ALFREDO BE7.z1 e OIOV~-X1 B. PICCAROO STUDI PETROGRAFICI SULLE FORMAZIONI OFIOWTICHE DEJ.JJJÀ LIGURIA. R.IFLESSIONI SUT.JLA GENESI DEI COMPLESSI Ofo""'lOLITICI IN AMBIENTE APPEKNINICO E ALPINO Nota preliminare (.) R,lASSUNTO. Viene 8<!g'llfllato il ritrOl'amento ed il ritolloseillltllto di strutluro eUllIuliliehe o di lnyerillg mngrnlllico uclle ofiol;li del1'Apj)0I1I1iI10 ligure orien· tale, o strutture di layorilljX rwl1<! a~iuiol1i gaLhro·pt'ridotiticho del Gruppo di Voltri (Liguria occidentale). L'interpretazione di qUCII!l' caratteristiche strutturali, tl.'lllliturali e parngeIlctiehe, lm1la hal:l8 di un dettagliato Iltudio goo·petrogratieo e .trutturaJe, potri. tollllel1t.ire Ulm migliore WmprellsiollO del problema gNretieo di qut'!l'le rocce. ABSnu.!."J'. Primar." cumulitie lexturell and magmatie laycring in tbe opbioIìlal of fllUItcrn Appennino ligul'e, IlId layerillg texturtlt in tbc gabbro-peridotite eomplex of Gruppo di Voltri ( ....cstem LiguriA) are rf'eOgniUld and lIignali1ed. Tbe inteq>retalioll et tbelle textural, struetural limi plIrajtl!lletie featurell will gi'"l~ Il bMis tor Il boller nndeT1it.. llding ot tbe gell.C$is ol thete roeh. Il problf;ma genetico delle associazioni ofiolitiehe e delle rocce ultrafemiche è stato oggetto in questi ultimi anni degli studi di numerosi Autori, Accanto EL lavori geologiei e petrogra.fiei prevalentemente dcseritth'i, sono comparsi alcuni importanti contributi volti alla discussione e alla revisione delle teorie sulla genesi di queste rocce. VUAONAT (l963) 11a pl'eso in considerazione l'evoluzione delle COIlcezioni riguardanti la trilogin diIIbasi, gabbri, serpcutiniti, EL partire dalla teoria «classica _ di STEIN}IANN (1927), che considerava queste fonnazioni come il risultato della intrusione di un laceolite. Egli ha 2 A. BEZZI e Q. B. PICC,\RDO messo a confronto qur.sta ipotesi COIl le altre teorie sorte per spiegare l'origine e la messa in posto di queste rocce: l'ipotesi trasfonnista, l'ipotesi vuleanica vera e quella piuto-vulcanica, ed infine quella subcrostale, e le ha discusse, basando le sue ossen'azioni sulle esperienze personali, rivolte specialmente allo.) associazioni ofiolitiche meno meta~ modiche che, iL suo parere, 80110 le più adatte a fornire dati sulla loro genesi. VAN DER KAADE." (1964), il cui interesse principale era rivolto alla prospezionc dei giacimenti di cromite, ha fatto una analoga revisione dei concetti sulla genesi delle associazioni ultra,femichc di tipo alpino (l), trascurando i tennini effusivi delle ofioliti, in quanto non strettamente legati fii depositi di cromit.e. Accanto alle tcol'ie, ricordate anche da VUAO:>lAT, che vogliono spiegnre I 'originc di queste formazioni come gigantesche colate sottomarine (ipotesi vulcanica e plutovulcanica) o come prodotti di azioni metasomatichc (ipotesi trasformista), questo Autorc mette in particolare risalto l'ipotesi subcrostale, riport.'lndo c discutrmdo le varic interprotazioni che i diversi studiosi hano dato a questo concetto: - - messa. in posto di materiale ultrafemico allo stato solido, proveniente dal substrato peridotitico j fenomeni di layering, fogliazione e !ineazione SOIlO spiegati sia cOllle struttm'c ereditate dal substrato, sia come strutture metamorfiche; messa in posto di materiale ultrafemico rimobilizzato, derivante dal substrato peridotitico, sotto fonua di ulla sospensione di cristalli in una fase fluida (crystal mush); lc strutture primarie sono modificate in strutture di flusso (flow textures)j messa in posto di un Illagma peridotitico; intrusione di un Illagllla basaltico, che forma complessi stratifonni in profondità; in un 'epoca geologica molto posteriore questi furono coinvolti dalla tettogcnesi alpina. Da questa revisione e discussione emerge come la maggior parte degli studiosi moderni propenda per ulla derivazione subcrosta-le delle rocce basiche ed ultrnbasiche j V AN DER KAAPEN ritiene che le prime (') Il t-erminc '" nlpillo:, o 4' di t.ipo nlpino:. (nlpinc·I,)'pe), coniato dn, BF."80~ (1926) o preeiMlo dll dil'crsi Autori, in llarticolare d'l TllA\"F.R (1960, 1967), è ormai di UllO comune per indie:lre le 'l"WCi:l1;ioni femiche ed ultrafemieho delle ZOlle orogelliche, STUDI PETROOIUFICI SULLE FOlUIAZIO:"'1 OFIOLITICIIE ECC. 3 tre interpretazion.i esposte siano le più probabili e convincenti, in particolare la. seconda. In effetti Don vi sono Ira di loro grosse diflerenze: pel' la pl'ima ipotesi le deformazioni cristalline dei singoli minerali delle rocce ultrafemicbe e dci depositi di cromite, nello stadio pl'ecedente la SCl'pentinizzazionc, dovevano essere già presenti in profondità. La seconda e la terza. differiscono tra lol'o nel grado di mobilitl\ del fuso silicatico che viene considerato o come UII c crystal llIush. mobile, costituito prevalentemente da olivina, o come un magma viscoso. L'Autore mette in evidenza. come c queste tre interpl'etazioni spieghino in maniel'R più o meno soddisfacente i fenomeni di layel'ing, di fogliazione, di linea.zione, di strutture di flusso e le deformazioni dei depositi di cromite e delle ro<:ce ultrabasiehe, nello stadio precedente la serpcntinizzazione •. Sebbene siano numer06i gli Autori che hanno descL'itto «uesti fenomeni, è stato soprattutto TlLl.:n;R (1960) che ha messo in risalto la loro importanza per la comprensione de.Ua genesi dei complessi gabbroperidotitici di tipo alpino, e la estrema necessità di conoscere strutture e tessiture caratteristiche dei complessi strnti(ormi, per una migliore comprcnsione dei meccanismi genetici, dal IUOIlH'nto che in essi le originarie relazioni di cristallizzazione sono pe!'fettamente conscrvate. Questi complessi, di cui i più noti sono lo SLiUwater (Montana, U.S.A.), il Bushveld (Sud Airica), il Great D.rke (Rboclesia), il Rhum (Scozia), lo Skaergaard (Groenlandia), il Duluth (Minnesota, Wisconsin, U.S.A.), SOIlO oggi petrograiicamente molto ben conosciuti. Come è ben noto, tali intrusioni basiche sono caratterizzate da una generale disposizione stratificnta (Ia.yering) delle roccc costitucnti, pel' diflercnziazione all' interno dclla camera magmutica: la sequenza di tali rocce nonualmente è rappresentata, procedendo dal basso verso l'alto, da. peridotiti, pirOSSCDiti, troctoliti, noriti e gabbri, allort06iti, talora