NUMERO 4 . 2016 . SETTEMBRE . PUBLIMAX EDITRICE . WWW.PUBLIMAX.EU . EURO 10,00
BRE
BRESCIA COME NON L’AVETE MAI VISTA
LEISURE&LIFESTYLE
L’INTERVISTA A
GIACOMO
MAIOLINI
BRE EDITORIALE
C O R S O M AG ENTA 49 BRE S CIA
T. 0 3 0 2807810
C O R SO M A GENTA 45 BRE S CIA
T. 0 30 45293
FW 16.17
numero quattro
E WEBETE SIA ...
Settembre.
La parentesi si chiude così come
i tormentoni che hanno ritmato
incessantemente questa inquieta
estate italiana. Le rocambolesche
performance di Gianluca Vacchi
sulle coste più blasonate del
globo si sono alternate a un interminabile sequel di tag sulle “isle”
del momento, bocche ad albicocca
hanno imperversato sul web “sgomitando” attraverso colpi di like
tra condivisione e competizione.
E poi il burkini, i pokemon, i selfie
taroccati in località da sogno, ma
prima su tutti rimane una manipolazione perversa da web con
un unico denominatore comune:
spietatezza e invidia senza esclusione di colpi, tracciando così
“involontariamente” un ritratto
psicologico di followers accaniti e
reduci probabilmente da una vita
che non ha regalato grandi emozioni. Ed è subito social.
Con i cadaveri “ancora caldi” sulle
strade di Nizza del 14 luglio, così
come sulle drammatiche immagini del terremoto delle Marche che
ha scosso di paura tutto il Centro
Italia i socials si sono mossi con
una velocità talmente atroce e
feroce da tracciare un profilo psicologico inquietante e doloroso.
Una corsa al buonismo di massa,
letteralmente povero e disarmato,
ha dato il via a un boomerang di
post “targati” vergogna che sono
stati in grado di dipingere un fenomeno sociale che trovo oggi più
che mai dettato da inconsapevolezza e pochezza.
Condotte e atteggiamenti che
hanno trovato il loro ring più stolto
proprio durante queste due occasioni così drammatiche sfamando
i bisogni della psiche di WEBETI
(Mentana docet) che hanno scelto
di investire il proprio tempo in
spiacevoli dibattiti populisti e
banali piuttosto che chiudersi in
un coscienzioso e più apprezzabile
silenzio solidale. I socials, intesi
come “comunità” e non come
applicazione, sono questo: un
raccoglitore di profili dal contagio
sottostimato in grado di tenere
ancorato a sé i propri “adepti”
proprio come la cozza allo scoglio
e come le ciglia in 3D sugli occhi
delle sexbomb più cliccate del
momento.
Questa è l’Italia del FOMO “Fear
of missing out”, l’Italia dell’ansia
da prestazione digitale ovvero
la dichiarata paura di perdersi
qualcosa o qualcuno. L’ossessione all’ultimo click e all’ultimo mi
piace, un racconto epistolare impresso in una bacheca che diviene
il più disarmante specchio di una
generazione a pezzi.
Un mercato di idee, dettate da
impulsività e inadeguatezza,
composto da un numero spropositato di proseliti che come cecchini
terranno sempre il grilletto puntato su ogni immagine postata,
ogni commento lasciato o luogo
taggato, “depositando” comunque
un box virtuale
privo di finestre
o di uscite di sicurezza
Showroom:
ANNALISA BONI - [email protected]
traccia del loro gratuito e spietato
disprezzo mettendo in moto una
macchina letale di giudizi e opinioni illogici e sprovveduti dettati
da impulsività e da un contagioso
stato di rancore oggi più incalzante che mai.
Questo non è altro che un box
virtuale privo di finestre o di uscite
di sicurezza e insicurezza, all’interno del quale ogni parola detta
rappresenta una sorta di macigno
condivisibile sulle vite degli altri
dal quale è impossibile sfuggire,
ma il quale è doveroso commentare trascurando la sensibilità
degli altri. Quella che dovrebbe
essere una tribuna di incontri
si trasforma così in un teatro
dall’audience di basso livello
pronto a colpire in modo subdolo
e infido, in grado di non cogliere
più la bellezza, la solidarietà e
qualsiasi atteggiamento di corretta condivisione ma di esaltare
unicamente aspetti ostili e negativi cadendo così in quel perverso e
ossessivo tunnel dell’invidia.
BRESCIA, VIA X GIORNATE, 12
Annalisa Boni
Tel. 030.63.76.940 - [email protected]
Facebook: Fabricatore Showroom Brescia
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EDITORIAL CONSULTANT
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COORDINATORE EDITORIALE & CO-EDITOR
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Claudia Lazzari . [email protected]
Annalisa Boni,
Claudia Lazzari,
da oltre 10 anni è coordinatore
editoriale di due riviste nazionali di
design e enogastronomia.
Trendsetter e attenta osservatrice di
tendenze e stili di vita ha il piacere di
portare in pagina solo le grandi eccellenze del globo proponendo il più
autorevole specchio di una società
in continua trasformazione.
cito una frase di Confucio che sento
mia: “vivi come in punto di morte
vorresti aver vissuto”.
Ogni giorno vivo la vita, gli affetti e
il lavoro con lo stesso entusiasmo e
gratitudine, come se fosse l ‘ultimo...
clau
dia.
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TENDENZE, CINEMA, TEATRO.
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HOTELLERIE, AUTO, DESIGN, VINTAGE.
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Eleonora Raschi . [email protected]
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Paolo Falsina, Federico Buelli, Laura Sorlini
Massimo Cominetti, Silvia Marelli
Miro Bonardi, Pierpaolo Romano
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Emanuela Serughetti,
dall’esordio biografico americano, è autrice di diversi romanzi,
editor e giornalista, una penna
che persegue l’arte di mostrare
attraverso la parola tutto ciò che
è dotato di valore, di efficacia e
di spessore, con occhio attento
alla realtà delle cose.
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Laura Sorlini,
vanta un’esperienza giornalistica
competente e versatile maturata
in anni di redazione.
Appassionata di enogastronomia e turismo e aspirante sommelier, è alla continua ricerca di
aspetti ed eventi da raccontare
nelle rubriche che cura periodicamente per alcune delle più
autorevoli riviste di settore.
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Supplemento a Casaresart n.65
Autorizzazione del Tribunale di Brescia n.12/2003 del 12/03/2003
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TUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI © Publimax Srl 2016
È VIETATA LA RIPRODUZIONE TOTALE O PARZIALE DEL
CONTENUTO DELLA RIVISTA SENZA AUTORIZZAZIONE
NELL’IMMAGINE GIACOMO MAIOLINI FOTOGRAFATO DA
GIOVANNI GASTEL, SERVIZIO A PAGINA. 6
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Carlo Boni,
nato con il DNA dell’editoria
trasmessogli dalla famiglia,
socio aziendale da 25 anni ed
esperto conoscitore del
mercato, cura e sviluppa
l’aspetto commerciale
della rivista.
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Francesco Salvetti,
Da sempre appassionato alla
carta stampata entra nel mondo
dell’editoria nel 1992 dal 1997
è socio e direttore responsabile
di tutte le pubblicazioni della
casa editrice Publimax.
Giornalista pubblicista dal
2001si diletta nel tempo libero
in reportage e ritratti last minute.
LIKING: CINEMA, ARTE, FOTOGRAFIA
E TUTTO CIÒ CHE TRASMETTE EMOZIONE.
Planet VIGASIO
BRE
BRESCIA COME NON L’AVETE MAI VISTA
CONCEPT STORE IN BRESCIA
LEISURE&LIFESTYLE
Sommario
Dalla fusione delle storiche attività della Vigasio F.lli e di Punto Ufficio nasce
nel dicembre 2014 PLANET VIGASIO (nome commerciale di Digiprint srl): una
nuova realtà che si propone di essere riferimento per il mondo della stampa,
dell’editoria professionale e delle forniture per l’ufficio.
Un polo culturale, una photogallery ed un laboratorio stampa che si sviluppano
negli ambienti completamente rinnovati della storica sede di via Pusterla; il
concept store si articola su una superficie di 2000 mq attraverso un percorso in
grado di affiancare alle tradizionali attività ulteriori prodotti e servizi.
L’ambientazione, le luci e le atmosfere sono studiate nel dettaglio per fornire ai
clienti un’esperienza di fruizione che trova nello stile, negli arredi e nella competenza il tratto distintivo della vocazione culturale.
PLANET VIGASIO racchiude in sé molteplici competenze, capaci di garantire
soluzioni specifiche per settore professionale e di operare in sinergia per progetti più articolati.
NUMERO 4 . SETTEMBRE 2016 .
IN COPERTINA DEEJAY TIME REUNION INSIEME A GIACOMO MAIOLINI
12
6
18
PLANET VIGASIO
via Pusterla 3/a Brescia
(parcheggio interno privato da via
M. Cesaresco 16/B)
6
CENTRO
STAMPA
TIME TO LOVE LA MUSICA CHE TOCCA IL CUORE
INTERVISTA A GIACOMO MAIOLINI
12
LA VERA SFIDA É SFIDARE SE STESSI
INTERVISTA A BEATRICE SAOTTINI
18
ARMIAMOCI DI DIALOGO
INTERVISTA AL QUESTORE DI BRESCIA VINCENZO CIARAMBINO
34
OYADI
LA PALADINA DELLA CONSOLLE
39
L’X FACTOR
DI ANDREA BUTTURINI
46
TRA DI NOI
A TAVOLA CON MICHELE BONTEMPI
48
LA MIA FABBRICA DEI SOGNI
INTERVISTA A VALERIA LA MALFA
56
MAGENTA HOMME E FEMME
DOVE ARTE E ABBIGLIAMENTO SONO DI SCENA
61
L’IMPORTANTE É CHI DECIDI DI ESSERE
INTERVISTA A FRA MARCO FABELLO
75
TUTTI QUANTI
VOGLIONO FARE JAZZ
FABIO VOLO
IL DON
CHISCIOTTE
BRESCIANO
LA NOSTRA INTERVISTA
Raccoglie l’eredità dell’esperienza vigasio
per stampe su carte e altri materiali. Equipaggiato di soluzioni tecnologiche contemporanee e diretto da uno staff competente,
disponibile a valorizzare qualsiasi esigenza
di stampa e supporto. Il laboratorio stampa di planet vigasio offre un’ampia gamma
di formati e supporti personalizzati: dal piccolo formato alla stampa su grandi pannelli
e teli in pvc.
24
STORE
Articolato in quattro aree funzionali dedicate alla scuola, all’ufficio, cancelleria e
articoli da regalo.
Corners tematici sviluppano l’assortimento di marchi come: Moleskine, Nava, Napapijri, Eastpak, Mi.etico, Faber Castell,
Bic, Parker, Giotto, Fabriano, Smemoranda, Comix, Origami, prodotti Flex e quanto
di meglio offre il mercato.
STAMPA
FOTOGRAFIA
DIGITALE
Il laboratorio fornisce servizi di stampa
professionale e certificato. Sviluppa le sue
competenze in stampa fotografica, stampa su tela, stampa fine art, stampa su pannelli per complementi d’arredo o mostre,
stampa book professionali, stampa bianco
e nero.
LIBRERIA
La competenza della libreria Punto Ufficio
rappresenta da molti anni il riferimento per
studi professionali e Aziende che necessitano di una vasta scelta di testi e di informazione continua per tenersi aggiornati
nella propria professione. Tra le case editrici presenti: Il Sole 24 Ore, Maggioli, Ipsoa,
Simone, FAG, Euroconference, SEAC, CEDAM, Eutekne, Giuffrè, UTET, La Tribuna,
Egea. Un servizio di news letter è, inoltre,
a disposizione per gli aggiornamenti sulle
novità editoriali.
ARCHIVIAZIONE
DIGITALE
Planet Vigasio offre ad aziende, enti pubblici e privati la propria esperienza e professionalità nel campo della digitalizzazione documentale degli archivi, fornendo il
servizio di scansione di disegni, elaborati
tecnici, libri, libri antichi, giornali, registri,
mappe e pergamene.
Integra il servizio un software in grado di
gestire, visualizzare ed editare tutti i files
acquisiti.
PHOTO GALLERY
Lo spazio espositivo già esistente è in fase
di ampliamento e, dal 1 ottobre ospiterà
la Wave PhotoGallery, riferimento nazionale per il mondo della fotografia sviluppando temi espositivi dei principali artisti:
da Gianni Berengo Gardin ad Uliano
Lucas, Elisabetta Catalano, Francesco Cito, Franco Fontana, Giampaolo
Barbieri, Gianni Pezzani, Santi Visalli,
Dondero, solo per citare alcuni degli autori italiani esposti nei dieci anni di vita della
galleria.
