Copyright © 2007 CLEAN via Diodato Lioy 19, 80134 Napoli telefax 0815524419-5514309 www.cleanedizioni.it [email protected] Esprimo ringraziamenti vivissimi ad Aldo de Marco, per avermi indicato raffinate ed utili vie di ricerca, per aver seguito passo passo questo lavoro e per averlo presentato; a Giacomo Di Ruocco, per tutta la sapiente impostazione; a Mariano Ranisi, per le ricerche bibliografiche di alcune schede ed apparati. Tutti i diritti riservati E vietata ogni riproduzione ISBN 978-88-8497-037-4 Ringrazio in senso lato tutti coloro che, a vari livelli, mi hanno aiutato in questi anni a capire il senso e il significato vero dell’architettura in cemento armato. Indice 9 Presentazione Aldo de Marco 11 Introduzione 13 …del transito 14 24 32 Editing Anna Maria Cafiero Cosenza Grafica Costanzo Marciano Stazione Termini a Roma Terminal TWA all’aeroporto Kennedy di New York Stazione TGV a Lione-Satolas 41 …del lavoro e dei servizi per la collettività 42 50 58 66 Foto Archivio Sicignano con il contributo di Torre Velasca a Milano Salk Institute a La Jolla Grand Arche a Parigi Pacific Tower a La Defense 71 …dello sport 72 80 Stadio Parco dei Principi a Parigi Stadio San Nicola a Bari 87 …della cultura 88 96 106 Sidney Opera House Museo dell’Aria a Duxford Museo Ebraico a Berlino 117 …del culto 118 130 142 Chiesa di S. Maria Madre del Redentore a Tor Bella Monaca Moschea e Centro Culturale Islamico a Roma Chiesa Dives in Misericordia a Tor Tre Teste 151 Apparati parte prima 152 157 161 166 176 …hanno detto del cemento armato… I primi brevetti Caratteristiche e peculiarità I pionieri Aspetti tecnici La prefabbricazione. Il precompresso. Tipi di finiture. Il cemento a faccia vista. Le strutture in cemento armato in zona sismica. Caratteristiche, diversità e limiti delle rispettive conformazioni. Strutture intelaiate: caratteri distintivi. Strutture a setti: caratteri distintivi. Strutture plastico-spaziali: caratteri distintivi. Strutture miste: caratteri distintivi. Potenzialità espressive. Modi di comporre: alcune considerazioni. Le nuove correnti linguistiche: minimalismo, de-costruttivismo. 213 Apparati parte seconda 214 I primi regolamenti italiani 223 Bibliografia in copertina Louis I. Kahn, Salk Institute a La Jolla, 7 Stazione TGV a Lione-Satolas (1989-94) Santiago Calatrava “La stazione è, per Calatrava, il luogo di una nuova “urbanità”, per molteplicità di funzioni, per sovrapposizione di reti funzionali e distributive, per uso di sistemi costruttivi integrati e tecnologicamente (e quindi linguisticamente) innovativi, è un “non-luogo”, una “u-topia”. Arditezza e complessità strutturale: questa la caratteristica che contraddistingue la sua opera…” S comparsa l’idea e il concetto ottocentesco di stazione, con grandi coperture in ferro di “testa”, con treni che vi entrano facendo scendere migliaia di persone o da cui partono per destinazioni lontane con carrozze gremite, la stazione è, per Calatrava, il luogo di una nuova “urbanità”, per molteplicità di funzioni, per sovrapposizione di reti funzionali e distributive, per uso di sistemi costruttivi integrati e tecnologicamente (e quindi linguisticamente) innovativi, è un “non-luogo”, una “u-topia”. Arditezza e complessità strutturale: questa la caratteristica che contraddistingue l’opera di Calatrava. Santiago Calatrava parte da lontano: con una grande sensibilità plastica, passa per la scultura, studia e analizza il virtuosismo strutturale delle architetture gotiche, l’ineguagliabile e irripetibile esempio di Gaudì, ma anche le opere di Felix Candela, Robert Maillart, Eero Saarinen, Eduardo Torroja, maestro dei suoi maestri nell’università madrilena. Certamente fondamentale nella formazione di Calatrava è l’opera di Pier Estranea e straniante rispetto al luogo, la stazione di Lione evoca il volo dell’uccello ed attua - nella sua libera monumentalità infrastrutturale - il sogno dell’immaginario collettivo in una nuova forma plastica che si impone alla scala territoriale. Veduta dell’elemento di testata esterna. 32 33 ...transito Pianta della hall. Luigi Nervi. Da Nervi eredita l’eleganza strutturale che gli proviene dalla plasticità del cemento armato e la concezione che la struttura portante è l’architettura stessa e che, contemporaneamente e viceversa, l’architettura è la struttura (concetto peraltro caro a Ernesto N. Rogers). E se pure Nervi raggiunge i suoi risultati con una grande economia di mezzi, certamente entrambi si pongono il problema della “costruzione” come atto fondativo del fare architettura. Conoscere tutte le fasi della costruzione, fare sì che l’idea diventi pilastro, trave, mensola, impalcato, guscio, aggetto, è documentato dai complessi iter dei suoi progetti, disegni che diventano sempre più ossessivamente esecutivi e costruttivi nella spasmodica ricerca di arrivare alla verità. E se per Nervi “la sensibilità statica” è anche “la sensibilità estetica”, la conquista dell’equilibrio attraverso una rassicurante stabilità, certamente in Calatrava tutto ciò è continuamente negato e contraddetto. In lui vi è una capacità trasgressiva dell’ordinamento “classico” della struttura e della tettonica, così come da sempre ereditato: dal Partenone alle Terme Romane, da Brunelleschi a Perret. Le lacerazioni operate dalle avanguardie artistiche del ‘900, Picasso e Pollock, la musica dodecafonica, Arnold Schonberg, John Cage, e così tutte le innovazioni tecnologiche recenti, certamente hanno lasciato profonde cicatrici sulla formazione e sulla sensibilità plastico-strutturale dell’architetto-ingegnere spagnolo. Mago della manipolazione della materia, Calatrava insegue un equilibrio dinamico ove sapientemente non ci fa comprendere se siano le sue strutture a seguire le leggi della statica e della tettonica o viceversa. Sotto questo aspetto ogni sua opera è un “unicum”, aperta al rischio 34 Stazione TGV a Lione-Satolas sperimentale. Ogni volta Calatrava “si inventa” non solo