Sommario rassegna stampa Febbraio 2015 Pagina Articolo 2 Corriere del Ticino, 5 febbraio 2015 Il modello polivalente di Brissago 3 laRegioneTicino, 9 febbraio 2015 Ricerca applicata sul territorio 4 Corriere del Ticino, 13 febbraio 2015 Progetto tutto ticinese in ambito neurologico 5 Giornale del Popolo, 13 febbraio 2015 Progetto innovativo tutto ticinese 6 Corriere del Ticino, 19 febbraio 2015 SUPSI, gli Open Day dedicati alla sanità 7 Azione, 23 febbraio 2015 Un villaggio a misura di anziano 8 Corriere del Ticino, 24 febbraio 2015 Open Day SUPSI in ambito sanitario 9 Giornale del Popolo, 24 febbraio 2015 Open day 2015 10 Giornale del Popolo, 24 febbraio 2015 I corsi di laurea del 2015 Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana Corriere del Ticino, Giovedì 5 febbraio 2015 SETTORE SOCIOSANITARIO Il modello polivalente di Brissago ❚❘❙ «Modello di Istituto sociosanitario polivalente a Brissago», è il titolo dello studio, elaborato dalla SUPSI, che sarà presentato questa sera alle 20 alla Clinica Hildebrand. Lo studio, elaborato su mandato della Fondazione Casa San Giorgio, affronta il tema dell’invecchiamento della popolazione e ha visto anche la partecipazione della stessa Clinica Hildebrand, così come degli Istituti Miralago e La Motta. Relatori saranno il dr. Riccardo Crivelli (SUPSI) e il direttore del DSS Paolo Beltraminelli. SUPSI – Rassegna stampa, settembre 2013 Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana laRegioneTicino, Lunedì 9 febbraio 2015 Supsi e sanità, territorio alla lente Le nuove frontiere nel ramo sanitario della Supsi. Importanti ripercussioni sui progetti europei dopo la votazione del 9 febbraio. Nostra intervista al capostaff professor Andrea Cavicchioli. Le nuove frontiere del Dipartimento economia aziendale, sanità e sociale della Supsi Ricerca applicata sul territorio A Manno si sperimenta il fondamentale rapporto con i partner locali nello sviluppo di progetti di ricerca ove un sapere teorico e disciplinare si confronta da subito con la realtà quotidiana delle persone con problemi di salute o delle istituzioni che le accolgono COMUNITÀ EUROPEA Importanti ripercussioni sui progetti dopo la votazione del 9 febbraio di Cristina Ferrari Sono due le strade che solitamente si avviano nell’attività di ricerca sanitaria al Dipartimento economia aziendale, sanità e sociale (Deass) della Supsi di Manno. In entrambe è presente un minimo comune denominatore: la presenza di una o più partnership locali. «Le Sup nel panorama accademico svizzero si distinguono per un campo di ricerca costituito in maniera quasi esclusiva dalla “Ricerca applicata” – premette il professor Andrea Cavicchioli, capo staff del Deass – e la ricerca applicata si fa in partnership. Il problema, in estrema sintesi, è sempre quello di verificare quanto le situazioni specifiche ci dicono su un problema o su un approccio teorico. Dai laboratori, centri di competenza e gruppi d’interesse, in cui operano una trentina di ricercatori, prendono forma e vita molti progetti». Una prima modalità di costruzione è quella che scaturisce direttamente da un interlocutore di terreno che si rivolge alla Supsi: «A noi è affidata prima di tutto l’individuazione della pertinenza della domanda e subito dopo la costruzione di un razionale metodologico di studio. Ovvero come far diventare ricerca una curiosità». Un esempio ipotetico? «Un’associazione che opera nel campo sanitario si rivolge a noi per conoscere come poter indirizzare i propri sforzi nel prossimo futuro». Questa prima strada che Cavicchioli, di origine modenese, considera efficace e preziosa per la Supsi, è assolutamente originale rispetto al panorama accademico italiano, dove lo scollamento tra università e realtà operativa sanitaria è molto più marcata: «Quest’abitudine di rivolgersi all’università per sviscerare un convincimento in ordine a un problema o per formulare soluzioni