DEVIANZA E
CRIMINALITA’
GIDDENS-ALEXANDER-SMELSER
LA DEVIANZA:
UN CONCETTO DIFFICILE DA
DEFINIRE
•
•
La devianza è un fenomeno sociale difficile da definire. Tra le sue caratteristiche
vi sono:
– la relatività. Il fatto che un dato comportamento sia (o non sia) definibile
come deviante, varia a seconda delle norme e delle aspettative con cui lo si
valuta. Tali regole e aspettative variano non solo nello spazio, ma anche nel
tempo;
– l’ambiguità. Sono spesso difficili da definire, o poco chiare, le aspettative
dalle cui si parte per giudicare un dato comportamento;
– la mancanza di consenso. Anche là dove aspettative e norme siano ben
definite, esse possono non essere condivise.
Anche se vi sono comportamenti - come l’incesto o il rapimento - che sono
universalmente riconosciuti come devianti, di norma è impossibile arrivare a
definire un tipo di comportamento come sempre e comunque deviante.
2
DEFINIZIONE DELLA DEVIANZA
• La devianza può essere definita come “un
comportamento che si discosta dalle norme di un
gruppo e a causa del quale l’individuo che lo mette
in atto può essere isolato o sottoposto a trattamenti
correttivi, curativi o punitivi.”
• Sulla base di questa definizione sono individuabili
tre componenti della devianza:
– l’individuo che si comporta in modo deviante;
– la norma che viene usata a termine di paragone;
– un gruppo che reagisce al comportamento in questione.
• Le diverse teorie, che hanno provato a spiegare la
devianza, si sono concentrate sull’uno o sull’altro
dei fattori succitati: l’individuo, la norma, il gruppo.
3
Tab. 9.2 - Morti per omicidio in alcuni paesi europei per 100.000 abitanti, anni 1992-2005
La vita sociale è governata da norme, cioè regole di
comportamento che vigono all‟interno di un gruppo sociale o di
una società.
Solitamente siamo indotti a rispettare queste norme, perché:
- siamo stati socializzati al loro rispetto e le abbiamo
interiorizzate;
- sono rafforzate da delle sanzioni.
Le sanzioni si distinguono in:
- positive: ricompensano chi rispetta la norma;
- negative: puniscono chi non rispetta la norma;
E in:
- formali: se applicate da specifiche autorità a ciò preposte (es.
polizia, tribunali);
- informali: reazioni più spontanee e meno organizzate.
La devianza è la non conformità a una norma o complesso di
norme accettate da un numero significativo di individui all‟interno
di una collettività.
Il deviante è chi non rispetta una norma di qualche tipo.
La maggior parte di noi, in certe occasioni, trasgredisce norme di
comportamento generalmente accettate.
Nessuna società può essere facilmente suddivisa tra coloro che
si attengono alle norme e coloro che non le rispettano.
Quando la devianza non riguarda un singolo individuo, ma un
gruppo sociale si parla di subcultura deviante.
Definire e descrivere
la criminalità e la devianza/1
Devianza: qualunque comportamento che si
distacca chiaramente da quello che la maggior
parte di una comunità o di una società considera
“normale”, cioè in linea con le norme
La devianza può andare da comportamenti di poca
importanza come non usare il titolo giusto con una
autorità fino a comportamenti come l’omicidio
Definire e descrivere
la criminalità e la devianza/2
Criminalità: comprende ogni
comportamento proibito dalla legge
Ciò che viene considerato criminale o
deviante cambia nel tempo e in relazione
ai diversi gruppi
Devianza e criminalità spesso coincidono, ma non sono
sinonimi.
Il concetto di devianza è più ampio, poiché la criminalità si
riferisce a quei comportamenti che violano la legge.
