EDUCARE alla vita disagio psichico Fassino

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EDUCARE ALLA VITA NEL
DISAGIO PSICHCO
Secondo Fassino
Ordinario di Psichiatria all’Università di Torino
Convegno Diocesano Educare alla vita,vivere la fragilità
Torino12 febbraio 2011
Percorso argomentativo
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La Persona con Disagio Psichico
Personalità ed empatia
I disturbi psichici
Dolore morale: la depressione
Essere Prossimo
Il processo di incoraggiamento
“La malattia mentale è una patologia della vita psichica e di
relazione che minaccia l’uomo nella sua umanità,
compromettendo le sue capacità di autonomia e di adattamento”
(Ey, 1960) “La malattia mentale è considerata portatrice di un
senso (direzione e significato) inconscio , la cui interpretazione è
decisiva per la messa in atto del trattamento terapeutico.” (Adler
1935; Frankl 1967; Piana 2002).
Sulle cause si sono succedute e contrastate diverse scuole:
ipotesi organicista e ipotesi psicoanalitica, psicologica; ipotesi
socio culturale, fino all’antipsichiatria.
MALATTIA e MALE
La presa di coscienza della precarietà dell’umano, di cui la
malattia è spia inequivocabile, costringe a ripensare la questione
dell’origine del male, evitando sia la negazione sia
l’assolutizzazione della responsabilità dell’uomo.
La coscienza dell’uomo registra la presenza di situazioni negative
che rinviano alla responsabilità umana, ma percepisce, nello
stesso tempo, che le azioni umane hanno conseguenze
impreviste che vanno al di là delle intenzioni di chi le ha
prodotte e che ricadono sugli altri e sul mondo.
MALATTIA E SOFFERENZA COME FORME DEL MALE
La presenza del male nel mondo e l’impossibilità di
ricondurlo, almeno in parte, alla responsabilità umana,
alimentano stati di frustrazione e di colpevolezza
nevrotica: laddove il male si presenta come invincibile, il
sentimento che emerge è quello dell’angoscia distruttiva e
paralizzante.
L’eccesso di colpa e la negazione della colpa sono, dal punto
di vista soggettivo, speculari: in ambedue i casi l’uomo è
ridotto all’impotenza, o in ragione di una colpevolezza
insopportabile o a causa di una fatalità che risulta invincibile.
MALATTIA E SOFFERENZA COME FORME DEL MALE
S. Freud: male come risultato della triplice pulsione egoismo
libido destrudo
A. Adler: la volontà di potenza che prevarica il sentimento
sociale
Tommaso d’Aquino (Summa contra gentiles):” Dio non viene
offeso da altro se non da ciò che facciamo contro il nostro
proprio bene”
DISTURBO PSICHICO
• I disturbi provocano un’alterazione del funzionamento sociale e
lavorativo del soggetto, in termini di deviazione da un concetto
normativo definito. Ciascun disturbo ha segni e sintomi caratteristici
che progrediscono in concomitanza o con sequenze specifiche
(concezione sindromica della malattia psichiatrica).
• Psicosi : disturbo grave, con perdita di contatto con la realtà, sintomi
inconsueti in soggetti normali (es.: deliri, allucinazioni), scarsa
coscienza di malattia;
• Nevrosi : disturbo meno grave, con conservazione del contatto con la
realtà, sintomi che in proporzione ridotta possono trovarsi in chiunque
(ansia, ossessioni), con una buona coscienza di malattia.
• Disturbo di personalità: struttura, stabile dall’infanzia o
dall’adolescenza, di comportamento e di esperienza interna pervasiva,
inflessibile, rigida, che comporta un disadattamento del soggetto in
base al contesto socioculturale e che arreca scadimento o disagio
della qualità di vita
MALATTIA E SOFFERENZA COME FORME DEL MALE
La malattia è un evento difficilmente riconducibile a paradigmi
univoci. L’interpretazione biologica, quando estende la propria
“comprensione” alla sfera psicologica e sociale, cioè a campi a
essa irriducibili, rischia di oggettivarla, mettendo tra parentesi
l’aspetto soggettivo e relazionale; d’altra parte, la
rappresentazione che ci forniscono le scienze psicologiche e
sociali, che pongono giustamente l’accento sui significati
simbolici della malattia, rischia di sottovalutarne le dinamiche
biofisiologiche. L’approccio biopsicosociale (Hengel 1970)
La mancata composizione e articolazione di sfera
biologica e sfera psicosociale impedisce un corretto
approccio al senso della malattia e alla definizione
della sua identità.
