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Tfa Sostegno Lumsa
Scuola Secondaria di I grado
1 lezione Prof.ssa PEPE 13 febbraio ’16
Indice della lezione
Obiettivi del modulo formativo ..............................................................................................1
Argomenti .........................................................................................................................1
Disabilità sensoriale .............................................................................................................2
Il passante e il cieco .........................................................................................................2
L'ipovisione ..........................................................................................................................2
Classificazione della cecità e dell'ipovisione ....................................................................3
Acutezza visiva ................................................................................................................3
Cecità crepuscolare e notturna ........................................................................................3
Restringimento del Campo Visivo (visione tubulare) ........................................................4
La sidrome di Charge .......................................................................................................4
Il deficit visivo si ripercuote sulle seguenti funzioni ..............................................................4
Correlati psicologici associati alla cecità acquisita ...........................................................4
Insorgenza traumatica ..................................................................................................5
Sviluppo del linguaggio (Bruner 1977) .................................................................................5
La comunicazione con gli adulti ...........................................................................................6
Le competenze sociali (Comoglio, 1996) .............................................................................7
Lo sviluppo sociale nei bambini non vedenti ........................................................................7
La relazione dei bambini non vedenti con le figure genitoriali ..............................................7
Lo sviluppo motorio nei bambini non vedenti .......................................................................7
Abilità quotidiane nei bambini non vedenti .......................................................................8
Intervento per lo sviluppo motorio ........................................................................................8
Percorsi evolutivi complessi si complicano in presenza di una disabilità visiva ...................9
L’autonomia .........................................................................................................................9
Interventi volti all’autonomia ...........................................................................................10
Obiettivi del modulo formativo
Acquisizione dei concetti teorici sulla disabilità sensoriali.
Conoscere i principali metodi di intervento
Saper intervenire nelle situazioni in classe
Promuovere una didattica inclusiva per tutti gli alunni
Argomenti
Definizione di disabilità sensoriali
Le disabilità visive, le tappe di sviluppo del bambino con disabilità visiva,
l’adolescente non vedente, l’integrazione scolastica, l’intervento in classe
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Gli ausili per la disabilità visiva: il BRAILLE, il metodo MAlossi, l’uso delle tecnologie,
Le disabilità uditive
Il metodo oralista, il metodo bimodale, la dattilologia, l’educazione bilingue, la LIS,
la LIS TATTILE.
Le pluridisabilità sensoriali, gli ausili e l’intervento.
L’intervento comportamentale per la gestione dei comporatamenti in classe:
strumenti per il lavoro psicosociale ed educativo per promuovere la didattica
inclusiva in classe
Le strategie di coping della famiglia di fronte alla disabilità
Disabilità sensoriale
Questa espressione indica soprattutto tre tipologie di disabilità:
- la cecità o l’ipovisone con visus non superiore a 3/10;
- la sordità o l’ipoacusia con perdita uditiva superiore a 25 decibel in entrambe le orecchie;
- la sordocecità caratterizzata dalla compresenza delle due disabilità sensoriali visive e
uditive.
La disabilità sensoriale pregiudica spesso la vita di relazione e la comunicazione, ma
anche la vita autonoma e quella quotidiana.
Il passante e il cieco
Un giorno, un uomo non vedente stava seduto sui gradini di un edificio con un cappello ai
suoi piedi per raccogliere le offerte e un cartello con la scritta "Sono cieco, aiutatemi per
favore". Un uomo che passeggiava per quella strada si fermò e notò che aveva solo pochi
centesimi in quel cappello. Si chinò e versò altre monete, poi, senza chiedere il permesso
dell'uomo, prese il cartello, lo girò e scrisse un'altra frase. Nel pomeriggio il passante
ripassò dal non vedente e notò che il cappello era pieno di monete e banconote. Il non
vedente riconobbe il passo dell'uomo e gli chiese se non fosse stato lui ad aver riscritto il
suo cartello e cosa avesse scritto. L'uomo rispose "niente che non fosse vero, ho solo
riscritto il tuo in maniera diversa". L'uomo sorrise e andò via senza rivelargli le parole che
aveva scelto per cambiare il messaggio. Il cieco non seppe mai che sul suo cartello c'era
scritto "Oggi è primavera... e io non la posso vedere".
