INTERNAZIONALIZZAZIONE | UN MERCATO APERTO PER SERVIZI E COMPETENZE Imprese Il ponte sul Bosforo. LA TURCHIA E L’ITALIA 810 le aziende italiane attive 3 miliardi di dollari di investimenti 1miliardo di dollari la commessa assegnata ad Astaldi LA TURCHIA IN CIFRE 29,1 milioni di tonnellate di acciaio prodotte 60 miliardi di privatizzazioni nel periodo 2003-2010 + 10% la crescita del turismo nel 2011 Infrastrutture la Turchia sfida l’Europa 8,9% il Pil nel 2011 Aprile 2012 N. 3 U IL NUOVO CANTIERE 56 n rilevante piano di privatizzazioni, progetti in ppp, dal 2000 a oggi budget decuplicati nei bilanci dello Stato per sostenere il programma di infrastrutturazione del Paese, investimenti stranieri che sembrano davvero non conoscere fine. La Turchia è in pieno boom economico, il suo Pil è cresciuto nel 2011 dell’8,9%, un dato che ha portato il paese a essere lo scorso anno la quinta economia al mondo per crescita. Gli investimenti esteri, come detto, aumentano continuamente, attratti anche dal differenziale del costo del lavoro e della pressione fiscale e dalla ritrovata stabilità politica ed economica, assicurata dal Governo di Tayyip Erdogan, leader del partito islamico moderato «Per la giustizia e lo sviluppo», che ha vinto le elezioni legislative nel giugno 2011. Mentre il Consiglio europeo continua a tergiversare sulle trattative per l’ingresso della Turchia nell’Unione e a porre condizioni sempre più tassative – nonostante gli sforzi compiuti dal paese nell’ultimo decennio – la Turchia non solo ha perso interesse per l’Europa, ma reputa in questo momento non conveniente entrare in una Ue in profonda crisi di identità e di leadership e per di più gravata da una crisi finanziaria che mette a rischio la solvibilità di alcuni Stati, e la tenuta stessa della moneta unica. Le riforme strutturali, sollecitate proprio dal processo di adesione della Turchia all’Unione Europea, hanno spianato la strada a cambiamenti globali in numerosi settori. Gli obiettivi principali di questi sforzi erano l’incremento del ruolo del settore privato nell’economia turca, per migliorare l’efficienza del settore finanziario e il posizionamento del sistema di sicurezza sociale su basi più solide. Tenendo conto del fatto che le riforme hanno rafforzato i fondamentali macroeconomici del paese, l’inflazione è drasticamente calata al 6,4% alla fine del 2010, rispetto al 30% del 2002, mentre il debito nominale è sceso dal 74% al 41,6% in otto anni, tra il 2002 e il 2010. Relativamente allo stock del debito pubblico a partire dal 2004 la Turchia rispetta il 60% dei criteri dell’Unione Europea stabiliti da Maastricht. Dal momento che i livelli del Pil si sono più che triplicati, passando da 231 miliardi di dollari nel 2002 a 736 miliardi di dollari nel 2010, il Pil pro capite ha raggiunto 10.079 dollari, in crescita rispetto ai 3.500 dollari del periodo in questione. I visibili miglioramenti nell’economia turca hanno condotto anche al potenziamento del commercio estero, mentre le esportazioni hanno raggiunto 114 miliardi di dollari alla fine del 2010, dato in crescita rispetto ai 36 miliardi di dollari del 2002. Allo stesso modo, i profitti del turismo, pari a circa 8,5 miliardi di dollari nel 2002, hanno superato 20 miliardi di dollari nel 2010. Secondo i dati relativi al Pil (a parità del potere d’acquisto), i significativi miglioramenti registrati in un così breve periodo hanno collocato la Turchia sulla scala economica mondiale come un’eccezionale economia emergente, portandola al 16° posto, e posizionandola al 6° posto tra le più grandi economie europee nel 2010. Prima della recente recessione globale, la Turchia ha sostenuto una forte crescita economica per 27 trimestri consecutivi, rendendosi in tal modo uno dei paesi dalla crescita più rapida a livello europeo. Mentre i mercati finanziari