CAUSE DEL DISTURBO PSICHICO
Con disturbo si intende, secondo il modello biopsicosociale
alterazione, sofferenza, noxa patogena a carico:
a) dei processi biologici – meccanismi neurotrasmettitoriali
cerebrali, neuroendocrini e organici in generale; sono in parte
noti per alcuni disturbi come schizofrenia, anoressia
depressione , a quelli di personalità, alle demenze ecc.;
b) della comunicazione intrapsichica del mondo interno del
soggetto, delle diverse funzioni e processi mentali che
costituiscono la personalità del soggetto; sono primariamente
o secondariamente alterati in tutti i disturbi mentali e spesso,
secondariamente, anche in quelli somatici;
c) delle comunicazioni interpersonali e socioculturali che
concorrono all’adattamento creativo del soggetto al mondo
esterno; queste sono di fatto alterate in tutti i disturbi e
richiedono la maggior attenzione negli interventi di
riabilitazione.
DISABILITÀ
Le gravi malattie mentali (schizofrenia, anoressia, dist. Personalità)
riducono la capacità della persona di utilizzare le abilità di base
necessarie ad avere successo nei principali ruoli sociali.
• Disabilità primarie
I sintomi di una grave malattia mentale sono le sue disabilità più evidenti
e possono distruggere completamente le capacità di una persona anche
nelle abilità più elementari.
• Disabilità secondarie
Le persone possono ridimensionare il loro ruolo di funzionamento
lavorativo in seguito alla loro malattia e al decorso non prevedibile dei
loro sintomi . E’ dimostrato inoltre che mesi o anni prima dello sviluppo
dei sintomi, le persone funzionano scarsamente nelle interazioni sociali,
si isolano, sperimentano le prime difficoltà, e hanno decrescenti
opportunità per apprendere le abilità di base per l’esistenza.
RIABILITAZIONE PSICHIATRICA
Progetti di cura spesso residenziali per aiutare gli individui a “raggiungere
quelle abilità fisiche, emozionali, sociali e intellettuali necessarie a vivere,
apprendere e lavorare nella società con il minor sostegno possibile da parte
dei professionisti della salute”
Le abilità si acquisiscono attraverso un processo multifasico:
• Definire i ruoli esistenziali, di lavoro e di ambiente cui la persona aspira.
• Identificare le difficoltà sintomatologiche della persona adeguandone i
trattamenti.
• Valutare la personalità e le attuali abilità della persona definendo quelle
necessarie al buon funzionamento nei diversi contesti di vita per insegnare alla
persona le abilità mancanti e/o modificare gli ambienti.
• Elencare le risorse e le limitazioni dell’attuale ambiente di vita della persona.
• Mobilizzare le risorse che possono arricchire il progetto di recupero e contrastare
le limitazioni presenti.
• Modificare gli ambienti di vita per sostenere le abilità appena apprese.
MALATTIA E SALUTE: ESPERIENZA DELLA TOTALITÀ DELLA PERSONA
Malattia e salute sono concetti inscindibili in quanto
definiscono la polarità negativa e positiva della stessa realtà.
Comprendere il significato della malattia è indispensabile per
la determinare il concetto di salute e quindi per delineare il
modello di cura.
La malattia va considerata un evento che, pur affondando le
sue radici nel dato fisiologico, non si esaurisce in esso, ma
riceve significato da altri contesti (sociale, culturale), e rinvia
soprattutto alla dimensione personale.
“E’ più importante
sapere che tipo di
persona ha una malattia
piuttosto che sapere
quale tipo di malattia ha
una persona”
Ippocrate, 415 a.C.
Il Concetto di Persona (Guardini 1935)
• Essere persona significa anzitutto irripetibilità e singolarità
del soggetto; autoappartenenza:
sono uno, solo io sono questa persona.
• La persona è autoappartenenza in interiorità e dignità. Non
può essere presa in posseso, usata come mezzo, subordinata
ad uno scopo.
• Solo essa dispone di sé.La realizzazione di sé poggia anche
sulla sua iniziativa. Persona come potenzialità in divenire.
• L’interiorità e la dignità si radicano nello Spirito.
