EDUCARE ALLA VITA NEL DISAGIO PSICHCO Secondo Fassino Ordinario di Psichiatria all’Università di Torino Convegno Diocesano Educare alla vita,vivere la fragilità Torino12 febbraio 2011 Percorso argomentativo • • • • • • La Persona con Disagio Psichico Personalità ed empatia I disturbi psichici Dolore morale: la depressione Essere Prossimo Il processo di incoraggiamento “La malattia mentale è una patologia della vita psichica e di relazione che minaccia l’uomo nella sua umanità, compromettendo le sue capacità di autonomia e di adattamento” (Ey, 1960) “La malattia mentale è considerata portatrice di un senso (direzione e significato) inconscio , la cui interpretazione è decisiva per la messa in atto del trattamento terapeutico.” (Adler 1935; Frankl 1967; Piana 2002). Sulle cause si sono succedute e contrastate diverse scuole: ipotesi organicista e ipotesi psicoanalitica, psicologica; ipotesi socio culturale, fino all’antipsichiatria. MALATTIA e MALE La presa di coscienza della precarietà dell’umano, di cui la malattia è spia inequivocabile, costringe a ripensare la questione dell’origine del male, evitando sia la negazione sia l’assolutizzazione della responsabilità dell’uomo. La coscienza dell’uomo registra la presenza di situazioni negative che rinviano alla responsabilità umana, ma percepisce, nello stesso tempo, che le azioni umane hanno conseguenze impreviste che vanno al di là delle intenzioni di chi le ha prodotte e che ricadono sugli altri e sul mondo. MALATTIA E SOFFERENZA COME FORME DEL MALE La presenza del male nel mondo e l’impossibilità di ricondurlo, almeno in parte, alla responsabilità umana, alimentano stati di frustrazione e di colpevolezza nevrotica: laddove il male si presenta come invincibile, il sentimento che emerge è quello dell’angoscia distruttiva e paralizzante. L’eccesso di colpa e la negazione della colpa sono, dal punto di vista soggettivo, speculari: in ambedue i casi l’uomo è ridotto all’impotenza, o in ragione di una colpevolezza insopportabile o a causa di una fatalità che risulta invincibile. MALATTIA E SOFFERENZA COME FORME DEL MALE S. Freud: male come risultato della triplice pulsione egoismo libido destrudo A. Adler: la volontà di potenza che prevarica il sentimento sociale Tommaso d’Aquino (Summa contra gentiles):” Dio non viene offeso da altro se non da ciò che facciamo contro il nostro proprio bene” DISTURBO PSICHICO • I disturbi provocano un’alterazione del funzionamento sociale e lavorativo del soggetto, in termini di deviazione da un concetto normativo definito. Ciascun disturbo ha segni e sintomi caratteristici che progrediscono in concomitanza o con sequenze specifiche (concezione sindromica della malattia psichiatrica). • Psicosi : disturbo grave, con perdita di contatto con la realtà, sintomi inconsueti in soggetti normali (es.: deliri, allucinazioni), scarsa coscienza di malattia; • Nevrosi : disturbo meno grave, con conservazione del contatto con la realtà, sintomi che in proporzione ridotta possono trovarsi in chiunque (ansia, ossessioni), con una buona coscienza di malattia. • Disturbo di personalità: struttura, stabile dall’infanzia o dall’adolescenza, di comportamento e di esperienza interna pervasiva, inflessibile, rigida, che comporta un disadattamento del soggetto in base al contesto socioculturale e che arreca scadimento o disagio della qualità di vita MALATTIA E SOFFERENZA COME FORME DEL MALE La malattia è un evento difficilmente riconducibile a paradigmi univoci. L’interpretazione biologica, quando estende la propria “comprensione” alla sfera psicologica e sociale, cioè a campi a essa irriducibili, rischia di oggettivarla, mettendo tra parentesi l’aspetto soggettivo e relazionale; d’altra parte, la rappresentazione che ci forniscono le scienze psicologiche e sociali, che pongono giustamente l’accento sui significati simbolici della malattia, rischia di sottovalutarne le dinamiche biofisiologiche. L’approccio biopsicosociale (Hengel 1970) La mancata composizione e articolazione