Geografia - Sturani

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GEOGRAFIA – STURANI
18/02
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INTRODUZIONE: alla geografia in generale, come disciplina scientifica, approcci, teorizzazioni,
linguaggi specialistici, diversi metodi espressivi come la cartografia e la lettura di statistiche.
PARTE A: specifica della geografia del turismo.
La geografia nei primi del 1900 inizia ad interessarsi a vari settori differenziati, si ha una scissione
interna fra GEOGRAFIA FISICA (studia caratteri ecologici e naturali dell’ambiente terrestre) e
GEOGRAFIA UMANA (relazioni che le comunità umane instaurano con i caratteri dell’ambiente
terrestre e le forme di organizzazione territoriale che le comunità danno alle loro attività nello spazio
della superficie terrestre).
All’interno del settore della geografia umana, negli anni 1970 nasce un settore specialistico che
studia il turismo dal punto di vista geografico. La nascita di questo settore specifico è la risposta per
far fronte alla necessità di uno studio più approfondito del fenomeno turistico, anche in altre
discipline infatti come antropologia, sociologia, economia nascono dei settori specifici del turismo;
ha avuto un enorme sviluppo e dagli anni 1990 viene considerato economicamente il primo ambito
di attività con la capacità di produrre reddito, profitto a scala globale.
QUALI SONO LE QUESTIONI SU CUI SI FONDA LA GEOGRAFIA DEL TURISMO?
DOVE? Presentazione della distribuzione geografica a scala globale dei flussi turistici e delle aree di
destinazione.
PERCHE’? Perché i turisti preferiscono andare in certi posti e meno in altri. La distribuzione geografica
presenta infatti delle anomalie, delle disuguaglianze dei punti di concentrazione. Fattori geografici della
localizzazione e dello sviluppo delle attività turistiche, ecologici, sociali e culturali che ci permettono di
spiegare la concentrazione di turisti. Analisi locale, della singola località.
COME? Come all’interno di un contesto si organizzano le attività turistiche; classificazione degli spazi
turistici e analisi delle diverse forme.
QUALI SONO I PROBLEMI? E’ un attività che non si sviluppa isolatamente ma si alimenta di relazioni; ha
degli impatti, produce impatti ambientali, ecologici. Emergono dei problemi consistenti. Impatti anche di
tipo socio-culturale, ibridazione, acculturazione e modifica delle strutture sociali delle aree.
QUALI SONO LE SOLUZIONI? Diverse politiche che si occupano e hanno a che fare con questo settore;
politiche pubbliche e diversi livelli come WTO, governi nazionali oppure politiche che emergono da forme
private per dare una risposta a questi problemi già citati. Approcci che vengono messi in atto.
19/02
Geografia come DISCIPLINA SCIENTIFICA: si parte dall’abbandono dell’immagine comune che si aveva
prima della geografia.
Immagine comune: disciplina fatta di aride ed inutili forme di nozionismo, elencazione, nomi, luoghi, veniva
visto come un semplice sapere nozionistico (anche in ambito scolastico è vista con questi pregiudizi, relegata
in secondo piano nell’insegnamento). Etimologia  descrizione del mondo, geo – terra, grafia –
scrivere/descrivere. Fin dalle sue origini e dal pensiero di grandi scrittori della classicità greca e latina, si è
configurata come un sapere che aveva come compito quello di produrre descrizioni del mondo. Il compito
del geografo era quello di raccogliere da viaggiatori, mercanti dati e informazioni sulla conformazione dei
paesi e dare loro una forma organica/sistematizzarle e di diffondere poi delle descrizioni e delle immagini
più precise possibili. Questo compito, ai giorni nostri, viene appiattito in termine di elencazione: descrivere
vuol dire in una cornice di confini politico-amministrativi elencare degli oggetti, dei fatti territoriale
localizzati. Questo compito di descrizione è disgiunto dall’analisi e interpretazione critica di questi fenomeni
e della loro localizzazione.
Nella società contemporanea, altri fattori che concorrono alla sua mortificazione sono: la fine delle grandi
scoperte (viene infatti minato il ruolo sociale di questo sapere; prima i geografi erano i depositari di un
sapere specialistico e gli unici detentori delle competenze per elaborare queste descrizioni, che poi avere vari
riscontri nella praticità per i viaggiatori, mercanti ed anche in ambito militare; ma ormai non c’è più niente
da scoprire, il ruolo della geografia è quindi mutato); la diffusione delle informazioni non passa solo più dai
geografi ma ci sono diverse forme di fonti di informazione geografica, c’è la possibilità di accesso a parti del
mondo anche lontane, la mobilità individuale è accresciuta come i flussi turistici; anche l’espansione degli
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orizzonti spaziali delle nostre esperienze, ha incrinato il monopolio della geografia come sapere specialistico.
Essenzialmente la geografia ha esaurito il suo compito storico, cioè quello che ha avuto per secoli.
Né il raggiungimento dei limiti spaziali della scoperta, né il flusso di informazioni diffuse hanno eliminato il
nostro bisogno di strumenti per pensare e controllare lo spazio terrestre; anche se abbiamo informazioni in
grandi quantità non siamo capaci di dominarlo positivamente. Il bisogno di scoprire il mondo c’è, il mondo
per noi è sempre qualcosa da esplorare, è un oggetto di continua scoperta. Studi di psicologia genetica hanno
dimostrato che ciascun individuo sviluppa fin dai primi mesi di vita un processo continuo di apprendistato
spaziale: attraverso il quale si impara a conoscere lo spazio che ci circonda, il quale si dilata gradualmente
con l’aumento delle nostre esperienze spaziali e con la mobilità individuale, e si struttura in una serie di
rappresentazioni dello spazio.
Questo processo di apprendistato spaziale mette in gioco, che connette, 3 tipi di facoltà:
- PERCEZIONE DELLO SPAZIO  l’individuo percepisce con i propri sensi lo spazio in cui si
colloca la sua esperienza individuale che ovviamente cambia con l’età o collocazione sociale;
l’individuo immagazzina una serie esperienze spaziali che derivano da queste percezioni, le quali
possono essere dirette o mediate (percezione delle informazioni grazie alla mediazione di vari canali,
come la scuola ma anche l’apprendimento ed i mezzi di informazione, comunicazione, ambito
famigliare). Queste diverse esperienze vengono poi elaborate da ognuno di noi in una serie di
rappresentazioni spaziali;
- RAPPRESENTAZIONI SPAZIALI  sono delle mappe mentali o cognitive; sono in effetti le
immagini mentali dello spazio che ognuno elabora nella sua vita e che non sono mai fisse una volta
per tutte, ma sono instabili e mutano in base al flusso di percezioni che ci derivano dalle nostre
esperienze, l’età, e si arricchiscono progressivamente o possono presentare delle lacune e distorsioni.
Queste immagini mentali hanno dei significati soggettivi, ad alcuni luoghi associamo esperienze e
sentimenti particolari. I tratta di immagini che si formano attraverso fattori di tipo soggettivo,
psicologia individuale, ma anche fattori culturali, che hanno un valore collettivo per gruppi di
individui che condividono valori ed elementi culturali. Anche la lingua ha un forte potere di
strutturazione delle nostre rappresentazioni dello spazio (nomi dei luoghi, esprimiamo certe
caratteristiche dei luoghi). Le immagini sono diverse da ogni individuo ma che spesso presentano die
tratti comuni che sono legati alla cultura di appartenenza. Queste rappresentazioni guidano le nostre
pratiche spaziali;
- PRATICHE SPAZIALI  nella nostra quotidianità noi abbiamo il bisogno di poterci muovere e la
mobilità nello spazio è possibile se controlliamo/dominiamo questo spazio cognitivamente. Le
pratiche spaziali collettive che dominano lo spazio come gli Stati (hanno confini tracciati, strumento
di controllo di una organizzazione politica dello spazio); queste pratiche spaziali collettive ci
consentano di modificare la superficie terrestre per adattarla e sfruttarla alle nostre attività
economiche. Dominare il mondo in termine cognitivo e anche pratico.
La nostra capacità di muoverci e agire nello spazio terrestre, dipende dal grado di efficacia delle nostre
rappresentazioni spaziali, dalla nostra intelligenza geografica, dal nostro possesso di strumenti che ci aiutano
a dominare il mondo in cui viviamo, in termini positivi e pratici.
Pensando alla geografia nozionistica elencativa, a noi non basta elencare luoghi ed i fatti naturali che vi
avvengono, perché i caratteri che questi diversi luoghi presentano hanno ciascuno in sé delle combinazioni
irripetibili di tratti di tipo naturale, e caratteri dovuti dall’attività degli uomini e dalle funzioni economiche,
sono collegati fra loro da una serie di influenze e relazioni spaziali. Le rappresentazioni devono cogliere la
rete di queste relazioni.
Queste reti di relazioni nella società contemporanea sono molto complesse, richiedono attivazione da parte
nostre di rappresentazioni spaziali particolarmente attrezzate, sono complesse perché: la rete che collega i
luoghi e i loro caratteri ambientali e umani si gioca sempre di più su scale spaziali differenti (in passato una
buona parte delle relazioni spaziali erano su scale locali/regionali in spazi abbastanza circoscritti), oggi molte
delle relazioni in ambito economico o culturale agiscono in reti a scala globale e che si interconnettono con
forme di organizzazione locali o nazionali. Multifocalità: oggi è difficile capire il senso di queste reti di
relazioni che governano la geografia del mondo. Queste relazioni sono instabili e difficili da cogliere e
controllare, mutano nel corso del tempo e sono in continuo adeguamento e noi dobbiamo continuamente
adattare i nostri modelli di percezione e realizzazione spaziale.
Gli effetti esercitati sulle economie da reti di relazioni finanziarie che trascendono i confini degli Stati, la
crisi globale di oggi ne è un esempio; gli effetti di mutamento delle forme di organizzazione sociale dovuti
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da internet, dai social network sono alla base di forme di coesione sociale tra persone che sono lontane nello
spazio, e spesso sono più connettive di quelle generali basate sulla vicinanza spaziale tra gli individui. Stessa
forza di legami sociali, flussi estremamente mutevoli.
EFFETTO FARFALLA  Effetto secondo il quale paradossalmente un battito d’ali di farfalla in Brasile può
scatenare una sere di effetti a catena nei movimenti delle masse d’aria ed alla fare provocare un tornado da
qualche altra parte del mondo. L’idea è che in sistemi complessi, che vedono una molteplicità di relazioni,
un evento microscopico può avere ripercussioni nel sistema che si amplificano e scatenano eventi anche
lontani. Necessità di avere rappresentazioni mentali capaci di padroneggiare questa complessità.
L’aumento del flusso di informazioni spaziali, e l’aumento della complessità di questa rete di relazioni, non
ci fanno accontentare della geografia nozionistica; la geografia non è inutile ma c’è un bisogno disperato di
rivitalizzare questo tipo di sapere per produrre rappresentazioni mentali efficaci.
Geografia utile: scienza delle relazioni, che si basa non solo sulla localizzazione dei singoli elementi ma
sull’identificazione, interpretazione di reti di relazioni.
Geografia come SCIENZA DI RELAZIONI.
La geografia si è ridefinita in questi termini nella fase in cui assume la fisionomia di disciplina accademica
moderna, cioè a partire dagli ultimi tre decenni 800 e nel corso del 900; in questa fase si consolidano concetti
e teorie con cui si conducono le ricerche ancora oggi. Nel momento in cui si compiono ancora viaggi di
esplorazione, la geografia si ridefinisce per le relazioni tra i fenomeni naturali (clima, rocce, conformazione
dei suoli, le formazioni vegetali, fauna) ed i fenomeni umani (manifestazioni con cui le comunità umane si
organizzano, attività economica, politica, relazioni sociali, produzione culturale). Studia: le relazioni tra
uomo ed ambiente che si realizzano all’interno dello spazio della superficie terrestre. E’ una scienza di
sintesi (studia sia i fenomeni della natura che quelli della società umana). Questa ridefinizione porta ad una
riduzione del suo campo di studio, pone infatti dei confini rispetto ad altri ambiti di studio comunque
intrecciati (geologia, astronomia). Condivide i suoi oggetti di ricerca con altre discipline come zoologia,
botanica; sono oggetti di cui si occupa anche la geografia ma non esclusivamente ma come componenti di un
grande sistema di relazioni. Si ha un dialogo con altri campi di sapere e si impegna a studiare gli intrecci tra
tipi fenomeni differenti tra di loro.
In particolare la geografia studia 2 tipi di relazioni:
- RELAZIONI VERTICALI O ECOLOGICHE – relazioni che si instaurano tra un gruppo umano e
l’ambiente specifico in cui il gruppo umano si insedia. Un esempio può essere un’isola deserta con
caratteristiche
ambientali
particolari
su
cui
arrivano
i
colonizzatori,
l’atto
dell’insediamento/popolamento, si configura con l’instaurarsi di relazioni ecologiche/verticali.
Gruppo individua caratteri dell’ambiente naturale dell’isola che saranno poi magari analizzati e
subiranno processi di addomesticazione come la coltura. Agricoltura è una relazione verticale,
relazione che il gruppo umano instaura con certi caratteri dell’ambiente in cui entra in contatto.
Valorizzandone come risorse determinate componenti, caratteristiche; che il gruppo sfrutta per
rispondere ai suoi bisogni come il cibo, l’abitazione, e le attività economiche di base. Queste
relazioni agiscono dal punto di vista della scala geografica, come scala locale: quindi all’interno di
spazi circoscritti. SCALA LOCALE.
- RELAZIONI ORIZZONTALI – relazioni che mettono in contatto individui (gruppi umani diversi)
situati in punti diversi della superficie terrestre. Relazioni che interessano diverse scale territoriali
diverse. SALA LOCALE (stesso villaggio) ma anche interazioni/relazioni tra gruppi lontani e
possono avere anche un raggio spaziale di SCALA GLOBALE. Più scale simultaneamente: analisi
multi-scalare. Comportano degli scambi, flussi di persone (i flussi turistici sono relazioni
orizzontali), flussi di beni o oggetti (scambi commerciali), flussi invisibili, immateriali di
informazione (reti sociali come internet).
Queste relazioni orizzontali/verticali sono espresse, si manifestano attraverso dei flussi, che possono essere
di tipo materiale (ecologiche: qualsiasi ecosistema ha cicli biogeochimici, flussi circolari di materia, scambi
di materia, le varie componenti della materia passano attraverso i vari ambienti dell’ ecosistema, avvengono
anche nelle attività agricole; nelle orizzontali si hanno attività come il commercio); flussi di persone
(orizzontali); immateriali (o di energia, nelle relazioni verticali si parla sempre di ecosistema perché nessuno
di questi può funzionare senza un continuo scambio di energia tra i vari elementi; in quelle orizzontali: rete
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di distribuzione di energia elettrica, infrastruttura che serve a far fluire una forma di energia sulla superficie
terrestre. Scambi di informazione, costituiscono reti strategiche che controllano l’organizzazione delle reti
economiche, spostanti di materiali).
Queste reti, avvolgono la superficie terrestre in una grande rete; compito della geografia come scienza è
dipanare questa rete, rintracciare i flussi, ricostruirne l’andamento spaziale e capire il perché delle modalità
di funzionamento. Questa rete non è uniforme, vi è una grande disomogeneità spaziale; è instabile, le
relazioni ed i flussi cambiano nel tempo e quindi ci si deve adeguare le rappresentazioni scientifiche dello
spazio.
La geografia ha il compito di provare a dipanare questa rete di relazioni, cercando di riconoscere in questa
rete i mutamenti delle forme di organizzazione; il modo in cui le relazioni verticali/orizzontali si
costruiscono nello spazio terrestre non è casuale, ci sono motivi che spiegano questa disuguaglianza e la
organizzano (esempio dei flussi turistici).
Queste forme di organizzazioni che la geografia cerca di riconoscere si chiamano STRUTTURE SPAZIALI
O TERRITORIALI  sono delle configurazioni in mutamento ma comunque dotate di una certa stabilità e
con una funzione, solitamente di riproduzione del gruppo sociale. Compito del geografo è studiare le reti di
relazioni e riconoscere all’interno queste strutture territoriali.
Altro compito della geografia è studiare anche i PROCESSI, tenendo conto delle loro dinamiche di
formazione e trasformazione; è necessario per capire le reti di relazioni studiarle in termini processuali e
dinamici. Geografia storica: studiare le dinamiche territoriali, processo con cui si formano le reti di relazioni.
Concetti base della geografia:
SPAZIO – superficie terrestre intesa come entità astratta, un’estensione misurabile e rappresentabile con
metodologie matematiche (proiezioni cartografiche) su una superficie piana, ma che consideriamo astratta.
Spazio geometrico misurabile all’interno del quale posso localizzare/situare i vari luoghi oggetti di cui mi
occupo in termini di posizioni assolute. Proprio attraverso questa griglia di riferimento, che è il reticolato
geografico, siamo in grado di localizzare qualsiasi punto della superficie terrestre in termini assoluti
mediante le coordinate geografiche, valori della latitudine e longitudine. Grazie a questi metodi noi sappiamo
del posizionamento astratto di un luogo ma non conosciamo ancora nulla dei caratteri specifici di questo
luogo, fenomeni naturali o organizzazioni umane che capitano in questi luoghi. Spazio astratto dominato
dalla geografia mediante strumenti di tipo tecnico-cartografico.
AMBIENTE - insieme di condizioni fisico-naturali che circondano gli organismi viventi sulla terra e ne
influenzano la vita. Caratteri climatici, botanici, geologici, metereologici, etc. oggi questo termine viene
associato all’ambiente naturale ma anche a quello artificiale cioè costruiti dall’uomo, sfera sociale ed anche
culturale.
TERRITORIO – si fa riferimento non più ad un insieme di caratteri di tipo naturale ma ad un prodotto
storico-sociale fabbricato dagli uomini. Prodotto dell’attività di un gruppo umano che si insedia in un
determinato spazio, lo delimita e che organizza una rete di relazioni, sfruttando i caratteri ambientali specifici
naturali e artificiali passati, costruisce una rete di relazioni verticali/orizzontali che è funzionale alla
riproduzione sociale del determinato gruppo e soddisfare i suoi bisogni fondamentali. Ha una propria cultura
ed una propria forma di organizzazione, si costruisce nel tempo con le pratiche collettive.
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La geografia in sé non si risolve unicamente con la cartografia, ma questa pratica sin dalle origini della
disciplina è stata molto importante per la conoscenza della superficie terrestre coniugata poi nella praticità.
Molto strumenti di tipo matematico che ancora oggi vengono utilizzati per la ricerca cartografica ci derivano
da scritti dell’antichità greca e latina.
Fin da questi tempi si sono comunque distinti due filoni di ricerca geografica: quello descrittivo e quello
matematico-astronomico-cartografico. Questi due filoni (Ecumene: terra conosciuta dagli uomini) conoscono
delle differenziazioni/indebolimenti in età medioevale ma conosceranno poi soprattutto una grandissima
fioritura, ripresa a partire dall’epoca rinascimentale.
Il Rinascimento e successivamente l’Età Moderna sono epoche di grandissima importanza per la produzione
di descrizioni geografiche. Per due motivi: sono epoche in cui la figura del geografo ha un’importanza
centrale non solo nella produzione di sapere ma anche come ruolo politico e al servizio del potere politico. In
questa fase, da un lato l’Umanesimo italiano di fine 400 riscopre le opere dei geografi dell’antichità
(soprattutto degli autori che avevano scritto testi in greco) nell’occidente medioevale si perde talvolta la
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capacità di leggere i testi greci, e vengono riscoperti grazie alla loro traduzione in latino e si ha la riscoperta
della geografia di Tolomeo, strumenti per costruire delle descrizioni cartografiche.
Dall’altro lato in quel periodo le conoscenze relative al mondo subiscono un’enorme scossa con la fase delle
grandi scoperte, viene infatti scoperta l’America, e questo evidentemente implica l’esigenza di trasformare
l’immagine del mondo che si aveva fino a quel punto. Necessità di reintegrare le nuove informazioni ma
usare metodologie antiche.
La diffusione del sapere geografico vede una grande fioritura grazie alla stampa, la quale avrà ovviamente
effetti su tutti ambiti scientifici ed anche sulla geografia. Possibilità e capacità enorme di diffusione di
informazioni del sapere geografica, soprattutto nella sua forma cartografica, che si ha con la stampa. Il 500 è
un secolo in cui le grandi officine topografiche ed editoriali (Italia nord, Venezia) inondano di nuove carte
geografiche.
Si rapportano queste due metodologie di descrizione del mondo, che proseguono fino al 19° secolo:
- Cosmografia, descrittiva che raccontano il mondo nelle sue varie parti.
- Fioritura cartografia.
Fino ai primi anni dell’800: la geografia, nonostante questi aspetti legati alla praticità, si configura come
sapere elitario (influenzato dalla politica, spesso le carte sono tenute nascoste per motivi di ordine politico e
militare); è un sapere utile ai mercanti, per le imprese di conquista territoriale, per il potere politico, sia per il
governo delle zone e per il controllo dei territori. Dal Rinascimento in avanti si configura come sapere legato
al potere politico, al servizio del principe, di chi governa. La grande circolazione di informazioni con la
stampa deve ancora fare i conti con forme di secretazione di questo sapere. In Spagna a lungo nei secoli 400500 il re confeziona la Padron Real, una carta aggiornata relativamente alle nuove scoperte, viene mantenuta
segreta. È uno strumento di conquista, come se fosse segreto militare. Sapere strategico che serve a
conoscere il mondo e a conquistarlo e dominarlo con obiettivi economici o politici.
Nell’ultimo quarto dell’800, la geografia vive una fase di trasformazione, configura la sua fisionomia come
disciplina scientifica ed accademica. 1870  si ha il fiorire e pullulare delle prime cattedre stabili per
l’insegnamento stabile della geografia nelle Università in quasi tutti i paesi europei; anche nel 600 era
insegnata, tuttavia questo è il primo momento in cui questa presenza insegnamento diventa stabile. Questo è
l’elemento fondamentale che segna la svolta, ISTITUZIONALIZZAZIONE: emergono alcune istituzioni
stabili che hanno la funzione di organizzare e sostenere lo sviluppo del sapere geografico, consolidamento
della ricerca e dell’elaborazione teorica. Formano delle Scuole di pensiero geografico (poli contrapposti
all’interno di un dibattito teorico); secondo elemento dell’istituzionalizzazione: la geografia fa la comparsa
nell’insegnamento fuori dall’università, a partire da quello primario. Si ritiene che la geografia sia un sapere
fondamentale in senso scolastico, importante è che vien inserito pure l’obbligo scolastico. 1859 obbligo
scolastico fino alla 3° elementare per tutti. Prima di allora pochi potevano accedere all’insegnamento, élite.
Inserimento della geografia: anni di acceso nazionalismo, si ritiene che insieme alla storia e lingua siano
strumenti per forgiare l’identità nazionale, inculcare la nuova patria e senso di appartenenza. Geografia aiuta
a fare gli italiani.
In quegli anni, seconda metà dell’ 800, fioriscono in Europa fuori dalle Università delle società geografiche,
istituzioni che si impegnano nella diffusione e nel supporto della ricerca geografica. Londra, Parigi, Roma,
Firenze  promuovono e sostengono la ricerca e la divulgazione con la fondazione di riviste specializzate.
In Italia sono 2: Rivista Geografica Italiana, e Bollettino della Società Geografica Italiana di Roma, vengono
organizzati convegni periodici dei geografi sia a scala nazionale che internazionale.
Si incontra un’ulteriore fase di transizione in cui accade qualcos’altro: si ha un profondo cambiamento,
rivolgimento che riorienta i campi di interesse della disciplina. La geografia riorienta il suo ambito di
indagine, aggiusta i rapporti con le altre discipline che in questa fase stanno avendo più autonomia. Si
interessa della dimensione spaziale dei fenomeni naturali e umani che hanno luogo sulla superficie terrestre;
è un ambito esteso ma comunque ridotto rispetto a quello della geografia in senso lato che in antichità si
occupava anche di astronomia e geologia, si distingue dalla cartografia. La geografia accademica – fine 800900 - definisce il proprio programma effettivo intorno a due grandi questioni chiave, intorno a cui si
concentra il loro interesse e studio, dibattiti teorici.
- RELAZIONI UOMO AMBIENTE  si intende tagliare i ponti con il passato, geografia
accademica: prima la geografia pre-scientifica non riesce a identificare leggi generali, mentre come
la geografia come scienza invece deve individuare dei problemi, indagare e identificare delle grandi
teorie. Problema per eccellenza è appunto la relazione uomo/ambiente. Svolta scientifica si capisce
tenendo conto il contesto del dibattito scientifico di quegli anni: forte eco, successo e discussione,
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delle teorie sull’evoluzione delle specie di Darwin, influenze dell’evoluzionismo. HAECKEL è il
padre dell’ecologia, forte influenza sulla geografia grazie alle sue opere.
Evoluzione delle specie? Attenzione sugli effetti e influssi che l’ambiente esercita sugli organismi
viventi, condizioni ambientali che favoriscono l’evoluzione. Forma progressiva di adattamento.
Estende il programma scientifico dell’ecologia e “analisi della relazione delle unità umane, non solo
come organismi biologici, ma come comunità sociali”; oggetto di ricerca centrale in questo dibattito.
Rapporto con il Positivismo: la filosofia della scienza propone nell’800 una classificazione dei
saperi, che distingue i saperi scientifici in base al loro oggetto, si definiscono in base al tipo di
fenomeni specifici che assumono come oggetto di indagine. Il metodo empirico induttivo, utilizzato
per le scienze naturali è unico, le scienze usano lo stesso metodo e si distinguono solo per l’oggetto
di indagine  è un metodo che il Positivismo ritiene applicabile a qualsiasi disciplina e campo di
ricerca, pratiche della ricerca utilizzate dalle scienze della natura. Osservazione empirica dei
fenomeni, sul terreno o in laboratorio, esperimenti, osservazione empirica dei fenomeni che studio; il
punto di partenza è la realtà, obiettivo è quello della generalizzazione e costruire leggi scientifiche
che possono definire un insieme di fenomeni, come funzione della realtà. Osservazioni empiriche
ripetute, poi per comparazione si procede (lo ripeto e comparo i risultati), poi si classifica e si
riscontra delle somiglianze e si raggruppano in base a criteri e categorie, dopo con astrazione
progressiva si va verso le teorie e poi la generalizzazione, elaboro teorie e leggi scientifiche. Si
riconoscono regolarità e fenomeni si producono con certe modalità, se un fenomeno è regolare è
perché ci sono dei lessi causali che determinano un certo effetto. Procede dalla realtà empirica fino
alla formazioni di teorie e leggi generali. Anche la geografia assume questo tipo di metodologia.
QUESTIONE DELLE REGIONI – ANALISI DELLA DIFFERENZIAZIONE REGIONALE
DELLA SUPERFICIE TERRESTRE.
Su questa questione si accende un dibattito che vede contrapposte due Scuole Nazionali (due diverse scuole
di pensiero) che si contrappongono elaborando teorie diverse.
Fondamentale è la contrapposizione tra Francia e Germania.
SCUOLA TEDESCA - Friedrich Ratzel, che nasce nel 1840 e fonda nel 1904 la sua scuola di pensiero
(Hellen Churchill Simple – allieva di Ratzel). Non si forma studiando geografia, ma nella sua formazione
ebbero influenza centrale le teorie di Darwin e le opere di Haeckel (scienze naturali ed ecologia); pratica il
viaggio come metodo di raccolta delle informazioni. Ratzel propone alla geografia un programma scientifico
che è quello di studiare il processo di diffusione storica e la distribuzione geografica attuale dei gruppi umani
in relazione alle condizioni ambientali specifiche dei vari punti della superficie in cui questi gruppi si sono
insediati; la geografia è in relazione ai condizionamenti di questi gruppi umani.
Antropogeographie opera scritta, è una delle sue opere più importanti  una delle possibili branche della
biogeografia, che fino ad allora era stata praticata da etologi e naturalisti che studia i modi in cui le diverse
formazioni vegetali si sviluppano e distribuiscono in rapporto a condizionamenti ambientale; fitogeografia, e
zoogeografia. Estende allo studio delle comunità umane una disciplina che vi era già per le piante e animali.
Nei suoi scritti affronta il problema delle relazioni tra umani e ambiente e a difesa va detto che fornisce in
questo problema delle interpretazioni che verranno poi confutate e riformulate anche dai suoi allievi (?).
