Sesta settimana - Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale

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
Macro e micro sociologia
◦ Il problema dell’ordine (sociale)

Interazionismo simbolico

Etnometodologia

Approccio drammaturgico

Tre premesse (H. Blumer)
1. Gli esseri umani agiscono verso altri (oggetti o soggetti)
sulla base del significato che questi hanno per loro
2. Il significato è prodotto nel corso dell’interazione
sociale di ciascuno con i suoi simili
3. Questi significati sono trattati e modificati attraverso
un processo interpretativo continuo

L’agire sociale è un processo cooperativo e
intersoggettivo, che si realizza armonizzando le
diverse interpretazioni dei partecipanti
all’interazione



Etnometodologia: lo studio dei metodi di
senso comune con cui gli individui danno
senso al mondo sociale.
Metodo: considerare problematico ciò che si
dà per scontato, anche detto metodo
ironico.
Studiare delle forme invarianti e costitutive
(pratiche, rappresentazioni, percezioni) che
gli individui usano per svolgere le loro
attività mondane.
Gli studi etnometodologici indagano le attività
quotidiane come metodi dei membri di una
comunità per rendere le stesse attività
visibilmente razionali e rapportabili a ogni
scopo pratico, ovvero spiegabili (accountable)
come organizzazioni comprensibili e logiche
(Garfinkel, 1967)
Come fa la gente a rendere comprensibili o
logiche certe scene o situazioni?

Incontri per strada

Situazioni pubbliche


Descrivere un evento come se accadesse in
un altro contesto
Chiedere spiegazioni sulle norme di
convivenza civile

Prospettiva della rappresentazione teatrale
◦ Principi di tipo drammaturgico

Modo in cui l’individuo presenta se stesso e le
sue attività ad altri, modi in cui controlla le
impressioni
◦ La parte rappresentata da un’individuo è adattata
alle parti rappresentate dagli altri, ma questi, a loro
volta, costituiscono anche il pubblico”

Definizione della situazione e consenso
operativo
 VIDEO
«Quello che in realtà
dicono..»

Perspective by incongruity
◦ Decontestualizzazione e metafora («come se»)
◦ Accostamento sociologicamente illuminante
(carriera dei malati mentali, routine artigianale e
psichiatria, spionaggio e vita quotidiana, ecc.)
«una persona con un carcinoma alla vescica
può, se vuole, morire con maggior grazia e
decoro sociale..di quanto un uomo con un
labbro leporino possa ordinare una fetta di
torta» (Goffman, Relazioni in pubblico)
1922 Nascita in Canada (da famiglia emigrata
dall’Ucraina)
1949-1951 Dottorato di ricerca presso il Dipartimento
di Sociologia dell’Università di Chicago e 1° studio
etnografico presso le isole Shetland sulla vita rurale
1959 Pubblicazione di Presentation of Self in Everyday
Life (La vita quotidiana come rappresentazione,
1969)
1955-1958 Lavora come assistente del direttore
atletico del St. Elizabeth Hospital dove compie la 2°
etnografia → Asylums (1961/1968): studio sulle
‘istituzioni totali’
1963 Pubblica Stigma (1983) studi sull’identità
negata
1967 Pubblica Interaction ritual (1988) in cui è
contenuta la ricerca sul gambling (3° etnografia con
copertura da blackjack dealer al Station Plaza
Casino di Las Vegas)
1968 è Benjamin Franklin professor presso la
University of Pennsylvania. Qui pubblica (tra gli
altri):
- Frame Analysis (1974/2001): studio
dell’organizzazione sociale dell’esperienza
- Gender Advertisements (1976): analisi delle
relazioni di genere nella pubblicità
1982 Muore poco dopo l’elezione a presidente
dell’American Sociological Association
1.
L’ordine dell’interazione
2.
Distanza dal ruolo e identità
3.
Il Self come oggetto sacro
( 4. I Frames dell’esperienza)


