la stella polare della sinistra

annuncio pubblicitario
1
2
La Stella Polare
della Sinistra
di
Luigi Fasce
3
A cura del Circolo
Guido Calogero e Aldo Capitini
Cultura Politica e Diritti del Cittadino
Socio fondatore del Gruppo di Volpedo
e del Network per il Socialismo Europeo
www.circolocalogerocapitini.it
4
''Le cause immediate sono legate
all’andamento
dei mercati finanziari, ma
credo ci sia qualcosa
di più profondo. Stanno
emergendo i segni della
carenza di risorse del pianeta.
La debolezza della
ripresa negli Usa e in Europa
è legata anche
al fatto che
mancano chiari modelli
di sviluppo sostenibile''
(Jeffrey Sachs)
5
6
Introduzione
di Giorgio Boratto
Questo nuovo lavoro di Luigi Fasce è di
compendio al suo libro Destra o Sinistra La rosa dei Valori e questa volta affronta la
Stella Polare della Sinistra.
Mentre nel primo libro di Luigi Fasce si
trattava delle ideologie che compongono il
pensiero politico nel mondo, con uno
sguardo
analitico
utile
a
comporre
un'insieme
di
valori
fondanti
l'orientamento politico; con la Stella Polare
della Sinistra si giunge, dopo una breve
analisi
storico
politica,
alla
sintesi
nell'individuazione di un obiettivo comune
a tutta la Sinistra europea e mondiale.
Appunto ad una Stella Polare, che è
riconducibile a quel Sole dell'Avvenire che
pare essersi spento con l'affermazione di
una esclusiva economia di mercato che ha
ucciso la solidarietà, il bene comune, il
lavoro come elemento di vera ricchezza e il
sentirsi parte di una comunità umana e
civile.
Insomma quel bene di vivere e progredire
che continua ad essere presente nell'idea
7
socialista. Ecco che la Stella Polare indicata
da Luigi Fasce si riassume nel modello di
economia definita socialdemocrazia ad alta
definizione alla Olof Palmer. Al centro poi
si ricolloca giustamente il tema del Lavoro.
Anche qui paradossalmente quello che,
nell'iconografia
ottocentesca
socialista
prima e comunista poi, era rappresentato
dalla falce e martello viene posto come
condizione essenziale da cui ripartire.
Ripartire dal Lavoro che come ricorda Luigi
Fasce nelle pagine finali del libro:
'L'impianto complessivo della Costituzione
definisce un quadro istituzionale fondato
sul
principio
della
Repubblica
liberaldemocratica
per
cui
lo
Stato
garantisce
inequivocabilmente
la
preminenza
del
Lavoro
rispetto
al
Capitale, ruolo attivo della mano pubblica
in alcuni settori strategici dell'economia e
comunque
prefigge
fini
sociali
all'economia'.
8
Premessa
Sono più 200 anni che ai “varchi di
accesso” al lavoro si sono insediati i
padroni del denaro, ovvero, come si
diceva un tempo di coloro che
detengono i mezzi di produzione e le
leve della finanza.
Con due aggravanti devastanti per i popoli
e le democrazie che nell'ultimo ventennio
l'egemonia del “liberismo oligarchico” si è
fatta globale e i padroni del denaro, delle
imprese, dei brevetti e del commercio
9
hanno asservito il potere politico tanto di
destra che di sinistra, imponendogli di:
 annullare i vincoli dei pubblici poteri
che dalla fine della seconda guerra
mondiale
avevano
posto
al
movimento
di
denaro,
merci,
persone,
 annullare ogni intervento pubblico in
economia.
 annullare ogni diritto dei lavoratori;
 annullare ogni vincolo
tutela dell'ambiente.
posto
alla
Perché il Lavoro possa riuscire ad avere
almeno nel 21 secolo la supremazia sul
Capitale occorre che la sinistra abbia
chiaro
il
modello
di
economia
“socialdemocratica ad alta definizione”, alla
Olof Palme, da attuare con programma di
riforme
strutturali
per
ricondurre
l'economia ai fini sociali e per la tutela
ambientale.
10
E' comune pensiero che la nuova forma
moderna
di
”schiavizzazione”
del
lavoratore sia avvenuta al tempo della
prima rivoluzione industriale (1760-1830)
quando si sviluppò prevalentemente in
Inghilterra un nuovo sistema economico, il
"capitalismo", il nuovo modo di produrre
enormi quantità di manufatti da inviare in
tutto il mondo la cui manodopera veniva
fornita da masse proletarie, composte da
ex contadini concentrate nelle città, pronte
per necessità di sopravvivenza a lasciarsi
sfruttare.
Ritengo
questa
devastante
dinamica
sociale, che ha dato origine alle lotte di
autodifesa del movimento dei lavoratori,
sia concausa secondaria con a monte una
“sovrastruttura”
(in
senso
marxista)
connubio di potere economico e potere
politico, “matrice originaria”, che ha
consentito fin dal tempo della “rivoluzione
industriale”ai detentori dei mezzi di
produzione – l'ottocentesco padrone delle
ferriere - il potere di presidiare “i varchi
11
d'accesso” al lavoro e di perpetrare “il
modo di produrre” capitalista finalizzato
solo al lucro.
Meccanismo pervenuto fino ai giorni nostri
nonostante le reiterate “crisi'' per l'eccesso
di produzione e conseguente saturazione
dei consumatori paganti, quando, ultimo
colpo di coda degli animaleschi spiriti del
capitale far dilatare oltre ogni sragionevole
limite economico, il mercato finanziario,
che da cancello della produzione è
diventato
autistico
“casinò
royale”
universale. Luciano Gallino ha dovuto
escogitare
un
neologismo
il
“finanzcapitalismo”
per
spiegare
l'innovazione malsana di questa fase di
capitalismo.
La vulgata del liberismo di ottocentesca
memoria prescrive libera competizione
delle imprese private sui mercati senza
vincoli statali e “stato minimo”. Ovvero
neutralità dello Stato in campo economico
lasciato in monopolio al privato nel gioco
della libera concorrenza del mercato.
Nella realtà il modello liberista puro non è
mai esistito.
12
Mentre esiste fin dalle sue origini un
modello di liberismo spurio per il quale
avendo il capitalismo come scopo il
massimo profitto dell'imprenditore, ha
bisogno di libertà di produzione e di
scambio e per questo ha la necessità di
fare svolgere un ruolo attivo allo stato
per fare adottare leggi in favore
dell'impresa privata,
eliminando
barriere doganali e lasciare senza
tutela alcuna i lavoratori.
Condizioni che si possono ottenere soltanto
quando il potere politico dello Stato viene
completamente sottomesso al potere
economico del privato.
Un lungo percorso è stato fatto
per
riuscire a far prendere coscienza di classe
ai lavoratori sfruttati e mobilitarli in difesa
dei loro diritti e poi, in nome del principio
di
Uguaglianza
con
la
rivoluzione
abbattere il sistema capitalistico come è
successo nel 1917 nell'URSS e sostituirlo
con il comunismo.
Se il sistema comunista avesse funzionato
non saremmo ancora qui a porci il
problema di trovare altre vie alternative al
modello
del
“liberismo
oligarchico”
13
attualmente egemone su scala mondiale
che sta producendo disastri economici,
politici e sociali.
Non ha funzionato il modello di economia
comunista dell'URSS, così come della Cina,
non sta funzionando il modello di economia
liberista USA.
Per proporre una alternativa ai due modelli
indicati dobbiamo evidenziarne il difetto
d'origine.
Per quanto riguarda il sistema comunista
oltre alla banale critica di aver soppresso
la libertà individuale si deve rilevare
altrettanto banalmente che la produzione
economica
programmata
dal
vertice
nazionale invece che fornire beni di
consumo per la popolazione è stata rivolta
alla imponente produzione di armamenti
sempre più tanti sempre più sofisticati
sempre più distruttivi pronti a essere usati
se dalla guerra fredda si fosse passati alla
guerra calda...
Sebbene abbiamo assistito alle tante
avvisaglie questo non è avvenuto.
L'arsenale URSS lasciato in dote all'attuale
Russo di Putin è ancora oggi imponente.
