i settembrini - Scuola di san Teobaldo

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Editoriale
Tra i fiori di stagione a sorpresa escono dall’anonimato i settembrini; questi cespugli pieni di margheritine avviano un
periodo di “raccoglimento”, l’autunno dei raccolti e la preparazione per l’inverno imminente.
“Ascoltiamo” un pensiero del filosofo francese Jean-Luc Nancy che nel suo saggio “Noli me tangere” pone la condizione prima per la comprensione: “Chi ha orecchi da intendere, intenda”. Nancy è il curatore della prossima mostra al
MART intitolata “L’altro ritratto”.
E il primo articolo contiene un esercizio di comprensione, rivolto ai grandi fenomeni della globalizzazione.
Per la Mostra del mese abbiamo visitato la monografica dedicata al pittore spagnolo Francisco de Zurbarán (15981664), aperta nel Palazzo dei Diamanti a Ferrara. Pittore di figure severe e monumentali, geniale interprete del misticismo spagnolo nella piena età della Controriforma iberica, egli riesce anche a rendere la dimensione intimista della sua
poetica di figlio della povera Estremadura. Una rassegna completa di tutti i suoi periodi creativi.
Progetto impegnativo la sintesi del saggio “La conquista sociale della Terra”: in questo numero la prima parte. Documentiamo il cambiamento di paradigma nella disciplina evolutiva dalla teoria della fitness inclusiva, cui subentra la
nuova teoria della selezione multilivello. Il grande entomologo illustra le diverse vie alla eusocialità da una parte dei
“superorganismi” costituiti dalle colonie di api, vespe, formiche e termiti; dall’altra dei gruppi sociali umani.
Chiude il numero l’angolo della poesia con una poesia stagionale di Vincenzo Cardarelli: Ottobre.
Sommario SST - settembre 2013
Scelta obbligata per i fiori del mese: sono i settembrini.
La citazione è tratta da un saggio del filosofo francese Jean-Luc Nancy.
A pag. 2 lʼarticolo “Cosmopolitizzazione”, tratto da considerazioni del sociologo tedesco ULRICH BECK.
A pag. 3 La mostra del mese: Francisco de Zurbarán
Recensione de: “La conquista della Terra” di Edward O. Wilson, prima parte.
A pag. 4 per lʼangolo della poesia: OTTOBRE, di Vincenzo Cardarelli
i settembrini
Pianta erbacea perenne cespitosa, passa il tempo a filo
terra resistendo a caldo freddo e siccità per sviluppare in
questa stagione un folto gruppo di fusti fitti di fiori come
le margherite; e come loro sfoggiano capolini stellati in
tutte le tonalità del viola. Della famiglia degli astri (Asteraceae) hanno fioritura generosa che inizia dopo ferragosto e può durare per tutto il mese di ottobre. Il nome
scientifico della pianta è Symphyotrichum (cioè capelluto) e novi-belgii (provenuiente dal nord america). Naturalizzata in Italia, cresce spontaneamente e si accontenta degli angoli di orti e giardini; viene anche coltivata in varietà nane.
La citazione ... da Jean-Luc Nancy
“Chi ha orecchi da intendere, intenda”. Non vi è messaggio senza che vi sia in primo luogo un appello a una capacità o
a una disposizione all’ascolto. Non si tratta di un’esortazione, bensì di un’avvertenza: se non comprendete, non cercatene la ragione nell’oscurità del testo, ma soltanto in voi stessi, nell’oscurità del vostro cuore. Più che il contenuto circostanziato del messaggio, conta questo: ecco un messaggio per chi vuole e sa accoglierlo, per chi vuole e sa essere interpellato. Il messaggio non dice nulla all’orecchio chiuso, ma all’orecchio aperto dice più di una lezione.
“Noli me tangere” BB - TO 2005
Anno I numero 9 notiziario della associazione “Scuola di san Teobaldo”
Deriva da cosmopolitismo e globalizzazione.
