Le Professioni nell`Information Technology

Le Professioni nell’Information Technology.
Corso di Economia dell’Informazione
Le Professioni nell’Information Technology
L’edizione del 1971 del Dizionario1 del Devoto Oli riporta al termine professione “Attività
esercitata in modo continuativo a scopo di guadagno”; aggiunge che comunemente si intende una
“Attività intellettuale per l’esercizio della quale sia richiesta la laurea o una particolare
abilitazione”. Per professionista “Chi esercita professionalmente un’attività intellettuale”, e anche
un “Atleta che pratica uno sport a livello professionale”.
Oggi il Thesaurus di Word, che sempre più spesso sostituisce nella pratica il ricorso al Dizionario,
associa al termine professione i significati di dichiarazione, pubblica promessa e quello di lavoro;
quest’ultimo riporta come sinonimi: impiego, attività, mestiere, carriera, arte, specialità, ufficio,
condizione, stato, missione, vocazione.
Questo lavoro si propone di analizzare il mercato del lavoro connesso all’Information (and
Comunication) Technology2; saranno presentate le caratteristiche delle curve della domanda e
dell’offerta, nonché le peculiarità del bene in questione, evidenziando i principi ed i modelli
economici studiati durante il corso di Economia dell’Informazione o comunque presenti nei testi
indicati a supporto dello stesso. Non saranno approfonditi gli stessi principi in ogni paragrafo in cui
il lavoro si struttura, anche perché l’obiettivo principale è quello di dimostrare la comprensione dei
temi presentati a lezione, non certo quello di scrivere un trattato sull’argomento3.
1
2
3
Mi sembra quasi di esser tornato alle elementari, quando la maggior parte delle ricerche da effettuare a casa iniziava dal
Dizionario. Anche se in realtà la mia “ricerca” si è svolta essenzialmente saltando dalla ragnatela di Internet alle riviste e
ai libri classici (vale a dire stampati e rilegati, che, anche solo nel 1990, era invece l’unico modo di concepire una
pubblicazione), la marea di informazioni da cui sono stato investito mi suggerisce, in questa fase di sintesi, di volare
basso.
Con il termine ICT si intende l’insieme IT esteso al settore Comunicazione, comprensivo sia delle telecomunicazioni (es.
telefonia fissa e mobile) sia dei media (in modo particolare quelli televisivi); molte analisi e relazioni, da qualche anno a
questa parte, si focalizzano sul settore ICT, anche per l’importanza del multimediale nella rete Internet.
Inutile nascondere che il vero obiettivo è passare l’esame; sarebbe poi quanto meno presuntuoso ritenere che pochi mesi
di studio (da dividere con il lavoro, tra l’altro) mi abbiano reso un professionista in economia al punto tale di riuscire a
scrivere addirittura una trattazione!
Giancarlo Corò
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Il mercato.
Anche se nel linguaggio comune al termine mercato si associa l’immagine di un luogo fisico dove
vengono scambiati beni, in economia lo si mette in relazione alla presenza di un gruppo di
acquirenti e venditori in grado di commerciare.
Ma mentre nei mercati
dei prodotti, sono le
famiglie a domandare
beni e servizi e le
imprese a fornirli, nei
mercati del lavoro i
ruoli sono invertiti.
Il metodo adottato per
lo studio di tali mercati
è quello di considerare
il lavoro delle persone
come una merce, alla
stregua di qualunque
cosa che si acquista e si
vende nel mercato.
Domanda di
beni e
servizi
Mercati dei
Prodotti
Famiglie
Offerta di
beni e
servizi
Imprese
Mercati
delle
Risorse
Offerta di
risorse
Domanda di
risorse
Chiaramente vi sono differenze rispetto agli altri beni oggetto del commercio, soprattutto perché le
persone che vendono il loro lavoro non valutano solo il prezzo, ma elementi quali: la distanza da
casa, il prestigio o, in senso lato, il futuro datore di lavoro. Inoltre il salario percepito, da una o più
occupazioni svolte, determina la qualità del cibo, dell’abbigliamento e di tutto ciò che serve al
singolo e alla propria famiglia.
Non esiste un unico mercato di beni, e neppure un unico mercato del lavoro.
Infatti questo lavoro si limita ad analizzare il mercato del lavoro italiano connesso all’Information
and Comunication Technology; possiamo considerare, in Italia, il mercato del lavoro dell’ICT
perfettamente concorrenziale?
La risposta sarebbe positiva se tale mercato potesse soddisfare, pur non rigorosamente, le seguenti
tre condizioni:
1. presenza di un gran numero di acquirenti (imprese) e venditori (individui);
2. eguaglianza di tutti i lavoratori per le imprese;
3. assenza di barriere all’entrata o all’uscita.
La particolarità del mercato del lavoro legato all’ICT non è tanto il fatto che non sia “perfettamente
concorrenziale” quanto l’attuale difficoltà nel raggiungere il punto di intersezione, di equilibrio, tra
la curva aggregata di domanda e quella di offerta del lavoro.
Giancarlo Corò
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In questa considerazione sono richiamati alcuni concetti espressi a lezione e presenti nei libri
suggeriti per il corso:
parlando di curve aggregate intendiamo riferirci alla rappresentazione grafica della “totalità”
delle quantità domandate / offerte di un bene in corrispondenza di diversi prezzi, a parità di altre
condizioni;
per una particolare categoria di lavoro, l’intersezione delle due curve determina il salario e
l’occupazione di mercato;
anche nei mercati del lavoro le curve di domanda e offerta hanno le stesse inclinazioni viste per
i mercati di beni e servizi;
l’inclinazione verso il basso della curva di domanda di ogni mercato del lavoro è dovuta
essenzialmente al fatto che un tasso salariale più alto:
• aumenta i costi marginali delle imprese, provocando una riduzione della produzione e
dell’occupazione;
• incrementa il costo relativo del lavoro offerto in un determinato mercato, portando le
imprese a sostituirlo con altri input, come il capitale o altri tipi di lavoro;
la curva di offerta di ogni mercato del lavoro è inclinata verso l’alto fondamentalmente perché
un tasso salariale più alto:
• induce alcuni di coloro che non stanno lavorando a cercare un posto;
• attrae coloro che stanno lavorando in altri mercati del lavoro.
Il termine skill4 shortage riassume il motivo principale dell’attuale difficoltà che le imprese hanno
nel soddisfare la domanda di professionisti in ICT. Per le imprese, infatti, non tutti i lavoratori sono
uguali: servono specifiche competenze per ricoprire particolari posizioni, per svolgere determinati
compiti, per assumere specifici ruoli.