di sfera biologica e sfera psicosociale impedisce un corretto approccio al senso della malattia e alla definizione della sua identità. CAUSE DEL DISTURBO PSICHICO Con disturbo si intende, secondo il modello biopsicosociale alterazione, sofferenza, noxa patogena a carico: a) dei processi biologici – meccanismi neurotrasmettitoriali cerebrali, neuroendocrini e organici in generale; sono in parte noti per alcuni disturbi come schizofrenia, anoressia depressione , a quelli di personalità, alle demenze ecc.; b) della comunicazione intrapsichica del mondo interno del soggetto, delle diverse funzioni e processi mentali che costituiscono la personalità del soggetto; sono primariamente o secondariamente alterati in tutti i disturbi mentali e spesso, secondariamente, anche in quelli somatici; c) delle comunicazioni interpersonali e socioculturali che concorrono all’adattamento creativo del soggetto al mondo esterno; queste sono di fatto alterate in tutti i disturbi e richiedono la maggior attenzione negli interventi di riabilitazione. DISABILITÀ Le gravi malattie mentali (schizofrenia, anoressia, dist. Personalità) riducono la capacità della persona di utilizzare le abilità di base necessarie ad avere successo nei principali ruoli sociali. • Disabilità primarie I sintomi di una grave malattia mentale sono le sue disabilità più evidenti e possono distruggere completamente le capacità di una persona anche nelle abilità più elementari. • Disabilità secondarie Le persone possono ridimensionare il loro ruolo di funzionamento lavorativo in seguito alla loro malattia e al decorso non prevedibile dei loro sintomi . E’ dimostrato inoltre che mesi o anni prima dello sviluppo dei sintomi, le persone funzionano scarsamente nelle interazioni sociali, si isolano, sperimentano le prime difficoltà, e hanno decrescenti opportunità per apprendere le abilità di base per l’esistenza. RIABILITAZIONE PSICHIATRICA Progetti di cura spesso residenziali per aiutare gli individui a “raggiungere quelle abilità fisiche, emozionali, sociali e intellettuali necessarie a vivere, apprendere e lavorare nella società con il minor sostegno possibile da parte dei professionisti della salute” Le abilità si acquisiscono attraverso un processo multifasico: • Definire i ruoli esistenziali, di lavoro e di ambiente cui la persona aspira. • Identificare le difficoltà sintomatologiche della persona adeguandone i trattamenti. • Valutare la personalità e le attuali abilità della persona definendo quelle necessarie al buon funzionamento nei diversi contesti di vita per insegnare alla persona le abilità mancanti e/o modificare gli ambienti. • Elencare le risorse e le limitazioni dell’attuale ambiente di vita della persona. • Mobilizzare le risorse che possono arricchire il progetto di recupero e contrastare le limitazioni presenti. • Modificare gli ambienti di vita per sostenere le abilità appena apprese. MALATTIA E SALUTE: ESPERIENZA DELLA TOTALITÀ DELLA PERSONA Malattia e salute sono concetti inscindibili in quanto definiscono la polarità negativa e positiva della stessa realtà. Comprendere il significato della malattia è indispensabile per la determinare il concetto di salute e quindi per delineare il modello di cura. La malattia va considerata un evento che, pur affondando le sue radici nel dato fisiologico, non si esaurisce in esso, ma riceve significato da altri contesti (sociale, culturale), e rinvia soprattutto alla dimensione personale. “E’ più importante sapere che tipo di persona ha una malattia piuttosto che sapere quale tipo di malattia ha una persona” Ippocrate, 415 a.C. Il Concetto di Persona (Guardini 1935) • Essere persona significa anzitutto irripetibilità e singolarità del soggetto; autoappartenenza: sono uno, solo io sono questa persona. • La persona è autoappartenenza in interiorità e dignità. Non può essere presa in posseso, usata come mezzo, subordinata ad uno scopo. • Solo essa dispone di sé.La realizzazione di sé poggia anche sulla sua iniziativa. Persona come