in Turchia hanno resistito alla crisi, il calo della domanda esterna e il rallentamento dei flussi finanziari di Stefano Cianciotta Settori secondari Fornitura di elettricità, gas e acqua Edilizia Alberghi e ristoranti Trasporti, stoccaggio e comunicazione 2004 66 3 1 639 2005 4 80 42 3.285 2006 112 222 23 6.696 2007 568 285 33 1.117 2008 1.068 336 24 170 2009 2.126 208 54 391 2010 1.814 330 113 212 2011 2,597 220 34 178 Settore immobiliare, locazione e attività commerciali 3 29 99 560 641 560 409 478 Istruzione Sanità e assistenza sociale Totale 0 35 747 17 74 3,531 0 265 7,417 0 177 2,740 0 149 2,388 1 106 3,446 17 111 3,006 49 160 3,716 Fonte: Banca Centrale della Repubblica di Turchia (Tcmb, Türkiye Cumhuriyet Merkez Bankası) Gli investimenti stranieri in Turchia sono in costante aumento, grazie anche alla stabilità politica, e al costo del lavoro competitivo. Solo nei primi due mesi del 2012 sono state 738 le aziende straniere che hanno promosso investimenti in Turchia, 174 delle quali sono iraniane, a conferma del ruolo politico che la Turchia sta giocando nell’area, dove è diventato anche per intercessione degli Usa il principale interlocutore dell’Iran sulla questione del nucleare. Binali Yildirim ministro dei Trasporti della Turchia «Lo sviluppo della Turchia può essere definito un miracolo. Negli ultimi otto anni abbiamo costruito 15 nuove grande arterie infrastrutturali. Si tratta di un primato unico al mondo, che ci inorgoglisce. Il nostro obiettivo è stato sempre quello di aprire la Turchia al mondo». Mario Ferioli responsabile Ufficio Sace Instanbul e Oriente «Ci si augura che dalle privatizzazioni possano emergere business significativi per le imprese italiane. Le privatizzazioni coinvolgono tutti i settori strategici quali infrastrutture, energia e gas, trasporti, aeroporti, banche, sanità, alimentare e tessile». Aprile 2012 N. 3 internazionali hanno avuto effetti negativi sull’economia, provocando una contrazione economica nel 2009. Tuttavia, gli sviluppi positivi percepiti nell’economia del paese hanno mostrato i segni di una rapida ripresa già a partire dall’ultimo trimestre del 2009, con un tasso di crescita eccezionale, pari al 5,9 %, che ha reso la Turchia una delle economie dalla crescita più rapida al mondo. La solida crescita economica è proseguita anche nel 2010, raggiungendo il 12%, il 10,3%, il 5,2% e il 9,2% rispettivamente nel primo, secondo, terzo e quarto trimestre del 2010. La Turchia, grazie alle robuste prestazioni economiche, si è imposta come l’economia in più rapida crescita in Europa e, a livello mondiale, come una di quelle con una crescita maggiore. Non è casuale, pertanto, che nei primi due mesi del 2012 sono state 738 le aziende straniere che hanno promosso investimenti in Turchia, 174 delle quali sono iraniane, a conferma del ruolo politico che la Turchia sta giocando nell’area, dove è diventato anche per intercessione degli Usa il principale interlocutore dell’Iran sulla questione del nucleare. INVESTIMENTI DIRETTI ESTERI NEL SETTORE DELLE INFRASTRUTTURE TURCO (MILIONI DI DOLLARI) 57 Il Dipartimento delle privatizzazioni è l’ente di riferimento per le privatizzazioni e i progetti in ppp che dipende direttamente dall’Ufficio del Primo Ministro turco. Dal 1985, il Governo turco ha ricavato circa 42 miliardi di dollari, pari a 54 miliardi di euro, grazie allo strumento delle privatizzazioni, di cui l’80% a partire dal 2004. IL NUOVO CANTIERE Portare la Turchia tra le prime dieci economie mondiali entro il 2023, anniversario del centenario della fondazione della Repubblica. A dare consistenza all’ambizioso progetto del Governo guidato da Erdogan, stanno provvedendo gli enormi investimenti nelle privatizzazioni e nelle infrastrutture, che hanno quintuplicato la ricchezza prodotta dalla Turchia dal 2002 a oggi. Nuovi