“Pathogenicity is not the rule. Indeed, it occurs so infrequently and involves such a relatively small number of species, considering the huge population of bacteria on earth, that it has a freakish aspect. Disease usually results from inconclusive negotiations for symbiosis, an overstepping of the line by one side or the other, a biological misinterpretation of borders.” (Lewis Thomas) PATOGENESI MICROBICA CI «Microbiologia e Microbiologia Clinica» CdS Medicina e Chirurgia Anno Accademico 2014-2015 Giovanni Di Bonaventura, PhD Università «G. d’Annunzio» di Chieti-Pescara Rapporto ospite-parassita Contaminazione all’atto della nascita Il feto vive in condizioni di sterilità durante la vita intrauterina La colonizzazione microbica ha inizio al momento della nascita: «selettiva»: la cute e le mucose (orale, urogenitale, intestinale) del neonato interagiscono con la flora materna (vaginale) ed ambientale «dinamica»: dopo alcune settimane, flora neonatale ≈ flora adulto Gli organi interni, alcuni tessuti e liquidi biologici (sangue, liquor, liquido pleurico) rimangono fisiologicamente “sterili” per tutta la vita Rapporto ospite-parassita Flora microbica «normale» Il corpo umano presenta caratteristiche chimico-fisiche (pH, pressione osmotica, temperatura) ottimali per la crescita di molti microrganismi Nell’uomo ci sono circa 1013 cellule somatiche e 1014 cellule batteriche L’insieme dei microrganismi presenti su cute e mucose di un soggetto sano viene indicato come microbiota indigeno o flora microbica “normale” o flora commensale Microbiota composto da più di 200 specie; in prevalenza batteri, quindi miceti e virus la composizione quali/quantitativa del microbiota è mutevole nel tempo e dipendente dal distretto (microhabitat) considerato, in quanto regolata da: fattori esogeni (età, stato nutrizionale, ambiente, terapia antibiotica) fattori endogeni (pH, temperatura, O2, umidità, livelli ormonali) umidità: cute secca, colonizzata da pochi microrganismi; cute umida (ascella, inguine, perineo, cuoio capelluto): colonizzata da una più ampia flora microbica ossigeno (M. tuberculosis nei polmoni); anaerobiosi (Clostridium nell’intestino crasso) tropismo tessutale: uno specifico tessuto ha più probabilità di essere colonizzato per la presenza di recettori complementari alle adesine batteriche Il microbiota normale si trova «in equilibrio» con l’ospite e si è adattato ad esso avendo sviluppato meccanismi di elusione dei sistemi di «prima difesa» antimicrobici dell’ospite. In condizioni fisiologiche, la flora commensale non crea danno (malattia) all’ospite. Modificazioni dell’equilibrio «ospite-parassita» Fattori che influenzano l’equilibrio ospite-microrganismo: ESOGENI Dieta l’assenza di carboidrati si traduce in una riduzione di lattobacilli e S. mutans orali presenza di P. aeruginosa in verdure; Candida albicans, C. tropicalis, Torulopsis glabrata nei succhi di frutta Terapia antibiotica interferisce sul processo di adesione (riduce espressione di adesine) seleziona ceppi antibiotico-resistenti causa dismicrobismo (alterazione dei rapporti quali-/quantitativi interspecifici) ENDOGENI Debilitazione fisica maggiore presenza di Gram-negativi nell’orofaringe di soggetti malati (vs soggetti sani) Infezioni (pregresse) virali respiratorie facilitano la colonizzazione batterica della mucosa (superinfezioni): Orthomyxovirus riduce attività ciliare dell’epitelio vibratile Modificazioni dell’equilibrio «ospite-parassita» «Personal microbial cloud…» Interazione biologica «ospite-parassita» Associazioni simbiontiche Simbiosi: due diversi organismi (ospite e microrganismo) vivono insieme ed interagiscono; in questa associazione l’uno vive alla superficie od all’interno dell’altro. Esistono tre tipologie di interazione simbiontica: Mutualismo: sia il microrganismo che l’ospite traggono beneficio dall’interazione Commensalismo: nessun apparente beneficio o danno per ciascuno dei simbionti Parassitismo: il microrganismo (parassita) vive, alla superficie (ESOparassita) od all’interno (ENDOparassita) dell’ospite, traendone vantaggio (metabolico) a spese (danno) di quest’ultimo. Nessuna di queste categorie è ristretta ad un determinato gruppo tassonomico. Al contrario, uno stesso