Le “banche etiche” e le nuove norme in materia

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Le “banche etiche”
e le nuove norme in materia bancaria.
Modifiche al DLgs 1/9/1993 n° 385*
*progetto di legge
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Classe 5 AM
A.S. 2009/2010
Nell’opinione comune è diffusa l’idea che banca e finanza siano strumenti legati al
benessere. L’ideologia dell’economista americano Milton Friedman, fondatore della
scuola monetarista e premio Nobel per l’economia nel 1976, basata sul solo
raggiungimento del bene “totale”, inteso come la somma dei beni individuali,
nell’ottica di una completa estraneazione dal bene “comune”1, ha determinato l’idea
base dell’economia moderna, portando le imprese a escludere completamente principi
e obiettivi morali e sociali dalla propria attività. Egli sosteneva che anche la
democrazia è estranea al mercato, e l’unica responsabilità dell’impresa è quella di
massimizzare il profitto. L’impresa deve produrre ricchezza mentre allo Stato spetta
1
Bene comune: Espressione elaborata dal pensiero sociale cristiano, che indica l’obiettivo a cui deve
tendere la società organizzata in Stato: il miglioramento della società sotto il profilo economico, morale e
sociale.
ridistribuirla.
Ma negli ultimi anni le cose stanno cambiando: sorgono imprese e progetti dediti
all’aspetto sociale, come la banca etica, le banche dei poveri, il microcredito, o il
“commercio equo e solidale”, ed in particolare, il mondo bancario sta rivolgendo
maggiore attenzione a temi attuali più urgenti, con programmi d’investimento mirati
a dirigere capitali là dove ce n’è più bisogno.
Alcuni operatori bancari, infatti, condividono una particolare filosofia di gestione
dei capitali, da una parte impegnandosi a non investire nessun capitale in progetti e
società che non hanno i requisiti necessari dal punto di vista della politica ambientale
e sociale o che siano coinvolte in commerci ritenuti deprecabili (per esempio quello
di armi o di tabacco), dall’altra finanziando progetti socialmente utili.
Si parla in questo caso di “banche etiche”, ovvero di istituti bancari che operano sul
mercato finanziario secondo i principi della finanza etica, discriminando i soggetti
finanziabili, contestando la guerra, la produzione e il commercio di armi, ma anche il
razzismo, la dittatura, le attività industriali e commerciali che danneggiano
l'ambiente, il commercio di alcool e di tabacco.
Spesso tali banche rivolgono la loro attenzione ai progetti di microcredito. Con
questo termine ci si riferisce a programmi di finanziamento, a tassi di interesse
relativamente bassi, concessi a soggetti svantaggiati che normalmente non godono
della fiducia dei normali canali di credito, anche quando si tratti di cifre relativamente
piccole (tipicamente piccoli o piccolissimi imprenditori dei Paesi in via di sviluppo).
Non è una forma di beneficenza ma un'attività economica per lo sviluppo del Terzo
mondo, redditizia e vitale: i tassi di insolvenza sono bassissimi, circa il 2%.
L’ideatore del microcredito, il banchiere bengalese Muhammad Yunus, ha vinto il
premio Nobel per la Pace 2006, riprendendo in parte l’idea dell’Italiano Antonio
Genovesi, che nel 1765 aveva affermanto: “Ogni politica ed ogni economia che
espunge da sé la morale, è destinata a fallire o a cagionare danni”. “E’ inutile pensare
a riformare la politica o l’economia se non si pensa prima a riformare la morale”.
1. Antonio Genovesi
2. Muhammad Yunus
Muhammad Yunus, non è stato solo l’ideatore del microcredito, ma anche il primo
a fondare le cosiddette “banche dei poveri”, con la Grameen Bank nel 1976 in
Bangladesh. Queste sono istituti bancari che operano, soprattutto nei paesi del Terzo
Mondo, nel campo della microfinanza, ovvero nell'erogazione di servizi finanziari
(quali, ad esempio prestiti, gestione del risparmio ed assicurazioni) caratterizzati da
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importi unitari molto bassi (equivalenti a poche decine di euro) a soggetti che il
settore bancario tradizionale considera "non solvibili".
Partendo dall'osservazione del fatto che, soprattutto in contesti economici quali
quelli riscontrabili nei “Paesi in via di sviluppo”, basterebbero piccolissime cifre per
avviare, o migliorare, una attività autonoma e conquistare l'indipendenza economica,
tali banche si rivolgono - storicamente - a quelle fasce di popolazione che, vivendo in
regime di pura sussistenza (piccoli artigiani, piccoli commercianti, piccoli coltivatori,
...), sarebbero altrimenti costrette, per l'assenza di un “Sistema finanziario” che offra
loro un accesso equo al credito bancario, a rivolgersi al mercato nero del credito, cioè
all'usura. Spesso per far fronte ad una condizione di povertà non serve, infatti,
l'elemosina, ma anche al livello più basso è necessario offrire un'occasione di riscatto
ai singoli per promuovere la crescita dell'economia, attraverso l'erogazione di piccoli
prestiti; prestiti spesso troppo bassi per essere presi in considerazione dagli istituti di
credito tradizionali, dal momento che le sole spese burocratiche da questi sostenute
ne farebbero lievitare il costo in modo da non renderli convenienti.
