il ruolo della scuola nella prevenzione dell`abuso all`infanzia e nella

IL RUOLO DELLA SCUOLA NELLA
PREVENZIONE DELL’ABUSO ALL’INFANZIA
E NELLA PROMOZIONE DEL BENESSERE
Prof. Ernesto Caffo
Professore Ordinario
di Neuropsichiatria infantile
Università degli Studi di Modena
e Reggio Emilia
Presidente di S.O.S Il Telefono Azzurro
Modena, 14 dicembre 2010
COSA SAPPIAMO DEGLI ABUSI
SESSUALI
è un fenomeno che coinvolge soprattutto le
famiglie e comunque figure ben conosciute dal
bambino
è denunciato solo in minima parte
le conseguenze sullo sviluppo a breve e a lungo
termine per le vittime possono essere molto gravi
non è limitato a determinati contesti culturali e
socio-economici, ma si distribuisce
trasversalmente
è commesso in una percentuale significativa di casi
anche da minorenni e da donne
alcuni fattori di rischio sono di tipo contestuale
NUOVE TIPOLOGIE DI ABUSO
Il percorso storico dell’abuso all’infanzia ha
acquisito ulteriore complessità nell’ultimo
decennio, anche a causa dei cambiamenti
che hanno investito le società occidentali.
Sono emersi con forza i fenomeni degli
young sex offender, della pedopornografia e
della pedofilia on line, gli abusi a danno di
bambini stranieri e nomadi.
LE CONSEGUENZE DEGLI ABUSI
Ciò che distingue i bambini esposti ad un abuso non è la
presenza di una “sindrome del bambino abusato”: questi
bambini e adolescenti, infatti, sono caratterizzati da una
vulnerabilità diffusa per un’ampia gamma di disturbi
mentali e difficoltà di adattamento [Myers et al, 2002].
Le conseguenze di un abuso o di un maltrattamento
assumono forme sempre diverse in relazione all’età del
bambino e alle sue caratteristiche di personalità, alle
caratteristiche dell’abusante, alla durata e alla gravità
dell’abuso, al contesto familiare, sociale, culturale
[Caffo et al, 2006].
Conseguenze psicopatologiche 2
Il maltrattamento aumenta il rischio
di disturbi mentali, sia internalizzanti
(ansia e depressione) sia
esternalizzanti (aggressività, acting
out) (Lansford et al, 2002; Manly et
al, 2001; Fergusson et al 2008):
- depressione
- PTSD
- suicidio e comportamenti autolesionistici
- abuso di sostanze
- psicosi precoci e disturbi di personalità
(attualmente oggetto di studi)
EFFETTI DELL’ABUSO
IN ETÀ ADULTA
sintomi depressivi
(Bagley et al, 1994; Bushnell et al, 1992; Fergusson e
coll, 1996; Silverman et al 1996)
disturbi d’ansia (Fergusson e coll, 1996; Mullen e coll, 1992; Scott, 1992)
comportamenti antisociali (Fergusson e coll, 1996; Mullen e coll,
1992; Scott, 1992)
disturbi da uso di sostanze (Fergusson e coll, 1996; Mullen e coll,
1992; Scott, 1992)
disturbi alimentari (Romans et al, 2001; Wonderlich et al, 1997; Miller e
McCluskey, 1993)
suicidi e comportamenti autolesionistici (Molnar, 2001;
Bagley e coll, 1994; Beautrais, 1994; Fergusson e coll, 1996; Mullen e coll, 1993;
Peters e range, 1995;
PTSD (Rowan e coll, 1994; Silverman e coll, 1996)
disturbi del comportamento sessuale (Fergusson et al, 1997;
Kinzl e coll, 1995; Mullen et al, 1994)
QUANDO AVVIENE L’ABUSO?
Secondo la psicopatologia dello sviluppo,
un’azione di abuso tende a verificarsi
quando gli elementi di rischio superano i
fattori protettivi
FATTORI DI RISCHIO -1
Fattori di rischio: caratteristica di natura
personale, familiare o ambientale che
quando è presente, aumenta
significativamente la probabilità che un
abuso si verifichi
FATTORI DI RISCHIO -2
FATTORI PROTETTIVI
Individuali (buon patrimonio intellettivo e
capacità relazionali, positiva autostima, etc.)
