DEVIANZA E CRIMINALITA’ GIDDENS-ALEXANDER-SMELSER LA DEVIANZA: UN CONCETTO DIFFICILE DA DEFINIRE • • La devianza è un fenomeno sociale difficile da definire. Tra le sue caratteristiche vi sono: – la relatività. Il fatto che un dato comportamento sia (o non sia) definibile come deviante, varia a seconda delle norme e delle aspettative con cui lo si valuta. Tali regole e aspettative variano non solo nello spazio, ma anche nel tempo; – l’ambiguità. Sono spesso difficili da definire, o poco chiare, le aspettative dalle cui si parte per giudicare un dato comportamento; – la mancanza di consenso. Anche là dove aspettative e norme siano ben definite, esse possono non essere condivise. Anche se vi sono comportamenti - come l’incesto o il rapimento - che sono universalmente riconosciuti come devianti, di norma è impossibile arrivare a definire un tipo di comportamento come sempre e comunque deviante. 2 DEFINIZIONE DELLA DEVIANZA • La devianza può essere definita come “un comportamento che si discosta dalle norme di un gruppo e a causa del quale l’individuo che lo mette in atto può essere isolato o sottoposto a trattamenti correttivi, curativi o punitivi.” • Sulla base di questa definizione sono individuabili tre componenti della devianza: – l’individuo che si comporta in modo deviante; – la norma che viene usata a termine di paragone; – un gruppo che reagisce al comportamento in questione. • Le diverse teorie, che hanno provato a spiegare la devianza, si sono concentrate sull’uno o sull’altro dei fattori succitati: l’individuo, la norma, il gruppo. 3 Tab. 9.2 - Morti per omicidio in alcuni paesi europei per 100.000 abitanti, anni 1992-2005 La vita sociale è governata da norme, cioè regole di comportamento che vigono all‟interno di un gruppo sociale o di una società. Solitamente siamo indotti a rispettare queste norme, perché: - siamo stati socializzati al loro rispetto e le abbiamo interiorizzate; - sono rafforzate da delle sanzioni. Le sanzioni si distinguono in: - positive: ricompensano chi rispetta la norma; - negative: puniscono chi non rispetta la norma; E in: - formali: se applicate da specifiche autorità a ciò preposte (es. polizia, tribunali); - informali: reazioni più spontanee e meno organizzate. La devianza è la non conformità a una norma o complesso di norme accettate da un numero significativo di individui all‟interno di una collettività. Il deviante è chi non rispetta una norma di qualche tipo. La maggior parte di noi, in certe occasioni, trasgredisce norme di comportamento generalmente accettate. Nessuna società può essere facilmente suddivisa tra coloro che si attengono alle norme e coloro che non le rispettano. Quando la devianza non riguarda un singolo individuo, ma un gruppo sociale si parla di subcultura deviante. Definire e descrivere la criminalità e la devianza/1 Devianza: qualunque comportamento che si distacca chiaramente da quello che la maggior parte di una comunità o di una società considera “normale”, cioè in linea con le norme La devianza può andare da comportamenti di poca importanza come non usare il titolo giusto con una autorità fino a comportamenti come l’omicidio Definire e descrivere la criminalità e la devianza/2 Criminalità: comprende ogni comportamento proibito dalla legge Ciò che viene considerato criminale o deviante cambia nel tempo e in relazione ai diversi gruppi Devianza e criminalità spesso coincidono, ma non sono sinonimi. Il concetto di devianza è più ampio, poiché la criminalità si riferisce a quei comportamenti che violano la legge. Devianza comportamento non conforme a una norma sociale Sociologia della devianza Criminalità comportamento che viola la legge reato Criminologia Definire e descrivere il crimine e la devianza/3 Crimine d’odio: particolare crimine che comporta discriminazioni o atti di odio contro gruppi particolari I crimini d’odio sono difficili da definire in quanto non c’è accordo nel riconoscere il pregiudizio come motivazione Le