Devianza
comportamento non
conforme a una norma
sociale
Sociologia della devianza
Criminalità
comportamento che viola
la legge
reato
Criminologia
Definire e descrivere
il crimine e la devianza/3
Crimine d’odio: particolare crimine che
comporta discriminazioni o atti di odio
contro gruppi particolari
I crimini d’odio sono difficili da definire in
quanto non c’è accordo nel riconoscere il
pregiudizio come motivazione
Le rappresentazioni del crimine/1
Criminologia volitiva: è una concezione per cui il
crimine è visto come l’effetto della scarsa moralità
degli individui e della loro tendenza ad agire
illegalmente, piuttosto che la risultante di forze
sociali come la povertà o la discriminazione
Questa prospettiva giustifica la convinzione che il
problema si risolverebbe con la mano pesante da
parte di polizia e tribunali
Le rappresentazioni del crimine/2
I principali discorsi sulla criminalità sono
cinque:
•Il sistema difettoso
•Le opportunità bloccate
•La crisi sociale
•La violenza dei media
•Il sistema razzista
Esistono diversi approcci allo studio della devianza e della
criminalità:
- biologico;
- psicologico;
-teleologico
- sociologico.
Le principali prospettive in cui si articola l‟approccio sociologico
sono:
- teorie funzionaliste;
- teorie interazioniste;
- teorie del conflitto;
- teorie del controllo sociale.
Teorie su crimine e devianza/1
•Le teorie psicologiche si concentrano sulla
psiche dell’individuo e riconducono la devianza ad
“anomalie” congenite o a “processi cognitivi
difettosi”
•Le teorie biologiche riconducono criminalità e
devianza alle caratteristiche biologiche
dell’individuo
•Le teorie teologiche considerano crimine e
devianza come caratteri della costituzione morale
o spirituale dell’individuo
Teorie su crimine e devianza/2
Le teorie sociologiche su
crimine e devianza sono diverse
dalle altre, in quanto
considerano criminalità e
devianza come una risposta alle
strutture e ai processi sociali
delle società in cui avvengono
L‟approccio biologico rappresenta uno dei primi tentativi di studio
della devianza:
alcune caratteristiche innate degli individui sono viste come
cause del comportamento deviante e criminale.
I principali esponenti furono:
- Cesare Lombroso: i criminali sono individui biologicamente
degradati o minorati e possono essere identificati da certe
caratteristiche anatomiche (es. forma del cranio e della fronte);
- W.H. Sheldon: i tipi muscolosi e attivi (mesomorfi) sono più
aggressivi e quindi hanno maggiori probabilità di diventare
criminali rispetto ai tipi più magri (ectomorfi) o ai tipi più grassi
(endomorfi).
L‟approccio psicologico ricerca la spiegazione della devianza
concentrandosi sui tratti della personalità dell‟individuo.
Personalità psicopatica
Lo psicopatico è una persona chiusa e incapace di emozione, che
agisce d‟impulso e raramente avverte un senso di colpa. Gli
individui che presentano tratti piscopatici commettono talvolta
reati violenti.
Le teorie psicologiche spiegano solo alcuni aspetti della
criminalità, poiché esistono molti tipi di reati e tutte le persone che
li commettono non hanno le stesse caratteristiche psicologiche.
SPIEGAZIONI PSICOLOGICHE
DELLA DEVIANZA
• I primi studiosi che cercarono spiegazioni
psicologiche per la devianza si rifacevano a
caratteristiche generali come la “debolezza di
mente”, la “deficienza”, la “psicopatologia”.
• Gli psicoanalisti hanno messo in relazione la
devianza con conflitti di personalità non risolti.
• Le ricerche successive hanno tuttavia messo in
luce come sia impossibile spiegare la devianza
basandosi esclusivamente su fattori psicologici. È
infatti più probabile che la devianza risulti da una
combinazione di fattori psicologici e sociali.
19
Approccio sociologico / Teorie funzionaliste
Le teorie funzionaliste considerano la devianza e la criminalità
come il risultato di tensioni strutturali e della carenza di regolazione
morale all‟interno della società.
Fra i principali esponenti:
- E. Durkheim e R.K. Merton: anomia e devianza
tensione;
- A. Cohen e altri: spiegazioni delinquenziali.
teoria della
DURKHEIM
• La prima spiegazione sociologica del comportamento
deviante è offerta da Durkheim (1897) con la Teoria
dell’anomia. Studiando il fenomeno del suicidio, Durkheim
mostra come i comportamenti devianti tendano a essere
più frequenti nelle situazioni di forte cambiamento sociale.