fino a rocce decisamcnte acidc quali granoclioriti, graniti e grano(iri; associati alle rocce basiche cd ultrabasiche, sono presenti letti e lenti di cromitite. Questa caratteristica strutturale si esplica in modi diversi Il volte coesistenti: - strati(icazioue ritmica (rhythmic minerai layering) caratterizzata da una. fitta ripetizione di "ari tipi petrografici, COn differenza di composizione fra strato e strato; 4 A. BEZZI e G. a. PICCARDO -- stratificazione generale (macrorhyt.hmic layeri.ng), dovuta alla nor· male cristallizzazione frazionata e differenziazione gravitativa su grande scala, con variazioni meno evidenti tra le zone profonde più basiche e le ZOlle elevate più acide; a questo motivo strutturale viene anche ascrittll la cosiddetta - cripto-strntificllzionc (crypt.ic layerillg), dovuta lilla graduale ca· ratteristica variazione nella. composizione chimica, ali' interno delle serie isomorCe di minerali quali olivinc, plagioclasi, pir05Selli. l vari tipi di ill;rering sono essenziabncnte regolati òal fraziona· mento e dalla deposi1.ione gravitativa (crystnl settling) delle fasi cristalliz7..ate j le rocce che hanno u.vuto origine da tale accumulo di cristalli sul fondo della camera magmatica prendono il nome di «cwnuliti» (cwnulates). Si de\-e in particolare a JACKSQX (1961, 1967), a WAOER, BROW~ e WADSWORTlI (l!J60) e Il WAOER (1968) la descrizione, la classi!icazione e la nome.nclatura delle cumuliti, dei loro componenti, degli strati (layers), degli orizzonti e delle nltre st.rutture caratterist.iche. Tw.\·ER (1960), ("Ome abbiamo già detto, ha messo in evidenza l'importWl?.a di conoscere tali strutture, ha pWltualiuato e messo a confronto i l:aratteri distintivi dci due tipi di complessi, alpini e slratiformi, in bllse a fOml8., strutture, tessiturc, tipi di layering, fogliazione, lineazione, composizione minerAlogica c chimica" e caratteristiche dei depositi di cromite. Dal momento che era stata formulata l' ipot.e6i (SYITH, 1958) della possibile esistenza di WlR serie graduale da peridotiti di tipo alpino, fino a complessi gabbro-peridotitici stratifomli, egli sottolinea il fatto che l'analisi comparativa delle loro caratteristiche rivela differenze che sono gencticamcnt.e più importanti delle loro somiglianze. Secondo questo Autore (TUAYER, 1963) stratificazione di composizione (comp<l6itional layering) fra gabbro e pt'ridotite, fogliazione e lineazione, nei complessi di tipo alpino, sono dovute principalmente a fenomeni di flusso (flow la)'cring) su larga scala di un magma in gran parte cristallino durlUlte la messa in posto. J..o smembramculo di strutture primarie (2) relitte, formate per deposizione gra\'itAtiva, ed il fatto che flo\\' layering, fogliazione e lineazione tagliano i conta.tti tra le (') Col termino c prillHlrio. TII,\VF./t inlllllde ilei l:ol1lJlle.l8i alpini, ll()ltanto re· litti di 8trati o di strutture parngonabili a quelli IlOti Ilei eomplessi lttrntiformi. STUDI PETROORAf'ICI SULLE FOIUIAZIO:-1 O~'IOLITICIIE ECC. 5 rocce quali cromititi, duniti, harzburgiti e gabbri senza deviazione, mostrano che il flow laycring è poswriore. La stratificazione per flusso nei complessi alpini Don è così netta e regolare come quella per crystal settling nei complessi stratifonni, e gli strati adiacenti hanno un contrasto di composizione molto maggiore. k"ogliaziolle e lineazione sono in stretta relazione con il layering, e per la maggior parte parallele ad csso, ma talora possono inwrseearlo. Secondo l'Autore vi sono molte ragioni per ritenere che le strutture di flusso nOli siano dovute a defonnazioni regionali su rocce allo stato solido. Più recentemente TllAVER (1967), in base all'analisi comparativa, sui diagrammi APl\1, dell 'andamento dci frazioname.nto nei complessi di tipo alpino ed in quelli stratiformi, ha scl'itto chc, ammettendo le peridotiti ed i gabbri alpini, caratterizzati da strutture e tessiture c metamorfiche:t (f1ow layering, ecc.) con paragenesi ignee, come differenziati magmatici, il magma originario, o l'andamento del frazionamento, o probabilmente entrambi, sono differenti da quelli dei compiessi intrusi vi stratiformi. Data la somiglianza che si riscontra in tutti i massicci di tipo alpino e le relazioni tra peridotiti, gabbri e depositi podiiormi di cromite, questo Autore ha suggerito l'ipotesi di uoa comune origine per tutti i complessi gabbro-peridotitici di tipo alpino. Egli (TuAVER, 1963, 1964) u"e,·u già sostenuto la possibilità che i complessi alpini fossero essenzialmcnte parti di complessi (onnatisi per stratificazione gravitati"a di peridotite c gabbro, nelle zone profonde della. crosta o nella pa.rte superiore del mantello. Queste masse gabbro-pcridotitiche, parzia.lmente rifuse e rimobilizzate, si sarebbero poi messe in posto contemporaneamente in un'epoca successiva, durante l 'orogenesi, sotto forma di crystal mushes, contenenti aggregati di cromite allo stato solido. VUAGNAT (1968), l'ivedendo criticamente le idee esposte dal suddetto Autore, ha sottolineato il fatto che lo studio dclle ofioliti dclla catena alpina propriamente detta, cioè quella che si estende dal Me.diterraneo a Vienna, a cui si può aggiungere l'Appennino, ha contribuito molto poco allo sviluppo del concetto di ultramafiti di tipo alpino, e che c non bisogna quindi meravigliarsi troppo se le uJtramafiti delle Alpi propriamente dette non possiedono alcune delle caratte- G A. BEZZI e O. B. PICC.... RDO ------------- ristiche proposte dII THAYER:t, come depositi di cromite di qualche importanza. e rocce dioritiche e soprattutto granofiriche associate. Lo stesso 1'JuYER, in seguito ad escursioni sul terreno sui principali affioramenti dell'areo delle .Alpi Occidentali Italiane (1968), del Gruppo di Voltri e dell'Appenoino ligure orientale (1969), ha rilevato (comwlicazione personale) come la sua classifictu:ione del 1960, pur esscndo ancora valida, necessiti di unn revisione per includere complessi delle Alpi propriamente dette, che sono simili in alcune caratteristiche, ma nOlI in altre, alle c sue:t rocce di tipo alpino, peraltro nOli presenti nelle Alpi. NICOW.S, che ha studiato il complesso OCioliti - Schistes lustrés tra la Dora Maira. e il Gran Paradiso (NICOLAS, 1966 a, 1966 b, 1967, 1968, 1969 ti, 1969 b, 1969 c), nel suo hworo più