Probabilmente è ancora questa la ragione
14
per cui anche la “nuova” Russia liberista
non
riesce
a
soddisfare
in
modo
adeguatamente i bisogni primari della
popolazione.
Delle tante critiche rivolte al sistema URSS
vale indicarne almeno una per tutte, quella
di Bruno Rizzo:
critica
radicale
insinuatasi
all'interno
del
comunismo stesso che con metodo “marxiano” ha
prodotto una critica radicale alla logica per cui i
mezzi di produzione totalmente in mano
all'apparato
burocratico
del
partito-Stato
comunista dell'URSS pervenuto al potere con la
rivoluzione cruenta del 1917.
Perché la classe burocratica dell'URSS detenendo
in pratica i mezzi di produzione modificava in
nulla le condizioni alienanti dei lavoratori in
fabbrica, anzi creava condizioni ancora peggiori
perché i lavoratori non potevano nemmeno lottare
contro il capitalista privato di turno per migliorare
salario e condizioni di lavoro.
La sua tesi in buona sostanza prevede che i mezzi
di produzione siano dati in
autogestione ai
lavoratori.
(Luigi Fasce intervento “Capitale e Lavoro: la
secolare partita a scacchi” Convegno di Livorno –
febbraio 2011 - Dalla divisione della sinistra di
Livorno all'unità per il socialismo nel XXI° Secolo)
15
Regredire per progredire
Per cercare di capire le ragioni del
fallimento
del
modello
economico
oligarchico liberista per soddisfare i bisogni
dell'umanità, occorre rintracciare le origini
costitutive, che secondo il mio schema
interpretativo
risalgono
alla
guerra
d'indipendenza Americana, fatta in piena
epoca della rivoluzione industriale, guerra
fratricida, motivata da rivendicazione
territoriale e contesa per la supremazia
tra la nuova ricca casta della borghesia
coloniale
e
classe
nobiliare
della
madrepatria la Gran Bretagna.
Partita non facile per i “parvenu” borghesi
insediati nella colonie inglesi d'oltre oceano
nel nord America rispetto alla
classe
nobiliare della corte inglese.
L'analisi psicopolitica della rivoluzione
americana acquisisce maggior senso se
messa a confronto con la rivoluzione
francese di appena 3 anni successiva.
16
Questa l'analisi critica che intendo svolgere
per poi procedere con la parte propositiva
che vuole indicare il Lavoro punto di
riferimento della sinistra.
Questi complessivamente i punti della mia
riflessione:
A) Lavoro e Capitale: dalla confusività alla
conflittualità;
B) il movimento dei lavoratori in cammino;
C) Il modello economico centrato sul
Lavoro previsto dalla Costituzione Italiana
alternativo al “liberismo oligarchico”;
A) Lavoro e Capitale: dalla confusività
alla conflittualità
Un po' di filosofia
Come si arriva alla proprietà privata?
Per Locke ogni uomo possiede in
primis la propria persona, il lavoro del
suo corpo e delle sue mani sono
propriamente suoi. Colui che raccoglie le
ghiande,
di
conseguenza,
diventa
automaticamente proprietario di queste.
Dunque se non è la raccolta ad attribuirne
la proprietà privata non può esserlo
17
nient’altro. “Se fosse stato necessario il
consenso comune, per appropriarsi delle
ghiande dell’albero, l’uomo sarebbe morto
di fame”, così ironizza il filosofo inglese per
avvalorare la sua tesi.
E’ dunque il lavoro che toglie i beni
dalla proprietà comune trasformandoli
in proprietà privata; la stessa legge di
natura che ci conferisce la proprietà al
tempo stesso la limita in quanto è
finalizzata “al nostro godimento” ovvero a
quanto ciascuno può utilizzare prima che si
deteriori, tutto ciò che va oltre appartiene
ad altri. Il principale oggetto di proprietà è
la terra stessa e si acquista allo stesso
modo. Secondo quanto sostiene Locke
l’atto di appropriazione della terra tramite
il lavoro non è dannoso verso altri, poiché
vi è sufficiente terra ed altrettanto buona e
fertile per tutti. E’ dunque la stessa
condizione della vita umana che esige il
lavoro ad introdurre necessariamente la
proprietà privata. Se i beni in possesso di
una
persona
si
deteriorano
costui
trasgredisce la legge di natura ed è
passibile di punizione oltre a perdere la
proprietà su quel terreno. Chi si appropria
18
della terra con il lavoro non diminuisce ma
incrementa gli approvvigionamenti comuni.
Un acro coltivato produce cento volte tanto
quanto produrrebbe lo stesso terreno
incolto, ed è infatti il lavoro a dare il valore
alla terra. Ad avvalorare quanto sostenuto
Locke porta l’esempio dell’America, dove
molti popoli sono ricchi di terra ma poveri
di mezzi di sussistenza, poiché il terreno è
incolto.
Il motivo per cui il pane vale più delle
ghiande,
il
vino
più
dell’acqua
è
interamente
dovuto
al
lavoro
e
all’industria. Si vede così come il
lavoro attribuisce il valore alle cose e
come la messa a frutto della terra
costituisca il vero obiettivo del buon
governo.
…E' dunque il lavoro conferisce il
diritto di proprietà laddove prima era
“bene comune”.
<...l’oro e l’argento hanno un valore
più arbitrario che reale>
19
Tesi a doppio taglio
1) sovversiva nei confronti del potere
monarchico
2)
giustificazione
liberticida
nei
confronti
dei
nativi
“selvaggi”
pellerossa, rimasti allo stato primitivo
di cacciatori.
Tesi 1- che riportata all'attualità può
indicare il principio dell'economia
democratica in quanto assegna al
Lavoro il diritto di proprietà dei mezzi
di
produzione
al
di
sopra
di
qualsivoglia altro potere, sia l'antico
nobiliare (con diritto feudale della
proprietà territoriale e di tutte le
“genti” che vi albergano sopra), sia il
moderno
“potere
borghese
del
denaro” (con diritto di proprietà di
terre e imprese).
Tesi 2- In America dal tempo della
20
guerra d'indipendenza non è
stato
questo ragionamento filosofico a
convincere i “selvaggi” a cedere i
propri territori di caccia, ma è stata la
supremazia
delle
armi
che
ha
assegnato ai pionieri invasori il diritto
di proprietà di terre e di attività
imprenditoriali, così come con le armi
è stato conquistato per la Repubblica
degli Stati Uniti d'America, il diritto di
proprietà sulle ex colonie, ai danni
della madrepatria il Regno di Gran
Bretagna.
La guerra di indipendenza americana:
la nascita dell'orda del “capitalismo di
rapina”
<fu il conflitto che, tra il 1775 e il 1783, oppose le
tredici
colonie
nordamericane,
diventate
successivamente gli Stati Uniti d'America, alla loro
madrepatria,
il
Regno
di
Gran
Bretagna.>(Wikipedia)
Poco noto che la guerra d'indipendenza americana
si trasformò ben presto in guerra dell'Occidente
giocata su molti fronti mondiali.
Nel corso della guerra le potenze europee – tutte
rette dal potere monarchico - si schierarono su
diversi fronti, portando il conflitto anche nelle
21
Antille, in India e in Europa: la Francia, la Spagna
e le Province Unite con i ribelli mentre l'Assia e
l'Hannover in favore degli inglesi. E' evidente che
più che badare alla difesa del principio monarchico
Francia
e
Spagna
erano
interessati
al
rimaneggiamento delle colonie sparse nel mondo
e non soltanto di quelle sui territori americani.
Rimaneggiamento che avvenne in occasione del
trattato di Parigi, firmato nel 1783, con
il
riconoscimento della repubblica degli Stati Uniti
d'America (USA). (Wikipedia rimaneggiato)
Le buone ragioni per la rivendicazione
dell'indipendenza.
