Lavori di gruppo su problematiche ecologiche 5°A

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3 - LA DISTRUZIONE DEI TERRITORI VERGINI E DELLE SPECIE
IL VALORE DELLA BIODIVERSITÀ
Biodiversità è la varietà degli esseri viventi che popolano la Terra, e si misura a livello di geni, di specie, di popolazioni e di
ecosistemi. Alcuni ambienti sono particolarmente ricchi di biodiversità: le barriere coralline, le foreste tropicali e gli estuari
dei fiumi ospitano circa la metà degli essere viventi del Pianeta, anche se ricoprono solo il 6% della superficie terrestre. La
biodiversità nel mondo ha dei numeri impressionanti. Fino a oggi sono state descritte oltre1 milione e 700 mila specie, ma in
realtà si ipotizza che ne possano esistere molte di più.
I benefici derivanti dalla biodiversità sono di vario tipo:
a) economici: la biodiversità infatti rappresenta una materia prima per l’agricoltura, la medicina e la farmacia, l’industria di
cui conosciamo già parte dei benefici ma molti di altri li si scopriranno in futuro, soprattutto coi progressi delle biotecnologie.
Si pensi ad esempio per quanto riguarda le piante alle diverse caratteristiche biologiche degli alberi per cui alcuni legni sono
maggiormente usati in edilizia, altri nell'industria mobiliera, nelle costruzioni navali, come legna da ardere, per quanto
riguarda gli animali alle diverse varietà di lane o altri tessuti da noi utilizzati. Per quanto riguarda le scoperte mediche un
esempio può essere quello due specie di rane australiane che incubavano i propri piccoli nello stomaco, secernevano una
proteina che inibiva la produzione di succhi gastrici che poteva risultare utile per lo sviluppo di nuovi medicinali per l'ulcera
gastrica o altri disturbi. Purtroppo queste rane si sono estinte e si è conseguentemente persa la possibilità di studiare e
produrre tale farmaco.
b) ambientali: il mantenimento della qualità degli ecosistemi consente all’uomo di fruire di ‘servizi’ come l’aria pura, l’acqua
pulita, la creazione e la protezione del suolo, il controllo di agenti patogeni e il riciclaggio delle scorie;
c) ecologici: maggiore è la diversità genetica di una specie, maggiore sarà la capacità per la specie di perpetuarsi.
e) derivanti da motivazioni etiche: il rispetto di ogni forma di vita in virtù della sua esistenza.
La perdita di biodiversità nel pianeta è dovuta a cause di tipo naturale o antropico. Delle prime fanno parte fenomeni come il
cambiamento climatico o la desertificazione, e fenomeni come le estinzioni di massa o le catastrofi naturali. Tra le seconde, è
possibile indicare la crescita della popolazione mondiale e la conseguente pressione sulle risorse naturali, l' inquinamento, la
mancanza di conoscenza degli ecosistemi e i condizionamenti del commercio internazionale, che ha portato i paesi meno
industrializzati a sviluppare le sole colture per le quali la domanda è più elevata.
Il 5 giugno 1992, nel corso della conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente e lo sviluppo, svoltasi a Rio de Janeiro, è stata
aperta alla firma una Convenzione sulla diversità biologica. Questa si propone di assicurare la conservazione della diversità
biologica attraverso la previsione di interventi per l’identificazione e il controllo delle risorse biologiche; per la loro
conservazione in situ, o ex situ, ma di preferenza nel paese di origine, per consentire con maggiore facilità la ripresa delle
specie minacciate e il loro reinserimento nell’ecosistema; L’Italia ha ratificato la Convenzione sulla diversità biologica nel
1994.
I TERRITORI VERGINI
Un'area vergine (o area wilderness) è una regione non toccata dalle attività umane. La WILD Foundation, associazione nata
con lo scopo di proteggerle e valorizzarle, le descrive come “le più intatte, indisturbate aree naturali rimaste sul nostro
pianeta – quegli ultimi posti veramente incontaminati che gli uomini non controllano e non hanno distrutto con strade,
oleodotti o altre infrastrutture industriali”: esse comprendono soprattutto foreste, ma anche praterie, tundre e deserti.
Queste aree sono considerate importanti per la loro biodiversità e la sopravvivenza di determinate specie che non potrebbero
vivere altrove.
L'industrializzazione e l'aumento esponenziale della popolazione umana ha comportato un calo molto accentuato della loro
estensione: si è passati dal 55% delle terre emerse nel 1700 ad appena il 25% nel 2000. In seguito a ciò sono nate numerose
associazioni a difesa delle aree rimaste, come ad esempio la sopra citata WILD Foundation o, relativamente all'ambiente
italiano, l'Associazione italiana per la Wilderness. Grazie alla loro spinta la maggior parte dei paesi sviluppati ha una
legislazione che regoli la protezione di queste regioni, principalmente tramite l'istituzione di aree protette, la prima delle
quali fu il Parco Nazionale dello Yellowstone, nel 1872.
In Italia la gestione delle aree naturali è assegnata alla legge 394/91, che regolamenta le aree protette e le classifica in base ai
criteri stabiliti dal Comitato nazionale per le aree protette. Secondo l'attuale legislazione, le aree wilderness sono classificate
come Parchi Nazionali, così descritti: “I Parchi nazionali sono costituiti da aree terrestri, fluviali, lacuali o marine che
contengono uno o più ecosistemi intatti o anche parzialmente alterati da interventi antropici, una o più formazioni fisiche,
geologiche, geomorfologiche, biologiche, di rilievo internazionale o nazionale per valori naturalistici, scientifici, estetici,
culturali, educativi e ricreativi tali da richiedere l'intervento dello Stato ai fini della loro conservazione per le generazioni
presenti e future.”