BRE LA COPERTINA DI SETTEMBRE
TIMETOLOVE
LA MUSICA CHE TOCCA IL CUORE
GIACOMO MAIOLINI
A CURA DI CLAUDIA LAZZARI E ANNALISA BONI
TESTO DI EMANUELA SERUGHETTI
DICEVA ROLAND BARTHES CHE LA
MODA È LA ROTAZIONE DEI POSSIBILI, È L’IDEA CHE CI SONO ALCUNE
POSSIBILITÀ CHE VENGONO SFRUT-
6,
TATE IN MANIERA CIRCOLARE, AN-
IL PUNTO PER CUI SONO PASSATE E
CHE SE POI NON SI RITORNA MAI
PASSANO INFINITE RETTE NELL’UNI-
ALLO STESSO PUNTO. SI PROCEDE,
VERSO DI ONDE DI SONORITÀ MUSI-
SE VOLETE, IN MODO ELICOIDA-
CALI. ECCO CHE VEDO GIACOMO AR-
LE, A SPIRALE. GIACOMO MAIOLINI,
RIVARE. C’È QUALCOSA DI FRAGILE
DA SEMPRE UN PASSO AVANTI NEL
NEL SUO MODO DI CAMMINARE NEL
MOTO ROTATORIO, CON GRANDE IN-
VENIRMI INCONTRO, UN MUOVERSI
TUITO HA SONDATO IN MODO PIONIE-
LENTO A UN’ALTEZZA IMPONENTE,
RISTICO I MONDI POSSIBILI DELLA
FORSE, PENSO IO, È ABITUATO ALLE
MUSICA SIN DAI PRIMI ANNI ‘80, PER-
SORPRESE, FORSE PERCHÉ ALLE-
PETUANDO UNO STILE CHE LO HA
NATO PER ESPERIENZA ALL’IMPRO-
DEFINITO E COLLOCATO CON LA SUA
BABILE CHE DIVENTA POSSIBILE
TIME RECORDS NELL’OLIMPO DELLE
POICHÉ SULL’IMPROBABILITÀ CI HA
CASE DISCOGRAFICHE. UNO STILE
FATTO SOLDI E NOTORIETÀ A PALA-
CHE RITROVO FEDELE NEL SUO RE-
TE. LA SUA INDOLE INNATA VIAGGIA
GNO, IL SUO QUARTIER GENERALE
SULL’ONDA “THINK OUTSIDE THE
DOVE LO INCONTRO. ORDINE, RIGO-
BOX” CHE HA SPINTO LE SUE FORZE
RE, IN UNA GEOMETRIA PULITA FAT-
ANCHE AL BENEFICIO ALTRUI CON LA
TA DI PANNELLI SOLIDI, TUBI ZIN-
SUA MUSICA, IL SUO CREDO, COME
CATI, GIOCHI DI LUCE ATTRAVERSO
VIATICO PER COSTITUIRE ALL’INIZIO
SCANALATURE VERTICALI, VIDEO VE-
DEL 2015 LA ONLUS TIMETOLOVE A
LOCI CHE PASSANO SULLO SCREEN
SOSTEGNO DI IMPORTANTI PROGETTI
ALLA PARETE CENTRALE DI FRONTE
UMANITARI DESTINATI AD AIUTARE
ALLA QUALE C’È IL SIGILLO BLU DEL-
BAMBINI E DONNE IN STATO DI CRI-
LA GRANDE “T” DI TIME RECORDS,
TICITÀ IN TUTTO IL MONDO.
Giacomo Maiolini per il celebre fotografo Giovanni Gastel, www.giovannigastel.it
.7.
N O.4 S
ET
20 1 6 ´ B RE
´
T E M B RE
Giacomo Maiolini
M A G A ZI
NE
INTERVISTA A
Partiamo dall’inizio, esordisco
io seduta di fronte a lui alla sua
enorme scrivania inserita in
un ambiente luminoso colmo di
colori e pezzi d’arte indonesiana, da quando hai scoperto la
musica e come è successo?
Verso la fine delle superiori cominciai a frequentare le discoteche più in voga della zona come
il Number One, l’Altaluna e il Tiffany ma non m’interessavano le
ragazze, ci andavo per ascoltare
il Dj, ero interessato ai dischi che
metteva che poi mi andavo regolarmente a comperare. Questo
tipo di musica mi è entrata dentro
in modo maniacale, pensa che ai
tempi vivevo in un paesino di 500
persone che vedendo quello che
facevo pensavano sicuramente
che ero matto! Appena finito le
superiori una mattina avevo un
appuntamento alla Banca Agricola Mantovana per un posto
di lavoro, ma successe che non
suonò la sveglia e a metà strada
decisi di tornare indietro. È il caso
di dire: gli incroci che ti cambiano
la vita!
Immaginavi allora, quando è
nata la Time Records, che questo genere di musica avrebbe
cambiato completamente gli usi
e i costumi e anche il modo di
divertirsi delle persone?
No, io mi feci guidare semplicemente da una passione. Anche
la fortuna ci ha messo lo zampino, ma allora, come sempre,
scelsi di fare solo cose che mi
piacevano, nel bene e nel male.
Non mi sono mai interessato per
esempio a cantanti italiani, come
fai a lanciare un artista che non
senti nelle tue corde? Con questa
politica siamo arrivati a molti
successi, abbiamo collezionato
un po’ di dischi d’oro e di platino in tutto il mondo. La strada è
stata lunga e oggi siamo arrivati
a fare per esempio 600 mila
copie con i “Lost Frequencies” un
gruppo belga che è stato ospite
internazionale alla scorsa edizione
di Sanremo, per cui ora è arrivato il
disco d’oro e fra poco di platino, altra
scommessa vinta è stata quella di
Imanì la cantante soul francese di
origini africane, oppure Feder che ha
un successo in tutto il mondo. Siamo
fortunati, ogni tanto le azzecchiamo!
Ironizza, saltando sulla sedia.
Ti senti di più appassionato o fortunato?
È un insieme di cose, la passione, la
costanza, la perseveranza, il gusto,
la fortuna certo, quella di avere il
dono innato di capire, quando ascolto
un disco, se potrà andare o no. Sono
cose che non si possono imparare.
Dimmi, in che modo si sono incrociate la la TIME RECORDS e la DEEJAY
TIME?
Fu una mia idea quella di fare una
compilation della DeeJay Parade,
la classifica più ascoltata in Italia
condotta da Dj Albertino che ai tempi
andava in onda il sabato. Ne parlai
a Cecchetto un giorno a Milano così
iniziammo a fare queste compilation
che sono arrivate a vendere 500 mila
copie, un progetto che si è poi interrotto per divergenze tra Cecchetto e il
gruppo dell’Espresso che li ha portati
a dividersi. Sono sicuro che se fossimo andati avanti avremmo raggiunto
anche il milione di copie! Ma questa
è storia.
Il gruppo della Deejay Time, Albertino, Fargetta, Molella e Prezioso,
dopo 10 anni di separazione artistica si è nuovamente riunito come agli
esordi. C’entri qualcosa anche tu in
questo, ce lo vuoi raccontare?
La Deejay Time è stata la colonna
sonora della mia carriera, per questo
ho sempre pensato che sarebbe
stato bellissimo riaverli in consolle
insieme. Ho coronato questo sogno
in occasione della festa dei 30 anni
di TIME, dopo quella data ci hanno
preso gusto e dopo l’ultima fatica, il
loro tour estivo in molte piazze italiane, li potremo ascoltare in occasione
Premiazione disco platino Lost Frequencies “Are you with me”
Un altro scatto di Giacomo Maiolini per Giovanni Gastel, www.giovannigastel.it
io ho sempre scelto
di fare solo cose
che mi piacciono,
nel bene e nel male
.8 .
Nell’immagine in alto, Giacomo Maiolini e Imany durante la premiazione per il disco di platino “Don’t be so shy”,
qui sopra la premiazione disco platino Feder “Goodbye”
.9.
della serata TIMETOLOVE al Molo 3 il
prossimo 8 settembre.
Cosa rappresentano per te gli anni
‘90, anni in cui la tua etichetta
raggiunse le vette delle classifiche
inglesi e americane, un inizio che
ha segnato un percorso che da lì è
sempre stato in crescita?
È stato un periodo felice della mia
vita a 360 gradi, anche perché nel
1995 è nato mio figlio, quindi sono
stati anni particolari in cui abbiamo
raggiunto tanti successi che anche
ora la gente ricorda e alcuni dei quali
vanno ancora anche adesso!
Sta seguendo le tue orme tuo figlio?
Sì ma in maniera diversa, per fare il
mio lavoro si deve avere un intuito
speciale che fa la differenza, lui si occupa dell’aspetto manageriale, tiene i
rapporti con gli artisti e nel frattempo
sta finendo gli studi. È un fulminato
da discoteca proprio come il papà,
solo che a lui piacciono i Dj mentre
a me è sempre piaciuta la musica.
Conosce tutti gli eventi, i personaggi
importanti ed è informatissimo!
Sei un appassionato d’arte e da poco
è stato pubblicato il libro “Pre-testo” in cui sono intessute le sue
più svariate forme intrecciate con
quella che è la tua essenza, mi puoi
raccontare da dove nasce questa
passione e questa idea?
Questa cosa è nata da un incontro
fortuito con Michele Venturini una
sera a cena quando, interessato,
cominciò a farmi delle domande. La
mattina dopo mi spedì una mail con
una presentazione del progetto che
aveva in mente. Io onestamente per
diverso tempo non riuscii a trovargli
la giusta collocazione. Poi quando
è partito TIMETOLOVE decisi che
“Pre-testo”sarebbe stato un progetto a suo sostegno. Nei confronti
dell’arte io vado a sensazione, scelgo
delle opere che mi colpiscono e mi
danno emozioni e non perché sono di
artisti famosi e quindi costano molto.
Per esempio a casa mia ho un busto
tatuato realizzato da un artista che
ho incontrato per caso. Devo convivere con l’arte, per cui è un riconoscersi reciproco. È come scoprire un
artista e poi lanciarlo. Ho a casa dei
quadri di un artista messicano che
hanno per soggetto i teschi che a me
piacciono molto, e che acquistai
quando non lo conosceva ancora
nessuno e che ora ha raggiunto il
successo, infatti prossimamente
farà una mostra a Roma.
Quando sono in giro e mi capita
di vedere un pezzo che mi colpisce, lo acquisto, per esempio
questo murales, alza il braccio e
indica sulla parete lì accanto un
pittogramma di un cuore formato da lettering e immagini, notai
l’artista per strada e mi colpì
quello che stava facendo così gli
ho commissionato un lavoro che è
venuto qui a realizzare.
Come puoi vedere qui attorno
anche a Bali ho acquistato molte
cose che ho visto per caso e che
mi hanno dato subito un’emozione.
Cos’è la cosa più folle che hai
fatto?
Pensa e ripensa.
Sai, il fatto è che quello che per
me può essere una cosa normale,
per altri potrebbe risultare folle!
Forse la cosa più folle è proprio
stato quando al primo incontro
con mia moglie le ho dichiarato
che l’avrei sposata, infatti lei mi
ha risposto che ero matto!
Dopo 7 anni è successo davvero,
anche se me lo chiese lei.
Essere visionari con l’amore
c’entra?
Io faccio sempre dei gran sogni,
ma le cose so che non le devo
rincorrere, sono loro a un certo
punto che arrivano e mi sorprendono. Sono un po’ fatalista. Posso
dire con convinzione che quando
una cosa diventa troppo complicata non bisogna perseguirla,
piuttosto si devono accogliere gli
accadimenti che si presentano in
modo easy, fluido, nel lavoro mi
è successo parecchie volte. Nella
mia indole c’è l’esigenza di trovare
la persona giusta che abbia le
testa e un insieme di altre cose, e
non è una cosa facile.
Conosciamo la storia di come è
nata la “TIMETOLOVE” che ha in
calendario per il prossimo 8 settembre l’evento charity “L’8 per
l’amore”, ce ne vuoi parlare?
L’idea è stata quella di cercare
un’altra situazione, oltre a quelle
che già abbiamo creato, per
esempio siamo stati Onlus ufficiale dell’evento Mille Miglia per raccogliere fondi a favore della Onlus
di Brescia che è la fondazione
Golgi e di quella toscana Voa Voa,
poi per i ragazzi a Brescia abbiamo organizzato due eventi a scopo
educativo proponendo la discoteca
con orari safe aperte cioè dalle 20
alle 2 senza possibilità di avere
superalcolici. Io la Onlus la intendo a 360 gradi, in modo un po’
alternativo, vuol dire anche dare
delle possibilità e contesti educativi. Ci tengo fare delle cose belle
in cui ci si diverte, ma che hanno
uno scopo e un significato ben
precisi. “L’8 per l’amore” è nata a
sostegno della“Fondazione Bumi
Sehat” di Bali che ha così potuto
avviare i lavori per la costruzione della nuova clinica ostetrica
e per l’Associazione “Bambini
Cardiopatici nel Mondo”, nata
nel 1993 a Milano per volontà del
prof. Alessandro Frigiola e nello
specifico per sostenere il progetto
“Cuori in emergenza” che propone un intervento di cure chirurgiche “salvavita” da effettuarsi in
Italia, col trasferimento aereo del
piccolo paziente dal suo paese
di origine all’Unità di Cardiologia
dell’Ospedale San Donato di Milano, con un programma di degenza
pre e post-operatoria.