recente sulle ultrama· fiti delle Alpi Occidentali interne, ha. duto una visioJle Wlitari'a alla genesi ed alla messa in posto di tutte queste masse, ispirandosi, come egli stesso dice, allo scambio di opinioni avuto COli T. P. Tw.YER e E. D. J ACKSO~. Seeondo l'Autore questi massicci ultrahasici provengono da wl'area ristretta del mantello, come indicano la loro affinità chimica ed il loro allineamento sul terreno, e sono risaliti, attraverso la crosta., in parec· chic tappc. La dcrivazione e I 'cvoluzione di queste masse sono testimoniate dalle tracce di ricristallizzazione e defonnazione cbe accompa· gnano la paragencsi principale, dalla presenza di paragcnesi antiche di alta. pressione, dalla modificazione di queste verso associazioni mineralo$iche di minor pressione e dallo stretto legame di queste para· genesi successivc prealpine con deformazioni di stile profondo. ••• Questa premessa, ('he vuole essere una breve e limitata sintesi degli studi più attuali sulle associazioni di rocce femiche ed ultraIemiche, sulle loro relazioni, caratteristiche strutturali e tessiturali, e sulla loro genesi, ci è parsa nccessarilt per affrontare il problema genetico delle ofioliti della Liguria, che affiorano su vaste aree, sia in ambiente alpino che in ambif:.nte appenninico. Nel Gruppo di Voltri (Liguria occidentale) le ofiotiti sono sta.te interessate dal metamorfismo legato ali 'oTOg('uesi alpina, con facies che variano da scisti verdi, seisti a glaucofane ed eclogiti; le ultramafiti sono spesso profondamente serpelltinizzate ed i minerali del ser- STUIlI PETRQOIt,H'ICI SUI.U; ~'ORMAZIO~1 O~'IOI,ITICIU: I::CC. i pentino SOIlO prevalentemente ra.ppresentati da antigoriw, con subordinato crisotilo. Xon si conoscono finora concentrazioni di cromite: questo spinello, parzialmente sostituito da JUagnetite, è presente nelle peridoliti meno serpentinizzsle, III questa zona le ullramaiiti, che pre\"algono fortemente sul gabbro, SOIlO associate a caleesc.isti, prasiniti ed anfiboliti. ~eUa. Liguria. orientale, le Illasse ofiolitiche, cui SOnO associati letti e lenii di eromiliti, sono rappresentate da serpenliniti (a crisotilo e lizardite), ga.bbri, diabasi massicci ed in cuscini, e sono comprese nella [oflUazione degli c argilloscisti ofioliti[eri" iII ambiente di basso grado metamorfico (lI). Sulle ofioliti liguri, sin alpinc chc appenniniche, esiste già una va· stissima letteratura geologica c petl"ograiica, a parti l'C dai lavori dei vecchi Autori, quali FR,\NCliI, ISSEL, .MAZZUOLI, ROVEIlETO e SACCO, che per primi affrontRl'ono questo problema (~). Pra coloro che haUllo preso in considerazione il probl{'ma genetico di queste ro('ce, ricordiamo CONTI (1955, 1963, 1964, 1965), fautore dell'ipotesi metasomatica, ']'ralnscilUHlo considerazioni di carattere geologico e petrografico, riteniamo che VUAG,SAT (1963), basandosi sul la\"oro di FAUST e l''AUEf (1962), abbia già sufficientemente messo in evi. denza come l'indagine geochilllica possa. confermare o Illeno la validità di questa ipotesi l)er le ultramafiti. Da parte sua, Van Der .K...u.DEN (1964) ha ritenuto eli DOli dover discutere l'ipotesi trasfonnista, dal momento che non spiega I{' eoneentrazioni di cromite, Questo minerale, presente come granuli diIfusi nelle peridotiti più fresche del Gruppo di Voltri, è relativamente abbondante nelle orioliti della Riviera di Levante. (') [n un la,·oro dell'lllliluto di Pelrografill ùi Gl'uova, di proMinlll. pubblicazione, "errà !K'gllallll,o como in qUCtltn zona sia larglullellt6 IlrOi:lCnle la. faciea Il prohuite-pumpellyite, eho t66limonia 1,101111,1 le ofioliti (lel1a 1.lgurill. oriontal6 siano !llate IlOltopo!llc a. debole 11li>lnlllorfimno regiolUde. (') Ricorùiumo, frn gli Illiri, nleuui coutributi compllr!li nogli ultimi quinùici lllllli: Bo:;1 (lfl61), Co:;TI (BI55, 1963, 1964, 196;'), (.'IIr.1"I'A1. (HI55), DOOA:;OIA o ELTI'.R (19G9), ELTF.H (1960), EI.Tt::ll. Il RAGGI (19li5 Il, 1965 b), };lIrr:H, GUNNI~I, TO:;OIOROI e TIIEVISA." (1960), C.. I.L1 (1954, 1956, 1957, 1958, 1959, 1003 Il, 1963 b, 1963 0, 1964 a, 1954- h), GAI,LI II BEZZI (19G7, 1969), CALI,! e TOOI.L\1"I'1 (1965), CALLI, BEZZI e TOOLIA'M'I (1965), WbY-SSr. (1962), Loclll!:k (195i), PAsQuill (1958), PASSI'".RI:;I (1962, 1964, 1965), PEsco (19r>3), TIIE\'ISAN (1956). 8 A. BEZZI C G. B. l'ICCAROO GALLI (1964), llella. memoria in cui riunisce III un quadro conclusivo tutti i 8uoi contributi sulle l·oece ofiolitiche dell'Appennino ligure, come anche PELLIZZER. (1961), che a\'eva fornito uno studio pe· trografico completo di quelle dell'Appennino emiliano, strettamente analoghe alle liguri, ha ritenuto valida una genesi magmatica. Come lo stesso Autore ha scritto, il suo lavoro ha voluto essere il punto eli partenza per lIuove osser"lll'.ioni C discussioni, nella speranza che in futuro, con l'estclldersi delle ricerche, si sarebbe potuto avere una sempre più cIliara visione d'insieme. Di recente DEC,u"D[A e Elll'ER (1969), sulla base di considerazioni geologiche, hanno aVilllzato l'ipotesi di una genesi suberostalc per spiegare l'origine dcU 'associazione gabbro-peridotitica dcI massiccio dcI Bracco. Concordiamo con i suddetti Autori sul fatto che. queste rocce derivino da materiale subcrostale e sulla possibilità che la geosinclinale ligure sia confrontflbile con una attuale area oceanicll, pel' cui la zona ofiolitiea del Bracco potrcbbc rappresental'e l'equivalente (li Wla doro sale medio-oceanica. E' molto interessante a questo proposito UllO dcgli ultimi contributi di THAYER (1969) ovc egli suggerisce che i complcsl.i gabbro-peridotitici poss[.no rflppl'esentarc la chiave. pcr la petrologia delle dorsali medio-oceaniche. L'Autore sostiene che. la. versione maggionnente accettata dell' ipotesi sull'evoluzione del fondo oceanieo (HESS, 1962; GIROLER, 1965) implica che alcwlc caratteristiche associazioni di roccc vulcmliehe e plutonichc si dovrebbero ritrovare sifl nelle eugeosillclinali che nelle dorsali medio-oeeaniehe, nonostante la differente tettoniea nei due ambienti. Se le l'oece che si sono formate lungo c al di sotto di una dorsale si muovono laterabnente, e scendono sotto i margini continentali come Wla cintura mobile (eollveyOl' belt) (ISACKS, OLI\'ER e SYKES, 1968), queste l'oece, chiamate da DTETZ (1963) frammenti di dorsali oceaniehe, pO'*;Ono conservare alcune originarie relazioni strutturali. Secondo TH.,\YEIl. (1969), a sostegno di questa ipotesi, il eonfronto fra il massiccio di tipo alpino di '1'1'OOOOS, Cipro (GASS, 1967, 1968), interpretato come una antica dorsale medio-oce3Juea, e le associazioni basiche ed ultrabasiche delle Bowutu l\fountaills, Papua (DAv!ES, 1968), e di Cuba orientale (FLINT e altri, 1948; E1ESS, 1964 THAYER, 1942), interpretate come rocce oceaniehe presso i margini continentali, rivela molte similitudini, specialmente nelle caratteristiche paragenetielle e per la presenza di strutture cumulitiche e di layering. STUDI PETRQ(lJ(,H'1C1 SULLE FOI1MAZIONl OFIOLI'J'ICHE ECC. -- 9 In base alle esperienze maturatc dalla conoscenza dei più moderni lavori sui compk'SSi basici-ultrabasici, i nostri studi preliminari di campagna ci hanno penl1CSSO di riconoscere, nelle associazioni gabbroperidotitiche della Liguria, sia su affiOramenti già noti, che su lluovi affioramenti, particl)lari Clll'atteristiche paragcnctiche, strutturali e tessiturali (strutture Clllllulitiehe e di layering), di notevole interesse. Sull'importanza di questi riconoscimenti siamo stati confortati dalle discussioni e dallc osservazioni fatte sul terreno assieme ad a.1cuni autorevoli specialisti (1;). Pcnsiamo dWlque ehc lavori sistematici di cal'attere geo--petrografico e strutturale, ilei seuso indicato da 'fHAYER (1960, 1963, 1967), c l'interpretazione di queste caratteristiche, alla lucc dcllc ricerchc più attuali, potl'anno portare nuovi interessanti contributi e conferme e l'ivelarsi importanti per la comprensione del problema gcnctico dellc ofioliti liguri. Il riconoscimento e la segnalazione di qucste strutture ci sono parsi pertanto utili Segnalazione degli affioramenti. LIGURIA ORIENTALE. Vogliamo ricordare che i complessi ofiolitiei in questo areale sono stati sottoposti a metamorfismo regionale di basso grado: mentre le strutture pl'imarie sono a volte perfettamente cOllservate, le paragenesi magmatiche sono molto spesso profondamente trasformate. L' identificazione della associazione mineralogica primaria e la definizione delle varie rocce originarie sono basate sullo studio dei relitti strutturali e paragenetici esuli' interpretazione della paragenesi meta.morfica. sovraimposta; quindi, quando ciò è stato possibilc, abbiamo indicato i litotipi con il nomc della roccia d 'origille. (a) Vogliamo qui rieordnrll wn simpatia e gratitudine i parteeipanti u.l.l'e6(\Ur. sione augli n.ffiorumcnti dlll Mongincl'r", l.anzo, Val d'Aosta, Pinero, Alpe Aranu (estate 1968): D. S. CoobtllS, G. V. D.n. PIAZ, H. L. D,l.VIES, F. H. }'ORJ;'.STIER, M. G.u.LI, n. HELMERll, E. D. J,\.l;KSOS, G. VM; nER KMDflN, A. NlOO~S, T. P. TlU.YER, M. VU,l.GN",I.'J'; e allo escursioui sul Gruppo di Voltri e sull'Appennino liguro oriontale (estate 1969): A. NlCOl.AS, A. l<NIPI'I:K, l'. PASSE1WH, A. PJ;:IVE, T. P. THAYt.ll. IO ,\. m;:.1..Y.1 e G. B. l'ICCAllDO Per la descrizione delle strutture cwnulìtiehe e di stratificazionc abbiamo adottato la nomeoc.latur8 proposta da JACI\SOX (1961, 1967), WAGER (1968), e W.-\GER, BRQWN e WAJ)SWORTD (l 960). 1) Passo del Bracco (F. 95 I.O.M.. - tav. CMtiglioJ18 Chiavarese). La massa gabbrica di questa zona era stata studiata da ISSEL e MAZZVOLI (1881) e più recentemente da GALLI (1958,1964); questi Au~ Fig. I. - Plll>110 del RrlH'.Co. Ln.'·ering "el A"nhbro. tori avevano posto in p/t.rticolarc l"i1icvo la grande variabilità di grana di questa roccia, da normale Il nettamente pcgmlltitica. e la quasi costante trasformazione in saussurite del plagioclasio, mentre il pir06seno rimane spesso ancora freFleo. Fig. 2. - Passo del Brateo. Parlic(.loTe del la,<ering: ~i noti la ripetizioll& di strati a minerali gradati (minerol grfldod ln~'er8), e hl fogliazione plU'allelll. al pi:a.no del laJenug; 18 lICsl... è dodici centimetri. }'ig. 3. - Pnsso del Bracco. Slrlltifieozione nel gahbro: UllII balilla pegma.titiea (in alto .. destra) taglia in disc:ordllllu la /JlratifiWJ;ione del gabbro a grana medio·line. 12 A. IJEZZI e G. B. PICCAROO ---'----- Sull'ampia superficie del taglio della strada, proprio all'altezza del Passo del Bracco, è possibilc osservare un notevole layering nel gabbro (Fig. 1). Questa stratificazione è messa in risa.1to dall'alternanza. di bande di colore bianco grigiastro con bande di colore verde. Questo moti,'o tessiturale sembra dovuto ad una ripetizione di st.rati a minerali gradati (mineraI graded layera), con una variazione all'interno di ogni stmto delle PCrCl'lIt.uali dei singoli minerali, con il plagioclasio che aumenta verso l'alto, e relativa diminuzione del pirosscno; il contatto di oglli strato con la base di quello superiore è Fig. 4. - Cava della Baraeea (3.llltlllrllllll). Parti a gra1la fine e $Irllttura l'.IlIllU· litiea, IlllllOl'.iate a parti a graua JH'!JZmalitiea, eoo strutture di tipo harriBit.ieo (lOtto il rigbello). segnato dal I"cpC'llt.ino awncnto del pirosscllo. r. 'assetto strutturale di questi due minerali conferisce ILI1I1 roccia una fogliazione, generalmente parallela al piano dci laycrwg (Fig. 2). E' inte('CSS8nte notare come queste strutture si siano con.servate nel gabbro a grana fine, mentre mancano in quello pegmatitico; è probabile che una ricristallizza~ zione profonda, esplicatasi a spese del materiale a grana fine. abbia obliterato I's.ssctto strutturale più autico (Pig. 3), codereudo alla roccia il particolare aspetto pegmatitieo. STUDI PETROQR.APICI SIJLLE ~'OH:\[AZlONJ OFIOLITICIJE ECC. l;j 2) Cava della BaracM (Matiarana) (P. 95 I.Q.M. - tav. Levanto). A circa due chilometri a levante del Passo del Braeoo, in prossimità dell 'abitato di Mattanma, si trova la Ca.n della Baracca. Questo affioramento è stato l'oggett.o di aleuni studi di LINCIO (1930) e GALLI (1959, 1964), che ha riconosciuto la natura peridotitica della roccia.. In attesa di uno studio più dettagliato, che abbiamo intenzione di compiere prossimamente, dato l'eeeezionale stato di eonservazione delle strutture qui presenti, preferiamo attualmente indiearla con il termine generico di pcridotite feldspatiea. Pig. 5. - Ca"a della. Uaraeea plattaralla). Strutture eumulitiehe nella. peridotite feld.!!patiea: granuli euedrali tli nli"illll. (lleuri) e