• All’interiorità ultima solo Dio ha accesso: solo inrapporto a Dio
divento veramente persona
Modello Psicobiologico della Personalità
(Cloninger, Svrakic et al., 1994,2003)
TEMPERAMENTO : tratti in parte congeniti, biologicamente determinati che
interagiscono con le funzioni
cognitive, con i fattori ambientali e le spinte motivazionali modellandosi attraverso processi di memoria procedurale.
CARATTERE : fattori della personalità basati su differenze in autoconcetti che si
sviluppano attraverso i
processi legati alla memoria proposizionale.
• TEMPERAMENTO (107 items)
• Novelty Seeking (Ricerca della Novità)
DOPAMINA
• Harm Avoidance (Evitamento del Danno)
SEROTONINA
• Reward Dependence (Dipendenza dal
Riconoscimento)
NORADRENALINA
• Persistence
CARATTERE (119 items)
• Self-Directedness (Autodirettività)
Autoconcetti riguardanti il Sè
• Cooperativeness (Cooperatività)
Autoconcetti riguardanti gli altri
• Self-Transcendence (Autotrascendenza)
Autoconcetti riguardanti il mondo (in senso olistico)
(
La sofferenza “tende a separarci dalle persone e dalle cose,
isolandoci e incrinando la nostra relazione con gli altri.
Ogni esperienza di sofferenza e di dolore morale si
accompagna al distacco dalle cose e alla ricerca di solitudine:
che può essere la grande solitudine interiore, o la più arida
e sconsolata solitudine, come l’ isolamento .
Sottrarre, quando sia possibile, la sofferenza alla
solitudine e all’isolamento ha una significazione
psicologica e umana:la terapia è l’attribuzione di
senso.
Il senso della sofferenza non è facile da rintracciare: c’è una
sofferenza inevitabile e una sofferenza evitabile; c’è una
sofferenza che testimonia della grandezza, e della fragilità,
della condizione umana, e c’è una sofferenza che sfugge, o
sembra sfuggire, a ogni significato; c’è una sofferenza che
nasce nel cuore di un’esperienza psicotica o nevrotica, e che
si attenua e guarisce quando questa si dissolve, e c’è una
sofferenza che è radicata nella condizione umana.
Significato : cosa vuol dire? perché a me ?
Direzione : a cosa serve? Cosa verrà dopo?
•
«Noi uomini, non siamo esseri armonici. Profondi
conflitti si esprimono in noi. Già ciò che si chiama 'vita'
è in noi discorde. Volontà per la vita e volontà per la
morte, volontà del piacere e volontà del dolore
s'intrecciano intimamente. Tutto può farsi in noi via
verso la gioia e l'ascesa; ma tutto anche veicolo verso il
dolore e il precipizio. Tutto tormenta l'uomo perché
egli stesso si vuol tormentare. Chi sa qualcosa della
malinconia e delle sue complesse forme e diramazioni,
sa anche di questa arcana, sorda volontà di dover patire
e di dover perire. Chi ha occhi per vedere, vede l'oscura
potenza della malinconia percorrere l'umanità, collegata
con tutte le potenze dell'antinatura, della crudeltà, dello
smarrimento».
“oppressione dello spirito:un peso grava su di noi, che
ci sta sopra fino a schiacciarci; dalla loro naturale
tensione le membra e gli organi si rilasciano; sensi,
impulsiforze immaginative si paralizzano; si spossa la
volontà. E lo stimolo e la gioia del lavoro e della lotta
languiscono.”…
Guardini rivendica la necessità di una interrogazione
filosofica della malinconia in grado di svelarne il senso
metafisico
“Troppo dolorosa è la melanconia e troppo a fondo
spinge le sue radici nel nostro essere di uomini, perché
la si debba abbandonare nelle mani degli psichiatri.”
(1952)
SALUTE E CURA NELL’ORIZZONTE DEL LIMITE UMANO
Il concetto di salute non può essere ridotto all’efficienza fisica o
alla capacità di godimento, ma deve integrare realisticamente gli
aspetti di limitazione e di sofferenza propri della vita
dell’uomo.
La sofferenza fa parte della vita dell’uomo, e se è vero deve
essere, per quanto possibile, debellata, bisogna riconoscere che
va anche positivamente elaborata.
La salute come completo benessere della persona esige
l’acquisizione di un’attitudine realistica nei confronti della
sofferenza, frutto di una costante educazione del desiderio
umano a introiettare il senso del limite come condizione per
una corretta presa di coscienza delle possibilità e per un serio
impegno a svilupparle.
