LA GRANDE GUERRA 1915 - 1918
1. IL CLIMA IN EUROPA
L’intera storia dell’Europa dalla fine dell’800 al 1914, contraddistinta da un crescente clima
nazionalistico e militaristico, è carica di tensioni attribuibili, in particolar modo, alla grande rivalità
tra Francia e Germania e tra Russia e Austria, rivalità che nessun tentativo diplomatico era riuscito
in quegli anni a sanare.
Una delle regioni più instabili, tuttavia, sia politicamente che militarmente, era costituita dall’area
balcanica, il vasto territorio peninsulare, in cui popoli diversi per lingua, etnia, religione erano
tenuti insieme forzatamente all’interno dell’Impero Ottomano. Apparteneva a quest’area lo
Stretto dei Dardanelli, da sempre pomo della discordia tra le potenze europee, perché importante
via di comunicazione tra il mondo balcanico e il Mediterraneo. Quest’area era, dunque, sotto la
diretta influenza dell’Impero Ottomano, ma nei primi anni del secolo, la grave crisi dell’Impero, al
cui interno si moltiplicarono vari movimenti nazionalistici antiturchi, aprì la strada ad una
completa trasformazione del paese. Di questa crisi approfittarono:

l’Austria per annettersi la Bosnia-Erzegovina

la Bulgaria che si proclamò regno indipendente
L’Impero Ottomano s’indebolì progressivamente dal 1908 al 1914, perdendo un terzo dei suoi
territori: la Serbia, la Bulgaria, il Montenegro e la Grecia, che costituirono la Lega Balcanica.
Nel 1912 - ’13 scoppiano nell’area balcanica due guerre. La prima oppose la Lega Balcanica
all’Impero Ottomano, per la conquista della Macedonia; la seconda vide la Serbia schierarsi contro
gli stessi suoi alleati della lega, per una diversa spartizione della Macedonia, precedentemente
strappata all’Impero turco. Le guerre balcaniche ebbero come conseguenze:

la Serbia molto rafforzata, quale vincitrice di entrambi i conflitti

la Turchia, ossia l’Impero Ottomano, sconfitta e quasi fuori dall’Europa

la Bulgaria sconfitta e ridimensionata

Austria e Germania sconfitte diplomaticamente, avendo appoggiato i paesi perdenti, cioè la
Bulgaria e la Turchia
2. LE CAUSE
In questo clima politico ed ideologico si formarono le ragioni dello scoppio della Prima guerra
mondiale. L’episodio scatenante fu l’uccisione dell’erede al trono austro-ungarico nell’attentato di
Sarajevo, ma le motivazioni che portarono al grande conflitto erano molteplici:
 Ragioni di carattere politico: gli stati europei erano in forte contrasto tra loro per le rispettive
mire imperialistiche e nazionalistiche:
Nota
Durante l’Ottocento si afferma una forma di nazionalismo di tipo democratico–patriottico. Il concetto di nazione è
legato all’idea di “comunità individuata da unità linguistica, storica e culturale”, espressione della volontà di un
popolo che si batte per la difesa o il raggiungimento degli ideali civili e politici. Nel passaggio tra l’Ottocento e il
Novecento, il significato di nazione si complica ed acquista anche connotati etnico-razziali. Il nazionalismo si
esprime spesso in forme esasperate, tendenti all’esaltazione della superiorità della propria nazione e
all’acquisizione di una sempre maggiore potenza rispetto alle altre.
Parallelamente all’affermazione dei nazionalismi più esasperati, inizia la colonizzazione militare e economica di
tutti i territori ancora disponibili del mondo. Si tratta di una politica fortemente aggressiva, con la quale ogni
nazione europea cercò di superare tutte le altre nella conquista di questi nuovi territori. Questa fase del
colonialismo fu chiamata imperialismo, perché ogni grande potenza voleva creare un proprio impero coloniale.
L’Italia voleva completare il processo di unificazione con l’annessione di Trento e Trieste,
che erano ancora sotto il dominio dell’Impero Austro - ungarico.
La Francia mirava all’acquisizione dell’Alsazia e della Lorena, regioni che aveva perso nel
conflitto con la Germania del 1870-’71, ricche di giacimenti minerari. La sconfitta in questa
guerra aveva alimentato un forte sentimento antitedesco, ulteriormente accresciuto dalle
tensioni che si erano create con la Germania per la politica espansionistica in Africa, in
relazione alla zona del Marocco.
Austria e Russia rivaleggiavano nell’obiettivo di conquistare la zona balcanica, per garantirsi
uno sbocco sul Mediterraneo.
L’Inghilterra, indiscussa potenza dominante alla fine del XIX secolo, vedeva vacillare la sua
supremazia per l’affacciarsi, sugli scenari politici ed economici europei, della Germania,
nazione emergente con forti ambizioni espansionistiche.
La Germania, con il suo rapido sviluppo economico, coltivava l’ambizioso obiettivo di
sottomettere al suo controllo i sistemi economici dell’Europa centrale attraverso una
politica fortemente aggressiva.
Questa situazione aveva determinato in Europa la formazione di due schieramenti contrapposti di
alleanze: la Triplice Alleanza, formata da Austria, Germania, Italia nel 1882, e la Triplice Intesa,
formata da Francia, Gran Bretagna, Russia nel 1907.
-

Ragioni di carattere militare: negli anni precedenti la guerra, in piena età imperialistica, tutte le
nazioni attuarono una corsa agli armamenti. La rivalità tra le potenze alimentò la politica
militaristica volta a garantire la sicurezza attraverso la formazione di colossali eserciti
permanenti.

Ragioni di carattere economico: le forze economiche dei Paesi valutavano positivamente gli
effetti della corsa agli armamenti per l’impulso che essa dava e avrebbe dato all’industria
pesante, leggera e alimentare. Per le economie dei singoli stati, la guerra rappresentava una
consistente fonte di guadagni, perché ogni conflitto richiedeva la produzione di navi, armi,
divise, e l’approvvigionamento di viveri. Inoltre un’eventuale guerra avrebbe difeso gli interessi
commerciali della grande borghesia industriale, legati agli imperi coloniali che stava creando o
aveva già formato.