un linguaggio, ma anche una tecnica specifica per la realizzazione dell’opera, e tutto questo affrontando le difficoltà di confrontare e di coniugare procedimenti e sistemi costruttivi, culture tecnologiche differenziate e con regole interne e linguaggi assai diversi. Il concorso nazionale (e ad inviti per i progettisti stranieri) fu bandito dalle Ferrovie Francesi (S.N.C.F.), dalle autorità della Regione delle Alpi Rhone, nonché dalla Camera di Commercio ed Industria di Lione, come una delle iniziative di rilancio economico e commerciale da attuarsi attraverso una migliore e più efficiente rete di trasporti e comunicazioni. E così non solo Lione si sarebbe meglio collegata al suo aeroporto, situato a Satolas, 30 km a nord-est da essa ma anche a paesi e città più lontane, alle quali si sarebbe offerto un collegamento diretto all’aeroporto attraverso i nuovi tratti di alta velocità della rete ferroviaria T.G.V. Lione, in tal senso, è il primo aeroporto ad essere collegato alla rete europea di alta velocità, in rapida espansione. Le direttive del concorso stabilivano espressamente che si offrisse agli utenti del servizio oltre che una soluzione ad una necessità funzionale, una struttura simbolica, un forte segno, riferimento topico, iconologico e linguistico nel paesaggio. L’aggiudicazione del primo premio comportò a Calatrava anche l’affidamento del progetto esecutivo e la direzione dei lavori. La stazione ferroviaria si compone essenzialmente di due parti: la hall, situata simmetricamente sopra i binari e le banchine dei binari, coperte per 500 metri. La hall della stazione ferroviaria, contenente tutti i servizi, fu commissionata dal Consiglio delle Alpi Rhone, mentre la stazione vera e 35 …La stazione ferroviaria si compone essenzialmente di due parti: la hall, situata simmetricamente sopra i binari e le banchine dei binari, coperte per 500 metri … costruita in trincea, si compone di sei binari, dei quali i due centrali, chiusi in un tunnel in cemento armato, consentono il transito dei treni ad alta velocità… Fase di cantiere: veduta della hall prima di essere coperta. ...transito …Da Nervi eredita l'eleganza strutturale che gli proviene dalla plasticità del cemento armato e la concezione che la struttura portante è l'architettura stessa e che, contemporaneamente e viceversa, l'architettura è la struttura… La successione degli archi nella galleria. Stazione TGV a Lione-Satolas propria dalle Ferrovie Francesi (S.C.N.F.). La hall della stazione è collegata all’aeroporto da una galleria di acciaio coperta, lunga 180 metri, con tapisroulant. Essa serve, inoltre, i vari parcheggi d’auto ed un’area sotterranea dotata di ascensori. Il terminal dei pullman e quello dei taxi, sono ubicati sul lato ovest della stazione. La stazione, costruita in trincea, si compone di sei binari, dei quali i due centrali, chiusi in un tunnel in cemento armato, consentono il transito dei treni ad alta velocità. La hall, a pianta triangolare ed alta 30 metri, è una grande struttura in acciaio e vetro, orientata a nord e a sud, e formata - come un uccello ad ali spiegate - da due archi uniti ai vertici che toccano terra su eleganti basamenti affusolati in cemento armato. Divenuta la vera porta, dal cielo e da terra, per chi parte e per chi arriva, si articola su quattro livelli: - il primo, interrato, ospita il guardaroba, gli alloggi del personale, gli impianti tecnologici e la centrale termica; 36 …E se per Nervi "la sensibilità statica" è anche "la sensibilità estetica", la conquista dell'equilibrio attraverso una rassicurante stabilità, certamente in Calatrava tutto ciò è continuamente negato e contraddetto. In lui vi è una capacità trasgressiva dell'ordinamento "classico" della struttura e della tettonica, così come da sempre ereditato… Le strutture a “cavalletto” alla quota binari. Sezione trasversale. 37 ...transito Stazione TGV a Lione-Satolas …La galleria è sostenuta, ai lati, da supporti in cemento armato a "V", omologhi degli altri a "V" rovescia che costituiscono la struttura laterale del cassone centrale in cemento armato… Particolare dei supporti a “V”. …Mago della manipolazione della materia, Calatrava insegue un equilibrio dinamico ove sapientemente non ci fa comprendere se siano le sue strutture a seguire le leggi della statica e della tettonica o viceversa. Sotto questo aspetto ogni sua opera è un "unicum", aperta al rischio sperimentale… Fase di cantiere: veduta della galleria dall’esterno. - il secondo livello, al piano terra, ospita l’atrio con la biglietteria, negozi ed uffici ferroviari per la S.N.C.F. e la C.C.I.L.; - il terzo livello, al piano ammezzato, accoglie gli uffici della Polizia dell’aeroporto e l’ufficio del Dirigente della stazione; - l’ultimo livello ospita il bar-ristorante con tavoli e posti a sedere che si estendono fuori sui balconi, nonché spazi che vengono temporaneamente adibiti a mostre. L’accesso all’aeroporto avviene sia attraverso la galleria sia da questo livello. La copertura della hall è composta da due archi in acciaio orientati a nord e a sud e due archi centrali intermedi, paralleli a quelli di bordo, con un sistema di costolonature trasversali interne a forma triangolare e prese di luce superiore. Tutte le quattro travi curve, di luce superiore ai 100 metri, confluiscono in un unico appoggio, un pilone in cemento armato, ad ovest, mentre ad est le due travi curve centrali scaricano nel nucleo dei servizi di collegamento, dietro le scale mobili e le plastiche balconate a sbalzo in cemento armato faccia a vista. Gli alti diaframmi vitrei, a Nord e a Sud, poggiano a loro volta su grandi archi in cemento armato, che si estendono per tutta la larghezza della stazione. Al di sotto di essi, come archi concentrici, alti portali in cemento armato individuano la Porta Rhone e la Porta Alpes. Le vetrate, situate tra questi due archi concentrici, inferiore e superiore, sono apribili per favorire la ventilazione