ALIMENTAZIONE PERSONE DISFAGICHE E TRAMITE P.E.G. INDICE

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ALIMENTAZIONE PERSONE DISFAGICHE
E TRAMITE P.E.G.
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INDICE
1.
OBIETTIVO ....................................................................... 2
2.
PERSONALE COINVOLTO E RESPONSABILITÀ .............................. 2
3.
FREQUENZA ...................................................................... 3
4.
DOCUMENTI A SUPPORTO ..................................................... 3
5.
MODALITA’ OPERATIVA IN SOGGETTO CON DISFAGIA .................. 3
5.1
Fase di attenzione ................................................................... 3
5.2
Interventi assistenziali .............................................................. 3
6.
MODALITÀ OPERATIVE NUTRIZIONE ENTERALE TRAMITE P.E.G. ...... 4
6.1 GESTIONE GASTROSTOMIA ENDOSCOPICA PERCUTANEA (PEG) ................ 5
6.2 CONTROLLO NUOVA PEG .............................................................. 5
6.3 GESTIONE DELLA NUTRIZIONE ATTRAVERSO PEG ............................... 5
6.4 MODALITA’ DI SOMMINISTRAZIONE .............................................. 6
6.5 GESTIONE DELLA SOMMINISTRAZIONE ........................................... 6
6.6 GESTIONE DELLA PEG ................................................................. 8
6.7 COMPLICANZE DURANTE L’IMPIEGO DELLA PEG ................................... 9
6.8 RIMOZIONE ACCIDENTALE DELLA SONDA P.E.G. ................................ 11
6.9 MONITORAGGIO NUTRIZIONE ENTERALE ........................................ 12
7.
VERIFICHE....................................................................... 13
Motivo revisione
Verifica RSQ
Approvazione Dirigente
La responsabilità dell’eliminazione delle copie obsolete è a carico dei destinatari di questa documentazione.
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1. OBIETTIVO
Obiettivo del presente protocollo è definire quali sono i segni e i sintomi che
distinguono l’ospite con problemi di disfagia e quali sono le tecniche di alimentazione
per esso più indicate.
2. PERSONALE COINVOLTO E RESPONSABILITÀ
medico
Segnalare
segni-sintomi di
disfagia
Valutazione
grado di disfagia
Applicazione
tecniche
di
somministrazione
(postura,
consistenza cibo)
Informazione
all’Utentefamiliare
Approvvigionamento materiale
(farmacia)
Preparazione
dell’ambiente
e
materiale
occorrente
Esecuzione
dell’attività
Valutazione
nutrienti,
velocità, ecc.
Rilevazione
effetti
collaterali PEG
Riordino
del
materiale
Controllo stomia
Supporto
psicologico
infermiere
operatore di
assistenza
R
R
R
psicologa
R
R
R/C
R
R
R
C
R
R
R
R
C
R/C
R
R
R
C
R
C
R
R/C
C
C
ospitefamiliare
C
R
R
R
logopedista
C
R
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3. FREQUENZA
Quando è presente disfagia o nutrizione enterale tramite PEG
4. DOCUMENTI A SUPPORTO
◊
◊
◊
◊
◊
Test rilevazione presenza disfagia;
Scheda controllo programmato;
Scheda rilevazione complicanze;
Piano Assistenziale individualizzato
Diario ospite cartella Web
5. MODALITA’ OPERATIVA IN SOGGETTO CON DISFAGIA
5.1
FASE DI ATTENZIONE
Il personale di assistenza deve prestare attenzione ai segni e sintomi per
l’identificazione dei pazienti con disfagia silente e a rischio di aspirazione-inalazione
nelle vie aeree o di malnutrizione, per eventualmente indirizzare verso analisi più
approfondite.
