SoCIETA GLoBALE Rossi, 1973, pp.62-63, corsivo

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SoCIETA GLoBALE
SoCIETA INDUSTRIALE
I
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ne. l1ideologia della società industriale avanzata (Boston 1964), Torino 19912.
W.S. ALLEN, Come si diventa nazisti. Sforà di una piccola città 1930-
scono una struttura in temporaneo
equilibrio che conferisce una forma
particÒlare a ciascun elemento o pia-
SoctErÀ lNDUsrnrAr.E
stata coniata con un anticipo di un se-
(fr. société industrielle; ingl. industrial society; sp. sociedad industrial;
colo e mezzo rispetto all'epoca in
J935 (Chicago 1965), Torino 1968.
no, il quale retroagisce dialettica-
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U. CennoNr, Teoria della società di
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Ied. industrielle Gesellschaft o lndu-
mente sulla struttura dell'insieme.
ll concetto di S. globale è più comprensivo di quello, d'origine marxiana,
di formazione econom ico-soci a le (v.) ;
al quale l'apparenta peraltro l'idea che
le S. globali si dispongano in una se-
sffiese//schaft).
quenza storica relativamente unitaria, che nell'opera di Gurvitch inizia
con sei tipi di socletà storiche (le teocrazie carismatiche, le società patriarcali, le società feudali, le città-stato
in procinto di diventare imperi, le so-
J.R. BerurcER, Toward an 1ld New Paradigm. The Half-Century F I i rtation
with Max Society, in
Opinion
piani in profondità (valutata in base alla difficoltà di osservazione), costitui-
B. lJespressione S. industriale
{
A.
palla metà del Novecento que-
sìfdecchia espressione viene prevalentemente' im piegata per caratterizzare una società (v.) entro la quale,
indipendentemente dalla forma di go-
cietà dell'assolutismo illuminato, le so-
verno, i più importanti rapporti e relazioni sociali (v.), la stratificazione
socrale (v.), le principali istituzioni (v.)
economiche e politiche, le forme del
potere (v.) e del dominio (v.),la cultura (v.) materiale e non materiale,
sono condizionati e improntati, più
SocrETÀ GLoBALE
cietà democratico-liberali corrispon-
che da ogni altro fattore, diretta-
globale; ingl. global society; sp. sociedad global;ted. globale
Gesellschaft).
denti al capitalismo conconenziale sviluppato), mentre contempla quattro tipi di S. globali in lotta nel presente, os-
, À Questa espressione,
mente e indirettamente, dalla presenza e dall'attività dell'industria (v.),
dallo sviluppo delle aziende (v.) indu-
sia la società dirigista corrispondente
striali, dal lavoro fu.) nelle fabbriche. Più di recente, si è venuto pre-
"Pu51;6
Quarterly", Ll (4), 1987.
G. Gtt-t, La teoria della società di
massa. Contesti, problem i, attualità,
Napoli 1990.
(tr. société
che acquista
un significato pieno e definito solamen-
al capitalismo maturo, Ia società fasci-
te nel quadro della teoria della società di Georges Gurvitch, vuol denotare
sta su basi tecnico-burocratiche, la so-
con enfasi particolare, in contrasto con
l'inclinazione di gran parte della socio-
lo statalismo collettivista, infine la
società pianificata secondo i principi
del collettivlsmo pluralista (Gurvitch,
19632). Ciascuna di queste S. globali presenta forme specifiche di determinismo socra/e (v.).
logia del Novecento, il carattere organico di ogni società (v.) storicamente
determinata, owero il fatto che tutte le
strutture sociali e culturali, le pulsio-
cietà pianifieata secondo i principi del-
ni motivazionali, i valori, i tipi di
BtartoeRerra.
gruppo (v.), di c/asse sociale (v.), di associazione (v.), le forme della sociabilità (v.), i ruoli, i modelli di comporta-
G. GunvtrcH, Déterm
in i
smes soci aux
et liberté humaine. Vers l'étude sociologique des cheminements de la
tj i predetti carateri.