naturale. Molto interessante è la zona dei binari nella stazione, con una galleria lunga 180 m, a copertura dei sei binari (dei quali i due centrali incassati in un nucleo di cemento armato ad archi incrociati a maglia romboidale, coperti in parte in lamiera, in parte con elementi vitrei, in parte, in testata, aperti per liberare il vuoto d’aria e favorire la decompressione dei treni che viaggiano a 260 km/h. 38 39 …Ogni volta Calatrava "si inventa" non solo un linguaggio, ma anche una tecnica specifica per la realizzazione dell’opera, e tutto questo affrontando le difficoltà di confrontare e di coniugare procedimenti e sistemi costruttivi, culture tecnologiche differenziate e con regole interne e linguaggi assai diversi … Così la struttura a cavalletto, senza soluzione di continuità, plastica e fluida, copre "tre navate" memore di altri grandi storici spazi pubblici, dalle stazioni ai grandi mercati ottocenteschi… ...transito ...del lavoro e dei servizi per la collettività Torre Velasca Salk Institute Particolari costruttivi. Dalla galleria centrale ci si affaccia sulle zone dei sottostanti binari, con un gioco di compenetrazioni spaziali di particolare complessità e bellezza. La galleria è sostenuta, ai lati, da supporti in cemento armato a “V”, omologhi degli altri a “V” rovescia che costituiscono la struttura laterale del cassone centrale in cemento armato. Così la struttura a cavalletto, senza soluzione di continuità, plastica e fluida, copre “tre navate” memore di altri grandi storici spazi pubblici, dalle stazioni ai grandi mercati ottocenteschi. Grande Arche Pacific Tower a La Defense 40 Torre Velasca a Milano (1957-60) BBPR - Gian Luigi Banfi, Lodovico Barbiano di Belgiojoso, Enrico Peressutti, Ernesto Nathan Rogers “… Abbiamo sempre ritenuto, forse con presunzione, che la Torre Velasca rappresenti un passo avanti nella cultura architettonica italiana, per la scioltezza del suo linguaggio nei confronti di esperienze formali già stereotipate e per il modo col quale si è valutata l’interpretazione del suo inserimento nella storia della città; applicando cioè una metodologia evolutiva senza alcuna indulgenza verso forme revivalistiche o neoeclettiche. L’assimilazione nell’ambiente circostante è stata raggiunta anche mediante la grande cura con la quale sono stati scelti materiali e tecniche per le finiture esterne, sperimentate artigianalmente che hanno consentito all’edificio di invecchiare bene, reagendo cioè di volta in volta al sole dell’estate ed alla nebbia dell’inverno, con l’assumere patine, chiaroscuri e tonalità variabili che lo accomunano agli edifici preesistenti, emergenti o modesti, che lo circondano…”. L.B. Belgiojoso L a firma è dello studio BBPR, fondato nel 1932 quando Gian Luigi Banfi, Lodovico Barbiano di Belgiojoso, Enrico Peressutti, Ernesto Nathan Rogers si laurearono insieme e decisero di rimanere per sempre anche nell’attività professionale. Con Terragni, Libera, Figini e Pollini, essi rappresentano la punta più alta del Razionalismo Italiano. Nel 1935 diventano membri del CIAM. Per diversi decenni essi sono un riferimento nello scenario dell’architettura italiana in patria e all’estero. Rogers dirige Domus dal ’46 al ’47, e quindi CasabellaContinuità la rivista di Pagano e Persico dal 1953 al 1964. Nella Torre Velasca (ultimata nel 1960) si avverte un certo iniziale “Brutalismo”. A Milano si compie il tentativo di trattare un grattacielo come un edificio prospetticamente chiuso. Le due parti dell’edificio, inferiore e superiore, sono perfettamente bilanciate tra di loro. Come già aveva fatto Sullivan, i pilastri modellati dalla base fino alla copertura mediano perfettamente la massa e la grandezza dell’edificio, “preparando” ed ingentilendo lo sbalzo del blocco superiore. Intesa come “unicum” per Rogers la Torre si propone…di riassumere culturalmente e senza ricalcare il linguaggio di nessuno dei suoi edifici, l’atmosfera della città di Milano, l’ineffabile eppure percepibile caratteristica. Tuttavia la città si ri-conosce in essa, attribuendole il ruolo di nuova e moderna emergenza architettonica ed urbana, alla grande scala. Niente più potrà imitarla o ripeterla. Così tra la Torre Velasca e l’ambiente urbano si stabilisce un rapporto contemplativo. È un’opera paradigmatica alla grande scala urbana, con struttura intelaiata in cemento armato. L’opera s’inserisce nell’ultima fase del Movimento Moderno, peraltro già in discussione in quegli anni. L’ultimo CIAM, del 1958 ad Otterlo, ne decreta definitivamente l’epilogo. Lo spirito razionalista è attestato dal processo stesso della progettazione rispettoso dell’analisi delle funzioni, dalla rigorosa scelta dei materiali le cui rispettive tecnologie suggerivano forme appropriate. Dopo diverse soluzioni la preferenza sembrò orientarsi per la struttura metallica, poi il ripensamento favorì quella in cemento armato. La scelta della conformazione a torre “moderna” prevalse per una ragione affettiva, e il tempo ha dato ragione ai progettisti, in quanto la sua immagine sottolinea, oramai da decenni, in maniera biunivoca lo skyline di Milano. L’origine della sagoma della torre, contenuta in basso ed allargata in alto, discendeva poi da una molteplicità di ragioni: il ristretto spazio dell’area di sedime disponibile con la possibilità - dettata dallo strumento urbanistico di un’espansione volumetrica solo dopo una determinata altezza e quindi realizzata con lo sbalzo dei pilastri inclinati. È l’interpretazione creativa del Regolamento Edilizio e delle normative 42 43 … L’origine della sagoma della torre, contenuta in basso ed allargata in alto, discendeva poi da una molteplicità di ragioni: il ristretto spazio dell’area di sedime disponibile con la possibilità dettata dallo strumento urbanistico di un’espansione volumetrica solo dopo una determinata altezza e quindi realizzata con lo sbalzo dei pilastri inclinati. È l’interpretazione creativa del Regolamento