Al venir meno delle norme sociali consolidate (in quelle che
Durkheim chiama situazioni di anomia) gli individui sono
più disorientati e tendono a comportarsi in modo anomalo.
• La scuola di Chicago riprende le ipotesi durkheimiane col
concetto di disorganizzazione sociale. La
disorganizzazione sociale identifica le situazioni in cui, per
effetto della mescolanza tra gruppi (religiosi, etnici e
razziali) che portano valori e norme differenti, i rapporti
sociali tendono a essere più fragili e conflittuali, fino a
scomparire.
21
Approccio sociologico / Teorie funzionaliste
La teoria della devianza di Durkheim
Concetto di „anomia‟: caduta di valori e norme tradizionali non sostituite
da altri punti di riferimento.
La devianza è un fatto sociale
inevitabile
- nessuna società raggiunge un
consenso totale sui valori e le norme
che la governano;
- il mondo moderno lascia più spazio
alle libere scelte individuali
meno
conformismo.
necessario
- forza innovatrice (funzione adattiva);
- sollecita una risposta collettiva che
rafforza la solidarietà di gruppo ed
esplicita le norme sociali (definizione
dei confini).
Emile Durkheim nota che mentre le società
tradizionali erano tenute insieme da valori e
norme condivise, nelle società moderne
l’importanza delle norme diminuisce – una
condizione definita anomia – e molti
pensano di poter semplicemente perseguire
i propri interessi personali
Durkheim riconosce che in qualunque società un
certo tasso di devianza è normale e salutare,
poiché permette l’innovazione e l’adattamento al
cambiamento
Un eccesso di individualismo, tuttavia, produce
troppa criminalità e devianza quando troppe
persone pensano di potersi comportare a proprio
piacimento, ignorando i gruppi e le loro regole
ANOMIA DOPO DURKHEIM
• Hirschi (1969) riprende la teoria dell’anomia sostenendo
che la devianza diviene tanto più probabile, quanto più
labili sono i legami tra il singolo individuo e la collettività
entro cui quello si colloca (teoria del legame sociale).
• Merton ridefinisce il concetto durkheimiano di anomia.
Secondo lo studioso americano, l’anomia è il risultato del
contrasto tra obiettivi culturali e mezzi istituzionalizzati
previsti per raggiungere le mete (teoria della tensione). In
questo senso, l’anomia non dipende (come sostenuto da
Durkheim) dalla debolezza delle norme, ma al contrario
dal loro essere forti, così forti da entrare in tensione con la
struttura sociale.
25
Approccio sociologico / Teorie funzionaliste
La teoria della tensione di R.K. Merton individua nella struttura della
società stessa la fonte del comportamento criminale.
Riprende il concetto di „anomia‟ riferendolo alla tensione cui è sottoposto
il comportamento individuale quando norme e realtà sociale entrano in
conflitto.
Nelle società industrializzate, esiste un conflitto fra:
mete culturali
valori solitamente accettati
del successo materiale.
mezzi istituzionalizzati
autodisciplina e
duro lavoro.
Robert K. Merton ha sviluppato l’idea di anomia
per spiegare criminalità e devianza come il
risultato di una speciale tensione
Tensione: condizione esperita dai membri di una
società i mezzi legittimi per raggiungere finalità
socialmente apprezzate sono insufficienti. Ciò
spinge alcuni individui a utilizzare mezzi alternativi,
tra cui atti devianti o criminali
Merton individua cinque possibili reazioni alla tensione fra mete
culturali e mezzi istituzionalizzati:
Metodi di
adattamento
Mete
culturali
Mezzi
istituzionalizzati
Conformismo
+
+
Innovazione
+
–
Ritualismo
–
+
Rinuncia
–
–
Ribellione
+/–
+/–
Legenda: + significa “accettazione”; (–) significa “rifiuto”; (+/–) significa “rifiuto di mete o
mezzi dominanti e sostituzione con nuove mete e nuovi mezzi”.
TIPI DI DEVIANZA
 La classificazione delle varie forme di devianza è difficile da operarsi, perché un
medesimo comportamento può essere visto come deviante - o non deviante - a
seconda dei criteri di valutazione impiegati.