Prima di proseguire nell’approfondimento economico dei motivi e delle conseguenze di questa
particolare “distanza” tra domanda e offerta, vediamo “concretamente” di quali professioni parlano
le riviste ed i media in genere, traendo spunto da un recente articolo.
Le 10 figure professionali più richieste nel 2000 e 2001
Anno 2000
Anno 2001
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
Account Manager
Project Manager
Progettista di Architetture Software
Web/e-biz Project Manager
Consulente Tecnologico
Consulente CRM
Consulente e-business
Programmatore (html)
Sistemista di Reti TLC
Sistemista di Rete Internet
Programmatore (Xml, Java, …)
Consulente e-business
Web/e-biz Project Manager
Project Manager
Security Manager
Field Service Engineer
Internet Products/Solution Sales
Product Marketing Manager
Account Manager
Consulente Tecnologico
New
Entry
(Fonte: Assinform / NetCounsulting)
… Osservando la dinamica delle professionalità più richieste nel settore ICT su un
arco temporale relativamente breve, si può notare come la loro gamma cambi
rapidamente e, nel contempo, si arricchisca di nuove figure. Nel 2000 si è registrata una
richiesta molto elevata soprattutto di Account e Project Manager, che fossero in grado di
4
Potremmo tradurre skill con abilità, intesa come la somma di attitudini personali e di conoscenze, acquisite sia con la
formazione sia dalle esperienze effettuate.
Giancarlo Corò
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dialogare con il cliente, comprendendone i bisogni, e di gestire problematiche complesse.
A queste si accompagnava il bisogno di consulenti tecnologici e funzionali a supporto,
fino a professioni che supportassero la creazione del progetto applicativo stesso.
Nel 2001 si registra un cambiamento delle richieste delle aziende. Se l’e-business è
l’attività prevalente, questa si declina e viene implementata con diversi specialismi che
vanno dalle fasi più tipicamente di sviluppo a quelle più consulenziali e di gestione
progettuale, incluse quelle relative a garantire la sicurezza dei sistemi e la conoscenza
specifica dei prodotti e delle soluzioni. [1]
Giancarlo Corò
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Perché aumenta la Domanda – l’Impresa.
Riassumiamo, prima di tutto, quanto, nel corso delle lezioni, abbiamo visto relativamente alla
produzione e ai costi delle imprese. La ragione di questo ripasso è giustificare economicamente
l’aumento della presenza delle cosiddette nuove tecnologie all’interno di (quasi) tutti i settori
produttivi.
La produzione che avviene in un’impresa con dipendenti, rispetto a quella individuale, offre i
vantaggi della specializzazione (dei singoli lavoratori), dei costi di transizione5 più bassi e dei rischi
ridotti per i dipendenti. La quantità massima di prodotto che un’impresa può realizzare utilizzando
diverse combinazioni di input (lavoro, capitale e terra) viene indicata come la funzione di
produzione. Nel breve periodo, almeno un input è fisso; nel lungo periodo, tutti gli input possono
essere variati.
In [2], quando vengono presentati questi argomenti, troviamo “Il modo in cui questi input
possono essere combinati per realizzare i prodotti rappresenta la tecnologia dell’azienda.
Lasciamo a ingegneri e scienziati il compito di studiarla e di trovare il modo di
migliorarla. Gli economisti la considerano come data, come un vincolo per la produzione
di un’impresa, espresso dalla funzione di produzione dell’impresa stessa”.
Ma è sempre in [2] che troviamo, una ottantina di facciate più avanti dopo aver definito una serie di
curve di costo medio, di breve e di lungo periodo (ATC e LRATC), dopo aver analizzato il livello
di produzione che massimizza il profitto, adottando gli approcci del ricavo totale e del costo totale
(TR e TC) e del ricavo marginale e del costo marginale (MR e MC), dopo aver giustificato la regola
delle cessazione dell’attività di un’impresa, dopo averne approfondito le conseguenze che
all’interno dei mercati concorrenziali porta alla nozione del profitto nullo nel lungo periodo, dopo
tutto questo si legge “Possiamo riassumere l’impatto di una innovazione tecnologica nel
seguente modo:
In condizioni di concorrenza perfetta, una innovazione tecnologica porta a uno
spostamento verso destra della curva di offerta del mercato, con conseguente
riduzione del prezzo; nel breve periodo, le imprese che l’avranno adottata per
prime potranno godere di un profitto economico, ma nel lungo periodo tutte
coloro che la utilizzeranno realizzeranno un profitto economico nullo; le imprese
che si rifiutano di adottarla non sopravviveranno”.
Dovrebbe apparire chiaro che la ragione per cui le imprese devono adottare le innovazioni
tecnologiche che riducono il costo dei beni o servizi che producono è la loro stessa sopravvivenza
nel lungo periodo.
Vi sono, però, costi che la quasi totalità delle imprese sostiene e che non sono direttamente
riconducibili al bene prodotto: l’impresa di costruzioni edili, anche se non ha uffici di segreteria,
ragioneria, gestione del personale, approvvigionamento e così via, ha sicuramente qualche persona
che di queste cose si occupa. E questa persona deve necessariamente “scambiare” informazioni con
il capo cantiere, per le presenze dei dipendenti, con il commercialista, con i fornitori, con possibili
clienti, con gli uffici pubblici per le autorizzazioni, con il resto della società.
5
Il costo di transizione viene misurato in termini di tempo, sforzo e preoccupazioni implicate nello svolgimento di una
attività commerciale (ricerca dei fornitori, trattativa d’affari, …).
Giancarlo Corò
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Il grafico a fianco è
stato presentato nel
corso del convegno
dal titolo “I mutati
scenari dell’ ICT” [3]
che si è tenuto a
Roma l’11 dicembre
2001.
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TEMPO NECESSARIO PER RAGGIUNGERE LA
PENETRAZIONE DI 10 MILIONI DI UTENTI
38
Telefono
22
Fax
9
Video Registratore
Questi dati mettono in
Mobile
9
luce un concetto che
Personal Computer
7
non è quasi mai
espresso in modo
Tecnologia WWW
4
chiaro ed esplicito,
ma che si potrebbe
sintetizzare così: per una impresa il lungo periodo diventa sempre più breve. Ricordiamo infatti che
nel “lungo periodo”, dal punto di vista della funzione di produzione per l’impresa, tutti gli input
variano, ma considerando sempre costante la tecnologia che consente la produzione del bene o
servizio di quell’impresa.
