12-NOV-2016 da pag. 23 Entro dieci anni un quarto dei veneti sarà senza un medico - Cronaca - Corriere delle... Pagina 1 di 4 Sei in: BELLUNO > CRONACA > ENTRO DIECI ANNI UN QUARTO DEI VENETI... ALLARME IN SANITÀ Entro dieci anni un quarto dei veneti sarà senza un medico Nel prossimo decennio andranno via 1.572 dottori di base, previsto anche il pensionamento del 40% degli ospedalieri di Sabrina Tomè SANITÀ CARENZA PERSONALE 12 novembre 2016 131 Condividi Tweet 0 0 LinkedIn 0 Pinterest BELLUNO. Certo non rischiano l’estinzione, ma il loro numero è destinato a cadere a picco. E, da qui a un decennio, trovare un medico - ospedaliero o di base - sarà impresa quanto mai difficile per un cittadino. I disagi dei bellunesi, rimasti senza camici bianchi in corsia e dei rodigini, che li hanno ingaggiati tramite coop, riguarderanno presto tutto il territorio. Tanto che la Regione ha lanciato l’Sos al ministero della Sanità chiedendo un minimo di 110 nuovi medici, 100 infermieri e 70 tecnici; oggi gli ospedalieri sono 8.500, quelli di base (pediatri compresi) 5 mila. I numeri. A parlare chiaro sull’emergenza sono i dati. Quelli della Fimmg, la Federazione dei medici di base che in uno studio presentato qualche settimana fa, ha dimostrato come nel 2027 ci saranno 1.572 dottori in meno e 1 milione 250 mila veneti resterà senza. E quelli dell’Anaao, l’associazione dei medici dirigenti secondo cui, entro il 2023, sarà andato in pensione il 40-45% dell’attuale dotazione delle strutture ospedaliere. Lo confermano, infine, i dati regionali: da circa due mesi è operativa in Veneto una commissione tecnica proprio per studiare il fabbisogno di personale. Il lavoro è appena iniziato, ma emerge già una cifra significativa: servirebbero almeno cento medici per le esigenze dei Pronto Soccorso. La prima linea delle cure, insomma, è in grave sofferenza. http://corrierealpi.gelocal.it/belluno/cronaca/2016/11/12/news/entro-dieci-anni-un-qua... 14/11/2016 Entro dieci anni un quarto dei veneti sarà senza un medico - Cronaca - Corriere delle... Pagina 2 di 4 Le cause. Ma come si è arrivati a questo punto per di più in una terra che vanta una delle più antiche e prestigiose Scuole di Medicina d’Italia? Le cause sono molteplici, snocciolano gli addetti ai lavori. Il turn over bloccato per anni, i tagli ai fondi sanitari, il numero chiuso alla facoltà di Medicina e (ancora di più) alle Scuole di specializzazione, le nuove normative europee che impongono ai medici di non sforare le 11 ore di lavoro, pena sanzioni alle aziende sanitarie: tutto questo ha contribuito alla sofferenza di camici bianchi nonché al loro invecchiamento (metà di loro ha più di 55 anni, secondo uno studio della Cgil). Numero chiuso. L’assessore regionale alla Sanità Luca Coletto chiama in causa il numero chiuso. E denuncia un paradosso: «Ogni anno in Italia laureiamo 10 mila medici (2.900 a Padova formati nel corso dei 6 anni, ndr), ma solo 6 mila riescono ad entrare nelle Scuole di specialità col risultato che 4 mila restano disoccupati di lusso. Il tutto mentre in corsia e negli ambulatori c’è penuria di personale. La situazione è gravissima. Come uscirne? Il governo dovrebbe consentire la formazione specialistica direttamente in reparto, non solo nelle Scuole. Da parte nostra, per far fronte al fabbisogno, abbiamo istituito 90 borse di studio con altrettanti medici che vincoliamo a rimanere in Veneto per 3 anni. Ma c’è anche un problema di risorse: abbiamo chiesto aiuto a Roma. La risposta? Ancora nessuna». Modello sanitario. Il segretario regionale di Anaao Assomed Adriano Benazzato sottolinea la necessità di rivedere l’organizzazione: «C’è una realtà obsoleta per il pubblico, fatta di piccoli ospedali, con una conseguente dispersione di sedi. In Veneto l’eccedenza è di 8-10 strutture. La medicina moderna non si fa nelle piccole strutture: servono meno ospedali, di dimensioni più grandi e dotati delle tecnologie più avanzate. Poi, sul territorio, sono necessarie strutture ambulatoriali con medici di base e con la specialistica. E serve una ottima rete di 118. Poi certo, va aumentato il numero di specialisti e per questo occorre un accordo tra ministero e Università. Il trend andava capito per tempo: ora il danno è stato fatto. Nei prossimi 5 anni, la situazione in certe zone sarà difficilissima». SANITÀ CARENZA PERSONALE 12 novembre 2016 http://corrierealpi.gelocal.it/belluno/cronaca/2016/11/12/news/entro-dieci-anni-un-qua... 14/11/2016 A Treviso mancano medici, gli infermieri in campo - Cronaca - Tribuna di Treviso Pagina 2 di 5 TREVISO > CRONACA > A TREVISO MANCANO MEDICI, GLI... A Treviso mancano medici, gli infermieri in campo da Taboola