 Lo schema di classificazione più autorevole è quello proposto da Merton, che
classifica i modi di adattamento individuale combinando le forme di accettazione
e rifiuto delle mete culturali, dei mezzi istituzionalizzati per raggiungerli, o di
entrambi:
 la conformità comporta l‟accettazione sia delle mete culturali, che dei mezzi




istituzionalizzati per raggiungerle;
l’innovazione comporta l‟accettazione delle mete, ma rifiuta i mezzi istituzionalizzati e
promuove strumenti nuovi per il raggiungimento delle mete;
il ritualismo comporta il rifiuto delle mete, unito all‟accettazione dei metodi istituzionalizzati
per raggiungerle;
la rinuncia prevede il rifiuto sia delle mete, che dei mezzi atti a raggiungerle;
la ribellione prevede anch‟essa il rifiuto di mete e mezzi, ma porta alla concomitante
promozione di mezzi e mete nuovi.
29
Approccio sociologico / Teorie funzionaliste
La devianza viene definita in riferimento alle subculture di gruppi, i quali
adottano norme che incoraggiano o premiano il comportamento criminale.
A. Cohen: le risposte devianti alla tensione tra valori e mezzi sono mediate dai
gruppi sociali. I ragazzi del ceto operaio più povero, frustati nella loro
condizione di vita, tendono a organizzarsi in subculture delinquenziali.
Cloward e Ohlin: i ragazzi più a „rischio‟ provengono dalla classe operaia.
Inoltre, hanno interiorizzato i valori del ceto medio e sono stati incoraggiati a
desiderare un futuro borghese, per poi scoprirsi impossibilitati a realizzare le
proprie aspirazioni.
Approccio sociologico / Teorie interazioniste
Le teorie interazioniste concepiscono la devianza come un
fenomeno socialmente costruito. Esse si interrogano sul modo in
cui i comportamenti vengono definiti devianti e sul perché certi
gruppi e non altri sono etichettati come devianti.
Fra i principali esponenti:
- E.H. Sutherland:associazione differenziale;
- H. Becker: teoria dell‟etichettamento.
TEORIE INTERAZIONISTE
 Mentre le teorie dell‟anomia e della disorganizzazione sociale si
concentrano sulle forze che “spingono” alla devianza, le teorie
culturali insistono sulle forze che “attirano” alla devianza.
 Sellin (1938) e Miller (1958) riconducono la devianza al conflitto
di culture: gli esponenti di subculture portatrici di valori e norme
diverse dal mainstream non hanno interesse a conformarsi e si
comportano di proposito in modo difforme dalla norma
generalmente condivisa.
 Sutherland (1939) parla in questo senso di associazione
differenziale: gli individui finiscono per adottare norme devianti
frequentando coloro che già condividono tali norme.
32
Approccio sociologico / Teorie interazioniste
Associazione differenziale
E.H. Sutherland
In una società che ospita molte subculture diverse, solo alcuni
ambienti sociali tendono a incoraggiare la criminalità.
Gli individui diventano criminali associandosi ad altri che sono
portatori di norme criminali.
Il comportamento criminale viene appreso soprattutto all‟interno
dei gruppi primari, in particolare il gruppo dei pari.
Approccio sociologico / Teorie interazioniste
Teoria dell‟etichettamento
La devianza è interpretata come un processo di interazione tra devianti e non
devianti.
Le etichette che definiscono le varie categorie di devianza esprimono la struttura di
potere della società.
H. Becker: “il comportamento deviante è il comportamento così etichettato”.
Il comportamento deviante non è il fattore determinante nella
trasformazione di un individuo in „deviante‟; piuttosto vi sono
processi non collegati al comportamento stesso che esercitano una
grande influenza sull‟etichettamento (es. abbigliamento, modo di
parlare, paese di origine).