Le banche dei poveri nascono ed operano, invece, proprio con l'obiettivo di rendere
remunerativo questo tipo di servizio; riescono ad operare con questo tipo di clientela
innanzitutto riducendo al minimo le spese di gestione attraverso l'abolizione completa
della burocrazia: sono i funzionari che vanno di villaggio in villaggio per raccogliere
il risparmio o erogare i prestiti dopo aver valutato le singole richieste. I prestiti,
inoltre, sono rimborsati con rate settimanali così da poter evidenziare
immediatamente situazioni di difficoltà ed intervenire per risolverle. Infine, per
assorbire momenti di difficoltà del beneficiario, i prestiti sono normalmente erogati a
piccoli gruppi di persone che si impegnano moralmente ad aiutarsi in caso di
difficoltà.
Questo ha portato ad un miglioramento consistente delle condizioni di vita dei
beneficiari (ad es. grazie all'avvio di un'attività artigianale o al miglioramento di
quella già praticata grazie all'acquisto di nuove attrezzature), mentre il tasso di
restituzione dei prestiti erogati si è assestato su un dato significativo: il 96%. Le
banche dei poveri, inoltre, pagano con gli utili conseguiti gli stipendi degli impiegati
allargando ulteriormente il giro dei prestiti.
Oggi diffuse in numerosi Paesi in via di sviluppo, alcune di queste banche si sono
associate a livello internazionale creando il “MicroFinance Network”: i componenti
di tale organizzazione sono oltre 20 tra “ONG”, ovvero Organizzazioni non
governative, e “banche commerciali”.
L'esperienza delle “banche dei poveri” è stata di recente importata, con i necessari
adattamenti, anche nei paesi sviluppati per cercare di soccorrere i cosiddetti nuovi
poveri, chi, cioè, può trovarsi in gravi difficoltà anche per pagare una semplice
bolletta o per far fronte a spese improvvise: un esempio di tale tipo di organizzazioni
è, in Italia, il fondo di aiuto sociale "Essere" al quale partecipano associazioni di
quartiere, gruppi sportivi, associazioni cattoliche ed imprenditori di Firenze che,
supportati da un istituto di credito locale, erogano prestiti dell'importo massimo di
poche migliaia di euro.
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Il principale servizio di questi istituti, spesso chiamati “Banche dei poveri” o
“Banche etiche” ed operanti nel Terzo mondo, è costituito dal microcredito. Il
sistema funziona così bene che le Nazioni Unite hanno dichiarato il “2005”: Anno
Internazionale del Microcredito.
I paesi attualmente considerati ricchi hanno una grande tradizione di microrisparmio,
reso conveniente per il sistema creditizio attraverso il meccanismo di depositi
vincolati pluriennali che minimizzano le spese di gestione incoraggiando il loro
mantenimento per lunghi periodi (ad esempio ancora negli anni novanta le Poste
Italiane emettevano buoni fruttiferi con tagli a partire da poche decine di migliaia di
lire che al lordo raddoppiavano dopo 7 e triplicavano dopo 11 anni o buoni ventennali
di valore equivalente con tassi crescenti con l'aumento del periodo di deposito). Il
microcredito è stato invece trascurato per lungo tempo, sebbene in paesi come l'Italia
vi sia una chiara tradizione al riguardo con istituti come i Monti frumentari, pecuniari
e di pietà che hanno ben operato fino al XIX secolo.
Per quanto riguarda più propriamente la microfinanza intesa come un servizio etico
per aiutare le fasce deboli fornendo loro il supporto tecnico e finanziario necessario
per avviare attività imprenditoriali che li mettano in grado di ripagare il debito e di
conquistare una indipendenza economica, essa è stata per lungo tempo assente.
Negli ultimi anni, però, in considerazione dell'aumento del numero dei "nuovi
poveri", cioè di coloro che vivono ai limiti della soglia di sussistenza e possono
trovarsi in gravi difficoltà anche per far fronte a spese improvvise di piccola entità, e
sulla scia dei successi conseguiti dalle Banche etiche nel terzo mondo, alcune
organizzazioni di volontari stanno tentando di importare, con i necessari debiti
adattamenti, queste esperienze.
Un servizio di microfinanza che invece è sempre più popolare nei paesi
industrializzati oltre al social lending è il micropagamento. Già molto utilizzato sul
web a supporto del commercio elettronico e occasionalmente per la raccolta pubblica
di fondi (a volte via SMS), oggi si sta lavorando per trasformare il telefono cellulare
in un borsellino elettronico per far fronte alle piccole spese quotidiane (pagamento di
parcheggi, acquisto di biglietti dei mezzi pubblici,...).