Nellʼintenzione dellʼautore, il neologismo definisce
quel fenomeno che assume i difetti della globalizzazione senza i vantaggi del cosmopolitismo.
Cosmopolitizzazione
Il paradigma nazionalistico tuttora vigente nelle scienze
sociali, che continua a sovrapporre lo status politico a quello socio-economico, contribuisce a sottovalutare
l’esplosività politica delle diseguaglianze sociali. Portiamo
all’attenzione un paio di esempi, tra quelli che elenca il sociologo tedesco Ulrich Beck: egli ritiene fondamentale cogliere la differenza tra il concetto filosofico normativo di
“cosmopolitismo” e il concetto scientifico sociale di “cosmopolitizzazione”.
Il primo esempio riguarda la tendenza crescente delle
squadre di calcio “europee” a comprare i migliori giocatori
del mondo disponibili sul mercato. La perdita complessiva
delle loro connotazioni locale e nazionale sembra compensata dall’aura cosmopolìta, acquisita in termini di giocatori,
capitale e sostenitori della squadra, a seguito di questo “Altro globale” che “gioca in mezzo a noi”. Si tratta in realtà di
un processo di “cosmopolitizzazione” che propone una situazione qui apparentemente acquisita, ma che amplifica
una disuguaglianza a scala sovranazionale: talché le migliori squadre sono concentrate nei paesi ricchi e il loro successo sportivo non è dovuto al merito, ma semplicemente alle
possibilità di investimento. Quanto al preteso “cosmopolitismo”, i cori razzisti degli stadi italiani contro molti di questi
giocatori “globali” dimostrano che né i tifosi, né le società
sportive ci hanno dato “cittadini del mondo”.
Come secondo esempio scegliamo una situazione molto
più complessa, con implicazioni affettive e morali: le famiglie “globali”. Dai tempi in cui le femministe denunciavano
la famiglia come luogo di lavoro squilibrato - nel quale la
donna svolgeva ruoli subordinati che le toglievano libertà
sociali e individuali - le
diseguaglianze di genere
sembrano attenuate. In
realtà quelle unità famigliari appartenenti alle
classi medie occidentali,
che vedono la donna socialmente emancipata ed
economicamente attiva, hanno ottenuto questo risultato mediante l’outsourcing di lavoro domestico. Caring, cleaning
e cooking (2) rimangono sempre carichi femminili, ma esternalizzati “lungo le linee di nazione, colore ed etnia”.
Come prima per il calcio, anche questa situazione rispecchia il mercato, perfetto incontro tra domanda e offerta; in
realtà i rischi rimangono quasi tutti a carico dei lavoratori
emigranti, spesso vittime di una economia sommersa con
molti aspetti di illegalità. Anche quando godono di servizi
primari, tipo istruzione e sanità, rimangono complessivamente esclusi dallo welfare state e sono economicamente
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molto vulnerabili; risultano infine del tutto privi di diritti
politici.
Un caso particolare è il fenomeno delle “badanti”, che permettono alla famiglia di restare unita, con un notevole risparmio per le famiglie stesse e per il nostro sistema sanitario. E infatti il fenomeno, considerato sulla sola scala nazionale, rispetta ancora una volta leggi di mercato e volontarietà di scelte, ma a quale prezzo per i soggetti deboli?
Molte delle donne che lavorano all’estero per tenere unite le
nostre famiglie, hanno lasciato le proprie nel paese
d’origine: laddove l’amore era dimostrato con lo stare tutti
insieme, ora per questi “lavoratori domestici” amore è doversene andare lontano. La cosmopolitizzazione porta a
contatto famiglie di nazioni ricche con quelle di nazioni povere, fino alla reciproca dipendenza, ma in realtà sempre
più lontane: mentre le prime guadagnano in risorse vitali, le
altre le perdono. “L’Altro che vive nelle nostre case è ancora escluso (sia presso di noi che nei paesi d’origine) dai diritti civili, politici e sociali”.
