DELLE
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n°16. 15 ottobre 2012
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ilPAGINONE
[ metaio ]
Il Digital Box che ha ridato smalto al biz Lego
p
Il caso Lego che ha fatto scuola. Su ogni confezione di mattoncini della casa di giochi danese,
infatti, c’è un codice che permette di identificare in
modo univoco il contenuto. Se il cliente, in uno degli store monomarca, mette l’etichetta davanti alla
videocamera del chiosco per la realtà aumentata,
sullo schermo compaiono tutti i componenti e le
forme più caratteristiche che si possono realizzare,
sino a poter vedere danzare sullo schermo l’immagine dell’oggetto completato in tutte le sue parti che
“galleggia” magicamente sopra la scatola ancora
sigillata. L’idea realizzata dagli ingegneri danesi si
chiama Lego Digital Box ed è oramai diventata un
classico del settore retail che ha ispirato decine di
applicazioni diverse, dal settore dell’abbigliamento
fino a quello degli alimentari. Dietro la scommessa
di Lego, che ha lavorato con la regia dell’agenzia
di branding Still Design per cercare di rimettere in
carreggiata un’azienda entrata in crisi, c’è il “motore”
software di Metaio, l’azienda tedesca che due anni fa
si è fatta una reputazione proprio grazie ai mattoncini
di plastica. Metaio ha lavorato su progetti di realtà
aumentata anche per altri clienti oltre a Lego, molti
dei quali appartenenti all’industria automobilistica.
[ L’intervista Vincenzo Russi ]
«Grandi opportunità
per le aziende italiane»
Dal turismo alla moda, nuove forme di interazione con il cliente
Dai videogiochi ai film di fantascienza sino alle applicazioni per la
pubblicità e agli occhiali di Google.
La realtà aumentata sembra essere
arrivata nella vita di tutti i giorni. I
sistemi per sovrimporre informazioni digitali a immagini reali stanno
infatti diventando sempre più diffusi,
soprattutto grazie agli smartphone. E
potrebbero essere un asso da giocare
per molte industrie nazionali nel settore della moda e del turismo. Vincenzo
Russi, direttore generale del Cefriel
presso il Politecnico di Milano segue
da tempo l’evoluzione di questa tecnologia e del suo mercato.
Professore, stiamo finalmente
vedendo un’evoluzione anche nelle
applicazioni commerciali della realtà
aumentata? Il mercato sta andando
a maturazione?
In un certo senso sì. Da molti anni
viene usata in ambito militare, poi è
stato il mercato del gaming e quindi
quello dell’advertising, la pubblicità,
a fare da stimolo al suo sviluppo. Ma
il segnale che la realtà aumentata si
sa diffondendo è il fatto che si stanno
consolidando tre ambiti in cui viene
utilizzata per scopi ulteriori.
Quali sono?
Il primo è relativo al settore delle
informazioni aggiuntive a disposizioni degli utenti finali: mappe, confezioni di prodotti, riviste e giornali.
Un esempio in quest’ambito è quello
dei parabrezza intelligenti delle auto
che presentano, mentre si guida, altre
informazioni in sovrimpressione.
Gli altri due?
Il secondo ambito è quello delle
applicazioni professionali. Pensiamo
a contesti come la protezione civile,
la sicurezza negli stadi, ma anche la
Vincenzo
Russi
Direttore
generale
del Cefriel
Piattaforme
App per smartphone
trampolino di lancio
per il settore
costruzione o manutenzione di strutture complesse. O le operazioni chirurgiche che richiedono le mani libere. Oppure un meccanico che ripara il
motore di un aereo e, tramite occhiali
e sensori appositi, ha accesso online a tutta la complessa manualistica
mentre sta lavorando. Il terzo è quello
dell’arricchimento di un’esperienza
reale: in un negozio si mette uno specchio che è anche uno schermo video
e quando proviamo ad esempio una
polo nel riflesso possiamo cambiare
il colore per vedere come starebbe in
una tinta diversa.
Ci sono solo applicazioni teoriche
oppure ci sono già sistemi che appartengono a una di queste tipologie?
Ci sono numerosi casi in tutti e tre
gli ambiti. La vera novità è stata la nascita di piattaforme che offrono sistemi per integrare funzionalità di realtà
aumentata nel software, ad esempio
nelle app per smartphone. Hanno potenza di calcolo, sensori di posizione
e videocamera, sono sempre connessi
e sono sempre con noi in tasca.
L’Italia è presente nel settore?