di eromite (di dimensiOlli netta· mentu inferiori) (minerali di cumulo), SOllO racchiusi da un iulereumulo plagioela. sico; il letto or;zzllllhllo di gnululi di eromite (al eelltro nclla folo) indica il piano dol lllyering'. Già Wl primo esame maerosoopieo deli 'affioramento eonsente di rieonoscere, intimamente assoeiate, parti a grana fine ed altre l\. grana molto grande (.F'ig. 4). Lo studio sull 'affioramento. su sezioni lucidate di campioni della roccia, e su sezioni sottili, ha rivelato come le zone 14 A. UE7-Z1 e G. D. PICCAHIlQ granulometria. minore conservino alcwlc d<'lIe cara.tteristiche strutturali più tipiche delle cumuliti. Sono qui riconoscibili infatti. quali minerali di cumulo (cumnlus minerals), J'oli,·ina. in granuli tonc1eggianli, ma molto spesso ben eue· drali (le cui dimensioni ,'ariano generalmente tra 0.5 e 3 mm, molto di rado piii grandi) e la cromite (con dimensioni in genere inferiori agli 0,5 mm), il cui idiomorfiSIllO è llloito meglio ('otlscrvato di quello del ncsosilicato, essendo gli ottacdri dello spinello soltanto debolmente arrotondati (Fig. 5). l minerali di intercumulo (illtercwnulus mineraJs) fl, l'ig. 6. - Q1,'s detln Baral'!ea (:\fattarana). lA llujK'rfieie rifletteme (bianca) è un ulliw gra.lllie indi"il1uo pet'ilitieo di e1iIlOpiTOMellO, che rnel'.hiude i minerali di cumulo. sono rappreseutati da plagioclllsio (attualmente quasi completamente sostituito da clorite e pl'ehnite) e pirosseno: entrambi sono spesso sotto fonna di grandi individui peeilitiei, le cui dimensioni possono raggiungere i 20 cm. TI elinopirosseno in particolare, sulle su~rfici fratturate o tagliate, si riconosce facilmente in quanto riflette con Ilotevole intensità e contemporaneamente 8\1 tutta l'area occupata dal cristallo, STUDI l'ETROGRoU'lCI sl''''L.: F(nU,I,\ZIOX! Ol"iOLIT1CHE ECC. 15 all' interno del quale souo chiaramente iJHlividuabili i granuli dei CDmulus minerals (Fig. 6). Una ripetizione rli sequenze, caratterizzate dalla gradazione nelle dimensioni dei granuli di olivina (sir.e graded ]ayering) e lettieelli di pochi centimetri di PQteuza. in cui si addellssllo i granuli di cromite (Fig. 5), conferiscono a questa roceia una netta stratificazione, limi. tatamen te ad Rleune zone del I·uffiol"lImento. Nell 'ambito dell 'unità stra- i 3 cm }'ig. 1. - CM-a del!.., Ban,cell (~['ltt"rallll). Can,piolle di roccia lu· eidato; eonlllllo (for," eolltael) frn unità strlltigrHfiehe dOI'ute u gra· dazione nelle dimellllioui deì grfllluli <ii oli\-iull (l\i~ graded layen). Il ttatteggio bialleo *.'gli:!. il limite, I:l fr\lO'ci:1 in,lie;l la direJiiolle della gradazione. IO A. BEZZI e G. B. PICC,\RDO tigraIica le dimensioni dei granuli variano, presumibilmente dal basso verso l'alto, da 2·3 mm a meno di 0,5 mm, fenno restando il rapporto fra minerali di CtUDWO e di illtercumulo (Fig. 7). 11 passaggio all'unità successiva è segnato da un repentino cambiamento nelle dimensioni dei granuli (form contact). I lettlcelli in cui si addensa la cromite sono paralleli ai limit.i dei iayers, e sottolillC8UO l'andamento della stratificaziollC. Fig. 8. - Ca.'. della Baracca (}lAltarana). Peridol;!e teldJIpatiea wo zone a gra.na grOll8l&, aunnoo a U1lle !'OD normale slruuur:t eumulitiea. In base a queste considernziOlli strutturali si può dedurre che i granuli idiomorfi di olivina e cromite rappresentino i primi pl'ooipi· tati magmatici, successivamente accumulati, cd i minerali interstiziaii il prodotto della cristallizzazione del fuso intrappolilto fra i minerali depositati. POSSilUllO quindi definire la roceia come una cmnulite ad olivin8 ± cromite. Accanto a queste zone stratificate, come detto precedentemente, sono 06Servabili masse in eui le dimensioni dei minerali raggiungono J7 STUDI 1'E.'RQGK.H'ICI SI1I.Lf: f"OiUf,\ZIO,,1 m'IOLITICHE ECC. ......-~ ~ f ~ = "" "~ ~ ao b E u "' 18 A. IlE)'..7-1 C G. Il. PICC.\RDO proporzioni notevoli (Fig. 8): in particolare I'olivina, spesso con abito ben euedrale, può raggiunge.re anche parecchi centimetri (Fig. 9). La. caratteristica. più evidente di queste parti è una struttura di tipo harrisitieo (Fig. lO) per la presell1..8 di lamelle parallele ed interdigitate di olivin8. e plagioelasio, in un singolare abito scheletrico (Fig. 11). QuestA struttura, che è stata descritta da WI\DSWORTJI (1961) per le roctlc ultrabasicbe stralifieat.e del Rhum, è normalmente considerata Pig. lO. - Cava delta Barac..a (~bttar8na). Strutture di tipo barrititieo, ben evidenti per le altenHln7.6 parallele di Inmelle !leUfe (olivillS) e b~lIlelle e1lian' (plngioelaaio), Ilelle ZOlle li granII l)l'gnmloi(\e. come cumnlitica. Anche TnAYb'H (colllunicazioll<' personale) ha osservato nella miniera di cromite di Coto (T..IUZOll, Filippine) strutture pegma~ toidi molto simili: egli ritiene che ulla possibile spiegazione potrebbe essere la completa ric.ristallizzazione di queste !>!irti in condizioni profonde. Nel nostro affioramento strutture eumulitic.he, a grana media e fine, e strutture di tipo harrisitico, a grana grossa, coesistono in stretta STUDI PETROORAFICI SULL~: ~'ORMAZIONI O~'IOLITrCBE ECC. J9 associazione; lo studio particolal'e di (IUeste strutture potrà fornire le informazioni ncccsSllrie a chiarirne le relazioni genetiche (6). Sul fronte della cava, e poco sopra la Via Aurelia, che la sovrasta, e che in questo pUlltO corre sul limite tra le ullramafiti ed il gabbro, la peridotite feldspatica, i.n alClmi punti, sembra fare transizione ad .Pig. 11. - Ca.va della. ERrn~~a (Maltaraua). Campione Ili roccia lucidato. Struttura di tipo lmrrisitico, di olil'inn, ~on abito llllheletrieo, e plagioclaaio. (0) Indichiamo qui COn ., strutture di t.illO harrisitieo t, slruttu"~ che hall IlO fisiografici, n p1lrte le dilllOIlSiOlli, molto simili a QllOlli deseritti dn WADSWOIITI1 (l !lUI), 'Hl~he se probubilmcllte 1l01l h;\.1I110 ;l1'utO origille Cllllllllit.ien. ~nra.tteri :m A. IIEY2.1 C G. U. l'ICC\RDO una ewnulite a pirosseno e plagioclasio; in effetti c: passaggi sfwnati verso termini gabbrici» erano stati segnalati da GALLI (1964). Siamo del parere che lo studio dei rapporti e delle relazioni tra le due fonnazioni debba essere ulterionnente approfondito &1 fine di riconoscere se si tratti di una. continuità primaria, di uu COntatto magmatico profondo, tra rocce già differenziate, di un contatto primario tettonizzato, o infine di un semplice accostamento tettonico. t'ig. 12. - Sella tra :\1. Groppi e ).1. San Xieolao. Carat.teri8tiea 8truttura c a cellette:t: 8Ulla superfieie llella peritlotite feldgpnliell, alterala dagli almosferili, rl8llllnllO in rilie..