è
cui si è poi diffusa nella sociologia europea e nordamericana, assumendo
un significato assai differente da quello originario. Saint-Simon chiamava
S. industriali - conforme a un uso limitativo, allora assai comune, del termine socletà (v., B) i gruppi, le
collettività, le associazioni di .industriali", cioè di coloro che svolgevano
in qualunque campo, anche intellettuale (la rivista che egli pubblicò tra
-
il 1816 e il 1818 aveva appunto
nome «llindustrie littéraire et scienti-
fique"), un'attività produttiva, i lavoratori nel senso più generale. Una
nazione, in "l'insieme di tutti coloro
che lavorano in un paese, costituisco=
no una grande società industriale la
quale abbraccia tutte le società industriali comprese entro i confini del
paese. llinsieme di tutti coloro che la-
cisando che altri caratteri salienti che
una società dovrebbe manifestare per
vorano nel mondo costituisce an-
poterla correttamente definire «industriale" sono: a) la maggior parte
(assoluta o relativa) delle forze di la-
le" (saint-simon, 1816; ver. it. in
Rossi, 1973, pp.62-63, corsivo
voro sono occupate nel settore industriale o «secondario», secondo la terminologia introdotta da Colin Clark;
b) la maggior quota relativa del red-
dito nazionale è prodotta dall'industria; c) i processi di accumulazione
(v. ) operano prevalentemente attra-
ch'esso una grande società industria-
nostro). Negli stessi anni, sulla stessa rivista, Comte attribuiva all'espressione S. industriale il significato alquanto più ampio di complesso di coloro che producono qualcosa di utile
- equivalente alla "grande, società di
Saint-Simon (Comte, 1817, ora in
Rossi, 1973, p. 116 sgg.).
SoCTETA INDUSTRIALE
SoCIETÀ POST-INDUSTRIALE
{
e quelle socialiste intercorre una diffe-
1959.
K. KUMAR, Prophecy and Progress.The
ogni altro predicato. Ciò vale anche per
espressioni come uS. capitalista, o
"S.
socialistar". La Russia del 1918 e la polonia del 1946 erano società socialiste,
ma non erano S. industriali; dire che in
seguito lo sono diventate non le rendeva meno
"socialiste", ma aggiun-
ì
tì.
"lndustriegesellschaft".
C. KERR, The Futureof lndustrial Socleties. Convergence or Conti nu ing
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P FLoRA, F, KRAUS e W. PFENNING, IhC
te s.M. 1987.
a
almeno in tutti quei casi in cui
T.W ADoRNo, Tardo capitalisrno o so-
essa implica che con l'adozione di
una costituzione socialista le classi
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Capitalist Economies, vol. ll di State, Economy and SocietY in We-
NOSKE,
sche Zeitschrift fùr Philosophie', ll,
-
M.O.
D.
la loro struttura. Quanto al posto che
spetta alla lotta di classe come fattore
della dinamica sociale, è proprio la
sono automaticamente soppresse.
BreLrocRRrrR.
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geva una certa informazione intomo al-
dizione "S. socialista" che tende
\
and Diver-
INKELES, Convergence
ATnR, B. Hoururn e Z. SUDA, Direc-
alto da rendere superfluo o scorretto
ii'
,t.
ll
A.
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contenuto informativo sia tal mente
ii:
sociotogia
l'espressione S. industriale come definizione esaustiva dei caratteri più qualificanti di una società è certo un errotace molti altri. Ma lo stesso può dirsi
di qualsiasi altra espressione che predichi i caratteri di una società: semplicemente non ne esiste alcuna il cui
fi'ì
di
(4 voll., Londra 1876-1896), Torino
re: essa descrive alcuni caratteri, ma ne
.::
,;i
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renza qualitativa radicale. Usare
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Critical Look at the State of a Theo-
stern Europe
1
I
1 5- 1
97
5, Francofor-
dotia dal settore terziario; i rapporti po'
litici ed economici, le relazìoni sociali, la cultura appaiono assai meno condizionati o improntati dall'attività, dal
potere, dai valori dell'azienda industriale e dei soggetti storici che vi si confrontano, imprenditorl e dirigenti da un
lato, operai dall'altro. Al tempo stesso si recuperano in tali società relazioni, valori e modelli di vita pre-industriali e si sviluppano relazioni, valori e mo-
delli di vita nuovi; si osserva una fortissima espansione degli strati intermedi; la scienza (v.) diventa esplicitamente fattore di produzione e fondamento del potere (v.).