In [4] troviamo un passaggio che non concorda perfettamente, a livello di numero di anni, con i dati
presentati a Roma, la cui fonte è un’analisi di Bozz-Allen & Hamilton,
Eppure, parlando delle esternalità di rete e di standard tecnologici, leggiamo che:
“Le tecnologie caratterizzate da consistenti effetti di rete tendono a esibire
periodi molto lunghi di introduzione della tecnologia, seguiti da una crescita
esplosiva. Questo andamento è noto come feedback positivo: al crescere del
numero di utenti che si sono già dotati delle nuova tecnologia, un numero
sempre maggiore di altri utenti vengono da questa attratti. Nel caso in cui venga
raggiunta la massa critica, allora il prodotto conquista il mercato. Le macchine
per l’invio dei fax costituiscono un esempio di questa dinamica tipica.
L’inventore scozzese Alexander Bain ottenne il brevetto per la tecnologia delle
macchine fax già nel 1843, mentre negli Stati Uniti AT&T introdusse la
trasmissione fotografica via cavo nel 1925; nonostante ciò le macchine per fax
rimasero un prodotto di nicchia fino alla metà degli anni Ottanta. In cinque
anni, la domanda e l’offerta di fax crebbe a una velocità esplosiva. Prima del
1982, praticamente nessuno possedeva un fax; dopo il 1987, la maggior parte
delle attività commerciali si erano dotate di almeno un apparecchio.”
Giancarlo Corò
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Perché aumenta la Domanda – il Sistema Paese.
Abbiamo visto che l’introduzione delle innovazioni tecnologiche è una necessità per le imprese,
almeno nel lungo periodo. Ma anche lo Stato, il Governo, ha qualche giustificazione economica a
far sì che aumenti la domanda di professionisti dell’ICT, in quanto strettamente legata alla
diffusione delle nuove tecnologie nel Paese.
Abbiamo anche visto che le imprese commerciali adottano velocemente le tecnologie che
consentono lo scambio di informazioni, quando queste raggiungono la cosiddetta massa critica.
Questa è forse una delle esternalità più evidenti dell’ICT, e non vi è dubbio che questa sia una
esternalità positiva, in quanto possiamo ritenere riduca i costi marginali di scambio di informazione.
Purtroppo un libero mercato che presenti una esternalità positiva legata alla produzione o al
consumo di un bene sarà inefficiente; in un equilibrio di mercato, il beneficio marginale di cui
godono tutte le parti supera il costo marginale da esse sostenuto.
L’esempio che [2] porta per dimostrare tale affermazione, ma anche per ipotizzare l’entità di un
efficiente intervento governativo quando ci si trovi di fronte ad esternalità positive, è quella
dell’istruzione universitaria. Supponendo di riuscire a misurare i benefici marginali apportati alla
società dal “bene” in questione (in questo caso un laureato in più) l’intervento dovrebbe essere
inferiore per importo al valore misurato, e rivolto tanto agli acquirenti quanto ai venditori
“aggiuntivi” (nell’esempio ipotizza una riduzione di tasse per uno studente che non si sarebbe
iscritto6 e un contributo di pari importo per l’Università che lo accoglie).
L’indicazione che ne traiamo è quella che un sussidio governativo al più pari alla differenza tra il
beneficio sociale marginale e il beneficio privato marginale può correggere una esternalità positiva
e rendere un mercato efficiente. Ricordiamo, comunque, che un sistema economico efficiente non è
necessariamente equo.
Ad ogni modo gli economisti concordano sull’importanza di tre obiettivi macroeconomici
principali: rapida crescita economica, piena occupazione e prezzi stabili.
La crescita economica avviene quando la produzione (il prodotto interno lordo reale) cresce più
rapidamente della popolazione; l’individuo medio, in questo caso, può godere di un migliore tenore
di vita. Ma la fonte principale dei redditi delle famiglie, nelle economie di mercato, è costituita dai
compensi di lavoro; la piena occupazione diventa quindi un altro importante obiettivo governativo.
Il terzo obiettivo macroeconomico, la stabilità dei prezzi, è importante perché l’inflazione impone
dei costi alla società, rendendo anche in questo caso il mercato inefficiente.
In effetti i Governi nazionali e comunitari hanno avviato alcuni interventi che contribuiscono a
ridurre la distanza tra domanda e offerta di figure professionali dell’Information and Comunication
Technology.
In questa fase, però, si desidera focalizzare l’attenzione da una parte sul PIL ed il legame esistente
con le rivoluzioni industriali, dall’altra sull’incidenza del capitale umano sulla crescita economica
dei diversi Paesi.
6
Forse è inutile ricordare che ogni individuo si trova ad affrontare le scelte in condizioni di scarsità, che siamo di fronte ad
un costo opportunità superiore alle tasse universitarie ma inferiore all’importo ridotto di tali tasse, ma devo pur sempre
dimostrare di aver studiato per passare l’esame: vero?
Giancarlo Corò
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Le Rivoluzioni Industriali e la crescita del PIL
- PIL mondiale pro capite, anno 1000 = 100
4.000
3.500
3.000
PIL
2.500
2.000
1.500
1.000
500
1000
1100
1200
1300
1400
1500
1600
1700
1800
1900
2000
Anni
Nel corso del già citato convegno su “I mutati scenari dell’ICT” dell’11 dicembre 2001, è stato
mostrato un grafico simile a questo [3], riguardante il PIL mondiale pro capite, e sono stati
evidenziati i seguenti punti:
• negli ultimi 2 secoli si trovano:
la rivoluzione industriale UK (motore a vapore) tra 1780 ed il 1840;
l’era delle ferrovie, dal 1840 al 1890;
il periodo dell’energia elettrica e dell’automobile, dal 1890 al 1950;
• fino al 18° secolo l’aumento medio dell’output mondiale pro capite era dello 0,1% annuo;
• per i successivi 200 anni tale aumento medio era del’1,2% su anno.
Tenuto conto che il prodotto di un sistema
economico non può superare il PIL
potenziale o di piena occupazione per un
periodo
molto
lungo,
vediamo
sinteticamente come si determina il PIL
potenziale e quali siano i fattori responsabili
della sua crescita.
Stato della tecnologia
Lavoro
Capitale
Un sistema economico, proprio come
Terra e
avviene per la singola impresa, ha una
risorse
funzione di produzione (questa volta
naturali
aggregata) che indica, per un determinato
stato della tecnologia, la quantità massima
di prodotto realizzabile a partire da ogni combinazione di risorse.
Funzione di
produzione
aggregata
Prodotto
potenziale
Ne consegue che la crescita economica deriva da due fonti:
1. incrementi delle quantità di terra, lavoro e capitale;
2. progresso tecnologico.
Per quanto riguarda l’incidenza del progresso economico sulla funzione di produzione si è già
illustrato a sufficienza. Vale comunque la pena di evidenziare come il tasso del progresso
Giancarlo Corò
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tecnologico di un sistema economico dipenda in gran parte dalla spesa totale che le imprese
destinano alla ricerca e allo sviluppo; chiaramente le politiche che incrementano tale spesa
aumenteranno la velocità del progresso tecnologico.