rappresentazioni del crimine/1 Criminologia volitiva: è una concezione per cui il crimine è visto come l’effetto della scarsa moralità degli individui e della loro tendenza ad agire illegalmente, piuttosto che la risultante di forze sociali come la povertà o la discriminazione Questa prospettiva giustifica la convinzione che il problema si risolverebbe con la mano pesante da parte di polizia e tribunali Le rappresentazioni del crimine/2 I principali discorsi sulla criminalità sono cinque: •Il sistema difettoso •Le opportunità bloccate •La crisi sociale •La violenza dei media •Il sistema razzista Esistono diversi approcci allo studio della devianza e della criminalità: - biologico; - psicologico; -teleologico - sociologico. Le principali prospettive in cui si articola l‟approccio sociologico sono: - teorie funzionaliste; - teorie interazioniste; - teorie del conflitto; - teorie del controllo sociale. Teorie su crimine e devianza/1 •Le teorie psicologiche si concentrano sulla psiche dell’individuo e riconducono la devianza ad “anomalie” congenite o a “processi cognitivi difettosi” •Le teorie biologiche riconducono criminalità e devianza alle caratteristiche biologiche dell’individuo •Le teorie teologiche considerano crimine e devianza come caratteri della costituzione morale o spirituale dell’individuo Teorie su crimine e devianza/2 Le teorie sociologiche su crimine e devianza sono diverse dalle altre, in quanto considerano criminalità e devianza come una risposta alle strutture e ai processi sociali delle società in cui avvengono L‟approccio biologico rappresenta uno dei primi tentativi di studio della devianza: alcune caratteristiche innate degli individui sono viste come cause del comportamento deviante e criminale. I principali esponenti furono: - Cesare Lombroso: i criminali sono individui biologicamente degradati o minorati e possono essere identificati da certe caratteristiche anatomiche (es. forma del cranio e della fronte); - W.H. Sheldon: i tipi muscolosi e attivi (mesomorfi) sono più aggressivi e quindi hanno maggiori probabilità di diventare criminali rispetto ai tipi più magri (ectomorfi) o ai tipi più grassi (endomorfi). L‟approccio psicologico ricerca la spiegazione della devianza concentrandosi sui tratti della personalità dell‟individuo. Personalità psicopatica Lo psicopatico è una persona chiusa e incapace di emozione, che agisce d‟impulso e raramente avverte un senso di colpa. Gli individui che presentano tratti piscopatici commettono talvolta reati violenti. Le teorie psicologiche spiegano solo alcuni aspetti della criminalità, poiché esistono molti tipi di reati e tutte le persone che li commettono non hanno le stesse caratteristiche psicologiche. SPIEGAZIONI PSICOLOGICHE DELLA DEVIANZA • I primi studiosi che cercarono spiegazioni psicologiche per la devianza si rifacevano a caratteristiche generali come la “debolezza di mente”, la “deficienza”, la “psicopatologia”. • Gli psicoanalisti hanno messo in relazione la devianza con conflitti di personalità non risolti. • Le ricerche successive hanno tuttavia messo in luce come sia impossibile spiegare la devianza basandosi esclusivamente su fattori psicologici. È infatti più probabile che la devianza risulti da una combinazione di fattori psicologici e sociali. 19 Approccio sociologico / Teorie funzionaliste Le teorie funzionaliste considerano la devianza e la criminalità come il risultato di tensioni strutturali e della carenza di regolazione morale all‟interno della società. Fra i principali esponenti: - E. Durkheim e R.K. Merton: anomia e devianza tensione; - A. Cohen e altri: spiegazioni delinquenziali. teoria della DURKHEIM • La prima spiegazione sociologica del comportamento deviante è offerta da Durkheim (1897) con la Teoria dell’anomia. Studiando il fenomeno del suicidio, Durkheim mostra come i comportamenti devianti tendano a essere più frequenti nelle situazioni di forte cambiamento sociale. Al venir meno delle norme sociali consolidate (in quelle che Durkheim chiama situazioni di anomia) gli individui sono più disorientati e tendono a comportarsi in modo anomalo. • La scuola di Chicago riprende le ipotesi durkheimiane col concetto di disorganizzazione sociale. La disorganizzazione sociale identifica le situazioni in cui, per effetto della mescolanza tra gruppi (religiosi, etnici e razziali) che portano valori e norme differenti, i rapporti sociali tendono a essere più fragili e conflittuali, fino a scomparire. 