Obiettivo della sociologia di G:
comprensione dell’interazione facciaa-faccia che G. considera una sfera
autonoma tanto dalle strutture sociali
quanto dall’agire individuale
Tale interazione è dotata di specifiche
proprietà e di un ordine peculiare

Interazione faccia-a-faccia: co-presenza 2 o
+ persone che
◦ focalizzano l’attenzione su un oggetto o
una situazione comune (cooperazione)
◦ esercitano un’influenza reciproca sulle
rispettive azioni (intersoggettività)

In breve, è una situazione in cui le azioni di
ciascun partecipante sono consapevolmente
e costantemente riorganizzate con
riferimento a quelle degli altri
Al tipo e grado di coinvolgimento
richiesto
 Al livello di conoscenza reciproca
 Ai contenuti della conversazione
 All’ambientazione dell’interazione
 Ai ruoli e le identità di ciascuno

La produzione e lo scambio di
messaggi verbali e non verbali insieme alla costruzione del
significato condiviso che emerge
da tale scambio - si radica in
regole morali che orientano
l’agire di ciascuno




Queste regole morali orientano l’agire in
particolare rispetto a degli standard morali
di comportamento
Se questi ultimi vengono infranti vanno
‘riparati’ immediatamente
Aspetto sviluppato da Garfinkel nei
breaching experiments (gli esperimenti di
rottura)
Si tratta di un obbligo morale finalizzato a
sostenere l’ordine rituale dell’interazione


L’analisi dell’ordine dell’interazione richiede
quella del ruolo – concetto in voga nella
sociologia americana anni 50-60 dominata
dal funzionalismo.
Riprende le analisi classiche sul ruolo: attività
che un attore svolge di fronte a specifiche
richieste normative legate al suo status, alla
posizione occupata dentro la società e che
induce l’attore ad accantonare parte del suo
essere.
◦ SET DI «ASPETTATIVE DI RUOLO»
Siamo di fronte ad un attore che risponde con
impegno a queste richieste normative tanto
da sapere sempre la linea d’azione da tenere
in modo preliminare
TUTTAVIA
L’attaccamento al ruolo e all’immagine di sé
che si dà rispondendo alle richieste normative
può essere più o meno forte



Ruolo normativo (insieme di diritti e doveri
rispondenti alla aspettative sociali)
Ruolo tipico (insieme concreto dei diritti e dei
doveri espressi nell’interazione)
Ruolo situato* (insieme di attività – non solo
diritti e doveri condivisi - eseguite in modo
visibile davanti ad altri soggetti)
 A ciascun ruolo la società attribuisce
un’identità


Concetto di distanza dal ruolo: è uno
spazio intermedio tra le aspettative
normative che definiscono i ruoli (e le
identità annesse) e l’immagine complessiva
che effettivamente proiettiamo
(rappresentiamo) di noi stessi
L’attore ‘manipola’ la situazione in modo da
negare l’identità che viene attribuita a quel
ruolo:
◦ si esegue un compito legato ad un ruolo ma si
chiede di non essere valutati solo per quel ruolo e il
modo in cui lo si svolge
 VIDEO
«Che cosa direbbe
un tipo del genere?»

Durkheim  Come sta insieme la società?

Simmel  Interazione e valore individuale
◦ Utilizzo della dimensione del sacro per individuare
il legame sociale.
◦ Sono i rituali religiosi – condivisi e ripetuti in
sincronia dagli attori – ad attribuire sacralità alla
società.
◦ Durante la loro esecuzione gli attori si confermano
l’un l’altro l’appartenenza.
Caratteristiche della sfera personale
in Simmel
“Questa sfera non può essere
violata senza provocare la
distruzione del valore della
personalità dell’individuo. (…)
Nel linguaggio comune
l’espressione “passare i limiti”
definisce spesso un insulto
all’onore di qualcuno. Il raggio
di questa sfera segna, per così
dire, il limite il cui
sconfinamento costituisce un
insulto all’onore di una
persona” (Simmel, 1908).