“No taxation without representation”
Poiché il consenso dei contribuenti nella
determinazione delle imposte era uno dei cardini
tradizionali della libertà inglese fin dai tempi della
Magna Charta, i coloni si rifiutarono di
ottemperare alla legge e posero l'alternativa o di
poter
inviare
i
propri
rappresentanti
in
Parlamento, o di essere esonerati da ogni tassa
non approvata dai loro rappresentanti, secondo il
famoso
principio
No
taxation
without
representation che era diventato uno slogan del
partito whig. Dal momento che «La libertà
consiste nell'obbedire alle leggi che ci si è date e
la servitù nell'essere costretti a sottomettersi ad
una volontà estranea» (Robespierre), e «Nulla
denota uno schiavo se non la dipendenza dalla
22
volontà di un altro» (Algernon Sydney), essere
sottoposti a leggi che non si è contribuito a
formare equivaleva per i coloni alla schiavitù; i
coloni sentivano cioè di essere trattati
dall'Inghilterra
come
schiavi
(«miserabilmente oppressi come i nostri
neri», per George Washington): «Non
vogliamo essere i loro negri!» (John Adams).
Gli “spiriti animali del capitalismo di rapina”,
la cattiva coscienza della rivendicazione
dell'indipendenza
<L'ulteriore
limitazione
della
libera
espansione territoriale dei coloni, che
l'Inghilterra voleva in sostanza confinare a
oriente dei monti Appalachi, in favore degli
indigeni che abitavano il resto del territorio,
furono percepite come un atto di dispotismo
e di inaccettabile limitazione della libertà dei
coloni, che pretendevano di essere liberi – fra
l'altro – di sterminare le popolazioni indigene per
impadronirsi del «deserto» e trasformarlo in terre
fertili coltivate: infatti, non solo gli indigeni erano
ritenuti dei selvaggi inferiori, ma la loro terra non
era considerata tale perché non lavorata (secondo
John Locke la base del diritto naturale alla
proprietà è appunto il lavoro).> (Wikipedia)
La borghesia che già aveva ottenuto da
secoli in Inghilterra uno status politico –
camera bassa – e diritti di proprietà e
23
impresa in grande autonomia rispetto alla
classe nobiliare, negli USA con l'istituzione
della Repubblica (presidenziale) si è
conquistata il completo potere politico.
Ha
definitivamente
vinto
il
diritto
individuale per la libertà d'impresa nei
confronti dei vincoli politici – non sempre
negativi - posti da re e nobiltà.
La costituzione USA il massimo principio
giuridico che regola i rapporti tra stato e
cittadini e tra i cittadini stessi,
ha
assolutizzato
il principio della libera
proprietà e non lo ha certo fatto
subordinandolo al lockiano principio del
Lavoro ma per mezzo delle armi.
E' il principio liberista, liberista oligarchico,
piuttosto che liberale, quello che preforma
la Costituzione USA.
17 settembre 1787
PREAMBOLO
"Noi, popolo degli Stati Uniti, allo scopo di
perfezionare ancor più la nostra Unione, di
garantire la giustizia, di assicurare la
tranquillità all'interno, di provvedere alla
24
comune difesa, di promuovere il benessere
generale e di salvaguardare per noi stessi
e per i nostri posteri il dono della libertà,
decretiamo
e
stabiliamo
questa
Costituzione degli Stati Uniti d'America.
Il feroce sterminio compiuto dei “selvaggi”
esseri inferiori considerati alla stessa
stregua degli schiavi negri la dice lunga
sulla doppiezza nel concepire il principio di
Libertà, libertà di sterminio e acquisizione
del diritto di proprietà delle terre sottratte
al “bene comune” dei selvaggi in nome del
Lavoro.
Nulla di nuovo, e sempre d'attualità, da
quando in nome di principi religiosi (Santa
Inquisizione – Guerra Santa) si uccide.
C'è voluta la psicoanalisi, l'arte del
disvelamento, per farci capire che in
questa
“incoerenza”
agisca
il
“meccanismo
di
difesa”
della
“razionalizzazione” - escogitazione di
plausibili ragioni e di principi moralmente
accettabili per giustificare comportamenti
violenti motivati da istintuale pulsionalità
distruttiva.
Meccanismo
mentale,
perfettamente
25
efficace, da quando in nome di principi
religiosi (Santa Inquisizione – Guerra
Santa) si uccide.
Per di più la prima Repubblica liberista del
mondo
moderno
è
nata,
conseguentemente,
molto
poco
democratica perché la Costituzione è stata
scritta appositamente per assegnare il
potere alla oligarchia borghese di imprese
banche e ridurre al minimo il potere del
cittadino. Per votare il cittadino si deve
iscrivere
nell'elenco
elettorale
e
la
conseguenza è che non si arriva mai al
25% di votanti dell'intera popolazione degli
USA.
Già in allora: tutti imprenditori di se stessi.
Nessuna consapevolezza del problema del
lavoratore dipendente, che nel Sud era
imposto agli schiavi e nemmeno nei
territori del Nord dove “gli spiriti animali”
avevano assoluto libero sfogo. Ognuno col
suo chiodo fisso, elevato a simbolo come
sogno americano, di diventare ricco con il
duro lavoro in perpetua competizione,
anche armata, con l'Altro. Emblematica
l'immagine filmica del pioniere con bibbia e
carabina che difende il suo ranch da
26
pellerossa e banditi.
Portare armi è diritto sancito a ogni
cittadino
americano
dal
secondo
emendamento della Costituzione.
Sogno individualista di ogni colono e
cittadino delle città che ha fatto la
Rivoluzione, anche pagata col sangue, di
ottenere terre in proprietà da abitare,
prima da coltivare immensi territori con
tabacco e cotone e poi per allevare
bestiame.
Rivoluzione sapientemente manovrata da
intellettuali, giuristi e imprenditori della
borghesia insidiata al comando degli Stati
dell'Unione che con il pretesto non più
pagare le tasse alla matrigna Inghilterra
hanno volevano conquistare il potere
politico di un nuovo immenso Stato e
questo obiettivo si poteva ottenere
soltanto costituendo un nuovo tipo di
Stato,
Repubblicano,
ovviamente
presidenziale
ma
ovviamente
come
sistema politico inconciliabile a quello
monarchico. Ottenendo così la libertà
assoluta di impresa garantita dallo Stato
repubblicano il cui governo era subordinato
ai detentori del potere economico. Dunque
27
è nella stessa Costituzione USA che si
annida il DNA del “liberismo oligarchico”.
Ossimoro solo in apparenza.
Queste, forse, la ragioni dell'innata
avversione dei cittadini USA nei confronti
delle idee socialiste e ai principi di
Uguaglianza e Fraternità.
Le devote e pie comunità evangeliche
americane
sfuggite
alle
repressioni
religiose in Europa si sono prontamente
convertite allo spirito di rapina nei
confronti degli indigeni.
Gli USA, pur non avendo per dettame
costituzione alcuna religione di stato il
conservatorismo religioso è dilagante.
Il modello di Repubblica presidenziale USA,
perfettamente subordinata alle oligarchie
economiche che è stata copiata nel corso
dell'ottocento da quasi tutti gli stati
nascenti dell'America del Sud.
28
Il primo presidente degli USA George Washington
(1789-1797) non poteva che essere nobiluomo di
campagna, deputato all'assemblea dello stato
della Virginia, comandante in capo dell'esercito di
liberazione. Fu in carica dal 1789 al 1797.
Come sappiamo, la lotta per il potere
politico-economico
si
scatenò
circa
sessanta anni dopo tra l'élite dei
proprietari terrieri prevalenti nel Sud e
l'oligarchia degli affari, delle professioni,
della neo- industria, prevalenti nel Nord
29
provocando la guerra di secessione.
<Stati Confederati d'America (CSA acronimo di
Confederate
States
of
America)
è
la
denominazione ufficiale assunta l'8 febbraio 1861
da un nuovo Stato costituito per accordo tra i 7
Stati che, fra il dicembre 1860 e il febbraio 1861,
avevano dichiarato la propria secessione dagli
Stati Uniti d'America.
Poiché dopo due mesi dalla costituzione della
Confederazione scoppiò la guerra di secessione
americana, che terminò con l'estinzione della
Confederazione stessa, la storia degli Stati
Confederati coincide in larghissima misura con
quella della guerra.>(Wikipedia)
Nella fase della guerra di indipendenza non
si parla ancora di partiti politici. Il Partito
Repubblicano Democratico è nato nel
1872 guidato da Jefferson e Madison nella
disputa tra federalisti anti-federalisti.