Riformulazione dei sui allievi: interpretazione fondamentale va sotto il nome di DETERMINISMO
AMBIENTALE: secondo questa teoria le caratteristiche di diversi ambienti naturali (atmosfera, rocce, suoli,
idrografia, vegetazione e fauna) pongono ai gruppi umani insediati dei condizionamenti rigidi vincolanti che
non sono influenzati dagli uomini (NESSI CAUSALI UNIDIREZINALI). Questi condizionamenti agiscono
sulle forme di organizzazione sociale, attività economica, caratteristiche culturali dei diversi gruppi umani,
subiscono i condizionamenti dell’ambiente. In ambienti naturali simili, in questo tipo di ambiente (foresta
pluviale), pur nella diversità dei luoghi, i gruppi umani insediati necessariamente costruiranno le proprie
modalità di organizzazione socio-economica sempre allo stesso modo. I gruppi umani diversi che occupano
lo stesso tipo di ambiente in momenti storici differenti non possono che subire allo stesso modo i
condizionamenti. In base a questa teoria, per esempio, le popolazioni che vivono sulle isole non possono che
fondare la loro vita che su attività marittime perché sono fortemente ed irrimediabilmente condizionati
dall’ambiente circostante.
Queste teorie avanzate dalla scuola tedesca innescano una discussione che coinvolge un’altra Scuola
Nazionale che è quella francese.
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SCUOLA FRANCESE – Paul Vidal De la Blache (1843- 1918). Lui studia da storico di storia antica e poi si
dedica alla fondazione di questa disciplina rinnovata; anche lui viaggia ma il raggio delle sue esperienze è
ridotto alla Francia ed in particolare alla Francia rurale. Ha una formazione molto diversa rispetto a quella di
Ratzel, viaggia in modo diverso ma condivide il fatto che la geografia deve tagliare i ponti con il passato ed
avere come oggetto le relazioni tra uomo/ambiente. Secondo la sua interpretazione le relazioni non sono
riconducibili a schemi di tipo deterministico, cioè a relazioni di causa effetto di tipo rigido o vincolante a
senso unico. L’ambiente non pone dei limiti ma offre alle comunità umane delle possibilità (il clima, la flora
e fauna che vi si trovano), si configurano come un ventaglio di possibilità che poi questo gruppo umano in
modo libero e svincolato sceglierà di valorizzare in modi diversi a seconda del gruppo/contesto geografico in
cui si trovano/momento storico.. Per lui fondamentale è valorizzare la diversità dei vari gruppi e contesti,
questa specialità è influenzata anche del momento storico: viene esaltata l’autonomia e libertà delle diverse
formazioni sociali, insieme di possibilità diverse. I singoli gruppi elaborano di fronte a queste possibilità, di
fronte a questi vari condizionamenti, soluzioni diverse di adattamento da caso a caso e non vincolate
rigidamente. POSSIBILISMO.
Concetto di GENERE DI VITA  insieme di attività/pratica/comportamenti collettivi che un determinato
gruppo umano elabora per rispondere ai bisogni fondamentali, sopravvivenza, cibo, insediamento, pratiche
anche di condivisione di valori non puramente materiali, in rapporto ad un dato tipo di ambiente ma in modo
non vincolante, i generi di vita sono tanti e diversi. Vi è la possibilità di fare scelte, si può liberamente
scegliere un certo tipo di adattamento; è possibile scegliere una serie di elementi, ventaglio di possibilità con
scelte libera di soluzioni di adattamento. Il genere di vita diventa, attraverso la sua permanenza nel tempo, un
fattore potentissimo di trasformazione dell’ambiente naturale; non solo l’uomo non è vincolato nelle sue
scelte ma allo stesso tempo instaura delle relazioni che vanno nell’altro senso, quindi relazioni di modifica
dell’ambiente naturale. Il genere di vita inizialmente è frutto di una scelta sociale, dopo è fattore di
modellamento ambientali; queste relazioni sono biunivoche e non a senso unico.
Differenza di approccio alla geografia rispetto la visione di Ratzel: la geografia apre la porta ad interrelazioni
di carattere storicistico, concetti di tipo storicistico perché le cose cambiano in base al corso del tempo, del
momento storico oltre che geografico; la spiegazione storica è importante.
Le sue idee saranno riprese e sistematizzare da un suo allievo Lucien Febvre (storico) a cui si deve la
formulazione sistematica del pensiero del suo maestro e lo sintetizza nella formula del “Possibilismo
Geografico” .
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1° interpretazione  Scuola Tedesca (DETERMINISMO)
2° interpretazione  Scuola Francese (POSSIBILISMO NATURALE) Aperto verso nuove metodologie di
ricerca, rapporti con la storia grazie alla formazione di V.de la Blache.
In questo dibattito sulle teorie il Possibilismo riesce ad avere la meglio, acquista più consensi anche in altre
scuole e nazioni (Italia, America), proprio perché la rozzezza e rigidità del Determinismo è facile da
smentire. Il Possibilismo diventa il paradigma dominante di intendere la geografia.
Nonostante questo con il passare del tempo anche alcuni concetti del Possibilismo mostrano dei limiti e
vengono modificati o abbandonati perché non adatti all’attualità. Un esempio è il concetto di GENERE DI
VITA che viene abbandonato perché era adatto ad analizzare società primitive e forme di organizzazione di
società agricole di tipo tradizionale come quelle del territorio su cui opera Vidal del la Balche. Queste aree
vedono relazioni dove l’economia si gioca all’interno di un ambiente locale, concetto di economia autartica
che ai giorni nostri non esiste più, lasciando il posto a reti di relazioni e scambio verso l’esterno, rapporti
orizzontali.
La relazione tra uomo ed ambiente ancora oggi è uno degli ambiti di ricerca privilegiati; interazioni
complesse tra gruppi umani ed ecosistema, bi-direzionalità.
DIFFERENZIAZIONE REGIONALE (seconda questione di cui tratta la geografia).
Maggiore continuità tra la fase pre-istituzionale e l’istituzione scientifica della geografia (ridefinizione degli
obiettivi ed approcci di ricerca).
Geografia classica: schemi di ordinamento di tipo regionale (cosmografia, la terra nel suo insieme); queste
opere offrono descrizioni di particolari porzioni della superficie.
Geografia: studia i caratteri generali della terra.
Corografia: studia la terra ponendo attenzione sulle caratteristiche di alcune sue particolari porzioni.
Topografia: studia le caratteristiche particolari di un singolo luogo sulla superficie terrestre.
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Queste fanno parte della SCALA DELLE INDAGINI: più il livello di indagine si restringe più aumenta la
capacità di dettaglio. Cornice descrittiva privilegiata?
Ruolo che esercita la geografia nelle fase pre-istituzionalizzazione: scienza strategica con riscontri nel
partico, utile per l’attività mercantile o a chi governa.
Nella fase di istituzionalizzazione scientifica invece la geografia produce delle analisi regionali,
fondamentali per il lavoro di ricerca geografica.
Scuola Francese – Vidal de la Blache: nelle sue opere propone dei modelli di analisi e di descrizione
regionale; questa volontà descrittiva non è solo teorica ma anche pratica grazie alle molte monografie
realizzate. Per lui queste monografie devono essere molte e dettagliate, per una migliore organizzazione
pratica della ricerca. I deterministi, secondo lui, avevano infatti sbagliato perché avevano voluto fare le cose
troppo in fretta, volevano individuare in fretta queste leggi generali cadendo così in una rozza rigidità.
Quindi V. de la B. ritiene che il compito di questa fase sia quello di raccogliere il maggior numero di
osservazioni empiriche: raccogliere, classificare e comparare informazioni e dati. Importante è fare molte
osservazioni delle diverse variabili presenti negli ambiti spaziali circoscritti, senza azzardare premature leggi
che possono rivelarsi sbagliate.
Con la pratica di realizzazione di monografie regionali, ci si interroga sulla definizione scientifica di
REGIONE e sui vari concetti di REGIONALIZZAZIONE (operazione che ritaglia la superficie terrestre; non
esiste un unico criterio o strumento di regionalizzazione). La regionalizzazione può essere:
- SCIENTIFICA – la geografia è una disciplina con la finalità di dare ordine alla gande varietà di
fenomeni che si hanno sulla superficie terrestre; forme di ordinamento e classificazione.
- AMMINISTRATIVA – partizione amministrativa come il Piemonte o la Lombardia, prevista nel
1947 dalla Corte Costituzionale. Nasce da un’operazione politica per esigenze di funzionamento
interno. Sono sistemi di unità territoriali gerarchizzate in cui si hanno organi elettivi e funzioni per
governare il territorio.
Tradizione corografica: prende i contenitori politici, lo schema delle regioni viene ripreso da quello
amministrativo. In età moderna la geografia statistica si vuole ridefinire come scienza, si vuole allontanare da
questa catalogazione e di creare una propria definizione di regione.
1° NOZIONE – SCUOLA TEDESCA (ma anche V. de la B. nelle sue prime opere)  concetto di
REGIONE NATURALE, Grandi Biomi: regioni naturali sulla superficie terrestre e che si individuano sulla
base di due criteri: clima e vegetazione, un esempio è la foresta pluviale. I francesi pensavano le regioni in
modo molto più locale e con maggiori criteri per andare più nel dettaglio. Sono regioni in cui si possono
identificar dei criteri naturali/ambientali uniformi e comuni. Per i tedeschi invece questo tipo di Biomi
funzionano anche come catalogazione regionale dei gruppi umani in modo univoco e deterministico. Sono le
regioni geografiche per eccellenze.
BIOGEOGRAFIA ≠ GEOGRAFIA UMANA
2° NOZIONE – SCUOLA FRANCESE (Vidal de la Blache, Tableaux) 1903  concetto di PAYS, non è
una regione naturale ma è più piccola e circoscritta, è una porzione delle grandi regioni naturali. Come si
individuano le REGIONI FUNZIONALI? Caratterizzata da una omogeneità e specificità di caratteri naturali
e umani e la loro combinazione (morfologia del terreno e delle rocce). Reti di relazioni che si sviluppano
intorno al gruppo umano insediatosi nello spazio. Ci sono caratteri ambientali specifici (spesso questi
caratteri sono introdotti o modificati dall’uomo, un esempio è l’agricoltura). Concetto di GENERE DI VITA
 scelta fra le tante possibilità che un gruppo umano ha fatto rispetto alle condizioni che si hanno
nell’ambiente. Queste scelte vengono fatte al momento dell’insediamento e si mantengono nel tempo.
Modello di PAYSAGE  regione riserva in cui dormono delle energie, ma il loro utilizzo dipende
dall’uomo e dalla sua volontà. Gli uomini lasciano la loro impronte su un ambiente.
26/02
Continuiamo la storia del pensiero geografico che stiamo percorrendo.
Vidal de la Blache: promuove le sue idee basate sull’intreccio tra caratteri naturali ed alcune caratteristiche
del gruppo umano insediato in quello spazio, questo è ciò che caratterizza la sua idea di regione. Questa è
derivata da un lungo processo storico con cui, il gruppo umano fa la sua scelta originale, e definisce il suo
genere di vita in base alle risorse ambientali e che verrà poi tramandato tra le generazioni.
V. de la B. propone questo modello di ricerca (analisi regionale per cogliere il maggior numero di queste
combinazioni), che verrò poi proseguito dagli allievi, non come la finalità in sé della ricerca geografica (il
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suo fine ultimo è infatti la generalizzazione) ma come un passaggio obbligato per raccogliere più dati e
informazioni possibili per poi confrontarli tra loro al fine di arrivare alla generalizzazione.
In quegli anni però (Vidal de la Blache muore nel 1918, i allievi porteranno avanti la ricerca) mutano i più
generali orientamenti della filosofia della scienza e gli aspetti metodologici, questo comporta un problema di
riassestamento per la geografia. Con l’esaurirsi della filosofia della scienza positivista si ha l’affermarsi di
orientamenti divergenti fra loro (approcci e obiettivi) tra le scienze della natura e le scienze dell’uomo
(chiamate anche discipline umanistiche). SCIENZE DELLA NATURA: compaiono nella prima metà del
1900, per queste discipline la produzione di leggi scientifiche e la generalizzazione rimane fondamentale,
leggi deterministiche che si basano sul concetto di causa/effetto. SCIENZE UMANE: si ha la
consapevolezza della irriducibilità dei fatti umani all’interno di rigide leggi deterministiche; accantonano
quindi questo obiettivo, non lo ritengono possibile, si ha la tendenza ad esaltare ed analizzare la variabilità e
la specificità delle manifestazioni dell’attività umana, ricerca caso per caso di spiegazioni in contingenti. Con
questa crescente spaccatura negli obiettivi nella prima metà del 1900 si ha una crescente specializzazione
metodologica. Prima c’era il Positivismo (si credeva che il metodo scientifico fosse uno solo: quello
empirico induttivo, applicabile a qualsiasi campo del sapere) ma ora si ha la differenza tra approcci e metodi
di ricerca, ogni disciplina ne crea di specifici per sé, diversificazione. La geografia rispetto agli altri campi è
problematica (prima tutte le discipline avevano lo stesso metodo di ricerca e si distinguevano solo per
l’oggetto di ricerca ad analisi, la geografia era la scienza di sintesi tra uomo e natura): ma adesso che
divergono uomo/natura è difficile tenere insieme cose che sono diversificate. La geografia tende a risolvere
la sua collocazione nel mondo dei saperi ridefinendosi come SCIENZA METODO: l’elemento di autonomia
scientifica non è tanto nell’oggetto di ricerca ma nella prospettiva particolare, questo è il suo elemento
distintivo, il suo elemento unificante: l’analisi della differenziazione regionale della superficie terrestre. In
questa fase (1950) la geografia umana classica si caratterizza come scienza della differenziazione spaziale
della superficie terrestre; lascia un po’ da parte la generalizzazione ed il suo compito specifico è quello di
analisi e descrizione della grande varietà dei generi di vita, pays e paesaggi che caratterizzano la superficie
terrestre. Si allontana dal campo delle scienze naturali (non più generalizzazione) ma spiega la varietà.
Scienza idiografica è una scienza che ha come obiettivo quello di identificare e spiegare la specificità,
variabilità delle combinazioni dei caratteri naturali/umani, scienza del particolare. Approccio nomotetico:
regola, norma, approccio delle scienze naturali, rapporti causali. Approccio idiografico.
Anni 1950 fase di crisi, quali sono i motivi? I fattori che agiscono all’interno della disciplina: problemi
irrisolti che ingombrano e che vengono poi a galla; fattori di crisi, sollecitazioni verso un mutamento, che
vengono dall’esterno: le trasformazioni che la società europea sta conoscendo pongono nuovi problemi e
richiedono dei concetti e strumenti nuovi per capire questa società in mutamento.
SPINTE INTERNE  il problema della generalizzazione tende a riemergere, c’è l’esigenza di produrre
generalizzazioni, queste leggi risultano impossibili da creare solo con l’accumulo delle monografie regionali.
Da strumento di passaggio, queste monografie, sono diventate la finalità in sé della ricerca. Altro problema
deriva dalla specializzazione dei metodi di ricerca: si fa fatica a indagare ciò che capita nell’ambito di ricerca
padroneggiando metodi scientifici specialistici. Esigenza di procedere all’analisi applicando metodi
specialistici e diversi produce un’esplosione della monografie regionali ma diventa difficile mettere insieme
tutte questa specificità, frammentazione interna, scissione di sotto-settori specialistici.
SPINTE ESTERNE  anni 1950; EU subito dopo la 2GM deve affrontare problemi legati alla ricostruzione
postbellica e richiedono alle discipline economiche, sociologiche, urbanistiche degli strumenti per pianificare
la ricostruzione. 1950-1960: boom economico, il quale si manifesta anche con forti squilibri territoriali
(Italia: non investe tutto il territorio nazionale ma solo alcune zone come il triangolo economico TO-MI-GE,
flussi migratori), il prezzo della crescita e dello sviluppo è il sottosviluppo di altre zone, manifestazione
caratteristica di un certo modello di sviluppo urbano ed industriale. Si ha il bisogno di strumenti per capire
perché ci sono squilibri e per correggere gli esiti negativi degli stessi; in questi anni emerge come questione
centrale nel dibattito politico il tema del sottosviluppo: il modello economico liberista urbanistico industriale
produce disuguaglianze. Che strumenti sono in grado di offrire?
La geografia tradizionale si trova inadeguata (alcuni suoi concetti non sono più validi per spiegare le novità
attuali della società), nozioni inapplicabili. Si ha il riemergere all’interno del dibattito scientifico di
orientamenti di tipo Neopositivistico (nuovo filone di pensiero e approccio scientifico che ripropone alcuni
obiettivi del positivismo)  provoca mutamenti nelle scienze dell’uomo; fiducia e diffusione di metodi
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analitici di tipo quantitativo (uso di metodi matematico-statistici, elaborazione statistica dei dati): pensano
siano la soluzione per la comparazione e arrivare ad una formalizzazione e generalizzazione.
Fattori che spingono verso il cambiamento nella geografia, e provoca , come la definisce Kuhn, la
“rivoluzione scientifica”, predomina un paradigma scientifico, consenso verso obiettivi, oggetti e metodi da
usare comuni, come era stato per il Possibilismo. Con il progredire del lavoro di ricerca il paradigma subisce
cambiamenti e perde di consenso fino a che si affermano nuove teorie e metodi che diventano il nuovo
cardine della disciplina. La geografia ha una rivoluzione scientifica: abbandono del vecchio paradigma del
Possibilismo a favore di un nuovo paradigma “nuova geografia”/ “New geography” si afferma in nord
America, Gran Bretagna e Paesi del Nord Europa, paesi che prima erano periferici adesso danno vita alla
rivoluzione o “geografia teorico quantitativa”. Differenza verso il passato, teorie di tipo generale usando
metodi quantitativi.
Come cambia la geografia in questa fase?
Continua a condividere l’interesse per le due questioni chiavi, occuparsi di studiare relazioni uomo/ambiente
e occuparsi della grande varietà con cui queste relazioni si presentano. Elementi di continuità sono solo
questi. Elementi di distinzione  critica la geografia umana classica possibilistica per i metodi di approccio
dello studio, la nuova geografia comincia negando la validità scientifica degli approcci presedenti. Rifiuto
dell’idiografismo: obiettivo della ricerca geografica non è l’esaltazione della specificità ma è la ricerca ed il
riconoscimento di forme di regolarità, configurazioni ricorrenti delle relazioni, stessi schemi in regioni
differenti. Ricerca di strutture spaziali e territoriali, forme di organizzazione riconoscibili, valide in più punti
con cui si legano relazioni verticali/orizzontali. Rifiuto dello storicismo in geografia, scienza geografica e
storia non hanno più rapporti o dialogo che invece era forte con V.de la Blache. Identificare delle leggi
spaziali, cerca di diventare una scienza nomotetica (obiettivo della generalizzazione). A che cosa servono
queste leggi? Prevedere e pianificare le forme dell’organizzazione territoriale; si propone come scienza
applicata, vuole rispondere alla domanda sociale di strumenti per risolvere i problemi della ricostruzione.
Cosa fa per raggiungere gli obiettivi? Cambiare metodo e approccio rispetto alla geografia tradizionale.
Metodi suggeriti da geografia teorico quantitativa.
Il metodo tradizionale è quello positivistico empirico induttivo. Osservazione empirica della realtà fino alla
formulazione di teorie, leggi di valore generale.
Sostituito con approccio deduttivo, rovescia il percorso della ricerca: dalle teorie si va verso la realtà.
Le teorie generali che son un quadro di partenza dell’approccio, si formulano su postulati (connessi tra loro
con rapporti logici) che non sono dimostrabili ancora. Quadro teorico di riferimento. Poi elaboro una ipotesi
scientifica: avanzo un’interpretazione, come funzionano alcuni fenomeni della realtà che voglio studiare
(isolare una certa serie di fenomeni) in modo coerente con i postulati della teoria di partenza. Poi c’è la
verifica empirica, con questa posso avere una conferma della teoria di partenza, oppure posso modificare
l’ipotesi oppure confutare quella di partenza.
Molte scienze dell’uomo si buttano sulla statistica in questo periodo; le forme di elaborazione di dati
vengono viste come uno strumento che consente la gestione di tanti dati, migliori comparazioni; produce dei
modelli matematici e inquadra i fatti spaziali di cui si occupa in modelli matematici, formule; linguaggio
matematico per formalizzare in modo scientifico possa essere chiaro e rigore nella formulazione delle teorie.
Se adotto in modo rigoroso il metodo deduttivo, in base a quale teorie formulo le mie ipotesi di ricerca?
Quelle passate vengono infatti confutate o comunque non vengono più prodotte o ritenute valide. Ci sono
due opzioni: 1- Continuo ad usare il vecchio metodo con dei nuovi obiettivi però, far emergere delle forme
generalizzate. 2- Costruire le ipotesi di ricerca a partire da quadri teorici di riferimento di altre discipline
scientifiche. Allacciare nuovi rapporti con l’economia politica: teoria neoclassica dell’equilibrio di mercato.
Cerca di indagare le forme di organizzazione nello spazio delle attività e funzioni economiche. Geografia del
turismo nasce all’interno della geografia economica, localizzazione delle industrie, attività terziare come
sono distribuite. Con questo approccio matura nella geografia un nuovo modo di pensare lo spazio della
superficie terrestre: la geografia tradizionale proponeva analisi dello spazio come concreto e fatto di oggetti e
cose, insediamenti, quadri di interpretazione di varietà di forme materiali della superficie, piccole regioni dai
generi di vita; la nuova geografia elabora una concezione dello spazio della superficie che diventa astratto
che funziona come un campo di forze: astratto di cui non ci interessano le forme materiali ma le reti di
relazioni invisibili che ne animano l’organizzazione, giochi di forze e relazioni, diverse funzioni
economiche, attrazione/repulsione; riconoscere relazioni spaziali di cui però non seguo la contingenza ma
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forme di regolarità, relazioni con persistenza nel tempo. Problema della regionalizzazione ma con modi
diversi dal passato. Nuovo concetto e criteri di regionalizzazioni per inquadrare la varietà.
REGIONE FUNZIONALE ≠ REGIONE FORMALE O UNIFORME (regioni naturali e pays).
Insieme di luoghi che sono diversi da loro per caratteri ambientali ed umani, dal punto di vista tradizionale
sarebbero stati tenuti separati perché differenti, ma con la regione funzionale non interessano i caratteri
ambientali/umani ma i fenomeni che si formano tra le diverse funzioni, si instaurano relazioni di tipo
economico, scambi, esistono delle relazioni stabili che nel corso del tempo viaggiano in modo persistente ed
organizzato. Punti di polarizzazione, tenuti insieme da reti di relazioni spaziali. I confini della regione li
traccio dove l’intensità della relazione è più debole, saltuaria, o assente. Dati statistici, quantitativi per
l’entità dei flussi, l’andamento.
REGIONE NATURALE  Luoghi tra loro contigui, tutte uniformemente caratterizzate dagli stessi caratteri
ambientali/umani. Forma materiale della superficie terrestre.
27/02
REGIONE FORMALE – REGIONE FUNZIONALE
Esempio di regione formale: la campagna del Vercellese (dedita alla risicoltura); è una regione ben
individuabile per quanto riguarda caratteristiche naturali comuni. Regione agricola uniforme.
Esempio di regione funzionale: Schema sui flussi di universitari pendolari che si spostano per studiare a
Torino; tutte le frecce convergono verso un unico polo di attrazione (nel caso l’aula in cui ci troviamo);
Torino è il polo attrattivo attorno a cui si forma una certa regione funzionale  Daily Urban System. Per
identificare la regione funzionale non si analizzano i caratteri del paesaggio ma solo la sua posizione: i
fenomeni che io considero per interpretare le regioni funzionali sono diversi da quelli che analizzo per
identificare una regione formale; lo spazio è più astratto, mi interessa sapere le posizioni nello spazio degli
insediamenti ed il tipo di funzioni che caratterizzano queste località. Questa geografia di relazioni spaziali
implica degli spostamenti materiali che tuttavia non si possono cogliere con osservazioni empiriche, ma con
dati statistici o l’intensità del traffico telefonico.
STORIA DELLA GEOGRAFIA
Eravamo arrivati alla Rivoluzione quantitativa che investe la geografia nell’immediato dopo guerra e
scardina la geografia umana classica del positivismo francese. Negli anni 70’ anche questo nuovo paradigma
tende a entrare in crisi (la storia della geografia è infatti caratterizzata da una successione di crisi e
rivoluzioni scientifiche), vengono mosse delle critiche alla geografia teorico quantitativa. Questa fase non
porta all’affermazione di un nuovo paradigma unificante, il paradigma viene messo in discussioni in diversi
settori tematici, specialistici della disciplina per motivi differenti, ma al posto di questo paradigma non si
pone una nuova forma di pensiero ma troviamo una pluralità di approcci possibili di pensiero, ma nessuno di
questi è dominante. Quali sono gli apporti critici più rilevanti che smontano il paradigma neopositivistico?
1- GEOGRAFIE RADICALI  autori Inglesi ed Americani, un esempio è D.Marvey, la criticano sul
piano ideologico. Secondo le loro critiche infatti la geografia di quel periodo faceva riferimento alla
teoria economica dell’equilibrio di mercato, non avendo teorie proprie, questi studiosi rimproverano
questa di aver voluto assumere una posizione di apparente neutralità scientifica sul piano teorico che
su quello applicato/pratico si basa su modelli normativi derivante dall’economia neoclassica.
(Modello liberistico e capitalistico); promuovendo la legittimazione teorica dell’ingiustizia sociale
derivante da questo modello economico. (Sostenere e produrre forme di ingiustizia sociale).
2- Interno di un settore specialistico che è la GEOGRAFIA STORICA  (diventato autonomo in
alcuni contesti già nella prima parte del 1900, ma vede il suo sviluppo e le maggiori teorizzazioni
interessanti tra 1970-1980); attacca l’antistoricismo: la geografia infatti rifiuta il discorso storicogenetico su cui Vidal de la Blache aveva puntato l’attenzione ma si sceglie di ricercare le costanti e
gli elementi invariabili piuttosto che la variabilità dei vari contesti e momenti storici. Secondo questa
critica è importante tenere conto della dimensione dinamica e temporale della geografia: bisogna
utilizzare metodologie di indagine che uniscano l’analisi di osservazione del paesaggio per
ricostruire i processi ecologici e storico-sociali attraverso i quali avviene il processo di
territorializzazione e mutamento ambientale.
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3- Insieme di approcci delle GEOGRAFIE UMANISTICHE  (si sviluppano attraverso autori del
Nord USA, Francia, dai focolai di elaborazione teorica emerge un approccio nuovo, diverso da quelli
della geografia fino ad ora) definiscono quella che sarà poi chiamata NUOVA GEOGRAFIA
CULTURALE , riorienta i suoi concetti proprio sulla base delle scienze/ discipline umanistiche.
Quali sono le critiche che vengono mosse? Critica al riduzionismo economico delle teorie e modelli:
secondo questi autori è riduttivo pensare che il comportamento spaziale degli uomini sia dettato
unicamente da forme di razionalità economica (massimizzare il profitto e minimizzare i costi che
devo sostenere; frizione della distanza sulla forma di interazione e degli scambi economici), ma sin
realtà questi comportamenti sono mossi da grande complessità di fattori, di tipo soggettivo
(esperienze) e non sono solo di tipo economico. Seconda critica viene mossa alle pretese ed alle
tensioni applicative dei modelli geo-economici; dove l’organizzazione del territorio viene pianificata
su base di modelli di funzionalità economica ma sono spazi che producono alienazione, chi vi abita
stenta a radicarsi in quei luoghi, non si ha senso di attaccamento. Teoria dei non-luoghi (no forme di
identità territoriale). Sheratonizzazione  spazi attrezzati ma verso cui non si sviluppano identità.
Hotel Sheraton?
Cosa propone questo indirizzo di positivo?