La serata charity dinner tutta
dedicata all’amore, organizzata
al Pala Banco di Brescia, avrà un
programma musicale straordinario anche grazie all’aiuto di Adolfo
Galli, ci saranno ospiti come Carlo
Verdone che suonerà la batteria,
Luca Carboni, Giusy Ferreri, Edoardo Bennato e altri nomi impor-
tanti che definiremo a giorni.
Faremo spettacoli molto belli,
organizzeremo il dolce con la pasticceria KNAM che è la numero
uno, del gelato se ne occuperà il
campione mondiale Filippo Novelli, verranno realizzate sculture
in frutta dal maestro Tonon e il
tecnico di Jovanotti realizzerà i
visual live shows.
Il tutto poi si concluderà con un
Afterparty per un target più giovane condotto da vere e proprie star
della consolle.
Qual è finora la soddisfazione più
grande a cui ti ha portato questo
progetto?
Credo che fosse tutto già nella
mia indole perché in realtà comincia a collezionare soddisfazioni
già 30 anni fa, all’inizio della mia
carriera, quando organizzai un
torneo di calcio con Radio DeeJay
a scopo benefico.
Alla mia festa di compleanno per i
miei 50 anni in un locale a Milano per esempio, ho chiesto agli
invitati di non farmi regali ma di
contribuire con delle donazioni a
favore di una Onlus. Investire le
mie forze per questo scopo mi fa
star bene e mi ha cambiato la vita.
Se li hai, quali sono i tuoi più
grandi rimpianti?
Forse uno ce l’ho. Noi siamo una
delle realtà discografiche più
importanti nel mondo e a volte mi
sono detto che se la nostra sede
invece di essere qui a Brescia
fosse stata in una città più grande come per esempio Londra,
avremmo potuto essere ancora
più grandi. Forse perché io ho
un’apertura mentale a livello
internazionale e a volte vivo dei
limiti nella realtà in cui vivo, perché sento che le cose che faccio
e che mi piacerebbe fare, qui non
trovano il giusto allineamento, ma
spingono per valicare quei limiti.
Le sensazioni che mi ha dato
questa chiacchierata sono
all’insegna di una semplice e
pura verità: quando è il cuore a
mettersi in campo, si possono
raggiungere grandi obiettivi, e
solo lui può risvegliare il coraggio, che può davvero innalzare le
persone a essere grandi e a diventare esempi. Giacomo lascia
che ti dica una cosa, gli faccio io
per concludere, sarai irraggiungibile, originale e visionario, ma
allo stesso tempo s’intravede nei
tuoi occhi una genuinità di fondo
che possiedono in pochi.
Sopra, Robin Lim con Giacomo Maiolini che tiene in braccio uno dei tanti bambini nati a Bumi Sehat.
Nell’immagine, Il Dott. Frigiola e Giacomo Maiolini. Il ricavato del doppio party di beneficenza dell’8 settembre tramite il progetto TIMETOLOVE – L’8 PER L’AMORE sarà devoluto anche
all’associazione Bambini Cardiopatici nel Mondo (oltre che a Bumi Sehat di Bali), il dott. Frigiola ne è il fondatore.
Nell’immagine, Giacomo Maiolini con Carlo Verdone e Adolfo Galli,
testimonial TIMETOLOVE ONLUS
Nelle immagini sopra la Clinica Bumi Sehat, Bali, in
costruzione.
BRE PROTAGONISTI
LA VERA SFI DA E' SFI DARE
SE STESSI
INTERVISTA A BEATRICE SAOTTINI
B
20 16 ´ RE
N O4 SE
M BRE
. 13 .
´
DONNA CAPARBIA, AL TEMPO STESSO UMILE E DISPONIBILE VERSO GLI ALTRI,
INTELLETTUALMENTE CURIOSA E CON UNA GRINTA “RUGGENTE”, PROPRIO
COME I MOTORI DELLE SUE AUTO.
È BEATRICE SAOTTINI, PRESIDENTE E AMMINISTRATORE DELEGATO DELL’OMONIMA AZIENDA AUTOMOBILISTICA MA SOPRATTUTTO UNA GRANDE COMUNICATRICE SEMPRE IN PRIMA LINEA NELL’AMBITO SOCIO CULTURALE.
NE
M A G A ZI
T TE
TESTO DI LAURA SORLINI
IMMAGINI DI ELISA GECCHELIN
INTERVISTA A
Beatrice Saottini
La prima domanda verte proprio
su questo argomento: la sua
passione per tutto ciò che è arte
e sulla musica in particolare.
Ci racconta la sua esperienza
con Omnia Orchestra?
Cosa è stata e cosa succederà?
Omnia Orchestra in questo momento è silente, è lì – scherza con due occhi gialli nella notte, in
agguato come una pantera. È un
progetto che è stato molto bello
e, dopo aver affrontato le generali
complicazioni degli ultimi anni,
è pronto per rispiccare il volo
(l’importante nella vita è avere
una progettualità e Bruno Santori - che è la vera anima di Omnia
– ed io ne abbiamo da vendere).
Per ora mi limito a dire che si
tratta di una realtà che abbiamo
costruito con tanto entusiasmo,
professionalità e dedizione. Uno
dei suoi meriti più grandi è stato
quello di contaminare diversi generi musicali; basta pensare alle
colonne sonore fatte con l’Orchestra Sinfonica. Nel 2002, infatti,
quando ha preso il via questo progetto e Omnia era solo un nome
(si è strutturata ad associazione
solo nel 2006) tutti ci prendevano
per matti poiché era un’innovazione totale fare dei concerti che
fossero contemporaneamente
di musica classica, colta e pop,
mentre ora è diventato abbastanza usuale. Abbiamo fatto cose da
un punto di vista musicale e dal
punto di vista organizzativo veramente eccellenti, considerando
che siamo una realtà che non è
inserita in un circuito standard di
organizzazione di eventi. Ricordo
con molto orgoglio tutte le stagioni, ma in particolare quelle del
2007, 2008, 2009 e 2010 durante
le quali abbiamo portato concerti
memorabili come il quarantennale dei Nomadi per citarne uno e
altri non solo a Brescia ma anche
al Teatro Dal Verme di Milano, al
Teatro La Fenice di Venezia e via
dicendo… Speriamo di replicare in
futuro questi successi.
... chi mi conosce mi definisce rock,
quindi se devo paragonarmi a qualche
cosa direi a un assolo di chitarra
di Jimi Hendrix ...
Lei fa parte del CDA della
Fondazione Teatro Grande,
mi saprebbe dare un bilancio
personale di questa importante
esperienza?
Questo è il secondo CDA al quale
partecipo, per un totale di sei
anni, e devo dire che si tratta per
me di una bellissima esperienza
poiché condotta molto bene da un
Sovrintendente - Umberto Angelini - davvero capace di muoversi
in tutto ciò che è artistico e allo
stesso tempo sa gestire impeccabilmente in termini di clima e
di organizzazione il Teatro e le
persone che in esso lavorano. Il
buon risultato della Fondazione,
infatti, passa attraverso questa
figura imprescindibile e anche –
onore al merito – attraverso la
condivisione di tutto il CDA che
opera con la finalità di fare in
modo che la Fondazione stessa
continui a essere nel tempo un
punto di riferimento importante
sul territorio, muovendosi esclu-
.1 4 .
sivamente secondo logiche che
abbiano a che fare con l’arte e la
cultura. Una grande competenza da parte del Sovrintendente,
dunque, e un grande rispetto e
laicità da parte di tutto il Consiglio, affinché la Fondazione possa
esprimersi al meglio. A riprova
di quanto appena detto, infatti, numerosi sono stati i premi
ricevuti dalla Fondazione per le
iniziative organizzate (ad esempio
il Birimborum! Progetto che vuole
avvicinare i bambini al teatro, così
come la Festa dell’Opera). Questa
è stata la magica alchimia della
Fondazione; è un oggetto prezioso da maneggiare con cura e solo
così potrà rifulgere d’immenso.
È doverosa e assai attesa una
domanda sul concerto di Natale,
momento istituzionale ed emotivo importantissimo per Saottini.
Ci può dire qualcosa?
Mi preme fare un premessa: ciò
che sottende a tutto questo è
sempre la volontà di ampliare lo spirito e la finalità dell’attività imprenditoriale della Saottini Auto e mia
personale.
Ritengo fondamentale nell’organizzazione della vita quotidiana dare valore
aggiunto alla propria attività con
sensibilità, visione e organizzazione
per accogliere ogni opportunità, certo
senza mai dimenticare che siamo
qui a fare impresa e l’impresa, si sa,
necessità di regole ben precise per
poter essere affidabile, regalandosi
però un respiro meno costretto.
Per questo motivo da ormai 13 anni
organizziamo il concerto di Natale,
un momento cult, istituzionale ed
emotivo davvero importante per noi.
Ebbene anche quest’anno, si farà e
sarà il quattordicesimo concerto di
Natale Saottini.
Nelle prossime settimane metteremo
a punto i dettagli, motivo per cui non
posso anticipare nulla se non che
sarà Bruno Santori, come sempre, a
dirigerlo.
L’intento è divertirsi e l’ottima riuscita è merito di un team affiatato e
sinergico, che ogni anno progetta con
accuratezza e professionalità questo
momento di incontro, mettendoci anima e corpo, oltre a una nutrita dose
di adrenalina positiva. Sarà, come
sempre bellissimo, indimenticabile!
Da ormai 4 anni anche sua figlia, Valentina Diversi, è entrata a far parte
del team aziendale. Una continuità
che vede nella nuova generazione
un futuro famigliare.
Il percorso professionale mio e di mia
figlia sono stati molto simili. Nessuna
delle due, infatti, ha avviato una start
up (io sono la seconda generazione in
azienda e la terza nel settore automotive perché mio nonno prima della
guerra aveva già dato il via a un’attività in questo campo seppur con
.15 .
marchi diversi), ed entrambe siamo
approdate alla Saottini Auto solo
dopo aver fatto esperienze diverse ed
estranee all’azienda. Siamo sempre e
comunque molto concentrate sull’oggi, con uno sguardo in avanti per
disegnarci un cammino aperto che
mai si riduca a una gabbia.
Qual è stata la più grande scommessa nella sua vita che ha vinto?
Più che di scommesse amo parlare
di progetti, percorsi e risultati che,
costantemente, perseguo caparbiamente.
La soddisfazione personale di aver
superato un proprio limite, di aver
avuto una visione ed essere riuscita
a realizzarla, è qualcosa che ha più a
che fare con il successo intellettuale
e progettuale che non con la vittoria.
Di vincere mi importa poco, di eccellere un po’ di più, di sfidarmi mi
importa molto.
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In quanto donna si è mai sentita
sulla linea di confine tra il sentirsi lusingata dall’ammirazione
e il sentirsi avvilita dal pregiudizio?
NO!!!
Punto esclamativo!
Sono consapevole di aver iniziato
un percorso professionale in un
ambiente totalmente maschile
come poteva essere anni fa quello
dell’automotive, ma non mi sono
mai sentita una categoria in via
d’estinzione e nemmeno un animale raro.
Sono convinta che se una persona
lavora e cerca di mantenere la
propria identità, è caparbia e si
dedica a quello che fa, alla fine
ottiene un risultato.
Il buon Dio mi ha messo nel genere femminile e in quanto donna ho
dinamiche di pensiero e di azione
che mi appartengono e con questo
mio bagaglio procedo nella mia
vita senza ascoltare né lusinghe
né pregiudizi.
Di donne simboliche, icone di
coraggio, altruismo, determinazione nel voler raggiungere
obiettivi importanti la storia ne
è piena, ce ne sono alcune che
per lei sono dei riferimenti o per
le quali nutre profonda ammirazione?
Nutro ammirazione per una sana
e ambiziosa normalità. Di donne che han fatto tanti disastri in
termini di sfida del potere e di
collocazione (da Lucrezia Borgia
a Caterina De Medici) la storia è
piena, così come lo è di donne che
sono state eccellenze morali (vedi
Maria Teresa di Calcutta). Per me
però è importante vivere una consapevole normalità, che dal mio
punto di vista consiste nel cercare
di essere curiosa, di capire, di conoscere, senza diventare schiava
di nulla, né di beni né di consuetudini. Sono consapevole della
fortuna che ho avuto, del fatto che
la vita per me è meno pesante che
per altri e per questo cerco di farne buon uso, ringraziando per la
forza che mi appartiene, che non
confondo con l’arroganza.
1996-2016
Se dovesse paragonare la sua
vita a un film, a un romanzo o a
un’opera d’arte quali sarebbero?
Chi mi conosce mi definisce rock,
quindi se devo paragonarmi a
qualche cosa direi a un assolo di
chitarra di Jimi Hendrix.