e prospettive è molto arricchente e concreto per tutti gli attori in gioco: istanze, università e società civile in genere. I ricercatori sono molto soddisfatti Il professor Andrea Cavicchioli nel laboratorio di fisioterapia di questo terreno, su cui fondare conoscenza e competenza, perché hanno la certezza di costruire su fondamenta solide e concrete un sapere trasferibile anche nelle attività d’insegnamento». L’altra modalità con cui si attivano progetti e partnership è quello che invece deriva da quesiti e idee di ricerca che provengono direttamente dal gruppo dei ricercatori e che trova opportunità di strutturazione delle proposte in occasione dell’emissione di bandi competitivi nazionali o internazionali. ‘Contatto con tutti i luoghi sanitari’ Sono varie le tematiche di ricerca che si affrontano al Deass: «Una parte di progetti si sviluppa su temi squisitamente clinici: in maniera significativa nei campi della fisioterapia ed ergoterapia, un po’ più ridotta in quelli dell’infermieristica. Se invece si passa a tematiche che possiamo definire, in maniera più am- SUPSI – Rassegna stampa, settembre 2013 pia, assistenziali o comunque di presa a carico delle persone e della valutazione dell’effettiva soddisfazione dei loro bisogni (anche quelli meno evidenti), le esperienze maturate e attive in seno alla Supsi sono molteplici e ampie. Stiamo lavorando su molte piste, in particolare nel settore degli anziani, ma anche su temi delicati come quello della qualità delle cure nelle ultime ore di vita di persone ricoverate, dei maltrattamenti, dello stress nelle professioni di aiuto e degli strumenti per farvi fronte». Resta perciò essenziale uno stretto legame con i partner attivi sul territorio? «È fondamentale – ci risponde il nostro interlocutore –. I ricercatori che lavorano a queste tematiche sono professionisti che interrogano costantemente la letteratura scientifica, ne fanno sintesi e cercano tracce concrete di conferma o smentita delle ipotesi di studio, attraverso un dialogo costante con le istanze di terreno». Insieme all’Idsia, una delle punte di diamante del Dipartimento di tecnologie innovative della Supsi, l’Area sanità del Deass è “principale investigatore” di un progetto europeo, di durata triennale, che vale circa tre milioni di euro. «In collaborazione, fra gli altri, con il Politecnico di Milano e un partner industriale della Svizzera tedesca, dobbiamo sviluppare – ci descrive i contorni del progetto il professor Andrea Cavicchioli – il tema di un prodotto tecnologico che aiuti una persona, per esempio in carrozzella o appena ricoverato, a muoversi, in un ambiente confinato come un ospedale o una casa anziani, in modo sicuro e autonomo. Per realizzare questo progetto sono necessarie delle sedi test, che sono state individuate negli Istituti sociali di Chiasso e nella Clinica Hildebrand di Brissago». Di nuovo dunque un esempio di un rapporto molto stretto con il territorio e le diverse regioni ticinesi. «Se non avessimo potuto vantare queste partnership, probabilmente il progetto non sarebbe stato selezionato – avverte il ricercatore –. Nei progetti europei infatti la selezione è molto severa, la percentuale di successo nei casi migliori supera di poco il 20% e la Svizzera ha uno dei ranking più elevati». Cosa è cambiato dunque per la ricerca universitaria elvetica dopo la votazione del 9 febbraio? «Abbiamo avuto delle ripercussioni importanti – ci conferma Cavicchioli –. Come dipartimento abbiamo attive al momento undici partecipazioni, più o meno rilevanti, a progetti europei. Di queste, dieci sono state ottenute prima della votazione del 9 febbraio, mentre un progetto è stato ottenuto dopo questa data grazie a una situazione transitoria di finanziamento che gli organi federali competenti hanno posto in essere». Fuori dai fondi europei? ‘La situazione in cui ci si trova può essere definita delicata’ Una