Noi abbiamo numerose piccole
realtà che sviluppano applicativi in
questo settore, ma non ci sono grandi attori come le Apple e le Google
americane, ovviamente. Ma si tratta di
opportunità che aprono strade inedite
a settori come commercio, turismo,
gastronomia, moda e pubblicità. Le
nostre aziende possono trarre vantaggi
considerevoli.
Quale tipo di vantaggi?
Si aprono nuove forme di interazione con la clientela ad esempio nel
commercio. Pensiamo al menu cartaceo di un ristorante che, se inquadrato
con uno smartphone, mostra la rappresentazione tridimensionale dei piatti o
degli alimenti utilizzati per cucinarlo.
Una cosa del genere potrebbe superare
qualsiasi barriera linguistica, spesso
un problema con un turismo sempre
più mordi-e-fuggi che viene da paesi
lontani come Russia e Cina. Sono modi nuovi e innovativi di offrire servizi
e prodotti alla clientela. A.D.
[ consumer ]
Nella boutique lo specchio diventa «magico»
La ragazza si mette davanti allo specchio. Il maglione rosa,
veste bene, ma forse non è il colore giusto. Con un gesto
delle mani il colore nello specchio cambia e diventa celeste.
Poi fucsia. Non è una scena tratta da Minority Report, il film
di Steven Spielberg con Tom Cruise che nel 2002 permise di
rendere popolari innovative forme di interfaccia e di sistemi per
la realtà aumentata. Invece, è quel che succede nelle boutique
che utilizzano sistemi di realtà aumentata per l’abbigliamento.
Ma non è l’unico caso a disposizione del grande pubblico. A
Milano l’azienda dei trasporti comunali Atm ha realizzato due
app, per iPhone e per Android, che contengono oltre agli orari
e agli itinerari dei mezzi anche una funzione che permette di
ruotare il telefono in modalità fotocamera inquadrando le strade circostanti per vedere apparire le indicazioni sulle fermate
di bus e metro più vicine. Anche nella carta stampata alcuni
giornali provano a rendersi più accattivanti. A Taiwan il gruppo
United Daily News ha creato assieme al partner tecnologico
Aursama il primo “quotidiano AR” dell’isola: i lettori inquadrano
le pagine del giornale con l’app Vmagic e compaiono contenuti aggiuntivi tridimensionali sul display del telefono.
LIBRI
A cura di ROBERTA CHITI
È il 1998, il mondo digitale prende forma.
Si affermano tre aziende: Apple, Google e Microsoft. Le attendeva
una serie di battaglie
per il controllo del
mercato: la tecnologia di ricerca, i lettori
musicali portatili, gli
smartphone e i tablet.
Dalla fine degli anni
Novanta fino alla morte di Steve Jobs, “Digital Wars” ripercorre
ciascuna di queste battaglie e analizza le diverse culture aziendali dei tre colossi, decretando
chi di loro ha trionfato su ciascun fronte.
Digital wars
di charles arthur
266 pagine, 19,90 euro
hoepli
Quest’anno si è completato in Italia lo
switch-off dal segnale tv analogico al digitale terrstre. Si conclude così la prima fase di
una svolta destinata a investire il mercato televisivo, non tanto in termini di adeguamento
tecnologico, quanto soprattutto di logiche produttive e distributive. In
questo quadro assume
una rilevanza crescente
la storica dicotomia che
contraddistingue la tv
di Stato, da sempre divisa tra la filosofia del
servizio pubblico e le
esigenze aziendali, tra
una guida di carattere
politico e una conduzione manageriale. Il libro analizza la svolta
secondo la logica dell’economia aziendale.
Servizio pubblico e mercato
televisivo. La Rai nel passaggio
dall’analogico al digitale
Di cava, centorrino, firrito
132 pagine, 13 euro
aracne
L’heritage, il patrimonio della cultura,
è sempre più digital heritage: un archivio
immenso, più o meno accessibile, interrogabile, preservabile
che contiene la nostra
memoria del passato;
ma soprattutto un ambiente vivente, dove
compiere esperienze
e ricreare conoscenze
e identità. I vari contributi presenti nel libro esplora il cantiere aperto e in pieno
sviluppo della memoria digitale; da una
articolata teoria dell’heritage a un’inchiesta sulle strategie e le migliori pratiche dei
musei nello scenario internazionale attuale.
I cantieri della memoria
Di capaldi, ilardi, ragone
290 pagine, 25,99 euro
liquori