DEASS - Rassegna stampa Febbraio 2015

Sommario rassegna stampa
Febbraio 2015
Pagina
Articolo
2
Corriere del Ticino, 5 febbraio 2015
Il modello polivalente di Brissago
3
laRegioneTicino, 9 febbraio 2015
Ricerca applicata sul territorio
4
Corriere del Ticino, 13 febbraio 2015
Progetto tutto ticinese in ambito
neurologico
5
Giornale del Popolo, 13 febbraio 2015
Progetto innovativo tutto ticinese
6
Corriere del Ticino, 19 febbraio 2015
SUPSI, gli Open Day dedicati alla sanità
7
Azione, 23 febbraio 2015
Un villaggio a misura di anziano
8
Corriere del Ticino, 24 febbraio 2015
Open Day SUPSI in ambito sanitario
9
Giornale del Popolo, 24 febbraio 2015
Open day 2015
10
Giornale del Popolo, 24 febbraio 2015
I corsi di laurea del 2015
Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana
Corriere del Ticino, Giovedì 5 febbraio 2015
SETTORE SOCIOSANITARIO
Il modello polivalente di Brissago
❚❘❙ «Modello di Istituto sociosanitario polivalente a Brissago», è il titolo
dello studio, elaborato dalla SUPSI, che sarà presentato questa sera alle
20 alla Clinica Hildebrand. Lo studio, elaborato su mandato della Fondazione Casa San Giorgio, affronta il tema dell’invecchiamento della popolazione e ha visto anche la partecipazione della stessa Clinica Hildebrand, così come degli Istituti Miralago e La Motta. Relatori saranno il dr.
Riccardo Crivelli (SUPSI) e il direttore del DSS Paolo Beltraminelli.
SUPSI – Rassegna stampa, settembre 2013
Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana
laRegioneTicino, Lunedì 9 febbraio 2015
Supsi e sanità,
territorio alla lente
Le nuove frontiere nel ramo sanitario
della Supsi. Importanti ripercussioni
sui progetti europei dopo la votazione
del 9 febbraio. Nostra intervista al capostaff professor Andrea Cavicchioli.
Le nuove frontiere del Dipartimento economia aziendale, sanità e sociale della Supsi
Ricerca applicata sul territorio
A Manno si sperimenta
il fondamentale rapporto con
i partner locali nello sviluppo
di progetti di ricerca ove un
sapere teorico e disciplinare
si confronta da subito con
la realtà quotidiana delle
persone con problemi
di salute o delle istituzioni
che le accolgono
COMUNITÀ EUROPEA
Importanti ripercussioni sui progetti
dopo la votazione del 9 febbraio
di Cristina Ferrari
Sono due le strade che solitamente si avviano nell’attività di ricerca sanitaria al
Dipartimento economia aziendale, sanità e sociale (Deass) della Supsi di Manno.
In entrambe è presente un minimo comune denominatore: la presenza di una
o più partnership locali.
«Le Sup nel panorama accademico svizzero si distinguono per un campo di ricerca costituito in maniera quasi esclusiva dalla “Ricerca applicata” – premette il
professor Andrea Cavicchioli, capo staff
del Deass – e la ricerca applicata si fa in
partnership. Il problema, in estrema sintesi, è sempre quello di verificare quanto
le situazioni specifiche ci dicono su un
problema o su un approccio teorico. Dai
laboratori, centri di competenza e gruppi
d’interesse, in cui operano una trentina
di ricercatori, prendono forma e vita
molti progetti».