Ragioni di carattere culturale: in tutta Europa si erano affermate ormai le ideologie
imperialistiche e nazionalistiche, basate sulla convinzione che alcuni stati sono più forti di altri.
La guerra veniva presentata come una vera e propria “missione di civiltà”, utile al progresso
dell’uomo. Molti giovani si lasciarono coinvolgere e ci fu una corsa al reclutamento militare.
Nota
Per la prima volta la propaganda utilizzò come tecniche persuasive anche le immagini. E’ famoso il richiamo alle
armi del ministro della guerra britannico Lord Kichener: “Il tuo re e la tua patria hanno bisogno di te, tu sei l’uomo
che io voglio” che venne diffuso insieme alle immagini.
3. LO SCOPPIO DELLA GUERRA
Il 28 giugno 1914 furono uccisi a Sarajevo, in Bosnia, l’arciduca Francesco Ferdinando, erede al
trono austro-ungarico, e sua moglie Sofia. L’attentato, avvenuto in territorio austriaco, era l’atto
estremo dell’agitazione nazionalistica serba contro l’Austria. L’attentatore, lo studente serbobosniaco Gavrilo Princip, eseguì il mandato di un’associazione segreta, la Mano nera.
Il governo austriaco decise di trasformare l’incidente in un’occasione per attaccare la Serbia e la
Germania diede il suo appoggio. L’Austria rivolse un ultimatum durissimo alla Serbia,
imponendole di reprimere, al suo interno, qualsiasi propaganda antiaustriaca e di punire in modo
esemplare i colpevoli. Si trattava di una grave ingerenza nella sovranità serba e Belgrado
parzialmente rifiutò l’aut aut. Dal suo canto, l’Austria non era disponibile ad alcun compromesso,
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mobilitò l’esercito, ruppe le relazioni diplomatiche con la Serbia e il 28 luglio 1914 attaccò la
Serbia. Gli Austriaci non avevano l’intenzione di provocare un conflitto che coinvolgesse altri stati,
ma immediatamente, contrariamente alle loro previsioni, scattò il sistema delle alleanze: la
Triplice Intesa con Francia, Gran Bretagna, Russia, si schierò in difesa della Serbia; nella Triplice
Alleanza, la Germania affiancò l’Austria, ma l’Italia decise di dichiararsi neutrale.
4. LA PRIMA FASE DELLA GUERRA: 1914 – 1915
Tutte le potenze in lotta basarono i propri piani strategici e le conseguenti azioni sul
convincimento che la guerra sarebbe stata di breve durata, una guerra - lampo. La Germania, che
aveva l’esercito più qualificato, con un corpo scelto di ufficiali, truppe ben addestrate e
disciplinate, armamenti avanzati tecnologicamente, fondò la sua azione bellica su un piano
militare che prevedeva di concludere la guerra europea tenendo fuori l’Inghilterra e di schiacciare
in 2 o 3 mesi prima la Francia poi la Russia. Era il cosiddetto piano Schlieffen, dall’omonimo capo di
stato maggiore.
Il 3 agosto 1914 l’esercito tedesco, guidato dal generale Helmut von Molte, violando la neutralità
del Belgio, puntò su Parigi. Immediatamente la Russia che, secondo i tedeschi non avrebbe dovuto
essere pronta ad entrare in guerra, si diresse invece verso la Germania e penetrò in Prussia
orientale. La Germania fu inevitabilmente costretta a ritirare una parte delle truppe dal fronte
francese per contrastare l’esercito russo sul nuovo fronte orientale che si era venuto a creare. I
Tedeschi sconfissero ripetutamente i russi nelle battaglie di Tannemberg e dei Laghi Masuri
Con il fronte occidentale così sguarnito e, di conseguenza, indebolito, i Francesi, sotto il comando
del maresciallo Joseph Joffre, il 6 settembre 1914, con la battaglia della Marna, riuscirono a
resistere e a far arretrare l’esercito tedesco.
Il piano di una guerra di movimento, la guerra lampo, era fallito e iniziava la lunga guerra di
logoramento: lungo il confine franco – tedesco, il fronte occidentale, e lungo il confine russo, il
fronte orientale, furono costruite estese linee di trincea e gli eserciti iniziarono a combattere non
per avanzare, ma per mantenere le posizioni.
Una nuova sconfitta degli Austriaci da parte dei Russi spinge Austriaci e Tedeschi ad una nuova
offensiva contro la Russia a oriente nel maggio 1915. I Russi furono ripetutamente battuti dalle
truppe austro-tedesche, che sfondarono il fronte dei Carpazi e occuparono la Polonia e le province
baltiche.
5. IL DIBATTITO IN ITALIA TRA NEUTRALISTI E
INTERVENTISTI. L’INTERVENTO IN GUERRA.
La dichiarazione di neutralità dell’Italia venne giustificata dal governo italiano, con a capo Antonio
Salandra, con il mancato rispetto delle clausole dell’alleanza: gli alleati non avevano consultato
l’Italia prima di dichiarare la guerra e l’intervento era offensivo e non difensivo, pertanto non
rispettava le clausole dell’accordo della Triplice Alleanza. Inoltre l’Alleanza prevedeva compensi
territoriali per l’Italia in caso di espansione austriaca nei Balcani, ma l’Austria comunicò che la
clausola sarebbe stata applicata solo se l’Italia fosse intervenuta in guerra al suo fianco.
Mentre l’Europa era scossa dalle prime fasi della guerra, in Italia si scatenava un dibattito interno
su neutralità ed intervento, che coinvolse non solo le forze politiche e il Parlamento, ma tutta
l’opinione pubblica. In sintesi si formarono due schieramenti trasversali, in cui le posizioni
neutraliste o interventiste non erano ideologicamente legate a posizioni di destra o di sinistra:
 I Neutralisti:
- I socialisti condannavano la guerra imperialista e combattuta per gli interessi del
capitalismo. Esprimevano così la posizione degli operai e dei contadini italiani che si
ritenevano totalmente estranei al conflitto.