È il più vecchio partito politico del mondo.
Il Partito Repubblicano (Republican Party),
popolarmente noto come Grand Old Party
("grande
vecchio
partito",
spesso
abbreviato in GOP), venne fondato nel
1794 per contrastare la temuta espansione
nel West del sistema schiavistico degli
Stati del Sud, di ispirazione liberista e
conservatore.
30
Mentre il Partito Democratico deriva
dall'originario
Partito
Repubblicano
Democratico permanendo in economia la
vocazione
liberista
assume
progressivamente nel campo dei diritti
civili carattere progressista
Entrambi da sempre condizionati dal
potere economico-finanziario.
La guerra di secessione tra nordisti
dell'Unione contro gli stati del sud
Confederati è stato lotta di supremazia
economica tra sistema industriale del nord
rispetto a quello agricolo del sud.
Interessante far notare che i latifondisti del
sud pur senza titoli nobiliari, vietati dalla
Costituzione, si siano identificati con il
modello nobiliare che anche le loro
classicheggianti residenze di campagna lo
confermano.
Possedimenti
terrieri
assegnati
ai
“nobiluomini di campagna” del Sud,
imprenditoria industriale assegnata ai
“borghesi”
del
Nord
con
stesso
denominatore il potere dei soldi.
31
Il ruolo della grande borghesia –con
coscienza di classe– e dei lavoratori senza coscienza di classe- nella
Rivoluzione Francese
Il ruolo dei lavoratori – senza
coscienza di classe - nella rivoluzione
francese
,
la
“I^
rivoluzione
Borghese”
Diversamente
dalla
“Rivoluzione
americana”,
iniziata
dai
possidenti
borghesi cogliendo il pretesto di non
pagare le ingiuste tasse, ma in realtà per
conquistare la completa indipendenza e
dunque, oltre che il potere economico
anche il potere politico dalla civile,
parlamentare, Inghilterra monarchica , la
Rivoluzione Francese (1789), esplosa
soltanto dopo poco tempo da quella
americana, è stata un percorso a tappe per
contrastare l'obsoleto potere assoluto del
Re e dotare la Francia di un sistema
parlamentare sul modello di quello Inglese.
<Anche in Francia la rivoluzione è
scatenata dalla reazione aristocratica
32
contro la monarchia centralizzatrice di
Luigi XVI; ma essa non è che il preludio
di una rivolta popolare generalizzata.
Cominciata in sordina il 5 maggio del 1789
con l'apertura degli Stati Generali - un
governo di tipo parlamentare promosso
dalla
borghesia
e
composto
da
rappresentanti del "terzo stato", del clero e
dell'aristocrazia -, la Rivoluzione francese
esplode come insurrezione popolare il 14
luglio con l'assalto alle prigioni, la celebre
presa della Bastiglia. Essa segna la fine
del "dispotismo" monarchico e del potere
feudale, e marca l'ascesa delle nuove
classi borghesi.
La prima fase del periodo rivoluzionario inizia
formalmente il 9 luglio dello stesso anno, con la
proclamazione
dell'Assemblea
Nazionale
Costituente, che adotta la Dichiarazione dei
diritti dell'Uomo e del Cittadino e che deciderà per
due anni del destino della Francia approvando
numerose
riforme
in
tutti
i
campi:
riorganizzazione dell'amministrazione locale, della
giustizia, dell'esercito, delle finanze, abolizione dei
privilegi nobiliari e altre iniziative di tipo sociale e
culturale. Il 1° ottobre del 1791, l'Assemblea
Legislativa
si
sostituisce
all’Assemblea
Costituente, scioltasi il giorno precedente.
Durante questo processo di riforme la borghesia
33
cerca la cooperazione del re e della nobiltà
liberale, ma viene ostacolata dall'organizzazione
della "contro-rivoluzione", all'interno e all'esterno
del paese. All'esterno: nel 1792 la Francia
rivoluzionaria dichiara guerra all'Austria e alla
Prussia, cominciando un periodo di conflitti militari
che l'opporranno a quasi tutti i paesi europei.
All'interno:
i
sostenitori
della
monarchia
costituzionale si oppongono alla "sinistra" dei
Giacobini e dei Cordiglieri. Il popolo riprende
l'iniziativa assalendo le Tuileries e imprigionandovi
la famiglia reale. Il 20 settembre, giorno della
vittoria di Valmy contro i Prussiani, la Rivoluzione
entra in una seconda fase: l'Assemblea lascia il
posto
alla
Convenzione,
dominata
dalle
personalità di Robespierre, Danton e Marat. Il 22
settembre, dopo aver abolito la monarchia, viene
proclamata la Repubblica. Infine, in una
situazione militare grave, circondata dai suoi
nemici, la Rivoluzione attraversa una terza fase,
quella detta del "Terrore", dal 5 settembre 1793
all'arresto di Robespierre, il 9 Termidoro anno II
(27 luglio 1794). In questo periodo, la ghigliottina
dei rivoluzionari e di Robespierre "l'incorruttibile"
fa migliaia di vittime, a cominciare dal re Luigi XVI
e dalla regina Maria Antonietta. La reazione contro
il terrore provoca il ritorno al governo dei
moderati (Direttorio del 1794); ma la corruzione
del
Direttorio
e
l'abbandono
degli
ideali
rivoluzionari produce una crisi economica e uno
scontento politico sui quali Napoleone, "salvatore
della patria", potrà contare.
34
La reazione militare e nazionalistica della Francia
rivoluzionaria contro le minacce esterne era stata
all'inizio opera di Danton e dei moderati
Girondini; progressivamente essa diventa la
bandiera degli estremisti più democratici e più
terroristi, i Giacobini. La mobilitazione di massa
della nazione raccoglie un esercito di volontari
entusiasta e ben organizzato. Dopo aver scacciato
gli invasori, la Francia va all'attacco: il Belgio e
altri territori vengono annessi, la dominazione
francese si estende all'Olanda, alla Svizzera,
all'Italia.> (da Atlantestorico la storia e altro
ancora...)
Così inizia l'ascesa al potere politico Napoleone,
prima “console a vita” e poi Imperatore dei
francesi che è riuscito a trasformare la massa
proletaria del terzo stato in un esercito di soldati
pronti a morire per la patria ritornata monarchia
sotto rinnovata veste.
“TERZO STATO
Nella società dell'ancien régime si indicavano con
questo termine coloro che non appartenevano né
al clero né alla nobiltà. Ne facevano quindi parte
sia gli esponenti della borghesia delle professioni,
di quella mercantile e manifatturiera, sia gli
artigiani, i piccoli commercianti e coloro che erano
collocati ai gradini più bassi della società.
L'espressione implicava quindi una connotazione
in senso negativo, in quanto gli appartenenti al
Terzo stato non godevano dei privilegi riservati
agli altri due ordini o stati (società di ordini).
35
Tuttavia all'interno dell'ordine esisteva una
gerarchia ben delineata che vedeva in primo piano
gli officiers, i grandi burocrati, i professori, gli
avvocati e poi gli uomini d'affari e i mercanti, tutti
gerarchizzati secondo la funzione sociale svolta
all'interno
della
società.
Le
istituzioni
rappresentative del tempo (parlamenti, stati
generali, diete) prevedevano generalmente la
presenza di rappresentanti del Terzo stato al
proprio interno, anche se questi tendevano a
presentarsi esclusivamente come il ceto dei
funzionari, dei giuristi e degli uomini di legge. La
rivoluzione francese, distruggendo la vecchia
struttura per ceti della società e le forme di
organizzazione
politica
che
ne
erano
espressione,
fece
del
Terzo
stato
il
rappresentante dell'intera nazione.
(Dizionario di Storia moderna e contemporanea)”
36
I due corni della libertà
Il quadro simbolo della Libertà – la Marianna – del
pittore dell'epoca Delacroix è la rappresentazione
visiva di questo sommovimento di Popolo
indistinto di borghesia e di proletariato.
La libertà che guida il popolo è certamente un
quadro politico, in cui viene esposta chiaramente
l’ideologia liberale dei giovani romantici, quell’idea
di libertà che sarebbe diventata poi uno dei
fondamenti dell’Unione Europea.