Familiari (stabilità emotiva e capacità di
supporto; buone relazioni nella coppia
genitoriale; buone capacità di comunicazione;
coesione)
Sociali (buone relazioni con altri adulti e
coetanei, presenza di buoni servizi di ascolto e
sostegno, etc.)
LA PREVENZIONE
“La presa in carico in ogni fase dello sviluppo
e la precoce evidenziazione delle difficoltà
sono molto più utili ed efficaci – per il
bambino, la famiglia e la società – di quanto
lo possa essere il tentativo di rimediare ad
una situazione negativa che si protrae da
troppo tempo”
(D.J. Cohen, 1996)
Prevenzione: “l’insieme dei metodi o attività che possono ridurre o
contenere problemi specifici, proteggere lo stato di benessere
dell’individuo, o promuovere un certo tipo di comportamento”
(Bloom, 1996).
PREVENZIONE
PRIMARIA
TERZIARIA
SECONDARIA
Prevenzione primaria: interventi rivolti ad un’ampia fascia
della popolazione indipendentemente da oggettive
condizioni di rischio, ossia interventi di tipo educativo, diretti
a migliorare le competenze parentali, le risorse sociali e le
abilità individuali, per far fronte a situazioni di svantaggio o
individuare condizioni di disagio.
Prevenzione secondaria: mira al riconoscimento precoce
dell’abuso e interviene nelle condizioni di rischio specifico
allo scopo di prevenire o contrastarne gli effetti. Si rivolge ad
una popolazione più circoscritta.
Prevenzione terziaria: riguarda casi di abuso conclamato.
Attraverso interventi di carattere terapeutico si propone di
prevenire che gli episodi di abuso abbiano seguito e che
insorgano disturbi.
Il RUOLO DELL’INSEGNANTE:
LE 4 “FASI” DELL’ABUSO
Alla luce delle premesse fin qui fatte, l’insegnante e la
scuola ricoprono un importante ruolo:
Nella prevenzione primaria dell’abuso (ad es,
promuovendo lo sviluppo di fattori protettivi nel bambino,
nella famiglia e nella scuola)
Nella prevenzione secondaria ovvero nella raccolta
precoce dei segnali di disagio di un bambino (fattori di
rischio)
Nel momento della rivelazione dell’abuso (come figura di
riferimento cui un bambino può raccontare un abuso) e
della segnalazione
Nella prevenzione terziaria, ovvero dopo che l’abuso si è
verificato (sostenendo e promuovendo un positivo
percorso scolastico ed altri fattori protettivi rispetto agli
esiti dell’abuso)
PRIMA DELL’ABUSO:
LA PREVENZIONE PRIMARIA
EFFICACIA DEI PROGRAMMI DI
PREVENZIONE NELLE SCUOLE
I programmi scolastici educativi hanno
dimostrato di essere efficaci nel
migliorare le conoscenze e i
comportamenti protettivi nei bambini in
situazioni di abuso (Douane e Carr, 2002).
INTERVENTI DI PREVENZIONE
DELL’ABUSO : CONCETTI CHIAVE
Il senso di appartenenza del proprio corpo.
Saper discriminare il contatto corporeo piacevole, non piacevole,
ambiguo.
Apprendere a “Dire di No”.
Fuggire: apprendere l’abilità di fuggire dal potenziale abusante.
Segretezza: il bambino dovrebbe imparare a comunicare il fatto.
Intuire: il bambino deve imparare ad aver fiducia dei propri sentimenti
e delle proprie sensazioni.
Il sistema supportivo: i bambini dovrebbero identificare a quali adulti
possono chiedere aiuto nel caso dovessero averne bisogno.
Il senso di colpa: il bambino non deve colpevolizzarsi se è stato
vittima di abuso.
“LE QUATTRO R”
•
•
•
•
Riconoscere (e distinguere) possibili
situazioni di pericolo da situazioni innocue.
Resistere al potenziale abuso tramite
strategie verbali e comportamentali.
Riferire l’abuso a figure di riferimento sicure.
Rassicurare il/la bambino/a – ragazzo/a su
eventuali colpe rispetto all’abuso.
