Architettura bioclimatica Arnaldo Savorelli nasce a Bussolengo (Verona) il 13 Agosto 1966. Si laurea in architettura allo IUAV nel 1994 con il prof. Franco Laner. Completa la formazione come ospite dell’Università di Cambridge dove segue i corsi di progettazione ambientale e bioclimatica e dal 1994 al 1999 è assistente del prof. arch. Sergio Los allo IUAV, corso di Progettazione 2- la città sostenibile. Da allora continua l’attività come libero professionista. Lo studio Savorelli Architetti con sede a Bussolengo, via Marconi 20, opera all’avanguardia nei tradizionali campi tecnici dell’architettura e dell’urbanistica, della ristrutturazione di edifici storici vincolati e nella nuova costruzione. La divisione Studio Due si occupa di arredamento e allestimento. La divisione Solarch si occupa di progettazione e consulenza bioclimatica a privati, progettisti e imprese di costruzione. Solarch-via Marconi 20-37012 Bussolengo (Vr) Italy Tel. 0457150305 Fax 0456755403 Abbiamo parlato nella scorsa puntata dell’importanza del sito e di come una casa bioclimatica sia progettata per relazionarsi con l’ambiente in cui si trova nel migliore dei modi. Il passo successivo è allora quello di analizzare il sito e capirlo nelle sue potenzialità e nelle sue problematiche relative al clima. E’ da notare come spesso questo avvenga a casa realizzata: l’abitante si accorge che una stanza è buia, l’altra è calda, l’edificio consuma troppo, tutti amano stare in una zona della casa piuttosto che nell’altra, c’è bisogno di una tenda o di un portico, una finestra è troppo grande, l’altra è troppo piccola, ecc… Ma quel luogo esisteva anche prima della costruzione della casa. Come capire un luogo in anticipo? Il livello di profondità dell’analisi è funzionale ai risultati che vogliamo ottenere. In questa sede è gioco forza una semplificazione sufficiente però a raggruppare un primo livello di comprensione dei fattori in gioco. ANALISI DEL SITO: 1) Il movimento del sole è uno dei dati più importanti e uno dei più facili da ottenere, in quanto è funzione delle coordinate geografiche del luogo. 2) Dati climatici: sono più difficilmente reperibili, fonti: ARPA ENEA SERVIZIO METEREOLOGICO AREONAUTICA MILITARE Le temperature 3) Vento direzione e frequenza dei venti sono fondamentali per il funzionamento 4) Illuminazione Semplice per ambienti semplici, è regolamentata diventa complessa se si aumenta la complessità dell’edificio. Va correlata all dimensione delle finestre utili ai fini termici. A livello microclimatico i dati ottenuti vanno verificati perché le variazioni locali possono essere anche molto significative: una valle, la presenza di un lago, il grado di forestazione o al contrario di edificazione all’intorno possono far si che un luogo si discosti molto dai dati generali di climatica di una regione più ampia. Entra qui in gioco da parte dei professionisti e committenti una conoscenza approfondita del luogo che diventa vera sapienza professionale, che permette di evitare grossi errori ed è in positivo una vera fucina di soluzioni progettuali innovative Da questo punto di vista un testo emblematico per uno studio approfondito del territorio, delle sue modificazioni climatiche legate alle tipologie architettoniche è “I caratteri ambientali dell’architettura” di S. Los, N. Pulitzer, che analizza il Trentino. Una volta raccolti i dati climatici possiamo iniziare a delineare le strategie progettuali bioclimatiche. Le variazioni climatiche stagionali comportano strategie diverse per il periodo invernale e per quello estivo. Una precisazione importante: la progettazione è un processo complesso che deve mettere insieme una serie di input: la funzione del fabbricato, esigenze comunicative ed estetiche, il budget, le preesistenze, le normative, ecc. In questo processo lo studio del clima è solo uno dei fattori in gioco e la sua interazione con gli altri porta alla