SALUTE E CURA NELL’ORIZZONTE DEL LIMITE UMANO
Anche il concetto di cura risente di questa visione, in quanto
occorre accettarne il carattere di parzialità.
Gli innegabili progressi in ambito diagnostico e terapeutico
non comportano la sconfitta di ogni malattia: alla scomparsa
di alcune forme morbose si accompagna infatti l’insorgenza di
altre, legate ai nuovi stili di vita.
La cura non può rinunciare a sollecitare il singolo ad
appropriarsi della malattia, per trasformarla in realtà da
vivere come prova che può portare sì alla destabilizzzione
interiore, ma può anche diventare il presupposto per
recuperare una più seria maturità della personalità e
una più autentica apertura verso gli altri.
• La persona con disagio psichico
Ricerche recenti sulla biopsicologia della
personalità, temperamento e carattere,
avvalorano l’uso dell’espressione persona
con disagio psichico ,rispetto a “malato
psichico”. C’è qui una forte progressione
etica delle scienze mediche e psicologiche:
il disturbo psicopatologico rappresenta un
disagio al quale la persona, la personalità
dell’individuo, può far fronte, con una
reazione, un atteggiamento riparativo, una
difesa (coping e resilience).
Il disturbo psichico si origina quando i sistemi
difensivi inconsci nei confronti dell’angoscia di
morte sono inefficenti.
DEPRESSIONE : vissuto di perdita , mancanza,
lutto
ANSIA-ANGOSCIA : timore della perdita,
mancanza
DISTACCO DALLA REALTA’:deliri, allucinazioni,
TRATTI DELLA PERSONALITÀ: rabbia,
impulsività, aggressività, dipendenza,isolamento,
rifiuto ,etc complicano l’espressione e le cure di
tutti i disturbi psichici.
Malinconia è l’inquietudine dell’uomo che avverte la
vicinanza dell’infinito: beatitudine e minaccia ad un tempo”
…c’è quella buona che precede l’atto creativo…quella
cattiva..che consiste nella coscienza di aver perduto la
posta…fino allo sconforto e alla disperazione ..definitiva”
(Guardini 1959)
DEPRESSIONE
La depressione è una malattia caratterizzata da tristezza grave
demoralizzazione, scoraggiamento profondo senza speranza di
guarire, sentimento di colpa e grave dolore morale. Nucleare è
il vissuto di perdita, il lutto, il dolore morale.
Le espressioni dell’attività mentale coinvolte nel processo
patologico sono l’umore, la psicomotricità, il pensiero, gli
istinti;sintomi neurovegetativi interessanti il sonno, l’appetito e
la libido, alterazioni dei ritmi stagionali.
. ..Nel frattempo si sollevò
una gran tempesta di vento
e gettava le onde nella barca,
tanto che ormai era piena.
Egli se ne stava a poppa, sul
cuscino, e dormiva.
Allora lo svegliarono e gli
dissero: “Maestro, non
t’importa che moriamo?”.
Destatosi, sgridò il vento e
disse al mare:“Taci, calmati!”.
Il vento cessò e vi fu grande
bonaccia. Poi disse
loro:“Perché siete così
paurosi? Non avete ancora
fede?”. E furono presi da
grande timore .
“Marco (4,35-41)
Brueghel, Jan, il Vecchio
Il progetto di cura biopsicosociale comprende interventi nei
tre ambiti farmacologico, psicologico e relazionale.
• Le ricerche delle neuroscienze confermano la teoria della
psicologia dinamica per cui il sintomo psicopatologico ha
senso, direzione e significato: segno e segnale del disturbo e
al contempo tentativo inconscio, controproducente, di
riparazione. Il delirio schizofrenico, il digiuno anoressico
esprimono l’angoscia profonda di vivere, e al contempo sono
risposte, svantaggiose a questa angoscia: di qui la paura del
cambiamento e la resistenza ai trattamenti sia da parte dei
malati che, talora, delle loro famiglie.
• Sono compromesse le risposte ai fondamentali bisogni di
sicurezza, di attaccamento, appartenenza, cooperazione e
creatività necessari per lo sviluppo della persona specie per
sentirsi responsabili e meritevoli di affetto.