Per quanto riguarda l’incremento delle quantità di terra, lavoro e capitale che portano ad un
innalzamento del tenore di vita, la nostra attenzione si focalizza sul lavoro e sul capitale umano.
Considerando congiuntamente l’aumento dello stock di capitale e della forza lavoro, introduciamo il
concetto di capitale per lavoratore, ossia il rapporto tra la quantità totale di capitale e l’occupazione
totale. Una crescita più rapida dello stock di capitale rispetto all’occupazione comporta un
incremento della produttività del lavoro. Se però pensiamo allo stock di capitale in senso più
generale, vi includiamo anche il capitale umano, ossia le abilità e le conoscenze possedute dai
lavoratori7.
Dopo tutto, gran parte dei tipi di capitale fisico (i computer, gli scanner per la
TAC e anche i badili) apporteranno un contributo modesto al prodotto se i
lavoratori non sanno come utilizzarli [2].
Vi sono, perciò, diversi motivi economici per cui i governi dovrebbero attuare politiche correttive
nel mercato di lavoro delle professioni ICT. Ne aggiungiamo un’altra, prendendo spunto da un
approfondimento di una lezione del corso di Economia Politica di Ca’ Foscari [5].
Gregory Mankiw è dell’avviso che il fenomeno dei rendimenti decrescenti del
capitale sia in grado di rallentare, nel lungo periodo, la crescita nei paesi più
ricchi e di accelerare quella dei paesi più poveri. … ciò potrebbe garantire la
convergenza tra paesi ricchi e paesi poveri. … vari autori, tra cui Robert Lucas,
hanno messo in dubbio questa ipotesi sottolineando come il progresso
tecnologico e l’aumento dello stock del capitale umano siano in grado di
contrastare la contrazione del rendimento del capitale nei paesi che, avendone
in abbondanza, ne investono molto nella produzione.
… Robert Lucas propone una riflessione basata sulla funzione di produzione
aggregata secondo la quale il tasso percentuale di crescita del PIL medio per
addetto …, risulti maggiormente sostenuto dall’incremento percentuale del
“capitale umano” piuttosto che dall’incremento percentuale del “capitale per
addetto”. Da questa riflessione si può ricavare una sorta di ricetta per la
crescita. … La chiave di volta è la possibilità che il capitale umano sia in grado
di garantire l’esistenza di rendimenti crescenti di scala.
… Nel caso in cui la produttività totale dei fattori e il capitale umano siano
costanti, la crescita del prodotto per addetto (produttività media) e il rendimento
marginale del capitale scenderebbero, … . Tuttavia, il contestuale aumento della
produttività totale e l’espansione dello stock di capitale umano, che avviene
attraverso l’accumulo di conoscenza, sembrano porre un freno al fenomeno dei
rendimenti decrescenti.
… In definitiva, il tasso di crescita dipende dall’incremento della produttività
totale dei fattori …, dall’aumento del grado di capitalizzazione e dalla crescita
del capitale umano. Il paese che riesce ad importare risparmio, per fare
investimenti fissi, ad importare capitale umano e far ricadere all’esterno
l’investimento dei singoli nel proprio capitale umano, cresce velocemente.
Anche in Italia, in Europa, esistono zone meno ricche o addirittura depresse. Poiché il capitale non
si dirige “volontariamente” verso i Paesi poveri, i governi cercano di favorire l’investimento in
queste aree proprio per favorire la convergenza tra regioni ricche e povere italiane ed europee.
7
È evidente il legame esistente tra questa definizione ed il termine skill, la cui carenza è la causa principale della
differenza tra domanda e offerta di professionisti ICT.
Giancarlo Corò
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Il bene: le figure professionali in ICT
All’inizio di questo lavoro sono state presentate le 10 figure professionali più richieste nel 2000 e
nel 2001 nel comparto ICT. Si potrebbe pensare che fornitori e consumatori di questo bene
conoscano in modo adeguato le caratteristiche, le proprietà, le implicazioni delle professioni rivolte
al mondo dell’Information and Comunication Technology.
In realtà la situazione si presenta in modo molto diverso.
L’ISTAT [6] classifica tutte le figure professionali presenti in Italia in 9 diverse classi:
6. Artigiani, operai specializzati e agricoltori.
1. Legislatori, dirigenti e imprenditori.
7. Conduttori di impianti, operatori di
2. Professioni intellettuali, scientifiche e di
macchinari fissi e mobili (anche in
elevata specializzazione.
agricoltura) e operai di montaggio
3. Professioni intermedie (tecnici).
industriale.
4. Professioni esecutive relative
8. Personale non qualificato.
all’amministrazione e gestione.
5. Professioni relative alle vendite ed ai servizi 9. Forze Armate.
per le famiglie.
È interessante notare come nella categoria 1.1.2.6 - direttori generali, dirigenti generali, dirigenti
superiori, primi dirigenti ed equiparati delle amministrazioni dello Stato, delle Aziende Autonome,
degli enti pubblici non economici, delle universita' e degli enti di Ricerca vi sia anche la presenza
del Manager di Aziende Pubbliche HIGH-TECH (Ricerca Alta Tecnologia) mentre non
compaia alcun riferimento all’informatica nella categoria 1.2 - imprenditori, amministratori,
dirigenti e direttori di aziende private.