Sintomi di tipo generale che possono essere osservati in qualsiasi momento della
giornata sono:
 tosse non episodica;
 senso di corpo estraneo in gola;
 progressivo cambiamento nelle abitudini alimentari;
 affaticabilità e/o malnutrizione (perdita di peso, disidratazione).
Durante la somministrazione del pasto possono, inoltre, comparire sintomi indicativi di
difficoltà deglutitoria, quali:
 variazione del timbro vocale;
 anomala tosse volontaria;
 basso livello di coscienza;
 fastidio o dolore associato alla deglutizione;
 allungamento del tempo impiegato a mangiare;
 aspirazione e/o inalazione nelle vie aeree.
5.2
INTERVENTI ASSISTENZIALI
 Una volta che un soggetto è stato identificato come disfagico o a rischio di disfagia
deve essere sottoposto all’esame del logopedista per una valutazione
supplementare;
 il personale di assistenza deve assicurarsi, al momento della somministrazione del
pasto, che la struttura, la consistenza e il tipo di cibi, solidi e liquidi, assunti dal
paziente disfagico corrispondano alle indicazioni date dal logopedista;
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 il personale di assistenza deve effettuare la somministrazione del pasto secondo
quanto previsto nel Piano di Assistenza Individualizzato e tramite tecniche di
alimentazione sicure;
 il personale di assistenza deve monitorare la quantità di cibo assunta per assicurare
un’adeguata nutrizione ed idratazione.
Un esempio per analizzare la disfagia ai liquidi è il Three-oz Water Swallow test:
Attuazione del test
Offrire al paziente, seduto e
con la testa in asse, 5 ml di
acqua liscia a temperatura
ambiente con un cucchiaio
per 3 volte; ad ogni cucchiaio
verificare l’avvenuta
deglutizione, attendere
qualche secondo: se il
paziente presenta tosse
severa e voce gorgogliante si
sospende il test
se la persona non tossisce si
offre acqua direttamente dal
bicchiere, si attende qualche
secondo, si fa parlare il
paziente per valutare la
qualità della voce: in caso di
voce rauca e/o gorgogliante e
tosse
se presenta solo voce rauca
e/o gorgogliante
se precedentemente il test e
negativo si procede con 50ml
di acqua dal bicchiere.
6. MODALITÀ
P.E.G.
Gravità
Alimentazione consigliata
Grado 4 – Disfagia grave
Nutrizione enterale
Grado 3 – Disfagia
moderata
Addensare i liquidi (gelatina,
marmellata) rendere
omogenei i cibi
Grado 2– Disfagia lieve;
Addensare i liquidi
(omogeneizzato, frutta
frullata, yogurt)
Grado 1 – Disfagia
assente
Dieta Libera
OPERATIVE
NUTRIZIONE
ENTERALE
TRAMITE
La Nutrizione Enterale può rappresentare la tappa di un percorso che inizia con l’uso
di diete modificate (es. addensante), che passa attraverso l’uso di integratori
alimentari e che termina, in situazioni ben definite, proprio con il posizionamento di
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una PEG. Nel paziente cronico, specie se anziano, l’uso delle diete modificate, in senso
iper-calorico, iper-proteico o adatte al soggetto disfagico, dovrebbe basarsi sempre
su scale di valutazione oggettiva, di facile impiego e attuabile anche da personale non
specializzato.
Un modo semplificato per comprendere se un paziente presenta un rischio di disfagia
e quello di sottoporlo periodicamente ad una valutazione strutturata.
Qualora l’Unità Operativa Interna concordi nell’applicazione del dispositivo PEG, segue
un incontro con i parenti al fine di spiegare le motivazioni di tale scelta, dirimere
eventuali dubbi, concordare la strada da intraprendere. In questa fase è opportuno
l’intervento della psicologa nei confronti del cliente, ma soprattutto nei confronti dei
familiari.