La teoria dell’etichettamento e
l’interazionismo simbolico
Teorema di Thomas: “Se gli uomini
definiscono reali certe situazioni, esse saranno
reali nelle loro conseguenze”
Il Teorema di Thomas riflette la prospettiva
dell’interazionismo simbolico, secondo la quale
le azioni sociali dipendono da definizioni della
situazione condivise
La teoria dell’etichettamento
Secondo Howard S. Becker nessun atto è per
sua natura deviante o criminale, così come non
esistono persone naturalmente devianti o
criminali. La devianza dipende dalle norme
della società e dalle reazioni dei membri della
società nelle diverse situazioni
La teoria dell’etichettamento
Questo orientamento ha contribuito a
spostare l’attenzione della sociologia della
devianza dal perché alcuni sono devianti o
criminali alla questione del perché e come
alcuni vengono etichettati come devianti o
criminali
Carriera deviante: interiorizzazione e
accettazione dell’etichetta di “deviante”
TEORIE DELL’ETICHETTAMENTO
 Secondo Becker (1963) la devianza è il risultato della capacità di
determinati attori “forti” (legislatori, giudici, operatori sociali) di imporre
alla collettività le proprie regole sociali.
 Si parla in questo senso di teoria dell‟etichettamento: gli attori forti
appongono l‟etichetta di “deviante” ai comportamenti dei gruppi più
deboli.
 La teoria dell‟etichettamento, a differenza di precedenti teorie che
cercavano i fattori alla base dei comportamenti devianti, descrive il
processo attraverso cui le persone vengono definite devianti.
 Becker e gli altri teorici di questa temperie sono stati criticati, tra le altre
cose, per il fatto di dipingere gli individui come passivi, completamente
in balia delle classi dominanti.
38
Approccio sociologico / Teorie interazioniste
Teoria dell‟etichettamento
L‟etichettamento non condiziona solo il modo in cui si è visti dagli altri, ma
anche la concezione di sé.
E. Lemert
La devianza è un fatto comune e solitamente senza conseguenze per gli
individui.
Devianza primaria
È l‟atto iniziale di trasgressione.
Solitamente rimane „marginale‟ sul
piano dell‟identità individuale.
Devianza secondaria
Si ha quando l‟individuo accetta
l‟etichetta che gli è stata imposta,
vedendo se stesso come „deviante‟.
TEORIE DEL CONFLITTO
 Le teorie del conflitto e la correlata criminologia criminale
spostano l‟attenzione dalla violazione della legge alla natura
del sistema legale.
 Secondo le teorie del conflitto (Turk, 1969; Quinney, 1977)
devianza e criminalità sono solo il risultato fenomenico del
conflitto, ineliminabile, tra i gruppi sociali. Entro tale quadro
di conflitto, i gruppi forti definiscono regole (leggi e loro
applicazione), il cui non rispetto è sanzionato, appunto,
come deviante.
 Quinney esplicita in senso marxista tale posizione,
sostenendo che le leggi e loro applicazione non sono altro
che strumenti in mano delle classi dominanti. Queste usano
tali strumenti per sottomettere le classi subordinate.
40
La teoria del conflitto
Per i teorici del conflitto le disuguaglianze
di ricchezza e potere portano a etichettare
alcune persone come devianti o criminali
•Innanzitutto, il sistema capitalista punisce
qualunque infrazione o minaccia al
funzionamento del sistema economico
capitalistico
La teoria del conflitto
•Secondo, si ritiene che il capitalismo generi
avidità ed egoismo per creare nuovi e più ampi
mercati per le propri merci, e ciò crea la necessità
di spendere forti somme in pubblicità e marketing
•Terzo, il capitalismo stimola la competizione per
le risorse scarse, il che significa che i ricchi e
potenti si accaparrano, e usano, più di quanto gli è
dovuto, a svantaggio degli altri
Approccio sociologico / Teorie del conflitto
Le teorie del conflitto considerano la devianza una scelta
deliberata e spesso di natura politica.
Gli individui scelgono attivamente di adottare un comportamento
deviante per reazione alle disuguaglianze del sistema capitalistico.
Il filone della New Criminology ha evidenziato come il
comportamento criminoso si verifichi a tutti i livelli della società e
debba essere compreso nel contesto delle disuguaglianze e dei
conflitti di interesse tra gruppi sociali.
Approccio sociologico / Teorie del conflitto
Nuovo realismo di sinistra
Secondo questo approccio, le subculture criminali nei centri urbani
non nascono dalla povertà, ma dalla mancanza di inserimento
sociale.