- I cattolici, pacifisti e neutralisti per ragioni ideologiche e umanitarie, manifestavano anche
un’opposizione alla guerra vista come evento in cui si esprimeva un atteggiamento
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eccessivamente legato alla “modernità”. Inoltre mostravano un’aperta simpatia per
l’Austria, paese cattolico.
- I liberali giolittiani temevano l’intervento per la scarsa preparazione militare italiana. Erano
anche convinti che l’Austria, alla fine, avrebbe ricompensato la neutralità dell’Italia,
concedendole dei territori.
 Gli Interventisti:
- I nazionalisti, tra cui Benito Mussolini (espulso per questo dal partito socialista), con mire
imperialistiche, consideravano la guerra il mezzo per disciplinare il paese, per rafforzare in
maniera autoritaria il governo e eliminare qualsiasi pretesa riformistica o di egualitarismo
sociale. Tra i nazionalisti, D’Annunzio, i futuristi, intellettuali come Giovanni Papini,
esaltavano la guerra come forza depuratrice, sola “igiene del mondo”.
- Gli irredentisti voolevano il completamento dell’unificazione con i territori trentini e della
Venezia Giulia, le terre irredente (l’Irredentismo è il movimento politico che si propone di
riunire alla madrepatria terre che per lingua e per cultura sono ad essa legate e che
politicamente sono soggette ad uno stato straniero).
- I sindacalisti rivoluzionari ritenevano la partecipazione alla guerra l’occasione per
scatenare la rivoluzione degli operai contro le nazioni plutocratiche
- La corte, l’esercito e i liberali conservatori vedevano nella guerra un’occasione per
rafforzare il ruolo internazionale dell’Italia
- Alcuni industriali consideravano la partecipazione del paese alla guerra la giusta
opportunità per dare slancio allo sviluppo industriale
- I socialisti riformisti volevano entrare in guerra schierandosi con l’Intesa contro l’Austria,
per completare il percorso risorgimentale e giungere alla costituzione di un’Italia
repubblicana
In generale le forze favorevoli all’intervento erano convinte dell’impossibilità di schierarsi a fianco
dell’Austria, ma la grande maggioranza del Parlamento e del paese era contraria all’intervento in
guerra. Gli interventisti decisero di ricorrere alle manifestazioni di piazza per far sentire
perentoriamente la propria voce. Senza dubbio “le radiose giornate di maggio”, la mobilitazione
interventista con cui D’annunzio accese gli animi della folla alla guerra, e la propaganda portata
avanti da Mussolini sul nuovo giornale da lui fondato, Il Popolo d’Italia, incisero sull’opinione
pubblica, ma il passaggio dalla neutralità all’intervento venne deciso al di fuori della piazza e del
Parlamento, dal governo e dalla corte. Gli interessi dell’Italia la spinsero all’alleanza con le potenze
dell’Intesa.
Il 26 aprile 1915 venne firmato a Londra un trattato, il Patto di Londra, che rimase segreto fino al
1917, in base al quale l’Italia si impegnava a entrare in guerra entro un mese dalla firma. Il Patto di
Londra prevedeva due clausole importanti:
 l’annessione all’Italia delle terre ancora soggette all’Austria
 l’estensione del dominio italiano su territori non italiani
ed altre generiche:
 alcuni compensi coloniali
 grandi crediti da parte della Gran Bretagna
Il 23 maggio 1915 l’Italia inviò un ultimatum all’Austria e il 24 maggio 1915 entrò in guerra contro
l’Austria.
Il fronte italiano contro gli Austriaci, detto anche fronte del Carso, fu realizzato sul fiume Isonzo,
dove si svilupparono, nel corso della guerra, 11 durissime e sanguinose battaglie. L’esercito
italiano, impreparato e male equipaggiato, era sotto il comando del generale Cadorna, che non
riuscì a raggiungere nessun risultato significativo.
L’intervento dell’Italia in guerra ad ogni modo alleggerì il fronte russo, che riuscì a mantenere le
sue posizioni. Anche sul fronte occidentale le posizioni restarono immutate, nonostante alcune
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offensive che l’esercito francese tentò nei confronti di quello tedesco. Nell’area balcanica la
Bulgaria entrò in guerra a fianco degli Imperi centrali e invase la Serbia.
Il 1915 si concluse con un bilancio relativamente positivo per gli Imperi centrali che avevano
riscosso alcuni successi, ma che, tuttavia, iniziavano a risentire della durata della guerra e
dell’azione intrapresa dall’Inghilterra, che nei primi mesi dell’anno aveva imposto alla Germania un
blocco navale.
6. LA SECONDA FASE DELLA GUERRA: IL 1916
Il 1916 si aprì con una massiccia offensiva delle forze tedesche per tentare lo sfondamento
del fronte francese: il 21 febbraio 1916 i Tedeschi attaccarono Verdun, una zona fortificata sul
fiume Mosa, ma i Francesi riuscirono a tenere le linee aprendo un fronte sul fiume Somme. Le
forze congiunte degli Inglesi e dei Francesi impegnarono i contingenti tedeschi nella battaglia della
Somme (luglio – novembre 1916), salvando così Verdun.
Nota
Per la prima volta in una guerra sono usati i carri armati. Verdun, con un milione di morti nei due fronti, è stata
definita dagli storici “la macchina tritacarne”, diventando il simbolo della resistenza francese
La battaglia della Somme viene ricordata nella storia dell’esercito britannico come la più
sanguinosa, ma la grande offensiva tedesca si chiuse con un sostanziale insuccesso: un ufficiale
tedesco ne parlò come la fangosa tomba dell’esercito tedesco.