Per questo suggerisco che quando le cose non vanno bene, cambiamo strategia e tutto
andrà meglio.
L'ipovisione
E’ una condizione di acutezza visiva molto limitata che ha notevoli conseguenze sulla vita
quotidiana. Può essere causata da vari fattori (siano essi congeniti o acquisiti). La vista si
può ridurre fortemente in seguito a patologie che possono colpire diverse strutture oculari,
che vanno dalla cornea alla retina, fino al nervo ottico.
L'ipovisione può essere associata a malattie che provocano una riduzione del campo
visivo. Ad esempio, nel caso del glaucoma avanzato, che danneggia il nervo ottico, è
come se si guardasse attraverso un tubo; oppure si può essere colpiti da patologie della
macula, la zona centrale della retina (la più comune è la degenerazione maculare senile,
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che provoca la perdita della visione centrale). L'ipovisione grave può degenerare in cecità,
che può essere parziale o totale.
Classificazione della cecità e dell'ipovisione
Per indicare il deficit visivo che porta ad avere una visione ridotta esiste una
classificazione specifica:
La cecità o amaurosi è definita totale quando l'occhio non percepisce affatto la luce.
La cecità funzionale è presente quando il sistema visivo percepisce la luce, ma è
incapace di percepire le forme.
La cecità legale è presente quando la percezione, non superiore a 1/20 nei ciechi
parziali, non permette l'autonomia del soggetto. L'ampiezza del campo visivo è
inferiore al 3% per i ciechi totali oppure al 10% per i ciechi parziali (ad entrambi gli
occhi o nell'occhio migliore anche con correzione).
l'ipovisione può essere grave (residuo visivo non superiore a 1/10 in entrambi gli
occhi o nell'occhio migliore anche con correzione; residuo perimetrico binoculare
inferiore al 30%), medio-grave (residuo visivo non superiore a 2/10 in entrambi gli
occhi o nell'occhio migliore anche con correzione; residuo perimetrico binoculare
inferiore al 50%) oppure lieve (residuo visivo non superiore a 3/10 in entrambi gli
occhi o nell'occhio migliore anche con correzione; residuo perimetrico binoculare
inferiore al 60%).
La fascia d'età è definita statisticamente in un range compreso, il più delle volte, tra i 65 e
gli 84 anni.
Acutezza visiva
L'acutezza visiva o acuità visiva o visus è una delle abilità visive principali del sistema
visivo ed è definita come la capacità dell'occhio di risolvere e percepire dettagli fini di un
oggetto e dipende direttamente dalla nitidezza dell'immagine proiettata sulla retina. [1]
L'acutezza visiva rappresenta l'inverso delle dimensioni angolari minime che un oggetto
deve avere per poter essere percepito correttamente. È una delle abilità visiva
maggiormente tenute in considerazione durante un esame visivo e una diminuzione
dell'acutezza visiva è il motivo principale per cui una persona si reca da un ottico, un
ortottista o da un oculista.
Cecità crepuscolare e notturna
E’ la difficoltà a vedere in condizioni di scarsa illuminazione (muoversi e guidare di sera o
di notte) o il ritardato adattamento nel passare dagli ambienti illuminati a quelli oscuri
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(entrare in una sala cinematografica buia). Questo fenomeno è dovuto al fatto che, almeno
per la maggior parte dei casi, la malattia nelle prime fasi dello sviluppo aggredisce
prevalentemente i bastoncelli.