La criminologia deve impegnarsi sui problemi concreti del controllo
della criminalità e della politica sociale; inoltre deve:
- avere un atteggiamento più sensibile nei confronti della comunità;
- dare più voce ai cittadini in merito alle priorità del controllo
nell‟area in cui vivono;
- sviluppare politiche di intervento „minimali‟ attraverso funzionari di
polizia locali, responsabili verso i cittadini;
- prestare attenzione alle vittime dei reati e alle indagini sulla
vittimizzazione.
Approccio sociologico / Teorie del controllo
Le teorie del controllo postulano che il reato si verifichi in
conseguenza di uno squilibrio tra impulso all‟attività criminosa e il
controllo sociale o fisico che ne è il deterrente.
T. Hirschi sostiene che:
gli essere umani sono essenzialmente egoisti e prendono
decisioni calcolate a proposito degli atti criminosi, valutandone i
potenziali rischi e benefici.
Hirschi individua quattro tipi di vincoli che legano l‟individuo alla
società, promuovendo così un comportamento rispettoso della legge:
- l‟attaccamento: vincolo di tipo affettivo;
- l‟impegno: vincolo di tipo materiale;
- il coinvolgimento: vincolo di tipo temporale;
- le credenze: vincolo di tipo morale.
Per alcuni teorici del controllo, l‟aumento dei reati deriva dall‟aumento
delle occasioni favorevoli alle attività criminose.
Per contrastare questo sviluppo negli ultimi anni si sono adottati due
tipi di politiche:
- protezione del bersaglio: rende più difficile compiere il reato;
- tolleranza zero: mantenimento dell‟ordine sociale.
IL CONTROLLO SOCIALE
 Si definisce controllo sociale l‟insieme degli sforzi posti in
essere per prevenire, punire o riportare alla norma i
comportamenti devianti.
 Parsons descrive tre metodi di controllo sociale:
 l‟isolamento. E‟ la situazione in cui il deviante viene tenuto
lontano dagli altri e non si tenta di riabilitarlo;
 l‟allontanamento. E‟ la situazione in cui vengono limitati per un
tempo circoscritto i contatti del deviante con la collettività. Alla
fine del tempo di allontanamento, il deviante viene riammesso
entro il contesto sociale;
 la riabilitazione. E‟ il processo attraverso cui il deviante viene
aiutato a riassumere il proprio ruolo all‟interno della collettività.
 Il controllo sociale può essere esercitato in modo formale
o informale, come illustrato nelle slide successive.
47
IL CONTROLLO INFORMALE
 Ci sono situazioni in cui il controllo viene esercitato in modo
informale. Sono esempi di controllo informale la critica, la
derisione, l‟ostracismo.
 Crosbie (1975) ha identificato quattro tipi fondamentali di
controllo informale:
 le ricompense sociali (sorrisi, cenni di approvazione, sanzioni professionali
positive), che mirano a incoraggiare il conformismo;
 le censure (cenni di disapprovazione, critiche, sanzioni fisiche), che mirano
a scoraggiare i comportamenti devianti;
 la persuasione, che attraverso argomenti razionali punta a riportare alla
norma i devianti;
 la ridefinizione della norma, attraverso cui quanto era considerato deviante
in precedenza smette di essere reputato tale.
48
IL CONTROLLO FORMALE
 Il controllo sociale formale viene esercitato da organizzazioni la cui
funzione è quella di far rispettare la conformità. La polizia, i tribunali e
gli ospedali psichiatrici sono tutte organizzazioni di questo tipo.
 Il primo passo nel processo di controllo formale consiste di solito in un
incontro tra il deviante e la forza di polizia. I poliziotti sviluppano una
specifica mentalità professionale e una precipua forma di senso della
giustizia.
 Lo stadio successivo è l‟immissione del deviante nel sistema
processuale. All‟interno di questo, d‟altra parte, molti casi vengono
risolti con procedure extragiudiziali, diverse quindi dal processo vero
e proprio.
 Normalmente la pena per aver commesso un crimine consiste in un
periodo di detenzione. Chi è condannato alla prigione viene privato di
“libertà, beni e servizi, relazioni eterosessuali, autonomia e sicurezza”
(Olson, 1975).