microrganismo può rientrare in ciascuna categoria, in relazione a ambiente/circostanze in cui esso vive. Interazione «ospite-parassita» Il rapporto tra ospite (uomo) e microrganismo è, nella maggior parte dei casi, una simbiosi di tipo mutualistico e/o commensale: Vantaggi per il microrganismo: fonte di nutrienti (fermentazione del cibo) habitat ideale per la crescita e la divisione cellulare sopravvive alle difese costitutive/indotte dell’ospite Vantaggi per l’ospite: assorbimento di vitamine (vit. K, biotina, riboflavina) prodotte dai batteri intestinali (E. coli) protezione dalla colonizzazione di patogeni (saturazione siti recettoriali, produzione di batteriocine) stimolazione dello sviluppo di alcuni tessuti simolazione della produzione di anticorpi Significato della flora microbica normale La flora microbica residente mantiene la normale funzionalità di determinati distretti dell’organismo Contrasta la colonizzazione delle mucose e della cute da microrganismi potenzialmente patogeni mediante: Meccanismi di interferenza batterica: competizione per i recettori dell’ospite concorrenza per sostanze nutritive produzione di molecole ad attività antibiotica (batteriocine: streptococchi viridanti vs S. pyogenes, N. meningitidis, M. tuberculosis) abbassamento del pH, variazione Eh (produzione intestinale di acidi grassi a catena corta) Stimolazione delle difese immunitarie dell’ospite: costante stimolazione della immunità innata ed acquisita: produzione di Abs, stimolazione fagociti normale sviluppo del sistema immunitario Quando la flora microbica commensale viene drammaticamente ridotta (dismicrobismo) i batteri di provenienza esogena e/o endogena hanno maggiori possibilità di colonizzare l’ospite e, quindi, di causare malattia. Flora normale e infezioni opportunistiche In condizioni predisponenti, anche i microrganismi facenti parte del microbiota residente possono causare malattia: Traslocazione dal sito naturale ad altro sito: Modificazioni «locali»: a seguito di autocontaminazione: E. coli: intestino vie urinarie (cistiti) a seguito di perforazione intestinale: Bacteroides: intestino crasso tessuti profondi (ascessi, batteriemia) a seguito di estrazione dentaria: Streptococchi viridanti: cavo orale sangue (endocarditi) pH gastrico/vaginale con dismicrobismo (H. pylori, Candida spp.) Compromissione della risposta immunitaria: in soggetti con AIDS a seguito di immunosoppressione farmacologica Le infezioni che si verificano a seguito di una riduzione delle difese dell’ospite sono dette opportunistiche Le caratteristiche del parassitismo Dipendenza del parassita dall’ospite: parassitismo facoltativo (Legionella, Vibrio): il parassita conduce normalmente vita libera ma, casualmente, può penetrare nell’ospite e sopravvivere da parassita. Generalmente è più dannoso per l’ospite perché è un rapporto non stabile. parassitismo obbligato: il parassita deve dipendere, almeno per un certo periodo della vita, da un ospite senza il quale non può riprodursi. E’ la forma più completa di adattamento al parassitismo. i virus rappresentano la condizione parassitaria per eccellenza. Sono parassiti obbligati per la mancanza dell’apparato biosintetico e dell’energia necessari per la produzione della progenie virale. Nel caso dei retrovirus la dipendenza si è evoluta, prevedendo l’integrazione del genoma virale nel DNA dell’ospite, per poter avviare il processo di trascrizione. Necessità di coordinare lo sviluppo parassita e la disponibilità di ospite : presenza alla superficie dell’ospite di macromolecole (recettori) o di «segnali» in grado di riconoscere specificatamente il parassita consentendone l’adesione, la penetrazione ed il ciclo riproduttivo (specificità di ospite) Disponibilità dell’ospite «sensibile» a garantire la sopravvivenza e la persistenza del parassita. Sviluppo di diversi meccanismi di adattamento per aumentare la probabilità di interazione tra ospite e parassita: prolungare la sopravvivenza nel mondo esterno: elevata velocità di replicazione (virus, batteri), spore batteriche (Bacillus, Clostridium), cisti protozoarie (Giardia) utilizzo di insetti «vettori» per il passaggio dal soggetto malato ad uno sano: artropodi ematofagi (Plasmodium, Trypanosoma) La