CancerStat Umbria 3 Anno IV No. 6 Registro Tumori Umbro di Popolazione Giugno 2013 ISSN 2039-814X Registro Nominativo delle Cause di Morte Registro Regionale dei Mesoteliomi Direttore: Francesco La Rosa Il cancro dell’endometrio Coordinatore: Fabrizio Stracci Dipartimento di Specialità MedicoChirurgiche e Sanità pubblica. Sezione di Sanità Pubblica. Università degli Studi di Perugia. G. Baiocchi, M. Battipaglia, G.C.Di Renzo S. Cigliano, D. D’Alò, F. Stracci, F. Bianconi, V. Brunori, F. La Rosa INDICE: Parte I Epidemiologia e fattori di rischio pag. 329 Bibliografia pag. 336 Parte II Regione dell’Umbria. Direzione regionale Salute, coesione sociale e società della conoscenza Anatomia patologica e clinica pag. 339 Bibliografia pag. 348 CancerStat Umbria Registro Tumori Umbro di Popolazione Registro Nominativo delle Cause di Morte Registro Regionale dei Mesoteliomi Anno IV No. 6, Giugno 2013 ISSN 2039-814X Codice CINECA-ANCE E205269 Pubblicato da: Registro Tumori Umbro di Popolazione Direttore: Francesco La Rosa Coordinatore: Fabrizio Stracci Collaboratori: Anna Maria Petrinelli Daniela Costarelli Fortunato Bianconi Valerio Brunori Daniela D’Alò Silvia Leite Chiara Lupi Rosaria Palano Maria Saba Petrucci Francesco Spano Segreteria: Luisa Bisello Regione dell’Umbria. Direzione regionale Salute, coesione sociale e società della conoscenza Emilio Duca Paola Casucci Marcello Catanelli Mariadonata Giaimo Dipartimento di Specialità Medico-Chirurgiche e Sanità Pubblica. Sezione di Sanità Pubblica. Università degli Studi di Perugia. Via del Giochetto 06100 Perugia Tel.: +39.075.585.7329 - +39.075.585.7366 Fax: +39.075.585.7317 Email: [email protected] URL: www.rtup.unipg.it IL CANCRO DELL’ENDOMETRIO Il cancro dell’endometrio Gabriella Baiocchi1, Michele Battipaglia1,Gian Carlo Di Renzo1 Silvia Cigliano2, Daniela D’Alò3, Fabrizio Stracci2,3, Fortunato Bianconi2,3, Valerio Brunori3, Francesco La Rosa2,3 1 Clinica ostetrica e ginecologica, Azienda ospedaliera di Perugia 2 Scuola di Specializzazione in Igiene e Medicina preventiva, Università di Perugia 3 Registro Tumori Umbro di Popolazione, Dipartimento di Specialità medico-chirurgiche e Sanità pubblica, Università di Perugia Parte I S. Cigliano, D. D’Alò, F. Stracci, F. Bianconi, V. Brunori, F. La Rosa I carcinomi dell’endometrio originano dalle cellule endometriali epiteliali e comprendono le seguenti varianti anatomo-cliniche: adenocarcinoma endometrioide (tipo I) e adenocarcinoma non-endometrioide (tipo II). Il primo si stima rappresenti circa il 75-80% delle nuove diagnosi di tumore dell’endometrio, presentandosi prevalentemente nelle donne in pre- e peri-menipausa. Il suo sviluppo si correla alla stimolazione estrogenica e di solito è preceduto da un’iperplasia; in genere è confinato all’utero e presenta un basso grado istologico. Gli adenocarcinomi non-endometrioidi insorgono prevalentemente in post-menopausa in donne anziane con endometrio atrofico; sono tumori in cui predominano cellule sierose (10%), mucinose (1-9%) o cellule chiare (4-8%); il loro sviluppo non si associa all’azione estrogenica e infiltrano in profondità il miometrio con un comportamento di tipo invasivo [1-2]. Meno comunemente i tumori dell’endometrio possono originare dal tessuto connettivo che costituisce la lamina propria; a questa categoria appartengono il sarcoma stromale dell’endometrio e il tumore mülleriano misto, i quali contengono sia la componente stromale sia quella epiteliale [3]. EPIDEMIOLOGIA Il tumore dell’endometrio è al 6° posto fra i tumori più frequenti nelle donne nel mondo; esso rappresenta per incidenza circa il 5% del totale dei tumori nelle femmine con 288.000 nuovi casi e 74.000 morti per anno stimati nel 2010 [4] (figura 1). L’analisi dei trend dei tassi di incidenza di molti Paesi industrializzati ha messo in evidenza come l’incidenza del tumore dell’endometrio sia aumentata dagli anni ‘60 agli anni ’70, per poi stabilizzarsi. Successivamente si è assistito a un lento declino dell’incidenza, dovuto principalmente all’introduzione in menopausa del trattamento con estrogeni e progestinici, in sostituzione della terapia con estrogeni [5]. L’incremento dei tassi di incidenza età-specifici si era verificato soprattutto tra le donne in postmenopausa ed era generalmente più elevato nei Paesi occidentali (44/100.000 USA; 23/100.000 Norvegia; 21/100.000 UK) rispetto ai Paesi 329 IL CANCRO DELL’ENDOMETRIO orientali (3/100.000 Bombay) e africani (4/100.000 Nigeria) [6]. La maggiore incidenza nei Paesi con alto tenore di vita e l’osservazione che la migrazione verso altri Paesi determina un’incidenza simile a quella della regione ospite, fanno ipotizzare che fattori ambientali e dietetici possano favorire un aumento del rischio di carcinoma dell’endometrio [7]. Lo studio dei trend europei degli ultimi 30 anni mostra tassi di incidenza e andamenti differenti fra i vari Paesi. Recentemente è stato pubblicato un lavoro che ha analizzato gli andamenti dei tassi di incidenza del tumore dell’endometrio in 13 Paesi europei. Gli Autori hanno riscontrato in molti Paesi del Nord e dell’Ovest dell’Europa un aumento dei trend di incidenza tra le donne in menopausa, con la sola eccezione di Danimarca, Francia e Svizzera, che mostravano una diminuzione. Al contrario, nelle donne in pre-menopausa e in peri-menopausa, si è osservata una diminuzione dei tassi di incidenza, soprattutto in alcuni Paesi del Nord Europa (Danimarca, Svezia e Regno Unito), mentre è stato rilevato un aumento costante dei tassi nei paesi dell’EstEuropa [8]. In Italia il tumore dell’endometrio è al 4° posto per incidenza, dopo il tumore della mammella, del colon-retto e del polmone [9]. Nelle ultime due decadi si è riscontrato un aumento regolare dell’incidenza, con un APC di +0,9 nel più recente periodo di registrazione (figura 2). L’andamento della mortalità è stato ed è tuttora stabile. Nell’area AIRTUM, tra il 2003 e il 2005, sono stati registrati in media all’anno 25,4 casi per 100.000 donne e per quanto riguarda la mortalità, nel 2006 i decessi per cancro del corpo dell’utero (incluso utero non altrimenti specificato) sono stati 2404. L’invecchiamento della popolazione femminile nel periodo 1998-2005 ha causato un aumento dell’incidenza grezza più alto di circa il 30% rispetto a quanto espresso dal tasso standardizzato. L’APC relativo al tasso grezzo di incidenza è pari a +1,1 (figura 3) [10]. Figura 1. Incidenza e mortalità per cancro nel mondo. 