Nel frattempo nel maggio del 1916 l’Austria pensò di liquidare l’Italia con una spedizione punitiva,
la Strafexpedition, per aver tradito la Triplice Alleanza. Si trattò di un attacco più che imponente:
centoventicinque battaglioni austriaci e 2000 cannoni irruppero sul fronte del Carso. Gli Italiani si
trovarono in gravissima difficoltà e riuscirono a resistere solo grazie ai rinforzi che giunsero dagli
altri fronti in loro aiuto. Quando gli Austriaci furono attaccati alle spalle dai Russi che irruppero
nelle loro linee, arrivando fino ai Carpazi, la pressione sul fronte italiano diminuì. Gli Italiani
riuscirono non solo a contenere gli attacchi dell’Austria, ma organizzarono una controffensiva che
li portò alla conquista di Gorizia (agosto 1916).
L’Inghilterra, intanto, interveniva in guerra anche con il controllo del mare: la flotta britannica
continuava a mantenere contro la Germania il blocco economico, per impedire i rifornimenti via
mare, provocando serie difficoltà al nemico. La flotta tedesca sfidò allora quella inglese nella
battaglia navale dello Jutland nel maggio del 1916, nell’intento di spezzare la situazione di stallo
almeno sui mari, ma non riuscì a sconfiggere l’Inghilterra e a scalfire la sua condizione di
supremazia sul mare.
In sostanza anche il 1916 si concluse senza risultati decisivi. La guerra, che veniva combattuta
prevalentemente in trincea, era diventata lunga e dolorosa: una carneficina che non dava la
vittoria a nessuno schieramento. Negli stati impegnati iniziò a cambiare la posizione politica verso
la guerra e iniziarono a prendere vigore il pacifismo e l’antimperialismo socialista.
Nel dicembre 1916 Guglielmo II promosse un’azione di propaganda e propose la pace all’Intesa,
nel tentativo di non far imputare alla Germania la responsabilità della guerra. Le forze dell’Intesa
respinsero questo tentativo, ritenendo che l’unica soluzione possibile era la vittoria totale sugli
Imperi centrali.
7. LA TERZA FASE DELLA GUERRA: IL 1917
Il 1917 fu un anno decisivo per la Prima guerra mondiale. Dopo il fallito tentativo dell’imperatore
tedesco di giungere ad una soluzione diplomatica del conflitto, i Tedeschi cercarono una soluzione,
tentando di spezzare il blocco navale britannico. Diedero inizio così ad un’indiscriminata guerra
sottomarina. I sommergibili tedeschi non attaccavano solo le navi da guerra, ma anche le navi
mercantili e quelle per i passeggeri.
Appunti di storia – Classe 5^- Proff. Livia Dumontet e Anna Schettino
5
Nota
Già nel 1915 c’era stato lo scandaloso affondamento del transatlantico inglese Lusitania, che aveva causato la
morte di un migliaio di persone innocenti, di cui 128 americani. All’epoca dell’affondamento il governo
statunitense si era limitato a delle proteste
Il presidente degli Stati Uniti d’America, Woodrow Wilson, decise che era arrivato il momento di
fermare l’indegna campagna sottomarina dei Tedeschi e gli Stati Uniti entrarono in guerra il 6
aprile 1917 a fianco dell’Intesa. Wilson attribuì alla scelta americana di far valere il peso del
proprio intervento un significato ideologico: le nazioni europee di tradizione liberale, Francia e
Inghilterra, rischiavano di essere sconfitte e gli Stati Uniti, erigendosi a custodi e difensori dei
principi di democrazia e libertà, gravemente compromessi dalla politica egemonica tedesca,
avevano il dovere di salvaguardare tali principi. In realtà determinante fu anche la motivazione
economica: l’America era il maggior fornitore di materie prime e di prodotti lavorati di Francia e
Inghilterra e quei rifornimenti erano in pericolo per gli attacchi dei sommergibili tedeschi; inoltre i
grandi banchieri di Wall Street si preoccupavano che un’eventuale vittoria della Germania non
avrebbe consentito la restituzione dei grandi prestiti concessi dalle banche americane alla Francia
e all’Inghilterra.
L’altro evento fondamentale del 1917 fu il ritiro della Russia dal conflitto, dopo che con la
Rivoluzione di Ottobre era stato rovesciato lo zarismo. Il governo bolscevico ritenne che la Russia
non solo non era in grado militarmente di continuare la guerra ma era ideologicamente contrario
ad un conflitto a fianco delle nazioni plutocratiche.
Il ritiro della Russia consentì ai Tedeschi di spostare dal fronte orientale le truppe, che andarono a
rinforzare le azioni dell’esercito austriaco sul fronte italiano. L’Italia, già dissanguata dalla
sconsiderata tattica del generale Cadorna, che imponendo ai suoi soldati assalti frontali provocò
numerosissimi morti e feriti tra le file italiane, subì, nell’ottobre 1917, una grave sconfitta a
Caporetto. L’esercito non riuscì a contenere l’impeto austriaco e invece di ritirarsi ordinatamente
per approntare un nuovo contenimento, ebbe l’irresponsabile ordine di resistere ad ogni costo. Il
bilancio della battaglia fu gravissimo, 400.000 tra morti, feriti, prigionieri e disertori, e Cadorna
scaricò tutta la responsabilità sui soldati, accusati falsamente di vigliaccheria.
L’Austria riuscì a penetrare per 150 km nel territorio italiano, ma il generale Diaz, che sostituì
Cadorna, destituito dal governo, oppose una strenua esistenza sul fiume Piave, che comportò il
ritiro delle truppe austro-tedesche nel giugno 1918.
8. L’ULTIMA FASE DELLA GUERRA: IL 1918
Il 3 marzo 1918 Lenin firmò con i Tedeschi la pace di Brest-Litovsk, con cui la Russia rinunciava ad
ogni territorio conquistato.
La pace con la Russia permise alla Germania di rinforzare anche il fronte occidentale. Ripresero gli
attacchi alla Francia, che subì alcune sconfitte, ma non cedette e con la seconda battaglia della
Marna costrinse i Tedeschi ad arretrare. L’esercito tedesco subì una grave sconfitta nella battaglia
di Amiens, che portò allo sfondamento della linea fortificata tedesca, detta Sigfrido. Iniziò in
Germania una crisi politica interna che tuttavia non portò all’abdicazione di Guglielmo II.