Essere prossimo
Lo stile della comunicazione di chi i è prossimo al malato
- medici, psicologi, famigliari, volontari – è decisivo per
le cure dei soggetti con disagio psichico: vivendo in
mezzo a noi cristiani essi motivano ulteriormente la
necessità di "essere con" "per" … Questa presenza
significativa al loro fianco ha spesso l’effetto di una (ri)
educazione, di un incoraggiamento molto utile per la
cura e la qualità della vita.
• Il processo di incoraggiamento, nella accezione di
A.Adler - psichiatra pioniere della psicoanalisi rappresenta il nucleo della psicoterapia, della relazione
empatica : configura quei modi di pensare,
sentire,essere («Tardiva assunzione della funzione
materna», cfr. Adler 1936) del terapeuta che trasmette
al paziente scoraggiato e demoralizzato i propri
sentimenti di fiducia, in modo che «il paziente impari a
fidarsi di sé stesso».
Ne consegue una crescita della sicurezza e dell’autostima
Sentire l’altro: l’empatia
L’empatia è l’atto attraverso cui ci rendiamo conto che l’Altro è
soggetto di esperienza come lo siamo noi: vive sentimenti ed
emozioni, compie atti volitivi e cognitivi.
Capire quel che sente, vuole e pensa l’Altro è elemento essenziale
della convivenza umana nei suoi aspetti sociali, politici e morali.
Empatia è fare esperienza interiore di un’esperienza che non è la
mia, vivo un sentimento che non è il mio.
La scoperta della realtà di ciò che vive un’altra persona è il centro e
il fondamento primario di ogni relazione.
L’empatia acquista rilevanza etica, diventa assunzione di
responsabilità verso l’Altro, considerato come soggetto che soffre o
gioisce, che ama o che odia.
E. Stein 1917: un punto di vista
fenomenologico dell’empatia
«Nel momento in cui trasponendoci interiormente
nell’orientamento e nel vissuto di un altro, viviamo
in modo non originario l’esperienza originaria
altrui, [...] in quel preciso momento il soggetto
dell’empatia è il Noi in cui l’Io empatizzante e l’Io
empatizzato permangono
distinti. [...] Allora io giungo in questo dato modo,
non al fenomeno del vissuto altrui, ma a una mia
propria esperienza, che l’azione vista fare
dall’altro, risveglia in me» (E. Stein 1917)
•
Recenti tecniche di brain imaging hanno scoperto
speciali cellule cerebrali, i cosiddetti neuroni specchio,
attivi nei processi empatici di riconoscimento «di coloro
che sono simili o dissimili a sé». Queste acquisizioni
neurobiologiche sull’empatia, chiariscono importanti
meccanismi di condivisione emotiva, attaccamento e
costruzioni dei legami affettivi. Le emozioni profonde,
espresse per via non verbale, sono più incisive,
contagiose, rispetto al linguaggio verbale: copiatura,
imitazione, contagio invisibile e potente, dell’angoscia
come pure della fiducia
C’è una imitazione implicita inconscia reciproca tra medico e paziente
che è responsabile del processo di cambiamento, più consistente rispetto agli
interventi verbali. La relazione terapeutica è caratterizzata da continue e
reciproche imitazioni tra paziente e terapeuta, è probabile che la
Imitazione da parte del paziente dell'espressione modificata dal
terapeuta dell'esperienza del paziente svolga funzioni terapeutiche regolatrici.
• Il processo di incoraggiamento o
transmotivante è di per sé un intervento
psicoterapeutico, ma rappresenta la caratteristica di
fondo ogni buona relazione umana: richiede empatia e riattiva
di per sé la crescita di fiducia, autostima e creatività .
E’ costituito:
• a) da modi di essere e di fare del terapeuta,
volontario, etc. : l'Altro è accolto così com'è :
silenzioso, ostile, triste, bizzarro, confuso, etc.;
• b) accogliere le proprie paure di insuccesso, rifiuto,
incapacità etc.) per aiutare implicitamente, per
contagio empatico, il malato a fare altrettanto;
• c) sono rispettati i vissuti depressivi, i bisogni di
solitudine del paziente ; vengono riconosciuti i
suoi sforzi senza fingere di non vedere gli
insuccessi, anzi vivendoli con lui;
• Il processo di incoraggiamento 2
d) mediante la propria fiducia il medico facilita
per effetto empatico la fiducia nel paziente di far
fronte al disturbo, promuovendo un miglior
adattamento creativo;
e) la presenza incoraggiante, dà valore al
paziente e implicitamente gli conferma di
essere meritevole di dedizione e stima;
f) questi modi di essere/fare curano il disturbo e
accrescono la Qualità di Vita di chi soffre.