Edilizio e delle normative urbanistiche della città di Milano… …i BBPR…hanno preferito lasciare spiccare le emergenze delle nervature soltanto nella misura discreta della loro espressività…La composizione delle facciate è determinata essenzialmente dalla presenza e dal dialogo precipuo di tre elementi fondamentali: i pilastri portanti in aggetto (posti ad un interasse di 7,90 mt), la tamponatura forata dalla sequenza delle finestre e delle logge, la struttura secondaria dei pilastrini, posti a distanza di 1,58 mt l’uno all’altro e che scandiscono orizzontalmente e verticalmente le facciate. nelle pagine successive Dettaglio del pilastro. Sezione. ...del lavoro e dei servizi per la collettività urbanistiche della città di Milano. Le plastiche nervature degli elementi in cemento armato esprimono - con la dovuta accortezza - in ogni punto della struttura, gli sforzi ai quali sono sottoposti. I pilastrini in cemento, che costituiscono lo spartito delle facciate, realizzano l’intelaiatura compositiva, l’elemento ordinatore, e ciò sia per rispondere alle varie esigenze funzionali sia per ragioni di ordine estetico-formale1. La tipologia strutturale dell’edificio è costituita dal nucleo centrale, in forma scatolare rettangolare, in cemento armato, che svolge la funzione controventante, e dai pilastri perimetrali. Questi sono allineati in aggetto, sulla facciata, per eliminare ingombri interni che possano ostacolare la fruibilità e la flessibilità nella disposizione delle funzioni interne2. 44 Torre Velasca a Milano Le parti strutturali in vista, i pilastri e le travi a parapetto, sono rivestite con intonaco di cemento misto a graniglia di Marmo Rosso di Verona. La Torre Velasca è un edificio emblematico delle possibilità espressive del cemento armato quando interviene la memoria storica, recuperata non tanto con la riproposizione filologica dell’apparato grammaticale, per particolari aspetti tipologici, quanto per un nuovo contenuto e per la reinterpretazione in chiave squisitamente moderna dell’idea di torre medievale. Solido prisma, che si espande in sommità, l’edificio riverbera le membrature della vicina cattedrale con un caratteristico profilo a torre “gotica”. Ernesto Nathan Rogers, uno dei progettisti, scriveva che la fabbrica doveva proporsi di “riassumere culturalmente e senza ricalcare il linguaggio di 45 ...del lavoro e dei servizi per la collettività Dettaglio dei tiranti e pilastri al 18° piano. Veduta laterale. Dettaglio dello sbalzo e del distacco dei pilastri al 18° piano. Veduta dal basso verso l’alto. nessuno dei suoi edifici, l’atmosfera della città di Milano, l’ineffabile eppure percepibile caratteristica”3. Al riguardo della variazione volumetrica e formale, Giuseppe Samonà poneva l’accento sul volume spezzato in alto, che si dilata nella zona culminante con le finestre che si “sentono” come aperture staccate4. Pur mettendo in evidenza la struttura a grattacielo, i BBPR hanno evitato di esaltarne l’importanza con accentuazioni cromatiche di facile effetto; hanno preferito lasciare spiccare le emergenze delle nervature soltanto nella misura discreta della loro espressività. Le partizioni verticali esterne della Torre sono costituite da elementi prefabbricati che integrano l’ossatura strutturale dell’edificio. L’uso dei materiali di rivestimento ha inteso - d’altro canto - conferire all’edificio una colorazione calda ed uniforme, di tono equilibrato. I cementi armati in vista sono rivestiti di intonaco cementizio con graniglia rosata a semirustico levigato. Le pannellature esterne sono costituite da elementi in cemento con inclusione di klinker ed inerti di Marmo Rosso di Verona, preferito in quanto 46 Torre Velasca a Milano mantiene meglio, nel tempo, il colore. Così Belgiojoso, scomparso recentemente il 10 aprile 2004, ricorda quella incredibile esperienza in un’intervista rilasciata nel 1982. Sull’inserimento della Torre Velasca nella vicenda del lungo periodo del Movimento Moderno egli così ricorda:…la Torre Velasca sia secondo i nostri intenti al momento della impostazione del progetto e durante il suo sviluppo, sia nelle riflessioni conseguenti alle reazioni della critica ad opera compiuta, è stata sempre da noi considerata inserita nel “Movimento Moderno” in quanto la progettazione di questa opera è stata concepita ed approfondita con una rigorosa applicazione dei principi del Movimento Moderno. Ne è prova il processo stesso della progettazione attraverso le successive soluzioni proposte, ciascuna delle quali ha assunto forme diverse fra loro ma tutte coerenti con l’analisi delle funzioni e delle condizioni del luogo e con le alternative nell’adozione dei materiali, strutture e tecnologie diverse, ciascuna delle quali suggeriva forme appropriate […]. Ed ancora, sul contributo originale che quest’opera diede all’architettura italiana dell’epoca:…D’altronde, anche nel periodo fra le due guerre, l’architettura italiana si era già differenziata dal linguaggio razionalista europeo, per una maggiore chiarezza nell’assunzione delle forme e per un più attento recupero dei valori tipologici della nostra tradizione. La stessa polemica sull’architettura “mediterranea”, stigmatizzata da Persico, e la rivalutazione delle architetture minori, vedi l’interesse di Pagano per l’architettura rurale, sono due momenti importanti nella storia della caratterizzazione del gruppo italiano su questi orientamenti […]. L’alternativa alla edificazione secondo le indicazioni del Regolamento Edilizio rappresentò, in un certo senso, una presa di posizione nei confronti dell’isolato a “corte” di derivazione ottocentesca. Per Belgiojoso infatti:…Il continuo crescere in altezza dell’edilizia corrente, dagli inizi del secolo … aveva appiattito il profilo dell’orizzonte cittadino, sommergendone quasi le emergenze tradizionali quali le torri, le cupole, i campanili, i fastigi dei palazzi. Il creare nuovi episodi di rilievo qualificati