Intanto in tutti i paesi in guerra cresceva il malcontento e in questa drammatica situazione il papa,
Benedetto XV, compiva un gesto clamoroso, anche se tardivo: in una nota deplorò la guerra come
“inutile strage” e avanzò proposte di pace.
Sul fronte italiano l’esercito sconfisse l’Austria nella battaglia di Vittorio Veneto (ottobre 1918) e
quest’ultima chiese l’armistizio, mentre venivano conquistate Trento e Trieste. Il 4 novembre Diaz
annunciava la vittoria. L’Impero austro–ungarico crollava e Ungheria, Cecoslovacchia e Iugoslavia
si dichiararono indipendenti.
Appunti di storia – Classe 5^- Proff. Livia Dumontet e Anna Schettino
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In Germania, gli ammutinamenti e le insurrezioni interne contro la guerra portarono alla fuga di
Guglielmo II e alla proclamazione della repubblica di Weimar nel novembre 1918. Il nuovo
governo tedesco chiese immediatamente l’armistizio.
Si concludeva così la prima guerra mondiale la cui tragedia, per quanto riguarda la perdita di vite
umane, soprattutto giovani, risultava apocalittica: un’intera generazione di ragazzi venne distrutta;
10 milioni di morti, di cui 600.000 italiani; oltre 20 milioni di feriti e mutilati.
9. I QUATTORDICI PUNTI DI WILSON E I TRATTATI DI PACE
Prima dell’inizio della Conferenza di pace il presidente degli Stati Uniti Wilson pronunciò il
discorso sui “Quattordici punti” secondo i quali le potenze vincitrici avrebbero dovuto ricostruire il
mondo nella pace. Il principio ispiratore di questo documento era la difesa della libertà e la
possibilità di tutti i popoli di “autodeterminarsi”, scegliersi, in altre parole, autonomamente il
proprio assetto istituzionale e il proprio governo.
Nota
I “Quattordici punti” di Wilson:
- L’abolizione della diplomazia segreta
- La libertà dei mari
- La libertà commerciale
- La riduzione degli armamenti
- Una più equa politica coloniale
- Il rispetto della sovranità della Russia
- La restaurazione della piena sovranità del Belgio
- La restituzione dell’Alsazia e della Lorena alla Francia
- Il riordino delle frontiere italiane
- Lo sviluppo autonomo dei popoli austriaci e ungheresi
- La liberazione dei territori della Romania, della Serbia e del Montenegro
- La garanzia di una sovranità ai territori turchi dell’Impero ottomano
- La creazione di uno stato polacco indipendente
- La costituzione di una società delle Nazioni
La Conferenza di pace si aprì a Parigi il 18 gennaio 1919. Alla conferenza parteciparono 27 paesi
ad esclusione dei vinti, ma tutto il potere decisionale venne diviso tra Stati Uniti, Gran Bretagna,
Francia e Italia, rappresentati da Woodrow Wilson, David Llyod Gorge, Gorges Clemenceau,
Vittorio Emanuele Orlando.
Le paci, siglate in trattati stipulati con le singole nazioni sconfitte, solo in parte rispettarono i
principi enunciati dal presidente americano.

Trattato di Versailles: il 28 giugno 1919 la Germania, accusata di essere l’unica responsabile
della guerra, fu costretta a firmare una pace durissima, le cui principali condizioni erano:
- la riduzione delle forze armate e della flotta militare
- la perdita delle colonie e il divieto di nuove acquisizioni territoriali
- la consegna di gran parte della flotta commerciale
- la smilitarizzazione della zona del Reno
- la cessione alla Francia dell’Alsazia e della Lorena
- la cessione del corridoio di Danzica, cioè dello sbocco sul Mar Baltico, per cui la Prussia
orientale rimaneva divisa dal resto della Germania
- il pagamento di 132 miliardi di marchi d’oro come risarcimento dei danni di guerra

-
Trattato di Saint Germani con l’Austria:
venne smantellato l’Impero austro-ungarico
Appunti di storia – Classe 5^- Proff. Livia Dumontet e Anna Schettino
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- l’Austria fu ridotta ad un ottavo del suo impero e privata di ogni sbocco sul mare
Dalla dissoluzione dell’impero si formarono così i nuovi stati di Cecoslovacchia, Iugoslavia; si
ingrandirono la Polonia e la Renania; il Trentino (fino al Brennero) e l’Istria diventarono territori
italiani

Trattato di Trianon con l’Ungheria:
- l’Ungheria venne divisa e i territori persi andarono alla Cecoslovacchia, alla Iugoslavia e alla
Romania
- diventò una repubblica
- dovette pagare grandi riparazioni di guerra
- dovette limitare le forze armate

Trattato di Sevres con la Turchia:
- l’Impero turco venne smantellato: la Turchia fu ridotta ad un piccolo paese
- perse tutti i territori in Europa tranne Istanbul
- la Gran Bretagna ebbe il controllo dell’Iraq e della Palestina
- la Francia ebbe la Siria
- gli stretti dei Dardanelli passarono sotto il controllo inglese
- Transgiordania, Yemen e Arabia diventarono indipendenti
L’Italia ricevette il Trentino, l’Alto Adige, la Venezia Giulia con Trieste e l’Istria, mentre Fiume
venne dichiarata “città libera”. Il governo, guidato dal ministro Orlando, reclamò anche il rispetto
delle clausole del patto di Londra che prevedevano l’acquisizione dell’Albania, della Dalmazia, e di
alcuni territori coloniali tedeschi, ma le richieste dell’Italia non furono accettate perché avrebbero
violato il principio dell’autodeterminazione. Si scatenarono enormi proteste e sia i nazionalisti che
i reduci di guerra definirono quella italiana una vittoria mutilata, del tutto inadeguata al prezzo
pagato dall’Italia in termini di vite umane e sacrifici economici. Si creò in tal modo un’atmosfera di
tensione che favorì la formazione dell’ideologia fascista.