330 IL CANCRO DELL’ENDOMETRIO In Umbria, i dati sono stati rilevati dal Registro Tumori Umbro di Popolazione (RTUP) e dal Registro Nominativo delle Cause di Morte (ReNCaM). Il cancro dell’endometrio è stato codificato secondo la X Revisione della Classificazione Internazionale delle Malattie (ICD-10) con il codice C54 [11]. I trend temporali sono stati calcolati sui tassi standardizzati per età con il metodo della “Joinpoint regression”, che mette in evidenza i cambiamenti statisticamente significativi dei trend e quantifica la variazione media annuale dei tassi (annual percent change = APC) [12]. Nel periodo 2006-2009 in Umbria sono stati riscontrati 489 casi di carcinoma dell’endometrio con un tasso standardizzato di 26.1 per 100.000 abitanti; per quanto riguarda la mortalità sono stati registrati 54 morti per tumore dell’endometrio con un tasso standardizzato di 2.8 (tabella 1). Nell’arco di tempo compreso fra il 1994 e il 2009, secondo i dati estratti dal Registro Tumori Umbro di Popolazione, si può evidenziare un andamento stabile per l’incidenza con un APC di -0,3 non significativo, mentre la mortalità presenta un trend in aumento con un APC di +2.9 non significativo (figure 4 e 5). La mortalità sembra aumentare nell’ultimo periodo; tale aumento potrebbe derivare da una migliore specificazione della sede di insorgenza del tumore nel certificato di morte rispetto agli anni precedenti, in cui veniva spesso indicato come “tumore maligno dell’utero non specificato” e non come “tumore maligno dell’endometrio”. Figura 2. Trend temporali dei tassi standardizzati di incidenza e mortalità per 100.000 del cancro dell’endometrio (C54). Periodo 1998-2005. Figura 3. Trend temporali dei tassi grezzi e standardizzati di incidenza e mortalità per 100.000 del cancro dell’endometrio (C54). Periodo 1998-2005. 331 IL CANCRO DELL’ENDOMETRIO Tabella 1. Incidenza e mortalità per carcinoma dell’endometrio. Umbria 1994-2009. INCIDENZA Periodo N° totale casi Tasso grezzo 1994-1997 1998-2001 2002-2005 2006-2009 470 481 496 489 Periodo N° di morti Tasso grezzo 1994-1997 1998-2001 2002-2005 2006-2009 36 36 26 54 2.1 2.1 1.5 3.0 28.0 28.3 28.3 26.7 MORTALITA’ Tasso standardizzato 28.3 (e.s. 1.6) 28.2 (e.s. 1.3) 27.6 (e.s. 1.2) 26.1 (e.s. 1.2) Tasso standardizzato 2.2 (e.s. 0.4) 2.2 (e.s. 0.4) 1.4 (e.s. 0.3) 2.8 (e.s. 0.4) 35 30 25 20 incidenza osservata APC -0.33 15 10 5 19 94 19 9 19 5 9 19 6 9 19 7 98 19 9 20 9 0 20 0 0 20 1 0 20 2 0 20 3 04 20 05 20 06 20 0 20 7 0 20 8 09 0 Figura 4. Trends temporali di incidenza dei tassi standardizzati (pop. Umbria 2001) per 100.000 abitanti. Endometrio (C54). Umbria 1994-2009. 332 IL CANCRO DELL’ENDOMETRIO Nel periodo 1994-2001 il numero maggiore di casi incidenti è stato registrato nelle classi di età superiori a 80 anni, a differenza del periodo 2002-2009 in cui è stata maggiormente interessata la classe di età 70-74 anni (figura 6). Per quanto riguarda la mortalità, nel periodo 2006-2009 il numero dei decessi è aumentato nelle classi di età 70-79 rispetto al 1994-2001 in cui le morti sono state rilevate nelle donne con età maggiore di 80 anni (figura 7). 5 4.5 4 3.5 3 mortalità osservata 2.5 APC +2.9 2 1.5 1 0.5 19 94 19 95 19 96 19 97 19 98 19 99 20 00 20 01 20 02 20 03 20 04 20 05 20 06 20 07 20 08 20 09 0 Figura 5. Trends temporali di mortalità dei tassi standardizzati (pop. Umbria 2001) per 100.000 abitanti. Endometrio (C54). Umbria 1994-2009. 90 tassi per 100000 abitanti 80 70 60 1994-1997 50 1998-2001 40 2002-2005 2006-2009 30 20 10 _8 4 80 _7 4 70 _6 4 60 _5 4 50 _4 4 40 _3 4 30 _2 4 20 _1 4 10 0_ 4 0 classi d'età Figura 6. Tassi di incidenza per classi di età. Endometrio (C54). Umbria 1994-2009. 333 IL CANCRO DELL’ENDOMETRIO 16 tassi per 100000 abitanti 14 12 10 1994-1997 1998-2001 8 2002-2005 2006-2009 6 4 2 0_ 4 5_ 10 9 _1 15 4 _1 20 9 _ 25 24 _2 30 9 _ 35 34 _3 40 9 _4 45 4 _4 50 9 _ 55 54 _5 60 9 _ 65 64 _6 70 9 _7 75 4 _7 80 9 _8 4 85 + 0 classi d'età Figura 7. Tassi di mortalità per classi di età. Endometrio (C54). Umbria 1994-2009. L’analisi geografica dell’incidenza e della mortalità mostra una tendenza a valori più elevati nella parte sud-est della Regione, come per il carcinoma della cervice e dell’ovaio [13] (figure 8 e 9). Figura 8. Standardized Incidence Ratio (SIR). Endometrio (C54). Umbria 1994-2009. Figura 9. Standardized Mortality Ratio (SMR). Endometrio (C54). Umbria 1994-2009. 334 IL CANCRO DELL’ENDOMETRIO soggetti in sovrappeso con BMI fra 25 e 29,9 e obesi con BMI ≥ 30, presentino un rischio aumentato per molti tumori, tra cui il carcinoma dell’endometrio [17]. Questi risultati sostengono l’ipotesi che l’iperestrogenia sia un importante meccanismo alla base dell’associazione tra BMI e tumore dell’endometrio. Infatti, l’aumento di estradiolo non solo induce la proliferazione cellulare endometriale e inibisce l’apoptosi, ma può anche stimolare la sintesi locale di IGF-1 nel tessuto endometriale; l’iperinsulinemia cronica può promuovere la genesi tumorale nei tessuti estrogeno-sensibili, poiché riduce la concentrazione di Sex-Hormone-Binding Globulin (SHBG) nel sangue e aumenta la biodisponibilità di estrogeni. Questa complessiva aumentata esposizione agli estrogeni stimola le cellule endometriali alla proliferazione aumentando la probabilità di mutazioni genetiche e, di conseguenza, di trasformazione maligna. In conclusione, i dati della letteratura scientifica indicano che il rischio di tumore dell’endometrio nelle donne obese e fortemente obese è 5 volte superiore rispetto alle donne con un peso normale per la loro fascia di età e, inoltre, che l’obesità nelle donne è responsabile di circa il 40% dei tumori dell’endometrio [18]. Si è molto discusso e studiato riguardo al ruolo delle abitudini alimentari sul rischio di tumore e in particolare l’attenzione si è concentrata sul consumo di carne, di fibre e di alcool. Nel rapporto del World Cancer Research Fund / American Institute for Cancer Research (2007) si è evidenziato un nesso probabile/possibile fra il consumo di carne rossa e alcuni tipi di tumore (colon-retto, pancreas, mammella, prostata e rene), ma per quanto riguarda il tumore dell’endometrio lo studio non è stato conclusivo [19]. Il ruolo delle fibre alimentari nella dieta è ormai noto, in particolare la loro azione nel ridurre l’esposizione agli estrogeni endogeni, aumentando la velocità del transito intestinale e riducendo l’assorbimento degli acidi biliari e dei metaboliti del colesterolo, precursori della sintesi FATTORI DI RISCHIO Familiarità e genetica La storia di tumore in un familiare di primo