ILSIGNIFICATO DELLA “MEMEORIA”
Omelia nella celebrazione Eucaristica
per le vittime del bombardamento di Treviso del 7 aprile 1944,
il 13 aprile a S. Maria Ausiliatrice
Siamo riuniti per celebrare la S. Messa nell’anniversario del devastante
bombardamento che colpì la nostra città il venerdì santo di 63 anni fa.
Celebriamo nel tempio votivo di S. Maria Ausiliatrice che è ricordo dei dolori che
Treviso patì nelle due guerre mondiali e, contemporaneamente, è testimonianza
della fede e della forza morale con cui il popolo cristiano seppe affrontare la prova
della distruzione prima e della ricostruzione poi.
Per intercessione della Vergine Ausiliatrice, offriamo a Dio il sacrificio di Cristo in
suffragio delle vittime dei bombardamenti e per invocare che violenze simili siano
risparmiate per sempre alla nostra città e al nostro territorio che da un lungo
periodo gode i benefici della pace.
Siamo aiutati, quest’anno, nella nostra memoria anche da una preziosa
pubblicazione che esce proprio in questa occasione e che ha il titolo: “1944:
Treviso sotto le bombe. Una Cronaca vescovile e altri documenti inediti su Treviso
in tempo di guerra (1944-45)”.
1. Il Vescovo Mons. Mantiero nei racconti di “Cronaca Vescovile”
Il libro è stato curato da d. Giorgio Morlin e offre alla lettura di tutti la
“Cronaca vescovile (1944-45)” scritta da d. Cesare Girotto, allora segretario del
Vescovo, Mons. Mantiero.
Si tratta di una testimonianza di valore perché redatta da un testimone oculare
che accompagnò sempre il Vescovo nella sua grande opera pastorale in mezzo ad
una popolazione provata dalla violenza del conflitto mondiale.
D. Girotto, da vero cronista, rappresenta in modo efficace davanti ai nostri occhi
gli scenari che lui vedeva passando, assieme al suo Pastore, per le vie della città e
della diocesi.
Descrive, così, anche il primo bombardamento che Treviso subì il 7 aprile 1944,
al quale ne seguirono vari altri sulla città e su altri centri della Provincia fino alla
fine dell’anno.
Di quello del venerdì santo scrive: “A detta di tutti, quanti hanno visto altre città
d’Italia bombardate, fu il più terribile per le gravi distruzioni e per il numero delle
vittime. La città è apparsa come tuttora appare, come un cumulo di macerie: fu
un vero bombardamento a tappeto. Nessun obiettivo militare è stato seriamente
colpito. Nessuno avrebbe potuto immaginare una tragedia simile. Le vittime è
vero, furono propagandisticamente esagerate, perché non furono come si è detto
cinque o più migliaia, ma si aggirarono forse sui 1500; ma per chi conosce la
popolazione della piccola città di Treviso, sono il numero maggiore che fin d’ora
sia stato riscontrato nelle altre città. C’era la difesa contraerea e quindi i cittadini
non hanno potuto, come in precedenti allarmi aerei, portarsi in campagna e
perciò sono stati costretti ad attendere la morte in casa o nei rifugi che sono
diventati tombe”.
In questo scenario di distruzione che, credo, solo chi lo ha vissuto riesce ad
immaginare, giganteggia, nella “Cronaca vescovile” di d. Girotto la persona e
l’opera del Vescovo Maniero, di cui lo scorso anno abbiamo doverosamente
ricordato il 50° anniversario della morte.
Questo Pastore coraggioso perché fedele al suo popolo, appare presente ovunque:
tra le macerie a benedire i morti e soccorre i feriti, in giro per la diocesi a
confortare e incoraggiare i suoi preti e la popolazione, in prima linea
nell’organizzare le prime forme di soccorso a gente disorientata e senza più nulla
neppure per mangiare.
Non esitò neppure a mettere in gioco la propria vita quando dovette affrontare il
rappresentante del Comando Germanico che minacciava di fucilare i preti che
avessero letto in chiesa una “Notificazione” preparata da tutti i Vescovi del
Veneto. Deciso rispose: “Nessuno dei miei sacerdoti deve essere toccato: essi
obbediscono ad un mio preciso comando. Se c’è un responsabile, sono io:
eccomi!”. Questa fermezza fece cadere la minaccia.
2. La preghiera tiene viva la nostra memoria
Ho fatto queste citazioni dalla “Cronaca vescovile” di d. Girotto per ricordare
a tutti noi l’importanza decisiva della memoria e, quindi, della celebrazione che
stiamo vivendo.
Il male e la violenza trovano un alleato proprio nella perdita della memoria del
passato perché la storia che hanno vissuto le passate generazioni (in questo caso
anche parecchi di noi) è una indispensabile maestra della vita. Senza questa
maestra rischiamo tutti di diventare superficiali, sciocchi e miopi nella vita e, di
conseguenza, più vulnerabili dalla subdole azioni del male.
Purtroppo, uno dei mali sociali rilevati oggi è proprio la tendenza a perdere
velocemente la memoria di quanto si è vissuto perché trascinati da un vorticoso
ritmo di vita che costringere solo a guardare in avanti.
Ma per viaggiare sicuri in strada bisogna avere il tempo per guadare anche
attorno a noi e dietro di noi altrimenti si rischiano scontri mortali.
Così è nella vita. Per un buon vivere assieme è necessario avere il tempo per
guardarci attorno e riconoscere le persone con cui stiamo camminando nella
strada della vita e per guardare indietro ricordando quanto si è vissuto e patito.
Manteniamo vivo, perciò, anche questo giorno dedicato alla memoria delle vittime
dei bombardamenti di Treviso. Resti vivo non solo finché ci sono parenti delle
vittime ma diventi patrimonio delle giovani generazioni.
Manteniamolo vivo sempre riunendoci in questo tempio votivo. Proprio la
preghiera tiene viva la nostra memoria perché, come dice il salmo, se la memoria
degli uomini è debole, quella di Dio, invece, sussiste “per mille generazioni”.