Contrappone agli obiettivi di ricerca fino a quel momento esplorati, un interesse per fenomeni che fino ad ora
non avevano considerato: la percezione dello spazio e dei processi per cui nella loro esperienza gli individui
connotano lo spazio attribuendogli una serie di significati e valori. Attenzione alla dimensione soggettiva
dello spazio. Prima ci si occupava dell’oggettivo che il geografo osservava analizzava, ma ora ci si sposta sui
modi in cui ognuno percepisce lo spazio della superficie dandogli significati e valori che non sono uguali per
tutti. Categoria chiave è un’altra: categoria di LUOGO/PLACE. E’ lo spazio dell’esistenza individuale,
spazio soggettivo che si struttura attraverso l’esperienza di vita quotidiana degli individui, spazio anche
mentale che può travalicare delle dimensioni circoscritte, spazio soggettivo, spazio che io percorro ed è
intessuto di relazioni sociali fitte. Spazio verso cui si sviluppa attaccamento e identificazione: identità locale
o territoriale. SENSE OF PLACE. Spazio con significati di tipo affettivo e soggettivi.
Metodi completamente diversi da quelli tradizionali; abbandono dei metodi quantitativi ma si adottano
metodi di tipo qualitativo come la psicologia (interviste orali psicologiche per avere la proiezioni delle
mappe mentali); fonti diverse: analisi di fonti letterari, cinematografiche, per cogliere non solo i valori
soggettivi ma anche culturali che formano le nostre mappe mentali. Pluralità di metodi e approcci.
IMMAGINE TURISTICA
Insieme di rappresentazione degli spazi turistici che abbiamo in mente e determinano le nostre scelte di
destinazione e pratiche turistiche.
Cosa sono le immagini turistiche e qual è il loro ruolo?
Le rappresentazioni mentali dello spazio in generale sono l’elemento guida delle nostre pratiche spaziali.
Comprendere il comportamento spaziale dei turisti; lo spazio turistico è prima di tutto un’immagine, spazio
soggettivo, rappresentazione mentale; questa immagine viene elaborata dai turisti, dagli operatori per scopi
promozionali e viene percepita anche in modo negativo dagli abitanti delle aree di destinazione turistica.
Componenti individuali e soggettive che derivano dall’esperienza di vita singola di ciascuna di noi: elementi
e caratteri stereotipati (condivisi dalla maggioranza) costruiti dagli obiettivi del marketing turistico. In base
alla diversa combinazione di questi elementi uno studioso francese, Miossec, ha identificato una
classificazione tripartita delle immagini turistiche: tre tipi.
- IMMAGINE GLOBALE  componente che struttura le immagini turistiche della quasi totalità di
soggetti. Immagine stereotipata. Immagine condivisa dalla gran parte delle persone coinvolte dal
turismo e che struttura l’immagine a prescindere dai luoghi specifici a cui si applicano. Sono
archetipi, costanti che valgono a scala globale nello strutturare le nostre immagini turistiche. Bisogni
psicologici, biologici, fondamentali e condivisi. Bisogno di ordine, simmetria, armonia estetica:
(cartoline: è difficile che queste foto riproducano scene di traffico, vie sgombre e prove di elementi
disarmonici e di caos, no disordine o elementi sgradevoli. Immagini di ruoli turistici non vengono
prese in condizioni metereologiche avverse perché l’immaginario turistico ha bisogno di questo
senso di ordine e godimento estetico). Sole, presenza del sole e luce è elemento molto diffuso,
bisogno fondamentale della luce: eliotropismo: ricerca e bisogno del sole. Elemento di base nella
ricerca della diversità: rispondere a spaesamento e gusto per l’esotismo, diverso dalla routine
quotidiana come isola tropicale, bisogno di sicurezza però l’esotismo non devono essere eccessivi.
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Dobbiamo avere comunque dei punti di riferimento famigliari, non bisogna sentirsi sopraffatti dalla
diversità. Non viene colta la specificità ma li si assomma nello stereotipo.
IMMAGINE TRADIZIONALI  questo riferimento non è estensibile ad ogni località ma gioca
sulla specificità dei luoghi. Immagini del territorio, fanno leva su alcuni caratteri anche stereotipati
della propria particolarità. Processi di costruzione identitaria, discorso del nazionalismo facendo leva
su certi caratteri tipici della popolazione, paesaggio, punto di riferimento identitario per tutta la
popolazione. (insegnamento scolastico, tv, film, propaganda del nazionalismo) immagini che
alimentano il nostro immaginario turistico. Più ricche per l’Europa anche per piccole regioni.
Tradizionali: leva sulla permanenza di certi caratteri tradizionali, evocano il passato (cibi genuini,
contatto con la natura, vita contadina, elementi culturali legati alla letteratura).
NUOVA IMMAGINE  proiezione dei nuovi spazi legati alla formazione del turismo di massa.
Estrema variabilità e instabilità di questa nuova immagine turistica, contenuti cambiano rapidamente
e non si fissa su spazi specifici. Instabilità e segmentazione e sfaccettature; caratteri comuni e
ricorrenti: l’esperienza turistica associata è in cui si esalta la dimensione collettiva, come esperienza
di gruppo. Il villaggio turistico è teatro di un esperienza condivisa e non individuale (esperienza di
gruppo), viene esaltata la dimensione ludica come lo sport, discoteca. Esaltazione ella libertà,
rispetto ai vincoli e regole della nostra vita quotidiana. Dove si realizzano queste condizioni? In
spazi che sono prigioni dorate, micro-cosmi chiusi rispetto alla spazio circostante, isolai rispetto
all’esterno, forte controllo sui consumatori con la loro struttura spaziale, pilotare e canalizzare gli
spostamenti per fare più profitto. Avviene in una bolla illusoria sotto forma di controllo.
04/03
MANIFESTAZIONI SPAZIALE DEL TURISMO NELLA LORO DIMENSIONE OGGETTIVA  Dove
vanno i turisti? Quanti sono? Che direzioni prende il flusso turistico? Quali sono le forme di organizzazione
territoriale legate al turismo? Reti di relazioni V/O.
La definizione del fenomeno turistico affrontandolo su analisi di base scientifica è molto complessa
(circoscrivere il campo della nostra indagine; distinguere il turismo da altri modelli di mobilità spaziale che
interessano flussi di persone). Come si fa a definirlo scientificamente? E’ complesso perché è un fenomeno
che ha conosciuto trasformazioni sia sul piano quantitativo (persone che si muovo; strutture), forte
espansione, e delle modificazioni qualitative (il tipo di esperienze e attività cambiano, costruire dei criteri di
definizione che comprendano tutte queste diverse esperienze).
Ripercorrere storicamente le tappe di formazione: come si manifesta nel corso del tempo? In Italia si occupa
di queste tematiche una storica bolognese, Paola Battilani, abbiamo molti testi di sintesi che ci forniscono
una buona periodizzazione di questo fenomeno. Si può dividere in 3 fasi nelle quali ha dimensioni e
caratteristiche specifiche in ognuna.
- 1° PROTOTURISMO – Non si può parlare di turismo in senso stretto ma emergono delle esperienze
e mobilità spaziali che sono antenati della moderna pratica turistica. A partire dall’età antica fino alla
fine del 17° secolo (tutto il 1600 e inizi 1700); è una fase molto lunga. Intermittente ed in aree
diverse; esperienze e fenomeni di mobilità che assomigliano al turismo ma se ne differenziano.
Elementi comuni tra tutte queste esperienze e che sono distintive del proto-turismo: 1- Estrema
elitarietà, investe poche persone, élite sociale, può anche coinvolgere ceti più umili ma
quantitativamente coinvolge pochissime persone. 2- Totale assenza di strutture specializzate per
l’accoglienza e l’intrattenimento dei turisti; chi si muove non ha strutture di accoglienza pensate
appositamente o luoghi di intrattenimento, trovano accoglienza o in strutture di accoglienza
autoprodotte (fenomeno della villeggiatura, per i più ricchi, costruzione di ville come luoghi dove
trascorrere periodi al di fuori del luogo di residenza abituale), oppure strutture che sono quelle a
disposizione di qualsiasi viaggiatore, come locande, stazioni di posta, servizi di basso livello. Flussi
esigui e assenza di strutture dedicate per fornire accoglienza e intrattenimento. 3- Impatti
(economici, trasformazione urbanistica) praticamente nulli ed insensibili, lascia scarse tracce
nell’organizzazione territoriale e nelle attività economiche. Emergono due tipi di esperienze che
sono le premesse del turismo: VILLEGGIATURA, si diffonde nell’antichità (particolare nel mondo
latino, Roma Antica) ville in campagna per ozium rurale oppure ville per socializzazione e
intrattenimento costruite in zone marittime o laghi. Sfruttamento di zone termali, sia per
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socializzazione sia per igiene. Decade in epoca medioevale (campagne sono meno sicure) e viene
riscoperta a partire dal Rinascimento; VIAGGIO, associato a forme di mobilità nello spazio,
ventaglio di esperienze in cui però prevalgono motivazioni diverse dallo svago e dal riposo:
spostamenti degli atleti e del pubblico per i giochi olimpici di Atene nella Grecia Antica (i giochi
hanno un forte significato religioso in quel periodo, questo spostamento non è molto per svago ma è
associato a momenti di ispirazione religiosa); verso fonti (termali) e santuari - carattere curativo e
religioso (Antica Roma e Grecia) divinità che abitavano questi luoghi; pellegrinaggio medioevale
che è diverso da quello attuale (oggi è affiancato dallo svago mentre nel Medioevo no; il pellegrino
può anche essere di umili condizioni sociali); Grand Tour, pratica tipicamente aristocratica, in giro
per l’Europa/Italia per visitare città d’arte, lo scopo è viaggio di formazione (2 o 3 anni), passaggio
fondamentale per la loro formazione individuale e culturale rispetto alla volontà di svagarsi; dal
1500-fino al 1700 è molto diffuso, e cambia poi i connotati nel Turismo Moderno.
2° TURISMO MODERNO – Fase in cui nasce il concetto di turismo nel senso vero e proprio. Nasce
a fine 1600 (XVII-XVIII/XIX). Solo ora possiamo parlare di turismo in senso stretto; si afferma in
Gran Bretagna, si diffonde nel 1800 nel resto d’Europa ed in Nord America. Turismo deriva
dall’inglese Tourism. Motivo di questo luogo e data di nascita? Vicinanza cronologica con un’altra
novità che è la rivoluzione industriale, ma è riduttivo pensare sia una relazione di causa/effetto, ci
sono connessioni (trasformazioni sociali ed economiche). Quali sono le caratteristiche di questo
nuovo tipo di fenomeno? Dal punto di vista quantitativo, il turismo moderno è ancora d’élite,
rilevanza abbastanza ridotta, strati della società molto ristretti, caratteristico degli aristocratici o ricca
borghesia industriale. La differenza però è che, nonostante siano in pochi, si vede la costruzione di
strutture di accoglienza specializzate, alberghi (dedicate specificatamente ai turisti, sono di lusso per
bisogni e gusti aristocratici), casinò, centri termali (strutture di tipo attrattivo che sorgono nei luoghi
scelti dai primi turisti). In questa fase l’emergere di queste strutture fa sì che si incomincino ad avere
degli impatti a scala locale delle singole località, sia sul piano economico (processi di sviluppo
economico in cui il turismo è molto importante) e impatti sul piano di trasformazioni urbanistiche e
del paesaggio; ma solo a scala locale. Quali sono le prime destinazioni turistiche? Centri termali
(Bath, città inglese di fondazione romana dove già vi erano delle terme, fase di declino nell’età
medioevale e moderna e che vengono sviluppate e valorizzate a partire dalla fine dl 1600; moda di
passare alcuni mesi in questa città per le cure termali e sociabilità, non è solo un turismo di cura, lo
svago è importante) sia in Inghilterra ma anche nel Nord Europa; altra destinazione sono le città
costiere/ di mare perché c’è la diffusione di mode curative/salutistiche che vedono nei bagni freddi e
aria di mare un’attività salubre e terapeutica, si va al mare lungo coste dei mari freddi (una delle
prime cittadine è Brighton, lungo il Mare del Nord, Mar Baltico), solo in un secondo tempo si avrà lo
sfruttamento delle coste settentrionali del Mediterraneo (non nasce in queste zone ma si svilupperà
nell’800; colonizzazione turistica di queste zone, Nizza, coste d’Italia); fruizione molto diversa
dall’attualità anche per la stagionalità: non ci vanno d’estate ma di inverno, vengono chiamati
Hivernantes, vengono da regioni fredde e piovose a svernare nelle località più miti, per godere del
clima, di aria di mare e intrattenimento sociale; altra località soprattutto nell’800, sono i villaggi e
cittadine alpine: teatro per la scoperta scientifica e attività sportive (conquista alpinistica di queste
zone; grandi trafori alpini che conoscono lo sviluppo delle ferrovie), con la scoperta alpinistica del
Monte Bianco; primi grandi alberghi e le Alpi vengono poi colonizzate turisticamente. Incominciano
ad affiancarsi delle destinazioni lontane, in modo più limitato, viaggio verso terre lontane, bisogno di
esotismo e di ricerca del diverso. Il raggio della mobilità spaziale va dal locale fino all’internazionale
anche se prevalentemente nel continente europeo. I moventi distinguono il turista moderno dal
pellegrino/gran-turista/proto-turista: la spinta in questa fase è il riposo e lo svago, c’è la spinta
curativa ma non è fondamentale. Ultimo elemento importante, fattore propulsivo sono le
trasformazioni in questa fase dei mezzi di trasporto: sviluppo delle reti ferroviarie, applicazione dei
motori a vapore alla navigazione (spostamenti relativamente veloci e di vasto raggio).
3° TURISMO DI MASSA – Fase odierna; transizione da fenomeno di élite a pratica di massa nella
fase attuale. Quando si può collocare l’inizio di questa fase? Data di affermazione è diversa a
seconda dalle aree: nasce negli USA (Nord America 1920) in Europa nella seconda metà del 1900
(1950), perché? Perché in Europa c’erano le due Guerre Mondiali che sono un blocco/stasi per i
flussi turistici. Conosce la sua affermazione dal 1950 quando anche con la crescita ed espansione
economica, una quota crescente di popolazione accede a questa pratica ad un livello di massa,
quantitivamente. Quali sono i fattori che consentono questa trasformazione quantitativa? Serie di
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presupposti: 1- riduzione degli orari lavorativi; 2- introduzione delle ferie retribuite; 3- nasce il
“tempo libero”. Trasformazioni della normativa del lavoro; liberazioni del tempo dal lavoro. Queste
trasformazione non sono omogenee, il grande boom del turismo giapponese per esempio è molto
recente (la legislazione del lavoro introduce 1 settimana di ferie retribuite e obbligatorie solo nella
seconda metà del 1900-1980). Ruolo fondamentale del turismo sociale: turismo legato al lavoro, per
esempio organizzazioni sindacali o politiche (colonie organizzate da imprenditori o partiti politici)
anche la Chiesa ne organizza. Innalzamento dei redditi medi: boom economico distribuisce una
quota di ricchezza, anche ai ceti inferiori, consentendo a più persone/famiglie di liberare una parte
delle risorse economiche che può essere impegnata in attività anche di tipo turistico.
Ulteriore elemento sono i mutamenti del settore dei trasporti: miglioramento della mobilità favorito
da due trasformazioni: automobile come mezzo di mobilità individuale (organizzazione di forme di
turismo di raggio breve/medio/locale) e la riduzione dei costi del trasporto aereo (diventa più o meno
alla portata di tutti/portata di vasto raggio). Si pongono le premesse per una vera e propria
globalizzazione del fenomeno turistico; qualsiasi località è potenzialmente raggiungibile dal turismo;
il raggio spaziale si dilata fino a scala globale. Questa trasformazione quantitativa comporta altri
mutamenti strutturali importanti: aumenta il numero delle persone ed anche quello delle strutture
d’accoglienza e intrattenimento dei turisti, sempre più numerose e diversificate/specializzate
(alberghi, camping, residence); aumentano anche gli impatti del turismo (relazioni di influenze che
esercita sugli spazi verso ci si orienta), sono impatti di tipo economico (crea posti di lavoro e
profitti), sociale (produce fenomeni di contatto tra popolazioni, incontri in positivo ma anche tensioni
e trasformazioni socio-culturali), ambientale e urbanistici sul paesaggio (modificazione del
paesaggio). Prima questi impatti erano presenti solo nelle località turistiche, mentre ora gli impatti si
sentono a scala sovra-locale (intere regioni sono modificate in organizzazione, morfologia,
paesaggio).
Questa storia del turismo è continua dal punto di vista quantitativo, i flussi di persone sono progressivamente
sempre aumentati. Nel 2012 1miliardo e 35 milioni di persone si spostano solo per il turismo internazionale
+ i flussi interni, dentro i confini nazionali. Crescita anche sull’impatto economico: nel 2012 (internazionale)
740 miliardi di euro. Primo comparto economico al mondo per capacità di produrre ricchezza.
Aumenta anche la complessità delle caratteristiche qualitative con cui queste pratiche si manifestano; dare
una definizione scientifica di turismo è un problema complesso.
TURISMO: LE DEFINIZIONI SCIENTIFICHE (presenti nel manuale di Lozato):
tengono insieme due aspetti che sono caratteristici: idea tradizionale del turismo moderno di viaggio/mobilità
spaziale associata ad una motivazione del riposo/svago (differenza dalle attività proto-turistiche, oggi si
hanno spinte di tipo edonistico). Prendono in considerazioni le attività che sono generate dal turismo.
- C. KASPAR 1975 – Insieme dei rapporti e dei fenomeni derivanti dal viaggio e dal soggiorno delle
persone , per le quali il luogo di soggiorno non è né residenza principale e duratura né luogo di
lavoro individuale. Attenzione su spostamento al di fuori del luogo di residenza e lavoro individuale.
- S.KALFIOTIS 1972 – Movimento temporaneo di persone che si spostano individualmente o in
gruppo dal loro domicilio abituale verso un altro luogo semplicemente per il loro piacere o per la
soddisfazione di interessi morali o di necessità intellettuali, provocando così la creazione di attività
economiche. La componente dello svago è uno dei motori principali; accenno all’offerta del
turismo, la domanda nelle aree di destinazione.
- J.L. MICHAUD 1983 – Il turismo raggruppa l’insieme delle attività di produzione e di consumo che
hanno origine da spostamenti caratterizzati da almeno una notte trascorsa fuori dal domicilio
abituale. Problema della soglia temporale. Allorché i motivi del viaggio sono il piacere, gli affari, la
salute o la partecipazione ad una riunione professionale, sportiva o religiosa.
- J.M. HOERNER 2002 – Definire il turista partendo dal consumo dei prodotti dell’industria turistica
e scorporando tale figura da chi viaggia. Attenzione sulla caratterizzazione complessa; il turismo è
anche un insieme di attività e fornitura di servizi/prodotti dell’industria turistica.
TURISMO – LE DEFINIZIONI STATISTICHE (presenti nel Manuale di Lozato)
Come si fanno ad elaborare dati statistici? Raccolta dei dati raccolti dai vari paesi. Bisogno di criteri e
definizioni statistiche precise che mi consentono di contare in un flusso quelli che posso definire turisti.
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DEFINIZIONE OMT-ONU 1993 – Tourism comprises the activities of persons travelling to and
staying in places outside their usual environment for not more than one consecutive year for leisure,
business, and other purposes. Soglia temporale molto importante, si fissa una soglia di durata
massima. Elementi necessari per distinguere il turismo ma altre forme di mobilità spaziali: 1Elemento dello spostamento che ci porta fuori dal nostro luogo di vita e lavoro abituale; 2- La
durata non deve essere superiore ad un anno; 3 – La motivazione (piacere, affari o altro),
l’elemento dello svago è distintivo.
VISITATORI - VISITORS
TURISTI - TOURISTS (almeno 1 pernottamento)
ESCURSIONISTI – SAMEDAY VISITORS (senza pernottamento)
Queste categorie devono essere tenute distinte perché hanno degli impatti differenti. Nella categoria
degli escursionisti ci sono anche i croceristi: non pernottano nelle strutture ricettive delle destinazioni
che visitano, c’è differenza nell’impatto economico; stesso discorso per chi dorme in treno; anche
turismo trans-frontaliero, superano un confine ma non pernottano.
05-03
TURISMO – LE DEFINIZONI STATISTICHE
Utilizzate per inquadrare a fini statistici il fenomeno turistico. Per la sua analisi (da vari punti di vista) un
tipo di dato molto utile è quello quantitativo.
Definizione OMT-ONU (movimento al di fuori dei luoghi di residenza/lavoro; soglia massima della durata;
motivazioni/svago). Al suo interno si distingue tra Turisti e Escursionisti (in generale Visitatori/Visitors).
Nelle statistiche internazionali ci sono poi altre categorie che combinate fra loro distinguono diversi
segmenti della domanda turistica; qual è l’utenza/domanda che si rivolge verso determinati servizi.
TURISMO DOMESTICO – residenti di un paese che visitano lo stesso paese. Movimenti a carattere
turistico che avvengono tutti all’interno del territorio di un determinato paese; non varcano confini nazionali.
Movimenti turistici interni.
TURISMO INTERNAZIONALE – residenti di un paese che visitano un altro paese (varcano una o più
frontiere); a seconda della direzione del movimento può essere:
- INBOUND (INCOMING) – visitatori esteri verso un dato paese. Dal punto di vista del paese di
arrivo/destinazione. Visitatori che si recano nel mio paese per visitarne le località turistiche.
- OUTBOUND (OUTGOING) – residenti di un paese che si spostano verso altri paesi. Visitatori che
partono dal mio paese per andare a visitare altri paesi, varcano le frontiere.
Queste due altre categorie definiscono il tipo di servizi richiesti/domanda:
TURISMO INTERNO=TURISMO DOMESTICO+TURISMO INTERNAZIONALE INBOUND 
domanda per servizi ricettivi e animazione.
TURISMO NAZIONALE=TURISMO DOMESTICO+TURISMO INTERNAZIONALE OUTBOUND 
domanda per servizi di agenzie di viaggio e trasporti (interni e internazionali).
Queste categorie costituiscono distinzioni applicate nelle fonti per classificare i dati relativi ai flussi turistici
ed alle attività turistiche (nostro oggetto di indagine). Quali sono le fonti utilizzate? Dove si prendono questi
dati? Queste fonti possono essere di due tipi: 1) INDIRETTE – insieme di documentazione
variegata/diversificata che non riguarda direttamente il turismo, ci offre dati che riguardano altri tipi di
fenomeni collegati al turismo, ne subiscono le influenze/impatti. A volte non si hanno fonti con dati diretti ed
in questi casi ci si rivolge alle fonti indirette (paesi in cui non si ha un’analisi statistica relativa ai movimenti
turistici, oppure non vengono forniti in particolare/modo dettagliato/ a scala locale). Indicatori per studiare le
variazioni/dimensioni quantitative del fenomeno turistico in sé anche se non lo descrivono direttamente. Es:
nella regione alpina in Italia, la ricettività che accolgono i turistici è fatta soprattutto di seconde case (di
proprietà o affittate) e non tanto alberghi che fanno analisi statistiche ma manca tutta la parte delle “seconde
case”, si attinge per esempio a fonti di tipo fiscale come il getto dell’IMU sulla seconda casa, indicatore
indiretto della presenza di seconda case sfruttate a fini turistici sul territorio. Altri tipi di fonti, come il
consumo di acqua/energia/rifiuti/consumo di carburanti o per esempio le cartoline. Queste fonti non sono
facilmente disponibili, dati difficili da reperire e calibrare rispetto al contesto che sto studiando, per questo
vengono utilizzate spesso a scala locale, applicata dalla ricerca per analizzare contesti locali.; 2) DIRETTE –
forniscono dati sulla quantità (dati, strutture, turisti), sono di tipo statistico.
Come si costruisce una statistica?
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Sono prodotte da una serie di enti pubblici statistici (ISTAT – ente statistico ufficiale italiano; EUROSTAT –
a scala europea; ONT – a scala internazionale per il turismo). Questi enti provvedono al rilevamento dei
dati/informazioni attraverso modalità differenti; le modalità applicate per il rilevamento sono due:
1- RILEVAMENTO ESTENSIVO – comprende in modo esaustivo, coperta completa, l’insieme di tutte
le unità costitutive del fenomeno che si sta indagando- intera popolazione statistica. Possono essere
persone, strutture ricettive presenti sul territorio. Procedura complessa e onerosa (dal punto di vista
finanziario-impegno-risorse umane), sono prodotti solo da enti pubblici o da settori della Pubblica
Amministrazione che necessitano di queste forme. Per il turismo: i censimenti di questo tipo
vengono eseguiti raramente a fini statistici puri; vengono associati a altre statistiche di altro tipo
come quelle di tipo fiscale fatte dalla Pubblica Amministrazione. Questi dati vengono poi fruiti dai
sistemi statistici nazionali ed elaborati anche per fini conoscitivi.
2- RILEVAMENTO A CAMPIONE - analisi solo di una frazione della popolazione statistica della
mia indagine. Questa parte non viene ritagliata a caso, ma la costruzione del campione è molto
delicata e applicazione di una serie di criteri per renderlo rappresentativo di tendenze comuni a tutta
la popolazione statistica. Calibrazione dal punto di vista quantitativo e qualitativo (fasce d’età
differenti). Il rilevamento può essere svolto in diversi momenti e località: sulla popolazione che
potenzialmente sono turisti nei luoghi di residenza (turisti nel loro luogo di residenza), oppure nei
luoghi di transito turistico (aeroporto internazionale), oppure nei luoghi di destinazione turistica
(nelle strutture ricettive).
Che tipo di dati si trovano nelle statistiche sul turismo?
Un primo tipo di dati sono quelli relativi ai movimenti turistici: numero dei visitatori, che viene poi
scomposto in categorie specifiche (turisti-escursionisti). Ci vengono forniti dei dati relativi agli arrivi
turistici: numero dei visitatori che sono registrati o al momento del loro passaggio alla frontiera o al
momento dell’ingresso in una struttura ricettiva.
Altro dato fornito è quello delle presenze turistiche: numero di pernottamenti registrati presso le strutture
ricettive; perché arrivi e presenze sono diversi? La presenza dei pernottamenti viene registrato ogni giorno
(un turista viene registrato una volta sola per l’arrivo, ma magari 15 giorni per i suoi pernottamenti). Come
indicatore del numero di turisti viene utilizzato il numero degli arrivi, l’altro per la durata media dei
soggiorni.
I dati relativi agli arrivi ed alle presenze turistiche sono quelli più facilmente reperibili/disponibili; sono i dati
di base per analizzare dal punto di vista quantitativo la domanda turistica.
Un altro tipo di dati per le ricerche di carattere economico ma anche geografico, sono quelli relativi agli
impatti economici del turismo, quelli che riguardano gli introiti derivanti dalle diverse attività di erogazione
di servizi, il fatturato di queste attività (strutture ricettive, attrattive come musei, mostre, agenzie turistiche,
trasporti).
Altro dato economico è quello relativo alle spese economiche, entità delle spese che le famiglie fanno per
attività di carattere turistico. Sono reperiti attraverso fonti bancarie o attraverso inchieste: definizione di un
campione, questo dato è disponibili a scala internazionale e nazionale.
Posso anche trovare informazioni riguardo all’offerta di ricettività: numero degli esercizi che si occupano di
ricettività in tutte le sue forme.
Altro dato è la tipologia di questi esercizi ed alla loro categoria: ricettività alberghiera/para-alberghiera.
Distinzione per tipo e categoria.
Un ultimo dato è quello del numero di posti letto/tenda/camere forniti dai diversi tipi di strutture ricettive.
Questo tipo di dato è disponibile relativamente a scala nazionale e infra-nazionale.
Ultimo tipi di dati, più difficile da reperire, sono relativi ai caratteri qualitativi della domanda turistica. Se
voglio creare un nuovo servizio/aprire un’attività devo capire sia quanti turisti arrivano, ma è anche cruciale
raccogliere informazioni sul profilo del turista-tipo; informazioni qualitative:
- Luogo di provenienza – mercati di provenienza.
- Qual è la loro destinazione/desideri relativi alla proprie vacanze.
- Età e sesso.
- Condizione professionale
- Durata del soggiorno.
- Mezzo di trasporto utilizzato.
Queste informazioni (sia per scopo conoscitivo ma anche applicativo); non sono mai oggetto di rilevamenti
estensivi, e sono oggetti di rilevamenti attraverso indagini a campione.
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Come si utilizza una statistica?