21 Approccio sociologico / Teorie funzionaliste La teoria della devianza di Durkheim Concetto di „anomia‟: caduta di valori e norme tradizionali non sostituite da altri punti di riferimento. La devianza è un fatto sociale inevitabile - nessuna società raggiunge un consenso totale sui valori e le norme che la governano; - il mondo moderno lascia più spazio alle libere scelte individuali meno conformismo. necessario - forza innovatrice (funzione adattiva); - sollecita una risposta collettiva che rafforza la solidarietà di gruppo ed esplicita le norme sociali (definizione dei confini). Emile Durkheim nota che mentre le società tradizionali erano tenute insieme da valori e norme condivise, nelle società moderne l’importanza delle norme diminuisce – una condizione definita anomia – e molti pensano di poter semplicemente perseguire i propri interessi personali Durkheim riconosce che in qualunque società un certo tasso di devianza è normale e salutare, poiché permette l’innovazione e l’adattamento al cambiamento Un eccesso di individualismo, tuttavia, produce troppa criminalità e devianza quando troppe persone pensano di potersi comportare a proprio piacimento, ignorando i gruppi e le loro regole ANOMIA DOPO DURKHEIM • Hirschi (1969) riprende la teoria dell’anomia sostenendo che la devianza diviene tanto più probabile, quanto più labili sono i legami tra il singolo individuo e la collettività entro cui quello si colloca (teoria del legame sociale). • Merton ridefinisce il concetto durkheimiano di anomia. Secondo lo studioso americano, l’anomia è il risultato del contrasto tra obiettivi culturali e mezzi istituzionalizzati previsti per raggiungere le mete (teoria della tensione). In questo senso, l’anomia non dipende (come sostenuto da Durkheim) dalla debolezza delle norme, ma al contrario dal loro essere forti, così forti da entrare in tensione con la struttura sociale. 25 Approccio sociologico / Teorie funzionaliste La teoria della tensione di R.K. Merton individua nella struttura della società stessa la fonte del comportamento criminale. Riprende il concetto di „anomia‟ riferendolo alla tensione cui è sottoposto il comportamento individuale quando norme e realtà sociale entrano in conflitto. Nelle società industrializzate, esiste un conflitto fra: mete culturali valori solitamente accettati del successo materiale. mezzi istituzionalizzati autodisciplina e duro lavoro. Robert K. Merton ha sviluppato l’idea di anomia per spiegare criminalità e devianza come il risultato di una speciale tensione Tensione: condizione esperita dai membri di una società i mezzi legittimi per raggiungere finalità socialmente apprezzate sono insufficienti. Ciò spinge alcuni individui a utilizzare mezzi alternativi, tra cui atti devianti o criminali Merton individua cinque possibili reazioni alla tensione fra mete culturali e mezzi istituzionalizzati: Metodi di adattamento Mete culturali Mezzi istituzionalizzati Conformismo + + Innovazione + – Ritualismo – + Rinuncia – – Ribellione +/– +/– Legenda: + significa “accettazione”; (–) significa “rifiuto”; (+/–) significa “rifiuto di mete o mezzi dominanti e sostituzione con nuove mete e nuovi mezzi”. TIPI DI DEVIANZA La classificazione delle varie forme di devianza è difficile da operarsi, perché un medesimo comportamento può essere visto come deviante - o non deviante - a seconda dei criteri di valutazione impiegati. Lo schema di classificazione più autorevole è quello proposto da Merton, che