.1 6 .
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BRE L’INTERVISTA DI SETTEMBRE
ARMIAMOCI
DI DIALOGO
IL QUESTORE VINCENZO CIARAMBINO
A CURA DI CLAUDIA LAZZARI
TESTO DI EMANUELA SERUGHETTI
NON SO COME DIRE, MA FARE IL MIO INGRESSO NELLA QUESTURA DI BRESCIA OGGI, CIRCONDATA DA UN CAMPIONARIO
DI UOMINI IN DIVISA, È STATO UN PO’ COME SENTIRE DI DOVER FARE AMMENDA PER TUTTI I MIEI ERRORI E RICORRERE
A TUTTA LA MIA FACOLTÀ DI DISCERNIMENTO. FORTUNA CHE
A TOGLIERMI DA QUELLA SENSAZIONE DI LEGGERO TIMORE
MI ARRIVA IN SOCCORSO CON UN SORRISO AMICHEVOLE L’APPUNTATO ALL’INGRESSO. LA SUA GENTILEZZA E IL SUO BUON
UMORE FANNO DA SPARTIACQUE NEL RIGORE DEGLI INTERNI
MENTRE MI ACCOMPAGNA PRIMA IN ASCENSORE, POI LUNGO
UN CORRIDOIO SU CUI S’AFFACCIANO STANZE E UFFICI DAI
QUALI OCCHIEGGIANO POLIZIOTTI E SEGRETARIE INDAFFARA-
18,
TE.
IL QUESTORE VINCENZO CIARAMBINO È IN PIEDI NEL RIQUADRO DELLA PORTA DEL SUO UFFICIO E NEL VEDERCI CI VIENE
INCONTRO CON ARIA FESTOSA. MI FA ACCOMODARE SU UN
BEL DIVANO CAPITONNÈ IN PELLE SCURA E PER QUALCHE MINUTO CERCHIAMO DI ROMPERE IL GHIACCIO, QUINDI LA PRIMA DOMANDA NASCE QUASI SPONTANEA.
.19 .
N O.4 S
ET
20 1 6 ´ B RE
´
T E M B RE
Vincenzo Ciarambino
M A G A ZI
NE
INTERVISTA A
Quando si incrociano i poliziotti in divisa si sente sempre un
senso di timore e inadeguatezza,
ma il vostro intento è quello di
avvicinarvi di più ai cittadini in
modo benevolo, è vero?
È la stessa sensazione che ho
io quando mi capita di essere in
macchina con la mia famiglia e mi
vedo piazzata davanti una pattuglia di Polizia stradale!
Ridiamo, e io tiro un sospiro di
sollievo quasi senza accorgermene.
La Polizia si sta evolvendo, negli
anni avanza a passo di marcia sul
sociale. La società è in trasformazione, per cui siamo in trasformazione anche noi, cercando
con essa un approccio in ogni sua
piega. Lo facciamo con le scuole,
con i giovani, gli anziani e soprattutto con gli strati sociali che
maggiormente hanno bisogno del
nostro aiuto, del nostro intervento, anche solo di una parola di
conforto e di qualche consiglio.
Dott. Ciarambino, il suo predecessore il dott. Enzo Montemagno, che è stato Questore di
Brescia per 4 anni e che lei ha
affiancato per un periodo quando era in servizio a Genova, gli
ha dato dei consigli sapendo che
sarebbe venuto qui?
Sono stato il suo vicario per 6
mesi, provo molto affetto per lui
perché è una persona per bene,
mi piace definirlo un gentiluomo
siciliano di altri tempi, un signore.
Era contento che io fossi uno dei
suoi successori e mi ha semplicemente detto ‘vedrai che ti troverai
bene, Brescia è una bellissima
sede.’
Sono qui da 4 mesi e sono contentissimo, prima di tutto perché
per me è stato un avanzamento
professionale e poi perché mi
sono avvicinato alla mia terra di
residenza che è Venezia.
Quali sono le sue origini e che cosa
l’ha portata qui a Brescia?
Io sono pugliese della provincia di
Foggia, per arrivare a Brescia ho fatto un percorso abbastanza tortuoso
lavorando tra il Centro e il Nord Italia.
Sono stato 15 anni a Venezia, poi a
Bologna per 5 anni e mezzo, successivamente a Varese per 2 anni e 3
mesi dove per altro mi sono trovato
molto bene, poi sono andato a Genova per circa 3 anni di cui gli ultimi sei
mesi ho affiancato il dott. Montemagno. In seguito c’è stata una piccola
parentesi di qualche mese all’ufficio
ispettivo di Roma e poi ho fatto il
Questore a Lucca per un anno e mezzo, una città davvero molto bella.
Qual è stato il suo percorso prima di
diventare Questore?
A Venezia sono stato alla Squadra
Mobile e ho diretto la DIGOS, successivamente sono stato a Bologna dove
ho diretto la DIGOS dopo l’omicidio del
prof. Marco Biagi. Poi a Varese ho fatto
il vicario del Questore come anche a
Genova. Ho fatto la gavetta operativa.
Si arriva a fare il Questore non necessariamente avendo fatto l’investigatore,
ma anche avendo fatto il capo di Gabinetto o il dirigente di commissariati.
Come si trova qui a Brescia e che
idea si è fatto dei cittadini?
Brescia è una città bellissima!
E devo dire che ci sono parti della
città che tanti mi confessano di non
conoscere.
È la seconda città della Lombardia
in ordine di grandezza ed è ancora a
misura d’uomo. Trovo che sia molto
ordinata, che abbia dei punti di criticità che non ritengo eccessivi e che
per il tessuto sociale che la riveste
sia anche abbastanza tranquilla considerando che c’è un 10% di popolazione di stranieri, gente arrivata qui
nei primi anni ’90 che si è insediata
successivamente portandoci parenti
e amici.
Si parla di 20 mila persone solo in
città e di 200 mila circa in tutta la
provincia.
Brescia è un grande modello di
integrazione, favorita dal forte senso
di civismo dei bresciani che ha delle
radici storiche profonde, sin dal tempo del Rinascimento, non dimentichiamoci che questa è una delle città
che ha fatto la storia della Resistenza
Risorgimentale. L’atroce vicenda
della bomba in piazza della Loggia
poi ha rafforzato ulteriormente la
coesione del tessuto sociale.
Ho riscontrato nella gente di
questa citta' un grande impegno
assistenziale soprattutto verso i
singoli, gli anziani
e le persone sole.
E’ una citta’ generosa.
Ho riscontrato nella gente di questa
città un grande impegno assistenziale soprattutto verso i singoli, gli
anziani e le persone sole. È una città
generosa.
È vero che da lei personalmente
vengono tante persone a chiedere e
consiglio e supporto?
Beh! Non proprio tutti da me altrimenti diventerei una specie di Don
Abbondio! Ridiamo. È divertente
quella sovrapposizione di personaggio, lo investe all’improvviso di una
bonaria ironia che rivela la sua buona
predisposizione d’animo.
Certo, aggiunge, la polizia deve anche
risolvere i privati dissidi.
Ci vuole parlare della lotta contro la
violenza alle donne e i femminicidi,
per la quale state facendo molto?
Questa è un’operazione per la quale
stiamo lavorando tanto e che ha una
struttura avanzata, sia per l’azione di
contrasto che per il supporto psicologico e assistenziale alle vittime.
A livello investigativo se ne occupa la
squadra mobile grazie al supporto di
alcune persone specializzate, a livello
amministrativo, per i provvedimenti
anche specifici come per esempio
l’ammonimento allo stalking, se ne
occupa invece la divisione anticrimine.
La strada normativa è duplice e
prevede l’azione penale, quindi la denuncia presso le strutture delle Forze
dell’Ordine, e il percorso giudiziario
attraverso la Procura della Repubblica.
Poi c’è la strada più d’impatto e più
veloce, che nel 80% dei casi ha la sua
efficacia, ed è il procedimento amministrativo del Questore per lo stalking
che è una sorta di ammonimento, di
cartellino giallo per intenderci.
Abbiamo avviato su Brescia e provincia una campagna volta a rappresentare il nostro impegno, la nostra
presenza e il nostro supporto per le
donne che subiscono violenze.
Crede che sia importante avere
un’attenzione particolare per le
problematiche legate ai giovani e
alla loro crescita, relative all’aspetto sociale e relazionale?
I giovani sono il nostro punto di
orgoglio perciò dobbiamo seguirli,
coccolarli.
.2 0 .
.21 .
Da un po’ di anni stiamo seguendo
le fasce giovanili perché è molto
importante insegnar loro che assumere una via su binari negativi
li porta verso una dispersione dei
sentimenti. Li stiamo seguendo
nelle scuole come Polizia di Stato
attraverso l’offerta di formazione
sul tema della legalità. L’anno
scorso sono stati coinvolti 25 mila
ragazzi attraverso modalità di
conferimento diverse a seconda
dell’età.
In collaborazione con l’ufficio
scolastico, viene applicata una
circolare in cui si chiede l’iscrizione da parte degli istituti scolastici
alle attività che proponiamo, che
riguardano la lotta contro il bullismo e il cyberbullismo, la web
reputation e la sicurezza stradale,
e che sono diversificate in un’attività frontale formativa diretta con
i ragazzi e anche con i docenti, e
un’attività indiretta in cui formiamo dei gruppi di ragazzi che a loro
volta all’interno della scuola riversano le informazioni e formano gli
altri ragazzi.
Il cyberbullismo dipende da
un fattore importante, cioè dal
sistema di comunicazione che
utilizzano ora i giovani. 20 anni fa
non esisteva nemmeno il cellu-
lare, ricordo che quando io ero
in servizio in Polizia ci dotavano
di Teledrin, che ti squillava nella
pancia anche quando eri a teatro o al cinema con la fidanzata.
Adesso i ragazzini di 10-11 anni
hanno già il telefonino o il tablet,
ed è necessario fare attenzione
a come li utilizzano. Il cyberbullismo è difficile capire quando
si verifica perché non manifesta
segnali evidenti. Se tuo figlio torna a casa con ematomi ti accorgi
che è successo qualcosa, ma con
il cyberbullismo non è possibile,
non ce ne si accorge a meno che
si facciano dei controlli frequenti
sull’uso che fa dei socials. Ci sono
comunque dei sintomi che possono mettere in allarme e sono per
esempio la chiusura del ragazzo
o il fatto che non comunichi. Nei
casi più gravi può presentare delle
autolesioni, fino al verificarsi di
gesti estremi. La web reputation tra i ragazzi è diventata una
sorta di giudizio alla persona che
influisce psicologicamente. L’uso
del web può essere nocivo e dannoso se usato come mezzo per
molestare le persone. Ai ragazzi
vogliamo insegnare di stare attenti perché i socials oltre ad avere
aspetti positivi, che permettono di
mantenere il contatto con amicizie anche lontane, possono avere
.2 2 .
aspetti negativi pericolosi.
Nel nostro caso per esempio ci
aiutano a risalire ai parenti delle
vittime, a monitorare i soggetti
che sono minacciosi o ci favoriscono nelle indagini.
Pensate che ci sono tanti latitanti che cedono alla debolezza di
postare foto celebrative a seguito
di crimini, dandoci degli indizi utili
per incastrarli.
Per questa fascia di età su quali
altri fronti si vede impegnato?
Quello della legalità in generale, il
senso del civismo e della partecipazione alla vita della propria
comunità, quindi cerchiamo di
parlare ai ragazzi dell’educazione contro l’abuso delle sostanze
stupefacenti e alcoliche. Questo
per esempio era un cavallo di
battaglia del dott. Enzo Montemagno che ha poi praticato anche su
Genova con l’aiuto di psicologi e
esperti di settore.
Sta funzionando abbastanza bene
il monito di evitare di bere se
ci si mette alla guida, abbiamo
riscontrato un atteggiamento più
responsabile da parte delle persone, anche se restano comunque
tante le patenti che ritiriamo nel
week-end.
Abbiamo in progetto di estendere
le nostre visite anche negli angoli
più remoti della provincia, punti in
cui normalmente non arriviamo e
dove i cittadini non hanno neanche mai visto una macchina della
Polizia.
Faremo delle tappe, una domenica al mese, raggiungeremo questi
piccoli paesi e, in concomitanza
con gli orari della Messa, la Polizia di Stato sarà disponibile per
parlare agli anziani di come proteggersi delle truffe a loro danno.
Alle famiglie e ai giovani invece
parlerà di problematiche relative
allo stalking, il bullismo, la sicurezza su strada e della legalità.
La mia intenzione è quella di far
celebrare queste Messe anche dal
nostro cappellano che si ritaglierà
due minuti per spiegare lo scopo
della presenza fuori dalla chiesa
dell’aula multimediale, una sorta
di pullman della Polizia.
Nelle immagini sopra e nelle precedenti pagine
il Questore di Brescia Vincenzo Ciarambino.