Tra le altre categorie troviamo:
2.1.1.4 - informatici e telematici:
ANALISTA DI PROCEDURE
ANALISTA DI PROGRAMMI
ANALISTA DI SISTEMI
ANALISTA PROGRAMMATORE EDP
BIOELETTRONICO (ESPERTO BIOCHIPS E
BIOCOMPUTERS)
BIOINFORMATICO
CIBERNETICO
INGEGNERE SOFTWARE
PROGETTISTA DI SISTEMI VOCALI
PROGETTISTA SISTEMI ELABORAZIONI
VOCI ED IMMAGINI
PROGRAMMATORE SPAZIALE
SPECIALISTA IN SCIENZE
DELL'INFORMAZIONE
3.1.1.3 - tecnici informatici – programmatori:
ADDETTO ALL'INFOCENTER
CAPO CENTRO EDP
CAPO CENTRO ELETTRONICO
CONSULENTE SOFTWARE
DATA ADMINISTRATOR
PERITO INFORMATICO
PROGETTISTA CONTROLLORE DI BANCHE
DATI
PROGETTISTA E CONTROLLORE DI RETE
PROGRAMMATORE DI SISTEMI
ELETTRONICI
PROGRAMMATORE MECCANOGRAFICO
Giancarlo Corò
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PROGRAMMATORE MINUTATORE DI
PROGRAMMI
TECNICO DI INTERCONNESSIONE CON
SISTEMI COMPLESSI
TECNICO IN TECNOLOGIE
DELL'INFORMATICA
TECNICO SICUREZZA BANCA DATI
TECNICO SPECIALISTA DI APPLICAZIONI
INFORMATICHE
TECNICO SPECIALISTA DI SISTEMI DI
PROGRAMMAZIONE
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3.1.1.4 - tecnici informatici operatori:
ADDETTO ALL'HARDWARE ED AL
SOFTWARE MUSICALE
AGRONICO (TELEMATICA APPLICATA
ALL'AGRICOLTURA INTENSIVA)
BIBLIOTECARIO INFORMATIZZATO
COMPOSITORE INFORMATICO
ELETTROARCHIVISTA
ESPERTO INFORMATICO
NELL'INTERMETRO
ESPERTO INFORMATICO
NELL'INTERPORTO
ESPERTO INFORMATICO PER IL
TRASPORTO FERROVIARIO
OPERATORE CONTABILE
INFORMATIZZATO
OPERATORE INFORMATIZZATO NEL
SETTORE DELLA MODA
PANNELLISTA MECCANOGRAFICO
TECNICO APPARECHI DIAGNOSTICA
COMPUTERIZZATA (TAC, ECOGRAFIA)
TECNICO DELLA CATALOGAZIONE
INFORMATIZZATA
TECNICO DI SERVIZI "A VALORE
AGGIUNTO"
TECNICO DI SISTEMI DI BUROTICA
TECNICO ESPERTO CAD-CAM
TECNICO ESPERTO OFFICE
AUTOMATION
TECNICO IN COMPUTER GRAFICO
TECNICO TURISMATICA (PER
OTTIMIZZARE GESTIONE SISTEMI
INTEGRATI)
Infine, sempre dall’elenco dell’ISTAT, alla voce 4.1.1.2 - operatori su macchine di calcolo e di
elaborazione dati, troviamo (tanto per citarne qualcuna che ha il sapore della preistoria): addetto
alla macchina elettrofatturatrice; addetto alla perforatrice; addetto alla tabulatrice.
Anche se questo elenco può apparire completo, in [7] troviamo una affermazione che può farci
riflettere sulla complessità di una definizione esaustiva delle figure professionali ICT:
Al giorno d’oggi artigiano non è più solo il calzolaio, il fabbro ferraio o
l’impagliatore di sedie. Può rientrare in questa figura giuridica, se ne ha i
requisiti, anche chi offre prodotti o servizi innovativi: ad esempio fotografia
industriale, pubblicità e comunicazione d’impresa, computer grafica, “Desktop
Publishing”, ecc.
Può sembrare inutile sottolineare l’esigenza di una uniformità nella definizione delle professioni
ICT. In realtà questa mancanza di standard8 non agevola il mercato del lavoro: quando si parla di
libero mercato si prevede, tra le altre condizioni, l’assenza di barriere all’entrata e all’uscita dal
mercato stesso. Ma come potrebbero i futuri lavoratori, i fornitori di questo bene, decidere di entrare
nel mercato se non sono chiare le “regole” a cui deve sottostare il proprio prodotto? Se guardando i
contratti di lavoro dei diversi settori non si trova la definizione a cui fino ad oggi il lavoratore
faceva riferimento? Come confrontare le proposte formative che formatori pubblici e privati
pubblicizzano?
Tra i numerosi documenti presenti in rete che affrontano il problema della definizione delle figure
professionali meritano una particolare menzione [8], realizzato da Federcomin e Anasin, e le
informazioni messe a disposizione dall’Autorità per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione,
più precisamente [9].
8
Da [4], alla fine del capitolo Cooperazione e compatibilità, si possono leggere alcuni passaggi utili, come modello, anche
se riferiti in un contesto completamente diverso da questo: “Gli standard accrescono le esternalità di rete e riducono il
lock-in dei consumatori. Inoltre gli standard spostano il piano su cui avviene la concorrenza da una battaglia del tipo ‘ilvincitore-prende-tutto’ verso una battaglia più tradizionale per la conquista di quote di mercato.” E subito dopo: “I
consumatori e i fornitori di prodotti complementari si avvantaggiano della presenza di uno standard a danno delle imprese
che operano sul mercato e dei venditori di prodotti sostitutivi.”
Giancarlo Corò
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In [8] vengono presentate 13 figure professionali, definite sulla base delle esigenze attese dal
mondo del lavoro, e vengono indicati i percorsi formativi per ciascuna di queste:
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tecnico di reti locali;
specialista di sistema in ambiente di rete
locali
gestore di reti
specialista di sistema in ambiente web
web master
progettista di software applicativo
•
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•
•
progettista di architetture software
specialista di sistemi di telecomunicazione
consulente commerciale
analista programmatore object oriented
responsabile MKT e vendite e-business
esperto erp
esperto di linguaggi e tecniche multimediali.
Per ognuna di queste figure vengono precisate alcune tipologie di informazioni; vediamole nel
dettaglio analizzando la figura di “esperto di linguaggi e tecniche multimediali”, benché questa
sembri più la definizione di un “utente evoluto” anziché quella di un professionista in IT9:
Descrizione delle Figura Professionale
… in grado di scegliere le modalità e gli strumenti di comunicazione più idonei per la realizzazione
di un prodotto o di un servizio, sapendo coordinare in modo ottimale i diversi media. … Si rende
perciò necessaria una professionalità innovativa che includa competenze su una vasta gamma di
media. …
Prerequisiti necessari
Lingua Inglese tecnica (in particolare buona capacità di lettura e di interpretazione).
Familiarità con l’utilizzo del personal computer, con strumenti di grafica creativa e con tecniche di
comunicazione.
Competenze di base
Utilizzo di base del personal computer.
Lingua inglese tecnica.
Competenze tecnico-professionali
Nozioni di base di informatica.
Introduzione al multimedia.
Strumenti per la creazione e animazione di immagini.
Tecnologie di streaming.
La multimedialità e il web.
La multimedialità e la produzione di DVD.
Competenze trasversali
Lavorare in gruppo
Competenze proprie della figura professionale
… Conoscenza dei concetti relativi alla multimedialità e agli strumenti hardware e software per il
suo utilizzo. …
Capacità di integrare funzioni di interattività. …
Capacità di realizzare elementi multimediali da incorporare in siti web. …
9
Per altre figure si supera il concetto di “utente evoluto”. Ad esempio l’Analista programmatore object oriented ha come
prerequisito “aver maturato esperienze significative sulle competenze previste dalla figura professionale Progettista di
software applicativo”, e tra le competenze tecnico-professionali leggiamo “… Il linguaggio XML …. Approfondimenti
sulla programmazione a oggetti …” mentre tra le competenze trasversali è indicata “Leadership e team building”.