-o i minerali inteuti:r.iali meno l'rosi dI'il 'oli\'ina. 3) Sella tra M. (}roppi c JU. Sal~ Nicolllo (F. 95 l.O.M. - tav. Casti- glione Chiavarese). Quasi al centro della imponente massa gabbrica del Bracco, in corrispondenza della. sella tra 1\1. Groppi e M. San Nicolao, vi è un piccolo affioramento, chc III. vecchia carta geologica CF'. 95 - IJa Spezia) indica come serpentinjte. GiA l'esame sul terreno, confermato dali 'analisi micr06copiea, sulla base delle strutture relittc ancora. ben visibili, anche se non così ben conservate come nella cava della Baracca., e della paragenesi meta- STUDI PETROORA~'ICI SlJI.LE J.'ORlIAZIOSI m'IOLITICllE ECC. ~I morfiea, rivela la natura delia roceia d ·origine. Questa serpentinite appare costituita da granuli tondeggi8.llti verde scuro, di dimensioni variabili da mezzo a qualche centimetro. di serpentino a maglie, su oli\'ina, circondati da pIaghe lobate di colore giallo biancastro di eloriti, che sostituiscono i preesistenti minerali interstiziali quali plagioclasi e pirO&Seni. All' intenlo delle masserelle cloritiche restano rari relitti dell' inosilicato. accanto ad individui eucdrali di cromite, par· .'ig. 13. - Sella tra :\1. Groppi e ~1. San Kieo1ao. Layeri"g rilmieo di peridotite tcld.llp&iiea. (eOIL letti di e:romhe), gabbro o anorto~ite; la !Mlqu&/Iu nella. foto è eOlltituit.ll. dallo strato grigio piil fOeuro iII !>aMO (peridot.ile) e grigio chiaro in alto (Kl\hllro e RnortOllite). ziatmentc sostituiti dn magnetite, Il. testimonianza dclla parngcnesi mago matiea dell 'originaria pcridot.ite feldspaticI!.. Sul terreno l'altera1.ione superficiale ha interessato in modo differenziale i vari minerali: I'olivilla è più facihnente er06fL rispetto ai minerali interstlziali. Ne rislùta così una caratteristica struttura c a cellette. (la c honeycombed • del Rhum Ultrabasie Complex, WAGER e BROWN, 1968), che rispccchia abbastanza fedelmente la struttura della A. IU:7-Z1 C G. Il. PICCAaDO roccia, data da piccole creste in rilie,'o, spesso subcircolari o poligonali, attorno a piccole depressioni, do,·ute alla scomparsa della preesistente olivina (Fig. 12). li rinvenimento sul terreno di questo tipieo aspetto d'alterazione è un buon metodo di campagna per il riconoscimento deUa originaria natura feldspatica della ultramafite. PERIOOTITE CROMITITE ANORTOSITE '. GABBRO PERIDOTITE l E'ig. 14. - 3 cm Sella l.rn },I. I nroppi e M. Sm, Nkol~IO. Cnmpioue luci· (h.to di una scqUOJlr.ll ritmicu; l'unità ritntieJl lÌ COtllit.uitll, dul blUlllo ,·erBO l'A.lto, da erolllit.il(!, peridolite, gllbbro (! IlllortOllit(!. Le bande eloritielle mostrano spesso una certa lineazione, mentre i granuli di serpentino, specie sulle superfjci più alterate, rivelano la caratteristica struttura c a ranocchiaia~, data da vene di erisot.ilo e allineamenti dì pigmelltazione nera. di magnetite, strettamente isoo-- STUDI l'ETROGH..... FICI SULLE ~'OfI;ll.\7.IOXI O~'IOLITICIJE ECC. -- :!3 rientati. Già macroACopicflmentt> si nota come la direzione di questi ultimi sia discordante rispetto alla lineazione delle pIaghe cloritic.he; questo fatto testimonia la sona imposizione di strutture metamorfic.he, legate :llla messn in posto c allo serpentinizzazionc di queste masse, sulle precedcnti strutture mllglllatiehe. 3 cm }'ig. I.;. - SellR tra M. GrOllpi {' M. Snu Nicolno. CIlII,pio1l6 di rOeeUl lucidato. Limito tra (1ue ritmi succf"s~i\"i. P!": peridotite feldspatica; GR; cromithe; AN; RlIortosite. Sul versante nord della sella, presso il contatto della massa ul· trafemica eon il gabbro, compare un chiaro assetto stratifieato, reso evi· dente da ulla alternanza di banchi più chiari e più scuri, seguibili sul terreno per aleune deciJlt> di metri (Fig. 13). ba stratificazione è 24 A. Uf:7-Z1 e G. U. l'ICCARI>O data da una ripetizione COlltinua ed abbastallZll regolare di alcuni litotipi (rhytJlmie mineraI 1a.rering). con forti dirreren7A di composizioue mineralogica fra strato e strillo. Ogni ritJllo, la cui potenza "aria da qualche decimetro lino ad Wl metro, è generalmente formato dalla successione, dal basso in alto, di uno strato di peridot.ite feldspatica con letti di cTOmitite, uno strato di gabbro, probabilmente troctoli· . 1.5 c'Ill i Fig. 16. - ~lla trll M. Groppi e M. Sun NicolllO. ]>'Irticol"TO ,Iella folo prooedeute: ~uJ tetto dcl d!1I10 sotto~t:Lnle ('lIlorlosiUl) si 11eposit,~ repen· tinamente la eTomile (eoll illtcreul1lulo Jllagioelall.;~o), collfcremla al contatto fra i due ritmi la ellrlltlel'islie" cusp tuture: 111 di IIOpra ill.i,;ia, as· siome alla cromite, la <leII08;1.;0Ile di olil";llll l'ome minerale di tumulo; attra-'erso una 90tlile lllmilUl di eumuHte Il cromite ed olivilla, lIi pa!llla superiormente alla )M'ridotite fl'ldllpatica (ewllulile ad olh'ina ::!:: eromite). STUOI PETRQGR.\FICI SULU: YOIUI.\.zIO~1 OFIOLITICHE ECC. 25 tico, ed W10 strato di f1llortnsite. La base del ritmo è costituita da una eumulite ad olivina (± cromite), con plagioclasi e pìrosse.lli come minerali di intercumulo, in cui compaiono letti di cumulite a cromite eò olivina. Per UIlII progressivll diminuzione dei minerali (emici e relativo aumento dei si/liici, si pnssll, tramite UII gabbro troctolitico, ad una I·occia esclusivamente plagioclasica (anortosite) (l"ig. )4). In alcuni casi il ritmo ini7.in con una cUlllulite Il cromite, con plagioclasio di intercumulo, per poi passare, mediante la eomparsa improvvisa dcIl'olivina, come minerale di cumulo, ad wm cumulite a olivina e cromite, e poi, verso l'alto, alla peridolite feldspatica (Fig. ]5 e 16), La. brusca deposizione, Itlla base del ritmo, dei granuli di cromite, che si dispongouo lungo i (·ontomi ton<1{'ggianti dei minerali deposti in precedenzn, cOllferiSCOIlO alla base dello strato eli cromitite la caratteristica cnsp texture (.J,\CKSO~, 1961). 4) Vallolle A.rgenlera - Casa Pianesora· (/l'. 