grado aumenta il rischio d’insorgenza della stessa neoplasia. Un recente studio ha infatti analizzato e quantificato il rischio in relazione alla storia familiare per tutti i tipi di neoplasia: rispetto alle donne che non presentavano una storia familiare di tumore, il rischio è risultato del 2.1 superiore per le malate con parenti strette che avevano sofferto di tumore dell’endometrio e maggiore di 1.6 nel caso di consanguinei con un carcinoma dell’intestino; il rischio era, inoltre, più alto (2.6 per l’endometrio, 2.8 per l’intestino) per i casi sotto i 55 anni di età. Quindi una storia familiare di tumore dell’utero e dell’intestino è associata a un rischio elevato, dal 50% al 100%, di sviluppare una neoplasia dell’endometrio [14]. Per quanto riguarda il meccanismo eziopatogenetico che porta alla trasformazione maligna dell’endometrio, è noto che una prevalenza estrogenica a livello endometriale determina un aumento dell’attività mitotica che, a sua volta, rende più probabili mutazioni cancerose, quali l’attivazione di oncogeni o di geni ondosopressori. E’ stato ipotizzato che l’estradiolo esplichi, oltre a un’attività mitotica, anche una debole azione in senso cancerogeno e mutageno capace di indurre lesioni genetiche a bassa frequenza [15]. Nel 25-38% dei casi di carcinoma endometriale di tipo I sono state osservate mutazioni della βcatenina. L’aumento dei livelli nucleari di βcatenina induce l’attivazione di geni che stimolano la proliferazione cellulare (LEF/TCF), che potrebbe rappresentare un primo step della carcinogenesi del carcinoma endometriale [16]. Stile di vita e fattori ormonali Diversi studi epidemiologici hanno associato l’obesità con molti tipi di tumore, sebbene i meccanismi con i quali questa induca o promuova l’oncogenesi siano diversi per ogni neoplasia. Essi hanno messo in evidenza come i 335 IL CANCRO DELL’ENDOMETRIO 1.02-2.06) o con tibolone (RR: 1.79; 95% CI: 1.43-2.25) [23]. I fattori riproduttivi, quali nulliparità, precoce età del menarca, tardiva età della menopausa e cicli non ovulatori, si associano a un aumentato rischio di insorgenza del tumore dell’endometrio, in quanto causano una maggiore esposizione del tessuto cellulare endometriale all’azione estrogenica. Infatti, come già sottolineato, l’esposizione agli estrogeni senza una concomitante esposizione ai progestinici induce alla proliferazione cellulare endometriale e di conseguenza un aumento del rischio di cancerogenesi. Negli studi effettuati è stato rilevato che una tardiva età del menarca (> 15 anni) diminuisce il rischio di cancro dell’endometrio (RR=0.72; 95% CI: 0.58-0.90) e che una tardiva menopausa (>55 anni) ne aumenta il rischio (RR=2.20; 95% CI: 1.61-3.01). Inoltre, le donne con più di un figlio (> 4) presentano un rischio diminuito (RR= 0.58; 95% CI: 0.44-0.78) [24, 25]. endogena estrogenica. Inoltre, è stato osservato che le diete ricche di fibre hanno un “glycemic load” più basso comportando effetti sul metabolismo dell’insulina e sull’insulino-resistenza, implicati nell’eziologia del tumore dell’endometrio [20]. In una recente revisione della letteratura (13 studi caso-controllo e 3 di coorte), Mueck et al. hanno osservato un effetto protettivo sul rischio di tumore dell’endometrio dei contraccettivi orali combinati rispetto a nessun trattamento, mostrando valori di rischio (OR) compresi fra 0,1 e 0,6 e con un valore medio di riduzione del rischio di tumore dell’endometrio di circa il 50%; l’effetto protettivo rimane per più di 20 anni dopo la cessazione [21, 22]. In passato uno dei primi trattamenti introdotti per attenuare i sintomi della menopausa e migliorare la qualità della vita delle donne è stata la terapia con soli estrogeni. Molti studi pubblicati fino a ora hanno evidenziato come questo abbia portato a un aumento del rischio di tumore dell’endometrio, ipotizzando che il meccanismo di cancerogenesi possa essere simile a quello degli estrogeni endogeni, cioè dovuto alla stimolazione delle cellule dell’endometrio alla proliferazione. Per ovviare a tali effetti molte donne non isterectomizzate in post-menopausa sono state trattate con una terapia combinata con progestinici ed estrogeni, sfruttando così l’azione di ostacolo agli effetti proliferativi degli estrogeni da parte dei progestinici. Recentemente è stato pubblicato uno studio che ha messo a confronto i principali protocolli di terapia ormonale sostitutiva, quali il trattamento con estrogeni, la combinazione estro-progestinica e l’uso di tibolone (steroide sintetico con proprietà estrogeniche, progestiniche e androgeniche); è stato dimostrato che, in confronto alle donne non trattate con terapia ormonale sostitutiva, il rischio di tumore è minore in quelle sottoposte a terapia combinata continua (RR: 0.71; 95% CI: 0.59-0.90) e maggiore nelle donne trattate con soli estrogeni (RR: 1.79; 95% CI: BIBLIOGRAFIA 1. Prat J, Gallardo A et al. Endometrial carcinoma: pathology and genetics. Pathology 2007; 39:72-87. 2. Sorosky J. Endometrial Cancer. 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Di Renzo ANATOMIA PATOLOGICA carcinomi meno differenziati, l’epitelio neoplastico può assumere aspetti simil-transizionali e addirittura solidi, con riduzione o quasi scomparsa dei lumi ghiandolari. In generale, l’atipia nucleare è di grado basso o moderato, raramente elevato; i nucleoli sono raramente prominenti [1,2]. L’adenocarcinoma endometrioide, inoltre, può presentare una serie di aspetti morfologici che sono considerati espressione della potenzialità dell’epitelio mulleriano [1]. Tali aspetti possono essere focali o diffusi e, quando significativi, determinano una variante istologica specifica. Più rari sono i fenomeni di superficie, quali le cosiddette “placche di metaplasia squamosa”, colonne di cellule con ampio citoplasma chiaro, e le micropapille, aree solide di cellule fusate e talora "sarcomatoidi" e a cellule chiare. Lo stroma endometriale residuo può contenere caratteristici istiociti schiumosi, molto raramente si trovano corpi psammomatosi e ancor più raramente elementi metaplasici eterologhi istologicamente benigni, di natura osteoide. Un caratteristico vallo linfocitario e un prominente infiltrato linfocitario intraepiteliale in assenza di endometrite e necrosi, è stato descritto in carcinomi associati alla sindrome di Lynch [53]. Le varianti istologiche dell’adenocarcinoma endometrioide sono elencate nella tabella 2. L’adenocarcinoma villoghiandolare rappresenta circa il 15-30% dei casi di adenocarcinoma endometrioide [2,3]. Le