Qualsiasi fonte delle essere letta con cautela, avvertenze critiche. Un primo problema è quello della scelta
della fonte: un primo criterio fondamentale è selezionare attentamente la fonte andando a vedere l’ente che
l’ha prodotta (affidabilità, autorevolezza, secondo procedure corrette, devo avere la possibilità di verificare le
modalità di rilevamento e catalogazione, standardizzazione dei dati, procedure codificate). Secondo criterio
fondamentale è l’adeguatezza/pertinenza della fonte e dei tipo di dati forniti rispetto agli obiettivi della mia
ricerca e per scala (un esempio è la scala: se devo fare una ricerca locale non mi serve una fonte a scala
nazionale). Bisogna essere consapevoli dei limiti informativi della fonte che si utilizza, anche le più
affidabili; problema di accuratezza ed esaustività dei dati, per questo è fondamentale conoscere le procedure
di rilevamento.
Secondo problema: comparabilità dei dati (fondamentale nell’ambito geografico dell’analisi del turismo).
Comparare ciò che capita in diversi paesi e aree può essere fondamentale: devo usare statistiche di paesi
diversi, con periodicità o procedure differenti le une dalle altre.
Un altro problema è l’aggiornamento dei dati: essendo il turismo in rapida espansione/crescita.
Quali sono i diversi enti produttori di statistiche sul turismo sulle diverse scale spaziali?
A scala globale:
WORLD TOURISM ORGANIZATION www.unwto.org  dal 2003 è riconosciuto ufficialmente
dall’ONU, agenzia ufficiale per il turismo. E’ una organizzazione inter-governativa, costituita dai
rappresentanti dei governi dei paesi presenti (155); fanno riferimento come membri affiliati anche una serie
di imprese turistiche, ONG, associazioni attive nel campo turistiche. Punto di riferimento per gli stati, sia per
il 3 settore ed i privati. Finalità di coordinamento e promozione delle politiche turistiche a scala globale. Tra
i suoi compiti c’è la produzione di statistiche a scala internazionale ed elaborazione di studi.
WORLD TAVEL & TUORISM COUNCIL www.wttc.org  associazione di operatori privati, imprese
attive nel settore turistico, comprende i 100 più importanti per dimensioni/fattura operatori turistici a scala
globale (catene alberghiere, tour-operator, etc.) fondato nel 1990, con lo scopo di diffondere le
consapevolezza della rilevanza economica delle attività turistiche e per orientare le politiche di sviluppo
turistico. Produce studi sui vari paesi oppure tematici (tipologie o problemi).
A scala nazionale.
ISTAT www.istat.it  censimento delle popolazioni e unità abitative che possono essere utilizzati come
fonti indirette. Anche analisi e statistiche dirette per il turismo.
ENIT www.enit.it  promozione dell’immagine turistica dell’Italia all’estero.
ISNART www.isnart.it  ente di ricerca che fa studi sul turismo su aspetti tematici.
OSSERVATORIO NAZIONALE DEL TURISMO www.ontit.it  istituito nel 2006.
A scala locale
REGIONE PIEMONTE – OSSERVATORIO TURISTICO REGIONALE
www.regione.piemonte.it/turismo/cms/turismo/osservatorio-turistico.html.  attivato dal 2002; tavole di dati
per scopi di ricerca.
IRES PIEMONTE www.ires.piemonte.it 
ARPA
ECOMUSEI REGIONALI
WORLD HERITAGE (programma UNESCO per la tutela e la valorizzazione dei beni culturali e
ambientali).
11/03
LA DISTRIBUZIONE DEI FLUSSI TURISTICI A SCALA GLOBALE
Domanda: dove si distribuiscono, a scala globale, i flussi e le aree turistiche principali? Quali ne sono i
motivi? Bisogna costruire una rappresentazione geografica di questo fenomeno.
UNWTO – TOURISM HIGHLIGHTS – Grafico sull’andamento storico dei flussi a scala globale (si
definisce questa crescita continua sul piano storico mediante dati quantitativi, si possono fare anche delle
previsioni). 1950 (momento di passaggio tra il turismo di élite e quello di massa). 2012, superamento 1mld e
35milioni. Vengono registrati anche dei picchi di diminuzioni (legati ad eventi specifici che hanno un effetto
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frenante, 2003: epidemia di SARS, 2009: crisi economica globale), ma l’ascesa viene ripresa. Fenomeno in
crescita costante, le diminuzioni non hanno incidenze importanti, e sempre più intensa, inclinazione cresce
costantemente. La distribuzione spaziale del fenomeno turistico oggi non è uniforme ma tende a concentrarsi
con persistenza verso determinate regioni, segue determinate direttrici di flusso.
CLASSIFICAZIONE DEI FLUSSI TURISTICI INTERNAZIONALI in base a parametri geografici (da
dove partono e dove vanno) ed in base alla loro entità (alcune direttrici di flussi sono percorse da molti
turisti, altre invece sono meno percorse).
- FLUSSI MAGGIORI: intorno a (oltre i) 10 milioni di turisti l’anno.
- FLUSSI IMPORTANTI/ INTERMEDI: da 5 a 10 milioni di turisti l’anno.
- FLUSSI MINORI: da 1 a 5 milioni di turisti l’anno.
- FLUSSI MARGINALI E PIONIERI : meno di 1 milione di turisti l’anno; aprono nuovi fronti
geografici alla colonizzazione turistica.
Schema di classificazione presente sul libro.
In generale da dove partono i turisti? Più del 90% dei turisti che si spostano dalle loro residenze (turismo
internazionale o domestico) parte da città di paesi ad economia avanzata o con economia emergente (Cina). I
flussi maggiori avvengono a scala globale, scambi fitti tra tutti i continenti ad esclusione dell’Africa ed
Australia/Nuova Zelanda; anche se sono flussi che si muovono a scala globale e collegano i diversi
continenti, traggono origine e destinazioni tra i paesi in cui il fenomeno turistico è più consolidato anche dal
punto di vista storico. Ci sono anche destinazioni verso paesi emergenti, ed oltre che destinazioni vanno ad
affermarsi anche come generatori.
Struttura di questi flussi all’interno dei grandi blocchi continentali?
EUROPA: è l’area in assoluto con la rete di flussi interna più fitta e con entità di flussi più intensi. Abbiamo
degli scambi intercontinentali intensi e bidirezionali, che collegano l’Europa all’America del Nord ed
all’Asia. Nell’ambito continentale si individuano 3 tipi di turismo verso cui si muovono i flussi:
1- ELIOTROPICI (alla ricerca del sole)/BALNEOTROPICI (sfruttano i litorali marittimi), marcata
stagionalità, stagione estiva, e spostano milioni di turisti verso i litorali/coste del continente europeo,
alcuni verso l’Atlantico (Portogallo, Spagna, Francia), altri sul Mar Mediterraneo (sia settentrionali
che meridionali e orientali) ed altri Manica e Mare del Nord (le prime ad essere sfruttate per la
creazione delle prime località turistiche di mare, bagni curativi in acque fredde ed aria salubre del
1600). Si indentificano 3 diverse direttrici di movimento rispetto questi flussi: 1- NORD-SUD,
partono dal Nord Europa (penisola scandinava, Germania, Inghilterra) e si muovono lungo grandi
assi di traffico che seguono il corridoio creato dal Reno e dal Rodano per approdare sulle coste
francesi del Mediterraneo o dell’Italia Tirrenica. 2- NORD-OVEST, ha gli stessi punti di partenza
(paesi dell’area nord europea, Gran Bretagna, Belgio, Olanda) che deviano verso Ovest sino alle
coste del Portogallo, Francia e Spagna. 3- Ha i suoi punti di partenza nei paesi dell’Europa Centroorientale, segue un andamento NORD-SUD, si dirige verso il Mediterraneo orientale (si muovono
lungo il Danubio, valicano le Alpi), e vanno verso le coste adriatiche italiane e balcaniche (Grecia,
Turchia), Mar Nero. Si muovono d’estate verso le coste marittime, ed in flussi minori verso il Mar
Nero; queste direttrici hanno una lunga costanza storica, si manifestano proprio all’inizio della
presenza del turismo in Europa (aristocratici e nobili). Altre destinazioni/direttrici di flusso hanno
una formazione recente e conoscono delle vicende alterne (Centro-Sud) subisce negli anni 90’ le
ripercussione della Guerra dei Balcani ma che recentemente sta riscoprendo una ripresa.
2- INVERNALI, sviluppo più recente, anni 1960. In questi anni in Europa vengono concesse ferie
invernali più lunghi, affermazione dello sci/sport invernali come pratica di massa. Hanno tanto punti
di partenza (diversi paesi europei e da lontano) ma hanno un unico catalizzatore: regione alpina,
prima regione che si afferma storicamente e che attrae oggi dei flussi maggiori.
3- FLUSSI URBANI, traggono origine da città, scelgono città urbane come meta dell’esperienza
turistica. Affermazione recente ma che hanno una forte tendenza alla crescita, ¼ di tutti i flussi
turistici internazionali. Un elemento interessante di questi flussi è che sono in crescita come tipologia
di turismo ma c’è grande varietà per la scelta di destinazione, competizione tra le diverse città, ne
emergono di nuove e alcune tradizionali declinano. Grandi capitali (Parigi è la destinazione più
affermata, Londra, Roma, Mosca più recentemente come le altre città dell’Est) e poi le città d’arte
(Venezia, Firenze). Per i centri minori la competizione è molto forte: importanti sono le strategie di
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marketing territoriale, come affidarsi alla pubblicità derivata dall’organizzazione di grandi eventi
(Olimpiadi – Barcellona 1992 è un esempio).
AMERICA DEL NORD: osserviamo la presenza di scambi intercontinentali bidirezionali sia con l’Europa
attraverso l’Atlantico sia attraverso il Pacifico e con l’Asia. All’interno del continente si trovano flussi non
tanto fitti come per l’Europa, vi è una direttrice di flussi prevalente da Nord verso Sud (Canada verso gli stati
meridionali degli USA, bacino caraibico e America Centrale), sono flussi eliotropici.
AMERICA CENTRALE: area che oggi è interessata da flussi maggiori in-bound, ma a scala nazionale (ad
eccezione del Messico che è un forte attrattore turistico) tutti gli altri paesi di quest’area non riescono a
superare la soglia dei 10 milioni di arrivi (presi singolarmente). Dal punto di vista out-bound nemmeno
sommando i dati di tutti questi paesi dell’area si raggiungono i 10 milioni. Squilibrio: non ci sono degli
scambi effettivamente bidirezionali.
AMERICA DEL SUD: non ci sono flussi out-bound nemmeno complessivamente intorno ai 10 milioni, anzi
non si raggiungono nemmeno i flussi minori. Brasile e Argentina stanno crescendo come emettitore di flussi
turistici essendo potenze emergente. Dal punto di vista del flussi turistici in-bound se si sommano i totali dei
paesi di questa zona si arriva a superare i 10 milioni di arrivi turistici (sommatoria ma non presi
singolarmente). Flussi di prossimità: ci sono o scambi interni o comunque flussi che arrivano dal continente
americano, America del Nord. Ci sono flussi pionieri verso la Patagonia e l’Antartico, destinazioni estreme.
ASIA: area che a partire dagli anno 1990 ha mostrato un forte dinamismo di crescita dal punto di vista del
turismo internazionale. L’Asia presa complessivamente è collegata ad Europa e Nord America con flussi
maggiori bidirezionali.
Primo nucleo di flussi maggiori è il GIAPPONE
2011: 6.2 milioni di visitatori inbound.
2012: 8.3 milione di visitatori inbound.
1965: 159.000 visitatori outbound
1985: 5.5 milioni di visitatori outbound
2010: 16.6 milioni di visitatori outbound.
2011: 16.9 milioni di visitatori outbound.
Fenomeno recente che vede flussi out-bound maggiori di quelli in-bound. Quali sono i motivi di questo
dinamismo turistico verso il 1990? 1987 in governo vara politiche economiche importanti che hanno la
finalità di spostare gli investimenti dello Stato dal settore produttivo verso altri settori produttivi industriali
ed anche verso il settore terziario (servizi e turismo). Definisce le sue aree turistiche-ricreative. Inoltre vara
una riforma degli orari lavorativi sempre nel 1987, dalle 48 alle 40 ore di lavoro e si introduce una settimana
di ferie retribuite obbligatorie per tutti i lavorativi; sgravi fiscali verso il turismo all’estero per l’acquisto di
beni in questi viaggi. Questo facilita il raddoppio di quote tra il 1985-1990. Dove vanno questi turisti
Giapponesi? Si muovono in destinazioni di aree asiatiche, Corea del Sud, Cina, Malesia, Tailandia, Indonesia
che hanno visto investimenti in settori turistici anche dal Giappone. Anche mete lontane come Europa e Nord
America. Nei flussi in-bound si ha una crescita rispetto al 1965 (369.000 visitatori) ma ancora oggi non si
arriva ai 10 milioni. Dal 2010-2012 c’è una flessione nel 2011 dovuta al terremoto e tsunami del 2011.
SVILUPPO TURISTICO DELLA CINA
1970: apertura controllata ai visitatori stranieri.
1980: 5.7 milioni di visitatori inbound.
1990: 27.4 milioni di visitatori inbound.
2000: 43 milioni di visitatori inbound.
2011: 57.5 +22.3 Hong Kong + 12.9 Macao + 6 Taiwan = 98.7
Nell’antichità si hanno forme di turismo proto-moderno soprattutto per motivazioni religiose, direttrici di
movimento che portano ai santuari.
1949: nascita della Repubblica Popolare Cinese, la situazione politica della zona non permette flussi di
entrata o uscita di visitatori stranieri.
Cinesi che risiedono in territorio politicamente di protettorato straniero, sono quelli che si spostano per il loro
turismo in-bound (flussi di prossimità/interni) e poi dall’Europa e USA. Impetuosità dello sviluppo
dell’attività turistica cinese, crescita impressionante nel giro di 10 anni. Quelli che erano protettorati dal 1990
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fanno parte della Cina effettivamente ma nelle statistiche vengono ancora considerati come elementi separati.
Crescita dovuta alle politiche di apertura economica ed economia di mercato nel quadro di un regime di tipo
socialista.
La Cina ha cominciato dopo il 2000 ad essere un paese emettitore di flussi internazionali out-bound, e sta
diventando (con la crescita dei redditi della popolazione) importante anche in turismo domestico.
Dove si dirigono questi flussi, paesi interni a quest’area? Malesia, 24milioni, Tailandia, 19 milioni,
Singapore, 10mililioni. Da questo blocco di paesi non escono flussi turistici out-bound di rilevanza: scambi
solo di tipo inbound.
Vengono lasciati fuori (dall’analisi dei flussi maggiori)
Africa, ai margini di questa rete.
Australia e Nuova Zelanda, non sono collegate agli altri continenti con flussi maggiori.
12-03
DISTRIBUZIONE A SCALA GLOBALE DEI FLUSSI TURISTICI
Flussi Minori – 1-5 milioni di turisti l’anno. Il numero di queste destinazioni sta aumentando negli ultimi
decenni. Partenza: dalle zone urbane dei paesi ad economia avanzata o emergente. Destinazione: mete di
prossimità (paesi vicini, grandi regioni continentali).
Flussi Pionieri/Marginali - < 1 milione di turisti l’anno. I soggetti che fanno parte di questi flussi partono
essenzialmente dall’Europa, Canada e si dirigono verso: 1- Mete estreme (Alaska, Isole Tropicali, Africa
sub-sahariana); 2- Paesi che si affacciano da poco sulla scena del turismo internazionale, aree di nuova
scoperta o non ancora affermate.
DISTRIBUZIONE DELLE AREE TURISTICHE (aree di destinazione turistica)
Non si può parlare di omogeneità, ma troviamo diverse discontinuità spaziali, c’è la presenza di forti
zone/aree di concentrazione, evidenti a diverse scale di osservazione/analisi statistica. I flussi turistici quindi
privilegiano alcune aree del globo rispetto ad altre.
LA DISTRIBUZIONE PER GRANDI REGIONI DEFINITE DALL’UNWTO (scala globale)
Classificazione adottata dall’UNWTO – Ripartizione Arrivi Turistici Internazionali per grandi regioni
(insiemi di scala continentale) nel 2011:
- Europa 51% (grande sviluppo storico, densi flussi di scambio)
- Asia e Pacifico 22% (forte crescita negli ultimi 10 anni, espansione di Cina e Sud Est asiatico; la
percentuale non è diffusa in modo omogeneo).
- Americhe 16 % (fino al 2001 occupavano il secondo posto della classifica; se si distinguono Nord e
Sud America, la percentuale è maggiore nella parte Nord del continente – Usa, Canada, Messico).
- Medio Oriente 6%
- Africa 5%
Anche da questa classificazione si nota la grande presenza di squilibri di diffusione dei flussi.
LA DISTRIBUZIONE TRA GLI STATI (suddivisione in 3 gruppi)
Paesi Dominanti: > 10 milioni di arrivi turistici l’anno.
Paesi Intermedi: 3-10 milioni di arrivi turistici l’anno.
Piccole Potenze Turistiche: < 1 milione di arrivi turistici l’anno.
-
Paesi DOMINANTI: Sono 23 al mondo (non sono molti, forte concentrazione in pochi paesi), nl
1995 erano 13, si ha una lenta crescita. Relativa stabilità in questo gruppo, all’interno della
graduatoria si trovano sempre i soliti stati nella parte alta della classifica (inerzia della
localizzazione). Dalla fine del 1980 si ha l’entrata della Cina nella scena del turismo internazionale,
vede una forte crescita e risale rapidamente in graduatoria arrivando siano alla 3° posizione.
2002
2004
2010-11
Francia
Francia
Francia
Spagna
Spagna
USA
USA
USA
Cina
Italia
Cina
Spagna
22
Cina
Italia
Italia
-
Paesi INTERMEDI: Sono i paesi con economia in fase di sviluppi o di recente entrata nella scena del
turismo internazionale. Le loro posizioni in graduatoria UNWTO sono molto variabili. Forte
competizione.
-
PICCOLE POTENZE TURISTICHE: flussi marginali o pionieri. Tra queste si trovano i micro-stati
insulari (Maldive, Antille, Tahiti, Islanda) ed i vari paesi ancora embrioni per lo sviluppo turistico.
A livello nazionale/locale queste diseguaglianze sono ancora presenti, la distribuzione dei turisti sul territorio
infatti non è omogenea. REGIONE TURISTICA: insieme di località turistiche che sono collegate tra di loro
da reti di relazioni funzionali stabili e sono fortemente integrate con la struttura territoriale.
TF: arrivi turistici internazionali registrati alla frontiera (no escursionisti);
VF: visitatori internazionali registrati alla frontiera (turisti ed escursionisti);
THS: arrivi turistici internazionali registrati in alberghi e strutture simili;
TCS: arrivi turistici internazionali registrati in stabilimenti turistici collettivi.
13-3
Prima constatazione mediante i dati: il turismo è un fenomeno responsabile della differenziazione dei
caratteri del paesaggio; non è distribuito omogeneamente, ma produce diseguaglianze spaziali.
Motivi specifici che nei singoli poli di accoglienza turistica spiegano questa tendenza alla concentrazione?
Da analisi quantitativa si passa ad una qualitativa: ricercare e individuare le relazioni spazialo che collegano
in modo diverso il turismo con i caratteri naturali e umani delle diverse parti della superficie terrestre. Fattori
geografici del turismo: insieme di caratteri naturali/costruiti, come vengono sviluppati dal turismo.
PAESAGGIO E SITO
Due categorie chiave del discorso geografico, riprendono appunto questi caratteri naturai/costruiti;
PAESAGGIO: è stato per molto tempo una categoria centrale per la ricerca geografica (ancora oggi ma con
peso minore) nella prima metà del 900 geo era la “scienza del paesaggio”, cardino su cui si orienta la
disciplina. Concetto complicato, con molte sfaccettature.
Dualità di componenti: rinvia a due dimensioni analitiche differenti. 1- Prima dimensione su cui si può
analizzare il paesaggio è quella OGGETTIVA (concezione oggettivistica di paesaggio geografico), insieme
delle forme materiali della superficie terrestre (elementi sia naturali che costruiti o influenzati dell’uomo –
forma sensibile), dietro le quali vi sono strutture di relazioni e processi, sia ecologici sia storico-sociali
(fenomeni che rinviano alle strutture dell’organizzazione territoriale – processi tramite cui queste forme o
relazioni vengono continuamente prodotte o modificate). Questo è oggetto di studio della geografia storica.
Ex: un certo tipo di forma materiale/sensibile, dietro cui ci sono una rete fitta di relazioni ecologiche
particolari (condizionamenti climatici sulla flora) – Tundra, Siberia; Vercellese – relazioni sia di tipo
ecologico (acqua) sia storico-sociali (700-800);
2 – L’altra dimensione è quella SOGGETTIVA: anni 80’ concezione soggettivistiche di paesaggio.
Rappresentazione che un soggetto elabora delle forme materiali della superficie terrestre, filtrandone la
percezione attraverso significati soggettivi e culturali. Delle forme materiali non studio il loro concetto in sé
ma studio la rappresentazione/percezione che ho di quelle forme attribuendo loro dei significati soggettivi
legati alla nostra esperienza oltre che alla mediazione culturale (valori simbolici che derivano dalla cultura
che ci plasma) – ci si avvicina all’idea estetica del paesaggi, possono esternare la mia percezione in vari
modi (rappresentazione artistica, letteraria, fotografia), la dimensione indagata è soggettiva e culturale (non
tanto come forme materiali).
Questo dualismo S/O viene applicata anche ai paesaggi turistici: da un lato il paesaggio O/materiale fornisce
la materia prima per la localizzazione e innesco di forme di sfruttamento turistico, offre opportunità e
insieme pone dei vincoli, e viene inoltre plasmato materialmente dal turismo stesso (Ex: Piste da sci ed
impianti di risalita in estate). Dall’altra parte anche la dimensione S/culturale ha un ruolo fondamentale:
elemento chiave per la costruzione dell’immaginario turistico, sia per le immagini globali (stereotipate), sia
per le immagini turistiche tradizionali anche se in alcuni casi si stereotipa (immagine con palma e
tramonto/sole).
23
Questa duplicità può essere applicata anche alla nozione (sintetica) di SITO: località specifica, determinata
sulla superficie terrestre, che viene considerata per quell’insieme di caratteristiche naturali e umane che la
contraddistinguono attraverso una combinazione particolare, altamente specifica. Il PAESAGGIO è una
categoria sintetica: paesaggio Alpino, non ci si riferisce ad una località specifica delle Alpi ma ad un modello
astratto e sintetico che è costruito attraverso osservazioni e analisi di tanti e diversi siti, comparando tra loro
le caratteristiche naturali/umane e identifico le somiglianze, elementi formali e strutturali che si riproducono
in modo simile nelle diverse località della regione alpina e che quindi sintetizzo in un modello astratto di
sintesi. In un SITO ritrovo sia le caratteristiche di ordine generale ma declinate specificatamente in relazione
alle diverse località. Anche a scala di SITO è opportuna un’attenta valutazione delle caratteristiche specifiche
sia sul piano oggettivo (opportunità e vincoli che pone alla creazione di una località turistica), sia sul piano
soggettivo (determinare la corrispondenza in termini estetico-formali di quel sito per lo
stereotipo/esigenze/aspettative del turismo).
CLASSIFICAZIONE DEI SITI TURISTICI, considera diverse classi a seconda di come le caratteristiche del
sito vengano sfruttate dall’attività turistica:
1- SITO CORNICE: siti in cui le caratteristiche naturali (Cascate del Niagara, Machu Picchu) da soli, o
uniti/combinati con caratteri storico-culturali costituiscono di per sé un elemento di richiamo
turistico senza richiedere strutture di appoggio particolarmente rilevanti.
2- SCRIGNO: (Trouville, antica colonizzazione turistica sulla costa a Nord di Parigi, le cui
caratteristiche sono state modificate dal turismo, ma con caratteristiche architettoniche-urbanistiche
che si sono ben integrate all’interno del paesaggio preesistente) sito che diventa in sé un ambiente
nuovo ma attrattivo nonostante le modificazioni dovute dal turismo.
3- SITO POSTICCIO: azione pianificata e per lo sfruttamento turistico intensivo; paesaggi senza
attrattive particolari ma in cui vengono generati spazi artificiali per il consumo turistico che non
hanno integrazioni con il paesaggio del sito circostante (Villaggio turistico, Parco a tema, Shopping
mall/ Grandi centri commerciali).
I FATTORI GEOGRAFICI DEL TURISMO: caratteri specifici del sito o del paesaggio che sono elementi di
attrazione turistica, altri ne alimentano lo sviluppo turistico, sono agenti/cause determinanti.
- FATTORI NATURALI:
. clima – fondamentale; insieme delle condizioni dell’atmosfera in una certa area/parte della
superficie terrestre. Misurate attraverso parametri convenzionali come temperatura dell’aria, le
precipitazioni, pressione, etc. quello che noi osserviamo quotidianamente non è clima ma tempo
atmosferico; dal tipo di clima dell’area dipendono elementi chiave che consentono questo sviluppo
turistico: 1- Durata e quantità dell’insolazione (eliotropismo) 2- Durata e quantità delle
precipitazioni; per valutare gli impatti climatici su determinati siti/ambienti hanno elaborato una sere
di indici di confort climatico: uno fra tutti è l’INDICE DI CONFORT BALNEOTERMICO,
parametro che deriva dal confronto tra la temperatura atmosferica e la temperatura dell’acqua nelle
località balneari, se la differenza è molto forte questo elemento è negativo, ma non è possibile
individuare degli strumenti del genere con valore assoluto perché la concezione stessa di confort non
è legata solo a caratteristico di tipo fisico/biologico ma ci sono anche dei parametri culturali/ diversa
sensazione di confort.
. vegetazione – ad eccezioni di forme particolari di pratica turistica, la vegetazione non è un fattore
attrattivo di per sé, ma ha un ruolo comunque importante nel condizionare lo sviluppo sia in negativo
(la presenza di certi biomi con una vegetazione molto densa, ha spesso un azione repulsiva nei
confronti del turismo), in altri casi ha un ruolo importante non sul piano materiale ma su quello
dell’immagine turistica: la palma nelle immagini stereotipate, i boschi di conifere nelle stazioni di
sport invernali.
. acque... – presenza di acque/idrografia. Presenza di mare nelle località balneari, turismo termale
(l’acqua in sé è elemento di attrazione e sviluppo), turismo salasso-terapeutico (turismo di cura,
sfruttamento delle acque marine a scopo terapeutico).
-
FATTORI ANTROPICI: fattori che derivano dalla costruzione ed influenza della presenza umana:
. patrimonio storico-culturale – prodotto dall’uomo ma agisce, per lo sviluppo turistico, come gli
elementi di carattere naturale. Patrimonio: insieme di beni che costituiscono un patrimonio,
24
trasmesso da una generazione ad un’altra. Heritage: rapporto tra le generazioni. Nozione di
patrimonio cambia nel corso del tempo, l’insieme di oggetti a cui ci si riferisce non è sempre uguale
nel tempo (oggi la gamma è molto più estesa – anche prodotti tipici, archeologia industriale possono
essere parte del patrimonio). Patrimonio immateriale o intangibile: tradizioni religiose, folklore
tradizionale, tradizioni eno-gastronomiche. Il patrimonio è diffuso ovunque, quindi potrebbe essere
utilizzato come attrazione turistico da qualsiasi sito, ma è raro trovare siti (città d’arte) dove il
patrimonio storico-culturale è l’unico elemento; solitamente è visto come elemento di attrazione di
sostegno/supporto (diversificazione dell’offerta turistica). Tipologie specifiche di patrimonio che
sono all’origine di flussi turistici specializzati: turismo eno-gastronomico (tipicità produttive),
turismo religioso (santuari o itinerari di pellegrinaggio), shopping mall (elementi para-culturali,
manifestazioni della cultura contemporanea). MATERIA PRIMA DEL TURISMO, FATTORI
NECESSARI MA DA SOLI NON SUFFICENTI PER LO SVILUPPO TURISTICO.
. fattori tecnici – organizzazione dei trasporti, strutture ricettive, etc. a questi due fattori tecnici
tradizionali ella fase più recente se ne aggiungono altri. Ruolo diverso rispetto al patrimonio.
FATTORI NECESSARI PER TRASFROMARE I PRECEDENTI IN RISORSE
EFFETTIVAMENTE SRUTTABILI, GARANTENDO LO SVILUPPO TURISTICO DI UNA
LOCALITA’. Intervento indispensabile per trasformare le materie prime materiali in risorse.