situazione, quindi, precaria? «In pratica a oggi la situazione è abbastanza delicata e può essere così sintetizzata – precisa il nostro interlocutore –: alcuni programmi di ricerca sono rimasti aperti alla Confederazione elvetica come in precedenza, ad altri la Svizzera non può al momento accedere e infine vi è una terza categoria di programmi cui la partecipazione è ammessa ma con forme di adesione che non è semplice percorrere e ne è riprova il quadro che ho appena descritto». GLI STUDENTI Nella formazione continua studenti in aumento del 10% circa Infine un rapido sguardo ai numeri degli studenti di Formazione base e continua, le altre due attività core del Deass, con riferimento alla sola area sanità. Attualmente ai corsi di Bachelor sono iscritti 217 studenti in Cure infermieristiche, 49 in Ergoterapia e 87 in Fisioterapia. In formazione continua, nell’anno accademico trascorso, si sono iscritti alle diverse formazioni offerte 1’370 studenti. Per quest’anno, tenendo conto che alcune formazioni non sono ancora state avviate, si prevede un aumento di iscritti intorno al 10% rispetto all’anno precedente. «Non c’è luogo sanitario del Canton Ticino che non sia toccato da studenti del nostro dipartimento, sia dei corsi Bachelor che di Formazione continua. Questo rappresenta per noi un grosso vantaggio competitivo, per usare un linguaggio aziendale, perché ci consente di tenere sempre attivi dei canali di comunicazione con i colleghi di reparti e servizi. Inoltre una buona parte dei docenti – precisa Andrea Cavicchioli – è costituita da professionisti che mantengono una quota parte di attività professionale sul campo, sia in regime di dipendenza che libero-professionale. Questo mix di composizione del corpo docente e di ricercatori rappresenta un “unicum” di assoluto rilievo e valore». Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana Corriere del Ticino, Venerdì 13 febbraio 2015 0) 44) 4644) 4% %(1 %( '%4) (60)&) % ) & )04)0%) % & )' 4&'$ 40% &4 0.6(; && %( )&&)0;%)( )( %& 60) (40) && 8%;;0 %4&%( &&/ & &%(% %&0( (40) % 0%%&%$ 4;%)(% 0%11 ) & %44 &84% ':)( #(() 4) 88%) 6( ,0) 44) 1 %(4% ) ,0 & 0&%;;$ ;%)(% 6() 1406'(4) 64%&%;;$ 0 ,0 &) 146%) &&/44%8%4 '61 )$ &0 (&& '&44% (60)'61 )&0% (&& 0%%&%4;%)( (60)&) % /&440)'%) 0 6( 1' 1406$ '(4&64%&%;;4) %( '%4) (60)$ &) % ) %( '%4) (60)$0%%&%44%$ 8) ,0 (&%;;0 &/44%8%4 &440% % '61 )&%- 446&'(4 .614 4 (% % ()14% 1,11) %(81%$ 8 ,)% #64%&%;; &% #% &%'%44 &&/1' % ,) #% ,6(4% % '%160- 0(1 4 ()&) % & ,0) 44) )(1%14 (& 0&%;;0 6( (6)8) &440)) # ,0'44 && %( %(% % 16,0 % 1(; #% # ,)11 %(4 00 )&40 6( (4%(%) % ,6(4% % '%160 #1% ,)044%&1(; &%- SUPSI – Rassegna stampa, settembre 2013 Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana Giornale del Popolo, Venerdì 13 febbraio 2015 Progetto innovativo tutto ticinese Ricerca rivoluzionaria finanziata dalla Confederazione sull’attività dei muscoli: vi partecipano la SUPSI, il Neurocentro, la clinica Hildebrand e la Myon AG. Una diagnosi più semplice per individuare le malattie neuromuscolari e per favorire la riabilitazione neurologica: questo il progetto rivoluzionario che è stato avviato in Ticino per sviluppare uno strumento innovativo finalizzato a questi scopi. Alla ricerca partecipa il laboratorio di Telecom-Telemetria-Alta Frequenza della SUPSI (diretto dal prof. ing. Andrea Salvadè), in collaborazione con il Neurocentro della Svizzera Italiana EO, la clinica Hildebrand di Brissago e la ditta elvetica Myon AG. L’elettromiografia è un esame strumentale utilizzato in ambito neurologico e in ambito neuro-riabilitativo per analizzare l’attività elettrica dei muscoli. Attualmente questa tecnica diagnostica è spesso invasiva – poiché utilizza degli aghi – ed è limitata all’esame di po- SUPSI – Rassegna stampa, settembre 2013 La clinica Hildebrand partecipa alla ricerca ticinese e multidisciplinare. chi punti di misura. La grande sfida tecnologica del progetto