37
In realtà mentre il popolo intendeva la
Libertà nel senso di “libertà da” povertà e
sudditanza nobiliare, l'opulenta classe
borghese intendeva la “Libertà da”
sudditanza nobiliare ma anche come
“libertà
di”
proprietà:
terriera,
di
commercio,
d'impresa
e
conseguentemente, analogamente così
come era stato in passato per la classe
nobiliare con diritto divino di asservimento
del popolo, di avere in nome del diritto
superiore del denaro
sfruttare nelle
fabbriche l'anonima mano d'opera degli ex
contadini sradicati dalle campagne senza
più campi da coltivare oramai massa
proletaria affamata concentrata nelle città.
La regressione storica compiuta da
Napoleone ha riportato in auge l'antico
principio nobiliare del potere delle armi e le
guerre fatte
per aumentare il potere
territoriale del regno (scopo dei Re di farsi
Imperatori) con il conseguente effetto
ricorrente secolare, rozzo ma efficace, di
ogni guerra, di sfoltimento demografico, .
38
Libertà di impresa
La pigra casta nobiliare del “giovin signore”
venne così sostituita dall'operosa classe
del capitalismo borghese che provvide
prontamente a perpetrare lo sfruttamento
del “quarto stato” la componente proletaria
del “terzo stato” che oramai, dopo
l'elaborazione teorica del primo socialismo
utopico e di quello marxista si è convenuto
di denominare “classe operaia” o “classe
lavoratrice” per indicare il disumano
sfruttamento di massa che caratterizzò il
lavoro in fabbrica - “il nuovo modo di
produrre” - del periodo della “rivoluzione
industriale”
dell'ottocento,
che
per
reazione d'autodifesa ha dato origine in
Europa al Movimento dei Lavoratori,
ispirato
al
principio
socialista
di
Uguaglianza che si è contrapposto con
alterne fortune
al potere economico del
capitalismo agrario, imprenditoriale e
bancario. Potere economico del capitalismo
che ha trovato compiacenze col potere
politico,
tanto
monarchico
(oramai
costituzionalizzato) tanto repubblicano e
con la connivenza del potere religioso,
39
tanto della chiesa cattolica tanto delle
chiese evangelico-cristiane.
La nascita della prima democrazia in
Europa
Capovolgendo la logica
secolare per cui
il potere
sorge imperituro dall'alto per
volontà divina ed è rappresentato da Re e
Imperatori (poco importa
della storica
contesa per il primato tra potere spirituale
e potere temporale), per la prima volta in
epoca moderna, dopo la Rivoluzione
Francese, sebbene per breve tempo con la
proclamazione della Repubblica è stato
realizzato il primo governo democratico
con l'eliminazione delle basi economiche e
sociali medievali.
<La repubblica (dal latino res publica, ovvero
"cosa pubblica") è una forma di governo in cui la
sovranità appartiene ad una parte più o meno
vasta del popolo.> (Wikipedia)
Terzo stato che nella sua prima magmatica
fase post rivoluzione è stato, lo dice il
dizionario sopra citato, “il rappresentante
dell'intera nazione”. Creando dunque dopo
40
secoli in epoca moderna il precedente
storico del governo democratico del
popolo.
Dunque,
liberando
il
capitale-lavoro,
l'attività
imprenditoriale-commercialebancaria, dal giogo nobiliare unico potere
che dava “patenti” e “monopoli” per ogni
tipo di attività imprenditoriale, banca
commercio impresa, professione.
E' stato
finalmente messo in moto il
processo di mobilità sociale di cui ha
approfittato ampiamente la borghesia a
detrimento, ancora una volta, della
componente proletaria del terzo stato.
E pur tuttavia per tutto il turbolento tempo
della Repubblica, che si può dire che “la
prima dittatura del proletariato realizzata”,
abbia governato in nome dei Libertà
Uguaglianza Fraternità, ma non si può
nemmeno dire che dopo la rivoluzione la
Francia, diversamente dagli USA, sia stata
governata dal potere economico.
Non si mai giunti al modello “liberista
oligarchico” per la presenza politici di
destra nei quali prevaleva il principio della
supremazia dello Stato-nazione.
Il potere economico sul territorio europeo
41
per tutto il periodo della rivoluzione
industriale non si sostituirà completamente
al potere politico pur avendo mano libera
assoluta nello sfruttamento in fabbrica dei
lavoratori, oramai abbassato al rango
dispregiativo di “quarto stato” che rimase
senza
rappresentanza
politica
nei
Parlamenti sia a regime monarchico sia a
regime Repubblicano.
Le responsabilità delle religioni
monoteiste a sostegno del liberismo
Chiese Protestanti
Negli USA per quanto riguarda la
responsabilità del complesso universo delle
religioni evangeliche nella condivisione del
“liberismo oligarchico” c'è ben poco da
aggiungere dopo che Max Weber ha
teorizzato che la cultura protestante è una
delle cause che ha determinato la
psicologia dell'individuo capitalista).
E'
altresì
indubbio
che
le
chiese
42
evangeliche USA siano prevalentemente
portatrici di pensiero integralista – vedi i
movimenti contro l'aborto e le droghe e il
recente movimento “tea party” - mentre
quelle europee in tema di libertà
individuale siano prevalentemente laiche e
libertarie.
Chiesa Cattolica
Non bisogna sottacere che il liberismo,
comunque declinato, pur confliggendo
apertamente con i principi della chiesa
cattolica (la finalità sociale dell'economia
ha trovato piena compatibilità con la
Costituzione Italiana che è stata votata
convintamente anche dalla Democrazia
Cristiana), ciononostante, non ha mancato
di essere puntello del regime dittatoriale di
Pinochet, golpe fatto ai danni del governo
socialista di Allende per imporre con le
armi il modello liberista in Cile secondo le
direttive della trilaterale internazionale
neoliberista che si riuniva a Washington
negli anni 70 al cui vertice erano BushKissinger assieme ad altri magnati e
economisti europei (tra i quali Mario Monti)
43
e del Giappone. Così come è stato
connivente con le dittature dei militari in
Argentina.
Per citare solo due esempi che hanno
precorso i tempi della globalizzazione.
Una possibile chiave interpretativa di
questo comportamento paradossale in
campo economico della chiesa cattolica è
l'aver barattato l'egemonia economica
(lasciandola all'appannaggio del potere
plutocratico mondiale sovra nazionale di
“corporation” economiche e finanziarie)
con
l'egemonia
dell'etica
religiosa
(garantita alla chiesa cattolica dai poteri
economico-finanziari). Il cui esisto si
concretizza nel il combinato disposto di
potere finanziario-economico che impone il
liberismo e la chiesa cattolica che impone
la restaurazione clericale dei costumi e stili
di vita dell'etica cattolica che determina
repressione delle libertà individuali riferibili
in particolare comportamenti sessuali fuori
del
matrimonio,
prostituzione
omosessualità, consumo di droghe.
44
Chiese islamiche
Poco da dire per le chiese del variegato
mondo arabo, con regimi pressoché tutti
dittatoriali, e che anche quando sono stati
abbattuti, la repubblica democratica che ne
è sorta, come è avvenuto in Iran, la
legge coranica si è fatta dogmatico
principio costituzionale
per cui le libertà
individuali devianti la legge coranica,
prostituzione, omosessualità alcol, droghe,
vengono violentemente represse.
Chiese buddiste
Solo di recente i monaci buddisti oltre a
meditare in solitudine hanno cominciato a
uscire dai monasteri per dedicarsi in spirito
di altruismo e solidarietà ad opere di
volontariato sociale non disgiunte a
contestazione politica a efferati regimi
dittatoriali conniventi da sempre con il
potere economico.
Per il futuro c'è da ben sperare.
45
Libertà e Laicità intreccio virtuoso per
la libertà religiosa
La libertà individuale trova il suo completamento
nella Laicità.
L'escogitazione dell'idea di Laicità, sull'assunto
logico-razionale della reciproca “tolleranza”, di
idee così come di costumi, e necessariamente
anche per le opinioni religiose, si deve all'inglese
John Locke (1632-1704)
“Laicità non è una filosofia tra le altre filosofie né
una ideologia opposta ad altre ideologie, bensì è il
principio fondamentale di convivenza di tutte le
possibili filosofie e ideologie: una convivenza che
può realizzarsi proprio in quanto il laico non
pretende mai di possedere la verità più di quanto
anche gli altri possano pretendere di possederla.”