Nei paesi in via di sviluppo milioni di famiglie vivono con i proventi delle loro
piccole imprese agricole e delle cooperative nell'ambito di quella che è stata definita
economia informale. La difficoltà di accedere al prestito bancario a causa
dell'inadeguatezza o della mancanza di garanzie reali e delle microdimensioni
imprenditoriali, ritenute troppo piccole dalle banche tradizionali, non consente a
queste attività produttive di avviarsi e svilupparsi libere dall'usura. I programmi di
microcredito propongono soluzioni alternative per queste microimprese e in un certo
senso sono paragonabili ai prestiti d'onore.
Sempre nell'ambito dei paesi sviluppati, esistono altre dimensioni sostenute dal
microcredito:
•
avvio e sostegno di attività economiche (oltre il 20% dei programmi promossi
in Italia nel 2006 con una probabilità di restituzione del credito relativamente
alta), definibile come "lotta all'esclusione finanziaria".
- 4 -
•
sostegno durante gli studi universitari (9,5% dei programmi promossi in Italia
nel 2006).
La prima, unica, ed innovativa banca in Italia che ispira tutta la sua attività, sia
operativa che culturale, ai principi della “finanza etica”, la Banca Popolare Etica, è
nata proprio come punto d’incontro tra i risparmiatori che hanno la necessità di una
migliore gestione dei propri risparmi mediante iniziative socio-economiche che si
orientano ai principi di un sviluppo umano e sociale di tipo solidaristico. La banca
gestisce, in maniera trasparente, le risorse finanziare dei propri risparmiatori
(organizzazioni, famiglie, imprese), allo scopo di perseguire interessi collettivi, per il
raggiungimento di un obiettivo sociale ed ambientale.
Essa fornisce ai propri clienti informazioni trasparenti e chiare, informandoli di
tutte le operazioni che vengono svolte, considerando così i risparmiatori parte
integrante della propria banca. Le azioni intraprese dalla Banca Etica, a differenza di
come molti pensano, non sono di rifiutare le regole della finanza, bensì di cambiare i
valori su cui quest’ultima si fonda.
Le prime esperienze italiane di banca etica sono state le cooperative MAG (Mutue
per l’autogestione), nate a Verona nel 1978, con l’obiettivo di creare un sistema di
raccolta e di impiego del risparmio tra i soci, aiutando maggiormente chi si trova in
difficoltà o proponendo progetti con finalità sociale. In ambito europeo invece, la
prima “banca etica” è nata in Olanda nel 1980, sotto il nome di “Triados Bank”, oggi
presente in anche in Belgio, Inghilterra, e Spagna, con l’obiettivo di sostenere lo
sviluppo delle imprese agricole ed artigianali.
Negli anni ’90 il sistema Mag, a causa di alcune modifiche legislative, dovette
ristrutturarsi. Tale necessità di ristrutturazione vide la sua attuazione nel dicembre del
1994, attraverso “L’Associazione verso la Banca Etica” alla quale parteciparono 22
organizzazioni del mondo no-profit e alcune società finanziarie. Nel 1996, in Italia,
dopo aver riscontrato difficoltà nel costituirsi come BCC (Banca di credito
cooperativo), in quanto tale tipologia di istituto bancario può operare solo a livello
locale, si costituì come Banca Popolare di interesse nazionale, anche se il capitale
sociale richiesto era molto più elevato (stabilito in 12,5 miliardi di lire, pari a 6,5
milioni di euro, dal D.Lgs. 1/9/1993 n° 385); quest’ultimo venne successivamente
raggiunto il 17 aprile del 1998.
Questo progetto divenne realtà l’8 marzo 1999, quando nacque la prima “banca
etica” italiana a Padova. Negli anni successivi vennero aperte nuove filiali a Vicenza,
Treviso, Firenze, Bologna, Salerno, Brescia, Milano, Napoli, Bari, Palermo, Genova,
e quella di Roma, nell’ottobre 2001, a due passi da Piazza Barberini.
Oggi, a più di dieci anni dalla sua nascita, la Banca Etica ha raggiunto una raccolta
di capitale sociale, in continuo aumento, per più di 20 milioni di euro, conferito da
circa 30.000 soci, di cui circa 4.000 sono persone giuridiche (tra questi: 9 regioni, 40
province, 300 comuni).
- 5 -
Banca Etica, per la sua complessità, può essere paragonata ad una comunità umana, di cui
fanno parte soci, clienti, risparmiatori, amministratori, dipendenti, fornitori, ecc. Fra gli
elementi che costituiscono il 'legante' di questa comunità vanno valorizzate le modalità con cui
questi soggetti interagiscono: la trasparenza, la definizione chiara degli interessi in gioco e la
reale disponibilità a rimetterli in discussione in funzione di una più alta e condivisa finalità o
interesse, il rispetto delle pari opportunità, la soluzione dei conflitti attraverso il dialogo e il
confronto continui.