49
Approcci culturali/1
La ricerca sul campo di tipo etnografico
consiste nella osservazione diretta delle
persone oggetto di ricerca e delle loro
culture
•etno = “popolo”
•grafia = “descrizione”
•sul campo = “in situazione”
Approcci culturali/2
Le ricerche etnografiche hanno messo in luce
motivazioni e dinamiche fino a quel momento
sconosciute: forti emozioni come il brivido
del pericolo, il piacere, l’eccitazione, la rabbia
e la frustrazione sono elementi cruciali delle
subculture devianti e criminali, che hanno
vocabolari e codici appropriati per descriverle
Approcci culturali/3
Panico morale: periodo o episodio di ansia a
proposito dei presunti segni di un declino morale
della società
L’invadenza dei media nel postmoderno può
avere una enorme influenza nell’amplificazione
e nella diffusione di episodi di panico morale
LIMITI DELLE STATISTICHE
E CONSIDERAZIONI
EMPIRICHE
Molti reati non vengono registrati per:
- mancanza di segnalazione del reato alla polizia;
- assenza di registrazione del reato;
- scetticismo della polizia sulla validità delle informazioni ricevute su un
presunto reato.
Le statistiche ufficiali sulla criminalità forniscono i dati meno affidabili
tra quelli pubblicati ufficialmente su temi di carattere sociale, perché
tengono conto solo dei fatti registrati dalla polizia.
Una risposta a questo problema sono le indagini sulla vittimizzazione
rivolte a un campione di intervistati.
L’affidabilità delle statistiche
Alcuni Stati non riconoscono alcune categorie
di pregiudizio, per esempio quello contro
l’orientamento sessuale. Tale discrepanza può
avere effetti importanti sulle statistiche
criminali, poiché le vittime potrebbero avere
paura di esporre denuncia o potrebbero
temere di essere screditati dalla polizia
Le statistiche sulle pene
Gli americani sono a favore di una politica
penale dura. Le statistiche tuttavia rivelano che
alcuni settori della popolazione subiscono più
reati e finiscono in carcere più di altre. I poveri
neri e ispanici sono i gruppi più a rischio
Con l’attuale tasso di carcerazione, un americano
su 15 finirà in carcere almeno una volta nella vita
Esiste un rapporto tra genere e criminalità?
1. I tassi di criminalità femminili sono inferiori a quelli maschili, ma le
ragioni di questa differenza devono ancora essere accertate.
2. Esistono reati tipicamente femminili (es. prostituzione).
3. Esistono categorie di reati in cui le donne sono vittime e gli uomini
gli aggressori (es. violenza domestica, abusi sessuali).
Esiste anche una relazione fra comportamento sessuale e criminalità?
Le indagini sulla vittimizzazione mostrano che gli omosessuali
subiscono molte violenze e molestie, spesso considerate „meritate‟ a
causa del loro „diverso‟ comportamento sessuale.
Con l‟espressione reati dei colletti bianchi si definiscono i reati
compiuti da persone rispettabili e di elevata condizione sociale nel
contesto della propria occupazione.
I reati aziendali sono quelli commessi dalle imprese e sono capillari e
diffusi. Esistono sei tipi di questi reati:
- amministrativi (irregolarità o non conformità di documenti);
- ambientali (inquinamento, assenza di autorizzazioni);
- finanziari (evasione fiscale, falsificazione di bilancio);
- occupazionali (condizioni di lavoro o assunzioni irregolari);
- produttivi (pericolosità dei prodotti, etichettatura mendace);
- commerciali (pubblicità ingannevole).
Criminalità aziendale
e dei colletti bianchi
Reati da colletti bianchi: crimini che hanno
luogo nel settore economico e nelle aziende, come
la pubblicità ingannevole, lo sfruttamento del
lavoro e l’appropriazione indebita
Sebbene siano spesso considerati meno allarmanti
della microcriminalità, i reati dei colletti bianchi
sono più onerosi per la collettività e colpiscono un
numero maggiore di persone
Reati dei colletti bianchi
Spesso i reati da colletti bianchi non
vengono considerati come dei “veri”
reati, forse per via della loro natura
“impersonale”: le persone non li
considerano come vere e proprie
minacce che le riguardano
Altre forme di criminalità note e diffuse sono:
- la criminalità organizzata: fenomeni con caratteristiche analoghe a
quelle delle normali attività d’affari, ma che sono illegali (es.
contrabbando, traffico di droga e armi).