Giancarlo Corò
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Corso di Economia dell’Informazione
Diverso l’approccio dell’AIPA, come emerge dal documento del maggio 1999, volto alla
definizione dei percorsi formativi per l’accesso ai livelli non dirigenziali delle aree professionali
dell’informatica all’interno del CCNL – comparto ministeri [9].
Gli obiettivi del gruppo di lavoro, formato da rappresentanti dell’AIPA, della Scuola Superiore
della Pubblica Amministrazione e di alcuni ministeri, erano:
definire i profili professionali degli addetti ai sistemi informativi;
individuare i percorsi formativi finalizzati alla loro eventuale progressione di carriera.
Dopo alcuni capitoli nei quali vengono presentati alcuni aspetti contrattuali considerati rilevanti e il
metodo di lavoro seguito, viene riportata una definizione relativa alle tre aree professionali al cui
interno sono collocati i profili professionali.
L’area professionale “Conduzione e Esercizio” riguarda le prestazioni relative alla
pianificazione operativa, alla gestione e conduzione delle risorse dei sistemi di
elaborazione e delle reti di telecomunicazione, all’erogazione di servizi di supporto agli
utenti nell’utilizzo dei sistemi e delle applicazioni. …
L’area professionale “Progettazione e Realizzazione” riguarda le prestazioni connesse
ad attività che concorrono alla progettazione e allo sviluppo di sistemi informativi. …
L’area professionale “Consulenza e Integrazione” riguarda ruoli caratterizzati dalla
componente tecnico-specialistica e dal know-how specifico nel campo delle Tecnologie
dell’Informazione.
Le attività principali riguardano la consulenza alla Direzione-utente (… qualunque
struttura autorizzata a chiedere servizi, la quale assuma il ruolo di “cliente”) in casi di
criticità operative o su tematiche di innovazione tecnologica e di ricerca/sviluppo.
I profili professionali10, invece, vengono analizzati seguendo la struttura contrattuale (Area,
Posizione economica, Declaratoria CCNL) e aggiungendovi le definizioni proposte dal Gruppo di
lavoro AIPA, le conoscenze di base e specialistiche ritenute necessarie, ed i percorsi formativi a tali
conoscenze associate.
Seguono, estrapolate dal documento, le indicazioni proposte per il profilo di Specialista di
sviluppo software.
Requisiti
Diploma universitario o di laurea in Informatica o in Ingegneria Informatica o titolo equipollente (ad
esempio Ingegneria, Matematica, Fisica, Statistica, Economia) e almeno 4 anni di esperienza nel settore.
Attività principali
⇒
⇒
⇒
⇒
⇒
Definizione e redazione delle specifiche funzionali e tecniche per la realizzazione del software.
Analisi e progettazione dell’architettura del sistema informatico.
Analisi e progettazione e realizzazione di componenti software.
Realizzazione di prodotti di analisi.
Interazione – a livello operativo – con i fornitori esterni..
Responsabilità principali
⇒
⇒
⇒
⇒
⇒
10
Rispetto dei piani di lavoro, dei tempi e dei costi.
Appropriatezza e funzionalità delle soluzioni progettate e dei prodotti sviluppati.
Conformità dei prodotti e delle soluzioni agli standard.
Qualità delle componenti di progetto definite.
Manutenzione del software applicativo.
Interessante una precisazione, data dal gruppo di lavoro stesso, del metodo di lavoro seguito per la preparazione di
dettaglio di questi profili “in una seconda fase, attività e responsabilità sono state nuovamente analizzate in maniera
verticale sulle aree di professionalità: infatti, in alcuni casi, le attività risultavano sostanzialmente uguali ai diversi livelli,
mentre ciò che cambiava era il grado di responsabilità connesso all’attività, oppure la dimensione dei problemi da
affrontare e risolvere.”.
Giancarlo Corò
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Corso di Economia dell’Informazione
Conoscenze di base
Modulo Contenuti
CB11
CB12
CB13
CB14
CB15
N. ore
consigl.
20
30
Architettura degli elaboratori.
Impianti di elaborazione: architetture cooperative, Intranet, tecniche di valutazione
delle prestazioni.
Sistemi operativi distribuiti. Metodi di valutazione e confronto dei differenti modelli 20
di sistemi operativi.
Tecniche di analisi e di progettazione di prodotti software.
30
Principi di project management.
20
Conoscenze specialistiche
Modulo Contenuti
CS13
CS14
CS15
Algoritmi e linguaggi: progettazione e ottimizzazione di algoritmi. Strategie di
programmazione efficaci. Linguaggi di prototipazione e di produzione. Uso dei
generatori e dei linguaggi.
Basi di dati: gestione e reperimento delle informazioni, anche non strutturate.
Integrazione di fonti di informazione eterogenee. Basi di dati evolute.
Ingegneria del software.
N. ore
consigl.
30
30
30
Il documento si conclude con una mappa dei percorsi formativi11 proposti per:
i sistemi operativi;
le reti;
i linguaggi di programmazione;
le basi di dati;
il management.
Dal confronto tra attività e responsabilità del profilo appena visto con quello del Coordinatore di
sviluppo software diventa comprensibile il differente livello retributivo esistente tra le due
posizioni.
Attività principali
⇒ Analisi dei requisiti di informatizzazione della “direzione” utente e definizione delle soluzioni
informatiche.
⇒ Pianificazione e controllo delle attività di sviluppo software.
⇒ Gestione dei rapporti con i fornitori esterni.
⇒ Analisi e progettazione di funzioni complesse
⇒ Conduzione diretta di progetti complessi
⇒ Capo progetto, per sviluppo “in house”, oppure di Direttore dei lavori se lo sviluppo è condotto in
outsourcing.
⇒ Controllo e assicurazione della qualità del software.
Responsabilità principali
⇒
⇒
⇒
⇒
Qualità del processo e del prodotto.
Rispetto dei tempi e dei costi dei progetti.
Appropriatezza e funzionalità delle soluzioni adottate.
Controllo del rispetto degli impegni contrattuali (sotto il profilo tecnico-economico) da parte dei
fornitori.
⇒ Efficacia e tempestività negli interventi di manutenzione del software.
11
Un altro aspetto interessante è la possibilità di sovrapporre i diversi momenti formativi con possibili percorsi di carriera,
anche se lo stesso Gruppo di lavoro ha sottolineato l’importanza dell’esperienza proprio per le figure genericamente
denominate “Specialista”.