I PROGRAMMI DI PREVENZIONE ALL’ABUSO
SONO EFFICACI?
Coloro che partecipano ad un programma di prevenzione mostrano un
aumento del livello di conoscenza in merito alla tematica dell’abuso
sessuale.
Coloro che partecipano ad un programma di prevenzione sono
maggiormente in grado di riferire un’eventuale esperienza d’abuso.
I programmi di prevenzione all’abuso risultano efficaci anche per quanto
riguarda l’aumento del livello di assertività.
I bambini che partecipano mostrano un miglioramento nel senso di
controllo e l’utilizzo di strategie come il problem solving o l’evitamento
di fronte ad una potenziale situazione di pericolo.
L’età è una variabile significativa: gli adolescenti sembrano essere
maggiormente in grado di rivelare un’esperienza d’abuso.
I programmi di prevenzione all’abuso
possono avere effetti negativi?
Secondo alcuni:
I programmi di prevenzione produrrebbero un
aumento del livello di paura di rimanere vittima di
abuso da parte dei bambini.
invierebbero messaggi negativi sulla sessualità.
Indurrebbero i bambini a vedere delle forme di abuso
anche in situazioni del tutto normali ed affettuose.
IN REALTA’…
La maggior parte delle ricerche evidenziano
come questi programmi di prevenzione,
contrariamente a quanto si pensi, non
abbiano avuto effetti negativi sui bambini:
non hanno creato ansie e paure, né
comportamenti sessualizzati; al contrario
hanno aumentato il senso di auto
- efficacia.
Questi interventi di prevenzione primaria,
inoltre, hanno avuto una ricaduta positiva
nel facilitare la rivelazione di eventuali
abusi subiti.
Il riconoscimento dell’abuso:
“dal silenzio agli squilli”
DEFINIZIONE DI MALTRATTAMENTO
(IV Seminario Criminologico
del Consiglio d’Europa – Strasburgo, 1978)
“Il maltrattamento si concretizza negli atti e nelle
carenze che turbano gravemente i bambini e le
bambine, attentano alla loro integrità corporea, al
loro sviluppo fisico, affettivo, intellettivo e morale, le
cui manifestazioni sono la trascuratezza e/o lesioni di
ordine fisico e/o psichico e/o sessuale da parte di un
familiare o di un terzo”.
CLASSIFICAZIONE DEGLI
ABUSI ALL’INFANZIA
Abuso fisico
Abuso sessuale
(Extrafamiliare;Intrafamiliare;
perifamiliare)
Abuso psicologico
Patologia delle cure (incuria; discuria;
ipercura)
Sfruttamento (lavoro minorile e
prostituzione minorile)
(WHO, 2003)
ABUSO FISICO
Si parla di abuso fisico quando i genitori o le
persone che si prendono cura del bambino
gli causano danni fisici, non accidentali o
causati da patologie organiche.
ABUSO FISICO:
CAMPANELLI D’ALLARME
Lesioni (soprattutto se con localizzazioni atipiche)
Ecchimosi
Contusioni (che riproducano a stampo la
morfologia del corpo contundente che le ha
provocate: mano, corda, cinghia…)
Morsi
Ustioni (da sigaretta)
Fratture ripetute
FARE ATTENZIONE A:
Frequenza dei segni fisici: quante volte il bambino
si presenta a scuola con tali segni e da quanto
tempo li si osserva?
Quantità di segni fisici (+ lesioni)
Gravità dei segni fisici
Emozioni durante l’eventuale racconto (il bambino
appare imbarazzato o ansioso? Racconti
contraddittori o incongrui?)
Come raccontano i genitori (contraddizioni,
imbarazzo, aggressività?)
PATOLOGIA DELLE CURE
La patologia delle cure si riferisce
all’inadeguatezza o all’insufficienza di cure
rispetto ai bisogni fisici, psicologici, medici ed
educativi propri della fase evolutiva del
bambino, da parte di coloro che ne sono i legali
responsabili.