porti, ponti, aeroporti, strade, ferrovie ordinarie e ad alta velocità, ospedali: il mercato delle costruzioni turco è diventato in un decennio il secondo al mondo. Per queste ragioni dopo i General contractors anche le Pmi italiane hanno scelto di investire in Turchia. PATRIZIA FALCINELLI | AMBASCIATA ITALIANA Dare risposte di elevato standard tecnologico per partecipare in prima fila alla infrastrutturazione della Turchia, che fino al 2023 ha previsto un piano di investimenti ambizioso. Secondo Patrizia Falcinelli, primo consigliere economico dell’ambasciata italiana ad Ankara, le imprese italiane giocheranno un ruolo chiave nello sviluppo della Turchia. Ad oggi a operare in Turchia sono soprattutto i general contractor italiani. Ritiene che ci sia spazio nelle costruzioni anche per le pmi e le imprese specialistiche? Il settore delle costruzioni turco è il secondo a livello mondiale e uno dei maggiori datori di lavoro sul mercato domestico. Nonostante ciò, ormai da decenni operano in Turchia, quasi sempre in joint venture con aziende turche, molti contractors italiani, il cui successo è dato dalla capacità di dare risposte di altissimo valore e tecnologicamente all’avanguardia agli ambiziosi piani infrastrutturali del Paese, coinvolgendo allo stesso tempo i partner turchi. Sebbene il settore sia altamente competitivo, ritengo ci sia sicuramente spazio per le nostre pmi e imprese specialistiche che sappiano proporre soluzioni innovative e dotate di un reale valore aggiunto, sia in termini di design (il Made in Italy è qui segno di eccellenza, eleganza e innovazione) che di tecnologia. Inoltre, anche se con un certo ritardo, cresce qui in Turchia la sensibilità nei confronti di tematiche come la sostenibilità ambientale e l’efficienza energetica, che offrono buone opportunità alle aziende in grado di offrire soluzioni innovative. Molte «success stories» vedono protagoniste le pmi italiane, alcune delle quali hanno pure deciso di effettuare investimenti in loco per far fronte alla domanda del mercato domestico e di quelli limitrofi. Dal vostro osservatorio privilegiato, quale è il punto di forza della Turchia e in che modo le nostre imprese possono cogliere le opportunità sul campo? La forza dell’economia turca risiede nelle grandi dimensioni del mercato, nei costi del lavoro ancora contenuti, nella forza lavoro giovane e dotata di un buon livello di istruzione e qualificazione, e inoltre nella posizione geostrategica del Paese, che ne fa una porta di accesso ai mercati ancora più vasti del Medio Oriente, del Golfo, del Caucaso e dell’Asia Centrale. La particolare affinità tra il tessuto industriale italiano e quello turco, ambedue dominati dalla prevalenza di pmi, ha portato negli ultimi anni tanti imprenditori italiani a investire in Turchia (le imprese italiane che nel 2005 erano 250 hanno oggi superato le 900), concentrandosi per il momento nelle zone di Istanbul, Izmir e Ankara, ma con un crescente interesse anche verso aree meno conosciute, a cominciare dai nuovi grandi centri industriali noti come «tigri anatoliche». In prospettiva, sia nei settori di collaborazione più tradizionali (tra i quali quello delle infrastrutture) sia in quelli più recenti (come la protezione ambientale), l’approccio vincente per le aziende italiane – e l’esperienza delle nostre aziende lo conferma – quella della partnership industriale e della piena disponibilità a condividere con i turchi tecnologia, esperienze e professionalità, per esplorare appieno le opportunità offerte dal mercato domestico e dai mercati terzi, facendo leva sui vantaggi comparativi che ciascuno detiene sui rispettivi mercati di attività. Aprile 2012 N. 3 Il Piano di ammodernamento infrastrutturale della Turchia è significativo. Quale potrebbe essere il ruolo delle imprese italiane? La Turchia ha