Macro e micro sociologia ◦ Il problema dell’ordine (sociale) Interazionismo simbolico Etnometodologia Approccio drammaturgico Tre premesse (H. Blumer) 1. Gli esseri umani agiscono verso altri (oggetti o soggetti) sulla base del significato che questi hanno per loro 2. Il significato è prodotto nel corso dell’interazione sociale di ciascuno con i suoi simili 3. Questi significati sono trattati e modificati attraverso un processo interpretativo continuo L’agire sociale è un processo cooperativo e intersoggettivo, che si realizza armonizzando le diverse interpretazioni dei partecipanti all’interazione Etnometodologia: lo studio dei metodi di senso comune con cui gli individui danno senso al mondo sociale. Metodo: considerare problematico ciò che si dà per scontato, anche detto metodo ironico. Studiare delle forme invarianti e costitutive (pratiche, rappresentazioni, percezioni) che gli individui usano per svolgere le loro attività mondane. Gli studi etnometodologici indagano le attività quotidiane come metodi dei membri di una comunità per rendere le stesse attività visibilmente razionali e rapportabili a ogni scopo pratico, ovvero spiegabili (accountable) come organizzazioni comprensibili e logiche (Garfinkel, 1967) Come fa la gente a rendere comprensibili o logiche certe scene o situazioni? Incontri per strada Situazioni pubbliche Descrivere un evento come se accadesse in un altro contesto Chiedere spiegazioni sulle norme di convivenza civile Prospettiva della rappresentazione teatrale ◦ Principi di tipo drammaturgico Modo in cui l’individuo presenta se stesso e le sue attività ad altri, modi in cui controlla le impressioni ◦ La parte rappresentata da un’individuo è adattata alle parti rappresentate dagli altri, ma questi, a loro volta, costituiscono anche il pubblico” Definizione della situazione e consenso operativo VIDEO «Quello che in realtà dicono..» Perspective by incongruity ◦ Decontestualizzazione e metafora («come se») ◦ Accostamento sociologicamente illuminante (carriera dei malati mentali, routine artigianale e psichiatria, spionaggio e vita quotidiana, ecc.) «una persona con un carcinoma alla vescica può, se vuole, morire con maggior grazia e decoro sociale..di quanto un uomo con un labbro leporino possa ordinare una fetta di torta» (Goffman, Relazioni in pubblico) 1922 Nascita in Canada (da famiglia emigrata dall’Ucraina) 1949-1951 Dottorato di ricerca presso il Dipartimento di Sociologia dell’Università di Chicago e 1° studio etnografico presso le isole Shetland sulla vita rurale 1959 Pubblicazione di Presentation of Self in Everyday Life (La vita quotidiana come rappresentazione, 1969) 1955-1958 Lavora come assistente del direttore atletico del St. Elizabeth Hospital dove compie la 2° etnografia → Asylums (1961/1968): studio sulle ‘istituzioni totali’ 1963 Pubblica Stigma (1983) studi sull’identità negata 1967 Pubblica Interaction ritual (1988) in cui è contenuta la ricerca sul gambling (3° etnografia con copertura da blackjack dealer al Station Plaza Casino di Las Vegas) 1968 è Benjamin Franklin professor presso la University of Pennsylvania. Qui pubblica (tra gli altri): - Frame Analysis (1974/2001): studio dell’organizzazione sociale dell’esperienza - Gender Advertisements (1976): analisi delle relazioni di genere nella pubblicità 1982 Muore poco dopo l’elezione a presidente dell’American Sociological Association 1. L’ordine dell’interazione 2. Distanza dal ruolo e identità 3. Il Self come oggetto sacro ( 4. I Frames dell’esperienza) Obiettivo della sociologia di G: comprensione dell’interazione facciaa-faccia che G. considera una sfera autonoma tanto dalle strutture sociali quanto dall’agire individuale Tale interazione è dotata di specifiche proprietà e di un ordine peculiare Interazione faccia-a-faccia: co-presenza 2 o + persone che ◦ focalizzano l’attenzione su un oggetto o una situazione comune (cooperazione) ◦ esercitano un’influenza reciproca sulle rispettive azioni (intersoggettività) In breve, è una situazione in cui le azioni di ciascun partecipante sono consapevolmente e costantemente riorganizzate con riferimento a quelle degli altri Al tipo e grado di coinvolgimento richiesto Al livello di conoscenza reciproca Ai contenuti della conversazione All’ambientazione dell’interazione Ai ruoli e le identità di ciascuno La produzione e lo scambio di messaggi verbali e non verbali insieme alla