(dal Manifesto politico-strategico di Banca Etica)
Ispirandosi ai principi della finanza etica, secondo cui l'investitore si basa su attività
che rispondano a certi requisiti di responsabilità sociale ed ambientale, Banca Etica
sostiene un uso del denaro consapevole e trasparente, mettendo i risparmiatori in
grado di sapere dove e come vengono investiti i loro risparmi e creando strumenti e
modalità per avvicinare gli stessi risparmiatori. Trasparenza, partecipazione ed equa
distribuzione delle risorse, sono i principi fondamentali grazie ai quali Banca Etica
gestisce i rapporti con i clienti cercando di far collegare i prodotti e i servizi bancari
con i bisogni reali dei clienti, valutati tramite il contatto diretto e personale. Tutto ciò
si traduce in particolari scelte operative:
Trasparenza e comunicazione:
•
nominatività dei rapporti (il risparmiatore è sempre identificato e non
esistono forme di deposito al portatore.);
•
informazioni chiare e puntuali sulle condizioni degli strumenti utilizzati
•
pubblicazione sul sito Internet dell'elenco dei soggetti finanziati;
Partecipazione:
• possibilità di sostenere una specifica realtà attraverso strumenti specifici:
certificati di deposito dedicati, carte di credito;
•
possibilità di esprimere una preferenza per i settori di impiego in fase di
sottoscrizione dei certificati di deposito, delle obbligazioni e del conto
"Salvadanaio".
Equa distribuzione delle risorse:
• determinazione delle condizioni applicate con criteri di equità tra i vari attori
(risparmiatori, soggetti finanziati, banca).
- 6 -
La banca etica fornisce infatti alla propria clientela (famiglie, singoli cittadini,
organizzazioni private e pubbliche) i normali servizi bancari muovendosi, però,
nell'ambito di particolari criteri (diversamente definiti da istituto ad istituto) nella
selezione degli investimenti sui quali concentrare il risparmio raccolto; inoltre, al pari
delle cosiddette banche dei poveri, le banche etiche operano spesso anche nell'ambito
del microcredito.
La concessione del credito è una delle attività più importanti per Banca Etica. Nella
scelta dei soggetti e dei progetti da finanziare sta infatti l'essenza e la specificità
dell’istituto, il cui scopo è dare credito, cioè fiducia, alle iniziative socio-economiche
che favoriscono un reale sviluppo della persona producendo un beneficio sociale, nel
rispetto della natura.
I quattro settori principali di intervento sono:
cooperazione sociale
cooperazione internazionale
ambiente
cultura e società civile
Le richieste di finanziamento vengono sottoposte ad una duplice valutazione:
•
sulla capacità di restituzione del prestito, ossia sulla capacità economica del
richiedente di utilizzare in modo efficace il finanziamento e il relativo rientro
dello stesso (istruttoria economica);
•
sull'impatto ambientale e sociale positivo che il progetto può produrre
(istruttoria socio ambientale);
Negli ultimi dodici mesi Banca etica ha erogato 1342 finanziamenti verso persone
giuridiche. Banca Etica offre le principali tipologie di finanziamento alle persone
fisiche e giuridiche, declinandole secondo le linee guida della politica del credito.
Persone fisiche
o Prestito personale
o Mutuo acquisto e ristrutturazione prima casa
Persone giuridiche
o Scoperto di c/c
o
Anticipo crediti
Mutui
o
Crediti di firma
o
Inoltre, il fotovoltaico finanziato da Banca Etica ha prodotto in un anno 3.369 MWh
pari al fabbisogno annuale di circa 962 famiglie ed ha permesso di evitare l'emissione
- 7 -
di 1.961 tonnellate di CO2 e di 5.541 kg di ossidi di azoto pari a 4.750 barili di
petrolio.
Quali sono le differenze tra banca etica e una banca tradizionale?
In primo luogo, Banca etica finanzia unicamente le realtà e le iniziative che si
sviluppano nei quattro settori della cooperazione sociale, cooperazione
internazionale, ambiente, cultura e società civile, ed è possibile scegliere il settore
verso cui indirizzare il proprio risparmio. I soggetti finanziati sono, di norma, quelli
del terzo settore e del mondo no-profit, ma la banca si sta ora aprendo anche ad
alcune categorie profit ben definite di interesse sociale, come le aziende
dell’agricoltura biologica o che si occupano di energie rinnovabili.
Altra caratteristica unica: il risparmiatore può decidere esattamente chi vuole
finanziare con i propri risparmi, sottoscrivendo i cosiddetti certificati di deposito
“dedicati”. Per esempio, può aiutare lo sviluppo dei paesi del Sud del mondo, con i
certificati di Etimos, specificamente mirati al microcredito; oppure, ci sono quelli
emessi per alcune realtà del Lazio, come Carta, la cooperativa editoriale che pubblica
la nota rivista, o per i centri di accoglienza e di riutilizzazione dell’usato di Emmaus,
o per l’azienda di produzione biologica della Comunità Monastica di Lanuvio, e altri
ancora.