(Guido Calogero)
Il cristiano della riforma protestante può
essere individualmente libero di scegliere
come meglio essere cristiano in base al
principio di “responsabilità personale” ma
la sua interpretazione personale
della
Bibbia (Vecchio e Nuovo Testamento)
restava pur sempre all'interno della guida
delle Sacre scritture”. Così come succede
anche all'osservante
cattolico, che può
46
invocare si il “libero arbitrio” (previsto dal
Concilio Vaticano II del 1975
il cui
impianto costitutivo totalmente disatteso)
ma sempre
all'interno dei precetti
cattolici.
Lo
stesso
oscuramento
nell'ultimo
ventennio è avvenuto per la nostra Bibbia
Laica, la Costituzione italiana.
Ma
come
a
suo
tempo
ci
ha
magistralmente spiegato Carlo Augusto
Viano:“Solo di fronte alle guerre di
religione interne al mondo cristiano
europeo, scoppiate in seguito alla Riforma
Protestante, si fece strada l’idea che la
tolleranza fosse una virtù cristiana,
imposta dal rispetto della fede e dall'amore
cristiano, dunque l’esigenza di separare la
politica
dall’ingerenza
religiosa.
Si
concepisce l’esigenza che solo uno Stato
libero da condizionamenti religiosi, può
garantire la pace tra cittadini. In Olanda si
formò un modello laico di Stato che
evitava radicalmente l’ingerenza della
religione nella sfera privata del cittadino.
Infine, con le rivoluzioni americana e
francese e con il liberalismo ottocentesco,
47
si affermò il principio liberale che ciascuno
ha il diritto di pensare e comportarsi come
vuole e non soltanto in fatto di religione,
finché non danneggia qualcun altro.”
(Sulla Laicità – conferenza a Genova 2006 –
a cura del Circolo Guido Calogero e Aldo Capitini)
Calcolando dal tempo della Rivoluzione
francese, in Europa per prendere coscienza
di classe da parte dei lavoratori c'è voluto
più di mezzo secolo.
Per dare dignità al “quarto stato”C'è stato
bisogno dunque di un lungo cammino del
movimento
dei
lavoratori
e
una
elaborazione ideologica.
Mentre negli USA con pervasivo modello di
economia
“liberista
egemone”,
il
movimento dei lavoratori non ha prodotti
partiti di sinistra ma ha prodotto
sindacalismo meramente rivendicativo per
il miglioramento del salario.
48
B) Il movimento
cammino
dei
lavoratori
in
Il Quarto Stato è un celebre dipinto realizzato
dal pittore Giuseppe Pellizza da Volpedo nel 1901,
inizialmente intitolato Il cammino dei lavoratori.
(Wikipedia)
Movimento dei lavoratori che si è
organizzato in tutta l'Italia
nelle camere
del lavoro, cooperative, leghe operaie e
contadine e associazioni di mutuo soccorso
che alla fine dell'ottocento ha dato vita a
Genova prima al Partito dei Lavoratori
Italiani (1892) e pochissimi anni dopo al
Partito socialista italiano (1895).
La formazione del partito della classe
49
operaia in Italia avvenne in ritardo rispetto
ad
altri
paesi
europei,
come
Germania(1875),
Spagna
(1879)
e
Austria(1874), ma prima della nascita di
quelli britannico e francese: la sua
fondazione è merito di politici come Filippo
Turati e Anna Kuliscioff e intellettuali come
Antonio Labriola.
Secondo il Michels, "fra i fenomeni atti a
caratterizzare l'ambiente economico nel
quale nacque e si svolse il movimento
operaio in Italia" il primo fu quello della
"concentrazione capitalistica verificatasi
nell'ambito della produzione industriale".
E' dalla difesa del Lavoro contro il Capitale
che nasce il socialismo, prima quello
“utopico” con il principio-valore della
Fratellanza e cooperazione tra i popoli e
poi dal filone marxista il socialismo
scientifico che teorizza la lotta armata
della classe lavoratrice sfruttata contro il
capitalista.
Un lungo e travagliato percorso che porta
i
socialisti
nel
Parlamento
italiano
all'opposizione dei governi liberali di
destra, che patisce la scissione comunista
50
nel 21 a Livorno, ispirata dalla vittoriosa
rivoluzione russa del 1917 e con l'URSS
invocando la totale soppressione della
proprietà privata, stroncando così alla
radice il potere economico privato in
assoluto
antagonismo
al
modello
economico liberista oligarchico o colluso
col potere politico “made in USA”.
Col potere economico totalmente nelle
mani del
potere politico a ideologia
comunista.
Modello di economia comunista
“Capitalismo di stato” come è stato anche
definito, modello di economia centralistica
pianificata
dal
Partito-Comunista-Stato
necessariamente basato su un sistema
politico totalitario, che doveva consentire
in nome del principio di Uguaglianza, la
libertà di tutti essendo eliminate le
condizioni economiche – non solo dei
mezzi di produzione ma ogni qualsivoglia
tipo di proprietà privata
- nella
convinzione assoluta che questa radicale
scelta avrebbe e impedito l'abuso della
libertà dei pochi
(quello dell'élite
51
capitalista-borghese di cui si era avuta in
Europa
esperienza
nell'ottocento)
determinando l'uguale-libertà di tutti.
S'è visto solo tardivamente nel 1989
quale è stato l'esito dell'esperimento di
voler curare “Il virus Liberale” con la
medicina dell' Uguaglianza. Un disastro,
“l'opzione
socialista,
sperimentata
in
Unione Sovietica e in Cina, ha dimostrato
di essere tanto inefficace in termini
economici quanto antidemocratica sul
piano politico.”(Amin)
Poi il regime fascista in Italia si incarica
dopo la marcia su Roma del 1922,
agitando lo spauracchio del bolscevismo,
di reprimere ogni forma di possibile
opposizione,
anarchica,
socialista,
comunista.
52
Modello economico corporativo del
ventennio fascista
Regime dittatoriale pone il potere politico
al di sopra del potere economico.
Il sistema economico sociale cosiddetto
corporativo aveva al vertice il potere
politico con funzione di arbitro e decisore
per mantenere l'equilibrio tra Capitale e
Lavoro. Dopo la grande crisi del 1929,
sostanzialmente del modello liberista
imperante negli USA, anche la Germania,
debole Repubblica parlamentare, avviata a
realizzare un modello di economia in senso
socialdemocratico, viene travolta dalla crisi
e la reazione sociale, da un lato al
liberismo e dall'altro lato dal comunismo,
sfociò nel Nazismo di Hitler. Con il potere
economico posto al sevizio di quello
politico.
Regressione all'antico regime di potere
assoluto imperiale, sotto forma di dittatura
moderna, fatta da parte di Mussolini e di
Hitler che piegano l'economia al fine
imperiale della conquista territoriale ma
che arricchisce imprenditori e i banchieri.
53
L'esito finale la seconda guerra mondiale.
Sappiamo vinta dagli USA e degli altri stati
dell'alleanza
atlantica
che
avevano
sostanzialmente in comune il modello
economico liberista.
Solo si fronte all'alleanza tra Germania e
Giappone e solo quando Hitler invase
l'URSS
Stalin
per
necessità
di
sopravvivenza decise l'alleanza con gli
USA.
Ma a guerra finita il conflitto tra le due
superpotenze mondiali, con due modelli di
economia
in
totale
opposizione,
si
riaccende con tutta la sorda violenza della
“guerra fredda”.
E' durante questo periodo che sorge - su
basi costituzionali in Italia e Germania - e
si consolida in Europa la “terza via” del
modello economico “socialdemocratico”,
modello già realizzato fin dagli inizi del
900 nei Paesi del nord Norvegia e Svezia.
Qualcuno, col senno di poi, ha giudicato
possibile la nascita di questo modello
tipicamente europeo, sostanzialmente un
sistema misto di economia in parte
pubblica
e
in
parte
privata,
per
l'interdizione reciproca di URSS e USA a far
54
prevalere in Europa i rispettivi inconciliabili
modelli economici.