evoluzione del parassitismo BATTERI I batteri quale prima forma di vita sulla Terra (comparsi durante il Precambriano inferiore, 3 miliardi di anni fa). Iniziale contatto accidentale tra un microrganismo ed un ospite. Tra tanti contatti, solo alcuni hanno determinato un vantaggio selettivo al microrganismo in quell’ambiente (aumentata sopravvivenza del microrganismo, aumentata proliferazione). La pressione selettiva ha «indotto» alcuni parassiti facoltativi a diventare obbligati. I batteri parassitici hanno vissuto inizialmente al di fuori della cellula dell’ospite (patogeni extracellulari), ma successivamente hanno evoluto meccanismi per garantirsi la sopravvivenza in sede intracellulare (patogeni intracellulari) eludendo i meccanismi di digestione/distruzione ad opera della cellula ospite. Il successo della vita intracellulare è confermato dall’evidenza che alcuni organismi hanno fortemente integrato la loro biologia con quella della cellula ospite. Il livello più alto di questa integrazione è rappresentato dal mitocondrio delle cellule eucariotiche, da molti considerato il prodotto dell’associazione simbiontica di batteri purpurei eterotrofi. La evoluzione del parassitismo PARASSITI EUCARIOTICI Evoluzione analoga a quella dei parassiti procarioti Contatto accidentale mediante artropode ematofago Esempi a supporto: Naegleria (ameba), Strongyloides (nematode) conducono vita libera ambientale ma possono, occasionalmente, invadere l’uomo causando gravi, talora mortali, malattie. Tripanosomi (malattia del sonno) si sono adattati originariamente come parassiti di mosche ematofaghe e secondariamente sono diventati parassiti dei mammiferi. VIRUS Evoluzione incerta. Originatisi probabilmente da 3 meccanismi differenti: evoluti da progenitori cellulari mediante semplificazione secondaria parassiti negli stadi iniziali di vita cellulare quando, causa frequenti e rilevanti cambiamenti ambientali, era impossibile una esistenza indipendente derivano da frammenti di materiale nucleare di altri organismi. La evoluzione del parassitismo Adattamento dei parassiti all’ospite (co-evoluzione) L’infezione è uno dei principali fattori di evoluzione. Una volta superate le barriere primarie di difesa dell’ospite e penetratovi, il parassita si trova in un sistema biologico (ospite) che non è passivo ma risponde attivamente all’infezione con una serie di risposte infiammatorie e immunitarie. Pertanto, il parassita «di successo» è quello in grado di contrastare od eludere tali risposte attraverso una o più «strategie di evasione» La evoluzione del parassitismo Adattamento dell’ospite al parassita Modificazioni dell’ospite possono alterare l’equilibrio di una relazione ospite-parassita. Pressione evolutiva esercitata da P. falciparum (malaria) responsabile della persistenza di molti alleli associati ad emoglobinopatie (es. anemia falciforme). Sebbene variamente dannose per l’uomo, tali anomalie persistono perché associate con la resistenza all’infezione malarica (P. falciparum non è in grado di riprodursi in quanto gli eritrociti falciformi hanno una emivita significativamente ridotta). Selezione nei conigli di genotipi resistenti a mixomatosi infezione causata da mixomavirus, previo vettore (zanzara), nei conigli che non ammalano (coniglio sud-americano) oppure rapidamente muoiono (coniglio europeo). L’introduzione, nel 1950 del mixomavirus in Australia, quale strumento di controllo dei conigli, ha causato due modificazioni: selezione di nuovi ceppi, causa minore letalità causata negli animali eliminazione dei conigli con genotipo più sensibile e selezione di ospiti più resistenti all’infezione (infettati dal ceppo virale meno letale) L’adattamento tra ospite e parassita porta ad una relazione bilanciata più stabile (patogenicità bilanciata) La evoluzione del parassitismo Cambiamenti sociali e relazione ospite-parassita Modificazioni sociali e/o comportamentali possono alterare, sia positivamente che negativamente, l’equilibrio di una relazione ospite-parassita. La relazione ospite-parassita Patogenicità «bilanciata» Ogni episodio infettivo ha un suo «esito». La velocità con cui le risposte acquisite dell’ospite vengono innescate è cruciale per la progressione verso la