fini papille non arborizzate e con sottile asse fibrovascolare sono rivestite da un epitelio cilindrico ben differenziato endometrioide e talora simil-tubarico. Questa variante può rappresentare la componente esclusiva della neoplasia oppure essere mista con una componente endometrioide Carcinoma endometrioide L’adenocarcinoma endometrioide è il prototipo dei carcinomi dell’endometrio di tipo I e costituisce il 75- 80 % di tutti i casi, come indicato nella tabella 1 [1-3]. Tabella 1. Classificazione e frequenza dei vari istotipi del carcinoma dell’endometrio. Adenocarcinoma endometrioide 75-80% Carcinoma sieroso 10% Carcinoma mucinoso 1-9% Carcinoma a cellule chiare 4-8% Carcinoma squamoso <1% Carcinoma indifferenziato <1% L’adenocarcinoma endometrioide è generalmente puro. Talvolta, può essere associato alla presenza di un carcinoma non endometrioide e la proporzione delle diverse componenti influenza la diffusione della malattia e la prognosi. Per definizione, la componente di carcinoma non endometrioide deve rappresentare almeno il 10%, affinché un carcinoma sia definito come misto. I tipici adenocarcinomi endometrioidi sono costituiti da ghiandole che, nelle forme meglio differenziate, assomigliano alle ghiandole dell’endometrio proliferativo. La complessità architetturale varia da ghiandole tubulari semplici a ghiandole più complesse, confluenti o cribriformi. Le cellule tumorali sono generalmente uniformi, hanno forma cilindrica e nuclei ovalari. In rari casi, le cellule presentano evidenti ciglia verso il lume e, quando il fenomeno è prominente, viene utilizzato il termine di adenocarcinoma con cellule ciliate. Negli adeno339 IL CANCRO DELL’ENDOMETRIO sionalmente presenti in adenocarcinomi generalmente ben differenziati, ma sono raramente estese a tutta la neoplasia. La loro presenza in aree solide di adenocarcinomi scarsamente differenziati può porre problemi di diagnosi differenziale con il carcinoma a cellule chiare. In molti casi, le modificazioni secretive sono la conseguenza di una terapia ormonale. I farmaci introdotti per la terapia conservativa delle iperplasie e dei carcinomi ben differenziati, come i progestinici, provocano tipicamente una maggiore differenziazione e sono associati ad altri fenomeni, quali comparsa di papille, metaplasia squamosa e reazione deciduale [3]. L’adenocarcinoma con differenziazione squamosa rappresenta il 25%-50% degli adenocarcinomi endometrioidi [4]. Nelle forme a media o scarsa differenziazione, l’epitelio squamoso è più maturo, cheratinizzante, talora con caratteri simili al carcinoma spinocellulare e talora scarsamente differenziato e simil-transizionale (carcinoma adenosquamoso). In alcuni casi, l’epitelio squamoso può costituire la componente infiltrante [4,5]. convenzionale. Generalmente, la componente villoghiandolare è intra-endometriale; la sua presenza nella parte infiltrante il miometrio è stata associata ad alto rischio di invasione linfovascolare e di metastasi linfonodali. L’importanza di riconoscere questa variante papillifera dell’adenocarcinoma endometrioide consiste, soprattutto, nell’evitare di confonderla con il carcinoma sieroso, che è frequentemente papillifero e presenta un’atipia di gran lunga superiore [3,8]. Nell’adenocarcinoma con piccole papille non villose, le papille sono in realtà piccole morule di cellule eosinofile senza un asse stromale (pseudopapille), che aggettano nel lume di ghiandole ben differenziate. Tabella 2. Varianti dell’adenocarcinoma endometroide. TIPICO CON PAPILLE villoghiandolare con piccole papille non villose CON FENOMENI DI METAPLASIA Differenziazione squamosa Trasformazione secretoria Metaplasia mucinosa Metaplasia microghiandolare Differenziazione a cellule chiare Metaplasia sinciziale e microghiandolare di superficie Differenziazione ciliata Differenziazione ossifilica Con architettura insolita A cellule fusate Sertoliforme Con stroma anomalo Stroma ialinizzato Presenza di osteoide Carcinoma non endometrioide L’adenocarcinoma sieroso dell’endometrio rappresenta il prototipo dell’adenocarcinoma non endometrioide e ricorda quello dell’ovaio o della tuba per la crescita papillare e le caratteristiche cellulari simili [6-8]. E’ raro, rappresenta circa il 5-10% (tabella 1) dei carcinomi dell’endometrio, e va sospettato in donne in fascia di età di 10 anni superiore a quella dell’adenocarcinoma endometrioide o con anamnesi positiva per irradiazione pelvica oppure per terapia prolungata con tamoxifene per carcinoma della mammella. L’adenocarcinoma sieroso, frequentemente, infiltra il miometrio ed è associato a invasione linfo-vascolare e linfonodale. Frequentemente, sino al 75% dei casi, si presenta allo stadio III o IV, con metastasi ai linfonodi pelvici e paraaortici, può essere associato al carcinoma sieroso della tuba, dell’ovaio e del peritoneo in varia Il carcinoma secretorio è un’altra variante meno comune e rappresenta non più del 2 % dei carcinomi dell’endometrio. Modificazioni secretive, che simulano la fase secretiva iniziale e intermedia del ciclo endometriale, sono occa340 IL CANCRO DELL’ENDOMETRIO combinazione [7,8]. Raramente, l’adenocarcinoma sieroso è limitato all’endometrio o a un polipo endometriale. Un fenomeno abbastanza tipico è la presenza di un carcinoma in un polipo dove l’atipia delle ghiandole neoplastiche contrasta con le altre ghiandole inattive. Nei casi in cui il carcinoma è limitato alle ghiandole, si parla di "carcinoma endometriale intraepiteliale o in situ" o "carcinoma sieroso di superficie". A differenza dell’iperplasia atipica o degli adenocarcinomi in situ di altre sedi, questo tipo di carcinoma in situ può essere associato a localizzazioni extra-uterine e a decorso aggressivo, probabilmente in ragione della disseminazione trans-tubarica e, pertanto, anch’esso viene stadiato chirurgicamente come i carcinomi sierosi dell’ovaio [7]. Il carcinoma mucinoso è raro nell’endometrio, contrariamente a quanto avviene nella cervice. L’adenocarcinoma viene definito mucinoso, quando le cellule mucosecernenti rappresentano il 90% della neoplasia. Le ghiandole neoplastiche possono essere tubulari, villoghiandolari, papillifere o cribriformi e, in genere, l’atipia è di basso grado. L’atipia cellulare, seppur di basso grado, è l’elemento distintivo più importante dalla corrispondente lesione cervicale. Molto rare sono alcune specifiche varianti, che includono tumori con cellule caliciformi e cellule di tipo neuroendocrino [9]. I carcinomi costituiti, esclusivamente, da cellule ad