − Egrav 2 forma alternativa del teorema del viriale. Ricordiamo che Egrav < 0 poichè il sistema è legato. Se una stella si contrae, Egrav diminuisce (ovvero diventa più negativa) e, di conseguenza, la sua energia termica aumenta. In pratica una stella ha una capacità termica negativa, e questo fatto è alla base di tutta l'evoluzione stellare. A. Marconi Fondamenti di Astrofisica (2010/2011) 24 Il teorema del viriale Altre forme del teorema del viriale sono ET OT = T OT Eth + Egrav = T OT −Eth 1 = Egrav 2 Siccome tutte le stelle irraggiano (perdono) energia sono destinate prima o poi a collassare (Egrav diventa sempre più negativo). Consideriamo nuovamente T OT E 1 grav P̄ = − 3 V e supponiamo, in prima approssimazione, che ρ sia costante, allora si ha Egrav A. Marconi � r� GM (r) =− ρ4πr2 dr = − r 0 � r� 4 2 4 r dr = −G πρ 4π 3 0 � r� 0 G 43 πr3 ρ ρ4πr2 dr r Fondamenti di Astrofisica (2010/2011) 25 Il teorema del viriale ovvero Egrav 3G =− 5 �4 � �4 3 πr �ρ 3 r� � 3 πr �ρ 3 3 GM�2 =− 5 r� dove M★ è la massa della stella e ρ è costante. Se ρ decrescesse con r, Egrav sarebbe più negativo (sistema più legato) con un coefficiente > 3/5. In conclusione, a meno di una costante, il valore caratteristico dell’energia gravitazionale di una stella è Egrav GM�2 =− r� ovvero 1 Egrav GM�2 P̄ = − = 3 V 4πr�4 nel caso del Sole si avrebbe 2 GM⊙ 15 −2 ≈ 10 dyne cm P̄⊙ = 4 4πr⊙ A. Marconi Fondamenti di Astrofisica (2010/2011) 26 Il teorema del viriale ricordiamo che 1 dyne cm-2 = 1 g cm s-2 cm-2 = 10-1 (kg m s-2) m-2 = 10-1 Pa. Poichè 105 Pa ≃ 1 atm risulta infine P̄⊙ = 1014 Pa = 109 atm ovvero la pressione media del Sole è 109 volte quella dell’atmosfera terrestre! Per stimare il valore tipico della temperatura 1 = − Egrav 2 � � 2 3 1 GM� N kTvir ∼ − − 2 2 r� T OT Eth kTvir GM�2 ∼ 3N r� con N numero totale di particelle nella stella. M★ = m N dove m è la massa media delle particelle. A. Marconi Fondamenti di Astrofisica (2010/2011) 27 Il teorema del viriale Se il gas è fatto di solo H, ad 1 protone corrisponde un elettrone ovvero � mp + me 1 me m̄ = = mp 1 + 2 2 mp � 1 � mp 2 poiché me/mp ~ 1/2000. Sostituendo per N si ottiene infine kTvir GM� mp ∼ 6r� Nel caso del Sole kTvir⊙ ∼ 5.4 × 10−10 erg = 0.34 keV con k = 1.4 × 10-16 erg K-1 si ha Tvir⊙ ∼ 4 × 106 K si ricorda che questa è una temperatura media (viriale) della struttura stellare ed è ovviamente diversa dalla temperature superficiali stimate dagli spettri stellari e che si utilizzano per ottenere la luminosità della stella con la formula del corpo nero. Come vedremo più avanti, a temperature di questo ordine di grandezza possono aver luogo le reazioni di fusione termonucleare. A. Marconi Fondamenti di Astrofisica (2010/2011) 28