malattia. Una risposta «ritardata» dell’ospite conferisce al microrganismo un vantaggio al microrganismo in termini di velocità nel raggiungimento di una soglia di concentrazione. Dal punto di vista dell’ospite, questo causerebbe un danno (malattia). Dal punto di vista del microrganismo, questo rappresenta un vantaggio evolutivo, in quanto può essere eliminato nell’ambiente per un periodo più prolungato ed in maggiori quantità. Nesso causale microrganismo-malattia Postulati di Koch Robert Koch (1843-1910) Applicò il metodo scientifico allo studio delle malattie infettive, dimostrando il rapporto causale tra microrganismo (Bacillus anthracis) e il processo infettivo che porta alla malattia (antrace). Formulò i quattro “Postulati di Koch” (“The Eziology of Tuberculosis”, 1890): 1. Il microrganismo deve essere presente in tutti i soggetti malati 2. Il microrganismo deve essere isolato in coltura pura dal soggetto malato, ma non da quello sano 3. La malattia deve essere riprodotta a seguito di inoculazione del microrganismo in un ospite sano sensibile (cavia) 4. Il microrganismo deve essere nuovamente isolato in coltura pura dall’ospite infettato sperimentalmente Nesso causale microrganismo-malattia Postulati di Koch: principali lacune Tuttavia, negli anni successivi si è osservato che: 1. Agente sempre presente nella lesione: alcuni batteri colonizzano l’ospite senza causare sintomatologia (infezione latente o subclinica in portatore sano) 2. Isolamento agente eziologico in coltura pura: presenza di infezioni polimicrobiche alcuni microrganismi (HBV, EBV, Treponema pallidum, Mycobacterium leprae) non possono essere coltivati in vitro, sebbene per alcuni esistano modelli in vivo 3. L’agente deve riprodurre la malattia se inoculato in un soggetto sensibile sano impossibilità di utilizzare modelli umani modelli animali non sempre disponibili (N. gonorrhoeae) Inoltre, non si tiene conto di altri fattori (determinanti) che agiscono di concerto con l’agente nel determinismo della malattia. Nesso causale microrganismo-malattia Postulati di Evans (1976) Patogenicità La risultante dell’interazione tra ospite e parassita dipende sempre da caratteristiche proprie sia del microrganismo che dell’ospite: patogenicità del microrganismo, ossia dalla sua capacità di causare un danno all’ospite (malattia) «sensibilità» dell’ospite al parassita stesso: influenzata da età sesso, razza, patrimonio genetico, stato nutrizionale, risposta immune, malattie in atto, uso prolungato od abuso di farmaci. Sia la patogenicità che la sensibilità dell’ospite variano continuamente. Virulenza La misura quantitativa della patogenicità è detta virulenza. Le caratteristiche microbiche in grado di causare malattia sono i fattori (o determinanti) di virulenza. Ciascun patogeno esibisce generalmente differenti fattori di virulenza. Tre tipologie di determinanti di virulenza: strutturali: capsula, parete cellulare, LPS, proteine di membrana esterna biochimici: produzione di esotossine, metaboliti o enzimi ad azione tossica genetici: plasmidi trasmissibili che determinano virulenza od antibiotico-resistenza; isole di patogenicità; crescita ad alte densità assicura lo sviluppo di mutanti adattativi Virulenza La virulenza di un microrganismo deriva generalmente dalla combinazione delle seguenti caratteristiche: INVASIVITA’: capacità di proliferare nei tessuti raggiungendo concentrazioni così elevate da inibire le funzioni dell’ospite TOSSIGENICITA’: capacità di produrre tossine, molecole in grado di danneggiare l’ospite Il livello (grado) di virulenza è determinato da: Numero di batteri infettanti (dose) Presenza di difese specifiche e non specifiche dell’ospite (sensibilità dell’ospite) Fattori di virulenza batterici Via di ingresso nell’ospite Lo studio dei fattori di virulenza è di indispensabile per la comprensione dei meccanismi molecolari alla base della patogenesi; queste conoscenze sono fondamentali per la scoperta di nuovi vaccini e molecole ad attività antimicrobica. Misura della virulenza La misura quantitativa della virulenza viene determinata sperimentalmente, mediante l’impiego di cavie, valutando la: infettività relativa del microrganismo: numero minimo di microrganismi necessario per causare