Tutti questi fenomeni, e potremmo continuare con il mercato mondiale degli organi umani sulle rotte a senso unico
della ricchezza o con la competizione globale tra lavoratori
che genera l’ostilità verso lo straniero o tanti altri simili esempi, dimostrano il bisogno di delegittimare tutte queste
diseguaglianze. Le nuove “generazioni globali” possiedono
strumenti in grado di criticare questi processi, confrontando
realtà e punti di vista transnazionali.
La cosmopolitizzazione, che “include” l’Altro a prezzo
della sua crescente “esclusione”, dev’essere regolamentata
da leggi equivalenti sui diritti umani, prima che le contraddizioni evidenziate portino conseguenze insostenibili.
L’impegno sociale per il compimento della “condizione
umana”, per la cittadinanza globale, ha di fronte varie vie di
attuazione: ma deve passare per la condivisa consapevolezza che nessuna nazione può affrontare questi problemi da
sola; che il riconoscimento dei legittimi interessi di altri
comporta la loro inclusione nel calcolo dei propri, altrettanto legittimi, interessi.
Ulrich Beck - sociologo e scrittore tedesco
“Mondializzare i diritti umani” in Micromega 3/2012
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Anno I numero 9 notiziario della associazione “Scuola di san Teobaldo”
la Mostra del mese
Esposizione monografica dedicata al pittore spagnolo
Francisco de Zurbarán (1598-1664)
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Lo sviluppo di Homo Sapiens, dallo stadio iniziale
alle più importanti conquiste creative.
Un famoso entomologo, Edward Osborne Wilson,
espone una provocatoria teoria delle nostre origini
che delinea l'evoluzione del vivente
"da un inizio tanto semplice" all'attuale e pericolosa
"civiltà delle Guerre Stellari".
L’autore spiega come, dagli insetti sociali all'uomo,
l'evoluzione non sia stata sospinta solo dall'egoismo
genetico e dalla competizione individuale, ma anche dallo
sviluppo di comportamenti sociali e cooperativi
sempre più elaborati all'interno dei gruppi.
“La conquista sociale della Terra”
prima parte: Uomini e Formiche
Ferrara, Palazzo dei Diamanti
14 settembre 2013 - 6 gennaio 2014
tutti i giorni 9,00 - 19,00
biglietto intero € 10,00 (ridotto € 8,50)
Il percorso espositivo della mostra, suddiviso in sezioni
cronologico-tematiche, mette in evidenza il talento singolare di questo pittore per le forme, di una tale essenzialità, purezza e poesia da proporre un registro innovativo a generi e
temi della tradizione. Le sue figure maestose, rivolte verso
l’osservatore come protagonisti, ma cariche di visonario lirismo, esercitano oggi come allora un forte fascino. Ineguagliabile è poi la maestria nel dipingere le stoffe, dalle più
austere, dal carattere quasi scultoreo e giocate su un’unica
tonalità, all’arabesco più dettagliato. Dovette la sua fama in
vita alla capacità di interpretare il fervore religioso del suo
tempo (il deciso radicalismo controriformista, lascito di Filippo II alla Spagna seicentesca); altra fonte di commissioni
fu la fornitura di dipinti per le colonie del Nuovo mondo.
Nato in un piccolo borgo dell’Estremadura, quasi trentenne si stabilisce a Siviglia, dove i numerosi ordini monastici
avevano ambiziosi programmi edilizi e iconografici. Qui
riceve i primi prestigiosi incarichi per importanti cicli pittorici: sostiene il curatore Ignacio Cano che nei suoi dipinti
“seppe fondere la monumentalità con una pittura radicalmente naturalistica, senza sacrificare l’intensità espressiva
e l’intimità proprie dell’esperienza mistica”; tutte caratteristiche con cui Zurbarán compensa le ingenuità prospettiche
delle scene più complesse.