Sfatando il mito del segreto bancario, in nome del quale, una volta aperto un conto
non è possibile sapere se i propri soldi finanziano il commercio delle armi, o aziende
inquinanti o che non rispettano i diritti e la dignità dei lavoratori, in Banca etica vige
la massima trasparenza. Sul sito (www.bancaetica.com) è disponibile l’elenco delle
realtà finanziate con l’importo del prestito concesso. A settembre del 2004 i
finanziamenti erogati erano più di 1700, per un importo complessivo superiore ai
centonovanta milioni di Euro.
Banca etica è inoltre la sola banca che, oltre ad effettuare la normale istruttoria
economica, realizza anche una istruttoria socio-ambientale, per verificare che chi
chiede un finanziamento rispetti i principi alla base dell’idea di Banca etica in
materia di partecipazione democratica, pari opportunità, rispetto dell’ambiente, diritti
dei lavoratori, qualità sociale prodotta. Per aumentare la trasparenza e la
partecipazione, questa seconda istruttoria non è svolta dal personale della banca, ma
direttamente dai rappresentanti dei soci in modo volontario.
Un altro aspetto che contraddistingue Banca Etica è il coinvolgimento attivo dei
soci nella promozione dei valori della banca: nel Lazio, come in altre parti d’Italia, a
fianco della filiale agisce la Circoscrizione dei Soci, che si adoperano, oltre che per
far conoscere la Banca e i suoi principi, anche per diffondere le attività delle
associazioni socie o vicine, partecipando a varie iniziative locali, organizzando
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momenti di incontro e conoscenza della finanza etica, e promuovendo l’adesione a
varie campagne di sensibilizzazione.
Ulteriore particolarità di Banca Etica è la recente nascita di una rete di “banchieri
ambulanti”, detti anche “sportelli mobili”, persone che si recano dalle persone ed
associazioni per fornire direttamente a domicilio i servizi della banca. In questo modo
la banca ha cercato di venire incontro alle esigenze delle persone che per diversi
motivi incontrano difficoltà nel recarsi direttamente in filiale per le differenti
operazioni.
A differenza della maggior parte degli altri istituti di credito, Banca etica non è
controllata da nessun gruppo finanziario: il capitale sociale è ripartito tra oltre 3.000
associazioni e 20.000 persone fisiche. Inoltre come in ogni cooperativa, vige la regola
“una testa un voto”, secondo cui ogni socio, indipendentemente dal numero di azioni
possedute, ha diritto ad un voto in assemblea. In ogni caso, nessuno può detenere più
dello 0,5% del capitale sociale.
Migliaia di persone hanno sottoscritto azioni di Banca etica, contribuendo a far
crescere una banca diversa, per la quale il denaro e il credito non sono fini a se stessi
ne mezzi per inseguire il profitto, ma strumenti per lo sviluppo umano, la coesione
sociale e la cooperazione tra i popoli.
La proposta di legge.
Gli alunni della classe 5a AM, sabato 29/5/2010 nell’aula magna dell’ ITCG
“Fermi”, hanno concluso l’iter di produzione di un progetto di legge sulla “banca
etica”. L’idea nata con la collaborazione dei proff. M.G. Bartoli e S. Bertelli, per la
stesura della caratteristica area progetto-ricerca del corso di studi Mercurio, ha
permesso di partecipare e vincere ad una delle “Giornate di formazione a
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Montecitorio”. I deputati rappresentanti della ragione Toscana, che hanno ricevuto gli
studenti nella Sala della Lupa a Montecitorio (dove ha partecipato anche Rosy Bindi,
vicepresidente della Camera) hanno talmente apprezzato il progetto, da proporre una
stretta collaborazione per stilare un progetto di legge, al fine di colmare il vuoto
normativo. Il prof. Bertelli, su sollecitazione e con le indicazioni dell’on. Fluvi, ha
redatto il progetto di legge, dopo aver ascoltato, insieme agli studenti ed ai colleghi,
alcuni funzionari di Banca etica, quali A. Celoni ed M. Ronchieri. Conclusivo ed
essenziale l’apporto degli studenti, dei colleghi, dei funzionari di Banca Etica,
nell’incontro tenutosi nell’aula magna dell’ITCG, dove gli Onn. Alberto Fluvi (PD –
Commissione finanze) e Maria Grazia Gatti (UDC – Commissione lavoro) hanno
condotto una vera e propria seduta in “commissione” come a Montecitorio. Erano
presenti anche funzionari apicali di Banca Etica: M. Ronchieri, Alessandro Celoni,
capo area per l’Italia centrale e Paolo Pavone, direttore della filiale di Roma.
Sotto la guida di Fluvi e Bertelli, sono stati esaminati i singoli articoli, comma per
comma, letti e illustrati ciascuno da uno/una studente/studentessa. Molte sono state,
da parte di rappresentanti di tutte le componenti presenti, le proposte di emendamenti,
ciascuna accolta o respinta con regolare votazione.