l’infezione gravità della malattia causata: misurata da valori quali dose letale50 (LD50, minima dose in grado di causare la morte del 50% degli animali infettati) e dose infettiva50 (ID50, minima dose in grado di causare la infezione nel 50% degli animali infettati) In alcuni casi, la coltivazione in laboratorio di un ceppo può causarne la attenuazione della virulenza (ceppo attenuato). Ciò è dovuto al fatto che i mutanti non virulenti crescono più velocemente di quelli virulenti risultando essere selezionati da isolamenti ripetuti. I ceppi attenuati possono riacquisire la loro virulenza originale a seguito di inoculazione nella cavia. I ceppi attenuati possono essere utilizzati per la produzione di vaccini. MALATTIA INFEZIONE COLONIZZAZIONE Il processo patogenetico 1. L’ospite deve essere esposto al microrganismo (ESPOSIZIONE) 2. La patogenesi inizia con l’interazione tra microrganismo e gli epiteli dell’ospite (ADESIONE). Possibilità di danno circoscritto e superficiale. 3. Può seguire una INVASIONE dei tessuti dove il microrganismo PROLIFERA e produce danno mediante enzimi e/o tossine. 4. Induzione di risposta infiammatoria con reazione fibrotiche ed allergiche dell’ospite e danno tessutale. Una INFEZIONE può risolversi spontaneamente oppure progredire verso la MALATTIA Il processo patogenetico Esposizione Il microrganismo che entra in contatto con l’ospite può avere differenti provenienze: Ambiente (aria, terreno, acqua) (infezione esogena) Ospite (infezione endogena, secondaria a traslocazione microbica) Animali (infezione zoonotica, zoonosi) L’interazione può avvenire: direttamente (person-to-person) indirettamente: vettori animati (insetti/artropodi ematofagi); vettori inanimati (fomiti) Il processo patogenetico Penetrazione Il microrganismo può prendere contatto con la cute, oppure con le mucose previa penetrazione nell’ospite attraverso differenti vie (porte) di ingresso: Alcuni microrganismi attraversano la cute dell’ospite mediante meccanismi passivi e/o attivi: bocca (tratto alimentare) naso (tratto respiratorio): 10.000 microrganismi/die arrivano ai polmoni tratto urogenitale presenza di soluzioni di continuo (ferite, ustioni, abrasioni) (streptococchi, HBV, Leptospira, P. aeruginosa) traumi accidentali (Clostridium tetani) puntura/morso di vettore artropode (zanzare, zecche, pulci) (Bartonella bacilliformis, rickettsie) morso di animale infetto (Spirillum minor) Dita contaminate frequentemente portano materiale infettivo alla congiuntiva (autoinoculazione; es. C. trachomatis) Alla superficie degli epiteli, il microrganismo dovrà contrastare e superare i meccanismi di difesa dell’ospite. Il processo patogenetico Meccanismi di difesa aspecifici della CUTE Meccanismi fisici integrità e spessore della cute Meccanismi chimici peptidi ad attività antibatterica (β-defensine) acidità gastrica e delle secrezioni sudorifera e sebacea attività antibatterica di lisozima e fosfolipasi A in liquidi biologici (lacrime, saliva, sudore) Meccanismi meccanici turn-over strato corneo (rimozione meccanica) Meccanismi biologici competizione con il microbiota residente attività pro-infiammatoria e anti-streptococcica dei cheratinociti Il processo patogenetico Meccanismi di difesa aspecifici della MUCOSA Meccanismi fisici Meccanismi chimici: attività antibatterica del lisozima e fosfolipasi A presenti nei liquidi biologici (lacrime, saliva, sudore) pH acido (gastrico, vaginale, intestinale) Meccanismi meccanici (di detersione) integrità di mucosa secrezioni mucose (filtro) barriera chimica: si lega ai microrganismi «sequestrandoli» alle cellule sensibili flusso unidirezionale dei fluidi in organi cavi (urine) progressione contenuto (feci, urine) del lume (intestino, uretra) sistema mucociliare (mucose respiratorie) ricambio (turn-over) di cellule epiteliali meccanismi comportamentali e neurologici (tosse, vomito) Meccanismi biologici risposta immunitaria umorale (IgA secretorie) e cellulo-mediata (macrofagi alveolari) competizione con il microbiota residente Il processo patogenetico Colonizzazione delle MUCOSE Attraversamento e/o distruzione delle secrezioni mucose per raggiungere l’epitelio: motilità flagellare (H. pylori, E. coli, Salmonella, V. cholerae) produzione