grandi ambizioni per il 2023, centenario della fondazione della Repubblica Turca, entro il quale il Paese si propone di portare a termine un vasto piano di privatizzazioni e di progetti infrastrutturali che includeranno investimenti nel settore ferroviario e la costruzione di nuovi porti, aeroporti, strade e autostrade, poli logistici e poli ospedalieri in ppp (public-private partnership). In molti di questi progetti, le aziende italiane operano già in joint venture con quelle turche, ma accanto ai grandi contractors ci sarà anche spazio per le aziende che nei settori collegati offrono servizi e prodotti ad alto contenuto tecnologico o all’avanguardia. Gli istituti di credito italiani stanno rafforzando la loro presenza in Turchia. È il preludio a una crescita continua? Le banche italiane sono ovviamente molto interessate al mercato turco, il cui forte dinamismo conta su una popolazione vasta (oltre 74 milioni di persone), con età media molto bassa (29,7 anni), redditi crescenti e quindi consumi in aumento. La crescita dell’economia turca proseguirà senza dubbio nei prossimi anni, anche se a ritmi più contenuti di quelli ultimamente registrati, per volere delle stesse autorità turche, preoccupate delle spinte inflazionistiche e dal crescente squilibrio dei conti con l’estero. In questo contesto, lo specifico settore delle costruzioni sta risentendo delle minori disponibilità di credito, ma le autorità turche non sono intenzionate ad abbandonare i progetti infrastrutturali più importanti che rispondono a esigenze concrete della popolazione e dell’economia del Paese, e preferiscono quindi trovare le necessarie risorse sul bilancio nazionale. LE PRIVATIZZAZIONI Dal 2010, sono state intraprese 103 gare relative a 95 privatizzazioni, per un valore complessivo pari a 14,9 miliardi di dollari, principalmente nei settori della distribuzione di energia elettrica e della generazione e distribuzione del gas naturale. Dal 2003 sono state avviate privatizzazioni per 54 miliardi di euro. La Turchia, in base ai criteri della Banca mondiale, è tra i paesi con i migliori processi di privatizzazione ed è risultata al 5° posto nella classifica dei primi 10 Paesi Ocse, per gli anni 20042008, per i risultati dei propri processi di privatizzazione. Secondo il ministero dei Trasporti il fatturato totale proveniente dalla privatizzazione autostrade in Turchia nel 2008 è pari a 121 milioni di dollari. Il fatturato totale proveniente dai due ponti sullo Stretto di Istanbul è stato di 100 milioni di dollari nello stesso anno. Aeroporti, porti, ferrovie e strade sono le principali aree di investimento in termini di infrastrutture. Secondo quanto riportato dall’Amministrazione turca per le privatizzazioni, la Öib, la privatizzazione di autostrade e ponti è uno dei progetti prioritari. Il processo di privatizzazione include autostrade, ponti e servizi in Turchia, che devono essere privatizzati mediante un accordo di trasferimento dei diritti. Dal 1997 sono stati privatizzati i porti di Tekirdaǧ, Rize, Ordu, Sinop, Giresun, Hopa, Antalya, Marmaris, Alanya, Cesme, Kusadasi, Trabzon e Dikili. Il settore ferroviario è uno dei mercati potenziali dell’infrastruttura turca e offre molte possibilità di crescita. Il 13 marzo 2009 è stata costruita la prima parte del sistema ferroviario rapido Ankara-Istanbul, la linea Ankara-Eskis, ehir, mentre è ancora in corso la costruzione dell’ultima parte, la tratta Eskis, ehir-Istanbul. La costruzione della galleria della rete metropolitana di Istanbul al di sotto del Bosforo, la ferrovia Baku-Tbilisi-Kars e la ferrovia Siria-Turchia contribuiranno allo sviluppo del trasporto multimodale in Turchia. Tra le linee nazionali principali la prima è Istanbul-Ankara, la linea più frequentata sia da passeggeri che per il trasporto merci, che si estende per una