potenzialità in divenire. • L’interiorità e la dignità si radicano nello Spirito. • All’interiorità ultima solo Dio ha accesso: solo inrapporto a Dio divento veramente persona Modello Psicobiologico della Personalità (Cloninger, Svrakic et al., 1994,2003) TEMPERAMENTO : tratti in parte congeniti, biologicamente determinati che interagiscono con le funzioni cognitive, con i fattori ambientali e le spinte motivazionali modellandosi attraverso processi di memoria procedurale. CARATTERE : fattori della personalità basati su differenze in autoconcetti che si sviluppano attraverso i processi legati alla memoria proposizionale. • TEMPERAMENTO (107 items) • Novelty Seeking (Ricerca della Novità) DOPAMINA • Harm Avoidance (Evitamento del Danno) SEROTONINA • Reward Dependence (Dipendenza dal Riconoscimento) NORADRENALINA • Persistence CARATTERE (119 items) • Self-Directedness (Autodirettività) Autoconcetti riguardanti il Sè • Cooperativeness (Cooperatività) Autoconcetti riguardanti gli altri • Self-Transcendence (Autotrascendenza) Autoconcetti riguardanti il mondo (in senso olistico) ( La sofferenza “tende a separarci dalle persone e dalle cose, isolandoci e incrinando la nostra relazione con gli altri. Ogni esperienza di sofferenza e di dolore morale si accompagna al distacco dalle cose e alla ricerca di solitudine: che può essere la grande solitudine interiore, o la più arida e sconsolata solitudine, come l’ isolamento . Sottrarre, quando sia possibile, la sofferenza alla solitudine e all’isolamento ha una significazione psicologica e umana:la terapia è l’attribuzione di senso. Il senso della sofferenza non è facile da rintracciare: c’è una sofferenza inevitabile e una sofferenza evitabile; c’è una sofferenza che testimonia della grandezza, e della fragilità, della condizione umana, e c’è una sofferenza che sfugge, o sembra sfuggire, a ogni significato; c’è una sofferenza che nasce nel cuore di un’esperienza psicotica o nevrotica, e che si attenua e guarisce quando questa si dissolve, e c’è una sofferenza che è radicata nella condizione umana. Significato : cosa vuol dire? perché a me ? Direzione : a cosa serve? Cosa verrà dopo? • «Noi uomini, non siamo esseri armonici. Profondi conflitti si esprimono in noi. Già ciò che si chiama 'vita' è in noi discorde. Volontà per la vita e volontà per la morte, volontà del piacere e volontà del dolore s'intrecciano intimamente. Tutto può farsi in noi via verso la gioia e l'ascesa; ma tutto anche veicolo verso il dolore e il precipizio. Tutto tormenta l'uomo perché egli stesso si vuol tormentare. Chi sa qualcosa della malinconia e delle sue complesse forme e diramazioni, sa anche di questa arcana, sorda volontà di dover patire e di dover perire. Chi ha occhi per vedere, vede l'oscura potenza della malinconia percorrere l'umanità, collegata con tutte le potenze dell'antinatura, della crudeltà, dello smarrimento». “oppressione dello spirito:un peso grava su di noi, che ci sta sopra fino a schiacciarci; dalla loro naturale tensione le membra e gli organi si rilasciano; sensi, impulsiforze immaginative si paralizzano; si spossa la volontà. E lo stimolo e la gioia del lavoro e della lotta languiscono.”… Guardini rivendica la necessità di una interrogazione filosofica della malinconia in grado di svelarne il senso metafisico “Troppo dolorosa è la melanconia e troppo a fondo spinge le sue radici nel nostro essere di uomini, perché la si debba abbandonare nelle mani degli psichiatri.” (1952) SALUTE E CURA NELL’ORIZZONTE DEL LIMITE UMANO Il concetto di salute non può essere ridotto all’efficienza fisica o alla capacità di godimento, ma deve integrare realisticamente gli aspetti di limitazione e di sofferenza propri della vita dell’uomo. La sofferenza fa parte della vita dell’uomo, e se è vero deve essere, per quanto possibile, debellata, bisogna riconoscere che va anche positivamente elaborata. La salute come completo benessere della persona esige l’acquisizione di un’attitudine realistica nei confronti della