Inoltre è già partita a luglio la campagna “Questo non è amore” che
diffonde la normativa sullo stalking
a tutela delle donne e che porteremo in giro per la provincia, la cui
prima tappa è stata al Frecciarossa.
Per questo ci siamo avvalsi anche
di testimonials d’eccezione come
Laura Mantovi l’attrice bresciana di
Amore Criminale su Rai 3, Adriana
Volpe, Bianca Atzei e Dolcenera.
Lei è un uomo di grandi principi,
mi può dire quali sono e come se li
è costruiti?
Sono forti principi che mi sono stati
inculcati dalla mia famiglia di origine, una normale famiglia borghese,
e che ho provato a trasmettere
anche alla mia famiglia.
Io ho tre figli, una si è già laureata
in triennale in lingue orientali e si
sta per trasferire in Giappone per il
terzo anno dove resterà per 6 mesi.
Ho un figlio maschio che fa giurisprudenza a Padova e la piccola che
ha 12 anni.
Il mio lavoro mi ha portato a vivere
distaccato da loro da ormai 12, anche se siamo comunque uniti.
Mi hanno seguito in passato solo
a Varese perché era una tappa
abbastanza distante da Venezia
dove successivamente hanno fatto
ritorno.
.23.
Quali sono le sue debolezze?
Il cibo buono, i piaceri della tavola!
Ha degli hobbies e delle passioni?
Sono state tutte messe da parte in
28 anni di servizio in Polizia. Dalla
mattina alla sera sono in ufficio
dal lunedi alla domenica, quindi il
massimo che posso fare è tornare
a casa e prendermi del tempo per
rilassarmi. Però devo dire che nonostante sia una vita di sacrifici e di
rinunce, sono stato ampiamente ricompensato dalla mia amministrazione che amo, questo è un lavoro in
cui credo ed è il più bello.
BRE L’INTERVISTA DI SETTEMBRE
FABIO
VOLO
IL DON CHISCIOTTE BRESCIANO
A CURA DI CLAUDIA LAZZARI
TESTO DI EMANUELA SERUGHETTI
24,
LA NATURA AMA LA PAZIENZA, UNA REGOLA CHE HA
UNA SPECIE DI DON CHISCIOTTE MODERNO DETER-
IMPOSTO IDDIO VISTO L’AMORE CHE HA PER CHI È
MINATO A PERSEGUIRE IL SUO IDEALE CAVALLE-
PAZIENTE. IL FATTO È CHE QUI CI SI TROVA IN PRE-
RESCO, CHE SI IMMAGINA DI AVVENTURARSI NON
SENZA DI UN FENOMENO STRANO: UN BRESCIANO
NELLE PIANURE ARIDE DELLA MANCIA, MA IN UNA
CHE PER NATURA DI PAZIENZA NON NE HA MA CHE
GRANDE CITTÀ, IN CUI LA RADIO, LA TV, I LIBRI E IL
DA LASSÙ È AMATO COMUNQUE, E DAVVERO TANTO.
CINEMA SONO METAFORICAMENTE DEI MEZZI DI
COME DEL RESTO DICHIARA LUI STESSO -ANCORA
TRASPORTO CHE GLI PERMETTONO DI VISITARLA E
QUELLO CHE MI PIACE FARE È RACCONTARE, RAC-
OGGI LA CONCRETEZZA MI È STATA DI GRANDE AIU-
ALLO STESSO TEMPO DI LIBERARE LA SUA CREATI-
CONTARE IL MONDO CHE VEDO, CHE VIVO E CHE
TO IN UN AMBIENTE COME IL MIO DOVE, QUANDO CI
VITÀ CHE, COME A FABIO PIACE DIRE, È IL RESPIRO
SOGNO.-
SONO DECISIONI DA PRENDERE, ALCUNE PERSONE
DELLA PERSONALITÀ, CHE RIUSCIAMO A CONOSCE-
IN RISPOSTA ALLA MIA DOMANDA CIRCA IL TIPO DI
VOGLIONO FARE RIUNIONI PER POTER PARLARE DI
RE FINO IN FONDO ATTRAVERSO CIÒ CHE CREIAMO.
ARTISTA CHE SECONDO LUI VESTA MEGLIO SU DI SÉ,
EVENTUALI RIUNIONI, E A ME CAPITA DI DIRE: “SE
SE VISITI UNA CITTÀ A PIEDI O IN BICICLETTA O IN
VISTE LE SUE MOLTEPLICI ESPERIENZE ARTISTI-
PERÒ, VENGNOM A SEGNO” APRENDO E CHIUDEN-
MACCHINA O CON UN AUTOBUS VEDRAI E VIVRAI
CHE E CULTURALI DI SUCCESSO, FABIO CONFESSA
DO LE MANI COME A DIRE “STRINGIAMO, INSOM-
ESPERIENZE DIFFERENTI E RACCONTERAI QUEL-
DI NON ESSERSI MAI IDENTIFICATO CON UN LAVO-
MA... ARRIVIAMO AL PUNTO!”-
LA CITTÀ IN MANIERA DIVERSA, PUR ESSENDO LA
RO IN PARTICOLARE E DICE: “CERCO DI RIMANERE
UNA DUTTILITÀ CHE, NEL SUO ESSERE ARTISTA,
STESSA.
IL PIÙ POSSIBILE SIMILE A ME STESSO, LO STESSO
LO HA PORTATO A ESPRIMERE LA SUA CREATIVITÀ
RAGAZZO CHE È USCITO DI CASA CON DEI SOGNI DA
SFRUTTANDO L’INDOLE DELLA PRAGMATICITÀ E
REALIZZARE. NON È FACILE, MA SONO STATO FOR-
MODELLANDO I PROPRI SOGNI IN UN’AVVENTUROSA
TUNATO.”
CONQUISTA DI OGNI MEZZO ESPRESSIVO, PER CONFERIRLE OGNI FORMA POSSIBILE.
.25 .
20 1 6 ´ B RE
T E M B RE
Fabio come reagisci alla critica
pungente, per esempio quella
dei lettori dei tuoi romanzi?
Ho la fortuna di essere bresciano
e quindi fin da piccolo mi è stata
consegnata una parola che scaccia via in un secondo tutto:
“s’en cu..s!”
Qual è la più grande opportunità
che pensi di aver sprecato nella tua
vita?
Credo di averle prese al volo un po’
tutte, lavorare e realizzare i mie sogni
è sempre stato al primo posto. Adesso le cose sono cambiate, non sono
più solo, ho una compagna e due figli,
le priorità nella mia vita sono diverse
per questo mi capita di dire no ad alcuni lavori, ma non vivo questa situazione come un’opportunità sprecata,
semplicemente come una nuova fase
della mia vita e in questa nuova fase
credo che non spendere del tempo
con Johanna e i miei figli sia la vera
opportunità sprecata.
Fabio Volo “prima” e “dopo” la
famiglia, l’idea è quella che si sia
concluso un grande capitolo e se
ne sia aperto un altro, me ne vuoi
parlare?
Personalmente dall’interno della mia
vita non vedo un prima e un dopo,
vedo semplicemente un solo unico
percorso fatto di stagioni, tappe e
situazioni. Non credo di aver deciso
quasi nulla della mia vita, nemmeno la scelta di una famiglia. Ho solo
seguito il mio sentire, ho seguito
quello che mi faceva stare meglio. Ho
vissuto appieno la fase senza famiglia
e ora cerco di vivere appieno questa e
vedere dove mi porta.
ET
Ci sono stati dei personaggi televisivi, artisti, conduttori e colleghi con cui ti sei trovato meglio
e magari che hanno contribuito
alla tua crescita professionale?
Nel mio percorso professionale
devo ringraziare un’infinità di
persone, potrei riempire tutta la
pagina solo per i ringraziamenti.
Da solo non sarei stato in grado
di ottenere nulla e questo vale
anche oggi... costantemente.
A parte le battute credo che la critica
faccia parte del gioco, mi è chiaro, gli
insulti sono un’altra cosa. Spesso chi
punta il dito ha molto tempo libero e
un po’ lo invidio.
N O.4 S
Nel tuo ultimo film “Un paese
quasi perfetto” è palpabile il
messaggio secondo cui ognuno
di noi senta sempre la necessità
di mantenere il legame con le
proprie radici, cosa si muove
dentro di te quando pensi alle
tue, quindi rispetto a Brescia? E
come vivi la distanza con l’Italia
quando soggiorni all’estero?
Come disse un giorno un mio
amico, “caro Fabio tu puoi anche
lasciare Brescia ma Brescia non
lascerà mai te”, si riferiva la mio
modo di essere, non solo alla
cadenza nel parlare.
Brescia è una città pragmatica,
concreta che lascia poco spazio
alla parte artistica e questo da
una parte può penalizzare, infatti
è stata dura all’inizio.
Ricordo che quando raccontavo
cosa desideravo fare nella vita
venivo sempre liquidato così: “se
vabbè... in sostansa te ghet mia
oia de laurà.”
Sono convinto che quello che
sono riuscito a ottenere nella mia
vita non è stato grazie a un talento, ma semplicemente perché ho
sempre lavorato il doppio degli
altri senza farmi incantare dalle
parole e dai ruoli.
´
Fabio Volo
M A G A ZI
NE
INTERVISTA A
anche se spesso, come nella vita, mi
sento inadeguato e vorrei fare di più.
Io credo che ciascuno sia attratto
da ogni vortice e da ogni energia
affini alla propria natura: siamo
esseri in costante cambiamento,
per ogni emozione, per ogni percezione abbiamo già la formula
scritta sulla nostra pelle. Non è che
tutto ciò che ci capita sia proprio un
caso. Ogni giorno della nostra vita è
potenzialmente diverso dall’altro,
arriva sempre quello, prima o poi,
a offrirci un cambiamento. Ma guai
a noi se ci venisse meno il coraggio
di attuarlo, di perseguire una strada
che sentiamo tracciata per noi, ci
ridurremmo a vivere dei giorni noiosamente tutti uguali, contribuiendo in prima persona a delineare un
destino contro il quale, a quel punto,
anche la più piccola delle nostre
virtù non sarebbe una difesa. La
tua personalità mi ha fatto venire in
mente un Don Chischiotte il cui racconto tragicomico somiglia alla sua
natura e alla sua storia personale,
e per la quale, come per quella del
cavalliere errante della Mancia, il
malinconico s’inclina al riso, il gaio
lo diventa ancor di più, l’ignorante
non s’arrabbia, la persona colta ne
ammira l’immaginazione e la persona di spirito non manca di lodarla.
Com’è Fabio papà?
Credo come gli altri papà della mia
generazione. Cerco di stare con i mie
figli il più possibile, mi piace l’idea
di essere un compagno di giochi per
loro. Imparo qualcosa ogni giorno
io ho sempre scelto
di fare solo cose
che mi piacciono,
nel bene e nel male
.2 6 .
La tua escalation nel lavoro, il tuo
successo, ti ha richiesto sicuramente molta determinazione, voglia di
fare e tanti sacrifici sin da quando
eri molto giovane e considerando
che come personaggio hai un appeal
particolare sui ragazzi, quali sono le
tue considerazioni sulle generazioni
di oggi e i tuoi consigli per i giovani
che hanno dei sogni da realizzare?
Credo che la generazione di ragazzi
oggi abbia dei mezzi incredibili che
noi non avevamo.
Oggi si può essere al centro del
mondo stando chiusi nella propria
cameretta. La misura però non è
mai il mezzo ma l’uomo, in questo
caso un ragazzo. Dipende cosa vuole
fare e quanto è pronto a sacrificare
per ottenere i propri sogni, i propri
traguardi. E poi molto probabilmente
a qualcuno a cui vogliamo bene non
piacerà molto la nostra idea, il nostro
sogno e ciò che desideriamo, e in
quel caso serve il coraggio di accettare di non piacere e di continuare
un po’ più soli (almeno all’inizio) il
proprio cammino.
Non ho molti consigli da dare, posso
solo dire che è meglio capire il prima
possibile cosa vogliamo fare, così da
avere il prima possibile più occasioni
da sfruttare.
C’è una frase molto bella di Seneca
che dice: non c’è vento a favore per il
marinaio che non sa dove andare. E
per raggiungere i propri sogni servono tutti i venti possibili.
Mi vuoi dire come è la tua vita a New
York da buon bresciano, hai qualche
aneddoto da raccontarci?
Vado spesso a New York, o diciamo all’estero in generale. Ci vado
appena ne ho l’occasione. Per me è
una cosa molto importante perché
all’estero riacquisto una sorta di
normalità.
Le persone non mi conoscono e la
mia vita di conseguenza diventa più
sana nelle relazioni. Molti pensano
che essere riconosciuti per strada sia
una cosa che renda felice.
Non voglio dire che non faccia piacere quando qualcuno ti ferma e ti
fa i complimenti, o semplicemente
esprime un sentimento nei tuoi confronti, ma la magia dell’anonimato è
più potente, come lo è il mistero di
un incontro, conoscere piuttosto che
essere riconosciuti.
Essere riconosciuti significa
anche cadere nella trappola di
non voler deludere l’idea che una
persona ha di te.
Quando devo scrivere qualcosa,
che sia un libro nuovo o anche
solo un’idea per un programma televisivo, per pensare, per
chiarirmi le idee, solitamente
cammino e a volte quando mi
fermano per strada perdo il filo
del ragionamento (più invecchio e
più è peggio tra l’altro) per questo
all’estero sono più produttivo.
A New York posso camminare per
ore intere e quando arrivo a casa
scrivo tutto di getto. A Brescia
invece, mentre passeggio e penso,
c’è sempre qualcuno che mi
ferma e mi chiede: “set mia laurt
te... se dai, chellé delle iene”,
devo dire che “laurt” mi ha sempre fatto ridere!
Una cosa che ho scoperto stando
all’estero è che se litigo con qualcuno e sono veramente incazzato
smetto di parlare in inglese e
litigo in dialetto. Il bresciano offre
più parole adatte alla situazione!
Dell’Islanda cosa mi dici, ti piace
viverci, come ti trovi con gli
islandesi?
Ho una compagna islandese e due
figli con lei. In Islanda andiamo a
trovare la sua famiglia che adesso
è anche un po’ la mia.
.27 .
L’Islanda è un paese magico,
seduce in maniera subitanea. D’estate c’è sempre luce e d’inverno
è quasi sempre buio, e mi piacciono tutte e due le versioni. D’inverno faccio delle gran dormite (figli
permettendo) e d’estate grandi
escursioni, camminate e campeggio. Le persone sono gentili e, a
differenza di quello che si possa
immaginare, sono calorose e si
sanno divertire, soprattutto dopo
aver bevuto qualche birra. Hanno un grandissimo senso della
comunità, sanno di potercela fare
solo se lottano insieme e questo vale per qualsiasi cosa, sia
dal punto di vista delle battaglie
sociali, che dal punto di vista famigliare. È una buona cultura per
crescere i propri figli, anche se i
miei sono avvantaggiati perché
oltre che essere metà islandesi
sono anche metà bresciani, che è
una versione più elevata. Ride.
Quali sono gli aggettivi che
complessivamente ti definiscono
meglio?
Fortunato, confuso, determinato.
Mi puoi anticipare qualcosa circa
i tuoi progetti futuri?
Continuerò il mio programma
radiofonico su Radio Deejay. Ho
scritto nuove puntate di una serie
TV che si chiama “Untraditional”
e che andrà in onda sul canale
9. A ottobre inizierò a scrivere la
seconda stagione e il romanzo
nuovo.
Poi sto lavorando alla sceneggiatura di un film e continuerò con i
miei impegni televisivi. Nella primavera del 2017 avrò terminato
tutti i contratti firmati in passato e
sarò libero da impegni. Non so se
sentirmi libero o se essere preoccupato, come diceva sempre mio
padre: “balerom la musica che
i sunerà.”
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Settembre
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Settembre è il mese nel quale
dobbiamo prenderci maggiormente
cura del nostro corpo. Il sole, il vento, il mare, la salsedine hanno messo a dura prova la nostra pelle e i
nostri capelli. La pelle si è inaridita
e necessita fortemente di essere
reidratata, anche per far durare più
a lungo l’abbronzatura. I capelli si
sono sciupati, sono diventati opachi
e secchi, e hanno bisogno di ritrovare la loro naturale elasticità e
lucentezza.
La natura , come sempre, ci viene
in aiuto. Ci offre numerosi estratti,
oli e burri ricavati da piante, fiori e
frutti con proprietà nutrienti, idratanti, restitutive, lenitive, antiossidanti che ci permettono di ritrovare
in breve tempo la nostra bellezza.
Tra i molti ingredienti funzionali a
disposizione per la nostra pelle, ne
ricordiamo alcuni in particolare:
• L’acqua di hamamelis e l’acqua di
salvia reidratano a fondo e aiutano
a ripristinare Il film idrolipidico che
protegge la nostra pelle e che è
stato messo a dura prova dai troppi
“lavaggi estivi” .
• L’olio di Argan, estratto dai semi
della pianta di Argania spinosa, che
cresce nella zona sud del Marocco,
ridona elasticità e tonicità al tessuto
cutaneo.
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.2 8 .
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restituendo alla pelle tutti quegli
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TESTO DI LAURA SORLINI
MENS SANA IN CORPORE SANO DICEVANO GLI ANTICHI. E, ANCORA OGGI, NON C’È NIENTE DI PIÙ VERO. L’ANTICA LOCUZIONE
LATINA TRAMANDATACI DAL POETA GIOVENALE INFATTI, CON LA QUALE ALL’EPOCA SI AFFERMAVA IL BISOGNO DEGLI UOMINI
DI RIVOLGERSI AGLI DEI PREGANDOLI DI CONCEDERE LORO IL BENEFICIO DI UNA MENTE SANA E DI UN CORPO SANO, NEL
LINGUAGGIO ODIERNO HA ASSUNTO UN DIVERSO SIGNIFICATO: NON SI TRATTA PIÙ DI UNA PREGHIERA AGLI DEI, BENSÌ DI
UNA AFFERMAZIONE ED ESPRESSIONE DEL PRINCIPIO SECONDO IL QUALE PER AVER SANE LE FACOLTÀ DELL’ANIMA BISOGNA
AVER SANE ANCHE QUELLE DEL CORPO, TRA CUI APPUNTO L’ ALIMENTAZIONE.
L’IMPORTANZA E LO STRETTO LEGAME DEL BINOMIO “ALIMENTAZIONE E BUONA SALUTE” INOLTRE, È SOTTOLINEATA ANCHE
DALL’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITÀ (OMS) CHE CONSIDERA NUTRIZIONE ADEGUATA E SALUTE DIRITTI UMANI
FONDAMENTALI. L’ALIMENTAZIONE È UNO DEI FATTORI CHE MAGGIORMENTE INCIDONO SULLO SVILUPPO, SUL RENDIMENTO
E SULLA PRODUTTIVITÀ DELLE PERSONE, SULLA QUALITÀ DELLA VITA E SULLE CONDIZIONI PSICO-FISICHE CON CUI SI AFFRONTA L’INVECCHIAMENTO. NELLA NOSTRA VITA QUOTIDIANA, DA DIVERSI ANNI ORMAI, INCONTRIAMO SEMPRE PIÙ SPESSO
LA PAROLA “BIO”. LA TROVIAMO NEI SUPERMERCATI, PRONTA A CONTRADDISTINGUERE IN PRIMIS PRODOTTI ALIMENTARI, MA
ANCHE QUELLI CHE RIGUARDANO LA CURA DELLA CASA E DELLA PERSONA: SI TRATTA DI UN PICCOLO MARCHIO VERDE, CHE
CI ANNUNCIA QUANDO UN PRODOTTO HA CARATTERISTICHE DIVERSE DA MOLTI ALTRI, SICURAMENTE MIGLIORI.
A BRESCIA TRA I PRIMI A SPOSARE QUESTA FILOSOFIA TROVIAMO LA FAMIGLIA ALLOISIO, CHE DA 20 ANNI GESTISCE DUE
NEGOZI “NATURASÌ”. NE PARLIAMO CON ARIANNA ALLOISIO.
.30.
Qual è la mission di NaturaSì?
Il presupposto fondamentale
dell’operato del Gruppo
EcorNaturaSì è che il miglior
prodotto possibile per la salute
delle persone è anche il migliore
per la vita della natura che ci circonda. Per questo l’azienda favorisce lo sviluppo dell’agricoltura
bio, intesa come metodo agricolo
che nutre il terreno, che tutela
l’ambiente e la biodiversità, e che
assicura lavoro anche ai piccoli produttori offrendo prodotti
sani e di qualità per il benessere
dell’uomo.
Arianna Alloisio, nell’immagine, si occupa con serietà
e competenza dei prodotti biologici, da più di vent’anni.
Siete stati i primi ad aderire al
progetto di franchising, cosa vi
ha spinto in questa direzione?
Esatto. In Italia siamo stati i primi
ad aprire in franchising ormai
20 anni fa, prima con il punto
vendita in via Carlo Zima, poi ci
siamo trasferiti in via Foro Boario
e in seguito abbiamo aperto il
secondo store in via X Giornate.
Abbiamo sempre creduto fino in
fondo a questa filosofia di vita e
per questo motivo siamo riusciti a
trasmetterla a tantissime persone. La cultura relativa alla sana
alimentazione e alla cura della
terra e della natura fa parte della
nostra missione.
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LA PALADINA DELLA CONSOLLE
TESTO DI EMANUELA SERUGHETTI
OYADI, NOME DI BATTESIMO STEFANIA PIANGATELLI, L’ESEMPIO VIVENTE DI COME CI SI PUÒ REALIZZARE MODELLANDOSI CON IL PROPRIO DESTINO SENZA RESTARE FERMI AD ASPETTARLO, MA SPALANCANDOGLI LA PORTA E
FACENDOSI DA PARTE PER INVITARLO A ENTRARE. ANZI NEL CASO DI STEFANIA INVITANDOLO A BALLARE! COME
DEL RESTO ACCADE A LEI SIN DA PICCOLA, SIN DA QUANDO SENTIVA ALEGGIARE LA MUSICA NELLE STANZE DI CASA
COME UN’ABITUDINE IRRINUNCIABILE E CONFORTEVOLE, COME L’AROMA DI CAFFÈ ALLA MATTINA O UNA CAREZZA
AMICHEVOLE CHE SI APPOGGIA SULLA PELLE E ARRIVA FINO ALL’ANIMA, LA COMPAGNIA FEDELE CHE INCORAGGIA
A SEGUIRE UN’ONDA VITALE, QUEL RITMO ANCESTRALE CHE SI METTE A PULSARE DENTRO CON IMPLACABILE VIOLENZA. UN’INFINITÀ DI DISCHI COME ARREDAMENTO SCELTO DA MAMMA E PAPÀ, L’UNICO POSSIBILE IN GRADO DI
FAR SPAZIO AI SOGNI DELLA PICCOLA OYADI DJ IN EMBRIONE. ATTRAVERSO LA MUSICA AFRICANA, IL PONTE CHE
L’HA AVVICINATA ALLE ORIGINI NIGERIANE DELLA MADRE, E ALLE SONORITÀ PREFERITE DAL PADRE, ITALIANO CON
UN BACKGROUND CULTURALE ROCK-JAZZ, SI SONO ORGANIZZATE LE SUE IDEE, DA SEMPRE MOLTO CHIARE IN FATTO DI MUSICA, DIETRO ALLE QUALI LA SPINTA DELLA DETERMINAZIONE A PERSEGUIRLE È CRESCIUTA COME FOSSE
LA COSA PIÙ NATURALE. E POI OYADI È BELLA, ADDOLCITA NEI TRATTI DALLA FELICITÀ DI AVER TRASFORMATO UNA
PASSIONE IN UN LAVORO, PERCHÉ È COSÌ CHE AVVIENE, CIÒ CHE È BELLO DENTRO SI RISPECCHIA ANCHE FUORI
E SI PROPAGA ANCHE SUGLI ALTRI, E PER LEI AVVIENE ATTRAVERSO UN MEZZO CHE SIN DALL’INIZIO DEL TEMPO
È SALVIFICO, È ENERGIA, È BELLEZZA, È UNIONE. GUARDARLA E PARLARCI SI CAPISCE DA DOVE VENGA QUELLA
SOLARITÀ CHE LE APPARTIENE. IL SUO È UN SORRISO PERFETTO, UNA FILA DI DENTI BIANCHI INCORNICIATI DALLA
BOCCA CHE SEMBRA DIPINTA SULLA TRAMA VELLUTATA DELLA PELLE MULATTA. LE GUARDI QUEGLI OCCHI SCURI
MOLTO SINCERI E GIOISCI DELLA LORO STESSA GIOIA.
. 35 .
hanno ispirato, essere italo nigeriana
mi ha permesso di essere più flessibile rispetto a varie sonorità, per
esempio ho imparato ad apprezzare
il cantante Fela Kuti, il massimo
esponente della musica moderna
nigeriana. Ho sviluppato la curiosità
e la voglia di poter sperimentare e
modificare il suono attraverso dei
tasti. Da due anni Mauro è il mio manager che sin da subito ha creduto in
me e mi sta aiutando a crescere e a
sondare nuove strade, la nostra è una
stima reciproca.
INTERVISTA A
Oyadi
Come e quando hai capito che
fare la Dj sarebbe stata la tua
strada?
Fin da piccolina ho sempre avuto
la passione della musica, inizialmente mi sono approcciata alla
chitarra e al basso, soprattutto
alla chitarra di cui mi piaceva la
didattica. Ma poi ho abbandonato
perché mi sono resa conto che
desideravo suonare qualcosa di
elettronico. Durante le medie
conobbi la consolle e la strumentazione basica attraverso i
video in TV e MTV, ispirata da Dj
famosissimi come Sinclar e Guetta. Il fatto che mancasse la figura
femminile in quel contesto mi ha
portato a desiderare di diventare
la paladina della consolle, così
finite le scuole medie ne ho chiesta una in regalo ai miei genitori.