6.1 GESTIONE GASTROSTOMIA ENDOSCOPICA PERCUTANEA (PEG)
L’inserimento della PEG richiede:
 Programmazione intervento con il servizio ospedaliero preposto;
 comunicazione all’ospite e/o al familiare del giorno dell’inserimento della PEG;
 digiuno da almeno 6-12 ore;
 analisi della capacità coagulativa (emocromo; INR < 1,30; questi esami devono
essere recentissimi e consegnati al momento del posizionamento);
 somministrazione di antibiotico ad ampio spettro.
Appena posizionata la PEG si deve collegare la sonda ad una sacca per raccolta liquidi,
utile nelle prime 24 ore per evidenziare sanguinamenti e drenare il liquido gastrico, se
la quantità di quest’ultimo è superiore a 200 cc è preferibile non iniziare
l’alimentazione e comunque non utilizzare la P.E.G. per le prime 24 h. Ancorare la sonda
alla cute con cerotto (evita trazioni, rimozioni etc.).
6.2 CONTROLLO NUOVA PEG
Sostanzialmente il controllo della PEG si articola in due punti:
A) Controllare la cute attorno alla stomia per valutare l’assenza di arrossamento,
gonfiore, presenza di pus o perdita di succo gastrico.
B) Controllare la corretta posizione della sonda, poiché si possono verificare tre
possibilità:
-PEG troppo tesa: si osserva un infossamento del controdado sulla cute con
pericolo di decubito, il tubo deve potersi muovere su e giù per circa 1 cm.
-PEG troppo molle (lassa?): il dispositivo intragastrico può slittare all’interno
dello stomaco (fino a portarsi al di là del piloro!).
-PEG migrata nella parete (buried bumper syndrome) è da sospettare quando vi è
una maggior resistenza nell’introduzione degli alimenti, la pompa va spesso in
allarme e si verifica una certa resistenza nella manovra di rotazione della sonda.
6.3 GESTIONE DELLA NUTRIZIONE ATTRAVERSO PEG
Nella nutrizione enterale sono da tenere presenti sostanzialmente tre punti
fondamentali:
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1) FABBISOGNO CALORICO GIORNALIERO: 25 Kcal/Kg peso
2) DIETA EQUILIBRATA: 10% di proteine, 30% di grassi e 60% di carboidrati
3) METABOLISMO BASALE: uso di formule che stabiliscono il metabolismo basale
ed il fabbisogno calorico quotidiano.
L’alimentazione può iniziare dopo 24 h, ma già dopo poche ore si può cominciare a
somministrare piccoli quantitativi di acqua, fatto salvo diverse indicazioni mediche.
Esistono sostanzialmente tre tipi di miscele nutritive per Nutrizione Enterale (N..E.)
a. Diete naturali la cui preparazione può essere artigianale ed industriale (già
disponibili in commercio), quest’ultime rispetto a quelle naturali hanno una
composizione nota ed equilibrata, garantiscono un apporto completo dei vari
elementi nutritivi e sono più sicure per quanto riguarda possibili contaminazioni.
b. Diete chimicamente definite:
 Monomeriche o elementari, cioè già pronte per essere assimilate;
 Polimeriche o semi-elementari che richiedono processi digestivi parziali.
c. Diete modulari o specifiche: utilizzate per soddisfare esigenze nutrizionali
legate a particolari esigenze e patologie.
6.4 MODALITA’ DI SOMMINISTRAZIONE
Esistono varie tecniche di somministrazione, la cui scelta è determinata da due aspetti
fondamentali: le condizioni cliniche del paziente e le possibilità anatomiche e
funzionali dell’intestino.
A) Intermittente: è la cosiddetta tecnica a “gavage” ossia la somministrazione in
pochi minuti di bolo unico (200-400 cc), mediante siringa con cono catetere,
ripetuta ad intervalli di 4-6 ore nelle 24 h. E’ sconsigliata per l’elevato numero di
effetti collaterali (distensione gastro-intestinale, nausea, reflusso gastroesofageo, ab ingestis, diarrea da contaminazione)
B) Continua: somministrazione in tempi molto lunghi (e lentamente) con l’ausilio di
una pompa o a caduta.