costruzione del significato condiviso che emerge da tale scambio - si radica in regole morali che orientano l’agire di ciascuno Queste regole morali orientano l’agire in particolare rispetto a degli standard morali di comportamento Se questi ultimi vengono infranti vanno ‘riparati’ immediatamente Aspetto sviluppato da Garfinkel nei breaching experiments (gli esperimenti di rottura) Si tratta di un obbligo morale finalizzato a sostenere l’ordine rituale dell’interazione L’analisi dell’ordine dell’interazione richiede quella del ruolo – concetto in voga nella sociologia americana anni 50-60 dominata dal funzionalismo. Riprende le analisi classiche sul ruolo: attività che un attore svolge di fronte a specifiche richieste normative legate al suo status, alla posizione occupata dentro la società e che induce l’attore ad accantonare parte del suo essere. ◦ SET DI «ASPETTATIVE DI RUOLO» Siamo di fronte ad un attore che risponde con impegno a queste richieste normative tanto da sapere sempre la linea d’azione da tenere in modo preliminare TUTTAVIA L’attaccamento al ruolo e all’immagine di sé che si dà rispondendo alle richieste normative può essere più o meno forte Ruolo normativo (insieme di diritti e doveri rispondenti alla aspettative sociali) Ruolo tipico (insieme concreto dei diritti e dei doveri espressi nell’interazione) Ruolo situato* (insieme di attività – non solo diritti e doveri condivisi - eseguite in modo visibile davanti ad altri soggetti) A ciascun ruolo la società attribuisce un’identità Concetto di distanza dal ruolo: è uno spazio intermedio tra le aspettative normative che definiscono i ruoli (e le identità annesse) e l’immagine complessiva che effettivamente proiettiamo (rappresentiamo) di noi stessi L’attore ‘manipola’ la situazione in modo da negare l’identità che viene attribuita a quel ruolo: ◦ si esegue un compito legato ad un ruolo ma si chiede di non essere valutati solo per quel ruolo e il modo in cui lo si svolge VIDEO «Che cosa direbbe un tipo del genere?» Durkheim Come sta insieme la società? Simmel Interazione e valore individuale ◦ Utilizzo della dimensione del sacro per individuare il legame sociale. ◦ Sono i rituali religiosi – condivisi e ripetuti in sincronia dagli attori – ad attribuire sacralità alla società. ◦ Durante la loro esecuzione gli attori si confermano l’un l’altro l’appartenenza. Caratteristiche della sfera personale in Simmel “Questa sfera non può essere violata senza provocare la distruzione del valore della personalità dell’individuo. (…) Nel linguaggio comune l’espressione “passare i limiti” definisce spesso un insulto all’onore di qualcuno. Il raggio di questa sfera segna, per così dire, il limite il cui sconfinamento costituisce un insulto all’onore di una persona” (Simmel, 1908). Il posto del sacro è stato occupato dal self individuale: oggetto di costanti attenzioni rituali nelle situazioni quotidiane I rituali sociali sono eseguiti in conformità con le regole dell’etichetta sociale che stabiliscono le coordinate per il ‘corretto comportamento cerimoniale’ (gesti, espressioni verbali, sguardi, mimica facciale, etc) Con questi strumenti i soggetti definiscono i ‘territori rituali del sé’, mostrano così di tenere in considerazione i ruoli e le identità degli altri e riaffermano, in ultima istanza, il carattere relazionale dell’interazione. I rituali legati alla ‘celebrazione del self’ possono essere: ◦ Positivi: l’attore mostra il proprio apprezzamento nei confronti dei propri interlocutori. Servono per avvicinare i soggetti e se male eseguiti vengono interpretati come una mancanza di riguardo ◦ Negativi (o di discrezione): sono i divieti, i tabù. Indicano le azioni che l’attore non deve compiere per non profanare il self degli attori/interlocutori. Se infrange deve riparare Per strada, due sconosciuti… A: Scusi, mi sa dire l’ora? B: Sì, certo, sono le 12.30. A utilizza una convenzione sociale (è lecito chiedere l’ora ad un passante) ma sa che sta invadendo i territori del self di un altro attore (sconosciuto). Pertanto ‘smussa’ i rischi impliciti della sua azione scusandosi (il che significa ‘so che sto invadendo i territori del tuo self e poiché ne sono consapevole mi scuso in anticipo). B di conseguenza.. In tutte le interazioni sociali quotidiane (più o meno banali) tutti i partecipanti sono chiamati ad utilizzare rituali di celebrazione del self. Quelli tipici sono: ◦ la