architettonicamente, anche nel centro, a noi è sembrata una tesi sostenibile, anzi auspicabile. Questo intento ha certamente influito sulla scelta del profilo della Torre Velasca, vista nell’insieme dello skyline della città. In questo senso l’episodio del progetto della Torre Velasca ha trasceso i propri limiti per estenderli ad una visione di dimensione urbana […]. Ed a proposito del fatto che la Torre Velasca è divenuta nel corso del tempo un’architettura milanese:…Non è facile identificare a posteriori le particolari ragioni che hanno portato a un risultato in fondo tanto complesso. Certamente la conquista della “cittadinanza” milanese da parte del nostro edificio è dovuta sia al suo profilo che, nato da ragioni non stilistiche ma da interpretazione corretta dello spazio, ricorda le torri tradizionali, sia a linguaggio architettonico che durante il lungo processo di elaborazione ha recuperato alcuni elementi fondamentali dell’architettura milanese, quali la dimensione delle finestre, la misura degli aggetti, la scabrosità dell’intonaco, l’uso dei materiali, la tonalità dei colori […]. E, concludendo con considerazioni sul peso che la Torre Velasca ha avuto nella città contemporanea e sulla cultura architettonica italiana e le sue successive evoluzioni:…Abbiamo sempre ritenuto, forse con presunzione, che la Torre Velasca rappresenti un passo avanti nella cultura architettonica italiana, per la scioltezza del suo linguaggio nei confronti di esperienze formali già stereotipate e per il modo col quale si è valutata l’interpretazione del suo inserimento nella storia della città; applicando cioè una metodologia evolutiva senza alcuna indulgenza verso forme revivalistiche o neoeclettiche. L’assimilazione nell’ambiente circostante è stata raggiunta 47 ...del lavoro e dei servizi per la collettività Torre Velasca a Milano Le partizioni verticali sono costituite da elementi prefabbricati che integrano l’ossatura strutturale dell’edificio, alla quale sono opportunamente armati e solidamente ancorati. Tali elementi sono stati preparati fuori opera e gettati entro forme di gesso, quindi levigati in laboratorio sulle superfici a vista. I pilastrini rompitratta, i davanzali e le ornie delle finestre hanno superfici in vista rivestite con graniglia di Marmo Rosso di Verona. Essi portano già predisposte le pilette in ottone e i necessari supporti per l’ancoraggio ed il fissaggio dei serramenti, delle guide per gli avvolgibili, nonché per le ringhiere metalliche. Dettaglio costruttivo dei pilastrini e foto interna di una loggia con la particolare soluzione d’angolo. …La tipologia strutturale dell’edificio è costituita dal nucleo centrale, con forma scatolare rettangolare, in cemento armato, che sopporta la funzione controventante, e dai pilastrini perimetrali. Sulla facciata essi sono allineati in aggetto, per eliminare ingombri interni che potessero ostacolare la flessibilità nella disposizione delle funzioni… anche mediante la grande cura con la quale sono stati scelti materiali e tecniche per le finiture esterne, sperimentate artigianalmente che hanno consentito all’edificio di invecchiare bene, reagendo cioè di volta in volta al sole dell’estate ed alla nebbia dell’inverno, con l’assumere patine, chiaroscuri e tonalità variabili che lo accomunano agli edifici preesistenti, emergenti o modesti, che lo circondano. nella pagina accanto Dettaglio dell’imbrigliamento delle armature metalliche della struttura al 19° piano. 1. F. Tentori, BBPR - La Torre Velasca, Milano 1982, p.22:…L’importanza dei pilastrini nella composizione delle facciate della Torre al di là della loro funzione pratica di controventature per reggere i pannelli e le finestre, è stata anche quella di costituire un elemento minuto che si p.661:…L’improvviso spezzarsi della massa ascensionale e l’alterazione superficiale impressa dai vuoti contrapponesse alle maggiori dimensioni degli altri elementi della struttura, esaltandone per contrasto costituisce la voluta contaminazione, la negazione del prisma inteso come oggetto finito e distante da l’imponenza. tutto ciò che lo circonda. I pilastri sono posti ad un interasse di 7,90 mt. La loro forma trilobata e rastremata ha richiesto una indagine sperimentale diretta condotta mediante una serie di prove di laboratorio ed esperimenti effettuati su modelli in scala 1:2. 2. Ibidem, p.60:…Le partizioni verticali esterne della Torre Velasca sono costituite da elementi prefabbricati che integrano l’ossatura strutturale dell’edificio (…) pertanto le campate di facciata tra pilastro e pilastro sono state realizzate con elementi prefabbricati in calcestruzzo, opportunamente armati e solidamente ancorati all’ingabbiatura in cemento armato. 3. E. N. Rogers, Esperienza dell’architettura, Torino 1958, p.312. 4. G. Samonà, La Torre Velasca a Milano, in “L’Architettura, cronache e storia”, n.40, febbraio 1959, 48 Pianta del 17° piano. 49 Salk Institute a La Jolla, California (1959-65) Louis I. Kahn Ordine è … Progettare e comporre forme in ordine. La forma emerge da un sistema costruttivo. Crescita è costruzione. Nell’ordine è la forza creativa. Nel progetto sono i mezzi - dove, con che cosa, quando, con quanto? Attraverso la natura - perché? Attraverso l’ordine - che cosa? Attraverso il progetto - come? Una Forma emerge dagli elementi strutturali inerenti alla forma. Nervi crea un arco, Fuller crea la cupola. Le composizioni di Mozart sono progetti. Il Bello emerge dalla selezione, dall’affinità, dall’integrazione, dall’amore. Louis I. Kahn N egli Stati Uniti il trattamento dello spazio del dopo Mies van der Rohe avviene essenzialmente ad opera di due giovani Maestri della, cosiddetta, “Seconda Generazione”, Louis I. Kahn e Philip Johnson, con un’architettura asimmetrica fatta quasi di nulla, non più costruzione come struttura pura, quanto piuttosto magistrale manipolazione delle forme, delle superfici e della materia, per esprimere la luce e lo spazio. Emerge, nel