TZVETAN TODOROV Filosofo, teorico della letteratura, critico, storico della cultura, antropologo e analista politico, Tzvetan Todorov è nato a Sofia nel 1939, in una famiglia di intellettuali bulgari. Dopo il diploma in lingua e letteratura bulgara all’Università di Sofia, all’età di 23 anni, nel 1963, si trasferisce a Parigi, dove studia Filosofia del Linguaggio con Roland Barthes. Negli anni successivi insegna all'Ecole Pratique des Hautes Études e in numerose università americane, tra cui Harvard, Yale, Columbia e Berkeley. Dal 1987 dirige il Centre de Recherche sur les Arts et le Langage, al CNRS di Parigi, in cui lavora dal 1968. All’inizio della sua carriera i suoi interessi sono concentrati prevalentemente sulla teoria della letteratura, allargati poi alla filosofia del linguaggio, concepita come parte della semiotica. Dopo il 1990 comincia ad occuparsi dei problemi della storia umana come la conquista dell’America Centrale e la seconda guerra mondiale. I suoi primi contributi scientifici riguardano il formalismo russo, con il quale studio contribuisce in maniera sostanziale alla poetica contemporanea, dopo di ché comincia a sviluppare la sua visione della cultura della diversità, affrontando temi globali come il significato della letteratura, della retorica, della letteratura fantastica (Letteratura fantastica 1977). Negli anni ‘80 inizia a svolgere ricerche di tipo filosofico-antropologico e intraprende analisi sul rapporto tra individui appartenenti a culture e gruppi sociali diversi, riflettendo sulla categoria dell'alterità umana nel suo rapporto con gli ideali umanistici di razionalità, moderazione e tolleranza che costituisce il nocciolo del suo 'umanesimo ben temperato' (La conquista dell'America (1984), Io e gli altri (1989), Noi e gli altri: la riflessione francese sulla diversità umana (1991). Todorov studia il dibattito degli umanisti europei all’epoca della scoperta del nuovo mondo e del processo della colonizzazione, e mette al centro dei discorsi antropologici in Europa il problema dell’alterità delle varie civiltà, offrendo un’analisi dell’autodefinizione che avrà un grande significato per l’antropologia e la sociologia. Dalla meta degli anni ‘90 la sua ricerca si incentra sul tema delle radici e delle ragioni della socialità dell'uomo e del peso della memoria nella vita quotidiana dei singoli e dei popoli. Su questo tema pubblica Le morali della storia (1991), Di fronte all'estremo (1992), una riflessione intensa sulle vittime dei lager e dei gulag, e Una tragedia vissuta (1995), che lo spinge a riflettere sulla responsabilità dell’ individuo nella storia umana, e Memoria del male, tentazione del bene (2001), un’analisi critica appassionata del nostro secolo vista dagli occhi di un testimone del novecento. Todorov parla di sé stesso come emigrante e si autodefinisce europeo. Riflette sulla verità, il male, la giustizia, la memoria storica, la nostalgia, l’incontro delle culture e le delusioni delle democrazie moderne. Rivaluta la sua vita in Bulgaria e in Francia, il suo amore verso la letteratura, e il proprio allontanamento dallo strutturalismo. Spiega il suo umanesimo critico, la sua moderazione, e la sua antipatia verso il modello bipolare e la Cortina di ferro. Tra i cuoi scritti più recenti tradotti in italiano Il nuovo disordine mondiale (2003), Lo spirito dell'illuminismo (2007), La letteratura in pericolo (2007), La paura dei barbari (2009), tutti pubblicati con Garzanti. È stato insignito di numerosi riconoscimenti fra i quali la Medaglia di Bronzo del CNRS, il “Premio Charles Lévêque” dell'Accademia Francese di Scienze Morali e Politiche, il primo premio “Maugean” dell'Académie Française e il “Premio Nonino”. È anche ufficiale de L’Ordre des Artes et des Lettres, uno dei quattro ordini del Ministero della Cultura della Repubblica Francese. Il 18 giugno 2008 ha ricevuto il prestigioso premio Principe delle Asturie per le scienze sociali.