anello con castone sono inesistenti nell’endometrio. Nella più recente classificazione del WHO (World Health Organization) dei carcinomi dell’endometrio, il carcinoma mucinoso non costituisce una variante del carcinoma endometrioide, ma rappresenta un tipo istologico a sé e rappresenta l’1-9% dei casi dei carcinomi dell’endometrio. La nuova classificazione suddetta prevede due pattern istologici dell’adenocarcinoma mucinoso: uno a cellule colonnari con nucleo orientato basalmente, e uno con cellule pseudostratificate, simili a quelle osservate nell’adenocarcinoma del colon o nel carcinoma mucinoso dell’ovaio. L’adenocarcinoma mucinoso è, inoltre, tipicamente caratterizzato da processi papillari e ghiandole cistiche dilatate costituite da epitelio colonnare o pseudostartificato. Il citoplasma è positivo per CEA, mucicarminio e PAS ed è diastasi-resistente e l’architettura ghiandolare è ben conservata. La prognosi è la stessa del carcinoma endometrioide [10]. Il carcinoma a cellule chiare è definito in questo modo a causa della trasparenza degli elementi cellulari, che sono "chiari" per la presenza di glicogeno intra-citoplasmatico, che contrasta con il muco presente nei lumi. La sua crescita si esprime in vari modi, solida, ghiandolare, tubulocistica, o papillare [11]. Le papille sono generalmente più filiformi e regolari rispetto a quelle dei carcinomi sierosi. Le cellule tumorali variano da poligonali a forma a testa di chiodo o piatte. Esiste, inoltre, una variante con cellule ossifile. Si può trovare, anche, un carcinoma a cellule chiare con caratteristiche di carcinoma sieroso che è caratterizzato da marcata atipia nucleare, per intensa ipercromasia, cromatina dispersa a grosse zolle, sovrapposizione dei nuclei e pleiomorfismo. Altre caratteristiche sono la ialinizzazione dello stroma e la presenza d’infiltrato infiammatorio. Il carcinoma a cellule chiare rappresenta circa il 4-8% dei carcinomi dell’endometrio e, a differenza del carcinoma della vagina e dell’esocervice DES (dietilstilbestrolo)-collegato, è presente esclusiva-mente nelle donne in menopausa, con un’età media alla diagnosi di 68 anni, di circa sei anni maggiore di quella dell’adenocarcinoma endometriale tipico. Tale carcinoma mostra un comportamento biologico più aggressivo dell’endometrioide e quindi la sopravvivenza a 5 anni è più bassa [8]. Il carcinoma squamoso è estremamente raro e rappresenta meno dell’1% dei carcinomi dell’endometrio. Colpisce pazienti in menopausa, con un’età media di 65 anni. E’ associato a stenosi cervicale, piometra e infiammazione cronica. Il 60 % dei casi sono confinati all’utero e la prognosi di questi pazienti è relativamente buona e non correlata al grado istologico [12]. 341 IL CANCRO DELL’ENDOMETRIO Il carcinoma indifferenziato è costituito da masse solide di cellule indifferenziate e può essere associato all’adenocarcinoma endometrioide o rappresentare l’unica componente documentata nel tumore. Più rari sono i carcinomi indifferenziati a piccole cellule, simili a quelli di altri organi, che mostrano differenziazione neuroendocrina con positività a cromogranina, sinaptofisina e altri tipici marcatori [10]. Un ulteriore tipo di carcinoma indifferenziato, recentemente descritto, è noto come carcinoma de-differenziato. Tale carcinoma è caratterizzato dall’associazione di un adenocarcinoma di grado 1 o 2 e di un carcinoma indifferenziato composto da cellule uniformi, ovoidali o tondeggianti con grandi nuclei con cromatina vescicolare e nucleoli prominenti. Alcune varianti includono stroma mixoide e cellule rabdoidi. Questi carcinomi de-differenziati sono tipicamente associati alla sindrome di Lynch [53]. La comparsa di sanguinamento genitale in una donna di età uguale o superiore a 60 anni, con diabete, ipertesa e/o obesa comporta la possibilità di trovarsi di fronte a un’iperplasia endometriale atipica o a un carcinoma in almeno il 50 % dei casi. Meno frequentemente le pazienti con carcinoma dell’endometrio si possono presentare con leucorrea maleodorante o con un reperto di endometrio ispessito occasionalmente rilevato in una ecografia pelvica. Occasionalmente, il carcinoma dell’endometrio si può diagnosticare mediante la presenza di cellule atipiche al paptest del tipo AGUS (atypical glandular cells of undetermined significance) o AIS (adenocacinoma in situ). Qualora la malattia si presenti in fase avanzata, (15-20% dei casi), con estensione al peritoneo e agli altri organi intraddominali, possono essere presenti sintomi come distensione addominale, dolore e senso di pesantezza in regione pelvica. CLINICA Diagnosi In caso di sanguinamento uterino anomalo, l’ecografia transvaginale rappresenta il primo esame strumentale da eseguire [13,14]. In caso di patologia endometriale, l’ecografia mostra che gli echi endometriali sono ispessiti, iperecogeni, e talvolta, di aspetto cribrato. In post-menopausa, uno spessore endometriale maggiore di 4-5 mm, rilevato ecograficamente, è fortemente indicativo di patologia e, quindi, può indirizzare a eseguire una biopsia endometriale, che rappresenta, quindi, il secondo livello d’indagine. E’ ovvio che, se il sanguinamento persiste, l’esame bioptico va eseguito indipendentemente dal reperto ecografico. La specificità dell’ecografia diminuisce nelle pazienti in terapia ormonale, che incrementa già di per sé lo spessore dell’endometrio. L’isteroscopia può seguire l’ecografia transvaginale soprattutto quando il prelievo endometriale non è esaustivo oppure quando i sintomi persistono. Inoltre, l’isteroscopia mostra una migliore accuratezza diagnostica, particolarmente, Il sintomo classico di presentazione del carcinoma dell’endometrio è il sanguinamento uterino anomalo (AUB, Abnormal Uterine Bleeding). Il sanguinamento anomalo, sintomo di esordio almeno nell’80 % dei casi, si può manifestare come spotting, metrorragia, menometrorragia oppure come perdita ematica in post-menopausa a seconda dell’età della paziente, come evidenziato nella tabella 3. Tabella 3. Sintomi di carcinoma dell’endometrio. presentazione AUB (Abnormal Uterine Bleeding) Dolore in regione ipogastrica o in fossa iliaca del 80-90% 1-10 % Piometra o ematometra 1-5 % Leucorrea 1-5 % Pap-test positivo 1-5 % Endometrio ispessito 1-10% 342 IL CANCRO DELL’ENDOMETRIO nella diagnosi differenziale con le patologie benigne come i miomi e i polipi [15]. del carcinoma dell’endometrio solo per quanto riguarda la ricerca di metastasi polmonari ed epatiche, oppure per valutare la presenza di una possibile estensione al