diario - Cammino di San Benedetto

ANNA E VITTORIO, PELLEGRINI IRRIDUCIBILI
Ha colto nel segno Simone quando ci ha definiti pellegrini "irriducibili"......
Siamo partiti da Milano con la speranza di riuscire a percorrere tutte le 16 tappe, ma non
con la certezza di farcela. Nessuno di noi due aveva mai sperimentato un cammino e non
sapevamo come il fisico avrebbe reagito. Invece, eccoci qui a raccontare i nostri 350 km
che abbiamo percorso, tappa dopo tappa, tutti rigorosamente a piedi. La scelta di
percorrerlo seguendo meticolosamente la guida, l’abbiamo considerata come una specie
di "rispetto" nei confronti di Simone e del lavoro che ha compiuto: abbiamo sempre
pensato che un cammino va preso per quello che è, senza cercare di "filtrare" solamente
le parti "migliori", solo in questo modo crediamo si possa recepire la vera spiritualità che
un cammino può trasmettere. 19 giorni sono passati veloci, più di quanto pensassimo,
lasciandoci una grande soddisfazione e la ricchezza di tanti incontri.
A Calolziocorte abbiamo finalmente conosciuto Simone di persona, ma era quasi come se
ci conoscessimo già, visto che ci eravamo sentiti tante volte, prima per chiedere
informazioni e poi per raccontare durante il cammino, giorno dopo giorno, quello che
facevamo.
L'incontro con Simone e con alcuni compagni di avventura ci ha dato l'occasione per
ripercorrere nella memoria il nostro cammino.
Treno e pullman, poi a Norcia l'inizio vero e proprio è segnato dall'incontro con un frate
nientemeno che dell'Arizona, che ci fa timbrare la credenziale, ci dà una benedizione ad
personam e ci regala due piccoli crocifissi di San Benedetto che ci proteggeranno per
tutto il cammino. Il timore e l'incertezza per quello che ci attende si leggono nei nostri
volti la mattina della partenza per la prima tappa. Ma subito timore e incertezza
scompaiono e subentra l'entusiasmo per quello che stiamo facendo.
Ogni mattina si parte alla scoperta di qualcosa di nuovo. Dopo una lauta colazione,
compriamo un po' di viveri in qualche negozietto o al mercato, attendendo pazientemente
che le massaie del posto facciano con calma la loro spesa tra una chiacchiera e l'altra (per
noi milanesi questa è un'esperienza alquanto insolita.....) e poi via. A volte da soli, a volte
con Massimo e Flavio, o con Stella e Maria Luce, pellegrini che abbiamo conosciuto a
Norcia e ritrovato di tanto in tanto nelle varie tappe, condividendo il cammino oppure la
cena.
I paesaggi sono bucolici, greggi di pecore, campi di girasoli, paesini arroccati sui
cocuzzoli. Le tappe che a noi piacciono di più sono quelle di montagna, come quella da
Leonessa a Poggio Bustone quando si passa vicino al Terminillo, o quella da Castel di
Tora a Orvinio. Sono tappe con paesaggi più vari, con il dislivello che movimenta il
cammino. A volte, però, ci sono anche delle tappe interamente su asfalto, ci sembrano
lunghissime, e lì patiamo un po', anche perché sta arrivando l'ennesima ondata di caldo
dell'estate 2012 (ad ogni modo, non ci è mai balenata l’idea di accorciare qualche tappa o,
peggio, di saltarla a piè pari). Ogni occasione è buona per rinfrescarsi: un pediluvio nelle
fredde acque dell'Aniene o in una fontana alle porte di Subiaco, oppure un bagno nel
bellissimo lago del Turano, anche se purtroppo il livello è basso, tanto che i Canadair
fanno fatica a prendere l'acqua per i numerosi incendi della zona.