classifica i modi di adattamento individuale combinando le forme di accettazione e rifiuto delle mete culturali, dei mezzi istituzionalizzati per raggiungerli, o di entrambi: la conformità comporta l‟accettazione sia delle mete culturali, che dei mezzi istituzionalizzati per raggiungerle; l’innovazione comporta l‟accettazione delle mete, ma rifiuta i mezzi istituzionalizzati e promuove strumenti nuovi per il raggiungimento delle mete; il ritualismo comporta il rifiuto delle mete, unito all‟accettazione dei metodi istituzionalizzati per raggiungerle; la rinuncia prevede il rifiuto sia delle mete, che dei mezzi atti a raggiungerle; la ribellione prevede anch‟essa il rifiuto di mete e mezzi, ma porta alla concomitante promozione di mezzi e mete nuovi. 29 Approccio sociologico / Teorie funzionaliste La devianza viene definita in riferimento alle subculture di gruppi, i quali adottano norme che incoraggiano o premiano il comportamento criminale. A. Cohen: le risposte devianti alla tensione tra valori e mezzi sono mediate dai gruppi sociali. I ragazzi del ceto operaio più povero, frustati nella loro condizione di vita, tendono a organizzarsi in subculture delinquenziali. Cloward e Ohlin: i ragazzi più a „rischio‟ provengono dalla classe operaia. Inoltre, hanno interiorizzato i valori del ceto medio e sono stati incoraggiati a desiderare un futuro borghese, per poi scoprirsi impossibilitati a realizzare le proprie aspirazioni. Approccio sociologico / Teorie interazioniste Le teorie interazioniste concepiscono la devianza come un fenomeno socialmente costruito. Esse si interrogano sul modo in cui i comportamenti vengono definiti devianti e sul perché certi gruppi e non altri sono etichettati come devianti. Fra i principali esponenti: - E.H. Sutherland:associazione differenziale; - H. Becker: teoria dell‟etichettamento. TEORIE INTERAZIONISTE Mentre le teorie dell‟anomia e della disorganizzazione sociale si concentrano sulle forze che “spingono” alla devianza, le teorie culturali insistono sulle forze che “attirano” alla devianza. Sellin (1938) e Miller (1958) riconducono la devianza al conflitto di culture: gli esponenti di subculture portatrici di valori e norme diverse dal mainstream non hanno interesse a conformarsi e si comportano di proposito in modo difforme dalla norma generalmente condivisa. Sutherland (1939) parla in questo senso di associazione differenziale: gli individui finiscono per adottare norme devianti frequentando coloro che già condividono tali norme. 32 Approccio sociologico / Teorie interazioniste Associazione differenziale E.H. Sutherland In una società che ospita molte subculture diverse, solo alcuni ambienti sociali tendono a incoraggiare la criminalità. Gli individui diventano criminali associandosi ad altri che sono portatori di norme criminali. Il comportamento criminale viene appreso soprattutto all‟interno dei gruppi primari, in particolare il gruppo dei pari. Approccio sociologico / Teorie interazioniste Teoria dell‟etichettamento La devianza è interpretata come un processo di interazione tra devianti e non devianti. Le etichette che definiscono le varie categorie di devianza esprimono la struttura di potere della società. H. Becker: “il comportamento deviante è il comportamento così etichettato”. Il comportamento deviante non è il fattore determinante nella trasformazione di un individuo in „deviante‟; piuttosto vi sono processi non collegati al comportamento stesso che esercitano una grande influenza sull‟etichettamento (es. abbigliamento, modo di parlare, paese di origine). La teoria dell’etichettamento e l’interazionismo simbolico Teorema di Thomas: “Se gli uomini definiscono reali certe situazioni, esse saranno reali nelle loro conseguenze” Il Teorema di Thomas riflette la prospettiva dell’interazionismo simbolico, secondo la quale le azioni sociali dipendono da definizioni della situazione condivise La teoria dell’etichettamento Secondo Howard S. Becker nessun