Il posto del sacro è stato occupato dal self
individuale: oggetto di costanti attenzioni
rituali nelle situazioni quotidiane


I rituali sociali sono eseguiti in conformità con le
regole dell’etichetta sociale che stabiliscono le
coordinate per il ‘corretto comportamento
cerimoniale’ (gesti, espressioni verbali, sguardi,
mimica facciale, etc)
Con questi strumenti i soggetti definiscono i
‘territori rituali del sé’, mostrano così di tenere in
considerazione i ruoli e le identità degli altri e
riaffermano, in ultima istanza, il carattere
relazionale dell’interazione.

I rituali legati alla ‘celebrazione del self’
possono essere:
◦ Positivi: l’attore mostra il proprio apprezzamento
nei confronti dei propri interlocutori. Servono per
avvicinare i soggetti e se male eseguiti vengono
interpretati come una mancanza di riguardo
◦ Negativi (o di discrezione): sono i divieti, i tabù.
Indicano le azioni che l’attore non deve compiere
per non profanare il self degli attori/interlocutori.
Se infrange deve riparare
Per strada, due sconosciuti…
A: Scusi, mi sa dire l’ora?
B: Sì, certo, sono le 12.30.
A utilizza una convenzione sociale (è lecito
chiedere l’ora ad un passante) ma sa che sta
invadendo i territori del self di un altro
attore (sconosciuto). Pertanto ‘smussa’ i
rischi impliciti della sua azione scusandosi (il
che significa ‘so che sto invadendo i territori
del tuo self e poiché ne sono consapevole mi
scuso in anticipo). B di conseguenza..


In tutte le interazioni sociali quotidiane (più
o meno banali) tutti i partecipanti sono
chiamati ad utilizzare rituali di celebrazione
del self.
Quelli tipici sono:
◦ la deferenza: espressione di
apprezzamento verso gli altri (es. rituali di
presentazione)
◦ il contegno: espressione (con abiti,
portamento, specifico linguaggio) della
propria desiderabilità e onorabilità sociale
agli occhi degli altri (es. rituali di
discrezione )

Deferenza e contegno sono rituali incrociati
e complementari che contribuiscono a
rendere il self un oggetto rituale sacro
“Perché possa essere espressa un’immagine
completa dell’uomo, gli individui debbono tenersi
per mano in una catena cerimoniale e ognuno di essi
deve dare deferentemente col proprio contegno a chi
sta alla sua destra ciò che riceve deferentemente da
chi sta alla sua sinistra” (E. Goffman)




Rappresentazioni del self, espressione e
giochi di faccia (cap. 1 e 2)
Territori del self, ribalta e retroscena,
repertori simbolici (cap. 3)
Incongruenze e contraddizioni nella
rappresentazione (cap. 4 e 5)
Arte del controllo delle impressioni (cap. 6)



Persona (Dramatis Personae)= Maschera =
Voce che passa attraverso la maschera
Self = prodotto della messa in scena (privo di
consistenza)  insieme di (interpretazioni di)
ruoli svolti nei vari contesti istituzionalizzati
La rappresentazione assicura l’ordine sociale
e conferisce continuità al Self, che vi si
costituisce come personaggio che ricopre un
ruolo di fronte a un pubblico, cioè gli altri
attori presenti nella situazione
◦ NON PERDERE LA FACCIA


Il Self «non ha origine nella persona
del soggetto, bensì nel complesso
della scena della sua azione, essendo
generato da quegli attributi degli
eventi locali che li rendono
interpretabili da parte dei testimoni»
[Goffman, 1959: 285]
Il Self quindi è il prodotto di una scena
e non una sua causa relativamente
autonoma (cfr. identità come narrazione)


«Il sé non è qualcosa di organico che abbia
una sua collocazione specifica, il cui
principale destino sia quello di nascere,
maturare e morire; è piuttosto un effetto
drammaturgico che emerge da una scena
che viene rappresentata» [Goffman 1959:
285]
Il soggetto è un «effetto drammatico» che
emerge dalla stessa scena rappresentata,
l’individuo è un semplice «gancio» al quale
viene attaccato temporaneamente «il
prodotto di un’azione collettiva» [Goffman
1959: 289].