dopoguerra americano, la questione della monumentalità che Kahn affronta in modo alquanto inusuale, enfatizzando il carattere dell’elemento tettonico e ponendolo al di sopra di ogni altra considerazione. Egli infatti dice:…La monumentalità è enigmatica. Non può essere creata intenzionalmente. Non è necessario né che il materiale più pregiato e neppure che la tecnologia più avanzata entrino a far parte di un’opera di carattere monumentale, per lo stesso motivo per cui non era necessario l’inchiostro più raffinato per redigere la Magna Charta […] Nell’architettura greca, le tecniche costruttive si occupavano fondamentalmente di materiali sottoposti a compressione. Tutte le pietre, tutte le unità componenti delle membrature strutturali erano fatte con grande accuratezza per sostenersi l’una con l’altra, così da evitare la resistenza a trazione, rispetto alla quale la pietra non presenta alcuna resistenza. I grandi costruttori di cattedrali consideravano gli elementi dell’ossatura strutturale con lo stesso desiderio di perfezione e con la stessa ricerca di chiarezza di intenti. A partire dai periodi di inesperienza e di paura, quando si costruivano muri molto massicci, composti di un nucleo in conglomerato e di un rivestimento, è scaturita la teoria molto audace di uno scheletro a volta, costruita pietra su pietra, che produceva una spinta verso il basso e verso l’esterno, le cui forze venivano convogliate in una colonna o in un muro dotati delle supplementari caratteristiche del contrafforte […] Il contrafforte permetteva l’uso di muri più leggeri fra i punti di sollecitazione, e così questi curtain walls erano logicamente sviluppati per consentire l’applicazione di grandi vetrate. Questa concezione strutturale, che derivava da teorie più remote e primitive, suscitò splendide varianti nel tentativo di raggiungere altezze maggiori e campate più ampie, che creavano un ambiente dotato di un’alta carica emotiva e spirituale, che resta ancora oggi insuperato. L’influenza esercitata dalla volta, dalla cupola e dall’arco romani, si era impressa in profondi solchi percorrendo le pagine della storia dell’architettura. Attraverso il Romanico, il Gotico, il Rinascimento e l’oggi, queste forme di base e queste idee strutturali sono state percepite e raccolte. Esse continueranno a ricomparire, ma con poteri maggiori resi possibili dalla nostra tecnologia e dalla nostra abilità ingegneristica e costruttiva. L’opera di Kahn è caratterizzata da cinque costanti: il senso della 50 51 ...del lavoro e dei servizi per la collettività Salk Istitute a La Jolla …Gli ambienti per la ricerca affacciano su una corte comune, mentre quelli per la ricerca empirica sono inseriti in uno spazio continuo. Travi scatolari ti 30,5 metri di luce coprono questo spazio continuo secondo i principi del razionalismo strutturale. Travi e locali di servizio, ad altezza d’uomo, sono integrati all’interno della profondità delle travi stesse… Si optò quindi per una soluzione che vide la realizzazione della campata trasversale con travi Vierendeel invertite e post-tese in calcestruzzo, che occupavano tutto lo spessore dello spazio interstiziale, con una lastra in calcestruzzo al di sopra di circa 25,4 centimetri e una lastra dal nucleo cavo sospesa al di sotto di 20,3 centimetri… Pianta dei laboratori: 1. laboratorio 2. loggia 3. ufficio 4. biblioteca 5. corte centrale. Sezione. composizione, il senso dello spazio, la luce come elemento di progetto, l’architettura e i rapporti, l’uso dei materiali secondo la loro natura (ad esempio i muri in cemento armato del Salk Institute sono l’espressione vivente del calcestruzzo di cui sono fatti). Il senso del luogo, per Louis I. Kahn, non è una entità fisica che è possibile precisare compiutamente con una immagine; è il prodotto della confluenza di un programma umano e delle caratteristiche di un sito; rispecchia una condizione umana, esprime una ideologia. In esso avvengono azioni o si esprimono condizioni umane. Le architetture riflettono la preoccupazione di esprimere passaggi: dal suono al silenzio, dalla luce diurna alla luce soffusa di una camera, dall’affastellarsi dei pensieri alle riflessioni intime. Rievocando che cosa è stata l’Architettura nel tempo, così egli afferma: Nel periodo gotico, gli architetti costruivano in pietre compatte. Oggi noi possiamo costruire con pietre cave. Gli spazi definiti dagli elementi di una struttura sono altrettanto importanti quanto gli elementi stessi. Questi spazi vanno dai vuoti di un pannello di isolamento, ai vuoti per la circolazione dell’aria, per l’illuminazione e per il riscaldamento, a spazi sufficientemente grandi per essere attraversati e per viverci dentro. 52 L’aspirazione ad esprimere positivamente i vuoti nel progetto di un edificio è evidenziata dal crescente interesse e lavoro spesi nello sviluppo delle strutture spaziali. Le forme che vengono sperimentate derivano da una conoscenza più approfondita della natura e dai risultati della costante ricerca di ordine. Atteggiamenti progettuali che portano all’occultamento della struttura non trovano collocazione in tale ordine implicito. Tali atteggiamenti ritardano lo sviluppo di un’arte. lo credo che in architettura, come in tutte le arti, l’artista istintivamente conserva i segni che rivelano come è stata fatta una cosa. La sensazione che l’architettura del nostro tempo abbia bisogno di un abbellimento deriva in parte dalla nostra tendenza a togliere dalla vista i giunti, a nascondere il modo in cui le parti sono messe assieme. Dovrebbero essere inventate delle strutture in grado di accogliere i dispositivi meccanici dei locali e degli spazi [...]