consiste nel realizzare un nuovo elettrodo che permetta delle indagini senza aghi e con oltre un centinaio di punti di misura. Inoltre sarà portatile e senza fili. Il progetto è finanziato dalla “Commissione Tecnologia e Innovazione” del Dipartimento federale dell’economia, della formazione e della ricerca. Verrà sviluppato dal team della SUPSI rappresentato dall’ing. Luca Gamma in collaborazione con la Myon AG diretta dal dr. Lars Maineke, mentre il prof. Alain Kaelin (al Neurocentro) e il dr. Paolo Rossi (al centro di riabilitazione della Clinica Hildebrand), con i loro rispettivi team, presteranno la loro competenza medico-scientifica per sviluppare il dispositivo, testarlo poi sui pazienti e fornire infine agli ingegneri le necessarie indicazioni sulle eventuali modifiche da appor(Red.) tare allo strumento. Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana Corriere del Ticino, Giovedì 19 febbraio 2015 &$ ,( ? $8$&&4 ( $8 3*4 ;*( * &$ ,( ? ,3 ,34 ( 83 & *38 && /& ,3*4 4 $' * ,,;( 8' ( 8* $( ( *( $ *34$ *3' 8$=$ & $,38$# ' ( 8* *( *' $@$( &4 ( $8 4 *$&/ 4 38 $( *3' 8$= # $8 $*34$$( ;3 $( 3' $3$4 8$# "3 *83,$ 4 $*83,$4 $83# 3( ( * $&: 3$*&2+ + ' 3@* $& + /,3$& : A+ && + 5/AA && + /9A/ ;3( 8 &$,,;( 8' ( 8$$,38$# ,( 8$,*83( ( * 3$"$ 3 $( *3' # @$*( $' $38 $( *( 83( * $ *( 8$ &$ 4 8; ( 8$ ,34 4 * &* 8$& $@# @88 ( ( */ 4 3$@$*( $ > > > / 4 ;,4 $/"6 *6*,( ?4 #4 ( $8/ SUPSI – Rassegna stampa, settembre 2013 Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana Azione, Lunedì 23 febbraio 2015 Un villaggio a misura di anziano Socialità Casa San Rocco di Morbio Inferiore assieme a due nuove strutture da edificare a Coldrerio e Vacallo riunite in un progetto che vuole trasformare le case anziani in un catalizzatore della vita sociale e dell’incontro fra le generazioni Stefania Hubmann La casa per anziani come sorgente di vita, come un antico pozzo attorno al quale si riuniva la comunità, catalizzatore della vita sociale e dell’incontro fra le diverse generazioni. L’immagine è stata proposta da due architetti danesi con studio a Copenhagen alla Fondazione Casa San Rocco di Morbio Inferiore nell’ambito di uno studio sul progetto di ampliamento della struttura che, unitamente all’edificazione di altre due case per anziani nei Comuni di Coldrerio e Vacallo, permetterà di realizzare un vero e proprio quartiere intergenerazionale. Questa l’innovativa visione del direttore di Casa San Rocco, John Gaffuri, fatta propria dalla Fondazione, la quale costruirà con il sostegno del Cantone le due nuove strutture grazie a un diritto di superficie concesso dai rispettivi Comuni. Nei primi tre anni d’attività la direzione ha gettato le basi di questo approccio, promuovendo con successo l’apertura di una panetteria e di un pre-asilo. Ora si tratta di lavorare su più ampia scala, sfruttando l’opportunità offerta dalle nuove edificazioni che complessivamente garantiranno alla popolazione anziana dei tre Comuni 240 posti letto (120 a Morbio Inferiore, 60 a Coldrerio e altrettanti a Vacallo) per un investimento complessivo pari a circa 60 milioni di franchi. Con un investimento complessivo di 60 milioni, le tre case anziani garantiranno spazio a 240 persone Per gli architetti Rosa Lund e Martin Hjerl, giunti nel Mendrisiotto il mese scorso per una valutazione in loco, è scontato leggere i tre progetti come parte di un’unica realtà territoriale. Durante il loro soggiorno ci hanno spiegato quali aspetti dell’esperienza maturata nei Paesi scandinavi è possibile applicare al progetto ticinese, sottoposto alla loro attenzione durante un corso di aggiornamento svoltosi in novembre all’istituto danese Kaospilot (specializzato in business e design) e al quale ha partecipato anche John Gaffuri. La collaborazione è poi proseguita nell’ambito di un approfondimento che il direttore di Casa San Rocco ha Casa San Rocco di Morbio Inferiore. (Vincenzo Cammarata) promosso