L’espressività dell’individuo (e perciò la sua
capacità di far impressione su terzi) si basa su
due tipi di attività semantica radicalmente
diversi: l’espressione assunta intenzionalmente
e quella “lasciata trasparire”.
Espressione
Comunicazione
volontaria
Informazione
“lasciata
trasparire”


Rappresentazione: tutta quell’attività di un
individuo che si svolge durante un periodo
caratterizzato da una sua continua presenza
dinanzi a un particolare gruppo di osservatori
e tale da avere una certa influenza su di essi
Facciata: Parte della rappresentazione
dell’individuo che funziona in maniera fissa
e generalizzata. È un equipaggiamento
espressivo standardizzato che si usa più o
meno volontariamente durante la
rappresentazione.
Componenti della rappresentazione del
Self
Facciata
Facciata
personale
Ambientazione
Apparenza
Maniera


Ambientazione: mobilio, ornamenti,
equipaggiamento fisico: tutti i dettagli di
sfondo che forniscono lo scenario e gli
arredi per quelle azioni che avvengono
dentro.
Facciata personale: equipaggiamento
espressivo che identifichiamo
strettamente con l’attore stesso e che lo
seguiranno ovunque: sesso, età, razza,
taglia, aspetto, vestiario, modo di
parlare, espressioni del viso, gesti.

Qualità teatrali della realizzazione
◦ Accentuazione teatrale di fatti altrimenti
secondari da parte dell’attore
◦ Espressione o azione?  specializzazione delle
qualità

Idealizzazione della messa in scena
◦ Mostrare gli aspetti considerati migliori del sé
◦ Adattamento agli stereotipi di genere,
generazione, ecc.
◦ Occultamento del «lavoro sporco»
VIDEO
«Voglio vederlo bene
in faccia quel tipo»


Dalla dicotomia sincerità-falsità al continuum
di variazioni tra rappresentazioni coerenti di
successo e rappresentazioni incongruenti e
fallaci (cfr. «ideologia dell’uomo onesto»)
«Vogliamo quindi in questa sede sottolineare
che una rappresentazione onesta, sincera e
seria è meno strettamente connessa con il
mondo della relatà di quanto non si potrebbe
credere a prima vista.(…)» [G. 1959: 83]

L’attore recita non solo per sé ma spesso per
esprimere il compito svolto in quanto parte del
proprio ruolo nell’organizzazione o società a
cui si appartiene.
◦ Rappresentazioni d’équipes che richiedono la
cooperazione di più partecipanti alla definizione di
una situazione.

Le équipe si formano non in relazione a una
struttura ma ad una interazione.

Le équipes fondamentali sono quella di
rappresentazione (gli attori) e il pubblico.

Interdipendenza reciproca: ogni individuo
può far fallire la rappresentazione.

I membri di una equipe cooperano alla
definizione della situazione
◦ conservando segreti e coprendo errori altrui e
difendendo i propri membri rispetto al pubblico.

Ruoli principali (regista, leader espressivo,
pubblico)



Le rappresentazioni avvengono in un
territorio limitato sia a livello spaziale
che temporale.
Il territorio è “un qualsiasi spazio che
sia delimitato da ostacoli alla
percezione.”
RIBALTA – SCENA - RETROSCENA

La ribalta è “il luogo Dove si svolge la
rappresentazione.”
◦ Quando gli attori sono sulla ribalta
trattano il pubblico seguendo il rituale
della cortesia
◦ E si comportano seguendo le norme di
decoro adeguate al contesto (es. luogo
sacro, posto di lavoro

Il retroscena è “il luogo dove
l’impressione voluta dalla
rappresentazione stessa è scientemente
e sistematicamente negata”)


il luogo ove viene costruita la capacità di una
rappresentazione
Necesstà di un divisorio forte: nessuno
dall’esterno deve poter accedere alla ribalta
(segregazione pubblico).