. fattori socio-economici – cambi valutari, etc.
19-03
Nell’analisi di un’area, per valutare la sua capacità di contenere/organizzare flussi turistici, un primo
elemento da tener in considerazione è il tipo di organizzazione dei trasporti che caratterizza e garantisce
quest’area di una connessione con l’esterno; il miglioramento dei trasporti è uno dei moventi fondamentali
dello sviluppo turistico durante il corso della storia (trasporto ferroviario e marittimo con l’applicazione del
vapore). Anche la transizione moderno – di massa è stata accompagnata da ulteriori miglioramenti nei
trasporti, come la diffusione dell’automobile e del trasporto aereo, con il diminuimento dei suoi costi di
fruizione.
Quali sono i parametri con cui si valuta l’efficacia della situazione dei trasporti?
Un primo dato è il parametro dell’ ACCESSIBILITA’: perché un area possa avviare il suo sviluppo
turistico deve essere accessibile e raggiungibile, è una condizione minima richiesta per lo sviluppo. Un
secondo parametro è quello della CAPACITA’ DI CARICO dei mezzi e vettori di trasporto: nella fase di
massa è necessario che i mezzi di trasporto abbiano alta capacità di carico. Un ulteriore parametro è quello
dei TEMPI DI TRASPORTO: nella fase proto-turistica in GT durava più anni (2 o 3), chi viaggia non ha
un problema di tempo libero dato che sono aristocratici ma nel turismo moderno/di massa l’elemento durata
è fondamentale dato che i turisti occupano con il turismo il loro tempo libero, così il tempo di spostamento è
considerato un “tempo morto”, non fa più parte dell’esperienza turistica in sé quindi deve essere il più rapido
possibile; si ha così il parametro della RAPIDITA’ DEI TRASPORTI. ciò che conta non è tanto la distanza
in km che devo coprire, ma il tempo ed il costo del trasporto, queste due entità devono essere il più possibile
compresso per non sottrarre tempo all’esperienza turistica in sé. Ultimi parametri per l’analisi dei trasporti
sono la DENSITA’/EFFICACIA DELLE RETI INFRASTRUTTURALI e la CONNESSIONE
RECIPROCA TRA QUESTI NODI infrastrutturali.
Un secondo fattore tecnico tradizionale è quello della presenza di strutture ricettive, non sono delle
infrastrutture perché non sono un servizio fruito dalla collettività ma sono dedicate ai turisti e sono create con
il capitale privato. E’ fondamentale valutare anche la dotazione in termini di strutture ricettive, è un dato
quantitativo e bisogna analizzare quante ve ne sono in una determinata località turistica, la loro capienza, etc.
oltre al dato quantitativo è fondamentale anche l’aspetto qualitativo del servizio offerto e che tipologie di
servizi sono presenti in un’area.
Più recentemente, a questi due fattori tecnici tradizionali si aggiunge anche un terzo fattore: possibilità di
connessione alle reti telematiche; la sua importanza sta diventando fondamentale e sta cambiando il modo
di acquisto dei prodotti turistici.
Ultimo tipo di fattori sono quelli socio-economici: si attengono alle caratteristiche socio-economiche sia
della località che del target di domanda richiesta alla località stessa. Un concetto fondamentale è quello di
PORTATA LIMITE: è un conetto economico che ha una propria pertinenza geografica perché mette in
25
relazione un dato economico che è la quantità di domanda con lo spazio, distanza. Si intende il raggio
massimo dell’area di mercato di un certo bene o servizio turistico; in parole povere è la distanza massima che
i turisti sono disposti a percorrere per fruire di un certo tipo di servizio turistico e visitare una determinata
località.
Perché? Al prezzo che io devo pagare per fruire di quel dato servizio turistico io devo aggiungere il costo del
trasporto per spostarmi, il costo del trasporto varia in base al tipo di mezzo e in base alla distanza, per questo
si ha la distanza massima oltre il quale il costo del trasporto diventa troppo incidente. Oltre questa distanza
massima più nessuno si reca in questa località presa in analisi. Ovviamente la portata limite non è uguale per
tutti i tipi di servizi turistici, è più estesa per quei beni più rari e specializzati o di qualità più elevata. Il
valore della portata limite mette in relazione una grandezza economica ed una grandezza spaziale. Per alcune
località molto conosciute si può notare come nel corso del tempo questa portata si sia dilatata, in ragione
della diffusione di mezzi che consentono di coprire delle vaste distanze con costi relativamente bassi.
Solitamente i rapporti di cambio monetario possono essere rilevanti nel caso di flussi turistici di breve
raggio, questo tipo di fattore economico altrimenti non altera o orienta i flussi consistenti.
Mentre molto importante risulta la composizione sociale ed economica del bacino di domanda: livello
medio di reddito, stile di vita, sono tutti fattori che distinguono le diverse popolazioni e agiscono sulla
domanda stessa.
CLASSIFICAZIONE DEGLI SPAZI TURISTICI
Bisogna compiere un salto di scala e passare da un livello di osservazione che gioca in spazi più ampi verso
spazi più ridotti; sinora abbiamo considerato la distribuzione del fenomeno turistico a scala globale e l’azione
dei diversi fattori geografici nell’offrire spiegazioni per questa distribuzione a scala globale non omogenea.
Adesso si porta l’attenzione all’interno dei singoli poli e regioni turistiche (scala infra-nazionale) per capire
come il turismo tende a organizzarsi sul territorio e influenzare la più ampia struttura del territorio e la più
ampia struttura di relazioni.
Il turismo è di nuovo un fenomeno che produce differenziazione e diversità territoriale; come dominare
questa varietà di spazi? Lozato ci offre una classificazione molto articolata degli spazi turistici prima in scala
locale e poi in scala regionale (quelli che ritroviamo in paesi più avanzati economicamente dove il turismo si
organizza in intere regioni).
Bisogna capire i criteri e gli strumenti basi della classificazione che si devono poi applicare ai vari esempi
proposti.
Un primo criterio fondamentale su cui si fonda la classificazione degli spazi turistici locali è quello di
valutare l’intensità della presenza dell’attività turistica all’interno dello spazio ospitante, criterio
discriminante è quantificare l’intensità con cui i turisti arrivano in una certa località e con cui vi soggiornano.
E’ un criterio di tipo quantitativo, e tende a misurare l’intensità del fenomeno turistico all’interno della
località; per misurare questa intensità Lozato propone una serie di tassi ed indici (strumenti per elaborare dati
statistici); questi tassi sono moltissimi ma le quattro principali e fondamentali sono queste.
TASSO DI FUNZIONE TURISTICA:
n. letti x 100
(Nb: letti in tutte le strutture ricettive)
n. residenti
TASSO DI FUNZIONE ALBERGHIERA
n. letti x 100
(Nb: letti solo nelle strutture alberghiere)
n. residenti
Questi tassi sono i più utilizzati, necessitano di dati come il numero dei posti letto nelle strutture ricettive ed
il numero di popolazione residente nell’area, questi due dati vengono messi in rapporto. Questo tasso
esprime la potenzialità della ricettività della località, e per valutare la località in termini di dotazione di
offerta di strutture ricettive. L’elemento importante è mettere in relazione la dotazione di posti letto con i
residenti, dà l’idea dell’equilibrio/squilibrio tra la popolazione e gli arrivi turistici potenziali.
Secondo tipo di strumento è il Tasso di Pressione Turistica, non centra la potenzialità ricettiva dell’area ma
valuta l’intensità della presenza effettiva dei turisti in rapporto con la popolazione residente; ci dà una misura
26
della pressione che i turisti esercitano nei loro rapporti con la popolazione locale. Calcolare questa intensità
dà l’idea del rapporto e dell’interazione possibile tra queste due componenti; in un’area molto grande l’arrivo
di pochi turisti ha un peso diverso rispetto ad un’ondata di arrivi turistici in un’area limitata. Non ci si deve
accontentare del valore assoluto ma mettere in rapporto la grandezza degli arrivi con altre grandezze come
quella della popolazione residente per valutare l’incidenza del fenomeno turistico. Questo valore se oscilla
tra 0.5 (un turista ogni due residenti) e 1 (un turista per ogni residente) vuol dire che è un valore molto alto,
se è minore di 0.5 vuol dire che i turisti sono pochi in una località in cui la popolazione è decisamente più
numerosa. Sopra lo 0,5 ci si trova in presenza di aree a forte pressione turistica; questa è una misura
quantitativa ma introduce anche informazioni per esempio sugli impatti che sono certamente più ampi/gravi
in un’area di forte pressione turistica.
TASSO DI PRESSIONE TURISTICA
n. turisti
(si calcola il numero degli arrivi turistici)
n. residenti
Questa formula è usata molto frequentemente da Lozato; è un valore di densità geografica dei turisti
(rapporto tra numero di turisti e superficie), si calcola in base agli arrivi turistici che posso calcolare anche in
base a diversi spazi temporali (per esempio in un area archeologica o un museo può essere interessante
calcolare l’ISAT giornaliero). In base all’area che sto prendendo in considerazione calcolo questo valore in
ettari o km quadrati.
Per fare un esempio, i dati di Parigi (soprattutto nelle zone centrali) ha valori di 500 turisti per ettaro, è un
valore molto elevato.
ISAT (INDICE SPAZIALE DI AFFLUENZA TURISTICA)
n. turisti
superficie
(x g./m./a.)
(x kmq o ha)
Se noi applichiamo questa serie di parametri si hanno una serie di strumenti grossolani ma efficaci per
misurare la dimensione quantitativa del turismo in una data area o località. Ma bisogna andare oltre alla mera
misurazione quantitativa che non mi offre spiegazioni per queste organizzazioni territoriali, per tanto accanto
a questi tassi compaiono degli strumenti differenti che fanno riferimento alla caratterizzazione qualitativa
che questa presenza turistica più o meno intensa assume all’interno dell’area. In particolare l’importante è
valutare l’incidenza funzionale che il turismo ha soprattutto sull’economia e organizzazione socioeconomica dell’area rispetto alle altre attività e funzioni economiche che sono presenti in quella località e
valutare qual è l’incidenza che i turisti hanno in rapporto alla popolazione residente.
Detto questo un secondo grande strumento per la classificazione di Lozato degli spazi turistici è quello che
distingue tra spazi POLIVALENTI e SPECIALIZZATI.
Gli SPAZI POLIVALENTI sono spazi in cui sono compresenti tante funzioni economiche differenti, ciò
che caratterizza questi spazi è che il turismo è un’attività di queste zone ma non è la sola o la predominante;
le forme dell’organizzazione economico-sociale non sono dominate dalla funzione turistica come nemmeno
la loro base economica.
Gli SPAZI SPECIALIZZATI sono spazi in cui invece la funzione turistica è nettamente predominante
rispetto alle altre funzioni/attività presenti; non vuol dire che in queste località non ci siano altre funzioni
economiche ma queste sono in forma indotta subordinata rispetto all’attività turistica dominante. L’intera
organizzazione del territorio è plasmata in base alle necessità del turismo.
Gli spazi turistici possono inoltre essere APERTI o CHIUSI. Quelli APERTI non presentano al loro interno
demarcazioni all’accesso delle aree destinate alle funzioni turistiche rispetto alle aree dei residenti, non
esistono delle nette distinzioni spaziali, è possibile una certa interazione sociale tra turisti e residenti e può
instaurarsi una forma di integrazione tra funzione turistica ed altri tipi di attività. Gli spazi CHIUSI in cui le
attività turistiche si sviluppano in modo autonomo e poco integrato con lo spazio ospitante, nei casi estremi
(spazi interclusi) lo spazio turistico è come un’isola molto separata dallo spazio circostante con cui non sono
possibili scambi e interazioni (villaggio turistico può essere un esempio). Le forme di integrazione
economica e di interazione sociale sono molto deboli, fino ad essere inesistenti.
27
Dopo l’applicazione di questa serie di criteri quantitativi e qualitativi (incidenza funzionale), si hanno
un’altra serie di criteri. Il secondo livello di classificazione guarda all’interno di queste singole tipologie
ragionando su quali sono le forme concrete dell’organizzazione territoriale assunta da queste località
turistiche. Per valutare questi aspetti si osserva la morfologia paesaggistica dell’area e sul piano
dell’organizzazione del territorio come all’interno di un determinato spazio si collocano i NUCLEI
RICETTIVI (quanti e dove si collocano), e poi si osservazioni quanti sono, quali sono e dove si collocano i
POLI DI ATTRAZIONE TURISTICA (punti in cui si concentra il servizio di animazione e attrazione per i
turisti).
Sono criteri che si esprimono in gradi di NUCLEARITA’ (Polinucleari – le strutture sono distribuite in modo
uniforme nell’intero spazio turistico, Binucleari – sdoppiamento per cui si hanno due nuclei o quartieri,
Mononucleari – al suo interno tutte le strutture ricettive tendono a concentrarsi nello spazio l’uno vicino agli
altri, in un unico nucleo centrale), l’altro parametro è il grado di POLARITA’, si dividono in spazi
Monopolari (concentrazione delle attrattive turistiche in un unico centro di un unico tipo) o Multipolari
(coesistono tanti diversi poli di attrazione di natura diversa tra di loro, diversificazione dell’offerta).
SPAZI TURITICI POLIVALENTI APERTI (solitamente queste due caratteristiche sono insieme,
mescolanza non si presenta come rigidamente segmentata; le sue tipologie si definiscono in base alle
caratteristiche del paesaggio delle varie aree turistiche):
- Litoranei (collocati lungo coste marittime o lacustri; uno degli elementi attrattivi sarà la presenza di
un mare o di un lago)
- Urbani
- Del turismo verde (spazi in cui l’elemento attrattivo è genericamente il verde, sono spazi extraurbani
e considerati attrattivi per questo; spazi percepiti come naturali anche se sono spesso fortemente
artificiali)
- Stazioni di sport invernali di IV generazione (gli spazi del turismo invernale possono essere a loro
volta suddivisi in generazioni, le loro caratteristiche o organizzazioni interna cambiano nel tempo;
sono in genere spazi turistici specializzati salvo questo tipo particolare di sviluppo recente 70’-80’)
SPAZI TURISTICI SPECIALIZZATI (dove il turismo è predominante si ha la prevalenza verso una
maggiore chiusura e segmentazione, si hanno diversi livelli di segmentazione/chiusura):
Relativamente aperti (manifestano delle forme di apertura)
- Balneari specializzati
- Termali specializzati
- Centri e siti culturali specializzati
- Stazioni di sport invernali di I e II generazione
Relativamente chiusi o interclusi (forme di crescente chiusura/segmentazione)
- Stazioni di sport invernali integrate di III generazione
- Balneari interclusi (villaggi turistici)
- Parchi e riserve naturali (particolari forme del turismo verde)
- Cripto-siti para-turistici (Shopping Mall, parchi a tema, spazi artificiali con funzioni di consumo
turistico).
20-03
Spazi turistici polivalenti aperti: sono degli spazi nei quali il turismo convive con altre forme di attività e
funzioni economiche; intrattiene utili rapporti di integrazione economica. Sono spazi locali all’interno dei
quali coesistono diverse funzioni che possono trovare margini più o meno stretti di integrazione fra loro.
Sono spazi aperti perché al loro interno non ci sono forme rigide di segmentazione funzionale dello spazio
(non ci sono barriere vincolanti per la fruizione alle aree riservate ai soli turisti  integrazione sociale
turisti/residenti).
E’ possibile un’ulteriore divisione in sottotipi:
1- LITORANEI: AMBIENTI E PAESAGGI DELLE COSTE MARINE E LITORALI LACUSTRI.
Trovano attrattiva turistica nei caratteri ambientali e paesaggistici delle zone marittime e lacustri che
vengono poi fruite in modalità diverse. Sono delle città in genere, sorgono lungo il mare o sui laghi;
città grandi dimensioni (> mezzo mln abitanti) o medio piccole (da 1000 a mezzo mln), essendo città
28
sono proprio degli spazi polivalenti, hanno diverse funzioni, sono spazi multifunzionali (funzioni che
servono ad organizzare e dare soluzioni a chi la abita e delle aree circostanti più o meno estese –
capacità di irradiamento territoriale). Nel momento in cui una città sviluppa funzioni turistiche, il
turismo si aggiunge alla dotazione funzionale già presente (si aggiunge alle altre funzioni, non è la
sola anche se può essere predominante). Queste città sono localizzate generalmente lungo le coste
EU e nell’area centro nord dell’America; altrove si sviluppano con forme differenti.
Conosce, in EU o centro AM, uno sviluppo turistico precoce: già nella fase del turismo d’élite, alla
fine del 700 o durante l’800, fase storica in cui impegna piccoli numeri. Solo dopo passano al
turismo di massa con conseguenze di trasformazioni per accogliere flussi sempre maggiori. I casi che
rientrano nella categoria sono molto variegati, diversi contesti geografici, al di là delle variabili
locali, ci sono dei tratti comuni che ci consentono di accumunarli: 1- CITTA’ IN CUI LA PRSENZA
DEL FENOMENO TURISTICO è MOLTO INTENSA (O.5-1; funzione è sempre più di 100; Isat
300-500 per ettaro), alti valori sia in termini di potenzialità ricettiva o densità. Questi valori sono
significativi se si pensa che sono spazi polivalenti, centri urbani che hanno una vita e funzioni oltre
al turismo, rari per spazi polivalenti ( derivano dalla lunga sedimentazione storica del turismo,
nonostante siano centri urbani). 2- BUONA ACCESSIBILITA’, appaiono ben connesse alle varie
reti infrastrutturali del trasporto marittimo (grandi porti), aeroportuale, e anche al traffico per via di
terra. Intensità del turismo è sostenuta da una forte efficacia del fattore tecnico-trasporto. 3SVILUPPO URBANO FORTEMENTE CONDIZIONATO DALL’INNESTO DELLA FUNZIONE
TURISTICA E DAL SUO SVILUPPO, segni lasciati da una storia lunga di sviluppo turistico.
Esempio di Nizza  Nizza all’inizio del 1700 è una piccola città (poche migliaia di abitanti), ma nel ducato
Sabaudo è importante: ospita funzioni amministrative, è capoluogo della provincia, e inoltre ospita nelle
vicinanze il più importante sbocco sul mare degli Sati Sabaudi (coordinamento amministrativo su un’ampia
area + nodo portuale). Impianto fortificato e cittadella, cinta di mura che racchiude il centro storico, forte
presenza di edifici ecclesiastici. Lo sviluppo turistico incomincia nella seconda metà del 1700, prima c’erano
le guerre di successione, insediamento delle prime famiglie aristocratiche inglesi. Virtù terapeutiche dell’aria
di mare, prime forme di turismo nell’Inghilterra e poi si spostano verso il Mediterraneo e Costa Azzurra,
fruizione diversa da quello attuale: stagionalità (andavano di inverno, il clima da loro era freddo e piovoso,
mentre qui è più mite). Si costruiscono ville, saloni per feste, teatri. 1787 un censimento dice che ci sono 115
famiglie straniere, presenti per l’attività turistica (più o meno 300 persone – cifra limitata ma è già
abbastanza). 1812 L’effetto di questa presenza porta espansione urbanistica verso ovest, occupando zone
prime rurali e molti di questi nuovi edifici sono proprio ville di famiglie aristocratiche. Espansione di
quartieri turistici e nord-ovest anche oltre in torrente Bayon. 1860 nuove espansioni per la costruzione di
nuove ville, alberghi di lusso; aumenta la portata spaziale dell’attrattività turistica di Nizza, Nord Europa,
Europa Centrale e Russia.
Il punto di svolta si ha tra 1860 (regno di Sardegna) e 1882, ulteriore espansione urbanistica, importante è la
costruzione della ferrovia per collegare la città data la sua grande espansione. Prima si arrivava
prevalentemente per via di mare o di terra ( lunghe e scomode, faticose – relativa difficoltà di accesso), con
la ferrovia il potenziale turistico aumenta ulteriormente. Concentrazione dei poli di attrazione turistica nella
zona della parte vecchia di Nizza (sale da gioco, carnevale nelle strade, e sul fronte mare si sviluppa verso
ovest la Promenade de Anglais), le residenze turistiche invece tendono ad espandersi verso Nord (vicino alla
ferrovia) e anche sulla collina che offre bei paesaggi. 1975 – nel corso del 900 la città cresce sia per afflusso
turistico e sia per la spinta (forte accelerazione soprattutto nel secondo dopoguerra), espansione del turismo
di massa. Nel secondo 900 cambia anche la modalità di fruizione turistica: non è più invernale ma di tipo
balneare, muta la stagionalità, si sfrutta l’estate come periodo determinante ed un secondo polo di attrazione
emerge che è la spiaggia. Spazio urbano e la sua dimensione ne risente, spinta verso la crescita edilizia. 2010
la crescita urbanistica (nuclei di residenze turistiche) tende ad investire lo spazio vicino al litorale
proseguendo verso ovest, allungamento della zona urbanizzata adottata dai turisti. Questa fase recente è
segnata da una forte espansione urbanistica (alle spalle della Promenade) ma anche all’interno; Nizza diventa
anche uno spazio multipolare (presenza della spiaggia come polo attrattivo, centro storico con le attrattive
per aristocratici, musei, eventi culturali, parchi a tema, rinnovamento del vecchio centro storico, sviluppo del
turismo congressuale). Prima era monopolare (aristocratici nel centro storico), si passa ad una marcata
multipolarità. Svolta nella sua accessibilità: aeroporto di Nizza, a ovest della città, diventa un nodo
aeroportuale dopo la 2GM, nel 1959 diventa aeroporto internazionale in senso stretto.
29
Oggi, che tipo di spazio turistico è Nizza? Polivalente aperto che ha un’organizzazione territoriale
complessa, frutto della lunga sedimentazione del turismo; spazio turistico poli-nucleare (vari nuclei di
residenza turistica); spazio multi-polare (attrazioni turistiche di nature diverse, frutto di una storia turistica
che cambia con il tempo le modalità di fruizione e sapienza politica di sviluppo turistico per diversificare
l’offerta turistica); tutto questo all’interno di uno spazio urbano fortemente polivalente. (sede di università e
sede di ricerca molto avanzata) – buona con-penetrazione e integrazione (non ci sono barriere e divisioni).
Esempio di Acapulco  centro nord America. Primi turisti già nel corso dell’800, consolidata tradizione
turistica, fase in cui era élitario. Sviluppo in un contesto coloniale o tipo semi-coloniale, spazi turistici in cui
è più evidente una separazione tra lo spazio delle funzioni turistiche e lo spazio residenziale per la
popolazione locale (segregazione di base etnica in passato). La città si sviluppa nell’entroterra mentre sul
litorale ci sono residenze turistiche.
Esempio Miami  forme di relativa segregazione territoriale. Mare poco sfruttabile per la balneazione in
senso stretto, le caratteristiche ambientali favoriscono forme di chiusura, strutture private (spiagge private),
forme di minore apertura.
Esempio di Venezia  è una città costiera; sdoppiamento della polarità (attrattiva verso la città storico e
successivamente al turismo balneare). Spazio turistico polivalente, marcatamente bipolare.
Gli spazi litoranei sono però anche città di medie-piccole dimensioni, o grandi che sorgono vicino a grandi
laghi.
Esempio di Lac de Bourget (Aix les Bains) presentano strutture più semplici, centri di dimensioni minori che
provoca esiti meno complessi. Spesso tendono alla monopolarità, meno differenziazione delle attrattive.
SFRUTTAMENTO TURISTICO DEL LAGHI: città che si affacciano sui grandi laghi dell’area alpina,
Europa. A cosa devono il loro sviluppo turistico queste cittadine? Centri che a partire dal 700 vedono uno
sviluppo. Vicinanza con grandi città: bacino di domanda turistica che poi si riversa sulle riviere lacustri.
Altro elemento, è che i laghi si trovano storicamente lungo assi di movimenti turistici particolarmente
importanti e battuti: direttrice fondamentale da Nord verso Sud (Reno e Rodano), laghi hanno posizione di
vicinanza verso questo asse di interesse. Con questi elementi, i laghi di questa fascia si sviluppano in modo
precoce (primi nuclei di residenza di lusso – alberghi e ville, nascono tipici poli di attrazione come teatri,
sale e casinò). Solo in un secondo tempo 1950, sono investiti dal turismo di massa e fruizione para-balneare
(estate e con sfruttamento di altre caratteristiche ambientali come spiaggia e acqua dei laghi per gli sport
nautici). Questa colonizzazione turistica recente produce impatti forti e rilevanti per il consumo dei paesaggi:
riviere lacustri a edificazione continua per kilometri. Questo tipo di processo ha prodotto strutture spaziali
relativamente più semplici (minore dimensione): tipo mononucleare (si trovano a ridosso della spiaggia),
altre volte binucleari (centro storico + espansione sul litorale), situazione binucleare nei laghi dove le rive
presentano pendenze (sdoppiamento su due livelli altitudinali) campeggio - e secondo nucleo a mezzacosta
si ha la stazione turistica più grandi vicino a strade. Per la polarità: sono multipolari, funzioni para-balneari,
stazioni mondane, funzione di parchi a tema.
Lac de Sapins  modelli di organizzazione spaziale embrionale: laghi freddi dove si sono vincoli climatici
che ne limitano lo sviluppo o laghi molto piccoli o artificiali.
25-03
SPAZI TURISTICI POLIVALENTI APERTI: nei quali l’organizzazione territoriale non è determinata solo
dall’esigenza della funzione turistica.
- URBANI. Il turismo internazionale ha nelle città una delle tipologie di destinazione preferita: ¼ dei
turisti che si muovono ogni anno si rivolgono verso mete urbane. Ilo fattore attrattivo è il patrimonio
storico culturale, e altri fattori di tipo para-culturale. Genera flussi consistenti e che presentano caratteri
(stagionalità e durata) particolari; a differenza dei litoranei sono flussi che hanno una minore
stagionalità, si mantengono costanti lungo tutto l’arco dell’anno, sono continui. Però per quanto riguarda
la durata, i soggiorni sono inferiori rispetto a quelli balneari o invernali. Per le strutture spaziali che
determina questo turismo, si distinguono 3 tipi di organizzazione spaziale generati dall’esigenza di
accogliere questi flussi:
1- Esempio di Parigi ( flussi molto consistenza); l’intensità stessa del flusso turistico e l’articolazione
interna dei poli attrattivi. Poli-nucleare: in tutta l’agglomerazione urbana si hanno strutture ricettive
e nuclei di residenza turistica, anche se maggiormente nel centro storico e Multi-polare: integrazione
tra poli di attrazione di natura differente. Questa struttura non investe solo l’agglomerazione urbana
30
ma investe anche un’ampia regione intorno a Parigi stessa, chi visita Parigi visita anche la regione
intorno in un raggio di 100 km (vari anelli di spostamento: 35km (Versailles, Disneyland Paris –
localizzazione dei parchi a tema non è a caso ma in posti dove è possibile attrarre più persone e
captare più bacini di domande, come assi di trasporto internazionale sia per i residenti che per i
turisti di passaggio), secondo anello 100km (Champagne)). Grandi capitali hanno questa struttura.
2- Spazi che hanno una struttura Mono-nucleare e Mono-polare. Esempio di Pisa, medie città che
hanno grandi monumenti (unicamente patrimonio storico-culturale o centri del turismo religioso
come Lourdes, il polo di attrazione è limitato a quello) le strutture di accoglienza si concentrano a
ridosso dei poli attrattivi, quindi non si hanno diversi nuclei si residenza turistica. Molte città
d’arte/di pellegrinaggio si adattano a questa struttura.
3- Esempio di Bologna. Città piccole-medie, che affiancano due poli di attrazione Bi-polarità: polo di
carattere patrimoniale storico-artistico (centro storico e monumenti) e poi un altro polo di natura
congressuale (polo fieristico legato al turismo congressuale ed organizzazione di eventi,
localizzazione spesso più periferica). Questi poli sono nettamente separati per quanto riguarda la
localizzazione. Multi-polarità: dispersione delle strutture ricettive. Integrazione della regione per
servire la polarità di tipo turistico.
-
GLI SPAZI DEL TURISMO VERDE. Cos’è? E’ una forma di turismo di nicchia rispetto alla quantità
dei flussi balneari, ma va molto di moda ed è in forte ascesa; usato per indicare genericamente dei flussi
che si rivolgono verso spazi extra-urbani. Richiama alla mente un ruolo (importante nel costruirne
l’immagine) della presenza della vegetazione, naturalità (contrapposta all’artificiosità della città).