atto è per sua natura deviante o criminale, così come non esistono persone naturalmente devianti o criminali. La devianza dipende dalle norme della società e dalle reazioni dei membri della società nelle diverse situazioni La teoria dell’etichettamento Questo orientamento ha contribuito a spostare l’attenzione della sociologia della devianza dal perché alcuni sono devianti o criminali alla questione del perché e come alcuni vengono etichettati come devianti o criminali Carriera deviante: interiorizzazione e accettazione dell’etichetta di “deviante” TEORIE DELL’ETICHETTAMENTO Secondo Becker (1963) la devianza è il risultato della capacità di determinati attori “forti” (legislatori, giudici, operatori sociali) di imporre alla collettività le proprie regole sociali. Si parla in questo senso di teoria dell‟etichettamento: gli attori forti appongono l‟etichetta di “deviante” ai comportamenti dei gruppi più deboli. La teoria dell‟etichettamento, a differenza di precedenti teorie che cercavano i fattori alla base dei comportamenti devianti, descrive il processo attraverso cui le persone vengono definite devianti. Becker e gli altri teorici di questa temperie sono stati criticati, tra le altre cose, per il fatto di dipingere gli individui come passivi, completamente in balia delle classi dominanti. 38 Approccio sociologico / Teorie interazioniste Teoria dell‟etichettamento L‟etichettamento non condiziona solo il modo in cui si è visti dagli altri, ma anche la concezione di sé. E. Lemert La devianza è un fatto comune e solitamente senza conseguenze per gli individui. Devianza primaria È l‟atto iniziale di trasgressione. Solitamente rimane „marginale‟ sul piano dell‟identità individuale. Devianza secondaria Si ha quando l‟individuo accetta l‟etichetta che gli è stata imposta, vedendo se stesso come „deviante‟. TEORIE DEL CONFLITTO Le teorie del conflitto e la correlata criminologia criminale spostano l‟attenzione dalla violazione della legge alla natura del sistema legale. Secondo le teorie del conflitto (Turk, 1969; Quinney, 1977) devianza e criminalità sono solo il risultato fenomenico del conflitto, ineliminabile, tra i gruppi sociali. Entro tale quadro di conflitto, i gruppi forti definiscono regole (leggi e loro applicazione), il cui non rispetto è sanzionato, appunto, come deviante. Quinney esplicita in senso marxista tale posizione, sostenendo che le leggi e loro applicazione non sono altro che strumenti in mano delle classi dominanti. Queste usano tali strumenti per sottomettere le classi subordinate. 40 La teoria del conflitto Per i teorici del conflitto le disuguaglianze di ricchezza e potere portano a etichettare alcune persone come devianti o criminali •Innanzitutto, il sistema capitalista punisce qualunque infrazione o minaccia al funzionamento del sistema economico capitalistico La teoria del conflitto •Secondo, si ritiene che il capitalismo generi avidità ed egoismo per creare nuovi e più ampi mercati per le propri merci, e ciò crea la necessità di spendere forti somme in pubblicità e marketing •Terzo, il capitalismo stimola la competizione per le risorse scarse, il che significa che i ricchi e potenti si accaparrano, e usano, più di quanto gli è dovuto, a svantaggio degli altri Approccio sociologico / Teorie del conflitto Le teorie del conflitto considerano la devianza una scelta deliberata e spesso di natura politica. Gli individui scelgono attivamente di adottare un comportamento deviante per reazione alle disuguaglianze del sistema capitalistico. Il filone della New Criminology ha evidenziato come il comportamento criminoso si verifichi a tutti i livelli della società e debba essere compreso nel contesto delle disuguaglianze e dei conflitti di interesse tra gruppi sociali. Approccio sociologico / Teorie del conflitto Nuovo realismo di sinistra Secondo questo approccio, le subculture criminali nei centri urbani non nascono dalla povertà, ma dalla mancanza di inserimento sociale. La