definizione di infinite variazioni e soluzioni diverse, caso per caso. Il guadagno termico invernale Parliamo in questa puntata del comportamento dell’edificio in inverno. L’approccio tradizionale, progettuale e legislativo, ha da sempre puntato sull’isolamento termico e nonostante la bioclimatica si spinga oltre, è sempre bene non dimenticarsene, soprattutto isolando in modo “critico” le pareti più esposte ai venti freddi invernali e limitando su di esse le superfici disperdenti. Il soleggiamento invernale è sfruttato dalla bioclimatica con sistemi di tipo passivo e semipassivo, mentre sistemi attivi di supporto (es. pannelli solari per la produzione di acqua calda ecc.) sono usabili anche in case con disegno tradizionale. Riferimento alla figura ………. Le vetrate di captazione sono il principale sistema passivo: esse sono disegnate e disposte nella casa per accogliere i raggi diretti del sole, di cui abbiamo capito il percorso nel cielo invernale. Per semplificare e capire l’entità dei valori in gioco, da un metro quadro di vetro esposto a sud alla latitudine di Milano entrano circa 800 KW/ora, che moltiplicati per 4 ore danno circa 3200kw al mq. di guadagno giornaliero nelle giornate soleggiate. Il cambiamento di lunghezza d’onda della radiazione solare fa sì che il calore rimanga imprigionato nell’ambiente (è il cosiddetto effetto serra, che ci fa trovare calda l’auto lasciata parcheggiata al sole in una fredda giornata invernale.) Il guadagno termico deve essere immagazzinato da una massa termica posizionata nel locale adiacente la vetrata, possibilmente colpita direttamente dai raggi solari. Fondamentale è calibrare correttamente il rapporto di superficie e di posizione tra la superficie vetrata e la massa termica per evitare clamorosi squilibri. Questa massa riscaldatasi durante il giorno cede il proprio calore agli ambienti della casa durante le ore notturne. Le vetrate di captazione sono il principale sistema passivo: esse sono disegnate e disposte nella casa per accogliere i raggi diretti del sole, di cui abbiamo capito il percorso nel cielo invernale. Per semplificare e capire l’entità dei valori in gioco, da un metro quadro di vetro esposto a sud alla latitudine di Milano entrano circa 800 KW/ora, che moltiplicati per 4 ore danno circa 3200kw al mq. di guadagno giornaliero nelle giornate soleggiate. Il cambiamento di lunghezza d’onda della radiazione solare fa sì che il calore rimanga imprigionato nell’ambiente (è il cosiddetto effetto serra, che ci fa trovare calda l’auto lasciata parcheggiata al sole in una fredda giornata invernale.) Il guadagno termico deve essere immagazzinato da una massa termica posizionata nel locale adiacente la vetrata, possibilmente colpita direttamente dai raggi solari. Fondamentale è calibrare correttamente il rapporto di superficie e di posizione tra la superficie vetrata e la massa termica per evitare clamorosi squilibri. Questa massa riscaldatasi durante il giorno cede il proprio calore agli ambienti della casa durante le ore notturne. (FIGURA A LATO…… Le vetrate quando non c’è il sole diventano elementi disperdenti. Importante è dunque di notte bloccare il reirraggiamento delle grandi superfici vetrate per evitare di disperdere quanto raccolto di giorno. Un normale vetrocamera disperde circa 300kw/ora, che si riducono a 150 utilizzando all’interno, per esempio, un tendaggio pesante. I grandi tendaggi in velluto delle residenze mitteleuropee e inglesi dal ‘500 all’’800 avevano esattamente questa funzione. Il sistema semipassivo più usato è la serra, dopo che il muro di Trombe (vedi riquadro) ha dimostrato le sue difficoltà di utilizzo. La serra è un ambiente non climatizzato artificialmente che ha il vantaggio, se collocato a ridosso delle vetrate di captazione, di diminuire le dispersioni Durante la notte la temperatura man mano scende ed entra in funzione il normale impianto di riscaldamento.