Motivazioni che spingono i turisti verso questi spazi extra-urbani? Inizialmente, i primi flussi (fase
aristocratica) interessano i nobili spesso studiosi verso la scoperta della natura (un esempio sono le Alpi
con la scoperta e conquista di questo ambiente naturale); più recentemente, secondo 1950, si aggiunge
un flusso che riguarda un ceto più umile (famiglie inurbate da poche generazioni) che hanno mantenute
la residenza in campagna, utilizzandola come residenza turistica (turismo del ritorno alle proprie
origini). A partire dagli anni 1970 il turismo verde conosce espansione legata alla diffusione dei
movimenti ambientalisti (forte sensibilità ecologica, spinge turisti a cercare contatto con la natura); e
questo viene ben sfruttato dal marketing turistico. Ecoturismo: movimento diffuso dal 1960-70 in Ame
ed Eu e si fonda sull’unione di ricerca di esperienze turistiche in aree di natura incontaminata +
attenzione forte per l’equilibrio ecologico e componente etico-sociale di rispetto per le comunità locali.
IL TURISMO VERDE SI REALIZZA IN:
a- SPAZI POLIVALENTI APERTI: (non si fa solo turismo ma ci sono anche altre funzioni).
Aree Rurali (turismo rurale e agriturismo)
Spazi rurbani (loisir e forme para-turistiche)
b- SPAZI CHIUSI:
Aree naturali protette (parchi e riserve).
SPAZI POLIVALENTI APERTI – TURISMO RURALE secondo la Commissione Europea (1988 – Il futuro
del mono rurale) è indicato come “qualsiasi attività turistica svolta in ambiente rurale”; perché se ne
preoccupa? Uno degli ambiti di azione della CE era quello delle politiche agricole, negli anni ‘90 c’è una
svolta perché il mercato agricolo è già saturo, inversione e si passa da sostegno alla produzione ma si tende
ad una forma di agricoltura meno intensiva per evitare l’eccesso (i prezzi cadrebbero), limiti alla produzione
e nelle aree rurali marginali ci si preoccupa di sostenere attività economiche integrative che possono
aggiungersi all’agricoltura o addirittura sostitutive. Le aziende agricole sono oggi concepite come imprese
caratterizzate da pluri-attività ed il turismo rurale è visto come una forza da sfruttare. Gli studiosi hanno
rilevato come questa definizione sia troppo generica e così comprensiva che intende includere anche forme
di turismo che hanno poco a che fare con questo ambiente; problema anche della identificazione delle aree
rurali.
Turismo rurale? Attività indubbiamente in aree rurali ma che hanno caratteristiche che non quadrano,
esempi: Shopping mall come Outlet (Serravalle), avendo bisogno di spazio sono contornati da aree rurali ma
che non hanno nulla a che fare; Golf Club (area rurale ma non ha legami/interazioni con l’ambiente rurale
intorno).
Spazi rurali? Come si identificano? In Italia non c’è una distinzione amministrativa/statistica tra comune
rurale e urbano, mentre in altri paesi sono presenti. Immagini di situazioni che stanno fuori dall’agglomerato
urbano compatto ma non sono definibili rurali in senso stretto (capannoni industriali, tangenziale, grade
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arterie di trasporti). urbanizzazione porta cambiamenti nell’organizzazione spaziale (elementi che prima
erano nella città si spostano in ambienti rurali ma non possono essere considerati tale).
Varietà stessa delle forme con cui si realizza il turismo rurale? Strutture ricettive di tipo diversificate (varietà
di nuclei e forme di ricettività e forme di fruizione turistica degli spazi rurali); agriturismo, ecoturismo,
turismo eno-gastronomico, forme di fruizione differenti.
TURISMO RURALE: CRITERI DI DEFINIZIONE
1- Localizzazione in aree rurali
2- Valorizzazione di caratteri specifici dell’ambiente rurale (paesaggio agrario, patrimonio culturale
contadino): offerta ricettiva e ricreativa si fonda su questa valorizzazione dell’ambiente.
3- Iniziative ed aziende di piccole dimensioni: attività ricettive e di ricreazione sono di piccola
dimensione, a conduzione famigliare o da associazioni.
4- Coinvolgimento attivo degli attori locali (sviluppo turistico endogeno): iniziativa che nasce
dall’interno della popolazione di questi spazi rurali (si possono avvalere di capitali esterni e
finanziamenti ma il controllo deve essere della popolazione locale).
Queste identificano meglio le forme di turismo rurale.
AGRITURISMO – integrazione entro la medesima azienda di produzione agricola e/o silvicoltura,
allevamento, pesca ed erogazione di servizi turistici. Spazio polivalente che comprende diverse funzioni,
sviluppa in modo integrato due tipi di funzione economica. Funzioni classiche di un’azienda turistica (deve
essere presente almeno una di queste funzioni primarie) + attività del terziario (servizi di tipo ricettivo,
ambito dell’ospitalità; ristorazione, esclusiva o meno; intrattenimento turistico, attività ricreativo,
coinvolgimento dei clienti nelle attività dell’azienda, degustazioni, scoperta del territorio per esempio a
cavallo; fattorie didattiche). Questo tipo di struttura è diffusa in aree rurali nelle quali l’agricoltura ha
caratteristiche di tipo tradizionale (paesaggi poco alterati rispetto ai caratteri storici) oppure dove
l’agricoltura è marginale, non è una base forte per l’economia locale. In Europa, non è diffuso
uniformemente ma nei paesi del Nord sono più diffusi (inizio 900), e recentemente nei paesi del Sud come
Francia e Italia (inizialmente in Trentino, Toscana e Umbria, più forte densità e presenza di agriturismi).
Agriturismo è regolato da specifiche normative che ne definiscono i caratteri, possono avere incentivi fiscali.
Articolo 2 e 4 della legge del febbraio 1996.
“Per attività agrituristiche si intendono le attività di ricezione e ospitalità esercitate dagli imprenditori
agricoli. […] attraverso l’utilizzazione della propria azinda in rapporto di connessione con le attività di
coltivazione del fondo, di silvicoltura e di allevamento di animali”. Deve essere un’azienda agricola attiva,
perché possono avere dei finanziamenti pubblici quindi non possono essere alberghi camuffati da agriturismo
(ci sono anche vincoli per esempio per il numero dei posti letto).
Le aree di diffusione dell’agriturismo sono rurali ma vicine a aree urbane che sono il loro bacino di
domanda, turismo di prossimità o di transito. Deve collocarsi in aree dove i caratteri ambientali locali
possono essere un’attrattiva e si uniscono al patrimonio culturale locale. Caratteristica importante è la
prevalenza di attività ricettive e di riposo rispetto a quelle ricreative proposte; per la ricettività possono
essere mononucleari o poli-nucleari: per esempio, in Sardegna si trovano spesso agriturismi associati fra loro
in villaggi rurali.
SPAZI RURBANI E TURISMO – Anni 80, dispersione insediativa o funzionale al di fuori della città stessa
(pianura Veneta, pianura Cuneese lungo gli assi di transito); ville che creano un insediamento a maglie
larghe e si affiancano alla presenza di capannoni industriali. Non ha più i caratteri della città compatta, ma
intercalato con zone verdi e rurali, non è più né città, né campagna, è una via di mezzo anche se la parte
rurale non ha una forte influenza. Anni 70 questo fenomeno parta in Nord America mentre negli anni 80-90
in Europa e Giappone. In questi spazi (brutti dal lato estetico paesaggistico) la presenza di verde e grandi
spazi utilizzabili attraggono flussi di tipo para-turistico o di breve raggio, prossimità (esperienze che si
consumano in giornata, parchi a tema, campi sportivi) mentre in altri casi sono turistiche (disseminati di
seconde case).
Che differenza c’è tra questi e gli spazi rurali di prima? Sono polivalenti ed aperti entrambe, nel primo caso
si ha una presenza rilevante e necessaria delle attività agricole, in quelli urbani invece non ci sono più le
funzioni agricole o comunque hanno minoritaria, ci sono funzioni del terziario come capannoni.
26-03
32
SPAZI TURISTICI SPECIALIZZATI: monofunzionali, interamente dominati (organizzazione interna,
forme paesaggistiche che presentano) dal turismo  attività predominante, base dell’economia e dello
sviluppo locale. Si può integrare con altre funzioni ma sono subordinate al turismo. Impatto del turismo su
questi spazi è molto forte, il turismo è la forza che plasma questi spazi. Rispetto allo spazio ospitante ci sono
possono essere forme più o meno marcate di chiusura, segmentazione dello spazio, crea ostacoli e barriere
tra turisti/residenti. A seconda del grado di apertura, nuclearità, polarità, tipo di ambiente in cui si
localizzano, possiamo individuare un’altra suddivisione interna.
Aperti – relativa integrazione con lo spazio circostante.
- Balneari specializzati
- Termali specializzati
- Siti culturali specializzati
- Stazioni di sport invernali di I e II generazione.
BALNEARI SPECIALIZZATI: Deauville, stazioni turistiche tradizionali, lunga storia alle spalle; lungo le
coste dei mari europei già nel corso del 1800 con flussi di limitato carico turistico (aristocratici). Questo
processo di colonizzazione turistica avviene secondo delle norme di carattere urbanistica che hanno
preservato un certo equilibrio e qualità abitativa. Questi centri si sviluppano spontaneamente con un’armonia
estetica-architettonica (rispetto degli stili susseguitesi nel tempo), con impatto relativamente meno forte che
in altre zone e con un certo grado di integrazione. In queste stazioni tradizionali si ha una struttura spaziale
poli-nucleare (più nuclei) e multipolari (spiaggia, casinò, attività sportive, attività di tipo curativo).
Benidorm (Costa Blanca, Spagna) – seconda metà del 1900, ormai è di massa e questo aumento dei carichi
spinge allo sviluppo di stazioni balneari che accolgono flussi molto consistenti e con strutture diverse dalle
stazioni tradizionali. (Mar Adriatico in Italia). Cementificazione del fronte-mare, edifici che saturano lo
spazio disponibile lungo la costa (Marbellizzazione – Balearizzazione).
Grado di apertura e integrazione: spazi tendenzialmente più chiusi, stazioni e centri che si incistano
nell’ambiente preesistente ma sono scarsamente integrati al suo interno. Esigenza di gestire alti carichi
turistici e clientela di diversi livelli, questo non da spazio all’integrazione ma privatizzazione. (Mar Adriatico
– privatizzazione degli arenili, spiagge private). Spazi più saturi in cui gli impatti sono più forti e in cui
questa saturazione non crea integrazione.
Spazi poli-nucleari (disseminati) e multipolari (spiaggia, attrazioni integrative come parchi a tema,
divertimenti notturni).
TERMALI SPECIALIZZATI: fenomeno antico, radici già nella fase proto-turistica (scopi curativi e
rituali/religioso, attività di socializzazione). Decade nel Medioevo, riscoperto per le sue virtù terapeutiche e
dal 18 sec è praticato nuovamente con finalità del turismo moderno: benefici curativi + riposo, svago. 1800:
il turismo termale si diffonde il Eu continentale: fioritura di stazioni termali specializzate. (Montecatini
Terme). Primi del 1900 è ancora aristocratico, ma dopo si vede una decadenza (subentrano altre mode e altri
poli attrattivi), solo chi diversifica la sua offerta riesce a resistere, o che si modernizzano. Le stazioni termali
specializzate, per questa diversificazioni, hanno una struttura multipolare (offerta integrata che fa leva su
altre polarità), presentano una struttura poli-nucleare. Siti di sviluppo più recente: para-termale, SPA, centri
benessere. Sono mononucleari e monopolari.
SITI CULTURALI SPECIALIZZATI: elemento attrattivo è una dotazione di patrimonio storico-culturale.
Queste dotazioni non si trovano in centri urbani ma localizzati in siti singoli (Mont Saint-Michel) oppure una
serie di elementi patrimoniali (Castelli della Loira) che si distribuiscono in un’area più vasta (Valle del Nilo).
La loro collocazione particolare conferisce loro una struttura debolmente attrezzata per la ricettività (turismo
di transito o escursionistico) struttura a-nucleare (vincoli legati alla tutela del patrimonio), non si individuano
nuclei di residenza turistica oppure sono mononucleari, sono anche monopolari (presenza di poli attrazione
di un unico tipo, non c’è integrazione con altri poli di attrattiva). Forme di chiusura anche abbastanza
marcate, forme di controllo all’accesso ed al transito dei turisti.
SPAZI DI SPORT INVERNALE, I E II GENERAZIONE: Alpi, area più attrattiva a scala globale per quanto
riguarda il turismo invernale, sia per il settore domestico, ma anche una forte capacità di attrazione e scala
internazionale (Alpi Svizzere). Conquistate dal turismo abbastanza tardi rispetto ad altri spazi come quelli
litoranei; 1787 - inizio della storia dell’alpinismo (prima “scalata” del Monte Bianco); prima erano un’area
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repulsiva: difficile attraversamento, natura ostile e le popolazioni erano considerate selvaggi. Ma ora questa
immagine viene ribaltate grazie alla loro scoperta come terreno di ricerca (naturalisti, botanici), interesse
scientifico per le loro specificità, alpinisti (affrontano la conquista delle cime come impresa di tipo sportivo),
artisti – rivalutazione e moda anche se con pochi numeri. Nascono i club alpini per la tutela e la scoperta di
queste aree. Turismo d’élite che si sviluppa negli anni 1880: aristocratico, fruisce questo ambiente nella
stagione estiva perché interessa il bel paesaggio, salubrità dell’aria, gradualmente si diffondono anche gli
sport invernali. Sci come sport si diffonde come imitazione dello sci nordico già alla fine del 1800; la sua
diffusione si consolida soprattutto nei primi decenni del 1900. Durante il 1900 aumenta gradualmente la base
sociale di questo turismo ma rimane elitario fino al secondo dopoguerra: 1955 espansione del turismo estivo
in montagna, 1965 invernale, sci diventa uno sport di massa. Gli spazi turistici alpini iniziano a vedere i
primi impatti dovuti ai flussi; crescita continua fino al 1980, con forte accelerazione dal 1965. Negli ultimi
15 anni del 1900 si ha una stagnazione, la crescita si ferma o addirittura si decade. Motivi? 1- questo turismo
subisce la concorrenza di altre mete turistiche anche di natura completamente diversa (domanda sempre più
diversificata e frammentata); 2- mutamento ambientale della regione, mutamento climatico globale con
riscaldamento delle medie termiche ha prodotto dei problemi di innevamento per le stazioni più piccole e più
a bassa quota. Nonostante questi fattori di crisi, a partire dal 2000 si ha qualche segno di ripresa (nuovi
investimenti per la creazione di impianti). Forme di organizzazione spaziale molto diversificate: classificate
a loro volta in GENERAZIONI ( cambiano a seconda della data di nascita si questi spazi, modalità di
fruizione differente tra fase e fase – altre 3 o 4). Classificazione che funziona bene per le Alpi, soprattutto per
il versante francese.
Le stazioni più antiche sorgono tra le Alpi tra la fine del 1880 e l’inizio della 1GM (stasi per lo viluppo
turistico); questa è la I GENERAZIONE. Vanno ad innestarsi su insediamenti permanenti preesistenti
(abitati lungo tutto l’arco dell’anno – situati solitamente a basse altitudini, 1000-1500 m) collocati a quote
medio-basse, intorno ai 1000-1200 m e in condizioni di buona accessibilità (anche se i tristi sono pochi),
vengono privilegiate le valli che vengono rese sempre più disponibili dallo sviluppo della ferrovia e dai
tunnel ferroviari come il Frejus (1871). Fruizione sia estiva (ambiente alpino per godere del paesaggio,
salubrità dell’aria, attività di riposo) ed un tipo di fruizione anche nella stagione invernale per gli sport
invernali. Struttura spaziale: oggi appaiono poli-nucleari, si insediano intorno ad un villaggio alpino che
viene saturato con la creazione di alberghi e strutture, e son anche multipolari (nascono per il turismo
aristocratico quindi vedono la costruzione di terme, casinò, etc.).
II GENERAZIONE: nascono negli anni 1920-30, richiesta che non è solo più aristocratica ma anche medioalta borghesia. Esigenza di costruire nuove stazioni turistiche, anche nei primi anni del secondo dopoguerra:
aumento della domanda ama ancora entro limiti circoscritti. 1030: marcata stagionalità invernale per lo
sfruttamento dello sport dello sci e nascita di nuovi elementi tecnologici come le funivie e skilift. Queste
stazioni sono create ad un’altitudine più elevata e sfruttare le fasce dove l’innevamento è più copioso e
duraturo, 2000 m. Sfruttano turisticamente degli insediamenti preesistenti ma ci sono esempi di stazioni
costruite ex-novo e non collegate ad insediamenti preesistenti. (Cervinia, Sestriere). Struttura spaziale:
rispetto alle precedenti, questa marcato orientamento verso lo sci produce una mono-polarità (finalità
prevalente è la fruizione sciistica), presentano un grado di maggiore chiusura/minore integrazione, sono di
tipo poli-nucleare (insediamento preesistente) mentre in quelli creati ex-novo si ha una struttura mononucleare.
Enclave turistiche: creati con un forte tasso di artificialità ex-novo o comunque uno stravolgimento pesanti
dell’organizzazione tradizionale preesistente. Sono spazi ad altissimo carico turistico, densità turistica. Il
turismo plasma/riplasma l’ambiente piegandolo alle sue esigenze; chiusura ad enclave, poco integrate con
lo spazio circostante. Sono piuttosto recenti, non hanno una lunga storia turistica, creati per far fronte alle
esigenze del turismo di massa, 1950 in poi. Articolati in queste sotto categorie:
- Stazioni di sport invernali di III generazione;
- Balneari inclusi;
- Parchi e riserve naturali;
- Cripto-siti para-turistici.
III GENERAZIONE: Stazioni turistiche integrate, invenzione del versante francese delle Alpi. Sono spazi
pianificati e creati/costruiti dall’azione integrata di un unico promotore/finanziatore (capitale privato);
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concepite in modo integrato da un unico promotore. Nascono in Francia, negli anni 1960: forte tradizione
amministrativa di pianificazione territoriale ed economica, commissione interministeriale con l’obiettivo di
pianificare lo sfruttamento intensivo delle montagne francesi. 1964: Piano Neve, costruzione di stazioni di III
generazione e di tipo completamente nuovo da quelle precedenti. Prevede lo sfruttamento intensivo di aree di
elevata altitudine, 1500-2000 m per il nucleo residenziale, ma si superano i 2000 m per le piste da sci ed
impianti di risalita. Vantaggio della risalita in altitudine? Spazi liberi dai boschi, innevamento più
abbondante e duraturo. Essendo pianificate, lo schema spaziale è standardizzato: Linea delle Nevi,
insediamento turistico, nucleo ricettivo e commerciale dove si concentrano alberghi e residence o seconde
case, struttura mononucleare perché sono tutte concentrate in uno spazio ristretto, localizzato nelle aree
pianeggianti alla base delle piste e con uno sviluppo sul versante esposto al sole (innevamento meno
garantito), mentre il versante sud è destinato alla piste da sci; presenza alle spalle di questo nucleo, del
parcheggio, all’ingresso della stazione, distinzione tra circolazione automobilistica e pedonale all’interno
della stazione; a partire direttamente dal nucleo ricettivo si sviluppano le piste da sci e gli impianti di risalita
ad alta capacità di carico, dai 1000 agli 8000 sciatori all’h. Massima intensificazione. (Disboscamento,
livellazione dei versanti – impatti ambientali molto elevati)
Struttura spaziale: unipolare, unico tipo di attrattiva, tendenzialmente monopolari, fortemente concentrato.
Questi alti costi i termini di impatti ambientali-paesaggistici, cresce il malcontente e forti critiche di tipo
ambientalista.
IV GENERAZIONE: anni 1970-80 come fase di avvio, Francia in reazione a quelle di III ma anche in altre
aree come Austria o Canada come scelta di base per limitare gli impatti ambientali. Sono spazi polivalenti
aperti: il turismo estivo/invernale non è l’unica attività ma è integrativa a sostegno di un’economia locale che
si fonda sulle attività tradizionali (artigianale, casearia). Il carico turistico viene limitato, vengono poste delle
soglie 10:1 tra posti letto e residenti. Modelli architettonici: nucleo del villaggio tradizionale e per le nuove
costruzioni si sceglie un modello di maggiore continuità tradizionale piuttosto che alberghi moderni.
Attenzione per gli impatti anche per gli impianti di risalita e per le piste.
27-03
SPAZI BALNEARI INTERCLUSI  sono frutto di un progetto ben pianificato da parte di imprenditori
privati, non sono hanno una sviluppo spontaneo. Questi spazi possono innestarsi su insediamenti preesistenti
o agganciarsi agli stessi con modificazioni ed impatti molto forti (un esempio è la modificazione della
morfologia costiera). Il 90% dei casi comunque si tratta di spazi finemente e specificamente progettati. In
questa categoria si hanno due tipologie di spazio:
1- Forme semiaperte: in questi casi le barriere sono relativamente non troppo rigide (Languedoc –
Rossiglione); sono costruzioni recenti che compaiono nella seconda metà del 1900 in risposta ad una
domanda di turismo di massa sempre più in crescita. Sono stazioni turistiche che accolgono alti
numeri e comprendono una differenziata gamma di clientele diverse (per esempio per peso
economico o domanda) ed anche per quanto riguarda le strutture ricettive (differenziazione per
livello di qualità). In questi progetti si vede spesso una pluralità di attori (consorzi tra enti pubblici
come le amministrazioni locali ed imprenditori privati); una caratteristica importante è il
rinnovamento, investimento, rimodellamento del territorio.
Esempio della Francia Ovest: fino al 1950 questa zona non era sviluppata dal punto di vista turistico
perché si preferiva ancora la Costa Azzurra, rimase quindi legato alla viticoltura, pesca, pastorizia e
saline, l’economia primaria era povera, ed i maggiori centri urbani si sviluppavano all’interno del
territorio. Nel 1960 con un programma di riequilibrio regionale si sceglie di rilanciare i territori
dell’Ovest dal punto di vista economico grazie al turismo, sfruttando la marginalità di queste zone a
proprio vantaggio. Queste aree infatti avevano ampia disponibilità di spazi edificabili ed il terreno
paludoso aveva un valore di mercato molto basso; ci furono grandi investimenti in infrastrutture
come autostrade, porti, distribuzione idrica, da parte degli attori pubblici. Successivamente
subentrano gli imprenditori privati che scelgono queste zone per costruire delle grandi stazioni
turistiche (7 da insediamenti preesistenti, e 6 ex novo). Queste stazioni turistiche avevano uno
schema di organizzazione territoriale standard: prevedevano un porto turistico interno protetto su cui
si affacciavano le strutture turistiche, ed inoltre prevedevano intorno alla struttura degli spazi liberi
per una futura espansione del complesso.
Esempio di Gruissan: insediamento preesistente, villaggio di pescatori su cui si aggancia una di
queste strutture turistiche; 1985 il nucleo centrale viene mantenuto, si ha però un grande
35
miglioramento della viabilità e la creazione di uno specchio d’acqua artificiale per la creazione del
porto turistico oltre che la lottizzazione di strutture residenziali lungo la costa. L’evoluzione
demografica dei residenti di questa località è calibrata sulle date di costruzione di questa grande
struttura, si ha infatti una crescita dei residenti perché il turismo crea occupazione e flussi migratori.
Spesso questi neoresidenti sono dei pensionati che si spostano in queste zone come residenti stabili.
Altri contesti: Bulgaria e Romania nelle coste lungo il Mar Nero, Tunisia, America Latina, Messico,
Argentina, Tahilandia e Malesia.
2- Spazi Enclave: sono spazi i cui l’accesso è riservato ai turisti; finanziati e creati da un unico
promotore privato rivolti ad una clientela d’élite.
MARINA  insediamento turistico di dimensione medio-grande, coincidenza con un porto turistico
[Port Leucat, Port Grimaud]; è una struttura uni-nucleare ed uni-polare. Importante per gli sport
nautici, la pesca sportiva e la presenza di strutture residenziali con capienza di 4’000-5'000 posti
letto. Riservata ad una clientela di élite.
VILLAGGI VACANZA  sono spazi para-alberghieri (finte capanne o elementi più tradizionali), la
cui attrattiva è di tipo bipolare: si ha infatti l’attrattiva della balneazione, spiagge tropicali, e l’attività
di animazione. La struttura è di tipo mononucleare, con una capienza limitata a 2'000 posti letto.
GRANDI COMPLESSI ALBERGHIERI  sono sviluppati soprattutto nelle aree tropicali, come la
Tailandia, sono iniziative con elevate capacità di carico, di tipo monopolare (spiaggia tropicale), i
loro impatti paesaggistici e non sono molto forti, soprattutto per il loro grande bisogno di
approvvigionamento idrico che crea contrasti con lo spazio ospitante.
CRIPTO-SITI PARA-TURISTCI: sono spazi artificiali creati per la fruizione turistica a vasta estensione;
sono i grandi complessi e poli artificiali indipendenti dal contesto in cui si trovano (sport, turismo
congressuale, poli commerciali, parchi a tema o parchi di divertimento). Un esempio sono appunto le gallerie
commerciali che recentemente stanno diventando dei luoghi sempre più turistici (forme architettoniche
particolari), possono per esempio presentare un parco a tema interno o addirittura degli alberghi a tema
interni, un soggiorno turistico in una bolla artificiale.
PARCHI E RISERVE: sono spazi chiusi all’interno dei quali sono limitate le attività che si possono
svolgere; nel 1872 Yellowstone diventa in primo parco nazionale, sotto vincolo e controllo dello Stato che ne
sottopone una fruizione regolamentata (salvaguardia della natura per impedire la proprietà privata di queste
zone). Successivamente si avrà anche una fruizione pubblica di queste aree come attività turistica, i suoi
impatti inizialmente sono minuscoli ma quando la situazione inizia ad espandersi l’organizzazione e gli
obiettivi del parco si modificano.
PARCO REGIONALE: sviluppo locale, più graduazione e flessibilità anche per le strutture ricettive.
RISERVA NATURALE: orientamento conservativo per la natura ma esistono anche delle strutture ricettive
con apertura al turismo ed al commercio.
03-04
LE REGIONI TURISTICHE
Come il fenomeno turistico presenta forme di organizzazione e diffusione sul territorio tali da individuare
delle regioni turistiche. Salto di scala, spazi infra-nazionali che connettono tra di loro più località turistiche.
Problema già affrontato in generale: la regione costituisce un tema chiave; come può essere adattata alla
necessità dell’analisi turistica la definizione di regione ed i vari criteri di regionalità.
Si hanno due nozioni di regione: 1- Regione omogenea/formale; 2- Regione funzionale.
1- Regione omogenea: formata da luoghi tra loro vicini le cui caratteristiche del clima, forme di
insediamento, tipi di attività economica sono tra loro omogenee. L’attività di regionalizzazione è
basata sul criterio di riconoscimento di caratteri simili condivisi in modo uniforme da un insieme di
località tra loro vicine. Sulla base di una sola caratteristica o sulla base di una collaborazione tra
varie caratteristiche.
2- Regione funzionale: insieme di luoghi per caratterizzazione possono anche essere diversi fra di loro,
ciò che li unisce sono le relazioni; esistono delle relazioni orizzontali più intense/regolari/organizzate
di quelle che collegano questi stessi luoghi con altre zone della superfice terrestre, materializzate in
scambi di persone, materiali. Questa struttura spesso si forma intorno ad un polo dominante, a cui le
relazioni convergono, in modo diretto o gerarchico (nodo centrale in cui le relazioni istituite con altri
luoghi non sono tutte di dipendenza diretta ma mediate gerarchicamente, un esempio è la
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distribuzione dei servizi e attività terziarie), oppure possono essere poli-centriche (non più dominate
da un unico polo centrale, ma più poli anche specializzati si scambiano flussi di informazioni e
persone reciprocamente o non più a senso unico).