Una prima modalità di costruzione è
quella che scaturisce direttamente da un
interlocutore di terreno che si rivolge
alla Supsi: «A noi è affidata prima di tutto
l’individuazione della pertinenza della
domanda e subito dopo la costruzione di
un razionale metodologico di studio. Ovvero come far diventare ricerca una curiosità». Un esempio ipotetico? «Un’associazione che opera nel campo sanitario si rivolge a noi per conoscere come
poter indirizzare i propri sforzi nel prossimo futuro». Questa prima strada che
Cavicchioli, di origine modenese, considera efficace e preziosa per la Supsi, è assolutamente originale rispetto al panorama accademico italiano, dove lo scollamento tra università e realtà operativa
sanitaria è molto più marcata: «Quest’abitudine di rivolgersi all’università
per sviscerare un convincimento in ordine a un problema o per formulare soluzioni e prospettive è molto arricchente e
concreto per tutti gli attori in gioco:
istanze, università e società civile in genere. I ricercatori sono molto soddisfatti
Il professor Andrea Cavicchioli nel laboratorio di fisioterapia
di questo terreno, su cui fondare conoscenza e competenza, perché hanno la
certezza di costruire su fondamenta solide e concrete un sapere trasferibile anche nelle attività d’insegnamento». L’altra modalità con cui si attivano progetti e
partnership è quello che invece deriva da
quesiti e idee di ricerca che provengono
direttamente dal gruppo dei ricercatori e
che trova opportunità di strutturazione
delle proposte in occasione dell’emissione di bandi competitivi nazionali o internazionali.
‘Contatto con tutti i luoghi sanitari’
Sono varie le tematiche di ricerca che si
affrontano al Deass: «Una parte di progetti si sviluppa su temi squisitamente
clinici: in maniera significativa nei campi della fisioterapia ed ergoterapia, un
po’ più ridotta in quelli dell’infermieristica. Se invece si passa a tematiche che
possiamo definire, in maniera più am-
SUPSI – Rassegna stampa, settembre 2013
pia, assistenziali o comunque di presa a
carico delle persone e della valutazione
dell’effettiva soddisfazione dei loro bisogni (anche quelli meno evidenti), le esperienze maturate e attive in seno alla Supsi sono molteplici e ampie. Stiamo lavorando su molte piste, in particolare nel
settore degli anziani, ma anche su temi
delicati come quello della qualità delle
cure nelle ultime ore di vita di persone ricoverate, dei maltrattamenti, dello stress
nelle professioni di aiuto e degli strumenti per farvi fronte».
Resta perciò essenziale uno stretto legame con i partner attivi sul territorio? «È
fondamentale – ci risponde il nostro interlocutore –. I ricercatori che lavorano a
queste tematiche sono professionisti
che interrogano costantemente la letteratura scientifica, ne fanno sintesi e cercano tracce concrete di conferma o
smentita delle ipotesi di studio, attraverso un dialogo costante con le istanze di
terreno».
Insieme all’Idsia, una delle punte di
diamante del Dipartimento di tecnologie innovative della Supsi, l’Area sanità
del Deass è “principale investigatore” di
un progetto europeo, di durata triennale, che vale circa tre milioni di euro.
«In collaborazione, fra gli altri, con il
Politecnico di Milano e un partner industriale della Svizzera tedesca, dobbiamo sviluppare – ci descrive i contorni del progetto il professor Andrea Cavicchioli – il tema di un prodotto tecnologico che aiuti una persona, per esempio in carrozzella o appena ricoverato, a
muoversi, in un ambiente confinato
come un ospedale o una casa anziani,
in modo sicuro e autonomo. Per realizzare questo progetto sono necessarie
delle sedi test, che sono state individuate negli Istituti sociali di Chiasso e nella
Clinica Hildebrand di Brissago».
Di nuovo dunque un esempio di un rapporto molto stretto con il territorio e le
diverse regioni ticinesi. «Se non avessimo potuto vantare queste partnership,
probabilmente il progetto non sarebbe
stato selezionato – avverte il ricercatore –. Nei progetti europei infatti la selezione è molto severa, la percentuale di
successo nei casi migliori supera di
poco il 20% e la Svizzera ha uno dei ranking più elevati».