lunghezza di 564 Km. La seconda è la linea Istanbul-Kapikule lunga 340 Km che collega Istanbul alla Grecia e viene utilizzata principalmente per trasportare merci. Negli ultimi anni si è cercato di migliorare il sistema dei trasporti ferroviari per renderlo maggiormente com- IL NUOVO CANTIERE 58 Skyline di Instanbul. Quartiere Karakoy a Instanbul. L’aeroporto intercontinentale di Istanbul. Diga di Deriner. MASSIMO RUSTICO AREA ESTERO ANCE Console in Turchia per molti anni, a capo dell’area estero dell’Ance, Massimo Rustico è diplomatico di lungo corso ed è uno dei conoscitori più acuti della Turchia. Ministro Rustico, le opportunità della Turchia possono favorire le pmi? Il mercato turco è estremamente competitivo, per la presenza di un’industria turca delle costruzioni tra le maggiori e più dinamiche al mondo. Alcune tra le maggiori imprese italiane del settore sono presenti nel Paese, Astaldi ne è l’esempio più rilevante, altre hanno effettuato opere importanti. Impregilo, per esempio, sta realizzando il secondo ponte sul Bosforo. Credo che vi possa essere spazio per le pmi nella misura in cui queste offrano sempre servizi specializzati. Le imprese turche guardano con interesse a chi ha tecnologie particolari e possa offrire le complementarietà che mancano. Alcuni fattori rilevanti sono quelli antisismici e dell’edilizia eco-sostenibile per citarne alcuni. È lecito attendersi uno sviluppo infrastrutturale significativo nel prossimo decennio? Il piano di emendamenti infrastrutturali turco è gigantesco. Entro il 2023, centenario della fondazione della Repubblica, il Paese avrà un sistema di trasporto autostradale/ferroviario/portuale/aeroportuale integrato e molto avanzato. La maggior parte dei nuovi progetti richiederà la partecipazione di capitale privato. I turchi hanno fatto passi da gigante nella attuazione di schemi ppp. A tal fine, hanno creato una struttura ad hoc che opera direttamente sotto l’autorità del Primo Ministro. Le maggiori imprese italiane del settore guardano al Paese con interesse, laddove possano apportare qualificazioni tecniche e finanziamenti utili alle imprese locali e partecipare assieme alle gare di appalto. Come giudica la presenza del sistema bancario italiano in Turchia? Come noto, Unicredit ha una presenza capillare nel Paese attraverso Yapikredi, la quarta banca privata del Paese (assieme al gruppo Koç. Il mercato bancario turco è in costante crescita, in ciò sostenuto anche dalla crescita del Paese e dalle sistematica internazionalizzazione della sua economia. I principali istituti di credito italiani operano nel Paese, tra i quali Biis/Intesa S. Paolo nel settore delle infrastrutture. Quali sono gli indicatori economici della Turchia? La Turchia ha registrato una straordinaria crescita economica a partire dal 2001, salvo una contrazione, peraltro di breve durata, nella crisi del 20082010. Lo Stato ha privatizzato interi settori, si è snellito, ha varato norme che hanno liberalizzato il mercato. L’avvio del negoziato con l’Europa nell’ottobre 2005 ha funto da «meccanismo di garanzia». La Turchia ha goduto di una rilevante crescita degli Ide dal 2001 al 2008 (da 1 miliardo di dollari a oltre 20 miliardi di dollari); ha poi registrato un sensibile calo a seguito del credit crunch. Aprile 2012 N. 3 teressate potrebbero aver luogo entro fine novembre. Secondo quanto dichiarato dal presidente di Garanti Investment, Metin Ar, la Società Autostrade (di proprietà della famiglia Benetton) sarebbe interessata al pacchetto di privatizzazioni, in competizione con altri importanti gruppi europei provenienti da Francia, Spagna, Portogallo e Austria. Il piano di privatizzazioni ha attirato anche le attenzioni di Atlantia, Enel, Edison, Astaldi, Finmeccanica e Unicredit, che è presente in Turchia con una rete abbastanza estesa, dopo aver