Divenuto cittadino “ad honorem” della capitale andalusa,
la sua fama si affermò consentendogli di praticare generi
diversi, dalla natura morta ai temi classici per Filippo IV in
Madrid, dove si trasferirà dopo la grande peste di Siviglia
del 1649 e dove infine morì nel 1664. Nella capitale iberica
conoscerà “le invenzioni della pittura barocca”, corrompendo però il suo personalissimo stile, introducendo colori più
chiari e scorci di paesaggio.
Sintesi del percorso espositivo di questo saggio, con particolare riferimento alla vicenda sociale dell’ homo sapiens.
premessa a mo’ d’introduzione
Questa vuol essere la storia dei due maggiori “conquistatori sociali” della Terra: da una parte i gruppi umani, dall’
altra i cosiddetti “super-organismi”, cioè le colonie di api,
vespe, formiche e termiti. In realtà questi ultimi sono frutto
di una lenta evoluzione durata oltre cento milioni di anni e
raggiunsero l’attuale livello 60/50 mln di anni fa; invece la
specie homo sapiens appare all’incirca 200mila anni fa e si
distribuì sulla Terra soltanto negli ultimi 60mila anni.
Significa che, mentre gli insetti ebbero tutto il tempo per
adattamenti ecologici che li portarono all’interazione e interdipendenza con l’ambiente, il successo dell’uomo avvenne a spese degli ecosistemi esistenti. In compenso la socialità umana non si limita agli istinti, ma si giova di un
processo multilivello nella dialettica tra selezione individuale e selezione di gruppo.
Le due spinte selettive combinate
entrano però in potenziale conflitto,
determinando la radicale ambiguità
della natura umana. La quale non
agisce solo internamente, nell’ oscillazione tra altruismo e aggressività;
si manifesta anche nei contraddittori
comportamenti che assumiamo nei
confronti dell’habitat, nello sfruttamento delle risorse come nella difesa
dell’ambiente.
la condizione umana
I miti della creazione fornirono ad ogni tribù una spiegazione dell’esistenza, ma in base a verità vissute dal cuore,
non dalla ragione. Anche il pensiero cosciente è dominato
dalle passioni. La filosofia si è dispersa in mille rivoli speculativi, abbandonando le domande originali sul significato
della vita umana.
Solo l’attuale sviluppo delle discipline scientifiche sembra invece in grado di dirci perché esiste una vita sociale
avanzata e quali forze l’abbiano costruita.
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Anno I numero 9 notiziario della associazione “Scuola di san Teobaldo”
Da dove veniamo?
Come già detto, delle due vie evolutive (insetti e mammiferi) la prima domina ecosistemi non soltanto sostenibili,
ma anche interdipendenti. Noi al contrario non abbiamo avuto il tempo di evolvere con il resto della biosfera; l’ agricoltura venne introdotta soltanto 10mila anni fa, provocando uno sviluppo demografico esponenziale e trasformando
e semplificando l’ambiente naturale.
Homo sapiens è una specie eusociale, ma gli antenati preumani dovettero raggiungere l’eusocialità in modo radicalmente diverso dagli insetti guidati dall’istinto. La fisiologia
(dimensioni) e il ciclo vitale degli antenati degli insetti sociali e quelli degli esseri umani si sono differenziati radicalmente. Il nostro primo pre-adattamento fu la grossa taglia e la relativa stabilità territoriale, il secondo la specializzazione nella vita arboricola (70/80 mln di anni or sono);
complessità ambientale e flessibilità del comportamento alimentare svilupparono un cervello più grosso e la vista preferita all’olfatto. Dopo essersi staccati dalla linea evolutiva
degli scimpanzé, le specie pre-umane (australopitecine) affinarono la tendenza al bipedismo: vivevano in um ambiente che favoriva la camminata eretta.
Le trasformazioni del corpo nel passaggio dalla vita arboricola a quella terrestre non favorivano la velocità: così svilupparono un’alta capacità aerobica e diventarono dei corridori sulla lunga distanza; l’attitudine a cacciare inseguendo la preda, insegnò ad uccidere a distanza, con vantaggi
incalcolabili nella foresta-savana di spazi aperti e bassa vegetazione.