in vista della pubblicazione a breve dei tre bandi di concorso, il cui allestimento è coordinato dall’architetto Mario Botta. L’analisi degli esperti danesi parte da quattro casi esemplari, tutti focalizzati sull’uomo quale essere sociale. «Il più ambizioso è il villaggio norvegese Hamlet – spiegano Lund e Hjerl – dove i servizi legati al benessere e alla cura della persona anziana sono riuniti in diversi edifici che formano un piccolo borgo. Cinque gruppi di case attorno ad una vecchia fattoria caratterizzano un «villaggio agricolo» danese, immerso nella natura e ospitante anche giovani famiglie. Una serie di passaggi, fra cui un sentiero pubblico, assicura il contatto dei residenti anche con l’esterno. Questa dimensione è maggiormente accentuata in una vasta area cittadina a Copenhagen dove sorgono quattro case per anziani disposte a corte. Esemplare per i contenuti, infine, una casa per anziani più tradizionale nella forma, ma gestita con il massimo rispetto per l’individualità dei residenti. Il personale consuma i pasti con loro, mentre i familiari sono direttamente coinvolti nelle attività di animazione». I rispettivi punti di forza sono riassumibili in otto caratteristiche chiave di quello che può essere considerato SUPSI – Rassegna stampa, settembre 2013 un villaggio intergenerazionale a misura di anziano. Quest’ultimo in una struttura comunitaria deve riuscire a sentirsi come a casa propria, dove parenti e amici svolgono un ruolo attivo e la comunità ha occasione di ritrovarsi. La residenza deve essere connessa con la vita quotidiana, sia dal punto di vista degli spostamenti sia da quello dei servizi. Altri due aspetti fondamentali sono legati al sentimento d’identità culturale (assicurato dalla presenza di elementi storici) e al rapporto con la natura in modo da rimanere legati al ciclo della vita. Senza dimenticare il ruolo del personale che con i residenti intrattiene una relazione privilegiata. Tutti principi facilmente integrabili nel nuovo villaggio dell’anziano di Morbio Inferiore-Coldrerio-Vacallo e in parte già attuati a Casa San Rocco. Riguardo al loro primo impatto con questa realtà, i due ospiti danesi riferiscono di aver subito percepito «dinamismo, accoglienza, apertura e quindi il giusto potenziale per sviluppare un simile progetto. Casa San Rocco è situata in un paesaggio di pregio e in posizione strategica nel villaggio, ciò che permette di soddisfare necessità vitali per gli anziani: l’identificazione con il luogo, il contatto con la natura, il desiderio di sentirsi parte della co- munità». A questo scopo secondo i due professionisti, specializzati in architettura del paesaggio e urbanistica, è auspicabile «creare maggiori connessioni spaziali fra l’edificio, oggi aperto verso il giardino, e il resto del villaggio, per facilitare la relazione con l’esterno. I progetti dovrebbero inoltre essere caratterizzati da una certa flessibilità in considerazione del veloce mutare dei tempi e delle esigenze della popolazione». Entrambi sottolineano però di offrire solo strumenti di riflessione per chi dovrà assumere le decisioni. Il loro credo professionale si fonda su un approccio multidisciplinare che valorizza il confronto e il dialogo. Ed è proprio questo il modus operandi adottato dal direttore Gaffuri. Per verificare sul territorio l’interesse delle proposte degli architetti danesi con particolare attenzione al rapporto fra le generazioni, ha coinvolto il Dipartimento di scienze aziendali e sociali della Supsi. Spiega John Gaffuri: «Le ricercatrici Jenny Assi e Paola Solcà, già autrici nel 2013 dello studio Intergenerazionalità: una risorsa per la società, si sono chinate sulla vita quotidiana nei tre Comuni per valutare le necessità della popolazione e l’attività delle associazioni locali. Abbiamo inoltre deciso di approfondire il tema dell’impatto ambientale tramite l’Istituto sostenibilità applicata all’ambiente