. Se ci fossimo esercitati a disegnare come costruiamo, dal basso verso l’alto, fermando la nostra matita in modo tale da lasciare una traccia ai punti di giuntura, di colata o di montaggio, l’ornamento risulterebbe dal nostro amore per l’espressione di un metodo. Succederebbe che il pasticciare la costruzione con materiali elettrici e acustici, il nascondere condutture e tubazioni tormentate e non desiderate diventerebbe intollerabile. Il desiderio di esprimere come avvengono le cose si propagherebbe a tutta la società edilizia, all’architetto, all’ingegnere, all’impresario e al disegnatore. Il progetto del Salk Institute - a La Jolla in California - viene iniziato nel 1959 e, dopo una lunga gestazione, si giunse alla realizzazione dell’opera nel 1965. Kahn era riuscito a convincere il dottor Jonas Salk della opportunità di separare, in quest’opera, gli ambienti per lo studio da quelli per la ricerca empirica. Gli ambienti per la ricerca affacciano su una corte comune, mentre quelli per la ricerca empirica sono inseriti in uno spazio continuo. Travi scatolari ti 30,5 metri di luce coprono questo spazio continuo secondo i principi del razionalismo strutturale. Travi e locali di servizio, ad altezza d’uomo, sono integrati all’interno della profondità delle travi stesse. Le travi, di sezione triangolare, occupano la profondità di 15,25 metri circa, costituita 53 Sezione prospettica. ...del lavoro e dei servizi per la collettività dalle lastre pre-tese ripiegate che si prolungano nella direzione opposta. Questa iniziale soluzione avrebbe generato un soffitto a lastre ripiegate che correva fra le travi scatolari per tutta la lunghezza del laboratorio. Ma questa stessa disposizione alla fine fu scartata per ridurre i costi ed abbreviare i tempi di costruzione. Si optò quindi per una soluzione che vide la realizzazione della campata trasversale con travi Vierendeel invertite e post-tese in calcestruzzo, che occupavano tutto lo spessore dello spazio interstiziale, con una lastra in calcestruzzo al di sopra di circa 25,4 centimetri e una lastra dal nucleo cavo sospesa al di sotto di 20,3 centimetri. Scanalature fisse a intervalli ravvicinati nella lastra inferiore vennero gettate in modo tale da far sì che gli impianti fossero presenti a portata di mano praticamente in ogni parte del laboratorio. Nel Salk Insitute Louis I. Kahn integra, per la prima volta, l’interrato dell’edificio all’interno dell’ambito complessivo del luogo. Avendo innalzato con una sottostruttura in calcestruzzo la forma simmetrica del complesso con le due ali dei laboratori affiancate dalle unità di studio, rispetto alla quota di campagna del terreno ondulato sulla sommità di una scogliera, egli realizza un “nuovo luogo”. Con la stessa solennità di un antico tempio è trattato il basamento. Infatti è rivestito di lastre di travertino. Ogni spigolo o mazzetta sporgente contiene e/o costituisce un punto di accesso o un giunto, una porta, una scala, una rampa, ecc. Alcuni giunti più stretti sono trattati come canali di raccolta delle acque piovane e come se tutta la fondazione fosse sottoposta ad allagamenti periodici. Decisivo fu il ruolo che ebbe Luis Barragan nel determinare la forma definitiva dello spazio esterno, nel ritenere appunto che questo dovesse essere una piazza urbana pubblica piuttosto che una corte a giardino e, di conseguenza, suggerendo che esso avrebbe dovuto essere lasciato assolutamente privo di piantumazione. Così Louis Kahn rievoca quella singolare qualificata consulenza dell’illustre collega esterno: Chiesi a Barragan di venire a La Jolla perché mi aiutasse nella scelta delle piante per il giardino degli studi del Salk Laboratory. Quando egli entrò nello spazio, giunse fino ai muri in calcestruzzo, li toccò ed espresse il suo amore per questi, e poi disse, mentre guardava attraverso lo spazio in direzione del mare: “Non metterei un albero o un filo d’erba in questo spazio. Questo spazio dovrebbe essere una piazza di pietra, non un giardino”. Io guardai il dottor Salk e lui mi guardò e tutti e due sentimmo che questo era profondamente giusto. Percependo la nostra approvazione, egli aggiunse allegramente “Se ne farete una piazza, guadagnerete una facciata, una facciata contro il cielo”. Grande cura Louis I. Kahn pose nel trattamento dei dettagli e dei particolari; ad esempio nel modo in cui il canale dell’acqua di scarico è trattato come un mutuo sistema simbolico, con una sorgente ed uno scarico, interpretati come l’alfa e l’omega di un microcosmo autonomo. Da un cubo rivestito in lastre di travertino nel quale tre scanalature sono poste attorno a tre lati del bacino quadrato, esce il flusso d’acqua che attraverso basse canalette forma una traiettoria tripartita perfettamente ad angolo retto di una cascata d’acqua che si immerge nel canale sottostante. Il contrappunto simbolico e geometrico di questa sorgente è uno scarico ugualmente cubico che, rivestito nello stesso travertino, scarica il suo flusso in una monumentale vasca di pietra, posta al di sotto della superficie del podio, di fronte al mare. Richiedendo il ritmo dello scarico una certa pressione idraulica, il flusso che proviene dalla sorgente si può accumulare in due serbatoi di attesa, ognuno dei quali è affiancato da una panchina in pietra, prima di scaricarsi alla fine nella vasca sottostante. Tutta questa sequenza, costituita dalla corte, dall’acqua e dalla vasca è mantenuta in un complessivo stato di sospensione sullo sfondo delle linee ondulate che caratterizzano il panorama della cima di una scogliera, mentre alberi di 54 Salk Istitute a La Jolla …Per Kahn la struttura fondamentale di un edificio si doveva manifestare sia all’interno che all’esterno. Egli si preoccupava dell’ordine latente della natura rivelato dalla ricerca scientifica. Nel 1944 egli scrive che “… la purezza della forma ingegneristica non si opponeva affatto alle leggi della bellezza, dal momento che possedeva una propria vita estetica autonoma”. Ed ancora nel 1952 parlava di forme che “derivano da una più approfondita conoscenza della natura. Elementi di testata. eucalipto sistemati con grande maestria davanti al complesso fanno da diaframma alla corte e alla vista sull’Oceano. Il