Si distinguono:
Incuria – cure insufficienti
Discuria – cure distorte
Ipercura – cure eccessive
INCURIA
Si definisce incuria il fornire cure
fisiche, emotive ed affettive
insufficienti rispetto all’età e ai bisogni
evolutivi del bambino
INDICATORI DI INCURIA
Vaccinazioni obbligatorie non eseguite;
carie dentali, disturbi visivi o uditivi non trattati;
disturbi organici e patologie croniche non
adeguatamente considerati e trattati;
vestiti inadeguati all’età, al sesso, alle stagioni in
assenza di motivi oggettivi;
scarsa igiene;
distorsione delle abitudini alimentari o
ipernutrizione;
sviluppo psicomotorio ritardato.
LA DISCURIA
Può essere definita come il fornire cure
“distorte” e inadeguate rispetto all’età del
bambino attraverso:
Richieste di acquisizioni precoci e prestazioni
superiori per età/possibilità
Anacronismo delle cure: accudimento tipico di
fasi di sviluppo precedenti a quella effettiva
Iperprotettività con attenzioni e preoccupazioni
eccessive che limitano il bambino nell’apertura
al mondo
L’IPERCURA
Cura eccessiva per lo stato fisico del
bambino caratterizzata da una inadeguata
e dannosa medicalizzazione. Si rintracciano
tre fondamentali forme di ipercura: Medical
Shopping, Chemical Abuse, sindrome di
Munchausen per procura.
CAMPANELLI D’ALLARME
Eccessiva ansia legata allo stato di salute fisica
Assunzione impropria di medicine
Frequente descrizione di sintomi fisici/malattie da
parte del bambino e dei genitori
Conoscenza precoce e inappropriata all’età di parti
del corpo e pratiche mediche
Eventuali disturbi della percezione del corpo
ABUSO PSICOLOGICO
Definizione American Professional Society on the Abuse of
Children, 1995
“L’abuso psicologico implica una ripetuta
modalità di comportamento del genitore o un
episodio estremo, che comunica al bambino di
essere sbagliato, senza valore, non amato, non
voluto, o che il suo valore è legato unicamente
alla soddisfazione di bisogni altrui"
5 TIPOLOGIE DI ABUSO
PSICOLOGICO
rifiutare (verbale e non verbale)
terrorizzare (minacciare di danneggiare il bambino o di
mettere in pericolo ciò che ama)
sfruttare/corrompere (incoraggiarlo comportamenti
inadeguati)
negare risposte emozionali (ignorare il suo bisogno di
interagire, non esprimere affetto nei suoi confronti, non
mostrare emozioni nell'interazione con lui)
isolare (negargli l'opportunità di interagire/comunicare con
coetanei ed adulti)
trascurarlo nei suoi bisogni mentali, sanitari, educativi
NE SONO UN ESEMPIO:
Adulti
che umiliano il bambino,
che lo trattano male,
che sono disinteressati a cosa gli accade;
che non si presentano a discutere di
eventuali difficoltà con gli insegnanti
ABUSO SESSUALE
Viene considerato abuso sessuale qualsiasi attività
sessuale tra un adulto ed un bambino, che per ragioni di
immaturità psico
- affettiva e per condizioni di dipendenza
dagli adulti, non è ritenuto in grado di poter compiere
scelte consapevoli o di avere adeguata consapevolezza del
significato e del valore delle attività sessuali in cui viene
coinvolto.
Le attività sessuali includono sia rapporti sessuali veri e
propri, sia forme di contatto erotico, sia atti che non
prevedono un contatto diretto, come l’esporre
intenzionalmente il bambino alla vista di un atto sessuale
(legge 66/96)
SEGNALI FISICI
graffi, segni di morsi o altre lesioni ai seni, alle
natiche, al basso ventre o alle cosce;
biancheria intima strappata, macchiata,
insanguinata, prove che i vestiti siano stati tolti e poi
rimessi (es. magliette al rovescio);
difficoltà nella deambulazione o nella posizione
seduta;
prurito, infiammazione, perdite o emorragie
(attenzione, vi potrebbero essere altre cause
organiche);
I SEGNALI DEL DISAGIO
Aldilà dei segnali che possano indicare la presenza
di un particolare tipo di abuso (ad esempio, lividi,
graffi o fratture ripetute), nella maggior parte dei
casi un insegnante si trova di fronte a segnali più
generali, aspecifici, che indicano che il bambino sta
vivendo una situazione di disagio e attraversando
un momento difficile.