Cosa è cambiato dunque per la ricerca
universitaria elvetica dopo la votazione
del 9 febbraio? «Abbiamo avuto delle ripercussioni importanti – ci conferma
Cavicchioli –. Come dipartimento abbiamo attive al momento undici partecipazioni, più o meno rilevanti, a progetti europei. Di queste, dieci sono state
ottenute prima della votazione del 9
febbraio, mentre un progetto è stato ottenuto dopo questa data grazie a una
situazione transitoria di finanziamento che gli organi federali competenti
hanno posto in essere».
Fuori dai fondi europei?
‘La situazione in cui ci si trova
può essere definita delicata’
Una situazione, quindi, precaria? «In
pratica a oggi la situazione è abbastanza delicata e può essere così sintetizzata – precisa il nostro interlocutore –: alcuni programmi di ricerca sono rimasti
aperti alla Confederazione elvetica
come in precedenza, ad altri la Svizzera
non può al momento accedere e infine
vi è una terza categoria di programmi
cui la partecipazione è ammessa ma
con forme di adesione che non è semplice percorrere e ne è riprova il quadro
che ho appena descritto».
GLI STUDENTI
Nella formazione continua
studenti in aumento del 10% circa
Infine un rapido sguardo ai numeri degli studenti di Formazione base e continua, le altre due attività core del Deass,
con riferimento alla sola area sanità. Attualmente ai corsi di Bachelor sono
iscritti 217 studenti in Cure infermieristiche, 49 in Ergoterapia e 87 in Fisioterapia. In formazione continua, nell’anno accademico trascorso, si sono iscritti
alle diverse formazioni offerte 1’370 studenti. Per quest’anno, tenendo conto
che alcune formazioni non sono ancora
state avviate, si prevede un aumento di
iscritti intorno al 10% rispetto all’anno
precedente. «Non c’è luogo sanitario del
Canton Ticino che non sia toccato da
studenti del nostro dipartimento, sia
dei corsi Bachelor che di Formazione
continua. Questo rappresenta per noi
un grosso vantaggio competitivo, per
usare un linguaggio aziendale, perché ci
consente di tenere sempre attivi dei canali di comunicazione con i colleghi di
reparti e servizi. Inoltre una buona parte dei docenti – precisa Andrea Cavicchioli – è costituita da professionisti che
mantengono una quota parte di attività
professionale sul campo, sia in regime
di dipendenza che libero-professionale.
Questo mix di composizione del corpo
docente e di ricercatori rappresenta un
“unicum” di assoluto rilievo e valore».
Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana
Corriere del Ticino, Venerdì 13 febbraio 2015
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SUPSI – Rassegna stampa, settembre 2013
Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana
Giornale del Popolo, Venerdì 13 febbraio 2015
Progetto innovativo
tutto ticinese
Ricerca rivoluzionaria
finanziata dalla
Confederazione
sull’attività dei muscoli:
vi partecipano la SUPSI,
il Neurocentro, la clinica
Hildebrand e la Myon AG.
Una diagnosi più semplice per
individuare le malattie neuromuscolari e per favorire la riabilitazione neurologica: questo il progetto
rivoluzionario che è stato avviato in
Ticino per sviluppare uno strumento innovativo finalizzato a questi
scopi.
Alla ricerca partecipa il laboratorio di Telecom-Telemetria-Alta
Frequenza della SUPSI (diretto dal
prof. ing. Andrea Salvadè), in collaborazione con il Neurocentro della
Svizzera Italiana EO, la clinica Hildebrand di Brissago e la ditta elvetica Myon AG.
L’elettromiografia è un esame
strumentale utilizzato in ambito
neurologico e in ambito neuro-riabilitativo per analizzare l’attività
elettrica dei muscoli. Attualmente
questa tecnica diagnostica è spesso invasiva – poiché utilizza degli
aghi – ed è limitata all’esame di po-
SUPSI – Rassegna stampa, settembre 2013
La clinica Hildebrand partecipa alla ricerca ticinese e multidisciplinare.
chi punti di misura. La grande sfida
tecnologica del progetto consiste
nel realizzare un nuovo elettrodo
che permetta delle indagini senza aghi e con oltre un centinaio di
punti di misura. Inoltre sarà portatile e senza fili.