Il luogo dove si custodiscono e preparano
gli arredi scenici, gli equipaggiamenti della
facciata personale
Dove si prendono accordi sulla
rappresentazione
Dove si prepara e ripassa la parte, dove
l’attore può lasciare la maschera ed uscire
dal ruolo  passaggio da Rib. A Retr.
RETROSCENA
Divisorio
(spazio/tempo)
RIBALTA
Pubblico
Attori
Interazione
Spazio esterno


Retroscena: chiamarsi per nome,
decidere, imprecare, fare commenti a
sfondo sessuale, mugugnare, fumare,
vestire trasandati, scomporsi, non
considerare la presenza del prossimo,
etc.  standard tecnici (costruzione delle
impressioni)
Ribalta: i comportamenti opposti ai
precedenti.  standard espressivi
(cortesia e decoro)

Ogni équipe mira a «mantenere la definizione
della situazione proiettata durante la
rappresentazione»
◦ Informazioni distruttive  ogni équipe deve
mantenere e far mantenere i propri segreti (oscuri,
strategici, interni, vincolanti, ecc.)

Coerenza tra funzione – informazioni –
territori accessibili  pubblico/attori/estranei
◦ Ulteriori «punti di osservazione»  RUOLI
INCONGRUENTI (informatore, spotter, compare,
intermediario)


Comportarsi al fine di dare l’impressione di
essere quel che affermano di essere in quella
situazione  «restare nel personaggio»
Comunicazioni (= controllo delle
informazioni) incompatibili con l’impressione
che si vuole dare durante l’interazione
◦
◦
◦
◦
Trattamento degli assenti (tecniche di denigrazione)
Discussioni sulla messa in scena
Cospirazioni (segnali segreti tra attori in combutta)
Azioni di ri-allineamento («tastare il terreno»)

Attributi necessari per rappresentare con
successo una parte, limitando i
disturbi/incidenti
◦ Es. gesti non intenzionali, gaffes, intrusioni
inopportune, scenate, ecc.  IMBARAZZO

Necessità di salvare la rappresentazione
(salvare la faccia) attraverso azioni tecniche
◦ Tecniche di difesa (da parte degli attori)
◦ Tecniche di protezione (da parte del pubblico)
◦ Strumenti di conferma delle tecniche di protezione
“Quando un individuo viene a trovarsi alla
presenza di altri, questi, in genere, cercano
di avere informazioni sul suo conto o di
servirsi di quanto già sanno di lui. […] le
notizie riguardanti l’individuo aiutano a
definire una situazione, permettendo agli
altri di sapere in anticipo che cosa egli si
aspetti da loro e che cosa essi, a loro volta,
possono aspettarsi da lui: tali informazioni
indicheranno come meglio agire per ottenere
una sua determinata reazione”.


“(…) i partecipanti contribuiscono ad
un’unica e generale definizione della
situazione che implica non tanto un vero
accordo circa ciò che è, quanto piuttosto
una intesa circa le pretese e gli argomenti
che verranno presi in considerazione in un
determinato momento. (…) Indicherò
questo tipo di accordo con il termine di
«consenso operativo»”
Una definizione della situazione è un
programma
MANUALI
Sociologia della comunicazione interpersonale,
F. Boni
Etnometodologia, (a cura di) P.P. Giglioli e A.
Dal Lago
MONOGRAFIE
Il rituale dell’interazione, E. Goffman
Espressione e identità, E. Goffman
Asylum, E. Goffman
Frame Analysis, E. Goffman
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