Segnali “aspecifici” riferibili a
molteplici situazioni
Abuso e maltrattamento
Divorzio o elevata conflittualità familiare
Abuso di sostanze
Violenza domestica
Altri eventi traumatici
TRA GLI ALTRI SONO SEGNALI
DI ALLARME
Significativo ed improvviso peggioramento nell’andamento scolastico;
frequenti assenze da scuola
Improvvisi cambiamenti nel comportamento e nelle abitudini;
umore negativo duraturo, isolamento, stanchezza cronica, mancanza di interesse;
scarsa autostima e continua svalutazione di sé;
iperattività e aggressività inusuale;
pensieri, sentimenti, comportamenti inusuali (improvvisi scoppi d’ira o instabilità
emotiva);
continue lamentele fisiche (mal di testa, mal di pancia, etc.);
conoscenze sessuali, interessi sessuali e comportamenti sessuali inadeguati all’età;
particolari difficoltà relazionali (con adulti e/o coetanei);
abuso di alcool o droghe;
pensieri di morte;
autolesionismo o comportamenti distruttivi; minacce di comportamenti dannosi per
sé o per altri;
fughe o minacce di fuga;
violazione di regole e dei diritti degli altri.
All’interno dell’ambito scolastico è
possibile parlare sempre e solo di situazioni
di “sospetto abuso”:
Il rilevamento di uno o più segnali non
necessariamente definisce la situazione
come “di abuso”
Tutti i segnali rilevati devono essere
inseriti in un quadro globale di valutazione
medico-psico-sociale che non può essere
svolta all’interno della scuola
SEGNALI D’ABUSO E CAUTELA
INTERPRETATIVA
La lettura di ogni singolo indicatore va contestualizzata e
connessa al quadro complessivo degli elementi emersi
(Caffo, Camerini, Florit, 2002).
Gli indicatori vanno utilizzati in modo :
Non esclusivo
Non rigido (i segnali vanno valutati in base alla fase
evolutiva, alla durata, persistenza e immutabilità).
Integrato con una osservazione generale del bambino e
della famiglia e la valutazione di altri professionisti
Quando il bambino racconta
... IN CASO DI SOSPETTO ABUSO:
L’ASCOLTO
Cosa Fare
Cosa non fare
Condividere lo stato emotivo e comunicare
Domande suggestive o
al bambino la comprensione per la difficile
situazione
Usare domande aperte che permettano al
bambino di raccontare in modo libero,
senza condizionarlo e evitando di
condizionare le indagini successive
Comunicargli fiducia ed interesse ad
aiutarlo
Confrontarsi con i colleghi, il dirigente
scolastico e gli altri professionisti per
attivare l’intervento
Valutare l’opportunità di parlare con i
genitori, quando non si interferisca con le
indagini
inquisitorie
Manifestare spavento, disgusto,
ansia eccessiva per quanto
ascoltato
Esprimere commenti o giudizi
negativi su chi ha
compiuto/permesso il
maltrattamento
Prendere iniziative affrettate
senza avere esaminato la
situazione ed essersi consultato
con colleghi, con il dirigente e gli
altri professionisti
TRE RACCOMANDAZIONI
Non indurre nei bambini una sorta di
sfiducia generalizzata nel mondo degli
adulti
Non affrettarsi ad interpretare come
abuso qualsiasi segnale comportamentale
possa allertarvi
Chiedere aiuto ad altri esperti per una
attenta valutazione
Dopo la segnalazione
IL RUOLO DELLA SCUOLA
NELLA CURA -1
La scuola non può e non deve appiattire il
proprio ruolo su quello di “segnalatore”: il suo
ruolo è molto più ampio ed importante, anche
nel prevenire eventuali conseguenze negative
che un abuso può produrre.