Restringimento del Campo Visivo (visione tubulare)
Si manifesta con la difficoltà nel percepire gli oggetti posti lateralmente oppure
nell'inciampare in gradini e ostacoli bassi. L'alterazione del campo visivo è progressiva e
può coinvolgere anche la parte centrale della retina, con perdita delle capacità visive
centrali. La velocità di progressione della malattia e l'età di comparsa dei sintomi variano
in relazione a molti fattori tra cui il modello di trasmissione genetica. Si riscontra, inoltre,
un'aumentata sensibilità all'abbagliamento (che si verifica anche con molte altre patologie
oculari); svaniscono i contrasti e diventa difficile percepire l'ambiente circostante.
La sidrome di Charge
La Sindrome o Associazione CHARGE è una patologia rara che può colpire diverse parti
del corpo e viene riconosciuta come una delle maggiori cause di cecità e sordità. La
parola “CHARGE” corrisponde all’acronimo delle più comuni caratteristiche di questa
malattia.
La cecità consiste in una percezione ottico-visiva ridottissima o nulla (rispettivamente
cecità parziale o totale). Può essere congenita, può derivare da gravi affezioni
dell'apparato visivo oppure da un trauma.
Il deficit visivo si ripercuote sulle seguenti funzioni
Psicologiche
Competenze linguistiche, relazionali, comunicative
Pensiero
Competenze oculomotorie, motorie, psicomotorie
Organizzazione ritmo sonno-veglia
Strutturazione del rapporto madre-bambino
Competenze cognitive
Funzioni neuropsicologiche
Apprendimenti formali
Correlati psicologici associati alla cecità acquisita
Le implicazioni psicologiche e comportamentali della cecità congenita, della
cecità insorta e delle varie tipologie di ipovisione sono state oggetto nel tempo
di ricerche psicologiche via via sempre più impegnate, approfondite e
specifiche. In Italia le pubblicazioni scientifiche e divulgative a contenuto
pedagogico e psicologico riguardanti i ciechi e gli ipovedenti, sono andate
moltiplicandosi soprattutto in seguito alla svolta dei primi anni 70, quando
iniziarono le prime coraggiose esperienze di integrazione scolastica dei non
vedenti.
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Insorgenza traumatica
Il periodo di rifiuto del problema è più lungo e il soggetto tende ad attribuire l’evento .
Sviluppo del linguaggio (Bruner 1977)
La cecità congenita comporta notevoli ripercussioni sullo sviluppo linguistico del bambino
e, inevitabilmente, sulle prime forme di comunicazione e di interazione. Alcuni studi
riportano nessuna o minime differenze tra bambini vedenti e ciechi, altri invece riportano
un notevole ritardo soprattutto per quanto riguarda l’aspetto semantico. Le ricerche finora
svolte nel campo dell’acquisizione del linguaggio nel bambino non vedente hanno dato
risultati contraddittori. Queste differenze potrebbero essere dovute all’esiguità del numero
di soggetti dei campioni e alla loro eterogeneità.
Il bambino normovedente, durante il primo anno di vita, affronta sviluppi significativi
relazionandosi al mondo e alle persone che si prendono cura di lui, in particolare la madre.
I progressi che egli compie sono altamente dipendenti dalla figura materna, dalla sua
sensibilità, dalla capacità di interpretare i comportamenti comunicativi del figlio e di fornire
una serie di situazioni familiari con caratteristiche ripetitive e stabili, che aiutano il bambino
ad anticipare, a prevedere, a comprendere il mondo che lo circonda.
Sono inoltre fondamentali le capacità del bambino stesso di utilizzare le informazioni e
quella visiva gioca un ruolo di primaria importanza.
La cecità priva di molte opportunità di contatto oculare che caratterizzano lo sviluppo della
relazione tra bambini vedenti e le persone che di loro si prendono cura.