La vedevo come una sfida che
mi ha spinto a provarci, a contribuire a rafforzare l’immagine
della donna affinché fosse vista
come una figura capace da sola di
raggiungere obiettivi attraverso le
sue capacità. Mi esercitai a lungo
con la consolle nella mia cameretta, poi dopo un anno e mezzo
ho acquistato una Pioneer 100,
un must-have per noi ragazzini
dell’epoca. Piano piano sono evoluta e ora a 23 anni posso dire di
aver ottenuto molti risultati.
A proporti in questo settore, che
può essere considerato prettamente maschile, immagino che
ti sia trovata davanti a prove
difficili in quanto donna, come
l’hai vissuta?
All’inizio quando ero più piccola la vivevo un po’ male, forse
per la mia poca esperienza e
per l’insicurezza, motivi che mi
mettevano ansia considerando
poi che già questo è un ambiente
competitivo, soprattutto nel periodo della gavetta. Tutto questo
mi ha aiutato a crescere, oltre
che professionalmente anche a
livello personale, permettendomi
di costruire una sicurezza in me
stessa. Il confronto diretto con
.3 6 .
dei colleghi uomini mi ha aiutato
a diventare più forte, devo dire
che ho trovato anche persone che
mi hanno aiutato e appoggiato
lungo la strada. Ho capito che
se vali e hai determinazione te
lo riconoscono a prescindere da
tutto. Io non mi sono mai fermata
di fronte alle difficoltà, anzi sono
state quelle a darmi la carica per
mettermi in gioco e dimostrare la
mia capacità.
Chi e cosa ti ha maggiormente
supportato?
Sicuramente la mia famiglia, mio
padre e mia madre sono entrambi
appassionati di musica, mia sorella Jennifer suona il pianoforte
e la batteria, e l’ambiente in cui
sono cresciuta mi ha permesso
di sperimentare diverse sonorità e questa è stata una buona
base per sviluppare interesse e
attitudine. Mia mamma è africana
e mio padre italiano e le influenze
musicali di entrambi i luoghi di
provenienza, musicalmente mi
A quanti e quali sacrifici sei andata
incontro?
In realtà non li chiamerei sacrifici,
ognuno di noi ha delle passioni e
quindi delle priorità. Non mi è mai
pesato per esempio non unirmi ai
miei amici quando organizzavano
serate perché dovevo suonare in
qualche locale, per me è sempre
stata una soddisfazione appagante.
Chiaramente mi concedo anche io
degli spazi da dedicare ad altro e ai
miei amici, però durante la settimana. Sono stata impegnata anche con
gli studi: lo scorso marzo mi sono
laureata in Marketing e ora mi sono
iscritta a International Business e
finanza. Basta avere un’organizzazione e le idee chiare!
Ma cosa vuoi fare da grande?
Sicuramente la Dj, anche se mi ha
sempre affascinato il mondo del
marketing anche perché comunque
mi riguarda e ho deciso di intraprendere questa strada anche solo per un
approfondimento culturale che nella
vita è fondamentale.
Quali sono i locali in cui lavori? Mi
puoi raccontare una tua serata tipo?
Per il classico Dj set in discoteca
è previsto un orario di lavoro che
inizia a tarda notte. Le discoteche
si riempiono molto tardi, così tardi
che spesso ci si chiede dove vadano
prima le persone!, quindi ho tutto il
tempo per andare in hotel, cenare,
rilassarmi e prepararmi. Mi piace
stare in hotel e dedicare tempo per
me. Io suono con una strumentazione
standard che mi forniscono (dai due
ai quattro CDj e i mixer di qualità) e
questo è un vantaggio che mi dà tranquillità. Preparo i Cd, il mio case, le
cuffie e le Pen Drive che contengono
un’infinità di dischi, guardo la consol-
le, controllo tutti i tasti, l’ambiente,
il tipo di clientela, mi organizzo con
il Resident, il Dj che apre e chiude la
serata, e in base a quello che mette
lui mi organizzo per come iniziare,
insieme decidiamo l’orario e poi Let’s
go! Mi capita anche di suonare a
serate tematizzate, per esempio ne è
capitata una anni ’70, e in quel caso
faccio prima una ricerca di dischi
e di musica del genere perché non
appartengono alle mie sonorità, cosa
che per me è costruire un bagaglio
di esperienza, per cui ben vengano le
occasioni così!
.37 .
In che raggio ti muovi,
in che locali vai?
A livello nazionale, isole comprese.
Venerdì sono a Parma e sabato in
Calabria per esempio.
Tutti i week-end sono impegnata e a
volte non è facile per via della distanza tra i locali che devo raggiungere
nelle due serate consecutive e degli
orari dei voli.
A volte capita di non riuscire nemmeno a dormire!
Si cerca di organizzarsi al meglio
insomma.
BRE PROTAGONISTI
Qual è il tuo stile?
A livello musicale mi ha sempre
affascinato il mondo dell’House
con tutte le sue sfaccettature,
dalle sonorità più morbide tipo la
Deep House e la Soulfull a quelle
più elettro e più tecno, dipende
molto da chi ho davanti e comunque una serata può iniziare in un
modo e finire in un altro.
Ci sono Dj che dicono che questo
non deve succedere, sostenendo
l’importanza di mantenere per
l’intera serata una linea, ma io
credo che, essendo ancora molto
giovane, sia bello sperimentare
ed essere più aperta ed elastica senza fissarmi troppo su un
genere, anche perché parlare di
un genere musicale oggi è difficile
in quanto esistono molte sfumature, un disco se noi lo chiamiamo
in un modo un inglese lo chiama in un altro e il tedesco in un
altro ancora, così come succede
per l’americano. Per esempio il
mio ultimo disco “Remedy” per
l’Inghilterra è Garage per l’Italia è
Electro House.
Si trattava di una tra altre bozze che ho realizzato negli ultimi
anni, sai, uno sperimenta e prova
continuamente, io poi sono una
persona pignola, faccio molta auto
critica.
“Remedy” aveva qualcosa in più,
è nato in una giornata in cui ho
messo giù quel giro di piano particolare che insisteva così tanto
ad uscire e mi è piaciuto subito.
Quando l’ho fatto sentire alla Time
mi hanno consigliato di portarlo
avanti e dopo qualche mese l’ho
pubblicato.
È stato un po’ un parto perché
fare un disco è un passo diverso
dal fare Dj set, è stata una cosa
nuova e avevo quasi paura nell’affrontarla, non c’era la stessa
sicurezza che ho quando affronto
un Dj set. Ora sono orgogliosa di
averlo fatto, soprattutto con una
casa discografica come la Time.
L'X
FACTOR
DI
ANDREA
BUTTURINI
A CURA DI EMANUELA SERUGHETTI
Progetti futuri?
Ne ho molti ancora in embrione,
io continuo a fare Dj set e a lavorare in studio, i risultati usciranno.
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Facebook: oyadi
Come è nato “Remedy”, il tuo
ultimo singolo pubblicato dalla
TimeRecords, e cosa ti aspetti da
questo esordio con questa casa
discografica importante?
.3 8 .
39,
UN ALTRO ENFANT PRODIGE (BRESCIANO) DA SEMPRE AP-
SUONA, CANTA, COMPONE, REGISTRA E ARRANGIA I SUOI
PASSIONATO DI MUSICA, DA SEMPRE DETERMINATO E CON
PEZZI. GLI È SERVITO TANTO STUDIO CERTO, MA ANCHE
LE IDEE CHIARE. ANDREA NE HA DA DIRE NONOSTANTE SIA
UNA BUONA DOSE DI CORAGGIO PER BUTTARSI, PER SFI-
MOLTO GIOVANE, È DELLA CLASSE 1994, MA LE SUE COOR-
DARE SE STESSO, PER COSTRUIRSI ESPERIENZE. ANDREA
DINATE SEMBRANO ESSERSI GIÀ ALLINEATE CON QUELLE
HA FATTO IL FRONTMAN NEL GRUPPO OVERSKIN, HA PAR-
DELL’ARTE DELLA MUSICA DI SUCCESSO. È UN GRANDE
TECIPATO AI CASTING AFFOLLATISSIMI DI X FACTOR E LI HA
APPASSIONATO DI MUSICA ELETTRONICA E IL DRUM MA-
PURE PASSATI, HA CANTATO NELLE VESTI DEL PRINCIPE
CHINE, LA LOOP STATION E I SOFTWARE MUSICALI PER LUI
RANOCCHIO NEL MUSICAL “FELICI&CANTANTI” SCRITTO
NON HANNO PIÙ SEGRETI.
DA GAETANO CAPPA E MARCO DRAGO, HA VINTO IL BMF.
N O.4 S
ET
T E M B RE
Dei Talent Show se ne è parlato
molto e se ne continua a parlare,
vorrei sapere da te che hai partecipato a X Factor 7 fino agli
homevisit, quali sono stati
davvero dietro le telecamere i
momenti più
difficili, ma anche i fattori positivi che ti hanno arricchito come
musicista e persona.
L’esperienza di X-Factor mi ha
dato tanto, mi ha permesso di
conoscere orizzonti diversi e
sopratutto il lato “nascosto” dei
talent show. Ho tentato i provini
giusto per curiosità e per una
scommessa con i miei genitori,
non sono mai stato un amante dei
talent show, perché credevo (e
credo) fermamente che non fosse
quella la direzione giusta per la
mia carriera musicale. Dall’altro
lato però i talent sono in grado di
darti ampia visibilità in poco tempo. La mia inesperienza davanti
a un evento così importante non
mi ha permesso di mettermi in
gioco pienamente, trova molto più
spazio una persona esuberante,
estroversa, mentre io, sia davanti alle telecamere che dietro le
quinte, restavo sempre un passo
indietro agli altri. L’esperienza più
difficile è stata, una volta tornato
a casa e guardando il programma, capire che le parole che
dissi durante le interviste e nelle
diverse situazioni del programma, attraverso tagli e montaggi
televisivi furono completamente
´
Andrea Butturini
M A G A ZI
NE
INTERVISTA A
20 1 6 ´ B RE
TUTTO FA CREDERE CHE PIÙ NIENTE LO FERMERÀ.
travisate per far spazio alla “storia”
che mi era stata cucita addosso. Agli
homevisit decisi di portare “Home”
dei Depeche Mode, senza sapere
a quale giudice avrei cantato quel
pezzo fino al giorno prima della
esibizione. La direzione abbinò la
mia squadra a Morgan, amante da
sempre del gruppo inglese, e la mia
scelta passò così come una “captatio benevolentiae” nei confronti del
giudice. (Parole che pure lui mi disse
durante il verdetto). Questo mi fece
male perché, come ho già detto, il
pezzo lo scegliemmo molto prima di
conoscere il nostro giudice. Ovviamente questa sorprendente esperienza ha anche molti lati positivi,
il primo consiste nella possibilità di
confrontarsi con un mondo pieno di
insidie, in cui sei da solo e devi dare
il meglio di te stesso per emergere.
Questo mi ha aiutato ad avere molta
più sicurezza nei miei mezzi e qualche certezza in più. In secondo luogo,
in contesti come quello di X-Factor,
sei immerso nella “gente che conta”
in ambito musicale: produttori, discografici, vocal coach, è un’opportunità
quindi per farsi conoscere. Dopo
questa esperienza lavoro da tempo
con Gaetano Cappa, che è stato per
vari anni il vocal coach di Morgan nel
programma televisivo, collaboro con
lui per diverse pubblicità televisive
come ad esempio il promo di X Factor
10.
Sei il vincitore dell’edizione 2015
del Botticino Music Festival,
evento musicale importante a Brescia, in cui ti sei esibito col tuo
inedito “Ultimi giorni di Ottobre”, a
cosa ti ha portato questa
Il tuo primo EP a cui stai lavorando
ultimamente, che ha la peculiarità
di un genere che in Italia ancora non
ha trovato spazio e che unisce alla
lingua autoctona sonorità moderne
e nel contempo “popular”, di cosa
si tratta? Da dove nasce l’idea?
Il mio primo EP, che uscirà a breve, è
un’idea che ha preso forma da tempo, da prima della mia vittoria al BMF
ma che, in qualche modo, il concorso
mi ha convinto definitivamente ad
attuare, mettendoci anima e corpo.
I quattro pezzi, incluso il singolo
“Ultimi Giorni di Ottobre”, cercano di
incrociare diverse atmosfere sonore,
parlano di me, della mia passione e
della mia voglia di esserci, di farmi
sentire. La chiave sonora è l’elettronica, che accompagna tutti e 4 i pezzi
in modi diversi ma in un contesto
generalmente malinconico e introspettivo. I brani parlano d’amore, di
passione e di volontà di raggiungere
i propri obiettivi. Parlare d’amore nei
brani pop è quasi banale, per questo
cerco di mischiare il mio amore per
una persona a quello della musica e
viceversa. Questi sono i due aspetti
fondamentali nei miei testi, cercare di
intrecciare l’amore per una persona
all’amore per la propria passione,
senza mai eccedere né da una parte
Vincere il BMF mi ha dato la
spinta per scrivere e creare
ancora di piu', senza avere
timore di mettermi in gioco
sotto ogni aspetto.