IL RUOLO DELLA SCUOLA
NELLA CURA -2
Numerose ricerche (Fuligni, Romito, 2002)
hanno rivelato che tra i più importanti fattori
protettivi dalla conseguenze negative di un
abuso compare “l’essere creduti e sostenuti
da adulti anche al di fuori della famiglia”
IL RUOLO DELLA SCUOLA
NELLA CURA -3
CONSEGUENZA
DELL’ABUSO
Scarsa autostima
LA SCUOLA PUO’
FAVORIRE:
Esperienza scolastica
positiva, successo
scolastico
Isolamento
Contatto con i compagni e
amicizie
Sfiducia negli adulti
Insegnanti empatici e
accoglienti
Disinteresse e
Attività scolastiche
appiattimento emozionale creative
IL RUOLO DELLA SCUOLA
NELLA CURA -4
Qualora il bambino sia coinvolto in un
percorso di sostegno e di supporto
terapeutico è necessario che oltre ai
genitori anche il contesto scolastico sia
informato e coinvolto in questo processo
La scuola può contribuire a rafforzare e
promuovere il processo di ripresa del
bambino
UN INTERVENTO DI RETE
La tutela dell’infanzia dagli
abusi richiede un lavoro di
rete. Perché questo si
realizzi è necessario
abituarsi a:
lavorare insieme,
scambiare informazioni
condividere obiettivi
Oltre alle
competenze degli
insegnanti sono
necessarie buone
collaborazioni
all’interno della
scuola
e tra scuola e
comunità (ad
esempio, medici,
assistenti sociali
ed esperti di
salute mentale) .
IL RUOLO DEL CONTESTO
• L’azione della scuola e degli insegnanti si
somma alle influenze che derivano
dall’ambiente fisico e sociale;
• Quest’ultimo influenza i bambini, ma
anche l’ambiente scolastico e gli
insegnanti.
All’interno della scuola è necessaria l’attivazione degli insegnanti, ma anche dei
genitori e dei bambini
Il protocollo di Modena:
il ruolo della scuola
I protocolli di Modena
PROTOCOLLO D’INTESA PER LE
STRATEGIE DI INTERVENTO E
PREVENZIONE SULL’ABUSO E LA
VIOLENZA ALL’INFANZIA E
ALL’ADOLESCENZA
Il protocollo di Modena: il ruolo
della scuola
“La Scuola, infatti, per la quotidianità dei contatti
con i bambini, rappresenta un fondamentale
contesto di osservazione e vigilanza poiché ha la
possibilità di cogliere, con immediatezza, i segnali
di sofferenza e di disagio che i bambini, spesso
incapaci di mettere in parola l’esperienza,
manifestano con i loro comportamenti”.
Una scuola informata - 1
“In particolare è necessario che la Scuola conosca, se pur
in termini generali, i singoli progetti, gli obiettivi
professionali cui si tende, gli interventi che si mettono in
atto e quindi i dispositivi dei decreti della giustizia
minorile relativi alla potestà genitoriale e alle
eventuali prescrizioni alla famiglia,
famiglia in quanto
attribuiscono al Servizio una legittimazione esterna a
gestire l’interesse del minore ( v. art. 330 e seguenti C. C.).
Non saranno date invece comunicazioni in ordine a
provvedimenti di adozione e di affidamento preadottivo
(v. art. 73 L. 184/83). “
Una scuola informata - 2
“Nei casi di separazione conflittuale,
conflittuale ove il Servizio
svolge un ruolo di mediazione tra la coppia genitoriale e di
sostegno delle relazioni, l’Assistente Sociale informerà
circa la regolamentazione dei rapporti tra il minore e i suoi
genitori, in modo particolare quando questi interessino
direttamente la Scuola, dandone anche comunicazione
scritta quando vi siano restrizioni per l’uno o l’altro
genitore.
E’ utile che tali notizie siano consegnate al dirigente
scolastico, per l’importante funzione di autorità,
coordinamento e organizzazione che egli assolve“
Una scuola informata - 3
“Si ritiene utile sollecitare un’attenzione particolare per i
minori collocati in affido familiare:
familiare la doppia
appartenenza del minore rende necessario il
coinvolgimento di entrambe le famiglie nel rapporto con
l’Istituzione scolastica. La differenziazione dei ruoli e delle
comunicazioni e quindi le modalità degli scambi, dopo
essere stati definiti in sede d’équipe con le due famiglie,
verranno comunicati alla Scuola, in modo tale da
facilitare a tutti quanti la gestione di relazioni
sicuramente complesse e spesso ambivalenti. “
Una scuola informata - 4
“E’ il caso qui di ricordare anche la particolarità dei casi la
cui tutela è attribuita all’Amministrazione locale. In
queste situazioni il Servizio Sociale ricopre funzioni
genitoriali, assumendo nei confronti del minore
responsabilità che vanno oltre i confini della dimensione
professionale.