Il progetto è finanziato dalla
“Commissione Tecnologia e Innovazione” del Dipartimento federale
dell’economia, della formazione e
della ricerca. Verrà sviluppato dal
team della SUPSI rappresentato
dall’ing. Luca Gamma in collaborazione con la Myon AG diretta dal dr.
Lars Maineke, mentre il prof. Alain
Kaelin (al Neurocentro) e il dr. Paolo Rossi (al centro di riabilitazione
della Clinica Hildebrand), con i loro
rispettivi team, presteranno la loro
competenza medico-scientifica per
sviluppare il dispositivo, testarlo
poi sui pazienti e fornire infine agli
ingegneri le necessarie indicazioni
sulle eventuali modifiche da appor(Red.)
tare allo strumento.
Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana
Corriere del Ticino, Giovedì 19 febbraio 2015
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SUPSI – Rassegna stampa, settembre 2013
Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana
Azione, Lunedì 23 febbraio 2015
Un villaggio a misura di anziano
Socialità Casa San Rocco di Morbio Inferiore assieme a due nuove strutture da edificare a Coldrerio e Vacallo
riunite in un progetto che vuole trasformare le case anziani in un catalizzatore della vita sociale
e dell’incontro fra le generazioni
Stefania Hubmann
La casa per anziani come sorgente di
vita, come un antico pozzo attorno al
quale si riuniva la comunità, catalizzatore della vita sociale e dell’incontro fra
le diverse generazioni.
L’immagine è stata proposta da
due architetti danesi con studio a Copenhagen alla Fondazione Casa San
Rocco di Morbio Inferiore nell’ambito
di uno studio sul progetto di ampliamento della struttura che, unitamente
all’edificazione di altre due case per
anziani nei Comuni di Coldrerio e Vacallo, permetterà di realizzare un vero
e proprio quartiere intergenerazionale.
Questa l’innovativa visione del
direttore di Casa San Rocco, John Gaffuri, fatta propria dalla Fondazione,
la quale costruirà con il sostegno del
Cantone le due nuove strutture grazie
a un diritto di superficie concesso dai
rispettivi Comuni. Nei primi tre anni
d’attività la direzione ha gettato le basi
di questo approccio, promuovendo con
successo l’apertura di una panetteria e
di un pre-asilo. Ora si tratta di lavorare
su più ampia scala, sfruttando l’opportunità offerta dalle nuove edificazioni
che complessivamente garantiranno
alla popolazione anziana dei tre Comuni 240 posti letto (120 a Morbio Inferiore, 60 a Coldrerio e altrettanti a Vacallo) per un investimento complessivo
pari a circa 60 milioni di franchi.
Con un investimento
complessivo
di 60 milioni, le tre case
anziani garantiranno
spazio a 240 persone
Per gli architetti Rosa Lund e Martin
Hjerl, giunti nel Mendrisiotto il mese
scorso per una valutazione in loco, è
scontato leggere i tre progetti come
parte di un’unica realtà territoriale.
Durante il loro soggiorno ci hanno
spiegato quali aspetti dell’esperienza
maturata nei Paesi scandinavi è possibile applicare al progetto ticinese,
sottoposto alla loro attenzione durante
un corso di aggiornamento svoltosi in
novembre all’istituto danese Kaospilot
(specializzato in business e design) e al
quale ha partecipato anche John Gaffuri. La collaborazione è poi proseguita nell’ambito di un approfondimento
che il direttore di Casa San Rocco ha
Casa San
Rocco di Morbio
Inferiore.
(Vincenzo
Cammarata)
promosso in vista della pubblicazione
a breve dei tre bandi di concorso, il cui
allestimento è coordinato dall’architetto Mario Botta.