criminologia deve impegnarsi sui problemi concreti del controllo della criminalità e della politica sociale; inoltre deve: - avere un atteggiamento più sensibile nei confronti della comunità; - dare più voce ai cittadini in merito alle priorità del controllo nell‟area in cui vivono; - sviluppare politiche di intervento „minimali‟ attraverso funzionari di polizia locali, responsabili verso i cittadini; - prestare attenzione alle vittime dei reati e alle indagini sulla vittimizzazione. Approccio sociologico / Teorie del controllo Le teorie del controllo postulano che il reato si verifichi in conseguenza di uno squilibrio tra impulso all‟attività criminosa e il controllo sociale o fisico che ne è il deterrente. T. Hirschi sostiene che: gli essere umani sono essenzialmente egoisti e prendono decisioni calcolate a proposito degli atti criminosi, valutandone i potenziali rischi e benefici. Hirschi individua quattro tipi di vincoli che legano l‟individuo alla società, promuovendo così un comportamento rispettoso della legge: - l‟attaccamento: vincolo di tipo affettivo; - l‟impegno: vincolo di tipo materiale; - il coinvolgimento: vincolo di tipo temporale; - le credenze: vincolo di tipo morale. Per alcuni teorici del controllo, l‟aumento dei reati deriva dall‟aumento delle occasioni favorevoli alle attività criminose. Per contrastare questo sviluppo negli ultimi anni si sono adottati due tipi di politiche: - protezione del bersaglio: rende più difficile compiere il reato; - tolleranza zero: mantenimento dell‟ordine sociale. IL CONTROLLO SOCIALE Si definisce controllo sociale l‟insieme degli sforzi posti in essere per prevenire, punire o riportare alla norma i comportamenti devianti. Parsons descrive tre metodi di controllo sociale: l‟isolamento. E‟ la situazione in cui il deviante viene tenuto lontano dagli altri e non si tenta di riabilitarlo; l‟allontanamento. E‟ la situazione in cui vengono limitati per un tempo circoscritto i contatti del deviante con la collettività. Alla fine del tempo di allontanamento, il deviante viene riammesso entro il contesto sociale; la riabilitazione. E‟ il processo attraverso cui il deviante viene aiutato a riassumere il proprio ruolo all‟interno della collettività. Il controllo sociale può essere esercitato in modo formale o informale, come illustrato nelle slide successive. 47 IL CONTROLLO INFORMALE Ci sono situazioni in cui il controllo viene esercitato in modo informale. Sono esempi di controllo informale la critica, la derisione, l‟ostracismo. Crosbie (1975) ha identificato quattro tipi fondamentali di controllo informale: le ricompense sociali (sorrisi, cenni di approvazione, sanzioni professionali positive), che mirano a incoraggiare il conformismo; le censure (cenni di disapprovazione, critiche, sanzioni fisiche), che mirano a scoraggiare i comportamenti devianti; la persuasione, che attraverso argomenti razionali punta a riportare alla norma i devianti; la ridefinizione della norma, attraverso cui quanto era considerato deviante in precedenza smette di essere reputato tale. 48 IL CONTROLLO FORMALE Il controllo sociale formale viene esercitato da organizzazioni la cui funzione è quella di far rispettare la conformità. La polizia, i tribunali e gli ospedali psichiatrici sono tutte organizzazioni di questo tipo. Il primo passo nel processo di controllo formale consiste di solito in un incontro tra il deviante e la forza di polizia. I poliziotti sviluppano una specifica mentalità professionale e una precipua forma di senso della giustizia. Lo stadio successivo è l‟immissione del deviante nel sistema processuale. All‟interno di questo, d‟altra parte, molti casi vengono risolti con procedure extragiudiziali, diverse quindi dal processo vero e proprio. Normalmente la pena per aver commesso un crimine consiste in un periodo di detenzione. Chi è condannato alla prigione viene privato di “libertà, beni e servizi, relazioni eterosessuali, autonomia e sicurezza” (Olson, 1975). 