peritoneo e/o il coinvolgimento delle stazioni linfonodali pelviche e lombo-aortiche [18,19]. La risonanza magnetica nucleare è l’indagine di scelta per la stadiazione pre-chirurgica del carcinoma dell’endometrio, per la sua intrinseca risoluzione di contrasto e la multiplanarietà, in quanto permette di valutare contemporaneamente la profondità dell’infiltrazione miometriale, l’eventuale estensione alla cervice uterina e la presenza di linfonodi ingranditi a livello pelvico e lombo-aortico [18-21]. L’utilizzo del mezzo di contrasto permette di migliorare la valutazione dell’infiltrazione miometriale e cervicale con un elevato grado di accuratezza. Stadiazione e prognosi La stadiazione del carcinoma dell’endometrio, secondo la classificazione FIGO, illustrata nella tabella 4, è chirurgica [16]. Tuttavia, prima della chirurgia, alcuni esami strumentali possono essere utilizzati per valutare l’estensione della malattia. L’ecografia transvaginale, oltre che a evidenziare la patologia endometriale, possiede anche un ruolo, seppure con una sensibilità e una specificità minori della risonanza magnetica nucleare, nella valutazione della profondità dell’invasione miometriale da parte della neoplasia [17,18]. La tomografia computerizzata con mezzo di contrasto può avere un ruolo nella stadiazione Tabella 4. Classificazione FIGO del carcinoma dell’endometrio. 343 IL CANCRO DELL’ENDOMETRIO sectomia bilaterale e la linfadenectomia pelvica e para-aortica. Il lavaggio della cavità peritoneale non è più considerato importante per la stadiazione, comunque può essere annotato a parte. La stadiazione chirurgica, introdotta sin dal 1988, permette una più accurata valutazione dell’estensione della malattia e fornisce dati prognostici utili per le eventuali terapie adiuvanti e per il follow-up. Alcuni Autori hanno riportato che la linfadenectomia pelvica e para-aortica è associata a un miglioramento della sopravvivenza [28,29]. Tuttavia, due studi randomizzati europei non confermano tali risultati e riportano che la linfadenectomia non ha effetti sulla sopravvivenza nelle pazienti con uno stadio iniziale di malattia [30,31]. Quindi, mentre è evidente che la valutazione linfonodale è importante dal punto di vista prognostico, non è altrettanto chiaro quale sia il suo valore in termini di effetti sulla sopravvivenza globale [30]. Non è certo quali siano le pazienti che possano beneficiare della linfadenectomia, e non c’è ancora accordo sulla estensione di questa procedura, in termini di linfonodi asportati e di stazioni valutate [31]. L’intervento chirurgico può essere eseguito per via laparotomica, per via laparoscopica o robotica [32,33]. L’approccio vaginale è riservato alle pazienti con comorbidità importanti. Il carcinoma endometriale sieroso e a cellule chiare può essere multifocale e si possono trovare metastasi a distanza anche con una infiltrazione miometriale superficiale [34,35]. In questi casi, è raccomandabile eseguire una stadiazione chirurgica completa come se fosse un carcinoma ovarico. Quindi alla procedura chirurgica già descritta bisogna aggiungere l’omentectomia e le biopsie random della cavità addominale. L’accuratezza diminuisce quando la giunzione squamocellulare dell’utero è difficil-mente valutabile, come nelle donne in post-menopausa, o in presenza di una voluminosa massa endometriale che comprime il miometrio e in presenza di plurimi o voluminosi fibromi, o in donne con adenomiosi, o quando il tumore si trova nel corno dell’utero dove il miometrio è fisiologicamente sottile [21]. Tuttavia la risonanza magnetica con mezzo di contrasto permette di valutare contemporaneamente tutte le strutture di interesse per il trattamento e la prognosi delle pazienti con carcinoma dell’endometrio, e sembra essere più efficace di tutte le altre metodiche, ovvero ecografia endovaginale e tomografia computerizzata [22-24]. La PET-FDG è utilizzata per l’individuazione delle recidive con una sensibilità compresa tra il 96 e il 100% e una specificità del 78-88%, accresciuta se associata a tomografia computerizzata o risonanza magnetica nucleare [25]. Nelle pazienti con carcinoma endometriale, oltre agli esami pre-operativi di routine e all’ECG, bisogna anche valutare i valori sierici del marker CA125 [26]. Alcuni studi hanno mostrato che elevati livelli di tale maker sono predittivi per la diffusione extrauterina della neoplasia. E’ frequente che le pazienti con carcinoma endometriale abbiano patologie associate come obesità, diabete, ipertensione e coronaropatie. Un esatto inquadramento di tali comorbidità è importante nella valutazione del rischio operatorio. Chirurgia L’intervento di isterectomia totale con annessectomia bilaterale è il trattamento primario per le donne affette da carcinoma dell’endometrio [27]. Circa il 75% delle pazienti si presentano con un carcinoma al I stadio che può essere trattato con la sola chirurgia. Le pazienti con uno stadio di malattia più avanzato richiederanno anche chemioterapia e/o radioterapia. La stadiazione chirurgica completa include l’isterectomia totale extrafasciale, l’annes- Fattori prognostici Dopo la chirurgia, si possono individuare alcuni fattori patologici, che serviranno a orientare l’eventuale terapia adiuvante e saranno utili per formulare la prognosi. I fattori anatomopatologici più utili per la prognosi sono: il tipo 344 IL CANCRO DELL’ENDOMETRIO istologico, il grado di differenziazione, l’invasione del miometrio, l’invasione dello spazio linfovascolare e le metastasi linfonodali [36]. Il carcinoma sieroso e il carcinoma a cellule chiare sono i tipi istologici a prognosi peggiore, mentre l’adenocarcinoma a cellule squamose, l’adenocarcinoma endometrioide e quello villoghiandolare hanno una prognosi più favorevole [37,38]. Il grado di differenziazione è strettamente correlato alla sopravvivenza: infatti allo stadio I, ad esempio, il grado 1 di differenziazione ha una sopravvivenza maggiore del 90 %, il grado 2 dell’80% e il grado 3 non più del 70% [39]. In generale, si può affermare che, a parità di stadio, un basso grado di differenziazione (grado 3) determini un aumento del rischio di morte di circa 5-6 volte superiore rispetto al grado 1 e 2 [40,41,46]. L’invasione miometriale è uno dei fattori prognostici più importanti per la probabilità di estensione extrauterina del tumore. Qualora l’infiltrazione miometriale sia inferiore al 50 % dello spessore del miometrio, la percentuale di sopravvivenza a 5 anni è circa l’80-90%. Al contrario se l’invasione è pari o supera