L’analisi degli esperti danesi parte
da quattro casi esemplari, tutti focalizzati sull’uomo quale essere sociale. «Il
più ambizioso è il villaggio norvegese
Hamlet – spiegano Lund e Hjerl – dove
i servizi legati al benessere e alla cura
della persona anziana sono riuniti in
diversi edifici che formano un piccolo
borgo. Cinque gruppi di case attorno
ad una vecchia fattoria caratterizzano
un «villaggio agricolo» danese, immerso nella natura e ospitante anche
giovani famiglie. Una serie di passaggi,
fra cui un sentiero pubblico, assicura il
contatto dei residenti anche con l’esterno. Questa dimensione è maggiormente accentuata in una vasta area cittadina a Copenhagen dove sorgono quattro
case per anziani disposte a corte. Esemplare per i contenuti, infine, una casa
per anziani più tradizionale nella forma, ma gestita con il massimo rispetto
per l’individualità dei residenti. Il personale consuma i pasti con loro, mentre
i familiari sono direttamente coinvolti
nelle attività di animazione».
I rispettivi punti di forza sono riassumibili in otto caratteristiche chiave di quello che può essere considerato
SUPSI – Rassegna stampa, settembre 2013
un villaggio intergenerazionale a misura di anziano. Quest’ultimo in una
struttura comunitaria deve riuscire a
sentirsi come a casa propria, dove parenti e amici svolgono un ruolo attivo e
la comunità ha occasione di ritrovarsi.
La residenza deve essere connessa con
la vita quotidiana, sia dal punto di vista degli spostamenti sia da quello dei
servizi. Altri due aspetti fondamentali sono legati al sentimento d’identità
culturale (assicurato dalla presenza
di elementi storici) e al rapporto con
la natura in modo da rimanere legati
al ciclo della vita. Senza dimenticare il
ruolo del personale che con i residenti
intrattiene una relazione privilegiata.
Tutti principi facilmente integrabili nel nuovo villaggio dell’anziano di
Morbio Inferiore-Coldrerio-Vacallo e
in parte già attuati a Casa San Rocco.
Riguardo al loro primo impatto con
questa realtà, i due ospiti danesi riferiscono di aver subito percepito «dinamismo, accoglienza, apertura e quindi
il giusto potenziale per sviluppare un
simile progetto. Casa San Rocco è situata in un paesaggio di pregio e in
posizione strategica nel villaggio, ciò
che permette di soddisfare necessità
vitali per gli anziani: l’identificazione
con il luogo, il contatto con la natura,
il desiderio di sentirsi parte della co-
munità». A questo scopo secondo i due
professionisti, specializzati in architettura del paesaggio e urbanistica, è auspicabile «creare maggiori connessioni
spaziali fra l’edificio, oggi aperto verso
il giardino, e il resto del villaggio, per
facilitare la relazione con l’esterno. I
progetti dovrebbero inoltre essere caratterizzati da una certa flessibilità in
considerazione del veloce mutare dei
tempi e delle esigenze della popolazione». Entrambi sottolineano però di
offrire solo strumenti di riflessione per
chi dovrà assumere le decisioni. Il loro
credo professionale si fonda su un approccio multidisciplinare che valorizza il confronto e il dialogo.
Ed è proprio questo il modus operandi adottato dal direttore Gaffuri.
Per verificare sul territorio l’interesse
delle proposte degli architetti danesi
con particolare attenzione al rapporto
fra le generazioni, ha coinvolto il Dipartimento di scienze aziendali e sociali della Supsi. Spiega John Gaffuri: «Le
ricercatrici Jenny Assi e Paola Solcà, già
autrici nel 2013 dello studio Intergenerazionalità: una risorsa per la società, si
sono chinate sulla vita quotidiana nei
tre Comuni per valutare le necessità
della popolazione e l’attività delle associazioni locali. Abbiamo inoltre deciso
di approfondire il tema dell’impatto
ambientale tramite l’Istituto sostenibilità applicata all’ambiente costruito
(Isaac). La collaborazione con Nerio
Cereghetti, responsabile Area Energia
e Ambiente, permetterà di realizzare
un centro educativo di sostenibilità,
in modo che le soluzioni tecnologiche
adottate per il risparmio energetico
siano anche divulgate. I tre progetti dovranno risultare complementari
nell’offerta dei servizi sociali (riducendo così i costi) senza perdere la propria
identità comunale».