Nei prossimi cinque anni all’ospedale vanno in pensione 200 dottori su 550. «Dobbiamo puntare sul personale sanitario» di Valentina Calzavara 11 novembre 2016 da Taboola TREVISO. Sempre meno medici in corsia e all'orizzonte si profila l'ipotesi di ricorrere agli infermieri per svolgere una serie di attività che in passato erano appannaggio dei soli laureati in medicina. L'azienda sanitaria trevigiana sta già lavorando affinché la somministrazione dei vaccini in età pediatrica venga gestita direttamente da un team di assistenti sanitarie. Si discute anche sull'introduzione del codice bianco “avanzato” in cui sarebbe l'infermiere a seguire in toto i pazienti meno gravi che accedono al pronto soccorso del Ca' Foncello. Più futuristici, ma non esclusi, scenari in cui sarà l'ostetrica a fare l'ecografia fisiologica in assenza del ginecologo, o il tecnico di radiologia a leggere la risonanza magnetica, come già accade negli Stati Uniti e in Inghilterra. Sono ipotesi che accendono la discussione tra favorevoli a un ampliamento delle mansioni infermieristiche con adeguato riconoscimento economico e contrari, che rivendicano la presenza di un confine netto tra medico e infermiere nel trattamento dei pazienti. Quel che è certo è che il calo demografico dei camici bianchi non si arresta e la direzione strategica dell'Usl 9 sta correndo ai ripari pensando di coinvolgere il personale sanitario con mansioni inedite. «Oggi abbiamo 550 medici ospedalieri, da qui al 2021 se ne andranno in 200. L'organico sarà dimezzato e non potrà essere rimpiazzato in toto da nuovi professionisti, visto che non ce ne sono. Avanti di questo passo rischiamo di non riuscire più a chiudere tutte le falle dei pensionamenti» spiega Francesco Benazzi, direttore generale dell'Usl di Marca. Per arginare le carenze la direzione strategica sta cercando un accordo con le parti sindacali per la messa a punto di un primo progetto obiettivo che permetta a 25 assistenti sanitarie di vaccinare i bambini senza la presenza del medico. «Il servizio prevederebbe come primo step il finanziamento di un corso di formazione per il gruppo coinvolto nella somministrazione del siero» conferma Benazzi. Altro fronte aperto riguarda l'attivazione di un percorso per codice bianco “avanzato” gestito dagli infermieri. «L'ipotesi al vaglio è di elaborare dei percorsi in accordo con la direzione medica e i medici del pronto soccorso che prevedano la gestione da parte dell'infermiere di situazioni quali il paziente con un'otite, quello con http://tribunatreviso.gelocal.it/treviso/cronaca/2016/11/11/news/mancano-medici-gli-i... 14/11/2016 A Treviso mancano medici, gli infermieri in campo - Cronaca - Tribuna di Treviso Pagina 3 di 5 congiuntivite o con presenza di un corpo estraneo non complicato» esemplifica il dg Benazzi «se riusciremo a realizzare l'iter saremo in grado di sopperire a parte delle carenze che si verranno a creare». Un tema spinoso, che vede già i sindacati sull'attenti. «Esiste una separazione netta tra il medico e l'infermiere che va mantenuta. Non è una questione di gelosia ma di tutela dei pazienti e dei professionisti» sottolinea Adriano Benazzato, segretario regionale Anaao Assomed, che rappresenta i medici dirigenti. «Fare le vaccinazioni dopo un corso di formazione può andare bene, ma diagnosi e terapia sono competenze del medico e pensare di affidarle a personale infermieristico non è accettabile, né tantomeno praticabile. Sappiamo che certi ambienti legati all'Ipasvi (la federazione degli infermieri, ndr), stanno spingendo per erodere ambiti di pertinenza medica, ma non siamo assolutamente d'accordo, nell'interesse del paziente» puntualizza Benazzato. A sollevare qualche dubbio è anche Luigino Guarini, presidente dell'Ordine dei Medici di Treviso. «Vorrei capire meglio le progettualità che sono al vaglio dell'azienda sanitaria, ma la posizione dell'ente ordinistico è granitica: la diagnosi è prerogativa del laureato in medicina e chirurgia o del laureato in odontoiatria» sottolinea Guarini «è vero che oggi in campo terapeutico si lavora in team ma si deve capire chi detiene la leadership del gruppo, perché, nell'aprire spazi a figure non mediche si potrebbe incappare nel reato di esercizio abusivo della professione». Più possibilista la posizione di Nursing Up, il sindacato degli infermieri. Come spiega Guerrino Silvestrini, coordinatore Veneto: «Bene l'implementazione delle competenze per l'infermiere, ma l'attività va regolamentata anche dal punto di vista contrattuale per chi decide di specializzarsi». 11 novembre 2016 http://tribunatreviso.gelocal.it/treviso/cronaca/2016/11/11/news/mancano-medici-gli-i... 14/11/2016