costruito (Isaac). La collaborazione con Nerio Cereghetti, responsabile Area Energia e Ambiente, permetterà di realizzare un centro educativo di sostenibilità, in modo che le soluzioni tecnologiche adottate per il risparmio energetico siano anche divulgate. I tre progetti dovranno risultare complementari nell’offerta dei servizi sociali (riducendo così i costi) senza perdere la propria identità comunale». Per tutto il team che con entusiasmo partecipa a questa accurata analisi la sfida prioritaria rimane quella di riuscire a soddisfare le aspettative delle persone anziane a cui i tre edifici sono destinati. Il loro punto di vista, precisano in conclusione Rosa Lund e Martin Hjerl, è parte essenziale di una visione globale e condivisa. «In concreto si tratta di trovare soluzioni semplici partendo dalle condizioni date. Ogni luogo ci parla e ne dobbiamo catturare l’atmosfera, il vissuto, l’unicità». L’esperienza ticinese per i due architetti di Copenhagen è stata anche fonte d’ispirazione, perché ad esempio il ruolo della famiglia nella cura degli anziani è molto più sviluppato rispetto alla realtà nordica e rappresenta un enorme potenziale per il futuro villaggio intergenerazionale. Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana Corriere del Ticino, Martedì 24 febbraio 2015 +' = #' &#6) 2'#61#) ;26 )16 # )12# # %9" 1 +1)+)26# %% 21 +1" 2'66 91'6 %0 #>#)' 8?* %% #)1'6 # +)16 +16. )&'# &1)% $ %% *3 %% *.7? %%) 26#% #>>66 '" ') 2# 611 #% +1#&) # 61 &)" &'6# #')1&6#;# +1;#26# % #" +16#&'6) )')&# >#' % 2'#6 2)#% +1 +12'61 %0)16 )1&6#; #' &#6) # 2'#6 91 #'1&#1#26#! 1" )61+# 2#)61+#. +%#! %0** &1>) #% *. +1#%. SUPSI – Rassegna stampa, settembre 2013 Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana Giornale del Popolo, Martedì 24 febbraio 2015 SUPSI Open day 2015 La SUPSI apre le sue porte a chi è interessato a conoscere da vicino i suoi corsi, richiedere e raccogliere informazioni utili. Il primo appuntamento è per mercoledì 25 febbraio. Verrà presentata l’offerta informativa nell’ambito Sanità, ovvero Cure infermieristiche, Ergoterapia e fisioterapia. Le restanti serate informative avranno luogo nei mesi di marzo e aprile. Per maggiori informazioni: www.supsi.ch/ go/openday. SUPSI – Rassegna stampa, settembre 2013 Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana Giornale del Popolo, Martedì 24 febbraio 2015 SUPSI, OPEN DAY I corsi di laurea del 2015 La vasta offerta dei corsi di laurea proposti dalla Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana (SUPSI) si presenta nell’edizione 2015 delle giornate di porte aperte. Conoscere da vicino i contenuti dei corsi, partecipare a presentazioni, visitare laboratori e confrontarsi con docenti e studenti: questo il primo fondamentale contatto con la SUPSI con le porte aperte . Domani (25 febbraio) si terrà la prima delle tre serate informative con il Dipartimento economia aziendale, sanità e sociale per presentare l’offerta formativa nella sanità, ovvero cure infermieristiche, ergoterapia e fisioterapia. L’appuntamento su ripeterà l’11 marzo e il 1° aprile. Il 13 marzo il Dipartimento ambiente costruzioni e design illustrerà i corsi di laurea in architettura, architettura d’interni, comunicazione visiva, conservazione e restauro, e ingegneria civile. Stessa data (13 marzo) per i futuri ingegneri che, con il Dipartimento tecnologie innovative (DTI), illustrerà gli studi in ingegneria elettronica, gestionale, informatica e meccanica. Altro appuntamento per tecnica e tecnologia dell’informazione il 1° aprile. Maggiori dettagli, il 26 marzo, sul Bachelor in economia aziendale e il Master in business Administration. Il 28 marzo: formazione in lavoro sociale. Infine la Scuola Teatro Dimitri – affiliata alla SUPSI – propone una formazione nel Teatro in movimento il 28 marzo a Verscio. Info e iscrizioni su: www.supsi. ch/go/openday. SUPSI – Rassegna stampa, settembre 2013