la metà dello spessore miometriale, la sopravvivenza a 5 anni scende drammaticamente al 40-50% [46]. L’invasione dello spazio linfovascolare e linfonodale è un fattore prognostico negativo indipendente dall’invasione del miometrio e dal tipo istologico [42]. Circa il 10 % dei carcinomi endometriali al I stadio presenta metastasi linfonodali. Nel 90% dei casi si tratta di metastasi linfonodali pelviche. E’ raro (circa il 6-8% dei casi), che si trovi un coinvolgimento sia dei linfonodi pelvici che paraortici. Ancora più raro (2% dei casi) che siano presenti metastasi isolate paraortiche [43-45]. La citologia peritoneale positiva è un fattore prognostico sfavorevole in presenza di malattia diffusa agli annessi, ai linfonodi o al peritoneo [47]. L’utilizzo della ploidia e dello stato di espressione del gene p53, quali fattori prognostici, è ancora oggetto di studio [48]. Il carcinoma endometriale familiare I carcinomi dell’endometrio di tipo familiare rappresentano il 10 % di tutti i carcinomi dell’endometrio, e il 5 % di questi è compreso nella sindrome di Lynch di tipo II [49]. In tale sindrome, che si trasmette in maniera autosomica dominante, il carcinoma dell’endometrio è comunemente associato al carcinoma colonrettale ereditario non polipoide [50]. Questa sindrome è associata a mutazioni geniche a carico delle proteine PMS2, MHL1, MSH6, MSH2, PMS, coinvolte nei processi di riparazione del DNA [51,52]. Le pazienti affette da sindrome di Lynch tipo II hanno un rischio di avere un carcinoma dell’endometrio prima dei 50 anni pari a 10 volte la media della popolazione generale, e un rischio di 40 volte superiore alla media dopo i 70 anni [53]. Più del 35% dei carcinomi ereditari dell’endometrio, compresi nella sindrome di Lynch tipo II, sono caratterizzati da un profilo istologico a prognosi sfavorevole [54]. Le pazienti che sviluppano un carcinoma dell’endometrio prima dei 50 anni, dovrebbero effettuare un test immunoistochimico per scoprire eventuali mutazioni nelle proteine deputate alla riparazione del DNA [55]. Queste pazienti, a causa della maggiore probabilità di sviluppare un carcinoma del colon prossimale prima dei 50 anni, dovrebbero effettuare una colonscopia di controllo all’anno dopo i 20 anni, oltre che a uno screening annuale dell’en-dometrio con un’ecografia transvaginale, una valutazione sierica del CA125 e una visita ginecologica [56]. Andrebbe effettuata una biopsia endometriale, alla comparsa di un sanguinamento irregolare o di una menorragia [57]. Terapia adiuvante Gli elementi più significativi, nel determinare il rischio di recidiva in una paziente trattata chirurgicamente per carcinoma dell’endometrio, sono rappresentati da quei fattori prognostici precedentemente discussi e cioè dallo stadio FIGO, dal tipo istologico, dal grado di differenziazione, dalla profondità d’infiltrazione del 345 IL CANCRO DELL’ENDOMETRIO miometrio, dall’interessamento linfonodale, dall’età della paziente e dal suo perfomance status [36]. Nei tumori endometrioidi al I stadio esistono numerose controversie sulle pazienti definibili “a rischio” da sottoporre a trattamento adiuvante dopo chirurgia primaria [58,59]. Dal II stadio in poi, tranne alcune eccezioni, è sempre indicato un trattamento post-chirurgico. Il rischio di recidiva è direttamente proporzionale allo stadio FIGO; le percentuali di ricaduta sono quasi irrilevanti nello stadio IA, mentre possono giungere fino al 30% nello stadio IB [60]. Tradizionalmente si ritiene che una terapia adiuvante sia indicata quando il rischio di recidiva dopo chirurgia è superiore al 10-15%. Il trattamento adiuvante più utilizzato negli ultimi decenni è stata la radioterapia esterna pelvica [61,62]. La radioterapia esterna presenta un buon controllo delle recidive locali. Tuttavia non sembra migliorare la sopravvivenza in modo statisticamente significativo, in quanto non controlla la diffusione della malattia a distanza [63]. Inoltre, studi recenti indicano che l’incidenza delle recidive loco-regionali a 10 anni è statisticamente inferiore nelle pazienti trattate che in quelle non trattate, solamente nelle pazienti ad alto rischio (IB G3) [64]. Uno studio clinico randomizzato, il PORTEC 2 (PostOperative Radiation Therapy in Endometrial Cancer 2), ha messo in luce che la brachiterapia vaginale sarebbe in grado di ottenere gli stessi risultati della radioterapia pelvica esterna, con minori effetti collaterali, nelle pazienti a rischio intermedio (IA G3 e IB G1-G2) [65]. In base a questi dati, lo studio propone la brachiterapia vaginale come trattamento adiuvante di scelta nelle pazienti con carcinoma dell’endometrio a rischio intermedio, per la minore tossicità rispetto alla radioterapia esterna [66,67]. In conclusione, i protocolli attuali consiglierebbero di non effettuare trattamento adiuvante per lo stadio IA con grading 1-2 [68]. Negli stadi IB grading 3, II, IIIA e IIIB la letteratura indica la necessità di un trattamento adiuvante basato sull’uso della radioterapia pelvica esterna. Dallo stadio IIIC in poi, viene suggerito l’utilizzo della radioterapia in associazione alla chemioterapia [69]. Infatti, qualora il rischio di recidiva e/o di metastasi a distanza possa essere alto (II-III stadio), il trattamento adiuvante può comprendere anche la chemioterapia. Il regime più utilizzato è la combinazione cisplatinodoxorubicina-paclitaxel [70]. La chemioterapia è indicata in pazienti con diffusione alla sierosa uterina e agli annessi, stadio IIIa, se si tratta di pazienti di età <75 anni e prive di patologie associate. La chemioterapia va presa in considerazione in pazienti con linfonodi positivi, quindi allo stadio IIIc, indipendentemente dal grado istologico, dall’invasione miometriale, e dalla citologia peritoneale [71]. Nelle pazienti in stadio IIIb, la chemioterapia può essere seguita dalla brachiterapia e/o dalla radioterapia esterna pelvica [72-74]. Le pazienti con neoplasia endometriale infiltrante la vescica e/o il retto (stadio IVA), invece, vengono trattate con radioterapia esterna pelvica+brachiterapia, even-tualmente preceduta da 3 cicli di chemioterapia neoadiuvante [72]. Negli stadi avanzati, il trattamento adiuvante del carcinoma dell’endometrio può avvalersi anche della terapia ormonale. Quest’ultima è caratterizzata dall’uso di progestinici, che producono una buona risposta nel 2530% delle pazienti, con signi-ficativo miglioramento della sopravvivenza nella malattia a stadio avanzato [75]. La risposta alla terapia ormonale è correlata alla presenza e al livello dei recettori ormonali, e al grado di differenziazione del tumore. Nelle pazienti con recettori positivi, si ottengono risposte alla terapia ormonale nel 75% dei casi. Il progestinico più usato è il medossiprogesterone acetato, al dosaggio di 2001000 mg/die [76]. L’identificazione di lesioni secondarie a distanza, stadio IVB, durante la valutazione preoperatoria, suggerisce l’impiego di 3-5 cicli di chemioterapia [77,78]. In caso di risposta favorevole, la paziente può essere sottoposta a isterectomia totale con annessiectomia bilaterale a scopo palliativo. 