La capacità di incorporare gli oggetti negli scambi sociali si sviluppa con molto ritardo e il
bambino non vedente, pertanto, è profondamente deprivato nelle interazioni con gli altri,
interazioni che sono importantissime per lo sviluppo dell’apprendimento e della
comunicazione
Il bambino non vedente compie percorsi cognitivi molto più complessi per costruirsi
una rappresentazione del mondo
Evidenzia problemi di linguaggio come espressione della propria percezione della
realtà
Deve affidarsi alle parole e alle spiegazioni di altri per avere conferma o
disconferma delle sue percezioni,
apprende dagli altri un utilizzo del linguaggio privo per lui di significato, fatto di
parole che descrivono oggetti a lui inaccessibili, con rischio di deficit nello sviluppo
della componente semantica,
Utilizza principalmente l’udito e il tatto per conoscere ciò che lo circonda,
Il tatto non è utilizzabile per gli oggetti a distanza.
Usano il linguaggio per mantenere il contatto relazionale con gli interlocutori e i loro
scambi comunicativi sono caratterizzati da uno scarso uso di gesti convenzionali
(Dunlea, 1989)
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Maggiore uso di domande per avere informazioni sull’ambiente circostante (Erin,
1986)
Linguaggio imitativo caratterizzato dalla ripetizione di frasi o parti di esse nel corso
della conversazione, per mantenere il contatto con l’altro, ma anche per analisi
delle unità linguistiche (competenza sintattica)
Dipendenza delle informazioni uditive massima attenzione a ciò che sentono e poi
ripetono.
La comunicazione con gli adulti
I bambini non vedenti non mostrano differenze significative rispetto all’inizio della
conversazione con l’adulto
Gli adulti al contrario forniscono e richiedono molte più descrizioni degli oggetti ai
bambini non vedenti ma non le arricchiscono con commenti o informazioni
aggiuntive
Tali descrizioni da parte degli adulti rappresentano una strategia adattiva che
diminuisce man mano che il bambino diventa più grande.
Il tatto utilizzato per esplorare gli oggetti presenta alcune limitazioni, il bambino non
vedente può toccare solo ciò che è alla sua portata e il tatto non è utilizzabile per gli
oggetti a distanza pertanto permette la percezione parziale della realtà.
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Le competenze sociali (Comoglio, 1996)
Comuncazione, (ricezione ed emissione di un messaggio, ascolto attivo, esprimere
emozioni, rispetto del turno, incoraggiare, chiedere e dare aiuto)
Leadership (orientate verso un compito, instaurare un buon clima di gruppo,
riassumere quanto si è detto, incoraggiare)
Gestione dei conflitti (comprendere
Lo sviluppo sociale nei bambini non vedenti
Lo sviluppo social enei bambini non vedenti risulta complesso;
Non apprendono le abilità sociali per imitazione e modellamento
Non entrano in realazione spontaneamente con i propri compagni
I pari li rifiutano a causa dei loro comportamenti inappropriati
Spesso si sentono insicuri e inefficaci sul piano sociale con conseguenze negative
sulle modalità di interazione diventando aggressivi nei confronti degli altri.
Difficoltà a comprendere e utilizzare regole dello scambio comunicativo
Il gioco risulta stereotipato e ripetitivo, scarso gioco
La relazione dei bambini non vedenti con le figure genitoriali
Non potendo condividere gli sguardi, i genitori mostrano difficoltà nell’interpretare i
segnali interattivi dei loro figli,
Attuano meno scambi comunicativi,
I bambini non vedenti rimangono immobili e in ascolto quando gli altri iniziano
un’interazione con loro,
Posseggono un repertorio di comportamenti interattivi molto ristretto.
Lo sviluppo motorio nei bambini non vedenti
Ritardi nello sviluppo motorio,
Mancanza di occasioni di apprendimento attraverso l’esperienza,
Scarse aspettative da parte degli adulti,
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Sviluppo da parte dei bambini non vedenti di strategie alternative per acquisire le
diverse abilità motorie con modalità compensatorie (stimoli uditivi),
Il bambino non vedente deve prima sviluppare la capacità di associare un certo
rumore a un oggetto e poi maturare la permanenza dell’oggetto nello spazio per
poter orientare i movimenti di ricerca.