6.5 GESTIONE DELLA SOMMINISTRAZIONE
A) Velocità di somministrazione
◊ In 1° giornata: è necessario monitorare eventuali complicanze nel post impianto:
- la canalizzazione del paziente, la peristalsi presente e la sonda correttamente
posizionata
- sanguinamento (rischio emorragico)
- persistenza di dolore locale
- in assenza di complicanze, dopo 6-12 ore si può iniziare con la somministrazione
di piccoli quantitativi di acqua ed iniziare l’infusione di nutrienti ad una velocità di
infusione di 25 ml/h fatto salvo diverse indicazioni mediche:
◊ In 2° giornata incrementare a 50 ml/h;
◊ Giornate successive, se il paziente tollera la N.E., si incrementa gradualmente la
velocità di infusione sino a raggiungere il regime di cal/24h stabilito;
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◊ Nei primi giorni la medicazione dovrà essere sostituita ogni 24 ore;
◊ E’ anche bene ricordare che le miscele nutrizionali, nel rispetto del DPR n. 57
del 20 marzo 2002, hanno caratteristiche ben definite e, in quanto sterili,
dovrebbero essere infuse senza essere diluite (con acqua, farmaci o con altre
sostanze).
B) Posizione del paziente:
Posizione seduta o semiseduta: sollevando la testiera del letto di 30-45°
(consigliato 45°); tale posizione va mantenuta per tutto il tempo della nutrizione
e per almeno 1h dal termine del pasto (riduce il rischio di rigurgiti e quindi di ab
ingestis).
C) Controllo della quantità di residuo gastrico:
Si aspira con un siringone il contenuto gastrico, se il residuo è superiore a 100 cc:
nella N.E. a bolo rimandare la somministrazione di 1-2 h; nella N.E. continua
rallentare la velocità di infusione e se la velocità è già < 100 cc/h sospendere la
N.E. per 2h e poi riprendere ad una velocità inferiore.
Il controllo della quantità di residuo gastrico dovrebbe avvenire:
- Prima di ogni pasto nella N.E. a bolo
- Ogni 3-5 h nella N.E. continua.
D) Infusione dell’acqua
In corso di NE, oltre al fabbisogno calorico del paziente, va garantita
un’adeguata idratazione, in quanto l’acqua contenuta nelle miscele non è
sufficiente a coprire il fabbisogno.
L’acqua va somministrata in modo intermittente utilizzando siringhe conocatetere, frazionando la quantità nell’arco della giornata. In questo modo si
realizza da un lato la completa idratazione del paziente e dall’altro il lavaggio
della sonda attraverso la pressione esercitata dalla siringa.
E) Somministrazione di farmaci:
Gli studi sulla biodisponibilità delle forme farmaceutiche orali non considerano la
somministrazione attraverso le sonde artificiali.
I farmaci non devono essere mai mescolati alla miscela nutritiva, ma
somministrati da soli, è preferibile usare farmaci in forma liquida o solubili, se
questo non fosse possibile si consiglia di polverizzare le compresse e
somministrarle una alla volta con acqua, irrigando la sonda con 5 cc di acqua tra
un farmaco e l’altro e al termine della somministrazione lavare la sonda con 50 ml
di acqua.
F) Prevenzione dell’ostruzione della sonda
Se la nutrizione enterale è del tipo intermittente si consiglia di lavare la sonda
prima e dopo la somministrazione degli alimenti. In caso di alimentazione continua
(24h) si consiglia di eseguire almeno 4 lavaggi al giorno. Importante è inoltre
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eseguire un lavaggio ogni volta che si ferma la pompa, indipendentemente dal
motivo, lavando la sonda con 50 ml di acqua.