sofferenza, frutto di una costante educazione del desiderio umano a introiettare il senso del limite come condizione per una corretta presa di coscienza delle possibilità e per un serio impegno a svilupparle. SALUTE E CURA NELL’ORIZZONTE DEL LIMITE UMANO Anche il concetto di cura risente di questa visione, in quanto occorre accettarne il carattere di parzialità. Gli innegabili progressi in ambito diagnostico e terapeutico non comportano la sconfitta di ogni malattia: alla scomparsa di alcune forme morbose si accompagna infatti l’insorgenza di altre, legate ai nuovi stili di vita. La cura non può rinunciare a sollecitare il singolo ad appropriarsi della malattia, per trasformarla in realtà da vivere come prova che può portare sì alla destabilizzzione interiore, ma può anche diventare il presupposto per recuperare una più seria maturità della personalità e una più autentica apertura verso gli altri. • La persona con disagio psichico Ricerche recenti sulla biopsicologia della personalità, temperamento e carattere, avvalorano l’uso dell’espressione persona con disagio psichico ,rispetto a “malato psichico”. C’è qui una forte progressione etica delle scienze mediche e psicologiche: il disturbo psicopatologico rappresenta un disagio al quale la persona, la personalità dell’individuo, può far fronte, con una reazione, un atteggiamento riparativo, una difesa (coping e resilience). Il disturbo psichico si origina quando i sistemi difensivi inconsci nei confronti dell’angoscia di morte sono inefficenti. DEPRESSIONE : vissuto di perdita , mancanza, lutto ANSIA-ANGOSCIA : timore della perdita, mancanza DISTACCO DALLA REALTA’:deliri, allucinazioni, TRATTI DELLA PERSONALITÀ: rabbia, impulsività, aggressività, dipendenza,isolamento, rifiuto ,etc complicano l’espressione e le cure di tutti i disturbi psichici. Malinconia è l’inquietudine dell’uomo che avverte la vicinanza dell’infinito: beatitudine e minaccia ad un tempo” …c’è quella buona che precede l’atto creativo…quella cattiva..che consiste nella coscienza di aver perduto la posta…fino allo sconforto e alla disperazione ..definitiva” (Guardini 1959) DEPRESSIONE La depressione è una malattia caratterizzata da tristezza grave demoralizzazione, scoraggiamento profondo senza speranza di guarire, sentimento di colpa e grave dolore morale. Nucleare è il vissuto di perdita, il lutto, il dolore morale. Le espressioni dell’attività mentale coinvolte nel processo patologico sono l’umore, la psicomotricità, il pensiero, gli istinti;sintomi neurovegetativi interessanti il sonno, l’appetito e la libido, alterazioni dei ritmi stagionali. . ..Nel frattempo si sollevò una gran tempesta di vento e gettava le onde nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: “Maestro, non t’importa che moriamo?”. Destatosi, sgridò il vento e disse al mare:“Taci, calmati!”. Il vento cessò e vi fu grande bonaccia. Poi disse loro:“Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?”. E furono presi da grande timore . “Marco (4,35-41) Brueghel, Jan, il Vecchio Il progetto di cura biopsicosociale comprende interventi nei tre ambiti farmacologico, psicologico e relazionale. • Le ricerche delle neuroscienze confermano la teoria della psicologia dinamica per cui il sintomo psicopatologico ha senso, direzione e significato: segno e segnale del disturbo e al contempo tentativo inconscio, controproducente, di riparazione. Il delirio schizofrenico, il digiuno anoressico esprimono l’angoscia profonda di vivere, e al contempo sono risposte, svantaggiose a questa angoscia: di qui la paura del cambiamento e la resistenza ai trattamenti sia da parte dei malati che, talora, delle loro famiglie. • Sono compromesse le risposte ai fondamentali bisogni di sicurezza, di attaccamento, appartenenza, cooperazione e creatività necessari per lo sviluppo della persona specie per sentirsi responsabili e meritevoli di affetto. Essere prossimo Lo stile della comunicazione di chi i è prossimo al malato - medici, psicologi, famigliari, volontari – è decisivo per le cure dei soggetti con disagio psichico: vivendo in mezzo a noi cristiani essi motivano ulteriormente la necessità di "essere con" "per" … Questa presenza significativa al loro fianco ha spesso l’effetto di una (ri) educazione, di un incoraggiamento molto utile per la cura e la qualità della vita. • Il processo di incoraggiamento, nella accezione di A.Adler - psichiatra pioniere della psicoanalisi rappresenta il nucleo della psicoterapia, della relazione empatica : configura quei modi di pensare, sentire,essere («Tardiva assunzione della funzione materna», cfr. Adler 1936) del terapeuta che trasmette al paziente scoraggiato e demoralizzato i propri sentimenti di fiducia, in modo che «il paziente impari a fidarsi di sé stesso». Ne consegue una crescita della sicurezza e dell’autostima Sentire l’altro: l’empatia L’empatia è l’atto attraverso cui ci rendiamo conto che l’Altro è soggetto di esperienza come lo siamo noi: vive sentimenti ed emozioni, compie atti volitivi e cognitivi. Capire quel che sente, vuole e pensa l’Altro è elemento essenziale della convivenza umana nei suoi aspetti sociali, politici e morali. Empatia è fare esperienza interiore di un’esperienza che non è la mia, vivo un sentimento che non è il mio. La scoperta della realtà di ciò che vive un’altra persona è il centro e il fondamento primario di ogni relazione. L’empatia acquista rilevanza etica, diventa assunzione di responsabilità verso l’Altro, considerato come soggetto che soffre o gioisce, che ama o che odia. E. Stein 1917: un punto di vista fenomenologico dell’empatia «Nel momento in cui trasponendoci interiormente nell’orientamento e nel vissuto di un altro, viviamo in modo non originario l’esperienza originaria altrui, [...] in quel preciso momento il soggetto dell’empatia è il Noi in cui l’Io empatizzante e l’Io empatizzato permangono distinti. [...] Allora io giungo in questo dato modo, non al fenomeno del vissuto altrui, ma a una mia propria esperienza, che l’azione vista fare dall’altro, risveglia in me» (E. Stein 1917) • Recenti tecniche di brain imaging hanno scoperto speciali cellule cerebrali, i cosiddetti neuroni specchio, attivi nei processi empatici di riconoscimento «di coloro che sono simili o dissimili a sé». Queste acquisizioni neurobiologiche sull’empatia, chiariscono importanti meccanismi di condivisione emotiva, attaccamento e costruzioni dei legami affettivi. Le emozioni profonde, espresse per via non verbale, sono più incisive, contagiose, rispetto al linguaggio verbale: copiatura, imitazione, contagio invisibile e potente, dell’angoscia come pure della fiducia C’è una imitazione implicita inconscia reciproca tra medico e paziente che è responsabile del processo di cambiamento, più consistente rispetto agli interventi verbali. La relazione terapeutica è caratterizzata da continue e reciproche imitazioni tra paziente e terapeuta, è probabile che la Imitazione da parte del paziente dell'espressione modificata dal terapeuta dell'esperienza del paziente svolga funzioni terapeutiche regolatrici. • Il processo di incoraggiamento o transmotivante è di per sé un intervento psicoterapeutico, ma rappresenta la caratteristica di fondo ogni buona relazione umana: richiede empatia e riattiva di per sé la crescita di fiducia, autostima e creatività . E’ costituito: • a) da modi di essere e di fare del terapeuta, volontario, etc. : l'Altro è accolto così com'è : silenzioso, ostile, triste, bizzarro, confuso, etc.; • b) accogliere le proprie paure di insuccesso, rifiuto, incapacità etc.) per aiutare implicitamente, per contagio empatico, il malato a fare altrettanto; • c) sono rispettati i vissuti depressivi, i bisogni di solitudine del paziente ; vengono riconosciuti i suoi sforzi senza fingere di non vedere gli insuccessi, anzi vivendoli con lui; • Il processo di incoraggiamento 2 d) mediante la propria fiducia il medico facilita per effetto empatico la fiducia nel paziente di far fronte al disturbo, promuovendo un miglior