B. Esistono non meno di tre diver-
se varianti del concetto di S. postindustriale, sebbene quella resa con
qualche emendamento sub A sia la
più diffusa. Per Robert Jungk, uno
studioso del futuro che già si va concretando nel presente, sono da definire post-industriali quelle società; o
quei settori di società, che avendo co-
(fr. société post-industriel/e; ingl.
post- i nd ustri a I soci ety ; sp. sociedad
post-i nd ustrial ; ted. posti nd ustriel le
minciato a sperimentare in proprio o
o aach i nd u stri el I e Gese I I sch aft).
osservato in altre i guasti recati dal sistema industriale - dalla dilapidazione delle risorse al consumo ostensi-
fi)5pressione
vo, dall'inquinamento ambientale
ry, in oComparative Studies in Society and History", Xl (1), 1969.
A.G. Mrvrn, Theories of Convergence,
in C. JoHNSoN (a cura di), Change in
nel l'uso verper descrivere quelle società in cui la maggioranza
relativa o assoluta delle forze di lavoro, con il concorso dell'automazione
(v.) che ne ha enormemente accresciu-
Communrst Systems, Stanford
to la produttività pro-capite, non
tentare di elaborare valori e modi di
vivere alternativi, fondati sulla democraziadi base, l'eliminazione della bu-
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L982.
1
entrata
rblf,tinu degli anni '60
è
p,iù occupata nell'industria, come avviene nella società industriale (v.),
all' al ienazione (v.) e all'inaridimento
della creatività e del senso morale
-
mostrano di voler porre da Parte
i
valori e i modi di vivere e di produrre caratteristici dell'industrialismo, per
sebbene il volume della produzione
di beni rimanga molto alto; la maggior
rocrazia, lo svi luppo d i forme organizzative semplici e autonome e comunque limitate agli ambiti in cui I'orga-
parte del reddito nazionale è pure pro-
nizzazione è indispensa bile, I'uso
bensì nel settore dei servizi o terziario,
r-1
r.'-dnl
i ilr É-J ,/
Sraro, soctoLoGIA
SrerrcA socrALE
DELLo
{
l'americano Lester F. Ward considerava la S. sociale lo studio dei processi di invenzione e di costruzione
delle strutture sociali, cioè dei modi in
cui viene stabilito, in parte per sviluppi spontanei, ma in parte notevole con azioni deliberate, soprattutto
nell'età moderna, un ordine sociale (v.
ORcnuzzRzont socrALE). Sempre nel
significato di studio dei principi
o
processi o forze che
"tengono insieme" la società, favorendone la coesione e la riproduzione, l'espressione S.
sociale è stata impiegata anche da
alcuni sociologi del primo tezo del Ne
vecento, come il rumeno A.D. Xenopol
(La Theorie de l' H istoi re, 1908), il tedesco Franz Oppenheimer (che contrappose la S. sociale alla "cinetica"
nel System der Soziologie, vol. l, Jena L92il,lo scozzese R. M. Maclver
(Society, New York 1931).
