CASTRO (QUANTA), JOBS ACT ACCELERA
MODERNIZZAZIONE MERCATO LAVORO
"Il Jobs Act rappresenta un robusto colpo di acceleratore
nel processo di modernizzazione del nostro mercato del
lavoro e di omologazione dei suoi assetti agli standard
europei".
Così Maurizio Castro, dallo scorso aprile presidente del
Gruppo Quanta, commenta con Labitala l'approvazione
degli ultimi decreti attuativi, e il quadro di riforma del
mercato del lavoro voluto dal governo Renzi, che si va
completando.
Il Jobs Act, aggiunge Castro, che è stato senatore e componente della commissione Lavoro, "disintermedia in modo
persino brusco le relazioni collettive di lavoro e sbiadisce il ruolo della rappresentanza sociale, risolve in prospettiva
l'antico problema dell'impraticabilità dei licenziamenti individuali; scioglie grumi gestionali come quello degli inquadramenti pietrificati; razionalizza l'impianto del lavoro autonomo". "Mancano solo un intervento coraggioso di
ampliamento e fluidificazione degli orari di lavoro -avverte- e un consolidamento delle misure di riduzione del costo
del lavoro".
Ma nelle nuove norme ci sono anche punti deboli. "I limiti quantitativi imposti alla somministrazione a tempo indeterminato -spiega Castro- sono irragionevoli e rappresentano un'anomalia pericolosa e contaminante nell'impianto
generale della riforma. Ci saremmo francamente attesi dal governo il rafforzamento di un istituto propulsivo dell'occupazione di qualità quale lo staff leasing, che invece vediamo sfregiato come se nel testo della riforma fosse comparsa un'interpolazione vendicativa di gusto reazionario".
Il decreto legislativo sui contratti prevede anche la cancellazione progressiva delle co.pro e degli associati in partecipazione. Misure che lasciano Castro alquanto perplesso. "In verità, alcune misure come la cancellazione del contratto
a progetto (ma non delle collaborazioni coordinate e continuative) e del job sharing o la desertificazione dell'associazione in partecipazione -dice- sembrano solo un ossequio conformista alla mitografia della riduzione delle tipologie
contrattuali. La centralità del riformato contratto a tempo indeterminato viene invece valorizzata e accentuata se
accompagnata da una corona di forme contrattuali a vocazione specialistica".
Qualcosa si muove sul fronte dell'occupazione nei primi tre mesi dell'anno, dice l'Istat. Ma, per Castro, non è detto che
sia un effetto automatico del Jobs Act, che, "al di là del suo nome dal sapore obamiano, non è un intervento di politica
industriale, ma è una forte riforma del quadro regolatorio in materia di lavoro".
Pertanto, dice l'esperto, "il Jobs Act non crea direttamente occupazione, ma genera un contesto favorevole alla generazione di positivi e stabili risultati occupazionali laddove il sistema economico nazionale si avvii a una fase di rilancio".
"Diciamo che, lungi dall'inibirla o diluirla, il Jobs Act accelera e intensifica la ripresa", aggiunge Castro.
"Le politiche del lavoro del governo Renzi mutano di segno rispetto alle stagioni precedenti, procedendo verso la
contrazione degli spazi dell'autonomia contrattuale delle parti in materia di relazioni industriali e verso una nitida
ri-centralizzazione, o de-federalizzazione che dir si voglia, delle decisioni e dei processi amministrativi in materia di
governo dei flussi occupazionali", spiega il presidente di Quanta.
E in questo senso il successo dell'Agenzia nazionale per le politiche attive sul lavoro (Anpal), conclude Castro, "si misurerà sull'audacia strategica delle sue scelte fondative, da un lato, e sull'agilità organizzativa e la rapidità esecutiva delle
sue condotte sul campo, dall'altro".