10. LA SOCIETÀ DELLE NAZIONI
Nella conferenza di Parigi si posero anche le basi della Società delle Nazioni che nacque il 28 aprile
1919 con questi obiettivi:
- cooperazione tra le nazioni come garanzia della pace e della sicurezza
- sanzioni contro lo stato che avesse fatto ricorso all’aggressione
- nessun ricorso alla guerra
- relazioni internazionali basate sui principi della giustizia e dell’onore
- rispetto del diritto internazionale
In realtà questo organismo aveva una struttura fragile e non fu in grado di regolare le controversie
internazionali, anche per la mancata partecipazione degli Stati Uniti, della Germania e della Russia
sovietica.
Appunti di storia – Classe 5^- Proff. Livia Dumontet e Anna Schettino
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APPROFONDIMENTI
1. Cronologia degli eventi
1914
28 giugno
23
28
31
1
2
3
luglio
agosto
4
5
6
12
23
26
30
9
15
3
13
8
12
29
2-3
6
settembre
Vittoria della Germania sulla Russia nella zona dei laghi Masuri
Arresto dell’invasione tedesca in Francia con la Battaglia della Marna
ottobre
novembre
1915
25 aprile
26
2 maggio
7
23
24
23 giugno
7 luglio
10 luglio
3 agosto
21
5 ottobre
18
4
10
2
Attentato di Sarajevo: l’arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono austroungarico, e sua moglie Sofia, sono assassinati da un nazionalista serbo
Ultimatum dell’Impero austro-ungarico alla Serbia
Dichiarazione di guerra dell’Impero austro-ungarico alla Serbia
Ultimatum della Germania alla Russia
Dichiarazione di guerra della Germania alla Russia
Dichiarazione di neutralità dell’Italia
Dichiarazione di guerra della Germania alla Francia
Invasione del Belgio da parte della Germania, secondo il piano Schlieffen
Dichiarazione di guerra dell’Inghilterra alla Germania
Dichiarazione di guerra dell’Austria-Ungheria alla Russia
Dichiarazione di guerra del Montenegro all’Austria-Ungheria
Dichiarazione di guerra della Serbia alla Germania
Dichiarazione di guerra di Inghilterra e Francia all’impero Austro-Ungarico
Entrata in guerra del Giappone come alleato dell’Intesa
Vittoria della Germania sulla Russia a Tannemberg
ottobre
novembre
novembre
dicembre
Sconfitta degli austriaci a Leopoli da parte della Russia
Invasione della Russia in Galizia
Attacco dell’Impero ottomano, alleato degli imperi centrali, alla Russia
Dichiarazione di guerra all’Impero ottomano
Occupazione da parte degli austro-ungarici di Belgrado che sarà liberata il 3
dicembre dalle truppe serbe
Sbarco a Gallipoli delle forze dell’Intesa, fermate dagli Ottomani
Firma del patto di Londra
Vittoria degli Imperi Centrali sulla Russia a Golnice-Tarnow
Affondamento del transatlantico Lusitania da parte dei sottomarini tedeschi
Dichiarazione di guerra dell’Italia all’Austria
Schieramento delle truppe italiane sul fronte del Carso
Prima battaglia dell’Isonzo tra italiano e quello austriaco
Seconda battaglia dell’Isonzo
Dichiarazione di guerra dell’Italia all’Impero Ottomano
Sbarco
dell’Intesa
a
Salonicco
per
aiutare
la
Entrata in guerra della Bulgaria a fianco degli Imperi Centrali
Terza battaglia dell’Isonzo
Serbia
Quarta battaglia dell’Isonzo
Appunti di storia – Classe 5^- Proff. Livia Dumontet e Anna Schettino
9
10
Sgombero di Gallipoli
1916
9
gennaio
21 febbraio
11 marzo
19
15 maggio
Evacuazione definitiva di Gallipoli e dei Dardanelli
Battaglia di Verdun tra francesi e tedeschi
Quinta battaglia dell’Isonzo
14
17
9
12
31
1
22
settembre
Inizio della Strafexpedition, la spedizione punitiva contro gli italiani degli
austriaci,
Sfondamento del fronte italiano ad Asiago
Battaglia navale dello Jutland tra le flotte inglese e tedesca
Vittorioso attacco dei russi contro gli austro-ungarici
Controffensiva italiana vittoriosa
Battaglia della Somme tra francesi e tedeschi
Sesta battaglia dell’Isonzo
Vittoria e conquista di Gorizia da parte degli italiani
Dichiarazione di guerra dell’Italia alla Germania
Entrata in guerra della Romania a fianco dell’Intesa
Settima battaglia dell’Isonzo
ottobre
Ottava battaglia dell’Isonzo
ottobre
novembre
novembre
Nona battaglia dell’Isonzo
6
dicembre
31
5
16
1
4
8
28
giugno
luglio
agosto
1917
1
febbraio
3
8
marzo
15
2
aprile
12 aprile
6
giugno
16 aprile
26 giugno
1
luglio
19
1
agosto
18 agosto
12 settembre
24 ottobre
6
novembre
9
7
dicembre
10
15
Successione di Carlo I al trono austro-ungarico dopo la morte dell’imperatore
Francesco Giuseppe
Sconfitta della Romania da parte dei tedeschi
Occupazione di Bucarest
Inizio indiscriminata guerra sottomarina della Germania
Rottura delle relazioni diplomatiche tra USA e Germania
Inizio della rivoluzione russa
Abdicazione dello zar Nicola II
Dichiarazione di guerra degli Stati Uniti alla Germania
Decima battaglia dell’Isonzo
Battaglia dello Chemin des Dames sul fronte occidentale
Sbarco in Francia del primo contingente americano
Offensiva russa sul fronte orientale
Contrattacco degli Imperi Centrali verso le armate russe
Appello di papa Benedetto XV per fermare "l’inutile strage"
Undicesima battaglia dell’Isonzo
Disfatta dell’esercito italiano a Caporetto
Conquista del potere dei bolscevichi di Lenin
Sostituzione di Cadorna con il generale Armando Diaz
Dichiarazione di guerra degli USA agli austriaci
Affondamento della corazzata austriaca Wien da parte di Mas italiani
Armistizio a Brest-Litovsk fra Russia e Germania