Sociologi di lingua francese della
metà del Novecento hanno invece
usato l'espressione S. sociale in senso più formalistico, come studio degli
aspetti strutturali costanti delle società, owero del tipo di collettività che le
compongono. Per il belga Haesaert, la
"statica [.. .] descrive le forme tipiche
di socialità tal quali esse si presen-
tano una volta costituite e nello stato di compiutezza verso cui tendono
ad al quale ritornano quando ne siano scostate. Essa non si occupa del
modo in cui queste si sviluppano,
cambiano e si disperdono sotto la
pressione delle forze che le muovono" (Haesaert, 1956, p, 39 seg.). Più
complessa la definizione del Bouthoul, che usa come sinonimi di S. sociale usociologia statica, e «anatomia
sociale", comprendendovi lo studio
degli elementi essenziali che si ritrovano in tutte le società, con importanza variabile a seconda delle epoche
(funzioni, agenti dellediverse funzioni, idee fondamentali); la descrizione
delle principali strutture, e dei rapporti tra strutture, materiali e rappresentazioni còllettive; infine la determinazione dei t4oi di gruppo e di società
a seconda dei caratteri esterni e delle mentalità (Bouthoul, 19492, vol. l,
pp. 88-89).
Nella sociologia contemporanea il
concetto di S. sociale appare complessivamente in disuso, sebbene molti lavori che trattano di strutture sociali tocchino temi analoghi a quelli compresi un tempo sotto la voce S. sociale.
Srero, socloroctA DELrro
(fr. sociologie de l'étati ingl. sociology of the state; sp. sociologia de
logtado ; ted. Staatssoz iologie).
/ a.)Fatto riferimento allo S. nella
ffipia
veste di massimo ordinamen-
to normativo (giuridico) di una società, e di apparato legislativo, ammi-
nistrativo, giudiziario e militare che
detto ordinamento elabora, impone
coattivamente alla popolazione, seppure sulla base di un minimo di consenso (v.), e difende se necessario con
l'uso della foza, di cui si riserva il monopolio per legge, sia ciò considerato
legittimo o meno dalla maggioranza
della popolazione, la sociologia dello S. studia le relazioni osservabili
in società ed epoche differenti tra co-
BIBLIoGRAFIA.
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forma di governo in cui si cohcretano,
la loro articolazione interna, il loro
funzionamento normale e patologico,
il loro sviluppo e declino, le trasformazioni più o meno radicali che subiscono con il tempo, da un lato; e,
dall'altro, lo stadio di sviluppo della
for m a zi one econom i co-soc i a I e (v.)
che caratterizza la società osservata, i suoi rapporti con altre formazioni in ascesa o in declino, il tipo e
il grado di sviluppo economico (v.) e
tecnologico, con riguardo anche alle
differenze territoriali e regionali di esso; le forme e il livello dell'accumulazione (v.), i meccanismi di appropriazione e distribuzione del surplus
(v.); la stratificazione sociale e i rapporti tra le c/assl dominanti (v.) e le
classi subalterne; la distribuzione del
potere (v.) economico e politico; la
1850. Cfr. anche lntroduzione allo
studio della sociologia (Londra
1873), Milano 1881.
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struttura del sistema politico, con par-
ticolare riguardo alla natura e alla
composizione dei partiti (v.) e ai mec-
canismi di selezione, cooptazione,
elezione dei politici di professione
(v.); i rapporti di sovraordinazione o
di subordinazione, di alleanza o di
conflitto con altre società.
B. Nel parlare comune, anche se in
un contesto politico, il termine S. è
spesso usato per denotare l'insieme
di una società, cioè una data popolazione con i suoi organi di governo
che occupa un territorio delimitato da
cui sono escluse altre popolazioni.
ln questo senso.,si parla di "S. europei», «1'1gsvi stati africani", «uno S.
come la Francia" ecc. Si tratta di un
uso assai antico, se è vero che proprio in tale accezione il termine ricorre più volte nelle primissime pagine
del Principe di Machiavelli (1513).
Dato che tende a fare tutt'uno di società e S., codesta accezione del
termine è però pressoché irrilevante
dal punto di vista sociologico.