Il crollo del modello antagonista tutta la
proprietà, non solo l'economia, allo Stato
dell'URSS ha finalmente consentito agli
USA l'operazione annientamento anche del
modello economico socialdemocratico e
sostituirlo
con
il
modello
liberista
oligarchico, questa volta di dimensioni
mondiali.
L'operazione
distruzione
modello
di
economia europeo dalla triade capitalista è
attualmente in corso.
Modello di economia
socialdemocratica
Possiamo definire il periodo d'oro europeo
i quaranta anni che vanno dagli anni 1950
al 1990 che ha realizzato il “modello
economico socialdemocratico europeo”.
Modello di economia reale che svetta per
giustizia sociale e libertà rispetto
1. al “modello economico statalista” con
regime politico dittatoriale vigente
nell'URSS e all'interno degli stati della
“cortina di ferro” caratterizzato da
55
povertà diffusa e enorme dispendio di
risorse nel campo degli armamenti e
rispetto
2. al sistema liberista degli USA e sua
sfera d'influenza nel resto, ma non
solo,
dell'America
del
Sud,
caratterizzato
da
enorme
disuguaglianza sociale e esorbitante
dispendio di risorse nel campo degli
armamenti.
Modello di economia a cui si è conformata
sostanzialmente la Costituzione italiana.
56
57
C) il modello economico centrato sul
Lavoro previsto dalla
Costituzione
Italiana
alternativo
al
“liberismo
oligarchico
Concepita, elaborata
e votata dal
crogiuolo variegato di forze politiche
antifasciste della Costituente eletta dal
popolo italiano e che qui è il caso di
riportare succintamente la storia.
La Costituente (1946-1947)
Il 2 giugno 1946 gli italiani vengono chiamati alle
urne, oltre che per il referendum istituzionale tra
repubblica e monarchia che sancirà la fine di
quest’ultima, anche per eleggere i membri
dell’Assemblea Costituente cui sarà affidato il
compito di redigere la nuova carta costituzionale
La Costituente inoltre delibera la nomina di una
commissione ristretta (Commissione per la
Costituzione), composta di 75 membri scelti dal
Presidente sulla base delle designazioni dei vari
gruppi parlamentari, cui viene affidato l'incarico di
predisporre un progetto di Costituzione da
sottoporre al plenum dell'Assemblea. I membri
58
sono suddivisi tra i partiti come risulta dalla
tabella seguente:
Democrazia Cristiana 207 Mov. Indip. Sicilia
4
Concentr.
Dem
Partito Socialista
115
2
Repub.
Partito Comunista
104 Partito Sardo d'Azione 2
Unione Dem. Naz,
41 Movim. Unionista It. 1
Uomo Qualunque
30 Part. Cristiano Sociale 1
Partito Repubblicano 23 Part. Democr. Lavoro 1
Blocco Naz. Libertà 16 Part. Contadini Italiani 1
Fr.
Dem.
Progres.
Partito d'Azione
7
1
Rep.
Conclusi i lavori delle varie Commissioni, il 31
gennaio 1947, un Comitato di redazione composto
di 18 membri, presenta all’aula il progetto di
Costituzione, diviso in parti, titoli e sezioni. Dal 4
marzo al 20 dicembre 1947 l’Aula discute il
progetto e il 22 dicembre viene approvato il testo
definitivo.
La Costituzione repubblicana – giudicata il frutto
più cospicuo della lotta antifascista – è
promulgata il 27 dicembre 1947 da De Nicola ed
entra in vigore il 1° gennaio 1948. Essa
rappresenta l’incontro tra le tre tradizioni di
pensiero presenti nella Costituente: quella
cattolico-democratica, quella democratico-liberale
e quella socialista-marxista. La carta si compone
di una premessa, in cui sono elencati i principi
59
fondamentali, e due parti, rispettivamente
dedicate ai diritti e doveri dei cittadini e
all’ordinamento dello Stato.
Il risultato ottenuto, una sintesi virtuosa di
sistema
politico
repubblicano
liberaldemocratico e un avanzato modello
economico in cui il potere pubblico ha la
preminenza
sul
potere
economicofinanziario..
Dobbiamo
constatare
però
che
la
Costituzione italiana e in particolare gli
articoli previsti dalla parte economica non
sono mai stati digeriti, né dalle forze
capitaliste liberiste internazionali né, sul
fronte opposto, dal
partito comunista
italiano, nella convinzione di realizzare
anche in Italia il “sistema del socialismo
reale esistente nell'URSS”.
Forse c'è da sperare ora che il modello di
economia
democratica
prevista
dalla
nostra
Costituzione
possa
essere
finalmente
condivisa da tutte le
componenti della sinistra per riuscire a
contrastare
efficacemente
l'attuale
modello economico neoliberista che aliena
economia, welfare e democrazia.
60
Al momento si rileva solo qualche breve
accenno da parte dei partiti della sinistra.
Ultimo di SEL tratto dal documento
conclusivo dell'assemblea nazionale di
Sel del 27 maggio 2012
Il primo compito del nuovo centrosinistra è
di farsi portatore della riforma della politica:
codice etico, trasparenza, rigoroso rispetto di
limiti di spesa nelle campagne elettorali, limite dei
mandati elettorali ad ogni livello elettivo, ricambio
generazionale, vincolo della democrazia paritaria
sempre e quindi anche nella composizione delle
liste elettorali, abolizione di privilegi per le cariche
elettive.
Il secondo obiettivo della sinistra è quello di
rimettere al centro il valore del lavoro, il suo
peso costituzionale, la dimensione costitutiva del
patto di cittadinanza e le alleanze sociali che esso
rappresenta.
…
Serve un piano straordinario per il lavoro, sia
pubblico che privato, che restituisca un ruolo ed
un senso all'intervento pubblico in economia.
E' mia ferma convinzione che '“Il secondo
61
obiettivo della sinistra è quello di rimettere
al centro il valore del lavoro” debba
diventare assolutamente il primo obiettivo
della sinistra facendo a questo proposito
citazioni dettagliate della Costituzione .
In questo compendio
di articoli della
Costituzione, senza bisogno alcuno di
commento, sono contenuti tutti gli
elementi del modello di sistema politico,
sociale ed economico di riferimento della
sinistra.
Sarebbe sufficiente trasferirli in un
programma di governo in Italia, in Europa
e nel Mondo.
Costituzione Italiana
Art.1
L'Italia è una Repubblica democratica,
fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo, che la
esercita nelle forme e nei limiti della
Costituzione
Art. 3.
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e
sono eguali davanti alla legge, senza
distinzione di sesso, di razza, di lingua, di
religione, di opinioni politiche, di condizioni
62
personali e sociali. E' compito della
Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine
economico e sociale, che, limitando di fatto
la libertà e l'eguaglianza dei cittadini,
impediscono il pieno sviluppo della persona
umana e l'effettiva partecipazione di tutti i
lavoratori
all'organizzazione
politica,
economica e sociale del Paese.
Art. 4.
La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il
diritto al lavoro e promuove le condizioni che
rendano effettivo questo diritto.
Ogni cittadino ha il dovere di svolgere,
secondo le proprie possibilità e la propria
scelta, un'attività o una funzione che
concorra al progresso materiale o spirituale
della società.
Art. 41
L'iniziativa economica privata è libera.
Non può svolgersi in contrasto con l'utilità
sociale o in modo da recare danno alla
sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.
La legge determina i programmi e i controlli
opportuni
perché
l'attività
economica
pubblica e privata possa essere indirizzata e
coordinata a fini sociali.
Art. 43.
A fini di utilità generale la legge può
riservare
originariamente
o
trasferire,
mediante espropriazione e salvo indennizzo,
63
allo Stato, ad enti pubblici o a comunità di
lavoratori o di utenti
determinate imprese o categorie di imprese,
che si riferiscano a servizi pubblici essenziali
o a fonti di energia o a situazioni di
monopolio
ed
abbiano
carattere
di
preminente interesse generale.
Art. 44.