95 I.O.M . • lav. Sesta Godallo). Questa 7.ona era stata studiata per la prima volta da STELL-\ (1924), interessato ad un cventu!lle sfruttamento delle coDcentrazioni di cromite, ed in seguito tIa GALLI (1959, 1964). T caratteri parngenetiei e strutturali di queste rocce sono molto analoghi a quelli osscrvati nelle u\trlullafiti della eam dellil Baracca. (' della sclln di M. Groppi. Anche ill questo nffioramento è bcn visibile, sulle rocce alterate dall'azione degli atmosferili, la carat.teristica struttura c a cellette », mentre sulle superfici levigate dall'acqua del torrente è chiaramente riconoscibile l'assetto strutturale di questa roccia. Si OSFer\'ano infatti cristalli di olivina tondeggianti, ma spesso con Conna euedrale, di dimensioni che possono rllggiungen;- alcuni centimetri, circondati da. pIaghe ameboidi bianco v('rdognole di plagioclasi e pirosscni interstiziali (Fig. 17 e 18), in cui sono molto abbondanti piccoli granuli idiomorfi di cromi~. Questo spinello, come già osservato da S'J'EI.LA, si addensa inoltre in piccole sacche Il contorni inegolari, ove raggiunge notevoli concentrazioni, in una :;tanga esclusivamente olivinica. (Fig. 19 e 20). .A differenza dei precedenti nffioramenti, nOli si notano motivi di layering ben pronunciati, ma la roccia. per la grana grossolana deII 'oliviull, denuncia, come già visto in alcunI' 7.Qne della cava della t'ig. li. Vllllone Ar(:ellterll. TipiCO :u:pcItO della peridotile feldspatiea: indi· ,'idui l!euri di ol;"illll, ("irWllIlllti da. lIline~li il1tl'r~ti:r.i"li ehmri, in tui 110110 riwnoseibili 1l!euni piceoli gra.nuli lieTi di eroillit~ (!lOtto il rij{hello). I:'ig. 18. eedeute. VaUollo Argentera. Peridotite feld!lpalicll: particolare della foto pre- STUDI Pl.'TROORAFICI SI'L"'C FOH).I,\ZIO~1 Of'IOI.ITICIlE ECC. .--, Baracca, un probabile genernle processo di ricristalliZUlZione profonda, in condizioni magmatiche, in uno stndio precedente al18 serpentilliz.zazione. Questo fatto è forse confennato dal!'addemwmento deUa eromite in sacche, ove questo minerale è stato concentrato durante la. parziale rimobilizZll1.ione c rifusiOllC df'lln roccia peridotilica. originaria (Tu..Wl."R, 1963, 1964). , C , >, " , .... •, • • CR •p , • CR CR 3cm l-ig. 19. - Vullone ArgcIlter<l. Crllnpiolle di roeei'l lucidulo. Poridotite folti· ~p:lliea II grlUldi illdi\'idui di olil'illll, lllle:ll!O euetlrllii, con :lbboud9..llti piewli grallilli di ~roll1ite nella. meeollt/lili bilUle>llltr.l j le ulIIe lIeure uniformi r.lppr6ilent:'IIO le eonK'lllrnioui in pitoole ~ll(' ,Iella C'rollIite. PF: pcridotil8 feltllllllltiC'lI; CR: C'rolllilite nelle !laC'e1.e. 28 A. l3E7.l.1 5) Callegreca (P. 9ft I.Q.M . . e O. Il. PICCARDO ICI(:. Levanto). Lungo la Costa Porcile, che dal tracciato della Via Aurelia scende verso la frazione di Canegreea, IIffiorRllo delle piccole masse di serpelltinite nel gabbro. Fig. 20. - VlIlIOliC Argentera. Cllmpione di roecia lueidulO. S'lc"a di eromitittl nella peridotilc feldMlmtica. PF: perillolilo fcJd~IJ'Hiell; CR: eromilite. Anche in questa località sono beli riconoscibili strutture c a cel· lette,. sulle superfici alterate, e strutture di laycrillg. :\'ella peridotite feldspatica, i cui caratteri macroscopici sono analoghi a quelli descritti per gli affioramenti precedenti, riS<lltlUlO strati dovuti ad UIl aumento STUDI PETRQGRAFICI SULL~; ~'OR.MAZIO~t Of'tOI,tTtCTlt: ECC. .Fig. :lI. - C:llIcgrcea. ~tl"1lt... a crOlli ilo C plagiocla~io .F ig. 22. - Cllllcgrcea. Strati Iii crOlllititc a della peridotite feldspatica. 29 lIella pcridotilQ fcldspatie<l . '''<:flo~la8i plagioetalliCll, all' iuterllQ 30 ,\. IlEZZI C G. Il. !'H;CAHDO della percentuale di piagioclllsio e cromit.e, c strati di vere cromititi a mesostasi piagioclll.sica (.F'ig. 21 e 22). Queste cromititi iniziano, verso il basso, con l'improvvisa comparsa dello spinello ed banno quindi, alla base, un COlltatto netto con la peri doti te, in cui è ben evidente Fig. 23. - Callegreea. Cmnlliono di roccia al nllturale. Il meee:tnis,mo di dl,lposizionc dl,llla cromite ronde edl1('ute l:l direzione ,le1l11 llOqUQllZl~: III cromite, allllente nella P"'"w sotto~tllllte, si deposi'" repentinamente, e la eromitite si mod()lJa, nolla parte basale, Mui minerali llreesistenti (eusp texture); ,"erso l'nlto la cro.nite diminuisce grlidualmcute. è'<()l campiono è inoltre visibile la e"rat!eristie" struttura «a <'l'llet.!e .., data dall 'al· terazione supcrfiei"\e. (Fig. 23) la cusp texture. Verso l'alto il passaggio è più graduale e la cromite, assente al di sotto della cromitite, è ancora presente, per un eerto tral·to, nella mesostasi della peridotite plagioelasica sovrastante (Fig. 23 e 24). STUOI PETROOII.U'ICI Sl"I..I.E ~"OH)U7.10KI OFIOl.ITICHE ECC. 31 Queste caratteristiche penneltono il ricollOl'Cimento deUa direzione della sequen7.8, e del meccanismo del crystal settling in queste cumuliti. Gli affioramenti finora descritti appartengono al massiccio gabbroperidotitico del Bracco, ma è stato possibill" riconosce"" già dai primi rilevamenti sul terreno in altre masse ofiolitiche dell'Appennino ligure 3cm ~'iJt'. 24. Cnllegrll(',l. Lo ~tCllo!O C.. ",pioHe dellu fOIO l,recedente, luci· daw; il lratt"iCgio billllW illdicl~ l,t blille dello ~lrllto di ero",ilile. P'F: p& ridotite feld~pllticllj C'H.: erOlllilitc. orientale, strutture c pnragenesi analoghe, nelle zone di contatto fra gnbbro e peridotitc. Sopra l'abitato di MOlltedolUclJico (1'-'. 95 LG.M. - tav. Se6tri J..evallte), sul verlWl.nte orientale del 1L Domenico, 80110 presenti letti di cromititi di Ulla certa l>otCIlZlI, associate !Id anortositi e gabbri, a 32 A. BEZZI e G. B. PlCCARDQ volte con evidenti strutture eumulitiche, c peridotiti feldspatiche fortemente serpent,inizzate. A Colla di Gritta (F. 95 l.G.