G) Ostruzione della sonda
In caso di ostruzione della sonda si consiglia di spingere, con modesta pressione e
per 2 minuti, acqua tiepida nella sonda con siringone da 60 cc in modo da dilatare
il calibro della sonda così da spingere il “tappo” nello stomaco. Se questo
tentativo non sortisce nessun effetto è utile forzare con acqua gassata e
chiudere la sonda per 10-20 minuti in modo che si crei una pressione a causa della
presenza di CO2. Se la sonda resta ostruita ripetere la procedura, se la sonda
non si libera non insistere e contattare il servizio di endoscopia per controllo e/o
sostituzione (in bibliografia si trovano anche metodi di disostruzione della sonda
con Coca Cola).
6.6 GESTIONE DELLA PEG
Nei primi 10 giorni la stomia va trattata come una normale ferita chirurgica.
1 Osservare come si presenta la cute peristomale: arrossamenti o macerazione della
cute, odore e/o presenza di pus, ipergranulazione della mucosa sul bordo dello
stoma;
2 Controllare le tacche di gradazione esterne della sonda per il corretto
posizionamento;
3 Effettuare accurata detersione: uso di detergenti (lozioni indicate per l’igiene
della cute peristomale), uso di pomate o creme che facciano da barriera protettiva
nel caso di arrossamenti;
4 Non utilizzare i disinfettanti (iodati) per un periodo prolungato, dato che possono
alterare la flora cutanea;
5 Spostando la flangia, far scivolare in cavità gastrica la sonda per circa 2-3 cm;
quindi riportare la sonda alla sede originale;
6 Controllare, pervietà e mobilizzazione della sonda (quest’ultima almeno una volta
alla settimana con la rotazione a 360°);
7 Eseguire una medicazione a piatto che lasci traspirare la cute;
8 Valutare eventuali perdite stomali (assenza, presenza, entità, tipologia);
9 Posizionare una garza sopra la flangia della PEG, sostituendola al bisogno.
Dopo i primi 10 giorni, quando la stomia si è consolidata.
1 In assenza di problematiche della cute peristomale (la cute attorno allo stoma
deve essere rosea, asciutta e pulita) è sufficiente detergere con sapone neutro e
lasciare scoperto; posizionare solo una garza sopra la flangia della PEG;
2 Controllare le tacche di gradazione esterne della sonda per il corretto
posizionamento in sede;
3 Mantenere pulita la sonda anche esternamente, lavandola con sola acqua;
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4 Continuare con la mobilizzazione della sonda (come descritto nei punti 5 e 6 dei
primi 10 gg).
Gestione del dispositivo nel tempo
1 Evitare brusche trazioni e movimenti scorretti durante l’utilizzo.
2 Monitorare variazioni nel tempo della forma e/o della grandezza dello stoma.
3 Mantenere pervia la sonda con lavaggi con acqua a seconda del tipo di
somministrazione della N.E. come descritto al punto F del capitolo 6.5;
4 Ogni 7 giorni mobilizzare la sonda (come descritto nei punti 5 e 6 dei primi 10 gg);
5 In caso di ostruzione, provare a forzare e/o aspirare lentamente con una siringa
di acqua tiepida da 50 cc;
6 Pulire la cute circostante con acqua e sapone neutro tutti i giorni;
7 La rimozione accidentale della gastrostomia non è una complicanza grave, tuttavia
è fondamentale mantenere pervia la fistola inserendo un catetere vescicale tipo
Foley; in caso di impossibilità, inviare il paziente al pronto soccorso nel più breve
tempo possibile, comunque non oltre le 2 ore;
8 Lavare bene la sonda dopo la somministrazione dei nutrienti o dei farmaci al fine
di evitarne l’ostruzione.