Appunti di storia – Classe 5^- Proff. Livia Dumontet e Anna Schettino
10
1918
3
gennaio
3
21
8
10
15
23
15
26
8
9
12
29
24
30
3
4
9
marzo
maggio
giugno
Discorso del presidente americano Wilson sui "Quattordici punti" per il
mantenimento della pace mondiale
Trattato di pace di Brest-Litovsk tra Russia e Germania
Offensiva tedesca sulle Somme
Trattato di pace tra Intesa e Romania
Affondamento della corazzata austriaca Santo Stefano da parte di due Mas
italiani
Battaglia del Piave e ritirata degli austro-tedeschi
luglio
Seconda battaglia della Marna e arresto delle forze tedesche
agosto
Battaglia di Amiens e sfondamento del fronte tedesco
Volo di D’Annunzio su Vienna per lanciare manifesti di propaganda tricolori
Vittoria di inglesi, francesi, americani a St. Mihiel
Resa della Bulgaria
Vittoria schiacciante dell’esercito italiano a Vittorio Veneto
Armistizio della Turchia con le forze dell’Intesa
Ingresso a Trento e Trieste delle truppe italiane
Armistizio tra Italia e Austria
Abdicazione del Kaiser Guglielmo II
Proclamazione della Repubblica di Weimar
Armistizio tra Intesa e Germania
Fine dell’impero Austro-Ungarico
settembre
ottobre
novembre
11
1919 - 1920
18 gennaio
28 giugno
10 settembre
27 novembre
Inizio della Conferenza di pace di Parigi
Trattato di Versailles con la Germania
Trattato di Saint Germain con l’Austria
Trattato di Neuilly con la Bulgaria
28
4
10
Nascita della Società delle Nazioni
Trattato di Trianon con l’Ungheria
Trattato di Sèvres con l’Impero Ottomano
aprile
giugno
agosto
2. La dimensione “mondiale”
La prima guerra mondiale è anche definita la Grande Guerra. È questa la denominazione più vicina
al comune sentire delle popolazioni che hanno vissuto il conflitto, per l’enormità delle sue
implicazioni e per il coinvolgimento di milioni di persone.
È stata anche definita guerra europea e questo sembrerebbe l’appellativo maggiormente
rispondente all’effettivo scenario di guerra. Sebbene gli schieramenti, di sotto riportati, evidenzino
una partecipazione estesa a Paesi extraeuropei, il teatro del conflitto è stato l’Europa
Nota
Gli schieramenti
Triplice Intesa: Serbia, Russia, Francia, Belgio, Impero Britannico, Giappone, Montenegro, Italia, Grecia, Portogallo
Imperi Centrali: Impero Austro-Ungarico, Impero Germanico, Impero Ottomano, Bulgaria
I Paesi extraeuropei che intervennero nella guerra furono sostanzialmente il Giappone e gli USA, i
cui territori però non furono mai direttamente interessati. Il Giappone, in particolare, condusse
una guerra del tutto autonoma con l’occupazione di alcune isole del Pacifico e con l’obiettivo di
Appunti di storia – Classe 5^- Proff. Livia Dumontet e Anna Schettino
11
ottenere dall’Inghilterra, di cui era alleato, mano libera verso la Cina. L’appoggio non ci fu e il
piano giapponese non si realizzò.
Ben più importante è stato il peso dell’intervento dell’Impero Ottomano o Turchia, per la
definizione del campo d’azione militare. Nel territorio medio orientale, Francia ed Inghilterra
fomentarono le rivolte interne, promettendo l’indipendenza ai popoli arabi sotto il dominio
ottomano. La rivolta araba fu guidata da un colonnello inglese, Thomas, Edward Lawrence,
miticamente passato alla storia come Lawrence d’Arabia. In realtà, mentre promettevano
l’indipendenza, le forze dell’Intesa prendevano accordi per spartirsi i territori ottomani. Inoltre nel
1917 l’Inghilterra prospettava agli ebrei sionisti (gli ebrei che proponevano un ritorno alla terra
promessa) la possibilità di creare in territorio arabo, in Palestina, uno stato ebraico, dando l’avvio
alla questione palestinese.
Alcuni combattimenti si svolsero anche in Africa, per la presenza delle colonie tedesche.
In effetti, solo lo scontro sugli oceani ha avuto una dimensione mondiale, in particolare la guerra
sottomarina, mentre le battaglie terrestri sono state di gran lunga le più significative e decisive per
il conflitto ed esse sono avvenute tutte in Europa.
Del resto il vecchio continente aveva rappresentato il centro del mondo e di tutti gli interessi per
secoli; solo alla fine della prima guerra mondiale questo ruolo fu assunto dagli Stati Uniti.
3. Una guerra diversa
La Grande Guerra è la prima guerra moderna su scala mondiale in cui le nuove tecnologie si
mescolano alle armi di tipo tradizionale.
La necessità di mantenere le posizioni con il combattimento di trincea comportò l’utilizzo
dell’artiglieria e, in modo particolare, dei cannoni, la cosiddetta artiglieria pesante, che riporta a
tattiche militari di stampo ottocentesco. Il cannoneggiamento devastava le trincee e scompigliava
le linee nemiche. Largo impiego dei fucili fu fatto in tutti gli schieramenti, e l’esercito italiano si
serviva ancora dei moschetti.
Una nuova arma era invece la mitragliatrice, utilizzata prevalentemente a scopi difensivi,
particolarmente adatta alla guerra di trincea. Un solo soldato, appostato in trincea a governare più
mitragliatrici, poteva bloccare un'intera brigata. Purtroppo milioni di soldati furono
sconsideratamente spinti ad esporsi al fuoco delle mitragliatrici, come le truppe italiane agli ordini
del generale Cadorna, che costrinse i suoi uomini ad affrontare inermi le mitragliatrici nemiche con
la sola inutile forza del numero e con l’insensato intento di dimostrare la superiorità dello spirito
militare italiano.