rilevato la turca Yapi Kredi Bank per 2 miliardi. Grazie al programma di trasformazione della sanità lanciato nel 2003 e che dovrebbe concludersi nel 2013, anche il sistema sanitario turco sta sperimentando un lungo periodo di riforme. L’obiettivo di tale programma è l’innalzamento della qualità e dell’efficienza del sistema sanitario e il miglioramento dell’accesso alle strutture sanitarie. La Turchia, essendo circondata da mari su tre lati, ha da sempre concentrato la propria attenzione sullo sviluppo dei porti e sui trasporti marittimi. Nel Paese ci sono 15 porti di proprietà maggioritaria dello Stato, altri 50 sono di proprietà di città ed enti locali. I porti più importanti di proprietà pubblica sono Samsun, Haydarpasa (Istanbul), Derince, BandirmaIzmir e Iskenderum, attualmente gestiti dalla Turkish State Railway. A partire dal 2006 è in corso un progetto di privatizzazione, anche se la Direzione Generale delle Ferrovie Turche (Tcdd) controlla tuttora una serie di porti di primaria importanza, quali per esempio il porto di Haydarpasa (Istanbul), primo porto d’importazione in Turchia e con una capacità di 360mila Teu/all’anno e il porto di Izmir (Smirne) che risulta primo per quanto riguarda le esportazioni. Il settore delle infrastrutture turco attrae quotidianamente sempre più investitori, specialmente nell’ambito delle attività a lungo termine. La Turchia nell’ambito del «Transport infrastructures needs assesment» (Tina) ha indicato 33 progetti prioritari per un ammontare di 20 miliardi di euro. I progetti hanno l’obiettivo primario di integrare il sistema dei trasporti dell’Ue con quello turco. Tra questi quelli considerati prioritari sono legati a ferrovie e aeroporti al fine di ridurre la concentrazione del traffico per via terrestre. Infatti, attualmente il 52% dei Turchi si sposta con auto e bus privati, il 42% con bus statali, il 3,3% 59 IL NUOVO CANTIERE petitivo soprattutto nei confronti del sistema autostradale e di quello aereo. Con i progetti ora in atto e con quelli previsti per gli anni prossimi si prevede di aumentare i chilometri delle linee ferroviarie elettrificate da 2.274 a 2.689. Inoltre, si prevede di modernizzare il parco locomotive che presenta un’età media che si aggira intorno ai 17-20 anni. Nel novembre scorso è stata pubblicata sulla Gazzetta ufficiale turca la decisione finale del Consiglio supremo per le privatizzazioni con cui viene avviato il processo di privatizzazione di alcune importanti infrastrutture stradali. Si tratta di un unico pacchetto che include sette tratte autostradali per complessivi 2mila chilometri, tra le quali la Edirne-Istanbul-Ankara, la Pozanti-Tarsus-Mersin, la Tarsus-Adana-Gaziantep, la Toprakkale-Iskenderun nonché i due ponti sul Bosforo, tutte infrastrutture che in futuro saranno gestite da privati. Il pacchetto comprende anche strade di minore importanza come la Gaziantep-Sanliurfa, la Izmir-Cesme e la Izmir-Aydin, i raccordi autostradali di Ankara e Izmir, 16 tunnel, 96 viadotti e la gestione dei punti di ristoro e rifornimento situati sulle tratte interessate. Il gestore che si aggiudicherà l’intero pacchetto gestirà le strutture per 25 anni. Particolare interesse rivestono i due ponti sul Bosforo che, secondo l’Autorità per le privatizzazioni, hanno portato negli ultimi tre anni all’erario 1,5 miliardi di Lire turche (quasi 750 milioni di euro). Il primo ponte, lungo 1.074 metri e noto come uno dei simboli di Istanbul, fu completato nel 1973 ed è dotato di sette varchi automatizzati e cinque varchi con tessera. Il secondo ponte, noto come ponte Fatih Sultan Mehmet e lungo 1.510 metri, consente ad autoveicoli e traffico pesante di bypassare la metropoli per proseguire verso Bulgaria o Grecia e dal 2007 al 2009 è stato percorso da 437 milioni di veicoli. Fu completato nel 1988 ed è dotato di 