6.7 COMPLICANZE DURANTE L’IMPIEGO DELLA PEG
Si distinguono due ordini di complicanze:
Precoci
 emorragia
- segni di flogosi
- cellulite necrotizzante
- peritonite
- pneumoperitoneo
Tardive
- infezioni peristomali
- erosione cutanea da fuoriuscita di succo
gastrico
- crescita di mucosa gastrica al di fuori
dalla fistola gastro-cutanea
- migrazione della sonda
- Buried Bumper Syndrome
- Ostruzione
Le complicanze che si possono osservare più comunemente durante l’impiego della PEG
sono:
Complicanze
Misure preventive
Azioni Correttive
MECCANICHE
OSTRUZIONE
ULCERAZIONE MUCOSA
Lavaggi frequenti con acqua
- Utilizzo di sondini di piccolo
calibro
- Sostituzioni periodiche delle
sonde
Disostruzione della sonda con
acqua gassata o coca cola o
sostituzione
Rimozione della sonda
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BURIED BUMPER
SYNDROME
(incarceramento della sonda)
MIGRAZIONE DELLA
SONDA
FUORIUSCITA MATERIALE
GASTRICO
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Mobilizzazione della sonda con
movimenti di rotazione
giornalmente (fino a
consolidamento della fistola) e
traslazione settimanalmente
- Controllo del dischetto
esterno e delle tacche di
gradazione sulla sonda
- Controllo del palloncino
Evitare brusche trazioni
Rimozione chirurgica
Intervento chirurgico
Sostituzione di sonda con una di
calibro maggiore
Complicanze
GASTRO-ENTERICHE
DISTENSIONE
ADDOMINALE
DIARREA
STIPSI
REFLUSSO
GASTROESOFAGEO
VOMITO RIGURGITO/ AB
INGESTIS
Misure preventive
Azioni Correttive
- Raggiungere le velocità di
infusione in modo graduale
- Utilizzare le miscele meglio
tollerate: iniziare con le miscele
meno iperosmolari
- Evitare la somministrazione a
boli
- Iniziare con miscele isosmolari
- Utilizzare con razionalità le
miscele con fibre
- Controllare la velocità di
somministrazione
- Valutare le terapie associate
(antibiotici)
- Utilizzo di miscele con fibra
- Aumento dell’idratazione
- Ridurre la velocità di infusione
- Sostituire il nutriente
- Assumere periodicamente
probiotici
- Corretta posizione durante la
somministrazione: semiseduta
- Valutazione della funzionalità
intestinale
- Moderare la velocità di
somministrazione
- Adottare corretta posizione
durante la somministrazione
- Valutare il ristagno gastrico
- Valutare funzionalità
gastrointestinale
- Valutare la presenza di tosse
persistente
- Ridurre velocità (non
sospendere)
- Sostituire il nutriente
(eliminare fibre o sostituirle
con quelle idrosolubili)
- Assumere periodicamente
probiotici
- Variazione della miscela
- Uso periodico di probiotici
- Curage rettale
- Correzione della postura
- Riduzione della velocità di
somministrazione
- Uso di farmaci specifici
- Correggere postura
- Ridurre la velocità di infusione
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Complicanze
METABOLICHE
IPO/IPERGLICEMIE
IPOSODIEMIA
ALLERGIE (frequenza molto
bassa)
Complicanze
SETTICHE
INFEZIONE PERISTOMALE
CONTAMINAZIONE DELLA
MISCELA E DEI
DISPOSITIVI
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Misure preventive
Prestare attenzione alla terapia
e somministrazione di NE nei
pazienti diabetici
Valutare le integrazioni su NE a
lungo termine
Prestare attenzione a specifici
sintomi e segni: eruzioni
cutanee, diarrea persistente
Azioni Correttive
Concordare terapia insulinica e
NE
Aggiunta di Na Cl nell’acqua
Sostituzione del nutriente
Misure preventive
Azioni Correttive
- Igiene della cute peristomale
- Monitoraggio dello stoma:
colore/odore/secrezioni
- Controllo posizione della sonda
- Utilizzo di pomate protettive
- Terapia antibiotica dopo
tampone colturale e
antibiogramma
- Rimozione e sostituzione
- Prevenzione con aggiunta
periodica di integratori ad
elevato contenuto in zinco
- Sostituzione miscele (24 h
dall’apertura)
- Sostituzioni dei dispositivi ogni
24 ore
- Lavaggio delle mani
- Corretta formazione degli
operatori (igiene)
- Utilizzo delle miscele
industriali
- Riduzione delle manipolazioni
durante la somministrazione
(evitare travasi in sacche o
diluizioni)