ì\I. - tav. Monterosso al ì\lare), sopra l'abitato di Monterosso al Mare, la serpeutinite mostra il caratteristico aspetto chiazzato ed una analoga paragenesi metamorfica, da cui si può dedurre ehe la roccia ol'igillaria ('ra una peridolite feldspatica. LWIga. la strada eal'rozzabile tl'a Brugnato e Hocchetta Vara (F. 95 LG.M. - tav. Zignago), poco prima della. cava di ftalliti di Fosso tra la Colla, SOIlO presenti nella serpentinite faeies troetoliticbe con cromite in piccoli granuli 11('lIa mesostasi tra gli indi"idui di olivilla (1). Il ritrovamento di strutture cumulitiehe e di laycl'ing c di facies troetolitichc c pCI'iilotitiche Il plagiocillsi, nelle Z0I1(' di contatto tra gabbri e peric!otiti, in tutto l'areale su cui Ilffiorallo le ofioliti della Liguria oricntnle, dimostra come queste canltteristiche strutturali c paragcllctichc siano Wl fcnomeno diffuso ed ancora poco cOllosciuto. LlOultu OCCIDENTAI..E. Le ofioliti del Gruppo di Voltri, come giù detto, statc inte· ressate dal metamorfi~mo alpino, celi ha in gelH.lrc profondamente tra· sfonnato le fonnazioni originarie. hl alcune zoue però relitti di strutture e paragenesi profonde SOIlO eecezionulmcnte beu conservati, anche se queste ca.ratteristiche non sonl) nceessariamente concomitanti; si possono infatti osscrvare strutture di layerillg in Tocec lc cui paragenesi magmatiehe sono stnte parzialmentc O completamente metamorfosate. Essendo soltanto all' illizio della serie di studi che vogliamo intraprendere sul G-I'UPPO di Voltri, le nostre conoscenze su questo massiccio sono limita.te e non intendiamo quindi trarre nessuna conclusione affrettr.ta.: nostro attuale scopo è la segnalazione di fenomeni di layering anehe nelle ultnlDlafiti della f.liguria occidcntil.le, ritcncudo che il loro studio petrografico c stnlttnralc pot.rà contribuire alla conoscenza del pl'oblemll delle ofioliti. (') DMidcri"IllO rin8"t'tlzi'lTe P. 'ncnto. SOllO PASSEHISI pcr ,)\"crci segnalalo qllll.l!to affiora- STUDI J>ETROGIL\FICI St'LLl:; ~"OR)L\ZIO~1 OFIOI.ITICHE ECC. ~·ig. 25. - 33 Gabbro di '·arau.c. Vllrilll:iOlli di gralla da tillo 'I pegtrllltiuea. Fig. 26. - Gahbro di V"r:tue. Variazioni di grilli" lln tlvidollW Wlll linw.zìOllc IIcl g:lbbl'o II gratili 1Il001;a. "'ooì,~ l~ pegnllltltie"i è "' A, 8El.l.1 C G. n. l'ICC.\HOO 1) Rio Parti{Jlwlo (F. 82 I.G.Al. - tatl. Arenzano). Nell'entroterra tra Cogoleto e Varazze affiora la più grande massa di gabbro del Gruppo di Voitri. Questa fonnnzione sembra essere parzialmente sfuggita ali 'azione del met1lmorfismo alpino. Fig. 2;. - Rio P'lrtigliolo. L.'lyerillg lIella ultrll.llu,fite, rellO c"idclIte linI· l 'alterm;ioIlO,l ~ellllti"ll. Accanto alla paragenesi metamorfica (albite, clorite, zoisite, eliDo· 7.oisite, attillato), il elillopirosseno magmatico relitto è spesso ancora notevolmente Cresco ed abbondante. Variazioni nella grana., da fine a pegmatitica. perfettamente conscn'lIlc (Fig. 25), ed una certa fogliazione e !incazionc (Fig. 26), di cui è ancora prematuro dire se siano STl"1)I l'ETROGRH'ICI St:LLE ~'()R),lAZIOXI Ol"lOLITICnE ECC. 35 magmatiche relitte o metamorfiche. ricordano da Yicmo l'BJlaiogo assetto strutturale- dl'] gabbro del massiccio del Bracco. T.J/l. peridotite n('lIe immediate vicinanze è quasi sempre notevol· mente serpelltinizzlIlll., Il.l1che se in IIICUlli punti oliviull c pirosseni freschi possono esscre ancora b('n rilpprcscntati; l'ultramufite mostra su VRSW arce un ben cvidcnte a$.'>('tto stratificato, messo in l'iMito dalla t~ig. :?8. Rio PartigJiolo. VistOllO fe!loUleno di lu)'ering nelle u1tr31lIAfiti, i.. riJlalto daU'lU.ione er()llil"a del torrente. m_ alterazione selettiva sui vari litotipi (Fig. 27) e dall'azione erosiva dei torrenti (Fig. 28). Il layel'ing è do\'uto HII 'attcmanza di bande di sc-q)entinite verde scura c di pitoJ;senite gl"igill (Pig. 29 c 30). fJll serpcntinite è costituita quasi esclusivamente da. antigorite, con subordinati erisotilo, diopside, magnetite, relitti di pirosseni primari e ra.ri relitti di olivina. Le bande pirosseniche SOIlO formate da prevalente elinopirosseno primario, più o meno alterato, diopside secondario, piaghe di c.lorite e di più rari minerali del serpentino, e maglletite. 3" ,\. BEl',z1 Fig. 29. - e G. Il. l'ICC.\ftOO Rio Pllrtigliolo. 1..I1)·crilll( nelle u1trllumfirl. f'ig. 30. - Rio Partigliolo. Particolare <ll'II:1 foto preeedelltc. Le bande ileUTe sono di Merpelllìnile, quelle chiare grullulari ~OllO di llirOMellite. STUDI l'ETROGRAFICI Sn..LE ."()R)lAZIO~1 O}'IOLITICHE ECC. 37 Mentre Ilei letti seuri la. formllzioll(' di antigorite ha completa,.. mente obliterato l'assetto strutturale delle pfil'ngcnesi magmatiche, nelle bande chiare i minerali relitti e di lleoforIllI.lldone sembra.no conservare le relazioni strutturali originarie di pirosseni. plagioclasi ed olivina della roccia primaria. Pig. 31. Rio Pnrth:liolo. l'leghe di sinistra e a ,le&tr:l nella foto). ~tilc l)rofondo nel laycring (in lIlIo Il ~elle zolle stratiIicate si possollO osservare, non di rado, delle pieghe simili molto serrate (Fig. 31), le cui caratteristiche possono far pensare ad un ripiegamento in condizioni profonde della roccia prinUl.ria (NICOLAS, 1969 c). • •• A conclusione del la\'oro vogliamo sottolineare il carattere preliminare di questa nota. Scopo principale è stata la segnalazione del ritrovamento e riconoscimento di caratteristiche strutturali, tessiturali A. BJ::ZZI e O. Il. "ICC.\ROO e paragcnetiehe nelle llAAOCilizioni gabbro-peridotit.ichc delle ofioliti liguri. Riteniamo infatti che la loro interpretazionc pot.rlì rivelarsi imo portante per IR. comprensione del meccanismo genetico, c quindi peno siamo sia utile la loro conoscenza. In queste segnalazioni tuttavia le descrizioni fatte prescindevano da ogni interpretazione, prtlmatura allo stato attuale delle nostre conoscen7.e. Ci proponiamo a questo scopo una serie di ricerehe illdiriu.ate al riCOlloscimento delle caratteristiche stnllt.lIrali, tessiturali e paragenebche, primarie e metlllllorfiche, dei complessi ofiolitici ligllri, altraver8Q Ul! dellngliuto studio geo-pctrografico e strutturllle, volto alla comprensione del problcmll genetico e della Illessa in posto di queste rocce. Ringraziamo il Prof. :'il. GAl.LI per an~.. ti COSUllll'l1Il'''le lM'/(uilO e ('Ollsiglilllo dumole lo Il''olgimenlo di que:oto 18\·oro. Per lo lM'ambio di idee e I)er le cliseulliIiolLi 'lI'ul4,! augli affionuneuli, dClliderilHlIO inoltre rillgrttzi,tre A. NH.'OIA!> e T. P. TllAn:ll, la cui t'!rJle'TiellZ:l ~ alaln preZiO$ll pcr l' impo~tnzio"u delle no~'re rieerche. J~tilNlo di PdroDra/i/l tldl 'lINil"l'f~ilil di G<!1IOl"II, "l'lIl'mbn' 196.9. BI RLIOGRA}'1A BItSflON W. N. (1926) . TirI' fecfollio: COIll/itWII" IlUO"IJXI"yi"O //le idrH.riQlt o/ b/Uic Illl/'l ultrllbll.oic iORCOW/ rocb. ~Ill. At<ld. Se. :'ilet"" "01. 19. 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