è stato lo studio petrologico e strutturale di basamenti Archeani

Oggetto: scomparsa prof. Giorgio Rivalenti
Alle redazioni in indirizzo
COMUNICATO STAMPA
L’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia piange la scomparsa del prof. Giorgio
Rivalenti, docente di Petrologia e Petrografia alla facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche,
Naturali, che nel pomeriggio di martedì 17 febbraio è deceduto presso il Dipartimento di Oncologia
ed Ematologia dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena, dove si trovava ricoverato.
I funerali si svolgeranno giovedì 19 febbraio 2009 alle ore 15.00 nella Chiesa della Beata Vergine
Addolorata (via Rangoni 26) a Modena, dove la salma giungerà dalla Camera Ardente allestita
presso il Policlinico.
Nato a Modena il 20 luglio 1940 era considerato nel suo campo una vera autorità come dimostrano
le sue numerose pubblicazioni scientifiche, quasi un centinaio, molte della quali redatte in
collaborazione con eminenti studiosi stranieri.
Si era laureato in Scienze Geologiche presso l’Università degli Studi di Modena nel 1965 e a soli 35
aveva vinto nel 1975 il concorso a cattedra come Professore Ordinario, risultando in quel momento,
uno dei più giovani (se non il più giovane) Ordinario in Scienze della Terra, il Dipartimento in cui
lavorava e dove tutti lo ricordano.
Biografia Giorgio Rivalenti
E’stato Professore Incaricato di Giacimenti Minerari presso la Facoltà di Scienze Matematiche,
Fisiche e Naturali dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia dall’anno accademico
1965/1966 all’anno accademico 1972/1973. Dal Gennaio 1967 è stato Assistente Volontario presso
l’Istituto di Mineralogia e Petrologia dell’allora Università degli studi di Modena e quindi
Assistente Ordinario di Petrografia Applicata sempre presso la Facoltà di Scienze Matematiche,
Fisiche e Naturali negli anni accademici 1973/1974 e 1974/1975. Il 1° Dicembre 1975 è stato
nominato Professore Straordinario di Petrografia presso la Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche
e Naturali dell’Università degli Studi di Bari, mentre l’anno successivo è stato trasferito come
Professore di Mineralogia presso la Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali
dell'Università degli Studi di Trieste. Il 1° Novembre 1978 è stato trasferito come Professore di
Petrografia presso la Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali dell’Università degli Studi
di Ferrara, dove è rimasto fino al 1° Novembre 1986, quando ha fatto ritorno come Professore di
Petrografia del Metamorfico all’Università degli studi di Modena.
E’ stato coordinatore di corsi di Dottorato di Ricerca continuativamente per oltre 10 anni ed è stato
coordinatore nazionale e locale di vari Progetti di ricerca CNR e MIUR nazionali e internazionali.
E’ stato inoltre responsabile scientifico di accordi di collaborazione internazionale stipulati tra le
varie sedi universitarie, dove ha prestato servizio, e le università di San Paolo del Brasile e La Plata
in Argentina. Ha fatto parte di vari comitati organizzatori di congressi nazionali e internazionali ed
è stato “Guest Editor” per la pubblicazione su prestigiose riviste scientifiche internazionali dei
lavori scientifici presentati. I suoi principali argomenti di ricerca sono stati lo studio dei processi
genetici delle rocce del mantello terrestre e della crosta profonda. Tali ricerche sono state condotte
prevalentemente in Groenlandia, nelle Alpi Occidentali e in varie zone del continente
Sudamericano. I modelli genetici delle rocce studiate sono stati pubblicati su prestigiose riviste
internazionali (quali Nature) e alcuni sono tuttora validi. Gli studi più recenti, pubblicati insieme ai
suoi collaboratori sui processi genetici delle rocce del mantello terrestre, hanno rovesciato alcuni
dei punti cardine su cui si basava l’interpretazione corrente di tali rocce. I processi petrogenetici
oggetto degli studi di Giorgio Rivalenti non trovano riscontro soltanto nella pura ricerca di base, ma
in contesti ambientali essi controllano, ad esempio, i processi di inquinamento dei suoli ad opera di
elementi pesanti tossici ed i processi di degrado dei beni naturali e culturali, mentre in campo
industriale influenzano, ad esempio, i processi ceramici e metallurgici.
L’argomento di ricerca principale nei primi anni di attività scientifica (fino al 1974) è stato lo studio
petrologico e strutturale di basamenti Archeani. In questo ambito, le ricerche hanno riguardato i
basamenti cristallini delle regioni di Frederikshaab e Fiskenaesset (Groenlandia Occidentale).
Argomenti di ricerca dal 1975 in poi sono stati: 1) caratteristiche della transizione crosta-mantello e
interazione tra magmi mantellici e crosta; 2) caratteristiche petrologiche e processi di sistema aperto
in complessi stratiformi; 3) petrogenesi di magmi anorogenici continentali in relazione
all'evoluzione della sorgente; 4) petrologia del mantello litosferico in zone di subduzione e in zone
anorogeniche continentali. Risultati importanti sono: a) modelli petrologici, tuttora in vigore, sulle
transizione crosta-mantello e sui processi di ibridizzazione in crosta profonda su magmi di mantello
nel complesso basico Ivrea-Verbano; b) modelli petrologici sui complessi stratiformi di
Fiskenaesset (Groenlandia) e Niquelandia (Brasile); c) relazioni temporali (Archeano-recente)
evolutive della composizione di magmi basici anorogenici (Sud America); d) variazioni della
composizione dei fluidi di placca e del loro effetto sul cuneo di mantello supra-subduttivo
(Argentina); e) processi metasomatici di mantello documentati in xenoliti ( Sud-America) e in
massicci peridotitici continentali (Ivrea-Verbano) Le ricerche più recenti, invece, si sono focalizzate
su: a) origine di fluidi metasomatici, processi di percolazione e reazioni nel mantello litosferico in
zone di retroarco (Patagonia) e in zone continentali sovrastati plumes (NE Brasile); b) processi di
percolazione e reazione di fusi di vario tipo nei massicci peridotitici Alpini nella zona IvreaVerbano; c) processi di interazione tra fusi di mantello e crosta in complessi stratificati continentali
anorogenici (Niquelandia, Brasile) ed eventuale controllo sui depositi minerari associati.
Modena, 18 febbraio 2009
L’ufficio stampa