6.8 RIMOZIONE ACCIDENTALE DELLA SONDA P.E.G.
In caso di rimozione prematura (2 sett. o 3-4 sett.) non tentare nessuna manovra ed
inviare il paziente in P.S. o al Servizio di Endoscopia.
Rimozione tardiva in caso di P.E.G. stabilizzata non vi sono conseguenze pericolose.
Utile introdurre nella fistola un catetere tipo Foley così si mantiene pervia la fistola
(tende a chiudersi con sorprendente velocità 24-48h) e, quel che è molto importante,
il paziente può essere inviato senza urgenza ad un Servizio di Endoscopia per la
sostituzione.
RIMOZIONE PROGRAMMATA DELLA P.E.G.
La PEG necessita di sostituzione nei casi di: usura della stessa, ostruzione, rimozione
accidentale, rottura del palloncino.
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6.9 MONITORAGGIO NUTRIZIONE ENTERALE
Permette di identificare precocemente l’insorgere delle complicanze al fine di poter
mettere in atto, nel più breve tempo possibile, una serie di interventi correttivi e di
garantire una adeguata nutrizione. In Letteratura è difficile reperire informazioni
inerenti la formulazione di questo tipo di schede in quanto sono soprattutto rivolte ad
evidenziare ed a prevenire la malnutrizione e pertanto si scostano molto
dall’obbiettivo di determinare la corretta applicazione della NE. Di seguito vengono
riportati gli esami ematochimici che dovrebbero essere richiesti all’inizio e ogni 6-12
mesi e due schede: una di rilevazioni parametri metabolici ed infusionali, l’altra di
rilevazioni delle complicanze.
Esami ematochimici:
Emocromo
+
formula leucocitaria
Proteinemia totale
PCR
Oligoelementi
Creatininemia
Azotemia
Glicemia
Na, K
Albuminemia
Trigliceridemia
Ac. Urico
Colesterolemia tot + HDL
TSH
Sideremia
AST, ALT
PT
Vit. B12 e Ac.
Folico
Bilirubina
PTT
Es.
completo
urine
CONTROLLO PARAMETRI IN CORSO TRATTAMENTO NE
Firma
Osservazi
oni
Alvo
Diuresi
ml
Peso kg
Glicemia
mg/dl
TC °C
PA/FC
Ristagno
Gastrico
ml
Acqua ml
Velocità
infusione
h fine
h inizio
Data
COGNOME NOME………………………………….…..DATA DI NASCITA……………………………
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SCHEDA DI SEGNALAZIONE DELLE COMPLICANZE IN CORSO DI
NUTRIZIONE ENTERALE
COGNOME_________________________NOME______________________
NUCLEO__________________DATA POSIZIONAMENTO PEG______________
(barrare la voce corrispondente e descrivere il problema)
 meccanica
________________________________________________________________
________________________________________________________________
________________________________________________________________
 gastroenterica
________________________________________________________________
________________________________________________________________
________________________________________________________________
 metabolica
________________________________________________________________
________________________________________________________________
________________________________________________________________
 settica
________________________________________________________________
________________________________________________________________
________________________________________________________________
Data ___________ Firma del compilatore ___________________________
7. VERIFICHE
Il grado di aggiornamento del presente protocollo è verificato con cadenza annuale dal
logopedista.
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