• Non si intende quindi quella rassicurazione facile poco
utile a chi la somministra, dannosa talora per chi la
riceve: la pacca sulla spalla, vedrai che andrà bene…..
• L’incoraggiare autentico è una presenza significativa
efficace per una ulteriore motivazione alla vita:
l'atteggiamento empatico e disponibile del medico,
famigliare,volontario favorisce per effectum più che per
intentionem, nel paziente, la (ri)scoperta del senso della
malattia che dell’esistenza.
• I care givers curano la propria qualità di vita,
accettando di essere a loro volta aiutati per non
diventare troppo esigenti, o insofferenti nel colmare
tutti i bisogni di queste persone, con il rischio di
mantenerne la regressione e dipendenza psicologica
Educare alla vita nel disagio psichico significa allora
testimoniare con la propria presenza incoraggiante
talora silenziosa la ripresa possibile qui e ora, il
mantenimento di autonomia e competenza
relazionale insieme, con, a favore del nostro
prossimo che attraversa un periodo, talora una
vita con disagio psichico.
Incontro incoraggiante con la
mancanza
• “ anche qui esiste un compito.. Innanzi a Dio e
con Lui si sveglia qualcosa di nuovo…da capo una
nascita…ciò che fu perduto, non già è recuperato,
bensì superato…Soltanto nella croce di Cristo ha
una soluzione la pena della malinconia…Nelle
lettere di San Paolo…una vera e propria teologia
della malinconia..” Guardini (1952)
“Non affliggersi come gli altri diventa
il linguaggio di chi crede che la morte è vinta nel Signore.
(S.Paolo, 1 Ts 4,13)
“Dov’è o morte la tua vittoria?
Dov’è, o morte, il tuo pungiglione?
Il pungiglione della morte è il peccato
e la forza del peccato è la legge.
Siano rese grazie a Dio che ci dà la vittoria per mezzo del
Signore Nostro Gesù Cristo (S.Paolo 1 Cor, 15-35)
“Però noi abbiamo questo tesoro in vasi di creta,
poiché appaia che la potenza straordinaria
viene da Dio e non da noi.
Siamo infatti tribolati da ogni parte, ma non schiacciati;
siamo sconvolti, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati;
colpiti, ma non uccisi: portando sempre e dovunque nel
nostro corpo la morte di Gesù perché anche la vita di Gesù
si manifesti nel nostro corpo” (S.Paolo 2 Cor, 7,4)
sofferenza dei curanti
Il dio Apollo insegna al centauro Chirone l’arte della medicina. Il
centauro cura i malati più gravi con frustoli di una
piaga incurabile al suo ginocchio… Asclepio apprende da Chirone
i segreti della medicina…viene fulminato da Zeus per aver fatto
rivivere con una medicina un morto. (700 ca. A.C.)
….il giusto, Servo del Signore…
“...per le sue piaghe noi siamo stati guariti…”
Isaia 53,5 (800 ca.A.C.)
L’ATTIVITÀ DEL CURANTE TRA CURA E GUARIGIONE
La capacità di scavare nel mondo interiore dell’altro è
però direttamente proporzionale alla capacità di
empatia, di entrare in contatto con il proprio
mondo interiore, di elaborare l’angoscia di morte
suscitata dalla malattia e di ridimensionare la
presunzione di onnipotenza per accettare il limite del
proprio intervento.
E’ soprattutto proporzionale alla disponibilità a
elaborare la sofferenza – quella del malato e la
propria – non rimuovendola o mascherandola, ma
confrontandosi con essa, restituendole la parola e
superando la tentazione di facili illusioni.
Sofferenza cura e curanti
Promemoria:
“...noi medici non saremo liberati dal male, ma possiamo imparare
come trattarlo…”
"Chi curerà il medico, chi lo aiuterà
a non pretendere di eliminare la sua ferita, visto che questa
è in certa misura congeniale alla sua attività terapeutica ?”
(Guggenbuhl-Graig 1983)
Sofferenza e psicopatologia
“[…] non crediate che colui che tenta di confortarvi viva
senza fatica in mezzo alle parole semplici e calme, che
qualche volta vi fanno bene. La sua vita reca molta fatica
e tristezza e resta lontana dietro a loro. Ma, fosse
altrimenti, egli non avrebbe potuto trovare quelle parole”.
R.M. Rilke
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