Giancarlo Corò
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Perché l’offerta è scarsa.
Ripercorriamo qui brevemente alcuni dei concetti e dei principi economici espressi a lezione, utili
per comprendere, almeno in parte, i motivi delle scelte di ciascuno di noi nei confronti del mercato
del lavoro ICT.
Tutte le decisioni economiche prese dagli individui o dalla società nel suo complesso hanno un
costo. La corretta misura del costo di una scelta è il suo costo-opportunità, cioè ciò a cui si
rinuncia quando si opera tale scelta.
Secondo la legge del costo-opportunità crescente, maggiore è la quantità prodotta di un
determinato bene, maggiore è anche il costo-opportunità di produrne ancora di più.
Per efficienza tecnica si intende la situazione in cui si produce la massima quantità di prodotto
possibile a partire da una data quantità di fattori produttivi.
La curva che indica tutte le combinazioni di due prodotti (beni o sevizi) che si possono produrre
con le risorse e le tecnologie disponibili viene definita frontiera delle possibilità di produzione
(PPF).
Un individuo ha un vantaggio comparato nella produzione di un bene se può produrlo con un
minor costo-opportunità rispetto agli altri individui; con vantaggio assoluto si intende, invece, la
capacità di produrre il bene utilizzando meno risorse rispetto agli altri individui.
La curva che indica tutte le combinazioni di due prodotti (beni o sevizi) che si possono
acquistare con un reddito limitato, in presenza di determinati prezzi, viene definita vincolo di
bilancio.
La curva di domanda individuale indica la quantità di un bene o servizio domandata da un
singolo individuo in presenza di diversi prezzi.
La curva di domanda del mercato si trova sommando orizzontalmente le curve di domanda
individuali di tutti consumatori del mercato.
Avevamo anche osservato che:
la curva di offerta di ogni mercato del lavoro è inclinata verso l’alto fondamentalmente perché
un tasso salariale più alto:
• induce alcuni di coloro che non stanno lavorando a cercare un posto;
• attrae coloro che stanno lavorando in altri mercati del lavoro.
Per entrare nel mercato e vendere il proprio lavoro nell’ICT ognuno di noi deve valutare il costoopportunità di questa scelta, che chiaramente differisce dal fatto di avere o meno un altro lavoro, ma
anche il livello ed il tipo di istruzione incide sulle valutazioni, come il salario, i benefit, la distanza
tra abitazione e luogo di lavoro, il tempo libero, e così via.
In particolare, se dalla verifica del possesso delle capacità e conoscenze richieste che l’individuo
effettua, emergesse la necessità di ulteriore formazione, questa inciderebbe sia sul tempo di ingresso
nel mercato che sulla posizione e retribuzione attesa, visto l’investimento necessario per colmare
questo gap di abilità.
In [1] viene commentata un’indagine che NetConsulting ha condotto presso un gruppo di fornitori
ICT dalla quale emerge come, accanto al problema dello skill shortage, diventi fondamentale la
capacità, per le aziende, di attrarre e trattenere le persone chiave e strategiche, ai fini del
mantenimento delle competitività dell’azienda nel tempo. Dopo aver sottolineato come il perseguire
tale obiettivo contribuisca a modificare i pilastri tradizionali della gestione delle risorse umane,
identificabili fino a ieri con il fattore retributivo, negoziato dapprima a livello collettivo e
successivamente a livello aziendale, vengono evidenziate le innovazioni adottate dalle aziende ICT,
Giancarlo Corò
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le quali cercano modalità di gestione delle risorse umane più direttamente correlate alle prestazioni
dell’individuo nell’ambito delle performance e dei successi, non solo economici, dell’azienda.
La prima, è quella che, tradizionalmente, si concentra sull’analisi degli obiettivi
conseguiti dalle singole risorse e ai comportamenti adottati. La seconda, che si sta
progressivamente affermando, è quella che correla la fissazione dell’obiettivo da
raggiungere alle modalità per raggiungerlo, tramite l’analisi e la pianificazione dello
sviluppo professionale delle risorse umane, sulla base dei fabbisogni aziendali, delle
potenzialità e delle inclinazioni personali e che pianifica, di conseguenza, i sentieri di
sviluppo e di carriera e gli interventi formativi su base individuale. La terza è quella che
basa la remunerazione individuale su un insieme di fattori che comprendono:
remunerazione fissa associata alla componente variabile (bonus, premi di produttività,
stock option), a cui si affianca il benefit (autovettura, cellulare, copertura sanitaria,
previdenza integrativa);
iniziative personalizzate di formazione (es. corsi specifici all’estero, mobilità
professionale);
concessione di gradi di autonomia differenziati per attività e progetti per affermare il
senso di responsabilità della risorsa, il suo ruolo all’interno dell’azienda e la sua
visibilità (interna ed esterna);
miglioramento dell’ambiente di lavoro (clima, orientamento alla leadership,
propensione all’innovazione e al rischio, attenzione alla qualità della vita e al
cosiddetto uomo/donna flessibile).
Questo quadro complesso e composito evidenzia come, non solo si tenda a passare nelle
aziende ICT da una gestione delle risorse umane ad una gestione della risorsa umana, ma
di come tutti i cambiamenti e le azioni innovative all’interno di esse assumano come
centrale e strategica quest’ultima, in quanto componente molecolare di una comunità di
risorse umane interagenti.
Anche in questo senso, e cioè nell’assegnazione di un ruolo strategico alle risorse umane
e nell’introduzione in azienda di modalità innovative di gestione di esse, con l’obiettivo
di valorizzarne le competenze e di farle crescere insieme all’azienda stessa, il settore ICT
sta dando un contributo notevole allo sviluppo del Sistema Italia.
Giancarlo Corò
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Riassunto / Conclusione
In questo lavoro sono state analizzate alcune relazioni economiche esistenti nel mercato del lavoro
ICT; sono stati riproposti alcuni dei principi economici presentati a lezione e alcune delle idee
presenti nei testi proposti per il corso di Economia dell’Informazione.
Ognuno di noi ha una propria curva di offerta per entrare in questo mercato come possibile
venditore del proprio lavoro. Caratteristica particolare del MdL analizzato è che la curva di
domanda aggregata di professionisti da parte delle imprese non viene completamente soddisfatta per
la mancanza di skill adeguati (skill shortage).
Le imprese devono, pena la propria chiusura nel lungo periodo, adeguare la funzione di produzione
alle nuove tecnologie produttive esistenti, ed è per questa ragione che non diminuisce la richiesta di
personale con skill adeguati al proprio processo produttivo.