Il progetto, sarò presentato al presidente della Camera, per la discussione. Ne esce
una nuova figura di banca, la “banca etica” appunto, in forma di soc. coop., a r.l.,
p.a., mediante l’aggiunta degli artt. da 37 bis a 37 decies in un Capo V bis del DLgs.
385/93 (TUB, testo unico bancario). Una banca che, considerando l’accesso al credito
un diritto umano, tiene conto degli aspetti morali e sociali dell’attività finanziaria ed
economica; che non separa la finanza dall’economia reale; che è attenta alla persona e
al bene comune; che favorisce il microcredito; che non inasprisce le commissioni e
non applica l’anatocismo; che presta a tasso agevolato per operazioni non meramente
speculative; che non vuole né fra i soci né fra i clienti persone o imprese implicate,
anche indirettamente, nei reati previsti dal Titolo II del Codice penale, né in attività
legate alle armi e agli armamenti, agli stupefacenti, ai superalcolici, al tabacco, o a
vario titolo irrispettose dell’ambiente. Una banca che riconiuga l’etica con
l’economia.
Il testo:
“Nuove norme in materia bancaria. Modifiche al DLgs 1/9/1993 n° 385”
Articolo 1
Nel DLgs 1/9/1993 n° 385 “Testo unico delle leggi in materia bancaria e
creditizia”, e successive modificazioni, dopo l’art. 37 del Titolo II è inserito il Capo
V bis: Banche “etiche”, dall’art. 37bis all’art. 37decies come qui di seguito indicato:
37 bis. Definizione e caratteristiche. - 1. Le banche “etiche”, le quali possono
svolgere tutte le normali operazioni bancarie, con i limiti previsti dagli articoli
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seguenti, considerando l’accesso al credito un diritto umano, tengono conto delle
conseguenze sociali ed ambientali delle azioni economiche che non devono essere
mai considerate fine a se stesse ma rivolte alla persona ed al bene comune; accettano
i princìpi della finanza etica ed a tali criteri orientano la loro attività, nella
consapevolezza della non separabilità della finanza dall’economia reale.
37 ter. Norme generali. - 1. La banca etica è costituita in forma di società cooperativa
a responsabilità limitata, per azioni.
2. La denominazione, in qualunque modo formata, deve contenere l’espressione
“banca etica”, oltre alla indicazione del rapporto sociale.
3. Le azioni, obbligatoriamente nominative, devono indicare il valore nominale che
non può essere inferiore a 1 euro, né superiore a 100 euro. Con decreto del
Ministro dell’Economia e delle Finanze, su proposta della Banca d’Italia, si può
modificare il valore massimo.
La nomina e la revoca, per giusta causa o per giustificato motivo, degli
amministratori e dei sindaci revisori, spetta esclusivamente all’assemblea dei soci.
La banca etica può costituirsi, e mantenere la sede legale, soltanto nel territorio
italiano.
37 quater. Soci. - 1. Il numero dei soci non può essere inferiore a 100. Nel caso in cui
il numero si riduca, esso deve essere reintegrato al minimo previsto entro un anno,
altrimenti la società sarà posta in liquidazione.
2.Ciascun
socio non può possedere un numero di azioni che rappresentino più dello
0,50% del capitale sociale, o per un valore superiore a 500.000 euro, e, in ogni
caso, ciascun socio ha diritto ad un solo voto in assemblea.
3.
Possono essere soci persone fisiche o persone giuridiche private o pubbliche. Gli
enti soci, persone giuridiche, possono essere rappresentati da comuni, province,
regioni, enti pubblici previdenziali e assistenziali. In ogni caso, il totale delle
partecipazioni detenute da fondazioni delle Casse di risparmio, banche popolari,
banche di credito cooperativo, banche ordinarie, soggetti economici con finalità di
lucro, non può essere superiore al 15% del capitale sociale. Altri soci enti,
debbono essere rappresentati almeno per il 50% del totale dei soci, da fondazioni
non bancarie ed associazioni riconosciute che abbiano nello statuto finalità
esclusivamente, o prevalentemente, sociali o assistenziali, imprese operanti nel
“terzo settore”, ONLUS, ONG, associazioni di promozione sociale e di
volontariato o di consumatori, cooperative sociali, organismi della cooperazione
internazionale che siano agenzie dell’ONU o della CE o della UE.
4.
Lo statuto può prevedere clausole di gradimento per la circolazione delle azioni
per motivi preventivamente determinati e legati a situazioni oggettive e
dimostrabili, quali, ad esempio, per le persone fisiche, giuridiche e le associazioni
non riconosciute, il non essere state condannate in via definitiva o avere
- 11 -
procedimenti penali in corso per i reati previsti dal Libro secondo del Codice
penale; per le persone fisiche e giuridiche e le associazioni non riconosciute,
l’operare in attività di produzione e/o scambio di beni e/o servizi relativi alle armi e
agli armamenti, alle sostanze stupefacenti, ai superalcolici, al tabacco, o attività a
vario titolo definibili come inquinanti dell’ambiente in base alla normativa vigente.