21 varchi con pagamento elettronico, nove varchi automatizzati e 12 con tessera. La Direzione generale per le autostrade del ministero dei Trasporti turco continuerà a gestire tali strutture sino al 31 dicembre 2012, data entro la quale si prevede dovrebbero concludersi le procedure di privatizzazione. Sono al momento in corso di preparazione le specifiche tecniche della gara che dovrebbe essere emanata entro le prossime settimane. Incontri informali con le aziende in- con ferrovie e l’1,8% con aerei. Principalmente si vogliono realizzare reti ferroviarie ad alta velocità, reti di segnalamento computerizzato in varie tratte ferroviarie, centri logistici in varie città, il terzo aeroporto a Istanbul e ad Ankara. L’espansione dell’aeroporto internazionale Sabiha Gökçen, la costruzione di 3 nuovi aeroporti e dell’aeroporto di Bodrum sono i principali progetti di questo genere programmati in Turchia. Per quanto riguarda il terzo aeroporto a Istanbul si intende dotarlo di una capacità di 10 milioni di passeggeri l’anno. Sono previsti finanziamenti di oltre 500 milioni di dollari e il completamento dell’aeroporto è atteso entro la fine del 2013. Oltre un miliardo è destinato a finanziare il nuovo tunnel a Istanbul sotto il Bosforo, i cui lavori sono già iniziati e che rappresenterà una delle meraviglie tecnologiche di questo millennio. La Turchia, infine, ha lanciato il progetto per realizzare entro il 2023 il canale Instanbul, un percorso lungo 50 chilometri e largo 150 metri che si snoderà dalla periferia occidentale di Istanbul fino al Mar Nero, con l’obiettivo di spostare dal Bosforo, sempre più congestionato dal passaggio di mercantili e traghetti, il traffico di circa cinquantamila navi per il trasporto di petrolio e altre merci pericolose. IL PESO DELL’ITALIA Tra i grandi nomi dell’industria italiana che mantengono investimenti nel Paese vano segnalati Fiat, Finmeccanica, Enel, Eni, Edison, Ferrero, Italcementi, Prysmian, Indesit, Perfetti. Pirelli l’anno passato ha festeggiato i 50 anni di attività in Turchia. In aggiunta a questi, vale la pena citare anche la partecipazione strategica da parte del Gruppo Unicredit in Yapikredi, la quarta banca commerciale del Paese (detenuta in via paritetica con il Gruppo Koc, il più importante gruppo privato). Tuttavia a parte gli Uffici di rappresentanza aperti da Banca Intesa, Biis e Monte dei Paschi di Siena, le banche italiane ancora una volta si confermano essere le grandi assenti sulla piazza locale. Che l’Italia e la Turchia siano due partner strategici lo dimostrano alcune importanti circostanze. Il valore degli scambi economici è di circa 17 miliardi di dollari, con un saldo che si conferma positivo per l’Italia per esportazioni, pari a circa 10,2 miliardi di dollari (+32,96% rispetto al 2009), e importazioni pari a circa 6,5 miliardi di dollari (+10,52% rispetto al 2009). Nel 2008 l’Italia era risultata prima (e nel 2007 seconda) nella graduatoria dei paesi esteri aggiudicatari di contratti banditi da amministrazioni pubbliche. Nel 2010, inoltre, l’Italia è risultata al primo posto nella lista dei paesi che si sono aggiudicati il maggior valore di commesse pubbliche turche. Ancora nel 2010, l’italiana Astaldi, in consorzio con alcuni partner locali, si è aggiudicata il contratto per la realizzazione del mega-progetto relativo alla concessione e costruzione della nuova autostrada GezbeIzmir: un’opera che prevede un investimento complessivo stimato intorno ai 9 miliardi di dollari, e sarà ultimata nell’arco di 5 anni e mezzo, producendo riflessi benefici sull’intera economia del Paese. Per questo 2011 e per gli anni a venire, le nostre aziende nazionali hanno forti aspettative anche rispetto ad altre gare pubbliche ancora in corso, come quella della costruzione del terzo ponte sul Bosforo, con annessi raccordi