La prima guerra mondiale vide anche l’utilizzo di aerei, carri armati e sottomarini. Gli aerei furono
inizialmente impiegati a scopo ricognitivo, mentre il bombardamento delle città era a volte
affidato ai dirigibili che, però, erano facili da abbattere per la grandezza e la lentezza di manovra.
In seguito gli aerei furono utilizzati per il bombardamento delle linee nemiche, ma in maniera
limitata, anche perché la riuscita delle missioni era legata all’eroismo di piloti la cui fama si è
protratta nella storia. Famoso aviatore tedesco fu il Barone Rosso, Manfred Albrecht von
Richthofen, che abbatté ottanta aerei prima di essere colpito a morte; Francesco Baracca fu l’eroe
italiano, abbattuto dopo aver colpito trentaquattro aerei.
I carri armati furono utilizzati per la prima volta nella battaglia di Verdun, ma non ebbero il largo
impiego che avrebbero avuto nella seconda guerra mondiale. I sottomarini, invece, e soprattutto
gli U-Boote, mostri di cento metri costruiti dai Tedeschi, furono ampiamente utilizzati nei mari
europei e nei combattimenti negli oceani. Nella Regia Marina italiana ebbero un'ampia diffusione i
MAS, derivati dalla tecnologia dei motoscafi civili con motori a combustione interna (a benzina). Il
loro impiego era sia come pattugliatori antisommergibili, che come mezzi da attacco insidioso alle
navi della flotta austriaca, a seconda degli equipaggiamenti.
Appunti di storia – Classe 5^- Proff. Livia Dumontet e Anna Schettino
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Nel conflitto si ebbe anche l'uso di armi chimiche, che erano state messe fuori legge dalla
Convenzione de L'Aia del 1907. Si trattava di gas tossici, come l’iprite (utilizzato dai tedeschi contro
i francesi a Ypres nelle Fiandre), con effetti di soffocamento, e, infatti, nell’equipaggiamento dei
soldati erano previste le maschere antigas, quasi il simbolo della guerra per l’aspetto mostruoso
che davano a chi le indossava.
L’uso dell’artiglieria ed in particolare delle moderne mitragliatrici impose strategie difensive
diverse. Non era più possibile costruire i campali attacchi in campo aperto con le forze di fanteria
che si fronteggiavano. Era necessario fortificare le linee e per questo venivano scavati stretti
fossati protetti da rotoli di filo spinato. Si tratta delle trincee, che sul fronte occidentale erano
collegate tra loro da lunghi camminamenti.
La vita del soldato di trincea, cioè di prima linea, era di estrema difficoltà. Per tutta la durata del
conflitto, i soldati furono costretti a convivere sprofondati nella terra, vivevano esposti al freddo e
al caldo, in mezzo al fango, in condizioni igieniche pessime. La trincea rimane il simbolo negativo
della prima guerra mondiale.
Le condizioni della vita di trincea spinsero moltissimi soldati alla diserzione e all'automutilazione.
Del resto la maggior parte dei soldati di prima linea erano giovani strappati alla vita civile, senza
preparazione, inconsapevoli delle ragioni della guerra. In Italia le defezioni dei soldati furono
punite spesso con fucilazioni sommarie da Cadorna, per il quale “il superiore ha il sacro potere di
passare immediatamente per le armi i recalcitranti e i vigliacchi”. Nello stesso tempo le difficoltà
contribuirono a far nascere e sviluppare un intenso spirito di cameratismo tra i soldati semplici,
che favorì l'idealizzazione della guerra, elemento fondamentale per il successivo imporsi delle
ideologie totalitarie.
Un elemento che contribuì in maniera sostanziale all’andamento della guerra fu la creazione nei
paesi belligeranti del fronte interno. Per fronte interno si intende il contributo che le popolazioni
civili dei singoli paesi diedero ai propri soldati con il loro comportamento e il loro lavoro. Una
guerra delle dimensioni del primo conflitto mondiale richiedeva forti risorse morali e sacrifici
anche da parte dei civili.
Per mantenere il consenso bisognava addomesticare l'opinione pubblica e impegnarla
ideologicamente in favore della vittoria finale, per cui in tutti gli stati coinvolti fu fondamentale la
funzione della propaganda, per mettere insieme volontari, fondi e consensi. Uno dei punti chiave
della propaganda di molti governi fu la promessa di un allargamento delle prerogative
democratiche a guerra finita.
La propaganda da sola non sarebbe bastata, se non fosse intervenuto anche un certo
autoritarismo, volto ad appianare tutti i contrasti sociali e politici interni e a dirigerli verso il
nemico in guerra.
In questo modo le classi dirigenti ottennero, almeno nella prima parte del conflitto, il sostegno
morale, e soprattutto materiale, delle popolazioni. Per rispondere in maniera soddisfacente alle
richieste di prodotti bellici, l’industria incrementò la propria produzione e si formò una classe
operaia costituita in gran parte dalle donne che sostituivano gli uomini nelle fabbriche.
Il ruolo delle donne nella prima guerra mondiale merita uno specifico riconoscimento. Non solo
crocerossine o madrine di guerra, immagini che tradizionalmente sono state tramandate, ma
valide sostitute dei loro uomini mandati al fronte. La guerra ha rappresentato per le donne il
momento per entrare nel mondo del lavoro, ad occupare i posti vacanti dei loro uomini, spesso in
mansioni abitualmente maschili, nelle amministrazioni pubbliche, negli uffici, nelle fabbriche.
Anche in famiglia hanno raddoppiato il loro contributo, rendendo remunerativi i lavori casalinghi,
come quello della sarta, e svolgendo in ogni caso il ruolo di capofamiglia. Non si tratta di posizioni
durature, in quanto legate all’emergenza della guerra, e, infatti, la maggior parte delle donne, a
conflitto finito, rientrano tra le mura casalinghe, ma non si tratta di un’esperienza fine a se stessa
poiché aprirà nuove prospettive per loro.
Appunti di storia – Classe 5^- Proff. Livia Dumontet e Anna Schettino
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