deferenza: espressione di apprezzamento verso gli altri (es. rituali di presentazione) ◦ il contegno: espressione (con abiti, portamento, specifico linguaggio) della propria desiderabilità e onorabilità sociale agli occhi degli altri (es. rituali di discrezione ) Deferenza e contegno sono rituali incrociati e complementari che contribuiscono a rendere il self un oggetto rituale sacro “Perché possa essere espressa un’immagine completa dell’uomo, gli individui debbono tenersi per mano in una catena cerimoniale e ognuno di essi deve dare deferentemente col proprio contegno a chi sta alla sua destra ciò che riceve deferentemente da chi sta alla sua sinistra” (E. Goffman) Rappresentazioni del self, espressione e giochi di faccia (cap. 1 e 2) Territori del self, ribalta e retroscena, repertori simbolici (cap. 3) Incongruenze e contraddizioni nella rappresentazione (cap. 4 e 5) Arte del controllo delle impressioni (cap. 6) Persona (Dramatis Personae)= Maschera = Voce che passa attraverso la maschera Self = prodotto della messa in scena (privo di consistenza) insieme di (interpretazioni di) ruoli svolti nei vari contesti istituzionalizzati La rappresentazione assicura l’ordine sociale e conferisce continuità al Self, che vi si costituisce come personaggio che ricopre un ruolo di fronte a un pubblico, cioè gli altri attori presenti nella situazione ◦ NON PERDERE LA FACCIA Il Self «non ha origine nella persona del soggetto, bensì nel complesso della scena della sua azione, essendo generato da quegli attributi degli eventi locali che li rendono interpretabili da parte dei testimoni» [Goffman, 1959: 285] Il Self quindi è il prodotto di una scena e non una sua causa relativamente autonoma (cfr. identità come narrazione) «Il sé non è qualcosa di organico che abbia una sua collocazione specifica, il cui principale destino sia quello di nascere, maturare e morire; è piuttosto un effetto drammaturgico che emerge da una scena che viene rappresentata» [Goffman 1959: 285] Il soggetto è un «effetto drammatico» che emerge dalla stessa scena rappresentata, l’individuo è un semplice «gancio» al quale viene attaccato temporaneamente «il prodotto di un’azione collettiva» [Goffman 1959: 289]. L’espressività dell’individuo (e perciò la sua capacità di far impressione su terzi) si basa su due tipi di attività semantica radicalmente diversi: l’espressione assunta intenzionalmente e quella “lasciata trasparire”. Espressione Comunicazione volontaria Informazione “lasciata trasparire” Rappresentazione: tutta quell’attività di un individuo che si svolge durante un periodo caratterizzato da una sua continua presenza dinanzi a un particolare gruppo di osservatori e tale da avere una certa influenza su di essi Facciata: Parte della rappresentazione dell’individuo che funziona in maniera fissa e generalizzata. È un equipaggiamento espressivo standardizzato che si usa più o meno volontariamente durante la rappresentazione. Componenti della rappresentazione del Self Facciata Facciata personale Ambientazione Apparenza Maniera Ambientazione: mobilio, ornamenti, equipaggiamento fisico: tutti i dettagli di sfondo che forniscono lo scenario e gli arredi per quelle azioni che avvengono dentro. Facciata personale: equipaggiamento espressivo che identifichiamo strettamente con l’attore stesso e che lo seguiranno ovunque: sesso, età, razza, taglia, aspetto, vestiario, modo di parlare, espressioni del viso, gesti. Qualità teatrali della realizzazione ◦ Accentuazione teatrale di fatti altrimenti secondari da parte dell’attore ◦ Espressione o azione? specializzazione delle qualità Idealizzazione della messa in scena ◦ Mostrare gli aspetti considerati migliori del sé ◦ Adattamento agli stereotipi di genere, generazione, ecc. ◦ Occultamento del «lavoro sporco» VIDEO «Voglio vederlo bene in faccia quel tipo» Dalla dicotomia sincerità-falsità al continuum di variazioni tra rappresentazioni coerenti di successo e rappresentazioni incongruenti e fallaci (cfr. «ideologia dell’uomo onesto») «Vogliamo quindi in questa sede sottolineare che una rappresentazione onesta, sincera e seria è meno strettamente connessa con il mondo della relatà di quanto non si potrebbe credere a prima vista.