Al
fine
di
conseguire
il
razionale
sfruttamento del suolo e di stabilire equi
rapporti sociali, la legge impone obblighi e
vincoli alla proprietà terriera privata, fissa
limiti alla sua estensione secondo le regioni
e le zone agrarie, promuove ed impone la
bonifica delle terre, la trasformazione del
latifondo e la ricostituzione delle unità
produttive; aiuta la piccola e la media
proprietà.
La legge dispone provvedimenti a favore
delle zone montane.
Art. 45.
La Repubblica riconosce la funzione sociale
della cooperazione a carattere di mutualità e
senza fini di speculazione privata.
La
legge
ne
promuove
e
favorisce
l'incremento con i mezzi più idonei e ne
assicura, con gli opportuni controlli, il
carattere e le finalità.
La legge provvede alla tutela e allo sviluppo
dell'artigianato.
64
Art. 46.
Ai fini della elevazione economica e sociale
del lavoro in armonia con le esigenze della
produzione, la Repubblica riconosce il diritto
dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei
limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle
aziende.
Art. 47.
La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio
in tutte le sue forme; disciplina, coordina e
controlla l'esercizio del credito.
A completamento degli
articoli sopra indicati
possiamo aggiungere anche
Art. 9
La Repubblica promuove lo sviluppo della
cultura e la ricerca scientifica e tecnica.
Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e
artistico della Nazione.
che per estensione può svolgere in modo ottimale
il compito di tutelare l'Ambiente.
Ma anche, per consentire lavoro e cooperazione
nel mondo
Art. 11
L'Italia ripudia la guerra come strumento di
offesa alla libertà degli altri popoli e come
mezzo di risoluzione delle controversie
65
internazionali; consente, in condizioni di
parità con gli altri Stati, alle limitazioni di
sovranità necessarie ad un ordinamento che
assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni;
promuove e favorisce le organizzazioni
internazionali rivolte a tale scopo.
A questo proposito ogni anno, da quando Aldo
Capitini l'ha iniziata negli anni cinquanta per
prima volta, viene ricordato con la Marcia della
Pace Perugia – Assisi.
L'impianto complessivo della Costituzione
definisce un quadro istituzionale fondato
sul
principio
della
Repubblica
liberaldemocratica
per
cui
lo
Stato
garantisce
inequivocabilmente
la
preminenza del “Lavoro” rispetto al
Capitale, ruolo attivo della mano pubblica
in alcuni settori strategici dell'economia e
comunque
prefigge
fini
sociali
all'economia.
Impianto
economico
completamente
disintegrato col Trattato di Maastricht e le
conseguenti Direttive dell'Unione Europea
che hanno
imposto la competizione
economica anche all'interno dello spazio
Euro.
66
E' infatti accaduto che anche la sinistra
cosiddetta riformista si sia lasciata
soggiogare dal pensiero unico neoliberista
che ha preteso di privatizzare tutto il
possibile e liberalizzare anche il non
liberalizzabile, quali i beni e i servizi a
monopolio naturale. Ad amici degli amici
privati sono stati così assegnati in
permanenza monopoli naturali che non
possono avere per loro natura alcuna
dinamica concorrenziale.
Il suggello del programma liberista in
Italia, complice anche l’Unione Europea, è
stata la
Legge 6 agosto 2008, n. 133
“Conversione in legge, con modificazioni,
del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112,
recante disposizioni urgenti per lo sviluppo
economico,
la
semplificazione,
la
competitività,
la
stabilizzazione
della
finanza pubblica e la perequazione
tributaria"
e specificatamente Art. 23-bis.
“Servizi
pubblici
locali
di
rilevanza
economica.”E in corso d’opera (leggi
Compagnia delle Opere) la predazione del
nostro welfare universale: scuola pubblica
67
e sanità, mentre per quanto riguarda il
comparto assistenziale è già quasi tutto in
mano al “privato” cattolico
Il corollario dell'attacco finanzcapitalista al
modello
economico
previsto
dalla
Costituzione italiana a avuto il suo epilogo
nel mese di maggio 2012 con la modifica
dell'art.81 introducendo obbligatoriamente
il pareggio di bilancio.
In questo modo impedendo allo stato
qualunque politica industriale e imponendo
la totale svendita dei beni pubblici,
comunali, provinciali, regionali statali al
privato.
Ripristinare la Costituzione Italiana mi pare
prioritario obiettivo per la sinistra italiana.
Ne consegue che si devono abolire i
trattati liberisti che governano l'Unione
Europea e farli diventare Costituzione della
cooperazione comunitaria europea fondata
sul principio di solidarietà.
Vedremo se sarà scritto chiaramente nei
programmi elettorali per le prossime
elezioni politiche in Italia e per quelle,
confidando che ancora ci siano, Europee.
68
Bibliografia
1. Amin Samir. Il Virus Liberale. Edizioni
Punto Rosso. Milano 2004.
2. Bobbio Norberto. Destra o Sinistra –
1994 / Ragioni e significati di una
distinzione politica. Donzelli Editore Roma
1994
3.Harvey
David.
Breve
storia
del
neoliberismo. Il Saggiatore. Milano 2007
4. Fasce Luigi. Capitale e Lavoro - La
secolare partita a scacchi (Convegno di
Livorno – febbraio 2011 Dalla divisione
della sinistra di Livorno all'unità per il
socialismo nel XXI° Secolo)
5. Frateschi Carlo Filippo - Salvini
Giovanni. Sistemi economici comparati.
Cedam Padova 1994.
6. Fromm Erich. Psicoanalisi della società
contemporanea – Edizioni di Comunità
Milano 1970
7. Fromm Eich. Fuga dalla libertà. Edizioni
di Comunità Milano 1975
8. Galimberti Umberto. Non uccidiamo le
69
Idee. Io Donna 30 maggio 2009
9. Gallino Luciano. Finanzcapitalismo.
Einaudi. Torino 2011.
10. Gallino Luciano. La lotta di classe dopo
la lotta di classe. Latenza 2012
11. Lautouche Serge. Breve trattato sulla
decrescita
serena.
Bollati
Boringhieri.Torino 2008
12. Mattei Ugo. Beni comuni – un
Manifesto. Laterza. Roma-Bari 2011
13.Robert Michels, Storia critica del
movimento socialista italiano fino al 1911,
ristampato da Il Poligono Editore.
14.Morin Edgard. La testa ben fatta.
Riforma dell'insegnamento e riforma del
pensiero, Raffaello Cortina, Milano 2000.
15. Morin Edgard. La mia sinistra. Erickson
Trento 2011.
16. Mucchini Masimo. Licenziare i padroni
? Edizioni anno 2010
17. Panzarani Roberto. Oltre la crisi –
Innovazione e business collaboration
nell’era della globalizzazione. Psicologia
contemporanea n.213/2009 Giunti
18. Pellizzetti Pierfranco – Giovanni
Vetritto. Italia disorganizzata. Edizioni
Dedalo. Bari 2006.
70
19. Pellizzetti Pierfranco. La quarta via. Ed.
Dedalo. Bari 2008
20. Pellizzetti Pierfranco. La libertà come
critica e conflitto. Ed. Mucchi. Modena
2012.
21. Pianta Mario. Nove su dieci. Perchè
stiamo (quasi) tutti peggio di 10 anni fa.
Ed. Laterza. Roma-Bari 2012
22. Rifkin Jeremy. Il sogno europeo. Oscar
Mondatori. Milano 2005
23. Roncaglia Alessandro. Economisti che
sbagliano. Editori Laterza . Roma-Bari
2010
24. Ruffolo Giorgio, Il capitalismo ha i
secoli contati. Einaudi. Milano 2008
25. Ruffolo Giorgio. Testa e croce – Una
breve storia della moneta. Ed.Einaudi.
Torino 2011
26. Salvadori L. Massimo. Ma io non voglio
morire centrista. Riv. Gli argomenti umani
– n.2/2004 Il Ponte
27. Sylos Labini Paolo – Roncaglia
Alessandro. Per la ripresa del riformismo.
L’Unità Nuova Iniziativa editoriale –
Milano 2002
28. Robert Michels, Storia critica del
movimento socialista italiano fino al 1911,
71
ristampato da Il Poligono Editore.
72
Scarica