Quali di questi concetti è più adattabile alla ricerca turistica, delimitazione delle regioni turistiche? Entrambe
i concetti sono stati applicati dalla geografia del turismo, ma in realtà non danno risultati equivalenti. La
strada più semplice/elementare è applicare la nozione di regione formale (prendere un area definita, e
mediante i dati quantitativi dei vari comuni derivanti dagli indicatori quantitativi presenti confronto i valori
statistici e cartografo poi i dati/risultati), però non spiega ancora come funziona questo spazio. Bisogna
guardare in termini funzionali; bisogna individuare quelle relazioni spaziali/orizzontali invisibili che il
turismo ha intessuto in questa spazio e che collegano tra di loro più località in cui si concentrano poli di
attrazione e nuclei di residenza turistica. Come si muovono i flussi in questa regione turistica – flussi di
mobilità turistica, come si distribuiscono i poli turistici e come questo crea un campo di forze. Un terzo
criterio di regionalizzazione, difficile da applicare in modo isolato, fa riferimento alla dimensione soggettiva
dello spazio, va alla ricerca di un’immagine di marca che viene associata a determinati spazi sovralocali
nell’immaginario turistico. Insieme esteso di paesaggio, immagine associata ad un’immagine tradizionale.
Problema: delimitazione. Se devo rappresentarla su una carta come ne traccio i confini?
Non è utile adottare dei confini precostituiti delle regioni politico-amministrative; i valori statistici non sono
omogenei in tutte le zone della regione, ma la regione turistica è molto più sottile (concentrata lungo i
confine della Costa Azzurra e lungo la costa, non nell’entroterra); questi confini politici-amministrativi
possono avere degli effetti nelle infrastrutture e nei trasporti ma non sono significativi.
I confini delle regioni turistiche non sono lineari ma sono fasce di transizione appunto perché vengono posti
dei limiti quantitativi; i valori non crollano a 0 ma diminuiscono gradualmente. La delimitazione si risolve
definendo delle fasce di transizione. La nozione di regione funzionale permette di leggere più in profondità le
regioni turistiche e di capire meglio come funzionano e come di formano queste regioni turistiche.
Schema su libro che sintetizza un modello evolutivo di formazione di una regione turistica, modello teorico
che indica dei passaggi per arrivare ad una regione funzionale. Sulla prima colonna (SITI) si legge la
presenza o assenza di località turistiche, mentre in TRASPORTI si vede espressa l’organizzazione assunta
dalla rete dei trasporti in questo ambito regionale (fattore fondamentale perché possa avvenire lo sviluppo
turistico di un’area). Sono indicate delle fasi, scansione temporale di stadi evolutivi.
0- Momento precedente all’innesco dello sviluppo turistico; S: è uno spazio vuoto, non c’è la capacità
di attrarre turisti; T: nel primo caso dei turisti passano ma non si fermano, la regione è attraversata
dai turisti che però non si fermano, oppure il caso B, i turisti non passano nemmeno, situazione di
isolamento (area troppo lontana e poco accessibile rispetto ai grandi bacini di domanda turistica).
1- La regione potenzialmente inizia a crescere e nasce un sito pioniere, piccolo flusso turistico. T:
indispensabile rottura dell’isolamento, è necessario creare delle strutture di trasporto che colleghino
il sito pioniere.
2- Possiamo iniziare a parlare di regione turistica, non abbiamo solo più una località ma tanti e diversi
siti turistici; T: emergono relazioni e reti di scambi tra questi siti, persiste la possibilità di
connessione/accessibilità dall’esterno e poi si hanno anche connessioni interne tra i siti stessi
dell’interno.
3- Non sono più tutti uguali i siti dal punto di vista dell’importanza gerarchica, nasce una
polarizzazione della struttura. Alcuni siti diventano più importanti e attrattivi rispetto ad altri (inizio
di polarizzazione e specializzazione) viene organizzato un primo “spazio-vacanze”, circuiti turistici.
Si moltiplicano anche i centri all’interno della regione (turismo rurale per esempio); emerge la
specializzazione, diversi poli si specializzano in un certo tipo di attrattività turistica. T: si rafforza la
rete interna, non più semplice come la fase precedente ma emergono dei circuiti turistici che
collegano i siti in modo sempre più complesso.
4- La regione ha raggiunto il suo massimo grado di sviluppo, lo spazio è ormai saturo si poli e siti
turistici che appaiono gerarchizzati tra di loro (nodo dominante, nodi intermedi, centri minori). T:
miglioramento dell’accessibilità, anche altri siti sono raggiungibili direttamente dall’esterno;
aumenta la connettività interna di questo spazio, rete di trasporti fitta che collega reciprocamente i
vari siti. Stadio finale, oltre il quale non è più possibile un’ulteriore evoluzione, condizione di
saturazione, gli impatti sono ormai forti ed elevati. Una crescita ulteriore comporterebbe declino
della regione stessa appunto perché si è arrivati al punto di saturazione dello spazio.
37
LA TIPOLOGIA DEGLI SPAZI TURISTICI REGIONALI
Questo concetto di regione funzionale serve anche per individuare una tipologia degli spazi turistici a scala
sovralocale: le località si distinguono in base alla struttura di relazioni che prevedono, oltre che per altre
caratteristiche. Per classificare ciò che ci interessa è la struttura di relazioni invisibili che organizza la
località.
Lozato distingue due grandi categorie di spazi turistici regionali:
1- Spazi turistici regionali fortemente polarizzati – Buona accessibilità complessiva dall’esterne e
rete di connessione interna ben sviluppata; forte concentrazione di poli di attrazione turistica e di
nuclei ricettivi e una relativa continuità del fenomeno turistico all’interno dello spazio, è fortemente
presente. A seconda del tipo di ambiente possiamo avere:
a- Spazi balneari a forte densità multi-polare: ambiente costiero. Riscontro in ambiti dove abbiamo
una tradizione di turismo molto radicata (Costa Azzurra, Riviera Adriatica, ambiti lacustri come
i laghi alpini); tutto lo spazio della costa è riempito da stazioni turistiche tradizionali, il resto
dello spazio costiero è invece saturato da stazioni turistiche costruite ex-novo e da marine; si ha
anche la presenza di centri interni nell’entroterra.
b- Spazi balneari a polarità regionale discontinua: (Francia) minore continuità della colonizzazione
turistica dello spazio. Non ci sono centri tradizionali ma marine e strutture ex-novo, la rete è
molto meno densa e la rete di relazioni collega in modo migliore le strutture alle città vicine.
Possono svilupparsi anche in ambiti di tipo costiero come le isole (Minorca) o i litorali lacustri
(maggiore connettività anche tra i poli attrattivi maggiori), in cui la connessione dell’interno è
molto più debole rispetto alla buona connettività delle strutture sulla costa.
c- Spazi urbani e culturali a polarità centralizzata: grandi capitali turistiche. Strutture di relazioni
fortemente polarizzata, il grande polo attrattivo è la capitale intorno al quale si organizzano dei
centri secondari ma sempre governati dal nodo centrale.
d- Spazi urbani e culturali multipolari/multi-centrici: non c’è una centro urbano dominante ma una
serie di centri in cui si instaurano dei flussi combinati, instaurati nello stesso flusso turistico.
(città d’arte della Toscana, Veneto)
e- Spazi montani: la stessa mobilità e circolazione dei turisti è caratterizzata dalla morfologia del
territorio e questa morfologia tende a frammentare lo spazio turistico in ambiti vallivi. Le
differenti caratteristiche della fruizione turistica delle valli rende difficile indicare grandi ambiti
di regionalità. Contrapposizione di tipo altitudinale: alta montagna (forte specializzazione
dell’offerta sugli sport invernali) bassa montagna (stazioni turistiche multi-polari e multivalenti).
2- Spazi turistici regionali poco polarizzati – Stadi 0-1 in cui non ci sono siti turistici oppure se ne ha
uno pioniere, non è una vera regione turistica.
a- Spazi isolate, non sono inserite in una rete di scambi con altri poli o siti turistici. Attrattività
consolidata.
b- Spazi che attraggono flussi molto deboli, periferie turistiche: hanno delle potenzialità ma non si
ha ancora uno sviluppo di attrazioni o strutture ricettive.
8-03
GLI IMPATTI ECONOMICI DEL TURISMO INTERNAZIONALE
Nella sua fase di sviluppo più recente (quando da élite passa a pratica di massa) esercita impatti rilevanti
sulle regioni ospitanti: termini di alterazione del paesaggio, morfologia, ma anche più profondi che non si
leggono nel paesaggio, come caratteristiche degli ambienti ed ecosistemi locali, oltre che sulle strutture
economiche, sociali e culturali delle popolazioni ed aree ospitanti.
Degli impatti del turismo si sottolinea la positività: è un grande settore di attività economiche che ha degli
effetti benefici in termine di produzione di ricchezze ed occupazione (politiche pubbliche puntano al turismo
come strumento di rilancio per diverse aree in crisi, come in ambito rurale: attività integrativa capace di
frenare l’abbandono delle aree rurali, o addirittura attività sostitutiva; anche paesi in via di sviluppo lo
pensano uno strumento di sollecitazione allo sviluppo, Africa Tanzania, Kenya puntano al turismo negli anni
70; visto come una possibile attività/strategia di rilancio da città dal passato industriale che stanno vedendo
una decadenza in questo ambito, Torino con le Olimpiadi).
Oltre queste speranze (sostenute da dati economici quantitativi; primo comparto di attività a scala globale per
capacità di creare profitto) si pone la necessità di prendere in considerazione i lati oscuri di questi impatti:
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esigenza di considerare i problemi, squilibri territoriali, costi in termini ambientali/sociali impiegati da questi
impatti crescenti del turismo di massa.
IMPATTI ECONOMICI: analisi di una serie di dati quantitativi le cui fonti sono le statistiche proposte
dall’UNWTO, a scala internazionale. Misurazione di questi impatti economici: si parla di due grandezze
differenti, 1- ricchezza prodotta dall’attività turistica, gli introiti che le diverse attività/strutture ricettive,
attrattive utilizzate dal turista, misurazione grazie alla spesa sostenuta dai turisti; 2- impatti occupazionali,
creazione di posti di lavoro. Misurati grazie una serie di fonti bancarie che trasmettono agli istituti statistici
dati relativi all’entità delle spese sostenute dai turisti in un determinato paese.
Evoluzione del fatturato turistico internazionale: 1980 82miliardi di $; fase di turismo di massa (1950); entità
del fatturato turistico a scala globale. 1990:262; 1995:403; 200:475; 2010:927; 2011:1,030 di $.
Crescita fortissima di oltre 10 volte nell’arco di 30 anni. A questa enorme espansione generica del fatturato si
contrappone una distribuzione ineguale di questa ricchezza, ripartita in modo diverso a seconda delle aree.
I primi 10 paesi al mondo per arrivi turistici sono anche i primi 10 per quantità di fatturato turistico, anche se
con ordine un po’ diverso. 6-10 posizioni anche invece delle deformità maggiori; perché ci sono sfasature?
Entrano in gioco una serie di fattori specifici che agiscono in modo diverso a seconda dei contesti nazionali:
1- Diversa durata dei soggiorni nei diversi paesi, più turisti ci sono più spendono ma se si fermano di
meno/di più la spesa varia; in USA soggiornano più a lungo quindi è al primo posto della seconda lista,
mentre la Francia vede flussi con distanze minori quindi la durata dei soggiorni è più ridotta. 2- Profilo
socio-economico del turista medio, verso USA si orientano turisti con maggiore capacità di spesa piuttosto di
quelli che viaggiano nell’area europea. 3- Differenze del costo della vita e cambio valutario nei vari paesi.
La geografia/distribuzione spaziale del fatturato turistico grossomodo si modella sulla geografia dei flussi.
Ripartizione degli introiti per “grandi aree geografiche”: Europa 45%; Asia e Pacifico 28%; America
Nord, Centro e Sud 19,3%; Africa 3,2%; Medio Oriente 4,5%. Europa raccoglie poco meno della metà degli
introiti derivanti dal turismo internazionale.
Nel 1980: Europa 60%; Americhe 24%; Asia e Pacifico 10%; Africa 3%; Medio Oriente 3%.
Nel 1991: Europa 52%; Americhe 28%; Asia e Pacifico sta sempre più crescendo tanto che successivamente
scavalcheranno le Americhe.
La ripartizione per “Grandi aree geografiche” però maschera la distinzione per esempio tra America del Nord
(14%) riesce ad attrarre la metà degli introiti dell’Asia, Pacifico, e America del Centro/Sud (5%) + Africa e
Medio Oriente non si avvicinano nemmeno ai dati dell’America del Nord.
Incidenza a scala nazionale che gli introiti hanno per esempio sul PIL: nei paesi ricchi/sviluppati/diversificati
il turismo non va oltre il contributo tra 2%-10%, anche in paesi in cui invece è la base forte dell’economia
(isole tropicali, città stato) con economia meno diversificata, anche qui non va oltre il 25%. Anche gli effetti
sulle bilance commerciali, tra importazioni/esportazioni, non contribuisce in modo rilevante.
Altra grandezza economica che abbiamo menzionata è l’occupazione.
STRUTTURE SOCIO-PROFESSIONALI DELLA POPOLAZIONE – analisi delle categorie professionali
più o meno rappresentate su dati statistici.
Popolazione attiva:
- Occupati
- Disoccupati
- Persone in cerca di prima occupazione
Popolazione non attiva:
- Persone al di sotto o al di sopra dell’età lavorativa
- Casalinghe
- Studenti
- Chi vive di rendita.
La popolazione si divide in 2 blocchi: Attiva e Non Attiva; al loro interno si distribuiscono categorie di
persone che in certi casi provocano stupore, per esempio i disoccupati costituiscono con gli occupati la fetta
di persone che si trovano in condizione lavorativa, o lavorano già o potrebbero farlo.
Dopo queste categorie della Popolazione Attiva subentra (considerando unicamente gli occupati) una
classificazione per settore di professione.
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SETTORI DI ATTIVITA’
Primario: produzione di beni materiali senza rilevante trasformazione nel processo produttivo. Es.
Agricoltura, Pesca, Estrattivo-minerarie.
Secondario: produzione di beni materiali con trasformazione di beni prodotti dal primario o da altre attività
secondarie. Parte da semi-lavorati che vengono poi trasformati o assemblati, entrano in relazione con altre
attività economiche. Es. Industria automobilistica, Artigianato.
Terziario: produzione di beni immateriali o servizi. Nato come settore residuale, ma conosce una grande
espansione e una enorme diversificazione interna.
Quaternario: attività di comando del sistema economico, orientamento, controllo in campo politico, culturale
ed economico. Es. Ricercatori ne fanno parte.
CLASSIFICAZIONE FUNZIONALE DELLE ATTIVITA’ TERZIARIE – distingue le attività di fornitura
per tipo di utenza a cui si rivolgono e qual è il tipo di funzione che queste svolgono rispetto al sistema
economico-sociale, utilità che loro producono.
- Servizi alle imprese – sostegno di altre attività economiche; offrono attività di tipo gestionale,
amministrativo, contabile, ricerca di sviluppo, marketing, trasporto.
- Servizi alle famiglie – commercio al dettaglio, attività turistiche come le agenzie di viaggio,
ristorazione, alberghiere che hanno come bacino di domanda quello delle singole famiglie.
- Servizi alla collettività – infrastrutture sociali; trasporti, ospedali, scuole, attività culturali come i
musei; noi ne fruiamo come singoli ma hanno un’utilità collettiva, fondamentale per la collettività
nel suo complesso, tipicamente attraverso la spesa pubblica.
- Attività quaternarie.
OCCUPATI PER SETTORE DI ATTVITA’ ECONOMICA IN ITALIA (ISTAT 2012)
Servizi – 68,51%
Industria – 27,78%
Agricoltura – 3,71%
Nella fase di industrializzazione si vede uno spostamento di persone dal settore primario a quello secondario,
quindi oggi l’agricoltura ha dei valori minimi rispetto al passato. Agricoltura non scompare ma
meccanizzazione dell’agricoltura che riduce il fabbisogno di manodopera.
2012: processo di terziarizzazione dell’economia, spostamento consistente del numero degli occupati dal
settore secondario verso le attività del terziario. Frutto di trasformazioni economiche che hanno investito tutti
i paesi in via di sviluppo o di vecchia industrializzazione. Impatto occupazionale del settore del turismo.
Industria non scompare ma ristruttura i processi produttivi con alto grado di meccanizzazione, ma si creano
molti nuovi posti di lavoro nel terziario. Si espande molto l’ambito dei servizi alle imprese, funzioni vengono
esternalizzate e richieste ad altre attività specializzate, marketing, ricerca e sviluppo, contabilità. A partire
dal 1949 tutti i paesi EU sviluppano le politiche del Welfare, creazione di infrastrutture sociali per i servizi
alla collettività; scuola, ospedali. Servizi alle famiglie, legati all’aumento del tempo libero e all’aumento dei
redditi disponibili ed è qui che entra in gioco il turismo.
Gli effetti del turismo sull’occupazione si misurano su due fronti, può essere di due tipi: OCCUPAZIONE
DIRETTA, OCCUPAZIONE DELL’INDOTTO TURISTICO.
- OCCUPAZIONE DIRETTA - Mette capo posti di lavoro in attività terziarie che sono direttamente
rivolte a soddisfare bisogni dei turisti, ristoranti, alberghi. Per esempio nel settore alberghiero è
possibile quantificare l’entità dell’occupazione diretta prodotta: 1 ½ addetto per ogni camera
d’albergo, in base alla tipologia di struttura ricettiva. Posti di lavoro non stabili ma stagionali.
- OCCUPAZIONE INDOTTA – effetti in termini occupazionali in ambiti di attività anche primarie e
secondarie di cui i prodotti non sono immediatamente fruiti dai turisti, non sono direttamente pensate
per i turisti, ma sono l’effetto indotto dalla presenza di forti concentrazioni turistiche. Attività
terziarie come il commercio al dettaglio, attività primaria e secondaria.
il rapporto tra Diretta e Indotta è molto alto, num. di posti diretto – indotti sia pari a 1 a 2 o 1 a 3. Per ogni
posto diretto si valuta che sia suscitata la creazione di 2 o 3 posti di lavoro indotti.
Questi moltiplicatori non sono dotati di validità universali, non valgono ovunque, ma tarato su specifiche
caratteristiche del contesto.
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MANIFESTAZIONI TERRIRORIALI DI QUESTI IMPATTI ECONOMICI
Segnare lo spazio geografico in modo differenziato, produce degli squilibri territoriali. Impatto negativo.
Si concentrano solo in certe aree ma spesso la stessa concentrazione turistica innesca degli squilibri e
sfavorire economicamente altri luoghi; colti a scale diverse.
Scala locale  siti turistici, stazioni turistiche. Perturbazioni, alterazioni molto forti che esercita sul
mercato fondiario ed immobiliare. Dove ci sono tanti turistici si moltiplicano le strutture ricettive e le
seconde case; alterazioni sul mercato immobiliare perché il suolo edificabile è raro, più c’è domanda più c’è
competizione e si vede un grande aumento dei prezzi e valori del suolo edificabile e degli immobili.
All’interno di insediamenti anche con residenti, si produce squilibrio nella distribuzione di funzioni e servizi
e residenze; segmentazione su base etnica, grandi quartieri periferici con bassa qualità abitativa e quartieri
turistici dove c’è lusso e molti servizi.
Scala internazionale  si vedono anche questi impatti negativi e squilibri; marginalizzazione delle zone
periferiche. Può innescare anche flussi di tipo migratorio; ricchezza che si distribuisce in modo
disomogeneo.
9-03
Influenze profonde anche sotto il profilo culturale e sociale e non solamente economico.
OMT nel sue definizione di turismo propone una definizione come ”mezzo di incontro e scambio tra culture
diverse”, movente di ricerca di straniamento ed esotismo anche dal punto di vista locale, ricerca della
diversità.
E’ possibile individuare degli impatti contradditori e problematici: secondo alcuni studiosi il turismo è una
delle forze che tende a produrre omologazione, appiattimento culturale; il modello di vita dei turisti si
propone come concorrente alla cultura dei paesi di arrivo e favorisce l’omologazione. Anche se si cerca lo
straniamento si ha comunque l’esigenza di non sentirsi troppo “fuori posto”, diversità controllata senza
rinunciare ad alcuni elementi del suo modello di vita. Esperienza si traduce nelle destinazioni con
l’imposizione di modelli esogeni e nella forzatura in alcuni aspetti culturali locali. Questo porta spesso alla
creazione interclusi, artificiali e unicamente per i turisti; oppure creazione di flussi illegali come il turismo
sessuale.
Da una parte produce omologazione, ma per altri versi con il contatto può sollecitare anche rafforzamento
dell’identità locale, risultato apparentemente opposto. Può costituire uno sbocco per produzione artigianali
tradizionale, mantenimento di alcune attività produttive tradizionali, ma in altri casi questo rafforzamento
può essere negativo: pressione turistica sulla popolazione che genera fenomeni di rigetto, chiusura e spesso
conflitto verso i flussi turistici.
Esercita il suo impatto in modo rilevante non solo sulle persone, cultura della collettività, ma anche sul
patrimonio, manifestazioni materiali ed immateriali, tradizioni locali e patrimonio naturale della
destinazione.
IMPATTI DEL TURISMO SUL PATRIMONIO NATURALE E STORICO-SOCIALE
Si innesca, quando il turismo si sviluppa in una data località e vi si consolida con aumento costante di flussi e
carico, un circuito di FEEDBACK NEGATIVO:
0- Dotazione di patrimonio naturale e/o storico-culturale: elementi favorevoli all’attrazione
turistica.
1- Sviluppo turistico iniziale: costruzione di collegamenti per i trasporti.
2- Aumento del flusso e del carico turistico: quando il carico è troppo la località è meno attrattiva
rispetto alla fase iniziale.
3- Degrado del patrimonio: la risorsa iniziale che consente l’innesco del turismo subisce una
perdita di qualità, affollamento, inquinamento. Effetto negativo, inversione sul primo punto; la
risorsa inziale viene degradata e persino distrutta dallo sviluppo turistico.
Il turismo esercita, nella sua forma di “massa”, un erosione delle stesse risorse che ne consentono
inizialmente lo sviluppo.
Le attività possono portare alla vera e propria distruzione di alcuni elementi degli ecosistemi:
DISTRIBUZIONE DI COMPONENTI A-BIOTICHE (adattamento della morfologia del terreno) E
BIOTICHE DELL’AMBIENTE NATURALE LOCALE. Un esempio è la creazione di piste da sci con il
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disboscamento o la trasformazione morfologiche delle coste per spianare spiagge e estirpazione di forme
vegetali.
ALTERAZIONE DI CICLI IDROLOGICI E INQUINAMENTO, un esempio sono i campi da Golf nelle
zone del Mediterraneo, necessitano infatti di una grande quantità di acqua per mantenere l’erba verde,
problemi di abbassamento delle falde e conflitti con le attività agricole locali per lo sfruttamento della rara
risorsa dell’acqua che il turismo utilizza. Presenza di rifiuti in zone con ecosistemi fragili.
STRESS PER LE SPECIE ANIMALI SELVATICHE.
CONSUMO DI SUOLO E ALTERAZIONE DEL PAESAGGIO;
PRESSIONE SUL PATRIMONO STORICO ARTISTICO, un esempio sono le grandi navi da crociera nella
laguna di Venezia. Le ragione del turismo tendono a prevalere su quelle della tutela sia di ecosistemi che del
patrimonio.
PRESSIONE TURISTICA SUL PATRIMONIO STORICO-CULTURALE CHE PORTA ALLA
CHIUSURA DI SITI o SOSTITUZIONE CON FAC-SIMILI. Un esempio sono le grotte di Lascaux,
scoperte nel 1940 e aperte al pubblico dopo la 2GM, carico turistico molto forte che ha costituito un fattore
di degrado molto forte per le pitture rupestri per esempio per la temperatura, muffe e microorganismi. Nel
1964 viene vietato l’accesso turistico a queste grotte, accesso solo per studiosi e ricercatori; tuttavia la
rinomanza di questi sito è molto quindi si costruisce nei dintorni un fac-simile, riproduzione con cura una
parte delle pitture .
POLITICHE PUBBLICHE E TURISMO
Oggi è uno degli oggetti verso cui si rivolgono una serie di politiche pubbliche, istituzioni che operano a
vario livello. Quali sono gli strumenti di queste politiche?
Definizione di politica pubblica: “tutto ciò che i governi decidono di fare o non-fare per raggiungere certi
obiettivi di interesse collettivo”; implicano processi decisionali, che poi si concretizzano in interventi per
raggiungere questi obiettivi. Questi processi possono mettere sia a capo di tipo normativo (leggi) o interventi
concreti (incentivi), sia a forme di inazione (non interviene).
Fattori di contesto: 1- Tipo di orientamento politico-economico prevalente nei vari paesi; paesi neoliberisti è
più facile che ci sia dell’inazione per lasciare spazio alle forze di mercato; in contesti invece in economie
pianificate o molto controllate, si avranno più interventi perché lo stesso si interessa di tutta la società. 2Architettura dello Stato, forte centralizzazione rende primario il ruolo del governo centrale (interventismo),
mentre dove prevalgono forme istituzionali diversificate, distribuzione dei poteri. 3- Rapporti informali,
settori illegali piuttosto che legali, condizionamenti che i settori economici hanno sulla società.
Esempi di strumento:
- Emanazione di insieme di principi, linee guida per le politiche dei governi nazionali; in ambito
internazionale è questo lo strumento più usato. Documenti scritti senza potere vincolante ma sono
linee di indirizzo. Uno degli attori più attivi è l’OMT che produce documenti e carte di principi per
esempio sul codice etico, turismo sostenibile.
- Governi a scala nazionale, regionale o locale è quello delle norme, applicazione di leggi. Leggi di
salvaguardia che pongono limiti alla fruizione.
- Interventi diretti di operatori pubblici.
- Erogazione di finanziamenti pubblici a sostegno di attività/iniziative; fondi dell’UE usati a sostegno
di progetti specifici anche nell’ambito dello sviluppo turistico.
Come le politiche pubbliche possono intervenire con il turismo?
Il turismo si sviluppa creando reti di connessioni, intreccia relazioni V/O con altri ambiti (ambiente naturale,
società e cultura, economia). E’ difficile che sia soggetto di politiche mirate e settoriali, ma è investito dagli
effetti sia delle politiche settoriali direttamente per agire sul suo sviluppo, sia dalle politiche che nascono per
agire su altri settori/ambiti con i quali il turismo entra in relazione. Per esempio le politiche di salvaguardia
della natura, non nascono con l’idea di limitare il turismo ma si intrecciano.
-
POLITICHE ESOGENE: politiche fiscali, monetarie, del lavoro. Nascono per agire su fenomeni,
ambiti, settori che non hanno direttamente contatto con il turismo, hanno altri obiettivi. Possono però
avere un’incidenza sulle attività turistiche, effetti di un inasprimento fiscale sulle attività/imprese.
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POLITICHE RELATIVE AI SERVIZI PER LA COLLETTIVITA’: politiche per il patrimonio
naturale e culturale, politiche dei trasporti. Estranee al turismo nella definizione dei loro obiettivo,
agiscono sulle infrastrutture sociali; incidono su alcuni dei fattori geografici che sono all’origine
della localizzazione e sviluppo delle attività turistiche.
POLITICHE CHE AGISCONO SULLA DOMANDA TURISTICA: determinando la durata delle
ferie. Agiscono in modo esplicito sul turismo da diversi fronti; durata delle ferie, orari lavorativi,
sgravi fiscali su acquisto di beni e souvenir all’estero, come in Giappone, sono molto legati al
turismo out-bound, enorme potenziale turistico. Agiscono sulle località di partenza.
POLITICHE A FAVORE DELLE IMPRESE TURISTICHE: incentivi fiscali e finanziamenti alle
imprese. Agiscono nelle località di destinazione ma anche di partenza (agenzie di viaggio, attività di
mediazione); danno sostegno alla sviluppo e promozione delle imprese turistiche.