di mucinasi (V. cholerae) Interazione specifica adesina-recettore adesine (batteriche) proteine (fibrille, fimbrie, pili, proteine di superficie cellulare) recettori (cellula ospite) fisiologicamente, assolvono ad altre funzioni proteine di matrice intercellulare (es. fibronectina) carboidrati, glicolipidi, glicoproteine degli epiteli mucosi possono avere specificità cellulare/tessutale, determinando il tropismo tessutale dei microrganismi (CD4 linfocitario per HIV, C3d linfociti B per EBV; Shigella nel grosso intestino; Salmonella e rotavirus nel piccolo intestino) Colonizzazione delle MUCOSE Interazione specifica adesina-recettore: proteine E. coli uropatogeni posseggono pili 1 (leganti D-mannoso uroteliale) e pili P (leganti l’antigene P dei gruppi sanguigni) E. coli enteropatogeni posseggono proteine CFA (fattori antigenici di colonizzazione) leganti l’epitelio dell’intestino tenue N. gonorrhoeae lega, mediante proteina superficiale (Opa), la proteina CD66 alla superficie dell’epitelio urogenitale S. pyogenes presenta fibrille sulle quali si trovano la proteina M (antifagocitaria) ed acido lipoteicoico (lega la fibronectina) Il processo patogenetico Colonizzazione delle MUCOSE Adesione meccanica mediante: Strutture specializzate: es. disco ventrale in G. intestinalis mediante il quale il parassita aderisce alla mucosa duodenale. Capsula: favorisce la colonizzazione di superfici viventi od inerti La capsula è generalmente di natura polisaccaridica, eccetto in Bacillus spp. (polipeptidica). I polisaccaridi vengono sintetizzati dal microrganismo e rivestono la superficie formando una rete di fibre polimeriche a densità variabile (glicocalice o capsula, denso ed adeso alla cellula; strato mucoso o «slime layer», diffuso e scarsamente adeso alla superficie cellulare). Attraverso la capsula, i microrganismi possono aderire agli epiteli rendendone possibile la colonizzazione. La capsula ha anche funzione anti-fagocitaria, sia aumentando l’ingombro sterico cellulare che favorendo la adesione tra cellule microbiche, con formazione di voluminosi aggregati cellulari (clusters). Colonizzazione delle MUCOSE Capsula e formazione di biofilm La capsula favorisce la formazione di biofilm, comunità microbiche adese sia a substrati abiotici (protesi, cateteri) che biotici (epiteli). I biofilms favoriscono la cronicizzazione dell’infezione in quanto intrinsecamente resistenti alla terapia antibiotica ed alla risposta immune: quiescenza metabolica cellulare impermeabilità della capsula Interazione chimica o fisica della capsula con antibiotici «mascheramento» antigenico ridotta fagocitosi Principali produttori di biofilm: P. aeruginosa (epitelio polmonare in fibrosi cistica) E. coli, Enterococcus (prostatite) Streptococcus mutans (carie) streptococchi viridanti (valvole mitraliche) Formazione di biofilms microbici. 1) adesione alla superficie 2) colonizzazione 3) sintesi capsulare e formazione di microcolonie 4) maturazione 5) distacco cellulare e diffusione dell’infezione Colonizzazione delle MUCOSE Formazione di biofilm CLSM examination of S. maltophilia biofilm after 24 h of development. Orthogonal images (green and red lines), collected within the biofilm showed that it consisted of cells forming a multilayered structure (red, propidium iodide-stained) embedded in an abundant extracellular polymeric substance (blue, concanavalin A-stained). Magnification, ×100. SEM images of biofilm formed by Listeria monocytogenes Lm68 on glass. Magnification: 10.000 x SEM observation of 24 hours-biofilm formed by cystic fibrosis S. maltophilia on IB3-1 CF cell monolayer. Extacellular matrix is indicated by arrows. Magnification: ×2.500 (A), ×5.000 (B). Il processo patogenetico Colonizzazione delle MUCOSE Interferenza con i meccanismi di «clearance» dell’ospite: tossine ciliostatiche (frammenti di peptidoglicano), in grado di causare asincronia e paralisi ciliare respiratoria (B. pertussis, P. aeruginosa) resistenza al killing fagocitario (M. tuberculosis) resistenza alla acidità gastrica (H. pylori, mediante produzione di ureasi) Il processo patogenetico PENETRAZIONE e INVASIONE Generalmente, alla colonizzazione mucosale segue la migrazione batterica verso la sottomucosa. Ad