autostradali (valore stimato intorno ai 6 miliardi di dollari), o quelle per la realizzazione di ospedali pubblici in varie città. Ma i megaprogetti della Turchia non riguardano solo il settore pubblico. Altrettante importanti iniziative coinvolgono investimenti in vari altri settori. Aziende come Danieli, Saipem/Snamprogetti, Foster Wheeler Italiana, Ansaldo, Trevi, Technint, continuano a mietere importanti successi nei settori dell’acciaio, dell’oil & gas e delle energie rinnovabili. © RIPRODUZIONE RISERVATA Aprile 2012 N. 3 LE IMPRESE ITALIANE Il settore delle costruzioni e dei trasporti in Turchia è molto forte e le imprese che ne fanno parte hanno un volume d’affari di 130 miliardi di dollari (2010). Molto attive anche all’estero nei paesi dell’Asia centrale, del Medio Oriente e dell’Europa orientale, le imprese turche hanno saputo trasformare i vantaggi delle comuni radici culturali, storiche e etniche in fruttuosi legami commerciali. È logico quindi che le imprese italiane che vogliono partecipare alle gare si debbano associare con analoghe imprese turche e apportare quel plus di know-how tecnologico, di r&s e di esperienza che può fare la differenza. Di fronte a questo massiccio programma, che non ha confronti in Europa, le imprese italiane si stanno attrezzando e hanno già aperto sul posto i loro uffici e mandato in avanscoperta i loro tecnici. Atlantia, che in Italia è il maggior concessionario autostrade, è interessata a uno dei pacchetti più consistenti di privatizzazioni. Quello che vedrà mettere sul mercato 8 tratti autostradali (per una lunghezza complessiva di 1.600 chilometri) e i due ponti sul Bosforo a Istanbul. Un business con ampie prospettive di crescita: 75 milioni di turchi hanno un’ età media di 30 anni e quindi con una forte propensione ai consumi di beni intermedi (casa, auto) e a costruire progetti di vita. Astaldi è in cordata con quatto società locali per la realizzazione in sette anni e la successiva concessione dell’autostrada Gezbe-Istanbul-Izmir, con un ponte sul Bosforo di 3 chilometri: un investimento da 6,5 miliardi di dollari garantito da ricavi di gestione previsto in 23 miliardi per 22 anni. Ansaldo Sts, società del gruppo Finmeccanica, vuole sfruttare la sua posizione di leader mondiale nel settore della segnaletica ferroviaria per essere pronto a partecipare alla modernizzazione della rete su rotaia. Dopo aver vinto due anni fa due gare per il rinnovo delle quattro linee della metropolitana di Ankara e di due linee ferroviarie nel centro del paese (rispettivamente per 107 e 126 milioni), ora guarda ai 10 miliardi di investimenti previsti dalla Turchia sull’Alta velocità e alla rete ferroviaria nei prossimi 12 anni. La Turchia, inoltre, sta valutando tempi e modi per la dismissione di 46 centrali a gas, carbone e idroelettriche. Sia Enel che Edison stanno monitorando il processo di privatizzazione, interessate soprattutto all’energia idroelettrica e alle fonti alternative. Ad oggi in Turchia operano oltre 810 aziende italiane e l’Italia, con uno stock di investimenti stimato intorno ai 3 miliardi di dollari, rappresenta il quinto paese investitore, con una quota pari al 2,26% del totale degli investimenti diretti esteri (Ide) di 132,7 miliardi di dollari. Nel corso del 2009, in piena crisi economica, tra i cinque principali investitori in Turchia (Paesi Bassi, Stati Uniti, Francia, Germania, Regno Unito e, appunto, Italia) solo l’Italia, con un flusso pari a 291 milioni di dollari, in crescita del 16,9% sul 2008 e con una quota del 3,8% sul totale degli Ide, ha mostrato una crescita dei propri investimenti, contro i cali di tutti gli altri. IL NUOVO CANTIERE 60 Sarpi Border Checkpoint di Jürgen Maye Architects. Astaldi si è aggiudicata la progettazione, costruzione e gestione del Polo Ospedaliero di Etlik ad Ankara.