Monteleone di Spoleto, Leonessa, Rocca Sinibalda, Castel di Tora, Orvinio, Collepardo,
Arpino..... Sembra incredibile ma ogni paese dove ci fermiamo a dormire è una sorpresa
bellissima: uno più pittoresco dell'altro, antichi, intatti, ricchi di storia e di cultura. E di
tante persone che ci guardano stupite, vogliono sapere da dove veniamo e dove andiamo,
ci raccontano di sé, ci mostrano con orgoglio le bellezze del loro paese, ci vogliono
perfino offrire qualcosa da bere, ci chiamano "pellegrini".
Turisti pochissimi, forse di Roma quelli che vengono da più lontano. Nessuno dal Nord,
che qui chiamano "Alta Italia". Però incontriamo alcuni emigrati, chi in Inghilterra chi in
Canada, che ritornano al paese per le vacanze, o magari per stabilirsi definitivamente.
Sono terre di Santi queste, quasi ogni paese è legato al nome di un Santo, dai più famosi
come San Benedetto o Santa Rita ad altri a noi sconosciuti, come San Giuseppe da
Leonessa o Sant'Agostina Pietrantoni. Noi non siamo abituati a vedere tanta devozione
popolare, siamo colpiti per esempio dal vedere le donne devote a Santa Rita che fanno
centinaia e centinaia di gradini a piedi nudi per salire sul Sacro Scoglio a Roccaporena. E
poi processioni e feste, sacre e profane, le feste del patrono o le sagre della trota o del
vino. Sembra che ad agosto non ci sia giorno che qui non si festeggi qualcosa.
A Leonessa ci danno ospitalità i Frati Cappuccini. Dormiamo in uno stanzone con
Massimo e Flavio, e condividiamo con i frati la cena nel refettorio dell'antico convento
cinquecentesco. I vespri, la messa, ma anche i racconti della loro vita. E' stata
un'esperienza che non dimenticheremo mai. E alla partenza non vogliono accettare
assolutamente nulla, l'unico modo che abbiamo per ringraziarli è mettere l'offerta nella
cassetta delle candele in chiesa. A Casamari, invece, siamo ospiti dalle Suore Cistercensi,
anche con loro abbiamo il piacere di condividere la cena. Ci parlano dei problemi di
droga che arrivano anche lì, non solo nelle metropoli, dell'aiuto alle famiglie sempre più
colpite dalla crisi.
Giorno dopo giorno, la stanchezza non aumenta, ormai siamo "a regime", potremmo
quasi continuare a oltranza: ci accorgiamo che poco alla volta anche la fatica viene
"accettata" dal nostro fisico, che anzi, si fortifica chilometro dopo chilometro. Lo zaino è
diventato parte di noi, non lo sentiamo più. Comunque non è troppo pesante, abbiamo
evitato di portare roba superflua. Le tappe passano, i ricordi sembrano accavallarsi, ma
non è così, almeno per il momento sono ancora nitidi. Soprattutto gli ultimi giorni,
quando ormai la meta comincia a diventare cosa certa, iniziamo a considerarci , non più
come dei turisti, ma come dei "pellegrini".
L'arrivo a Montecassino è una grande soddisfazione, anche se il luogo ci delude un po'.
Terminiamo il cammino in un posto un po' "commerciale", dove per entrare noi pellegrini
abbiamo dovuto metterci i pantaloni lunghi e lasciare fuori lo zaino. Erano più di due
settimane che visitavamo monasteri, eremi, conventi, santuari, posti ricchi di spiritualità,
che invitano alla meditazione, alla preghiera, all'introspezione. E in tutti questi posti
eravamo sempre stati accolti così come eravamo, pantaloncini corti e zaino.
E' chiara la gioia sui nostri volti alla fine del cammino, ben diversa dall'espressione alla
partenza: riusciamo a percepire dentro di noi che il cammino ci ha un po' cambiati.
Un sincero grazie a Simone e un augurio di Buon Cammino a tutti coloro che faranno
questa bellissima esperienza
Anna e Vittorio