una iniziale penetrazione in corrispondenza di cute/mucose non integre, segue la diffusione mediante: distruzione epiteliale mediata da esoenzimi (fattori di diffusione): ialuronidasi (S. aureus): idrolizza gli acidi ialuronici, mucopolisaccaridi acidi della matrice acellulare del tessuto connettivo collagenasi (Clostridium): distrugge il tessuto connettivale pneumolisina (S. pneumoniae): distrugge le cellule epiteliali ciliate del polmone mucinasi (H. pylori): degrada la mucosa gastrica sistemi di penetrazione (senza danno fisico): Neisseria spp.: endocitosi da parte dell’epitelio (oro-faringeo, genito-urinario) e liberazione nella sottomucosa Salmonella spp. (enteropatogene): invasione “polarizzata” della mucosa colica mediata da proteine effettrici traslocate nel citosol ospite mediante il sistema secretorio di tipo III Haemophilus: penetra l’epitelio attraverso le giunzioni intercellulari Shigella spp (Yersinia spp): adesione a cellule M mucosali coliche stimola la polimerizzazione di actina, con formazione di pseudopodi che internalizzano i batteri; fuga dal vacuolo fagocitario; proliferazione citoplasmatica e rilascio batteri (lisi apoptotica) Penetrazione ed invasione Sistemi di SECREZIONE Sistemi cellulari per la sintesi e secrezione di molecole (enzimi, tossine, formazione di pili/flagelli) che «bersagliano» la cellula ospite, effettrici del danno/morte cellulare e della sopravvivenza/replicazione microbica. A controllo cromosomico (isole di patogenicità) o plasmidico, richiedono energia (ATP). Quattro tipologie: I, II, III, trasportatori ABC sistemi di tipo I e III: «ad un passaggio», la molecola attraversa le membrane senza interruzione tipo I: E. coli (α-emolisina) sistema di tipo II: «a due passaggi», la molecola viene rilasciata nel periplasma, modificata, quindi secreta. EPEC (pili), ETEC (enterotossine) Sistemi tipo III: specie-specifici, altamente conservati in Gram- (Yersinia spp, Salmonella spp., EPEC, Shigella spp., P. aeruginosa) sono «contatto-dipendente»: la secrezione è innescata quando il patogeno giunge a stretto contatto con le cellule. le molecole di secrezione vengono riversate alla superficie batterica oppure direttamente «iniettate» nel citosol della cellula ospite. Penetrazione ed invasione Sistemi di SECREZIONE sistema ABC (ATP-Binding Cassette) composto da tre proteine: proteina periplasmatica, proteina trans-membrana, ATP-asi proteina periplasmatica mobile nel periplasma e dotata di elevata affinità (fino a 10-6 M) per il substrato oltre 200 tipologie di sistemi ABC presente non soltanto nei Gram- ma anche nei Gram+ (PBP ancorato alla membrana citoplasmatica) energizzato da idrolisi ATP Il processo patogenetico MOLTIPLICAZIONE in vivo Una volta raggiunti i tessuti, i microrganismi debbono potersi replicare per raggiungere una concentrazione «soglia» creando un focolaio di infezione in grado di avviare le manifestazioni patogenetiche. A tal fine, il microrganismo deve potersi «adattare» alle condizioni chimico-fisiche incontrate nell’ospite. Ciò comporta la modulazione (repressione/attivazione) della espressione di numerosi geni codificanti per fattori di virulenza. A tal fine, essi debbono trovare in situ condizioni chimiche e fisiche adeguate: FISICHE temperatura pH pressione osmotica CHIMICHE disponibilità di sostanze nutritive: vitamine, carboidrati, aminoacidi, acidi organici oligoelementi: ferro, importante co-fattore di numerose reazioni enzimatiche essenziali per il metabolismo batterico (e dell’ospite) Il processo patogenetico «Adattamento» della virulenza: Fe e temperatura Sia l’ospite che i microrganismi competono per la captazione del Fe producendo molecole ad elevata affinità per Fe: microrganismo: produzione di siderofori (aerobactina in E. coli) ospite: produzione di lattoferrina e transferrina La virulenza di numerosi microrganismi è influenzata dalla disponibilità di Fe: produzione di tossine in ambiente sideropenico (bassa concentrazione di Fe «libero»), qual è quella fisiologica dell’ospite tossina difterica (Corynebacterium dyptheriae) tossina Shiga-like (E. coli enteroemorragico) La temperatura ha un notevole effetto sulla sintesi di numerose proteine di superficie: Yersinia, Shigella, Bordetella