346 IL CANCRO DELL’ENDOMETRIO anni, ogni sei mesi per i tre anni seguenti, e annualmente dopo cinque anni [82]. Le modalità e la durata del follow-up possono cambiare in base al rischio di recidiva. Il trattamento delle recidive dipende da tre fattori principali: lo stadio FIGO della neoplasia d’origine, la localizzazione della recidiva e il trattamento intrapreso precedentemente. La più comune sede delle recidive del tumore allo stadio I è rappresentata dalla vagina, e il trattamento adiuvante previsto è basato sull’utilizzo della radioterapia esterna pelvica, con una risposta completa al trattamento nell’89% dei casi e una sopravvivenza a 5 anni del 65% (83]. Il trattamento delle recidive degli stadi avanzati è basato sull’utilizzo della chemioterapia e della terapia ormonale. La terapia ormonale, basata sull’utilizzo combinato del tamoxifene e del medossiprogesterone ace-tato, può essere utilizzata da sola, con una percentuale di successo del 33% e con tossicità minima rispetto alla chemioterapia, oppure usata in combinazione con quest’ultima [84]. Anche la radioterapia può essere praticata su specifica indicazione clinica a scopo palliativo [79]. Recidive e follow up In generale, le recidive della malattia, valutate in tutti gli stadi, si presentano in circa il 10-15% delle pazienti. Un recente studio italiano multicentrico (CTF) ha rilevato 209 recidive su 1.606 pazienti (13%) [80]. Il tipo di recidiva si distingue in base alla sede, che può essere vaginale, pelvica o a distanza. Come mostrato nella tabella 5, la percentuale di sopravvivenza a 5 e a 10 anni cambia in base alla sede della recidiva stessa. La sopravvivenza è complessivamente del 46% se la recidiva si verifica oltre i 2 anni dalla chirurgia, ma solo del 17% se è prima dei 2 anni [81]. Tabella 5. Localizzazione delle recidive di malattia e percentuale di sopravvivenza a 5 e 10 anni. Tipo di recidiva Sopravvivenza Sopravvivenza a 5 anni a 10 anni Vaginale 16,7 % 68% 68% Pelvica 32 % 29% 18% A distanza 51,2 % 8% 8% La maggior parte delle recidive è sintomatica (perdite ematiche, dolore pelvico, perdita di peso). La prognosi non sembra correlarsi con la precocità della diagnosi. Tra quelle asintomatiche il 52% è riscontrato alla visita ginecologica e il 48% da altri test diagnostici, come il dosaggio del CA125 oppure la risonanza magnetica. Nonostante sia incerta l’efficacia del follow-up, si può formulare un’ipotesi di protocollo che consideri di sottoporre a controllo clinicostrumentale ogni tre-quattro mesi per i primi due 347 IL CANCRO DELL’ENDOMETRIO BIBLIOGRAFIA 1) Clement PB, Young RH. 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Anno III, 2012 Numero 1 I tumori della vescica. Numero 2 Trend di mortalità per cause in Umbria. 1994-2010. Numero 3-4 I tumori delle alte vie aereo-digestive. supplemento 1 VIDEO. Tavola rotonda: La sanità pubblica in Umbria. Opinioni e prospettive. Numero 2 Incidenza del cancro in Umbria. 2007-2009. supplemento 2 PSA: to screen or not to screen. Parte B. Convegno – Città di Castello 24 novembre 2012. Numero 5 Ambiente e salute. Qualità dell’aria e prevenzione. Convegno – Perugia 25 febbraio 2012. Numero 6 • Screening mammografico. Gestire la complessità per guadagnare in salute. Convegno – Perugia 8-9 marzo 2012. • La georeferenziazione nella registrazione dei tumori: approccio metodologico e prospettive di studio. XVI Riunione scientifica annuale AIRTUM. Como 29-31 marzo 2012. supplemento 2 VIDEO. Tavola rotonda: Medicina predittiva e sanità pubblica. Numero 3 Seminari della Scuola di Specializzazione in Igiene e Medicina Preventiva (10/12/2012 e 10-11/01/2013). Numero 4-5 • Attività oncologica della Clinica Dermatologica del Policlinico Universitario di Terni. • I dati 2008-2011 del Sistema di sorveglianza PASSI sugli screening in Umbria. • La prevenzione ambientale e gli esposti. Numero 7 I tumori dell’ovaio. Numero 8-9 La geografia del cancro in Umbria: incidenza 19782008 Numero 10-11 I tumori multipli in Umbria. 1994-2008. Numero 12 • La Rete Regionale Oncologica dell’Umbria. • Comunicazioni del RTUP al 45° Congresso Nazionale SItI, S. Margherita di Pula, 3-6 ottobre 2012. • Il potenziale di salute del comune. 353 CANCERSTAT UMBRIA, ANNO IV NO.6. CancerStat Umbria CancerStat Umbria Anno II, 2011 Anno I, 2010 Numero 1 Mortalità per cause nelle ASL dell’Umbria. 2005-2009. Numero 0 Le statistiche del cancro e della mortalità in Umbria. Numero 2 Anni di vita potenziale persi (YPLL) in Umbria. 1995-1999 e 2005-2009. Numero1 • Ultime pubblicazioni dei collaboratori del RTUP. • Technology assessment della metodica di prelievo e di preparazione della citologia in fase liquida (LBC – Liquid Based Citology) …… ISSN 2039-814X Numero 3-4 Il cancro della prostata. Numero 5 • Ciò che bisogna sapere per decidere se sottoporsi allo screening per il cancro della prostata. • Partecipazione al IV round dello screening citologico della AUSL 2 dell’Umbria. Numero 2 L’incidenza del cancro in Umbria, 2006-2008. Numero 3 • Il Registro Rumori Infantili UmbroMarchigiano. • La ricerca dei tumori professionali nell’ambito del progetto OCCAM. Numero 6 Il cancro del rene. Numero 7 Fumo o salute. I sessione. Numero 4 Il quadro epidemiologico per la programmazione della prevenzione oncologica regionale in Umbria. Numero 8 I tumori della tiroide. Numero 5 Incontro con il Gruppo multidisciplinare regionale per le neoplasie tiroidee in Umbria. Perugia 28/29 ottobre 2010. Numero 9 Fumo o salute. II e III sessione. Numero 10 GISCoR. I sessione. Numero 6 • Incontro con il Gruppo multidisciplinare regionale per le neoplasie tiroidee in Umbria. Perugia 28/29 ottobre 2010. • Convegno: Nuove acquisizioni nella gestione clinica del carcinoma della tiroide di origine follicolare: cosa dicono le linee guida? Numero 11 GISCoR. II sessione. Numero 12 Il cancro del pene e del testicolo. Numero 7 Neoformazioni della cute e del cavo orale. Melanoma. Terni 13.11.2010 354