CAUSE DELL’ESTINZIONE DELLE SPECIE
L’estinzione di specie animali e vegetali sono prevalentemente causate da attività umane.
Le specie minacciate di estinzione hanno una popolazione ancora abbondante seppur calante; quelle, invece, a rischio
estinzione, hanno pochi esemplari e anche la loro riproduzione è compromessa e risulta spesso difficoltosa.
Spesso, parlando di estinzione, si pensa che questo sia un problema solo del mondo animale, ma questo, venendo divulgato, fa
passare in secondo piano quello che riguarda il mondo vegetale, tanto importante quanto il primo.
Le principali cause di estinzione sono:
-un mutamento improvviso dell'ambiente in cui vive la specie, tanto che gli esemplari non riescono ad adattarsi, come ad
esempio la conversione di foreste tropicali in aree agricole, questo causa scompiglio nel mondo animale (interruzione delle
vie di migrazione, blocchi riproduttivi, eliminazioni di fonti di cibo e acqua);
-l’introduzione di specie aliene;
-la comparsa di una specie concorrente (per il cibo) o di una specie predatrice;
-la caccia e il bracconaggio: la caccia sportiva non crea estinzioni seppur sia dannosa, il bracconaggio, invece, spinge il
bracconiere a cacciare e uccidere più prede possibili per fini commerciali, spesso illegali (corni di rinoceronte);
-il contrabbando di specie esotiche;
-altre attività umane: come la crescita della stessa popolazione umana, la competizione tra l’uomo e la natura
ESTINGUERSI VUOL DIRE SCOMPARIRE
Almeno 33.000 specie di piante e 5.400 specie di animali sono a rischio di estinzione, rischiano cioè di sparire per sempre
dalla faccia della Terra.
Queste specie sono elencate nella Lista Rossa dall’Unione Mondiale per la Conservazione della Natura (IUCN),
un’organizzazione internazionale che raccoglie informazioni sulle piante e gli animali del mondo. Le specie a rischio sono
organizzate in categorie. Le più importanti categorie sono le seguenti:
•Vulnerabile: una specie ritenuta a rischio di estinzione allo stato selvatico.
•A rischio: una specie ritenuta ad alto rischio di estinzione allo stato selvatico.
•A un punto critico di rischio: una specie ritenuta ad altissimo rischio di estinzione allo stato selvatico.
•Estinta allo stato selvatico: una specie che sopravvive soltanto in cattività o all’interno di zone protette.
•Estinta: gli esperti sono ragionevolmente sicuri che gli ultimi esemplari (selvatici o in cattività) siano tutti scomparsi.
Soltanto per i mammiferi si ritiene che siano a rischio un migliaio delle circa 4.600 specie esistenti. Animali come le tigri, i
rinoceronti neri, le foche monache e i cammelli sono tutti sulla lista delle specie in pericolo. Negli ultimi 30 anni il numero dei
rinoceronti neri è diminuito del 95% e quello delle tigri che vivono libere in natura si è ridotto a circa 5.000 esemplari.
MA NOI CHE COSA POSSIAMO FARE?
Molti esperti di conservazione sono d’accordo sul fatto che il miglior modo per salvare le specie è proteggere i posti in cui
vivono, cioè i loro habitat. Essi stanno studiando come sviluppare al meglio le riserve naturali in aree come le foreste pluviali
e le zone paludose. La protezione dall’estinzione si può organizzare : a livello della singola specie ( la si identifica, la si
dichiara protetta conservando il suo habitat, la si fa riprodurre in cattività per poi rimetterla in libertà) o a livello
dell’ecosistema ( si controlla il numero delle specie eliminando quelle aliene e si definiscono aree protette). Per quanto
riguarda i territori vergini : limitandone il loro uso, la caccia, il prelievo di piante e mettendo servizi di guardia e assistenza
questi territori posso diventare parchi naturali (nazionali o regionali); non deve esserci però presenza di attività umana nella
zona circostante. Alcuni animali, però, hanno bisogno di un’area molto vasta in cui vivere e trovare cibo, e una riserva può
non essere abbastanza grande. Una risposta a questa difficoltà è lo sviluppo di corridoi naturali: strette strisce di terra che
collegano diverse riserve, attraverso le quali gli animali riescono a spostarsi pur attraversando zone antropizzate, cioè in cui
sono presenti l’uomo e le sue costruzioni. Nonostante tutti i problemi, i provvedimenti volti alla conservazione hanno salvato
alcuni animali. Un tempo la balena grigia sembrava destinata all’estinzione, ma un bando sulla caccia emesso dalla
Commissione internazionale per il controllo della caccia alle balene ha fatto sì che il numero di esemplari nell’Oceano Pacifico
risalisse fino a 20.000. I condor della California, grandi rapaci, erano scomparsi nei luoghi naturali, ma la riproduzione di
questi uccelli in cattività ha consentito ad alcuni esemplari di essere reinseriti nel loro ambiente naturale.
Gruppo : Marco Spinelli, Manuel Bertipagani, Simone Venturi, Alessia Capobianco
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