esprimono fattori di virulenza a 36°C (temperatura all’interno dell’ospite) ma non a 30°C (temperatura ambientale) Il processo patogenetico DIFFUSIONE DELL’INFEZIONE Una volta invasi i tessuti dell’ospite, il microrganismo spesso rimane circoscritto al sito di ingresso (infezione superficiale). In altri casi, esso può anche raggiungere il circolo linfatico/ematico (infezione sistemica). Determinanti di infezione superficiale/sistemica: Temperatura: Sito di gemmazione: rhinovirus capace di replicarsi a 33°C (alte vie aeree) M. leprae capace di replicarsi alla mucosa nasale, nervi periferici, cute apicale, verso la superficie dell’epitelio (virus influenzale e parainfluenzale) basale, da cui accedere verso siti profondi (HSV) Incapacità di replicarsi al sito di ingresso necessità di disseminare per potersi replicare e tornare al sito di ingresso (morbillivirus, S. typhi) Il processo patogenetico DIFFUSIONE DELL’INFEZIONE Meccanismi di diffusione: Sangue microrganismi liberi (esposti alle difese dell’ospite) o «protetti» all’interno di cellule circolanti (linfociti, monociti: EBV, rosolia, Listeria, Brucella; eritrociti: Plasmodium) presenza, transiente, di piccole quantità di microrganismi (batteriemie) eradicate dai macrofagi del sistema reticolo-endoteliale (milza, fegato). alcuni microrganismi (S. typhi, Leishmania donovani) non vengono distrutti e replicano raggiungendo alte concentrazioni (setticemia), quindi invadono il fegato (epatite), il tessuto linfoide splenico (morbillo) o nuovamente il sangue (S. typhi, epatite). Colonizzazione secondaria di organi «bersaglio». Nervi (Rhabdovirus, HSV) Liquido cerebro-spinale (liquor) (N. meningitidis, H. influenzae, S. pneumoniae) Linfa, attraversamento dei vasi linfatici ed accumulo nei linfonodi Il processo patogenetico TOSSIGENICITA’ I batteri producono sostanze in grado di contrastare le difese antibatteriche dell’ospite, causando un danno all’ospite (malattia): Tossine: costantemente tossiche, sono responsabili della sintomatologia morbosa dell’infezione Aggressine: non necessariamente tossiche, promuovono la crescita batterica in vivo inibendo le difese dell’ospite Tipologie di PATOGENO Classificazione Patogeni VERI (o FRANCHI) producono sempre una malattia in ospiti sani non richiedono alcun fattore predisponente Chlamydia, N. gonorrhoeae, Influenzavirus Patogeni OPPORTUNISTICI (od OCCASIONALI) inducono malattia solo in ospiti debilitati richiedono la presenza di almeno un fattore di rischio (es. immunocompromissione dell’ospite) fanno parte della flora autoctona o derivano dall’ambiente (acqua, aria, suolo, cibo) infezioni nosocomiali Pseudomonas spp , S. aureus, S. maltophilia, funghi, miceti Tipologie di PATOGENO Classificazione – sede infezione Patogeni EXTRACELLULARI causano malattia crescendo esclusivamente al di fuori delle cellule dell’ospite vengono generalmente uccisi dai fagociti dell’ospite virulenza generalmente determinata dalla capsula Patogeni INTRACELLULARI FACOLTATIVI patogeni a riproduzione intracellulare preferenziale (listerie, brucelle, micobatteri) od occasionale (salmonelle, shigelle) possono crescere anche in sede extracellulare. Tutti coltivabili in vitro. virulenza multifattoriale Patogeni INTRACELLULARI OBBLIGATI a riproduzione esclusivamente intracellulare (chlamydie, rickettsie). parassitano la mucosa genitale e respiratoria, i monociti ed i granulociti. virulenza multifattoriale. Patogeni TOSSIGENICI causano malattia primariamente attraverso la produzione di esotossine, essenziali per la virulenza del patogeno. Tipologie di PATOGENO Classificazione – natura dell’ospite BATTERI A CIRCOLAZIONE ESCLUSIVAMENTE UMANA infezioni ESOGENE trasmesse dall’ospite malato/portatore a quello sano infezioni ENDOGENE migrazione di flora commensale (E. coli, dall’intestino alle vie urinarie) diminuzione difese locali con dismicrobismo (stafilococchi e clostridi intestinali) BATTERI CIRCOLANTI IN VARIE SPECIE ANIMALI zoonosi (trasmissione dall’animale all’uomo) Campylobacter spp, Salmonella spp. (trasmessi mediante alimenti contaminati) il microrganismo non è adattato all’uomo e può causare gravi malattie (Yersinia pestis: peste, Chlamydia psittaci: psittacosi, Bacillus anthracis: carbonchio)