37 quinquies. Operatività. - 1. La banca etica opera secondo i princìpi della
responsabilità sociale ed ambientale, attraverso operazioni e comportamenti
improntati alla efficienza e alla sobrietà; alla massima trasparenza di tutte le
operazioni; alla partecipazione da parte dei soci e dei risparmiatori alle scelte operate;
alla valutazione sociale ed ambientale del proprio agire; al rispetto delle specificità
socio-culturali dei contesti territoriali in cui opera.
2.Nell’esercizio
del credito la banca etica si impegna a non praticare in nessun caso
l’anatocismo previsto dall’art. 1283 C.C.; a non pretendere commissioni oltre il
limite ragionevole ai fini della redditività dell’impiego; a non praticare condizioni
vessatorie come previste dagli artt. 1341/1342, 1469 bis/sexies del C.C.
3.
I finanziamenti possono essere concessi a persone fisiche, anche non cittadine, che
non si trovino nelle condizioni previste dal quarto comma dell’articolo precedente e
che li chiedano per finalità non meramente speculative ma che abbiano ricadute
sociali, ed in particolare per attività di inclusione di persone svantaggiate, come
così definite dalla normativa vigente, o obiettivi personali attinenti alla libertà e alla
dignità della persona o della sua famiglia.
4.
I finanziamenti a favore degli enti o delle associazioni non riconosciute o dei
comitati, come individuati dagli artt. 11/42 del C.C., anche di nazionalità non
italiana, devono essere rivolti a favorire la dignità, la libertà, l’uguaglianza delle
persone; a favorire la tutela del lavoro e dei diritti dei lavoratori, la tutela della
legalità, la tutela dell’ambiente naturale e culturale; a favorire progetti di valore
sociale. Una particolare attenzione di favore sarà riservata alle piccole cooperative
e alle cooperative sociali, come definite dalla L. 381/91.
5.
In nessun caso saranno finanziate persone, imprese o associazioni implicate, anche
indirettamente, in attività di produzione e/o scambio di beni e/o servizi relativi alle
armi e agli armamenti, alle sostanze stupefacenti, ai superalcolici, al tabacco, o
attività a vario titolo definibili come inquinanti dell’ambiente in base alla
normativa vigente. In ogni caso le banche etiche devono stabilire un rating interno
che debba garantire il valore ambientale, sociale e di solidarietà, delle iniziative
finanziarie.
6.
La banca etica deve prevedere all’interno del proprio statuto una percentuale, in
ogni caso non inferiore all’1%, dei suoi finanziamenti annui da destinare al
“microcredito”, cioè a finanziamenti non superiori, ciascuno, a 25.000 euro,
destinati a sostegno di persone o famiglie in difficoltà, o all’avvio o al
consolidamento di attività imprenditoriali a carattere locale, intraprese da imprese
con meno di 10 addetti. L’iniziativa è estesa ai cittadini comunitari ed
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extracomunitari, in possesso di regolare permesso di soggiorno, che abbiano
almeno uno dei requisiti sopra detti. Le banche etiche si impegnano ad assicurare,
direttamente o indirettamente, un’attività di accompagnamento delle realtà
finanziarie.
7.
Le banche etiche si doteranno di un “codice etico” che preveda gli specifici
rapporti con la clientela tenendo conto del principio di tutela del contraente debole.
37 sexies. Bilancio e utili. - 1. La banca etica deve redigere annualmente, oltre al
bilancio civilistico e fiscale, un bilancio “sociale”, anch’esso da approvarsi
dall’assemblea dei soci, che metta in evidenza le compatibilità di risorse ed impieghi
con le finalità etiche e sociali previste dagli articoli precedenti e dallo statuto;
l’esplicitazione per categoria delle provenienze dei fondi e delle destinazioni degli
impieghi; la valutazione di impatto sociale ed ambientale dei finanziamenti.
2.Le
banche etiche devono destinare almeno il 30% degli utili annuali alla riserva
legale. Fatta salva la destinazione di ulteriore utile a riserve statutarie disponibili e
la distribuzione ai soci, il residuo degli utili deve essere destinato a fini di
mutualità, assistenza, beneficenza.
37 septies. Trasformazioni e fusioni. - 1. La Banca d’Italia, nell’interesse dei soci, dei
risparmiatori, dei creditori, può autorizzare la trasformazione della banca etica in
altro tipo di società, eccetto che nella forma di sicav.
2. La Banca d’Italia, nell’interesse dei soggetti di cui al primo comma, o per motivi di
stabilità patrimoniale, può autorizzare la fusione della banca etica con altre banche
etiche, o banche popolari o banche di credito cooperativo.
37 octies. Vigilanza e controllo. - 1. La banca etica è sottoposta alla vigilanza e al
controllo da parte della Banca d’Italia e del Ministero dell’economia e delle finanze,
secondo la normativa vigente.
2. Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali (“Welfare”), la CoNSoB possono
richiedere alla banca etica notizie e documenti sulla sua attività.