- i reati informatici: atti criminosi perpetrati con l‟aiuto della tecnologia
informatica (es. intercettazione abusiva di comunicazioni, istigazione
alla violenza attraverso Internet, frodi telematiche).
Il carcere è un sistema di punizione di chi commette reati.
Il principio ispiratore del sistema carcerario è il recupero
dell‟individuo, poiché mira alla sua reintegrazione nella società una
volta rimesso in libertà. Prigione e condanne severe sono considerate
anche un deterrente del crimine.
Tuttavia i tassi di recidività sono alti
chi ha commesso reati tende a
ricommetterli: le carceri favoriscono la spaccatura fra società e
detenuti, poiché l‟ambiente carcerario richiede atteggiamenti e
abitudini totalmente diversi dal mondo „esterno‟, rendendo così
difficile la reintegrazione.
Per alcuni è necessario passare da una giustizia punitiva ad una
riparativa, capace di accrescere nei condannati la consapevolezza
degli effetti dei loro crimini attraverso sentenze da scontare in
„comunità‟.
CONSIDERAZIONI DI
ALEXANDER
Il futuro della criminalità
nella società postmoderna/1
Secondo Michel Foucault nelle società tradizionali la
regolazione sociale si basava sulle punizioni fisiche,
come tortura ed esecuzioni. Il moderno regime
correzionale, invece, dipendeva dal disciplinamento
della mente e del corpo del criminale. In questo caso
la regolazione sociale non riguardava solo le
organizzazioni correzionali, ma tutte le istituzioni,
dalla medicina all’educazione
Il futuro della criminalità
nella società postmoderna/2
La società postmoderna presenta fenomeni
contraddittori come la crescita della popolazione
carceraria e l’introduzione di nuove forme di
controllo (psichiatria, trattamento sanitario,
braccialetto elettronico, etc.)
Una delle dimensioni del controllo sociale più in
rapida crescita all’interno della società dei
consumi è la gestione del rischio
CONSIDERAZIONI DI
SMELSER
LE QUESTIONI LEGATE ALLA
DEVIANZA 1
 Secondo Smelser, è possibile rendere conto della devianza a
partire dalle questioni a essa correlate, costruendo una sorta
di carriera della devianza.
 Una prima questione è quella della formazione delle norme:
la formazione delle norme dipende spesso da movimenti
sociali che (a) istituiscono come problema una data questione
e (b) promuovono la creazione di leggi e istituzioni preposte al
controllo del fenomeno.
 Seconda questione è quella della natura delle norme: non
tutte le norme sono ugualmente rigorose e non tutte
comportano uguali punizioni. Alcune norme vengono fatte
rispettare dai gruppi di appartenenza, altre dalle istituzioni.
Alcune norme sono specifiche, altre più generiche. Alcune
norme inibiscono date forme di comportamento, altre
richiedono un dato tipo di comportamento.
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LE QUESTIONI LEGATE ALLA
DEVIANZA 2
 Terza questione è quella dell’estensione della devianza: la devianza
tende a essere molto più estesa di quanto risulta dalle norme ufficiali.
 Quarta questione è quella dell‟etichettamento. Il fatto che una persona o
un comportamento siano identificati come devianti è il risultato di un
processo di elaborazione svolto da un apparato burocratico ad hoc.
 Quinta questione è quello dello stigma. Uno stigma è una caratteristica di
una persona o di un gruppo, che viene considerata un difetto e suscita
tentativi di punire, isolare o in qualche modo degradare i portatori dello
stigma stesso.
 Sesta questione è quella della dimensione collettiva della devianza: i
singoli comportamenti devianti tendono a integrarsi in un modello di
comportamento adottato da più persone. Il fatto che la devianza assuma
forma collettiva può anche portare a una revisione dell‟atteggiamento
sociale nei confronti di essa.
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