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un milione di anni fa. A conferma del primato del nido nell’
evoluzione eusociale: le popolazioni che diedero origine al
genere homo praticavano un forte consumo di proteine animali e per procurarle occorreva un alto livello di lavoro di
squadra. Essi devono dividersi il lavoro e spartirsi il cibo in
maniera condivisa; così le pressioni all’interno del gruppo,
l’esercizio di alleanze ed empatia, rendeva utile e ricercata
l’intelligenza sociale, la quale a sua volta costituiva un vantaggio nel conflitto con gli altri gruppi.
Uomini e Formiche: le differenze
Una nuova teoria dell’evoluzione eusociale rende conto
separatamente dell’evoluzione degli insetti sociali e delle
società umane: a) nel caso degli insetti sociali il processo è
una selezione a livello individuale, da regina a regina, con
la casta delle operaie come estensione del fenotipo della regina; b) al contrario nelle società umane la dinamica della
creazione dei nuovi gruppi sociali è trainata sia dalla selezione individuale sia dalla selezione di gruppo. Una selezione multilivello, interazione tra le forze selettive che
prendono di mira i tratti dei singoli membri e altre forze selettive che prendono di mira i tratti di tutto il gruppo.
Se il vantaggio personale che viene dalle appartenenze di
gruppo cresce, o se leader egoisti riescono a piegare la colonia ai loro personali interessi, i membri del gruppo saranno inclini all’altruismo e al conformismo, altrimenti il
gruppo si disgregherà. L’origine dell’eusocialità è stata rara nella storia della vita sulla Terra perché la selezione di
gruppo dev’essere eccezionalmente potente per allentare la
presa della selezione individuale.
Nascita dell’eusocialità
Per questo nelle società umane esiste un conflitto intrinseTuttavia un passaggio fondamenco e irrimediabile fra la selezione naturale a livello indivitale sulla via dell’ eusocialità fu il
duale o a livello di gruppo. Gli alleli (varie forme di ogni
controllo del fuoco, che permise l’
gene) che favoriscono la sopravvivenza e la riproduzione
assembramento di piccoli gruppi formati da famiglie allar- dei singoli membri a spese degli altri (egoismo codardia
gate in bivacchi. Usanza praticata sia dal primo homo sa- concorrenza sleale) sono sempre in conflitto con gli alleli
piens africano che in europa dall’homo neanderthalensis, dello stesso gene o di altri geni che favoriscono l’altruismo
come dal comune progenitore homo erectus, quindi almeno e la coesione.
(la seconda parte nel prossimo numero)
l’angolo della poesia – VINCENZO CARDARELLI (1887-1959)
OTTOBRE
Un
tempo,
era
d'estate,
era
a
quel
fuoco,
a
quegli
ardori,
che
si
destava
la
mia
fantasia.
Inclino
adesso
all'autunno
dal
colore
che
inebria,
amo
la
stanca
stagione
che
ha
già
vendemmiato.
Niente
più
mi
somiglia,
nulla
più
mi
consola,
di
quest'aria
che
odora
di
mosto
e
di
vino,
di
questo
vecchio
sole
ottobrino
che
splende
sulla
vigne
saccheggiate.
Sole
d'autunno
inatteso,
che
splendi
come
in
un
di
là,
con
tenera
perdizione
e
vagabonda
felicità,
tu
ci
trovi
fiaccati,
vòlti
al
peggio
e
la
morte
nell'anima.
4
Ecco
perché
ci
piaci,
vago
sole
superstite
che
non
sai
dirci
addio,
tornando
ogni
mattina
come
un
nuovo
miracolo,
tanto
più
bello
quanto
più
t'inoltri
e
sei
lì
per
spirare.
E
di
queste
incredibili
giornate
vai
componendo
la
tua
stagione
ch'è
tutta
una
dolcissima
agonia.
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