*Politiche di salvaguardia del patrimonio naturale, storico-culturale e tutela delle collettività locali;
Politiche di organizzazione e sviluppo dell’attività turistica e dei suoi spazi. *
POLITICHE DI SALVAGUARDIA DEL PATRIMONIO CULTURALE E TURISMO
Prospettiva storica: le prime politiche di salvaguardia che pongono sotto lo Stato elementi di patrimonio
naturale o culturale, sono rintracciate nell’azione legislativa di alcuni governi europei fino dalla fine del
1700; si diffondono anche fuori dall’Europa nel corso dell’1800. Questa fase di passaggio 700-800, vede il
turismo d’élite, muove piccoli numeri di persone, non produce impatti negativi come quelli odierni, non è
ancora un fattore di pressione sul patrimonio. Sono altre le attività dell’uomo che queste leggi devono
limitare in questo contesto storico: leggi forestali (protezione dei boschi da azioni di disboscamento non
legate al turismo ma iper-sfruttamento per i bisogni dell’industria, attività minerarie), leggi di
regolamentazione della caccia (specie animali preservate non per salvaguardia ma per limitare la caccia ai
nobili, nascono le riserve di caccia reali); limitano attività umane minacciose per il patrimonio, non il
turismo. Le leggi di salvaguarda si preoccupano proprio di organizzare la fruizione pubblica di questi beni,
non sono ostili all’attività turistica ma si interessano del suo sviluppo.
Questa situazione cambia nella seconda parte del 1900, quando il turismo diventa pratica di massa ed il
turismo diventa fattore di pressione ambientale; le politiche di salvaguardia incominciano a sviluppare la loro
azione anche nell’imposizione di vincoli all’attività turistica.
Porre sotto tutela diretta dello Stato, impedendo sfruttamento privato un insieme di risorse, magari
chiudendole e spostandole in istituzione pubbliche preposte alla loro conservazione come i musei. Ci si
preoccupa di organizzare la fruizione pubblica di questi elementi del patrimonio.
Progressiva estensione del loro campo di azione: la nozione di patrimonio estende progressivamente il suo
ambito di riferimento nel corso del tempo, la condizione di patrimonialità è insita negli oggetti derivanti dal
passato, sono testimonianze della cultura, ma questo non è autonomo. C’è la costruzione sociale del
patrimonio, si decide cosa ne fa parte e cosa no, è una selezione. Inizialmente le prime leggi di tutela hanno
alle spalle una nozione di patrimonio molto restrittiva ed elitaria: si riconosce la validità di patrimonio solo a
poche cose, oggetti materiali (pere d’arte, monumenti, siti archeologici) per il loro valore eccezionale di
testimonianza del passato.
Successivamente incominciano ad essere inclusi nel patrimonio oggetti materiali ma anche intangibili,
considerati degni di tutela quando si passa ad una concezione antropologica della cultura, cultura contadina
(aratro e strumenti di lavoro). Un ultimo passaggio recente 1990, è la patrimonializzazione del paesaggio;
fino a quel momento era concepito come contenitore/supporto su cui si inserivano singoli elementi. Politiche
che agivano in modo puntuale e settoriale su singoli beni che non tutelano il contesto, mentre recentemente
l’obiettivo è quello di integrare tutela all’interno delle politiche di organizzazione territoriale.
LA NORMATIVA ITALIANA PER LA TUTELA DEL PAESAGGIO
- Legge del 1939: pone sotto tutela pubblica una serie di beni tra i quali il paesaggio non è citato; sono
oggetti, monumenti e siti archeologici; processo di selezione specifica perché hanno un eccezionale
valore naturalistico o estetico (panorami, giardini storici, ma non si parla ancora di paesaggio).
- Legge Galasso 1985: pressione delle devastazioni del paesaggio procurate da espansioni industriale e
turistica; pone sotto tutela pubblica un insieme di aree (alta montagna, zone costiere, zone boschive),
porzioni piuttosto estese del territorio nazionale vengono poste sotto vincolo di tutela; da alle regioni
l’incarico di redigere dei piani di tutela paesaggistici.
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Nuovo codice dei beni culturali e del paesaggio 2004 (modifiche nel 2006-2008): viene nominato il
paesaggio; “Codice Urbani”. Non è una legge singola ma un testo unico che riordina l’intera
legislazione in questo ambito di tutela; il paesaggio viene posto in primo piano.
LA CONVENZIONE EUROPEA PER IL PAESAGGIO 2000 – Preambolo. Firmata a Firenze.
“Constatando che il paesaggio svolge importanti funzioni di interesse generale, sul piano culturale,
ecologico, ambientale e sociale e costituisce una risorsa favorevole all’attività economica, e che, se
salvaguardato, gestito e pianificato in modo adeguato, può contribuire alla creazione di posti di lavoro”.
“Consapevoli del fatto che il paesaggio coopera all’elaborazione delle culture locali e rappresenta una
componente fondamentale del patrimonio culturale e naturale dell’Europa, contribuendo così al benessere
CONVENZIONE PER IL PATRIMONIO MONDIALE 1972
WORLD HERITAGE CENTRE – Beni considerati patrimonio dell’intera umanità, ne definisce linee guida
per la tutela.
WORLD HERITAGE LIST (include 962 beni in 157 Stati) – Beni e siti ritenuti meritevoli di entrare in
questo patrimonio. Alcuni sono rientrati nuovamente o per la prima volta sotto il termine di “paesaggio”.
EVOLUZIONE DELLA TIPOLOGIA DI BENI IMMOBILI AMMISSIBILI NELLA WHL:
- 1972 – monumenti, gruppi di edifici e siti.
- 1987 – centri storici delle città e interi centri urbani minori.
- 1988 – prime ipotesi relative all’includibilità di paesaggi rurali e paesaggi dell’architettura
contemporanea.
- 1992 – paesaggi culturali (fino ad oggi 84 cultural landscapes).
10-03
POLITICHE DI SALVAGUARDIA AMBIENTALE E TURISMO
Oggetto di tutela: ambiente naturale.
Evoluzione analoga a quella per la tutela del patrimonio storico-culturale: interferenza/intreccio con attività
turistica è sfasato e tende a cambiare nel corso del tempo. Fine 1700-800 quando il turismo non è un fattore
di pressione ambientale, non si intende limitarlo ma limitano altre forme di attività umana. Seconda metà del
1900, con il turismo di massa appare come fattore di pressione: queste politiche iniziano a interferire
ponendo dei vincoli all’attività turistica in modo più esplicito.
Progressiva dilatazione degli oggetti a cui queste politiche si rivolgono: prime politiche sono di tipo
settoriale (pongono dei limiti allo sfruttamento di singoli componente dell’ambiente viste come risorse che
rischiano di essere degradate dalle attività dell’uomo, vincoli di accesso e sfruttamento), alla loro base non
c’è ancora una consapevolezza piena del fatto che questi vari componenti ci sono catene di relazioni. Nella
seconda fase le politiche per l’ambiente iniziano ad agire su interi complessi ambientali (non più il singolo
elemento ma interi ecosistemi considerati fragili), ci si preoccupa più ampiamente dei vari ecosistemi,
l’azione non è in modo settoriale ma su aree, lo strumento di queste politiche è la creazione di parchi e
riserve naturali. Primo parco 1972 è quello di Yellowstone, ma in questo periodo si ha un’applicazione forte
di questo strumento di tutela nonostante fossero nati già precedentemente.
Cambiano i modelli organizzativi e gli obiettivi che la politica dei parchi si prefigge.
I parchi nascono in Usa e alla fine del 1800 si espandono in Nord America; si diffondono in contesti
geografici caratterizzati da un’ampia disponibilità di spazio e bassa densità demografica, agli occhi dei
colonizzatori sono spazi vuoti, natura incontaminata da preservare dall’appropriazione privata delle terre e
dal loro sfruttamento. Obiettivo: salvaguardia della natura incontaminata, impendendo con vincoli qualsiasi
tipo di sfruttamento delle risorse presenti. Secondo obiettivo si unisce a questo: fruizione pubblica,
consentire a tutti il loro godimento, gestione e organizzazione della fruizione pubblica, apertura al turismo.
Inizio 1900, in Nord Europa (Penisola Scandinava, Regione Alpina, Italia 1923 Gran Paradiso) si diffonde
questo strumento di tutela. Anni 1960-70, diffusione della creazione di parchi regionali: insieme di autorità
di livello intermedio, regionale.
Cosa cambia quando il modello si diffonde in EU? In EU i parchi devono fare i conti con un contesto
geografico-territoriale diverso da quello concepito in America: non esistono spazi di natura incontaminata, la
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densità demografica e la rilevanza materiale degli impatti dello sfruttamento economico sul paesaggio
rendono difficile la presenza di spazi incontaminati. Iniziativa di questo genere in EU porta ad una
conflittualità: difficoltà enormi nel dialogo tra ente-parco e le comunità locali che lo vedono come un
elemento negativo. Successivo adattamento e compromesso che trova forma nei Parchi Regionali, tutelano
anche le esigenze delle comunità locali  hanno obiettivi più numerosi e complessi: - salvaguardia della
natura, proteggere alcuni spazi, ma con forme di graduazione dei vincoli (aree poste sotto vincoli molto forti
“aree di riserva integrale”, altrove i vincoli permettono usi agricoli, installazione di strutture ricettive, ci sono
vincoli più flessibili rispetto a quelli del parco nazionale). – garantire la fruizione pubblica, si apre alla
fruizione turistica vista come attività economica. – sviluppo delle comunità locali, non si contrappone alle
loro esigenze economiche ma cerca di cooperare per promuovere lo sviluppo verso forme eco-compatibili.
Nascono anche parchi che sorgendo in aree non più incontaminate ma già sfruttate dall’uomo in cui però si
vuole salvaguardare la natura; un esempio è il Parco Agricolo SUD di Milano. Ambiente che mantiene
un’agricoltura attiva, ricco di acque, in cui si confrontano agricoltura ancora presente e città che avanza sul
territorio  promuove la tutela i valori storici culturali del paesaggio, i valori naturali flora/fauna,
promozione dell’attività agricole favorendone la persistenza in un ambiente fortemente investito
dall’insediamento abitativo.
Parco Geominerario Storico Ambientale della Sardegna  coinvolge attori pubblici a vario livello, si
specializza in una serie di aree che sono ex distretti minerari; tutelare le risorse geologiche e il patrimonio di
archeologia industriale dell’attività mineraria e della memoria del lavoro.
Terza fase delle politiche dell’ambiente tende ad andare oltre lo strumento del parco. Consapevolezza della
difficoltà di proteggere la natura chiudendola con dei vincoli; orientamento di integrazione dei principi della
tutela dell’ambiente all’interno dell’ordinaria pianificazione territoriale. Maturazione della consapevolezza
dei meccanismi di funzionamenti dell’ambiente: integrazione tra tutte le componenti a/biotiche al suo interno
(la politica settoriale non ha senso, sono inefficaci) e la scala (spaziale/temporale) alla quale si manifestano i
processi che garantiscano il funzionamento degli eco-sistemi stessi, gli impatti negativi come l’inquinamento
si propagano attraverso catene di relazioni manifestano i loro effetti in differita.
DEFINIZIONE DI SVILUPPO SOSTENIBILE (Rapporto Bruntland 1987) - Rapporto finale di una
commissione (ONU) che doveva riflettere sul tema dei rapporti tra ambiente naturale e sviluppo
(consapevolezza dei suoi limiti ed impatti negativi); Anni 1970 - ci si rende conto dei problemi
dell’inquinamento e della non rinnovabilità delle risorse utilizzate (petrolio).
“Sviluppo che soddisfi i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di
soddisfare i propri”.
Fino a quel momento l’idea di sviluppo era equiparata a quella di crescita: produrre ricchezza/beni e servizi.
Unità di misura tra gli Stati: PIL o reddito medio pro-capite.
Sviluppo Sostenibile: introduce un’idea diversa; si fonda sull’integrazione all’interno delle politiche di
sviluppo di due tipi di istanze di tipo ambientale/ecologico e di tipo etico-sociale.
1- ISTANZE AMBIENTALI: Equità generazionale. Impegno nei confronti delle generazioni future,
consegnare un ambiente non impoverito e degradato da rendere impossibile/diminuire la capacità di
soddisfazione die bisogni. Posizioni estremiste: società debba consegnare lo stock di risorse naturale
attualmente disponibile, porre dei limiti molto forte allo sviluppo presente. Posizioni di sostenibilità
debole: sostituzione di risorse non rinnovabili con risorse/processi tecnologici.
2- ISTANZA ETICO/SOCIALE: società attuale debba impegnarsi a stabilire un patto
intergenerazionale ma anche impegnarsi affinché i processi di sviluppo non producano squilibri
sociali e territoriali nella fase attuale. Non deve privilegiare alcuni paesi, equamente distribuiti tra i
paesi e all’interno della società. Connessione con un modello di intervento di sviluppo Bottom-Up,
partecipate, sviluppo condiviso e partecipato.
CONFERENZE SU AMBIENTE E SVILUPPO IN CUI VIENE ADOTTATO IL PRINCIPIO DELLA
SOSTENIBLITA’: Conferenze nelle quali il principio di sostenibilità viene assunto come principio guida.
- Conferenza di Rio di Janeiro 1992: Agenda XXI  documento che pone una serie di obiettivi e
principi guida a cui si sarebbero dovute ispirare le politiche di sviluppo del 21° secolo.
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-
Conferenza di Johannesburg 2002  constatare quanto sia ampia la distanza tra gli obiettivi e le
effettive politiche e interventi per lo sviluppo.
Conferenza Rio+20: Rio de Janeiro 2012.
TURISMO SOSTENIBILE – DEFINIZIONE OMT fine anni 1980
“Uno sviluppo turistico sostenibile soddisfa i bisogni attuali dei turisti e delle regioni ospitanti proteggendo
e garantendo allo stesso tempo le opportunità per il futuro. Esso è concepito con la finalità di gestire tutte le
risorse in modo tale che le esigenze economiche, sociali ed estetiche possano essere realizzate mantenendo
l’integrità culturale, i processi ecologici essenziali, la biodiversità e i sistemi di supporto alla vita (servizi che
l’ambiente terrestre offre alla comunità umana consentendone la sopravvivenza).”
DEFINIZIONE OMT 2004 – Non è un’altra forma di turismo oltre quelle che sono già avanzate, è un
insieme di obiettivi e principi che devono valere per tutte le forme di turismo, anche per quello di massa”.
“Sustainable tourism development guidelines and management practices are applicable to all forms of
tourism in all types of destinations, including mass tourism and the various niche tourism segments.
Sustainability principles refer to the environmental, economic and socio-cultural aspects of tourism
development, and a suitable balance must be established between these three dimension.”
Il turismo sostenibile dovrebbe:
1- Fare un uso ottimale delle risorse ambientale mantenendo i processi ecologici essenziali,
impegnandosi a conservare l’ambiente naturale.
2- Rispettare l’autenticità socioculturale delle comunità ospitanti e contribuire alla comprensione
interculturale.
3- Assicurare attività economiche vitali sulla lunga durata facendo in modo che i benefici socioeconomici siano equamente distribuiti tra tutti gli stakeholder.
Richiede la partecipazione informata/consapevole di tutti gli stakeholder più rilevanti, ampia partecipazione
e costruzione di consenso. Processo continuo che richiede un costante monitoraggio degli impatti; alto
livello di soddisfazione per i turisti ampliando la loro consapevolezza sui temi della sostenibilità
E’ un programma politico, insieme di principi che guidano le politiche rivolte allo sviluppo. Problema è la
conciliazione delle istanze che nella pratica economica sono in contrasto fra di loro. Chi sono gli attori, quali
sono gli strumenti che si devono utilizzare.
DOCUMENTI INTERNAZIONALI IN CUI IL PRICNIPIO DELLA SOSTENIBILITA’ VIENE
APPLICATO AL TURISMO:
- Carta approvata della Conferenza Mondiale sul Turismo Sostenibile di Lanzarote 1995 – WTO,
UNEP, UNESCO, UE.
- Agenda XXI per il turismo 1996 – WTO, WWTC, Earth Council.
POLITICHE PER IL TURISMO SOSTENIBILE – GLI ATTORI
- OMT – scala internazionale, organizzazione intergovernativa.
- Ministeri e agenzie per il turismo dei diversi Stati – scala nazionale;
- Associazioni internazionali, nazionali o locali di operatori privati del settore turistico (WTTC, TOI
Tourist Operation Initiative) – espressione del settore privato, le politiche non sono imposte al
privato oggettivamente ma molti di questi integrano al loro interno i principi della sostenibilità.
- ONG attive nell’ambito di progetti di sviluppo turistico – terzo settore, associazioni di cittadini che
lavorano in progetti di cooperazioni dei sviluppo mirati sul turismo.
- ...
POLITICHE PER IL TURISMO SOSTENIBIL – STRUMENTI
- Vincoli all’accesso dei siti – causati dal forte carico turistico, così si vincola la fruizione oppure i siti
vengono addirittura chiusi al pubblico. Ingressi scaglionati su prenotazione per evitare
l’affollamento; tasse di ingresso.
- Progetti di sviluppo locale fondati sul turismo – offerta turistica sviluppata dalla comunità per quanto
riguarda l’accoglienza, i proventi sono per la comunità stessa.
- Diffusione dei Marchi di Qualità e Ecolabel – dopo processi di valutazione si possono assegnare a
servizi/attività turistiche che hanno processi attenti alla solidarietà. BLEU FLAG riconosciuto a scala
internazionale, affidato a intere località balneari dove nel complesso si garantiscano attività attente ai
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vari impatti ambientali. TOURIG CLUB ITALIANO attribuito a località nell’interno, piccoli centri
dell’entroterra che nel complesso offrono un buon livello qualitativo nell’accoglienza.
Il Marchio di Qualità Ambientale è da un lato garanzia di sostenibilità ambientale del prodotto
turistico che consumo, dall’altro lato per l’operatore è importante sul piano dell’immagine, del
marketing.
Un limite forte è della vaghezza definitoria di TURISMO SOSTENIBILE: Come possiamo immaginare quali
saranno i bisogni delle generazioni future? Definizione troppo generale = possibile abuso di queste etichette.
Identificazione di indicatori che consentono di misurare il grado di sostenibilità.
15-04
POLITICHE DI ORGANIZZAZIONE E SVILUPPO
Favorire lo sviluppo degli spazi turistici, sono politiche turistiche in senso pieno.
Nascono sin dalla fine dell’800 quando si affermano i primi spazi turistici specializzati (balneari o montane
pensate unicamente per lo sviluppo turistico); coinvolgono in modo prevalente degli operatori di tipo privato,
imprenditori; hanno finalità di carattere economico: favorire l’afflusso turistico producendo quindi redditi e
ricchezza. Nella fase più recente (turismo di massa, aumento della pressione turistica e consapevolezza degli
impatti negativi dello stesso fenomeno) a questi obiettivi economici si uniscono anche di altro genere:
convergenza tra obiettivi economici e attività di tutela e salvaguardia, affermazione di quel paradigma della
sostenibilità. Si può identificare due tipologia di politiche/orientamenti:
Quesiti che ci dobbiamo porre: Chi sono gli attori coinvolti? La scala di queste politiche? Che strumenti
utilizzano?
- POLITICHE TRADIZIONALI – si sviluppano a partire dalla fine dell’800; sono alla base della
creazione dei primi spazi turistici specializzati per la fruizione turistica. Prima caratteristica: sono
politiche che cercano di coordinare e gestire e promuovere lo sviluppo turistico ad una scala
prevalentemente locale, non c’è interesse per spazi più ampi. Seconda caratteristica: scarso apporto
di forme di pianificazione e programmazione economica. Il ruolo dell’attore pubblico in questo caso
si fonda su applicazione di forme di pianificazione molto limitate (infrastrutture a scala locale,
creazione di strutture come un porto turistico), successivamente si lascia libero gioco alle forze
economiche del settore privato ed agli investimenti degli imprenditori (strutture ricettive, poli di
attrazione come casinò). Tipi di orientamenti che hanno debole attività regolatrice degli attori
pubblici, fissano obiettivi e incrementano le infrastrutture: tutto questo può creare una iperestensione
e saturazione dello spazio turistico, forti impatti ambientali, consumo di spazio e sul paesaggio.
Attori: gli attori pubblici sono di livello locale, amministrazioni locali che intervengono a sostegno
di questo sviluppo, e attori privati che operano in sinergia. In alcuni casi dietro queste iniziative si
trovano anche solo attori privati (Costa Smeralda, promozione e sviluppo turistico gestito
esclusivamente da capitali privati).
- POLITICHE SISTEMICHE – si affermano a partire dal 1960-70 ma non predominano ovunque,
quelle tradizionali persistono in alcune zone. Si sviluppano in una fase in cui il turismo è di massa,
incominciano a vedersi i limiti forti delle politiche tradizionali; a fronte di questi limiti emergono
degli approcci più complessi ed articolati per la gestione di questo sviluppo. Le politiche sistemiche
si contrappongono al carattere settoriale di quelle tradizionali (mirate unicamente ad obiettivi
economici): superano questo carattere settoriale e si fondano sul tentativo di integrare obiettivi
diversi, perché vedono il turismo come elemento all’interno di un sistema di relazioni più complesso;
non lo separano dagli altri ambiti del contesto territoriale ma è a loro connesso e ne entra in
relazione; gestire meglio il loro sviluppo lavorando su una pluralità di obiettivi che tiene conto di
queste relazioni. Obiettivi integrati fra di loro: si tiene conto degli aspetti giuridici (quadro normativo
che caratterizza il contesto in cui si incide, condizioni locali della fiscalità), insieme di fattori su cui
si fonda lo sviluppo (ambiente naturale, socio-culturale con la popolazione locale, attrazione
artificiale)  NON SOLO PIU’ ASPETTI ECONOMICI.
Strumenti: in questi anni tendono ad affermarsi forme di programmazione e pianificazione
territoriale più complesse; l’intervento degli attori pubblici diventa consistente e cruciale. Agiscono a
diverse scale territoriali: scale spaziali molteplici e non solo più a scala locale, ma nazionale
regionale e internazionale.
SCALA LOCALE: nella fase recente si usano forme di pianificazione molte più complesse ed articolate;
prevede più fasi: 1- Piano di fattibilità di questo sviluppo in relazione alle esigenze ed alle caratteristiche del
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contesto; 2- Definizione di un progetto finale e di un programma operativo; 3- Valutazione degli impatti,
VIA (Valutazione di Impatto Ambientale) e VAS (Valutazione Ambientale Strategica – applicata per la
progettazione di tutte le opere costruite a Torino e nelle Valli Olimpiche per Torino 2006).
SCALA REGIONALE E NAZIONALE: le politiche tradizionali non se ne occupavano, mentre oggi
vediamo in alcuni paesi gli attori pubblici interessati nella pianificazioni di questi contesti. Diverso ruolo e
peso dell’attività pubblica dipende dalla forme istituzionale dello stato stesso. Caso della Francia: Piano
Neve (commissione interministeriale che definisce linee programmatiche per lo sfruttamento turistico
intensivo delle alpi francesi, politica di supporto infrastrutturale o agevolazione fiscale per stimolare questi
investimenti), Costa Occidentale (sviluppo turistico definito e applicato a scala statale, obiettivo era
distribuire questo sviluppo su tutto l’arco costiero occidentale della Francia e non solo nella parte orientale in
Costa Azzurra). Nel caso italiano non si ha nulla di questo genere: l’azione di programmazione dello stato è
stata molto più limitata/debole/intermittente, le regione italiane a partire dal 1970 hanno acquisito importanti
competenze in campo turistico. In generale oggi il ruolo degli stati in questa programmazione tende ad essere
sempre meno rilevante, a favore da un lato del settore privato, dall’altro di una crescente considerazione del
livello regionale e locale.
SCALA INTERNAZIONALE: emergere di forme di coordinamento fra diversi paesi per la condivisione di
linee e principi guida che definiscano lo sviluppo turistico. Investe sia gli attori pubblici sia quelli privati; un
ruolo importante è quello dell’UE: fino al 2009 nei suoi organismi non aveva competenze specifiche in
materia di turismo ma erano lasciate agli stati membri; nel corso del tempo c’erano state pressioni forti
soprattutto dagli Stati Mediterranei perché l’UE assumesse un ruolo di indirizzo e di guida scontrandosi con
lo scarso interesse dell’Europa Orientale. Dal 2010 con la pubblicazione dalla commissione di un documento
in cui si definiscono dei principi guida in materia turistica.
POLITHCE DELL’UNIONE EUROPEA
Solo recentemente sviluppa delle competenze specifiche di orientamento ed indirizzo in ambito turistico.
La commissione emana una comunicazione: Europa, la destinazione numero 1 del turismo mondiale.
Il punto di partenza di questa pubblicazione è il rimato che l’EU detiene in modo maggioritario dei flussi
turistici internazionali, primato storicamente sedimentato ma in graduale arretramento, è importante definire
delle politiche di gestione per mantenere questa posizione del primato. Stimolo per sostenere continuamente
questo sviluppo turistico; obiettivi di sostenibilità, responsabilità (verso il patrimonio e le culture locali) e
alta qualità delle iniziative turistiche. Esempio sono le Eco-Label. Unico marchio i processi di certificazione
del settore turistico ETQL, strumento in discussione in questi mesi del 2013. Consolidamento dell’immagine
turistica dell’EU: un’altra linea di azione privilegiata. Rafforzamento gli strumenti di finanziamento per il
settore turistico: coordinare strumenti di erogazione di finanziamenti europei (anche prima davano sostegno
ma come attività di sostegno e non direttamente).
Contesto italiano: contraddittorio sul piano delle politiche turistiche.
A lungo è caratterizzata da una consistente incapacità di programmazione economica, a questi tentativi non
sono direttamente turistici. Prevalenza a lungo di politiche tradizionali, attori locali del settore privato con
una predominanza dei soli obiettivi economici. Sviluppo turistico sregolato e poco orientato da politiche
pubbliche; recentemente si cercano di dare obiettivi guida come quello della sostenibilità ed una forte enfasi
sulla dimensione territoriale e locale dei processi di sviluppo: attenzione crescente nelle politiche pubbliche
italiane rispetto alla consapevolezza che le caratteristiche del contesto territoriale esercitano per lo sviluppo
del turismo.
Nozioni che emergono negli studi economici, geografici e sociologici sulle modalità do organizzazione
territoriale delle imprese industriali:
DISTRETTO – concetto che nasce nell’800 a cura di un economista A. Marshall. Studiando in modo in cui
si localizzano sul territorio e si sviluppano le industrie osserva che gin nell’800 in alcune aree si ha la
tendenza da parte delle imprese piccole-medie a localizzarsi vicine le une alle altre. In queste aree di
concentrazione industriale, tra di loro si creano fitti tessuti di relazioni di competizione ma anche
cooperazione (funzionali, specializzazione in fasi produttive, relazioni verticali); dentro i distretti si riesca ad
avere sul mercato dei risultati fortemente competitivi che consistono a queste imprese di competere con
successo con grandi imprese. Anni 80’, distretti del Nord Est e nel Centro, modello di sviluppo industriale si
fonda su questi distretti.
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SISTEMA LOCALE TERRITORIALE – SLOT – messo a punto da un gruppo di ricerca torinese,
DeMatteis; nuove dinamiche di sviluppo economico, globalizzazione nella quale è forte la competizione tra
regioni/città per attrarre investimenti. Per reggere meglio alle spinte disgreganti della globalizzazione sia
meglio puntare su processi di sviluppo basati sugli slot  progetto di sviluppo endogeni.
RETE LOCALE + MILIEU LOCALE: combinazione tra queste due cose. Rete Locale: insieme di attori di
diversa natura pubblici/privati e associazioni di cittadini, ambientaliste che però si interessano dello sviluppo
locale, questi attori sono una rete di relazioni di competizione e collaborazione, vedono questo insieme di
attori muoversi di comune accordo per la realizzazione di un obiettivo comune. Progetto di sviluppo che
mette in gioco il Milieu Locale: ambiente in cui si muove la rete locale che è caratterizzato da un insieme di
condizioni legate all’organizzazione sociale, dotazione di patrimonio storico-culturale o naturale,
caratteristiche di quel dato territorio; condizioni presenti localmente come risultato di una lunga
sedimentazione storica, sono presenti in quelle modalità solo in quel dato ambito e non altrove, non possono
essere riprodotte e ricreate artificialmente, risorse di milieu che non si trovano altrove.
Questi concetti trovano risonanza e ripresa anche sul piano delle politiche turistiche locali e produzione
normativa.
LEGGE 29 MARZO 2001 N.135 – RIFORMA DELLA LEGISLAZIONE NAZIONALE DEL TURISMO
Introduce uno strumento che è quello dei STL, nell’Art. 5. Definizione di Sistemi Turistici Locali. Rimane in
parte inattuato, poche regioni se e sono occupate o si sono mosse in direzioni diverse. Frammentazione di
competenze tra livello nazionale e locale/regionale.
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