49 Approcci culturali/1 La ricerca sul campo di tipo etnografico consiste nella osservazione diretta delle persone oggetto di ricerca e delle loro culture •etno = “popolo” •grafia = “descrizione” •sul campo = “in situazione” Approcci culturali/2 Le ricerche etnografiche hanno messo in luce motivazioni e dinamiche fino a quel momento sconosciute: forti emozioni come il brivido del pericolo, il piacere, l’eccitazione, la rabbia e la frustrazione sono elementi cruciali delle subculture devianti e criminali, che hanno vocabolari e codici appropriati per descriverle Approcci culturali/3 Panico morale: periodo o episodio di ansia a proposito dei presunti segni di un declino morale della società L’invadenza dei media nel postmoderno può avere una enorme influenza nell’amplificazione e nella diffusione di episodi di panico morale LIMITI DELLE STATISTICHE E CONSIDERAZIONI EMPIRICHE Molti reati non vengono registrati per: - mancanza di segnalazione del reato alla polizia; - assenza di registrazione del reato; - scetticismo della polizia sulla validità delle informazioni ricevute su un presunto reato. Le statistiche ufficiali sulla criminalità forniscono i dati meno affidabili tra quelli pubblicati ufficialmente su temi di carattere sociale, perché tengono conto solo dei fatti registrati dalla polizia. Una risposta a questo problema sono le indagini sulla vittimizzazione rivolte a un campione di intervistati. L’affidabilità delle statistiche Alcuni Stati non riconoscono alcune categorie di pregiudizio, per esempio quello contro l’orientamento sessuale. Tale discrepanza può avere effetti importanti sulle statistiche criminali, poiché le vittime potrebbero avere paura di esporre denuncia o potrebbero temere di essere screditati dalla polizia Le statistiche sulle pene Gli americani sono a favore di una politica penale dura. Le statistiche tuttavia rivelano che alcuni settori della popolazione subiscono più reati e finiscono in carcere più di altre. I poveri neri e ispanici sono i gruppi più a rischio Con l’attuale tasso di carcerazione, un americano su 15 finirà in carcere almeno una volta nella vita Esiste un rapporto tra genere e criminalità? 1. I tassi di criminalità femminili sono inferiori a quelli maschili, ma le ragioni di questa differenza devono ancora essere accertate. 2. Esistono reati tipicamente femminili (es. prostituzione). 3. Esistono categorie di reati in cui le donne sono vittime e gli uomini gli aggressori (es. violenza domestica, abusi sessuali). Esiste anche una relazione fra comportamento sessuale e criminalità? Le indagini sulla vittimizzazione mostrano che gli omosessuali subiscono molte violenze e molestie, spesso considerate „meritate‟ a causa del loro „diverso‟ comportamento sessuale. Con l‟espressione reati dei colletti bianchi si definiscono i reati compiuti da persone rispettabili e di elevata condizione sociale nel contesto della propria occupazione. I reati aziendali sono quelli commessi dalle imprese e sono capillari e diffusi. Esistono sei tipi di questi reati: - amministrativi (irregolarità o non conformità di documenti); - ambientali (inquinamento, assenza di autorizzazioni); - finanziari (evasione fiscale, falsificazione di bilancio); - occupazionali (condizioni di lavoro o assunzioni irregolari); - produttivi (pericolosità dei prodotti, etichettatura mendace); - commerciali (pubblicità ingannevole). Criminalità aziendale e dei colletti bianchi Reati da colletti bianchi: crimini che hanno luogo nel settore economico e nelle aziende, come la pubblicità ingannevole, lo sfruttamento del lavoro e l’appropriazione indebita Sebbene siano spesso considerati meno allarmanti della microcriminalità, i reati dei colletti bianchi sono più onerosi per la collettività e colpiscono un numero maggiore di persone Reati dei colletti bianchi Spesso i reati da colletti bianchi non vengono considerati come dei “veri” reati, forse per via della loro natura “impersonale”: le persone non