I Governi nazionali e comunitari, conoscendo l’impatto della tecnologia nella produzione del PIL ed
in tema di occupazione e vedendo l’incidenza del capitale umano nella crescita economica dei
propri Paesi, hanno molte ragioni valide per intervenire con incentivi e azioni nel mercato delle
cosiddette nuove tecnologie e, più in generale, nei diversi mercati che presentino esternalità
positive.
Anche se formazione non è totalmente paragonabile con il termine skill, le caratteristiche di
complementarietà portano ad analizzare questo mercato, e di effettuarvi interventi, in modo da
misurare ed ottenere i risultati desiderati nel MdL delle professioni ICT.
Tra i Formatori troviamo le Scuole Statali, le Università, scuole private di vario tipo ma anche le
società produttrici di software con le loro certificazioni. A proposito di mercato della formazione
riportiamo alcuni passaggi di un rapporto preparato nel 2000 da NetConsulting per Microsoft
Italia12, classificato riservato e confidenziale ma reperito in rete [10], dal titolo “Risolvere lo skill
shortage: nuovi fronti aperti e priorità operative”.
Crescono tutte le componenti della Formazione IT. La componente Tecnico-Specialistica
rappresenta l’86.3% del mercato della Formazione IT e presenta un tasso di crescita
medio annuo dal 1999 al 2002 del 5%. L’alfabetizzazione end-user per software di
produttività individuale ha un valore pari a quasi il 10% del mercato e cresce mediamente
(TCMA) del 34% all’anno. Infine, la formazione al management, oggi pari al 4% del
mercato, registra incrementi medi annui di quasi il 51%.
Le tre aree indicate costituiscono quindi temi di grande attenzione per il Sistema Paese:
l’alfabetizzazione costituisce una base indispensabile per l’evoluzione strutturale del
Paese; la formazione tecnico specialistica è un’arma imprescindibile per la competitività
dell’economia nazionale; la formazione manageriale è un investimento nelle capacità di
affrontare i cambiamenti richiesti dagli scenari globalizzati dell’economia.
I Governi nazionali e comunitari, in parte giustificati da ragioni economiche e in parte sollecitati in
vario modo da rappresentanti sia di particolari categorie produttive sia di associazioni dei
12
Non credo sia un caso che la divisione italiana della Microsoft abbia affinato le proprie politiche commerciali in tema di
certificazioni, dando maggiore visibilità alle collaborazioni con Università ed Enti e Amministrazioni Pubbliche, e
proponendo particolari contratti per Scuole, Docenti e Studenti di vario ordine e grado.
Giancarlo Corò
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consumatori, sono intervenuti nei mercati legati alla formazione ICT e, più in generale, in quelli
legati alle nuove tecnologie.
Fra i numerosi interventi ricordiamo, richiamandone solamente le denominazioni, quelli più noti:
la riforma universitaria;
la patente europea per l’uso dei computer;
l’iniziativa PC per gli studenti, con agevolazione economica alle famiglie e definizione di una
postazione standard di minima a cui i singoli fornitori dovevano attenersi;
la concessione di agevolazioni fiscali alle imprese per gli investimenti in innovazioni
tecnologiche e formazione IT dei propri dipendenti;
l’iniziativa E-Europe, i cui obiettivi principali sono :
fare in modo che ciascun cittadino, ciascuna abitazione, scuola, impresa e
amministrazione entri nell'era digitale e disponga di un collegamento on-line;
creare in Europa una padronanza degli strumenti dell'era digitale, con il sostegno
di una cultura imprenditoriale pronta a finanziare e a sviluppare nuove idee;
garantire che l'intero processo abbia luogo con la partecipazione di tutti, rafforzi
la fiducia dei consumatori e potenzi la coesione sociale.
Tutti questi interventi, le politiche salariali, i benefit, e così via, mirano a ridurre il costoopportunità di ciascuno di noi correlato alla scelta di entrare nell’era delle nuove tecnologie.
A questo punto mi sia concessa un’osservazione personale.
In molte delle pubblicazioni che sono riuscito a reperire sull’argomento manca una considerazione,
a mio avviso, importante: skill e formazione non sono per niente la stessa cosa.
Quando si parla di skill si devono tradurre molteplici caratteristiche degli individui, compresa
l’esperienza concreta da questi accumulata.
Diventano urgenti lo studio e l’adozione di azioni che si rivolgano a questo aspetto della
conoscenza, altrimenti ci troveremo con il noto paradosso che potrebbe essere così espresso:
(Imprenditore) Ha la teoria giusta, ma non la pratica; non posso assumerla perché mi serve
qualcuno che sappia fare le cose fin da subito.
(neo laureato) Ma se nessuno mi assume, quando mai potrò fare pratica e poter essere
assunto. Vorreste dire che invece di studiare avrei dovuto iniziare a lavorare
da subito?
In fin dei conti gli esperti di knowledge management anglossassoni affermano qualche cosa di molto
simile, quando affermano:
what you experience is what you get [11].
Giancarlo Corò
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Riferimenti
[1] G.Capitani, A.Di Ruscio: Occupazione e qualità delle risorse umane, in ZeroUno 236 –
settembre 2001
[2] M.Lieberman, R.Hall: Principi di Economia, Apogeo 2001
[3] Convegno “I mutati scenari dell’ICT”, Roma 11/12/2001; documentazioni reperite in
http://www.assinform.it
[4] C.Shapiro, H.R.Varian: Information Rules, ETAS 1999
[5] D.Martellato: Capitale umano, rendimenti di scala e rendimento del capitale,
Approfondimento per la lezione del 23 nov 2001 di POLITICA ECONOMICA I (nuovo ordinamento, A-E,
docente Dino Martellato) e consigliato agli studenti che sono passati dal Vecchio Ordinamento al Nuovo
e che hanno superato il vecchio corso di Economia Politica II, da http://helios.unive.it/~volpe.htm
[6] File di testo reperito, nel mese di novembre 2001, in http://www.istat.it
[7] C.Lorenzani: Mettersi in proprio: che significa?, in AAVV: Mettersi in proprio (ecco
come riuscirci), AsseforCamere 2000
[8] Profili reperibili, nel mese di dicembre 2001, in http://www.jct-job.it
[9] AIPA - Area Personale Informatico e Formazione: Proposta di definizione:
• dei profili informatici previsti nel nuovo CCNL – comparto ministeri
• dei percorsi formativi,
Reperibile in http://www.aipa.it
[10] NetConsulting: Risolvere lo skill shortage: nuovi fronti aperti e priorità operative.
elaborazioni dalla ricerca: “La formazione IT: il settore e l’impatto sul sistema paese”
Reperibile in http://www.telelavoro.rassegna.it
[11] Costruire la Community in Digital Business N°2 Dicembre 2001-Gennaio 2002
Giancarlo Corò
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