(…)» [G. 1959: 83] L’attore recita non solo per sé ma spesso per esprimere il compito svolto in quanto parte del proprio ruolo nell’organizzazione o società a cui si appartiene. ◦ Rappresentazioni d’équipes che richiedono la cooperazione di più partecipanti alla definizione di una situazione. Le équipe si formano non in relazione a una struttura ma ad una interazione. Le équipes fondamentali sono quella di rappresentazione (gli attori) e il pubblico. Interdipendenza reciproca: ogni individuo può far fallire la rappresentazione. I membri di una equipe cooperano alla definizione della situazione ◦ conservando segreti e coprendo errori altrui e difendendo i propri membri rispetto al pubblico. Ruoli principali (regista, leader espressivo, pubblico) Le rappresentazioni avvengono in un territorio limitato sia a livello spaziale che temporale. Il territorio è “un qualsiasi spazio che sia delimitato da ostacoli alla percezione.” RIBALTA – SCENA - RETROSCENA La ribalta è “il luogo Dove si svolge la rappresentazione.” ◦ Quando gli attori sono sulla ribalta trattano il pubblico seguendo il rituale della cortesia ◦ E si comportano seguendo le norme di decoro adeguate al contesto (es. luogo sacro, posto di lavoro Il retroscena è “il luogo dove l’impressione voluta dalla rappresentazione stessa è scientemente e sistematicamente negata”) il luogo ove viene costruita la capacità di una rappresentazione Necesstà di un divisorio forte: nessuno dall’esterno deve poter accedere alla ribalta (segregazione pubblico). Il luogo dove si custodiscono e preparano gli arredi scenici, gli equipaggiamenti della facciata personale Dove si prendono accordi sulla rappresentazione Dove si prepara e ripassa la parte, dove l’attore può lasciare la maschera ed uscire dal ruolo passaggio da Rib. A Retr. RETROSCENA Divisorio (spazio/tempo) RIBALTA Pubblico Attori Interazione Spazio esterno Retroscena: chiamarsi per nome, decidere, imprecare, fare commenti a sfondo sessuale, mugugnare, fumare, vestire trasandati, scomporsi, non considerare la presenza del prossimo, etc. standard tecnici (costruzione delle impressioni) Ribalta: i comportamenti opposti ai precedenti. standard espressivi (cortesia e decoro) Ogni équipe mira a «mantenere la definizione della situazione proiettata durante la rappresentazione» ◦ Informazioni distruttive ogni équipe deve mantenere e far mantenere i propri segreti (oscuri, strategici, interni, vincolanti, ecc.) Coerenza tra funzione – informazioni – territori accessibili pubblico/attori/estranei ◦ Ulteriori «punti di osservazione» RUOLI INCONGRUENTI (informatore, spotter, compare, intermediario) Comportarsi al fine di dare l’impressione di essere quel che affermano di essere in quella situazione «restare nel personaggio» Comunicazioni (= controllo delle informazioni) incompatibili con l’impressione che si vuole dare durante l’interazione ◦ ◦ ◦ ◦ Trattamento degli assenti (tecniche di denigrazione) Discussioni sulla messa in scena Cospirazioni (segnali segreti tra attori in combutta) Azioni di ri-allineamento («tastare il terreno») Attributi necessari per rappresentare con successo una parte, limitando i disturbi/incidenti ◦ Es. gesti non intenzionali, gaffes, intrusioni inopportune, scenate, ecc. IMBARAZZO Necessità di salvare la rappresentazione (salvare la faccia) attraverso azioni tecniche ◦ Tecniche di difesa (da parte degli attori) ◦ Tecniche di protezione (da parte del pubblico) ◦ Strumenti di conferma delle tecniche di protezione “Quando un individuo viene a trovarsi alla presenza di altri, questi, in genere, cercano di avere informazioni sul suo conto o di servirsi di quanto già sanno di lui. […] le notizie riguardanti l’individuo aiutano a definire una situazione, permettendo agli altri di sapere in anticipo che cosa egli si aspetti da loro e che cosa essi, a loro volta, possono aspettarsi da lui: tali informazioni indicheranno come meglio agire per ottenere una sua determinata reazione”. “(…) i partecipanti contribuiscono ad un’unica e generale definizione della situazione che implica non tanto un vero accordo circa ciò che è, quanto piuttosto una intesa circa le pretese e gli argomenti che verranno presi in considerazione in un determinato momento. (…) Indicherò questo tipo di accordo con il termine di «consenso operativo»” Una definizione della situazione è un programma MANUALI Sociologia della comunicazione interpersonale, F. Boni Etnometodologia, (a cura di) P.P. Giglioli e A. Dal Lago MONOGRAFIE Il rituale dell’interazione, E. Goffman Espressione e identità, E. Goffman Asylum, E. Goffman Frame Analysis, E. Goffman