Le definizioni di S. che si possono
considerare propria mente sociologiche,
in quanto implicano che lo S. è una
parte della società la cui natura, contenuto e forma variano in rapporto con
altre parti, in certi casi ponendosi nei
loro confronti come variabile dipendente, in altri come variabile indipendente, ricadono in due gruppi distinti, ma
paaialmente sovrapponentisi, a seconda che accentuino la connotazione del-
lo S. in base alle funziani che svolge,
qppure in base alle strutture sociali
in cui si rcalizza. Entro il gruppo delle
definizioni "funzionali", assai note e discusse nella letteratura sociologica e
potitica sono quelle che presentano lo
r",
r.t*
ilJr.;
1
CulruRA E PERSoNaT-rrÀ
DEMoCRAzIA
cetto di mutazione biologica di De
Al.Vv., Proceedings of the Twenty-
Vries) come nuova combinazione di
componenti genotipiche (distribuite
nella popoiazione secondo una curva normale) e fenotipiche (acquisite:
v. GrNolrpo E FENolPo); (b) la percezione da parte dei genitori delle richieste provenienti dall'ambiente sociale, sotto forma di valori, norme,
aspettazioni di ruolo, e il modo in
cui, basandosi sui mutamenti percepiti, essi orientano la socializzazione
dei figli; (c) la diffusione di criteri
culturali per orientare la selezione di
certi tratti «varianti» della personalità, tramite la eliminazione di alcuni,
pressioni per mutarne altri, rattorzamento di quelli considerati appropriati; (d) i meccanismi sociali che a diversi livelli attuano la funzione di se-
Third lnternational Congress of Ame-
lezione, moltlplicando tendenzialmen-
te le varianti della personalità che
sono valutate positivamente e diminuendo quelle che sono invece oggetto di valutazioni negative. Un modello di questo tipo esce certamente dai
limiti di quelli che lo hanno precedu-
to, ma accresce l'esigenza di compiere rilevazioni empiriche su larga
scala di fenomeni la cui osservazione e misurazione è particolarmente ar-
dua, come la percezione che i genitori hanno delle "domande" dell'ambiente esterno e il modo in cui essa re-
almente controlla la socializzazione.
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o dei ricchi (plutocrazia), o di una pic-
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ed esercitato dal dernos, cioè dal cor-
d gt&oc ra c i a
; ted.
De m o k ra ti
d.
fll"lForma di soverno di una colletfu'rd, cne può-essere vasta quanto
una sooietà, oppure limitata quanto
una comunità locale, un'associazione
politica, una unità produttiva, in base alla quale la totalità dei membri ha
il diritto e la possibilità oggettiva di intervenire nelle decisioni di maggior rilev anza col leitiva o d i retta mente,
esprimendo di presenza la propria volontà, o indirettamente, attraverso rappresentanti liberamente eletti con il
cola minoranza perpetuantesi per cooptazione (oligarchia), o della plebe
(oclocrazia). Con il declino delle cittàstato greche, che furono le prime specificazioni storiche di una D. relativamente avanzata, anche se circoscritta
ai cittadini, cioè a coloro che erano nati entro i confini dello Stato, il concetto di D. scomparve dai testi del pensiero politico, per ricomparirvi solamente all'epoca dell'illuminismo.
voto di tutti; dove non esistono distinzioni e privilegi sociali di carattere giuridico, e tutti sono soggetti alle stesse norme che hanno contribuito a ela-
borare. Con lo stesso nome viene
designata la dottrina o l'ideologia
che elabora i valori e gli argomenti per
legittimare sul piano etico e pratico ta-
le forma di governo. Per estensione,
sono dette D. le società in cui si crede prevalgano in via di fatto o di principio la maggior parte dei requisiti an-
zidetti (v Srnro, soctoloclA DELLo).
B. La parola D. ha avuto origine in
Grecia, nel V secolo a.C. I classici del
pensiero politico greco, in primo luogo Aristotele, la usarono per designa-
I
La forma di governo democratjca
non ammette distinzioni e privilegi sociali
di carattere giuridico; tutll sono soggetfl
alle stesse norme
che hanno contribuito a elaborare.
("La Democrazia incorona il popolo ateniese",
M useò d el l' Ag,orà, Atene)
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