Ciò comporta una diversa organizzazione della relazione
tra Scuola e Servizi, ove l’Assistente Sociale, che esercita
le funzioni di tutela, diviene l’interlocutore privilegiato
dell’insegnante e del dirigente scolastico, essendo
sospesa o decaduta la potestà genitoriale.”
Una scuola informata - 5
“Nel caso in cui vi siano minori che sono già seguiti dal Servizio
Sociale e/o dal Tribunale per i Minorenni, il Servizio Sociale si
impegna ad informarne la scuola (nella persona del Dirigente
scolastico) o altre organizzazioni ( i responsabili o rappresentanti
legali) per le parti di competenza o nello specifico interesse del
minore.
Ciò, fermo restando che operatori pubblici o incaricati di pubblico
servizio sono tenuti alla riservatezza rispetto a tali informazioni.
Verrà altresì comunicato il nome dell’operatore del Servizio Sociale
che ha in carico la situazione.
In questo modo, sarà più agevole la comunicazione tra gli operatori, più
facile il monitoraggio del caso da parte del Servizio Sociale e si darà alla
scuola e alle altre organizzazioni la possibilità di contattare il Servizio al
bisogno, se vi fossero informazioni a loro parere rilevanti da riferire”
Rapporti scuola-servizi
“Gli incontri che avranno cadenza periodica e
regolare tra operatori scolastici e operatori sociali
saranno anche la sede elettiva per le
segnalazioni di situazioni nuove,
nuove sconosciute al
Servizio.
In quel contesto potranno essere richieste
consulenze rispetto al possibile significato di
comportamenti del minore e/o della sua famiglia
e rispetto agli atteggiamenti più appropriati nel
contesto scolastico”
Scuola - famiglia-servizio
“Qualora emergano elementi tali da rendere necessario
l’intervento diretto del Servizio, perché si è di fronte a una
condizione di sofferenza del minore, la Scuola , nella
persona del Direttore Didattico, curerà l’invio della
famiglia al Servizio.
Servizio
Tale invio, per essere efficace, deve essere concordato ,
oltre che con la famiglia ,con l’Assistente Sociale,
prevedendo le necessarie informazioni di ritorno. La
famiglia verrà quindi invitata a prendere contatto
personalmente con l’operatore che le verrà indicato e sarà
informata che, in caso contrario, la Scuola provvederà a
una segnalazione scritta”
Il servizio come luogo di confronto
“In ragione dell’interesse prioritario del minore e
dell’insostituibile ruolo di prevenzione del disagio
che la Scuola esercita, è infatti possibile uno
scambio di notizie sui minori, che ancora ha il
carattere del confronto professionale e quindi
della richiesta di consulenza, senza la
preventiva informazione al genitore che è
invece utile quando ai Servizi si richieda un
intervento”
intervento
Scuola - famiglia - 2
Si esclude l’informazione e il
coinvolgimento delle famiglie solo
quando si sia di fronte a situazioni di
sospetto abuso sessuale intrafamiliare,
di maltrattamento o, comunque in cui
si ha un forte motivo di credere che il
coinvolgimento della famiglia si traduca
in un aumento del ricatto e della
violenza in famiglia sul bambino”
bambino
Scuola e obbligo di segnalazione
“Sono tenuti a segnalare le situazioni di
disagio minorile tutti gli operatori sanitari
che operano nel campo dell’infanzia, e
anche tutti gli operatori che operano nella
scuola sia pubblica che privata”.
Pregiudizio o reato?
“Spesso per l’operatore scolastico o sanitario è difficile
stabilire il confine tra pregiudizio e reato.