li considerano come vere e proprie minacce che le riguardano Altre forme di criminalità note e diffuse sono: - la criminalità organizzata: fenomeni con caratteristiche analoghe a quelle delle normali attività d’affari, ma che sono illegali (es. contrabbando, traffico di droga e armi). - i reati informatici: atti criminosi perpetrati con l‟aiuto della tecnologia informatica (es. intercettazione abusiva di comunicazioni, istigazione alla violenza attraverso Internet, frodi telematiche). Il carcere è un sistema di punizione di chi commette reati. Il principio ispiratore del sistema carcerario è il recupero dell‟individuo, poiché mira alla sua reintegrazione nella società una volta rimesso in libertà. Prigione e condanne severe sono considerate anche un deterrente del crimine. Tuttavia i tassi di recidività sono alti chi ha commesso reati tende a ricommetterli: le carceri favoriscono la spaccatura fra società e detenuti, poiché l‟ambiente carcerario richiede atteggiamenti e abitudini totalmente diversi dal mondo „esterno‟, rendendo così difficile la reintegrazione. Per alcuni è necessario passare da una giustizia punitiva ad una riparativa, capace di accrescere nei condannati la consapevolezza degli effetti dei loro crimini attraverso sentenze da scontare in „comunità‟. CONSIDERAZIONI DI ALEXANDER Il futuro della criminalità nella società postmoderna/1 Secondo Michel Foucault nelle società tradizionali la regolazione sociale si basava sulle punizioni fisiche, come tortura ed esecuzioni. Il moderno regime correzionale, invece, dipendeva dal disciplinamento della mente e del corpo del criminale. In questo caso la regolazione sociale non riguardava solo le organizzazioni correzionali, ma tutte le istituzioni, dalla medicina all’educazione Il futuro della criminalità nella società postmoderna/2 La società postmoderna presenta fenomeni contraddittori come la crescita della popolazione carceraria e l’introduzione di nuove forme di controllo (psichiatria, trattamento sanitario, braccialetto elettronico, etc.) Una delle dimensioni del controllo sociale più in rapida crescita all’interno della società dei consumi è la gestione del rischio CONSIDERAZIONI DI SMELSER LE QUESTIONI LEGATE ALLA DEVIANZA 1 Secondo Smelser, è possibile rendere conto della devianza a partire dalle questioni a essa correlate, costruendo una sorta di carriera della devianza. Una prima questione è quella della formazione delle norme: la formazione delle norme dipende spesso da movimenti sociali che (a) istituiscono come problema una data questione e (b) promuovono la creazione di leggi e istituzioni preposte al controllo del fenomeno. Seconda questione è quella della natura delle norme: non tutte le norme sono ugualmente rigorose e non tutte comportano uguali punizioni. Alcune norme vengono fatte rispettare dai gruppi di appartenenza, altre dalle istituzioni. Alcune norme sono specifiche, altre più generiche. Alcune norme inibiscono date forme di comportamento, altre richiedono un dato tipo di comportamento. 67 LE QUESTIONI LEGATE ALLA DEVIANZA 2 Terza questione è quella dell’estensione della devianza: la devianza tende a essere molto più estesa di quanto risulta dalle norme ufficiali. Quarta questione è quella dell‟etichettamento. Il fatto che una persona o un comportamento siano identificati come devianti è il risultato di un processo di elaborazione svolto da un apparato burocratico ad hoc. Quinta questione è quello dello stigma. Uno stigma è una caratteristica di una persona o di un gruppo, che viene considerata un difetto e suscita tentativi di punire, isolare o in qualche modo degradare i portatori dello stigma stesso. Sesta questione è quella della dimensione collettiva della devianza: i singoli comportamenti devianti tendono a integrarsi in un modello di comportamento adottato da più persone. Il fatto che la devianza assuma forma collettiva può anche portare a una revisione dell‟atteggiamento sociale nei confronti di essa. 68