Per tutto il team che con entusiasmo partecipa a questa accurata analisi
la sfida prioritaria rimane quella di riuscire a soddisfare le aspettative delle
persone anziane a cui i tre edifici sono
destinati. Il loro punto di vista, precisano in conclusione Rosa Lund e Martin
Hjerl, è parte essenziale di una visione
globale e condivisa. «In concreto si tratta di trovare soluzioni semplici partendo dalle condizioni date. Ogni luogo ci
parla e ne dobbiamo catturare l’atmosfera, il vissuto, l’unicità». L’esperienza
ticinese per i due architetti di Copenhagen è stata anche fonte d’ispirazione,
perché ad esempio il ruolo della famiglia nella cura degli anziani è molto più
sviluppato rispetto alla realtà nordica e
rappresenta un enorme potenziale per il
futuro villaggio intergenerazionale.
Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana
Corriere del Ticino, Martedì 24 febbraio 2015
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SUPSI – Rassegna stampa, settembre 2013
Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana
Giornale del Popolo, Martedì 24 febbraio 2015
SUPSI
Open day 2015
La SUPSI apre le sue porte a chi è interessato a conoscere da vicino i suoi corsi, richiedere e raccogliere informazioni utili.
Il primo appuntamento è per mercoledì
25 febbraio. Verrà presentata l’offerta informativa nell’ambito Sanità, ovvero Cure
infermieristiche, Ergoterapia e fisioterapia. Le restanti serate informative avranno luogo nei mesi di marzo e aprile. Per
maggiori informazioni: www.supsi.ch/
go/openday.
SUPSI – Rassegna stampa, settembre 2013
Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana
Giornale del Popolo, Martedì 24 febbraio 2015
SUPSI, OPEN DAY
I corsi
di laurea
del 2015
La vasta offerta dei corsi di laurea
proposti dalla Scuola universitaria
professionale della Svizzera italiana (SUPSI) si presenta nell’edizione
2015 delle giornate di porte aperte.
Conoscere da vicino i contenuti dei
corsi, partecipare a presentazioni,
visitare laboratori e confrontarsi
con docenti e studenti: questo il
primo fondamentale contatto con
la SUPSI con le porte aperte .
Domani (25 febbraio) si terrà la
prima delle tre serate informative con il Dipartimento economia
aziendale, sanità e sociale per presentare l’offerta formativa nella sanità, ovvero cure infermieristiche,
ergoterapia e fisioterapia. L’appuntamento su ripeterà l’11 marzo e il
1° aprile.
Il 13 marzo il Dipartimento ambiente costruzioni e design illustrerà i corsi di laurea in architettura,
architettura d’interni, comunicazione visiva, conservazione e restauro, e ingegneria civile.
Stessa data (13 marzo) per i futuri
ingegneri che, con il Dipartimento
tecnologie innovative (DTI), illustrerà gli studi in ingegneria elettronica, gestionale, informatica e
meccanica. Altro appuntamento
per tecnica e tecnologia dell’informazione il 1° aprile. Maggiori
dettagli, il 26 marzo, sul Bachelor
in economia aziendale e il Master
in business Administration. Il 28
marzo: formazione in lavoro sociale. Infine la Scuola Teatro Dimitri
– affiliata alla SUPSI – propone una
formazione nel Teatro in movimento il 28 marzo a Verscio.
Info e iscrizioni su: www.supsi.
ch/go/openday.
SUPSI – Rassegna stampa, settembre 2013