Abilità quotidiane nei bambini non vedenti
Rispetto a tale abilità riveste un ruolo centrale lo stile educativo dei genitori poiché è
assente l’apprendimento imitativo,
I bambini non vedenti impiegano il doppio del tempo dei coetanei vedenti
nell’imparare ad utilizzare oggetti per le attività quotidiane (spazzole, tazze, ecc...),
Il loro mezzo principale per l’acquisizione è la guida fisica effettuata dall’adulto.
Intervento per lo sviluppo motorio
Sollecitare i bambini non vedenti a essere più attivi e interattivi verso l’ambiente in
cui sono inseriti
Tenere sotto controllo i rumori di sottofondo per evitare che il bambino non vedente
mostri difficoltà nel recepire le istruzioni verbali
Offrire giocattoli a distanza in modo da direzionare i suoi movimenti,
Proporre attività di ricerca di persone, oggetti, spazi noti all’interno dell’ambiente
Gli avvisi sonori possono potenziare la capacità di percepire gli ostacoli e avere
effetti positivi sui comportamenti esplorativi
Per lo sviluppo delle abilità quotidiane utilizzare si suggerisce l’utilizzo da parte
dell’adulto della guida fisica (prompt fisico)
Gli aiuti gestuali, molto semplicemente, consistono in particolari gesti che
l'educatore utilizza per stimolare l'emissione di comportamenti ricercati o la
riduzione di altri ritenuti inadeguati.
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L'aiuto fisico presuppone un contatto fisico, tramite il quale l'educatore guida il
soggetto nell'effettuazione delle prestazioni programmate. Aiuto fisico, però, non
significa sostituirsi completamente all'individuo impegnato in compiti di
apprendimento.
I prompt fisici trovano larga applicazione nei training di apprendimento di abilità di
autonomia.
Gli aiuti visivi possono essere immagini per i bambini ipovedenti che fungono da
guida per il comportamento del bambino.
Nei prompt ambientali viene modificato l’ambiente in modo da suscitare il
comportamento desiderato.
Percorsi evolutivi complessi si complicano in presenza di una disabilità
visiva
L’iperprotezione o la limitazione alle condotte esplorative da parte di genitori di un figlio
non vedente rischia di trasformare la disabilità in un handicap. Quando un deficit (cecità o
ipovisione) incontra modalità educative non adeguate diventa un handicap grave (OMS,
2002).
I metodi educativi vanno attuati sin dall’infanzia, poiché un’educazione adeguata e
precoce tesa all’autonomia del bambino non vedente evita ulteriori svantaggi anche
rispetto ai coetanei,
Chi aiuta deve avere la consapevolezza che il suo aiuto deve avere limiti spaziali e
temporali,
L’autonomia
Insegnare ad un bambino non vedente ad essere autonomo spesso non è
un’impresa facile.
I tempi sono solitamente lunghi ed è ragionevole attendersi vari incidenti di
percorso.
Per questo motivo, è consigliabile cominciare il più presto possibile e pensare a
questa attività come ad un investimento a lungo termine.
Nella pratica educativa si pone sistematicamente un problema: da dove
incominciare per rendere più autonomo il bambino?
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Interventi volti all’autonomia
Nello scegliere i compiti di autonomia da cui iniziare, conviene tenere conto di
alcuni aspetti:
Quali sono i compiti che il soggetto è pronto a svolgere da solo (obiettivi realistici);
Quali, tra questi compiti, risulta più funzionale al bambino non vedente, ovvero più
utile per lo svolgimento delle attività quotidiane in autonomia,
Migliorare la qualità della vita del bambino e della sua famiglia,
Migliorare le relazioni sociali e in classe.
Alcuni accorgimenti permettono di facilitare l’apprendimento e di evitare errori: ad
esempio è sempre bene iniziare l’insegnamento di un’attività nuova in un ambiente
ragionevolmente tranquillo e privo di eccessive distrazioni.
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