cemento armato è, per Louis I. Kahn, un materiale ambiguo e polivalente dal punto di vista tettonico: è un conglomerato che può resistere sia a trazione che a compressione. Sulla scia di Perret egli pure ritiene che gli elementi strutturali in cemento armato si possono facilmente modificare nelle sezioni al variare degli sforzi. Fanno da lezione le opere di Freyssinet con le sue coperture a corde di arco, il deposito-capannone di Maillart a Chiasso nel 1924 e la gran parte delle opere dello stesso Pier Luigi Nervi, al quale era stato fatto vedere ricevendone grandi apprezzamenti - il progetto della City Tower nel 1953. Inizialmente Louis I. Kahn ha un atteggiamento critico, dal punto di vista tettonico, verso il cemento armato in quanto esso si costituisce - nella maggior parte dei casi - non per assemblaggio ma per getto. Gli era infatti ancora viva nella mente la Chiesa di Saint Jean de Montmartre, costruita a Parigi tra il 1894 e il 1904 da Anatole de Baudot, allievo sia di Henry Labrouste che di Eugene Viollet le Duc, e che passa il testimone del Razionalismo Strutturale nel XX secolo. Coeva della casa di rue Franklin 25 bis di Perret, la Chiesa di Saint Jean de Montmartre è agli antipodi di essa. Mentre infatti Perret adotta il sistema Hennebique, Anatole de Baudot lo rifiuta categoricamente e contemporaneamente non riesce a rivelare i diagrammi di distribuzione degli sforzi ed a esprimersi con un linguaggio coerente con il comportamento strutturale. Difatti nella Chiesa di Montmartre il sistema costruttivo è misto calcestruzzo-mattoni forati, elaborato con l’ingegnere Paul Cottancin e viene denominato ciment armé per distinguerlo dal beton armé. Il sistema è misto e gli archi, i muri, i pilastri in cemento armato ed i mattoni forati sono mutuamente fissati da cavi rinforzati, accuratamente inseriti nella muratura in mattoni forati e riempiendo i vuoti con calcestruzzo. L’insieme finale era monolitico ma articolato. Per Kahn la 55 nella pagina accanto …Nel Salk Insitute Louis Kahn integra, per la prima volta, l’interrato dell'edificio all'interno dell'ambito complessivo del luogo. Avendo innalzato con una sottostruttura in calcestruzzo la forma simmetrica del complesso con le due ali dei laboratori affiancate dalle unità di studio, rispetto alla quota di campagna del terreno ondulato sulla sommità di una scogliera, egli realizza un “nuovo luogo”. Con la stessa solennità di un antico tempio è trattato il basamento. Infatti è rivestito di lastre di travertino. Ogni spigolo o mazzetta sporgente contiene e/o costituisce un punto di accesso o un giunto, una porta, una scala, una rampa, ecc. Alcuni giunti più stretti sono trattati come canali di raccolta delle acque piovane e come se tutta la fondazione fosse sottoposta ad allagamenti periodici… Vedute esterne. ...del lavoro e dei servizi per la collettività struttura fondamentale di un edificio si doveva manifestare sia all’interno che all’esterno. Egli si preoccupava dell’ordine latente della natura rivelato dalla ricerca scientifica. Nel 1944 egli scrive che…la purezza della forma ingegneristica non si opponeva affatto alle leggi della bellezza, dal momento che possedeva una propria vita estetica autonoma”. Ed ancora nel 1952 parlava di forme che “derivano da una più approfondita conoscenza della natura. Pur con ascendenze nel Razionalismo Strutturale di Viollet Le Duc e di Perret, Kahn tuttavia non si fece ammaliare dalle sirene della storia rifiutando ogni relazione diretta con qualsiasi forma e stile classico e gotico. Tuttavia, pur attento a non cadere nella trappola storicistica egli, come ha acutamente osservato Kennet Frampton…gravitò attorno ad una evocazione trans-storica, che è moderna senza essere utopica e che è densa di riferimenti senza diventare eclettica. Di conseguenza nell’opera di Kahn abbondano alcune allusioni di natura analogica che evocano paradigmi romani, romanici, neoclassici e soprattutto gotici, in modo particolare quando egli difende il tentativo di conservare i “segni che rivelano come è fatta una cosa”. Il pensiero di Louis I. Kahn sull’architettura è: L’arte è una forma che produce vita nell’ordine. L’arte è l’unico vero linguaggio dell’uomo, poiché cerca di comunicare “l’umano”. I tre principali desideri dell’uomo sono il desiderio di apprendere, il desiderio di comunicare, il desiderio di vivere bene. Questi sono, per la loro tendenza a manifestarsi, la ragione della vita. Tutte le istituzioni al servizio dell’uomo, sia in medicina, che in chimica, meccanica o architettura, sono legate al bisogno di scoprire quali sono le cause della sua esistenza, e quali i mezzi per conservarla. La città è il segno del desiderio dell’uomo di incontrarsi, esprimersi, comunicare. 56 Salk Istitute a La Jolla La strada è probabilmente la prima istituzione dell’uomo: una sala da riunione senza tetto. Le Piramidi, il Pantheon, o la prima casa costruita senza alcun modello precedente, sorsero perché l’uomo chiese aiuto alla natura per esprimere in architettura le sensazioni ricavate dal luogo. È unendo il desiderio (validità psicologica) con i mezzi (validità fisica) che le forme si realizzano. Ecco come sono state create le Piramidi, e come i Greci hanno concepito le prime colonne. Questo è il primo stadio dell’arte: il passaggio tra silenzio e luce. Ed ancora: Ordine è … Progettare e comporre forme in ordine. La forma emerge da un sistema costruttivo. Crescita è costruzione. Nell’ordine è la forza creativa. Nel progetto sono i mezzi - dove, con che cosa, quando, con quanto? Attraverso la natura - perché? Attraverso l’ordine - che cosa? Attraverso il progetto - come? Una Forma emerge dagli elementi strutturali inerenti alla forma. Nervi crea un arco, Fuller crea la cupola. Le composizioni di Mozart sono progetti. Il Bello emerge dalla selezione, dall’affinità, dall’integrazione, dall’amore. La fontana, l’acqua e il suo percorso. nella pagina accanto Vedute esterne. 57