Altre volte, le situazioni che si presentano sono più
sfumate e di non semplice interpretazione, e gli
operatori coinvolti non capiscono bene se si tratta di
semplice pregiudizio legato ad una situazione
familiare problematica o se ricorrano anche gli estremi
di reato (spesso del resto le due situazioni sfumano
l’una nell’altra)”
Il ruolo della scuola nella
prevenzione
“Favorire l’elaborazione di progetti comuni
per attività di informazione, nella scuola e
negli altri contesti educativi, rivolti anche
alle famiglie ed ai minori e finalizzati allo
sviluppo di capacità relazionali a scopo
autoprotettivo”
TELEFONO AZZURRO E LA SCUOLA: IL PROTOCOLLO
DI INTESA CON IL MINISTERO PER L’ISTRUZIONE
Il 7 ottobre 2010 il MIUR e Telefono Azzurro hanno sottoscritto un
Protocollo d’Intesa in cui Telefono Azzurro si impegna a:
Collaborare con gli organismi del sistema educativo e formativo per
studiare e ricercare metodologie e buone pratiche per ridurre e
prevenire i fenomeni della dispersione scolastica, del bullismo, del
disagio giovanile, delle difficoltà nell’apprendimento, e dei rischi
legati all’utilizzo delle nuove tecnologie
Promuovere l’educazione alla convivenza civile , sociale e solidale,
e l’educazione alla legalità
Favorire l’integrazione scolastica di stranieri e nomadi
Sperimentare forme di consulenza e sostegno psicopedagogico
alle famiglie, al personale operante nelle scuole e agli studenti
Predisporre percorsi formativi per il personale scolastico
Promuovere azioni di sensibilizzazione nelle comunità locali
ATTIVITÀ NELLE SCUOLE
Telefono Azzurro è stato accreditato quale
Ente formatore dal Ministero dell’Istruzione
con decreto MIUR del 2 agosto 2005.
In tal senso, realizza in tutta Italia corsi di
formazione e laboratori educativi sui temi:
prevenzione dell’abuso, i rischi di Internet,
bullismo e cyberbullismo.
In sintesi,
nell’a.s. 2009/2010
sono stati raggiunti:
7450 bambini e ragazzi
5480 genitori
1020 insegnanti
44 personale Ata
ATTIVITA’ NELLE SCUOLE - 2
LABORATORI DI PREVENZIONE
PRIMARIA NELLE SCUOLE
sui temi: educazione all’affettività,
bullismo, rischi connessi all’utilizzo di
internet
LA FORMAZIONE
Corsi interregionali per insegnanti delle scuole primarie e secondarie
di primo grado sui seguenti temi:
- Abuso
- Bullismo
- Disagio dei minori stranieri
- Rischi relativi all’utilizzo di Internet
LA RISPOSTA DI TELEFONO
AZZURRO AI BAMBINI
Linee
Lineedi
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contenuti
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dannosi/illegali
L’ascolto
L’ascoltoeelalaformazione
formazionecome
come
strumento
strumentodidiprevenzione
prevenzione
dell’abuso
dell’abusosessuale
sessuale
Intervento
Interventoininemergenza
emergenzanei
neicasi
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abuso
abusosessuale
sessualeinincollaborazione
collaborazione
con
i
servizi
e
le
istituzioni
con i servizi e le istituzionidel
del
territorio
territorio
Per offrire un servizio sempre più vicino ai giovani, che utilizzano le nuove
tecnologie, Telefono Azzurro ha recentemente attivato anche un servizio di
consulenza on line raggiungibile attraverso i siti www.114.it e www.azzurro.it
Il SITO WWW.AZZURRO.IT
MATERIALI DIVULGATIVI PER GENITORI,
INSEGNANTI E RAGAZZI
LA BIBLIOTECA DI TELEFONO AZZURRO
Telefono Azzurro in collaborazione con ART realizza una collana dedicata a
genitori ed educatori per aiutarli ad affrontare le problematiche che possono
sorgere nel corso della vita dei ragazzi.
Con il progetto “La biblioteca di Telefono Azzurro” intende creare manuali
dedicati a tematiche specifiche, frutto dell’esperienza maturata in oltre 20
anni, quali il bullismo, la sicurezza in Internet, i Social network, la separazione
e il divorzio dei genitori..
Grazie dell’attenzione
Per ulteriori informazioni:
www.azzurro.it
www.abuso.unimo.it