37 novies. Agevolazioni. - 1. La costituzione e l’operatività delle banche etiche
saranno agevolate mediante l’esenzione da oneri tributari concernenti la loro
iscrizione e successive modificazioni e comunicazioni al Registro delle imprese.
37 decies. Rinvio. - 1. Per quanto non espressamente previsto in questo Capo, si
applicano, in quanto compatibili, alla banca etica, nella sua qualità di banca, le norme
del presente DLgs 1/09/1993 n° 385 (“Nuove norme in materia bancaria”), e
successive modificazioni.
2. Per quanto non espressamente previsto in questo Capo, si applicano, in quanto
compatibili, alla banca etica, nella sua qualità di società cooperativa, le norme
contenute nel titolo VI del DLgs 17/01/2003 n° 6 (“Riforma organica della disciplina
delle società di capitali e delle società cooperative”), e successive modificazioni, che
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modifica gli artt. 2511/2548 del C.C, salvo quanto disposto dal secondo comma
dell’art. 28 del citato DLgs 385/93.
Articolo 2
Il primo comma dell’art. 28 del DLgs 1/9/1993 n° 385, e successive modificazioni,
è così sostituito: “1. L’esercizio dell’attività bancaria da parte di società cooperative è
riservato alle banche popolari, alle banche di credito cooperativo e alle banche etiche,
disciplinate dal Capo V e dal Capo V bis”.
Analisi del progetto di legge:
Il primo articolo della proposta di legge, esprime i principi della finanza etica e i
valori dell'economia sociale e civile, considerando l’accesso al credito un diritto
umano, e valutando le conseguenze sociali ed ambientali delle azioni economiche che
non devono essere mai considerate fine a se stesse ma rivolte alla persona ed al bene
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comune.
Nelle norme generali, è specificata la figura della banca etica, costituita in forma di
società cooperativa a responsabilità limitata per azioni, e la quota nominale massima
del valore delle azioni, modificabile con decreto del Ministro dell’Economia e delle
Finanze, su proposta della Banca d’Italia. Il comma cinque, autorizza l’apertura di
nuove filiali all’estero, ma previene la formazione di paradisi fiscali, mantenendo
obbligatoria la sede legale nel territorio italiano.
Nel comma quattro, dell’art. 34 quater, in relazione ai soci, è privilegiata la
partecipazione di fondazioni non bancarie ed associazioni riconosciute che abbiano
nello statuto finalità esclusivamente, o prevalentemente, sociali o assistenziali, per
almeno la metà del capitale sociale.
L’art. 37 quinquies, relativo all’operatività della banca etica, sottolinea la
trasparenza delle operazioni finanziarie, la partecipazione dei soci e dei risparmiatori
alle scelte operate, il divieto di praticare l’anatocismo e l’impegno a non applicare
condizioni vessatorie. Ad ogni modo, come espresso nel terzo comma, i
finanziamenti concessi a persone fisiche, anche non cittadine, devono perseguire
finalità sociali, ed in particolare includere persone svantaggiate, o obiettivi personali
attinenti alla libertà e alla dignità della persona o della sua famiglia, come l’acquisto
della prima casa. Nel comma quattro, sono espressamente regolamentati i
finanziamenti a favore degli enti o delle associazioni non riconosciute o dei comitati
anche di nazionalità non italiana, ponendo una particolare attenzione alle piccole
cooperative e alle cooperative sociali. In nessun caso potranno essere finanziate
persone che perseguono obiettivi contro l’eticità o la legalità della finanza, come
espresso nel comma cinque. E’ previsto inoltre il finanziamento da destinare al
“microcredito”, come da comma sei. Un “codice etico” dovrà specificare i rapporti
con la clientela.
L’art. 37 sexies, in merito al bilancio ed utili, impone la redazione del bilancio
“sociale” oltre a quello civilistico e fiscale, che evidenzi le attività di finanziamento
in coerenza con i principi di trasparenza, partecipazione e democrazia che sono alla
base dell’attività bancaria. Almeno il 30 per cento dell’utile dovrà essere destinato a
riserva legale, ed il residuo degli utili destinato a fini di mutualità, assistenza,
beneficenza, come da secondo comma.
L’art. 37 septies, reca le norme in materia di trasformazioni e fusioni.
Le banche etiche saranno sottoposte alla vigilanza ed al controllo da parte della
Banca d’Italia e del Ministero dell’economia e delle finanze mentre il Ministero del
lavoro e delle politiche sociali e la CoNSoB potrà richiedere alla banca etica notizie e
documenti sulla sua attività, come da art. 37 octies relativo alla vigilanza e controllo.
E’ disposta, dall’art. 37 novies, per le banche etiche, l’esenzione da oneri tributari
concernenti l’iscrizione e successive modificazioni e comunicazioni al Registro delle
imprese.
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Sitografia
Per la redazione della seguente tesina, è stato utilizzato internet, ed in particolare, il
nucleo di informazione www.bancaetica.com.
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Di seguito, la relazione di accompagnamento al progetto di legge.
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