Filosofia della Casa dei Ciechi - STAC

Filosofia della Casa dei Ciechi:
Metodo Montessori
Strumento terapeutico:
Gentlecare.
metodo Montessori.
Il principio fondamentale di questo metodo, in origine usato per il recupero dei bambini con deficit
psichici, è quello di stimolare la creatività con lo svolgimento di attività scelte dal soggetto stesso.
I luoghi di cura sono costruiti con i pazienti, che sentendoli propri, rispondono maggiormente agli
stimoli.
L’arredamento è progettato e proporzionato alle possibilità dell’ospite, in modo che possa interagire
attivamente con il materiale proposto.
L’obiettivo principale di tale metodo, è la riattivazione, il mantenimento della capacità funzionale.
Con un investimento spontaneo e attivo, l’ospite potrà esprimere in maniera originale e allo stesso
tempo apprendere gli aspetti fondamentali della vita comunitaria
Il compito dell’educatore è organizzare, stimolare l’ospite affinché si crei un interscambio tra
persona ed ambiente.
L’appilicabilità del metodo Montessori, non puo’ prescindere da:
• un’equipe motivata, specializzata, interdisciplinare, continuamente aggiornata
professionalmente
• conoscenza approfondita della biografia dell’ospite,
• partecipazione attiva dei parenti
• l’utilizzo di uno strumento terapeutico ( gentle-care ).
Gentlecare
Gentlecare è un metodo di cura e di sostegno alla persona affetta da demenza introdotto
in Italia da Moyra Jones e sperimentato presso l'Istituto Golgi di Abbiategrasso. Nasce da
un approccio di tipo riabilitativo dopo aver valutato l'impatto della malattia sulla persona e
aver condotto un accurato bilancio delle abilità che il paziente ha perduto e delle abilità
che il paziente ha conservato. Gli obiettivi del Gentlecare o approccio protesico sono così
riassumibili:
•
•
Nel sistema protesico l’obiettivo non è primariamente il recupero funzionale delle
abilità, ma ci si attende questo come effetto della riduzione dello stress e
dell’insicurezza;
Come per qualunque altra protesi, l’approccio non è generico, ma fortemente
individualizzato, e non è fatto per “sostituire” o inibire funzioni, ma, al contrario, per
garantirle e permettere di esercitarle anche in fasi più avanzate di perdita (come
succede per la protesi di un arto inferiore rispetto al cammino). La costruzione della
protesi parte dalla conoscenza biografica (storia di vita) oltre che biologica della
persona affetta da demenza. E’ assolutamente necessario conoscere la persona e
il suo ambiente, e non solo la malattia, attraverso una “triangolazione” di conoscenze
che porta a costruire la protesi1:
persone, ambiente, attività
PROTESI
Persona----------------------Malattia
(Biografia)
(diagnosi, stadiazione malattia)
La dimensione della protesi è altrettanto individuale, poiché va ad occupare, nel
modo più esatto possibile, la parte che è andata perduta: una protesi eccessiva
porta ad un eccesso di disabilità, mentre una protesi insufficiente può portare a
stress da eccesso di richiesta ambientale.
L’esperienza d’applicazione di questo metodo, all’interno dei “Nuclei Alzheimer” visitati2,
ha dimostrato tutta la sua efficacia sia nella riduzione dei disturbi del comportamento degli
utenti, senza aumento d’uso degli psicofarmaci, sia nella riduzione dello stress
dellefamiglie.
1
Jones M., Guaita A., Vitali S.F., Cippo Perelli R., Bagarolo R. “ Gentlecare : a new prosthetic approach to
the care of demented elderly people” The Lancet Conference: The Challenge of the Dementias.
(Edinburgh,U.K., April 25 and 26) : 89, 1996
2
Abbiategrasso istituto Golgi, Gallarate istituto Melo, Balerna centro Prosenectute: stage 2006.