adattamento creativo; e) la presenza incoraggiante, dà valore al paziente e implicitamente gli conferma di essere meritevole di dedizione e stima; f) questi modi di essere/fare curano il disturbo e accrescono la Qualità di Vita di chi soffre. • Non si intende quindi quella rassicurazione facile poco utile a chi la somministra, dannosa talora per chi la riceve: la pacca sulla spalla, vedrai che andrà bene….. • L’incoraggiare autentico è una presenza significativa efficace per una ulteriore motivazione alla vita: l'atteggiamento empatico e disponibile del medico, famigliare,volontario favorisce per effectum più che per intentionem, nel paziente, la (ri)scoperta del senso della malattia che dell’esistenza. • I care givers curano la propria qualità di vita, accettando di essere a loro volta aiutati per non diventare troppo esigenti, o insofferenti nel colmare tutti i bisogni di queste persone, con il rischio di mantenerne la regressione e dipendenza psicologica Educare alla vita nel disagio psichico significa allora testimoniare con la propria presenza incoraggiante talora silenziosa la ripresa possibile qui e ora, il mantenimento di autonomia e competenza relazionale insieme, con, a favore del nostro prossimo che attraversa un periodo, talora una vita con disagio psichico. Incontro incoraggiante con la mancanza • “ anche qui esiste un compito.. Innanzi a Dio e con Lui si sveglia qualcosa di nuovo…da capo una nascita…ciò che fu perduto, non già è recuperato, bensì superato…Soltanto nella croce di Cristo ha una soluzione la pena della malinconia…Nelle lettere di San Paolo…una vera e propria teologia della malinconia..” Guardini (1952) “Non affliggersi come gli altri diventa il linguaggio di chi crede che la morte è vinta nel Signore. (S.Paolo, 1 Ts 4,13) “Dov’è o morte la tua vittoria? Dov’è, o morte, il tuo pungiglione? Il pungiglione della morte è il peccato e la forza del peccato è la legge. Siano rese grazie a Dio che ci dà la vittoria per mezzo del Signore Nostro Gesù Cristo (S.Paolo 1 Cor, 15-35) “Però noi abbiamo questo tesoro in vasi di creta, poiché appaia che la potenza straordinaria viene da Dio e non da noi. Siamo infatti tribolati da ogni parte, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi: portando sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo” (S.Paolo 2 Cor, 7,4) sofferenza dei curanti Il dio Apollo insegna al centauro Chirone l’arte della medicina. Il centauro cura i malati più gravi con frustoli di una piaga incurabile al suo ginocchio… Asclepio apprende da Chirone i segreti della medicina…viene fulminato da Zeus per aver fatto rivivere con una medicina un morto. (700 ca. A.C.) ….il giusto, Servo del Signore… “...per le sue piaghe noi siamo stati guariti…” Isaia 53,5 (800 ca.A.C.) L’ATTIVITÀ DEL CURANTE TRA CURA E GUARIGIONE La capacità di scavare nel mondo interiore dell’altro è però direttamente proporzionale alla capacità di empatia, di entrare in contatto con il proprio mondo interiore, di elaborare l’angoscia di morte suscitata dalla malattia e di ridimensionare la presunzione di onnipotenza per accettare il limite del proprio intervento. E’ soprattutto proporzionale alla disponibilità a elaborare la sofferenza – quella del malato e la propria – non rimuovendola o mascherandola, ma confrontandosi con essa, restituendole la parola e superando la tentazione di facili illusioni. Sofferenza cura e curanti Promemoria: “...noi medici non saremo liberati dal male, ma possiamo imparare come trattarlo…” "Chi curerà il medico, chi lo aiuterà a non pretendere di eliminare la sua ferita, visto che questa è in certa misura congeniale alla sua attività terapeutica ?” (Guggenbuhl-Graig 1983) Sofferenza e psicopatologia “[…] non crediate che colui che tenta di confortarvi viva senza fatica in mezzo alle parole semplici e calme, che qualche volta vi fanno bene. La sua vita reca molta fatica e tristezza e resta lontana dietro a loro. Ma, fosse altrimenti, egli non avrebbe potuto trovare quelle parole”. R.M. Rilke