.4 0 .
vittoria, che porte ti ha aperto e
verso quali opportunità?
Partecipare al BMF con il mio inedito
“Ultimi Giorni di Ottobre” è stato
veramente emozionante, mi sono
messo in gioco al cento per cento,
sia come cantante che come artista
e paroliere, ma sopratutto, nella mia
esibizione c’era tutta la mia persona,
i miei pensieri e la mia vita, artistica
e non. Vincere quel concorso mi ha
dato la spinta per scrivere e creare
ancora di più, senza avere timore di
mettermi in gioco sotto ogni aspetto.
Ora ho l’opportunità e il privilegio,
credo, di essere conosciuto come
un cantante, ma sopratutto come un
cantautore, anche se non amo definirmi così perché spesso il termine
“cantautore” viene associato all’aspetto più “classico” del genere e ad
interpreti come Battisti o De André.
Grazie al BMF ho avuto l’opportunità di comunicare qualcosa di mio,
di personale, e di mettere in campo
tutta la mia passione per la musica e
per l’elettronica.
.41 .
né dall’altra, creando una mescolanza volontaria.
Quest’anno ti vedremo di nuovo
sulle scene di XFactor 10, come
sei arrivato a questa opportunità?
Il promo di X-Factor 10 l’ho
realizzato grazie alla mia collaborazione con il produttore e
vocal coach Gaetano Cappa, che
mi ha permesso di apparire nella
pubblicità in onda tutti i giorni su
Sky e Cielo insieme al mio Ukulele, uno strumento che mi diverte
tantissimo cantando un estratto
del tormentone estivo “Sofià” di
Alvaro Soler.
Ti capita mai di sentir cantare i
tuoi amici, o addirittura qualcuno
che non conosci, il tuo pezzo “Ultimi giorni di ottobre”? Se sì che
effetto ti fa?
Mi capita spesso di sentir cantare
il mio pezzo da amici e conoscenti, e subito dopo il BMF anche
da qualche sconosciuto che mi
canticchia il ritornello. È davvero
molto strano, sembra quasi non
sia un mio brano, che non mi
riguardi per nulla, un tormentone
del periodo.
Esiste un “prima” e un “dopo”
dei tuoi primi successi rispetto ai
tuoi impegni, alle tue relazioni,
al modo in cui vivi Brescia, la tua
città?
Il canto ha sempre accompagnato
la mia vita, dai primi anni di liceo
(frequentavo il liceo Gambara ad
indirizzo Musicale) fino ad oggi.
Brescia è sempre stata un punto
fermo della mia vita ed è una città
particolare, con tanti pregi e tanti
difetti, ma che mi lascia sempre
bei ricordi. La mia vita artistica,
anche se vivo in paese, ha sempre
trovato spazio a Brescia e spero di
trovarne ancora di più con eventi
nella città. Un grande desiderio
è avere un riscontro importante
nella mia città che ha sempre
.4 2 .
accompagnato ogni momento
della mia vita, amicizie, relazioni,
scuola e passioni.
Da dove arriva il maggior supporto per quello che fai e quello
in cui credi?
Il maggiore e migliore supporto
per ciò che faccio arriva senza
dubbio dalla mia famiglia, in
primis dai miei genitori che mi
sostengono e hanno sempre
creduto in me, dalla mia ragazza
che ha tanta pazienza e sopporta
i miei momenti di sconforto e mi
segue sempre nell’utilizzo dei
socials (cosa per cui io sono negato) come Facebook, Instagram e
YouTube, che al giorno d’oggi sono
fondamentali per un artista. Diciamo che è un po’ la mia manager.
Come reagisci alla critica negativa se hai già avuto modo di
viverla?
Le critiche, se costruttive, le ho
sempre accettate e ascoltate,
cercando di integrarle al mio
bagaglio di conoscenze, questo
perché troverò sempre qualcuno
in grado di darmi qualcosa in più
di ciò che già so, ed essendo relativamente giovane ho ancora tanto
da imparare.
Ho sempre cercato invece di mantenere un certo distacco da quelle
critiche che vengono fatte unicamente per infastidire o far male,
cercando di non lasciarmi coinvolgere troppo. A volte, secondo me,
è meglio non dare troppo peso a
parole poco pensate.
Oltre la musica qual è il tuo bagaglio culturale, il tuo percorso
di studi e i tuoi hobbies?
Oltre alla musica ho sempre coltivato la passione per lo sport,
specialmente per il calcio. Ho giocato per parecchio tempo prima di
appendere definitivamente le
scarpe al chiodo dopo un infortunio al ginocchio. Amo l’arte, cucinare e sopratutto la buona tavola,
nel tempo libero gioco ai videogames con gli amici o guardo serie
tv senza tregua! Ho frequentato
il liceo socio-psico-pedagogico
Gambara ad indirizzo musicale ed
ora studio Scienze Psicologiche
all’Università degli studi di Bergamo. Mi mancano pochi esami
prima della laurea triennale,
dopodiché mi piacerebbe specializzarmi in neuroscienze.
TELEVISIONE ONLINE, VIDEO PER CANALI WEB E TV,
PRODUZIONE FILMATI MATRIMONIALI, RIPRESE FESTE,
INCONTRI AZIENDALI, SPOT, VIDEO CLIP
I ricordi svaniscono, le immagini restano
e mantengono viva l’emozione del momento
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IL RIVOLUZIONARIO METODO DI
CESARE RAGAZZI
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NE
´
N O.4 S
ET
T E M B RE
VENERDÌ 27 MAGGIO È STATO INAUGURATO UFFICIALMENTE IL NUOVO CENTRO
DI BRESCIA ALLA TORRE KENNEDY: DURANTE LA SERATA TANTE TESTIMONIANZE E LA PRESENZA DI DERMATOLOGI DI FAMA MONDIALE
20 1 6 ´ B RE
TESTO DI LAURA SORLINI
IMMAGINI DI ELISA GECCHELIN
Quando le cose si fanno in grande, grandi sono i risultati che
si ottengono. Lo sa bene Flavio
Peretti, titolare dei centri Cesare
Ragazzi Laboratories di Trento
(dal 2002), Verona (dal 2004) e
Brescia (dal 2015) che, grazie al
cambio di sede e all’aumento di
standard qualitativi, ha visto un
recente incremento di pazienti e
risultati.
Situato all’interno della splendida
torre Kennedy, infatti, il centro,
inaugurato ufficialmente lo scorso maggio, incarna perfettamente
il concept aziendale che offre,
oltre a soluzioni, trattamenti e
prodotti tricologici d’avanguardia
anche la garanzia di un’assistenza professionale continua e totale
privacy.
Al taglio del nastro hanno preso
parte Stefano Ospitali, Amministratore delegato di Cesare
Ragazzi Laboratories, e un nutrito
numero di dermatologi della zona
guidati dal Prof. Fabio Rinaldi di
Milano, che stavano partecipando
a un master di specializzazione in
tricologia organizzato dall’Università di Brescia.
“Nel corso della serata – spiega
Flavio Peretti – è stato presentato il nostro nuovo sistema di
infoltimento che da marzo 2015
è riconosciuto come dispositivo
medico registrato presso il Ministero della Salute”.
Non sono mancati interventi da
parte di pazienti che hanno portato la loro testimonianza, raccontando come il metodo Cesare Ragazzi Laboratories abbia svolto un
ruolo decisivo nel miglioramento
della loro vita, tornando in pieno
possesso della propria identità
sia dal punto di vista estetico che
funzionale.
“Il nostro metodo – conclude
Stefano Ospitali – copre uno
spettro molto ampio di problematiche e consente di vivere la vita
senza compromessi, non solo dal
punto di vista “terapeutico”, ma
anche da quello della prevenzione
poiché è evidente che un cuoio
capelluto sano è la base ottimale
per un capello sano. A supporto
di tale obiettivo chi si avvicina
ai centri Cesare Ragazzi Laboratories può sottoporsi ai nostri
check up personalizzati (svolti
in collaborazione con medici
dermatologi) per avere un punto
di vista globale e oggettivo della
situazione tricologica. Sulla base
dei risultati siamo in grado di fornire una serie di linee di prodotto
che vanno a risolvere ogni tipo
di problematica e permettono di
recuperare un’immagine estetica
e al contempo funzionale”.
per info: CESARE RAGAZZI LABORATOIRES BRESCIA, è in Via Malta, 7 (Torre Kennedy) T. 030 40524
web site: brescia.cesareragazzi.com
. 45 .
BRE ENOGASTRONOMIA
tra di noi
IL RISTORA N TE D E L M E S E
La sua passione è sempre stata la qualità in
tutte le sue forme e da sempre dedica la sua
vita ad un lifestyle semplice ma di grande ricerca. E’ nato in mezzo al mondo della ristorazione; a 15 anni, con suo padre ha iniziato
il suo eccezionale percorso che oggi lo ha portato ad essere uno dei personaggi più influenti
ed apprezzati nel panorama dell’ enogastronomia Italiana.
Chef, consulente, food blogger e mistery guest
per i ristoranti e alberghi più blasonati del
mondo, Michele Bontempi gestisce con grande
successo La Dispensa di San Felice del Benaco e il Classico di Brescia, la sua ultima creazione proprio nel cuore della città.
A CURA DI MICHELE BONTEMPI
Più fatturi e meno guadagni.
Il perchè NON aprire un ristorante in Italia (riassunto veloce).
Pensano tutti che io sia miliardario
e credetemi, mi piacerebbe dirvi
di sì. Ma purtroppo siamo in Italia,
un’associazione a delinquere che
ti brucia, durante tutto il corso
dell’anno, tutti i tuoi guadagni sudati 14 ore al giorno. Sono quindici
benedetti anni che ogni volta che
incontro il mio commercialista mi
viene voglia di scappare da questo Paese ormai condannato alla
rovina.
Almeno nel mio settore.
Proprio lui mi diceva che 9 ristoranti su 10 perdono costantemente soldi fino a chiudere pochi mesi dopo
aver aperto o, in casi più fortunati
dove alle spalle ci sono grossi finanziatori, resistono due o tre anni
prima di riaprire in altri Paesi.
Basta poi darsi un’occhiata in giro
per capire che non dice bugie.
Tanti aprono e tanti chiudono ad
una velocità supersonica.
Nonostante i miei locali facciano
parte di quella misera percentuale
di ristoranti dove qualche soldino alla fine del mese lo vedono, è
assolutamente inaccettabile che
quel poco che ti avanza, alla fine
dell’anno, venga spazzato via dallo
Stato pochi mesi dopo. Trovo giusto
pagare le imposte, ma non in questa proporzione.
I ristoranti lavorano per pagare
tasse, contributi, stipendi, tredicesime, quattordicesime, TFR, S.I.A.E,
assicurazioni.
Cosa avanza a chi rischia tutti i
giorni la faccia, la casa ipotecata e
la salute?
Nulla. Perché più lavori e più tasse,
contributi e imposte paghi.
Perché in Inghilterra un ristorante
come il Classico avrebbe un utile
netto di 200.000 euro in più?
Perché?
Perché ti constringono ad andartene dal Paese più bello del mondo
portandoti allo stremo delle tue forze? Perché costringono imprenditori come il sottoscritto ad investire
in altre realtà dove le proporzioni
sembra vengano rispettate, come
per esempio in Inghilterra, in Danimarca o in Svezia? Non lo so, ma
l’unica certezza che balena nella
mia testa ora è quella di vendere
tutto, fare le valigie, prendere su
Petix ( la mia Jack Russel) e andare
fuori dai c*****i il prima possibile.
Il tempo è sacro e mi sto rendendo
conto di sprecarlo inutilmente per
progetti destinati a scomparire tra
burocrazie assurde e tasse inverosimili. Basta.
Devo però essere sincero. La
tassa più schifosa e vergognosa di
tutte l’ho citata poco fa. Si chiama
S.I.A.E. e tutela i diritti d’autore
di qualsiasi cantante sulla faccia
della terra. Ma se da una parte fa
guadagnare loro, dall’altra uccide
tutti i piccoli eventi fattibili in bar
e ristoranti obbligandoti a pagare
una percentuale sugli incassi di
quel giorno. Una volta te li inventavi
dichiarando meno di quello fatturato, ora invece vogliono la chiusura
fiscale di fine serata a testimoniare
.4 6 .
quanto fatturato.
Vuoi far suonare un tuo amico con
una chitarra ? Paghi la S.I.A.E.
Vuoi mettere un pianoforte in corte?
Paghi la S.I.A.E. Vuoi mettere una
televisione o un proiettore a muro
? Paghi la S.I.A.E Vuoi aggiungere
due casse in più a quelle su cui già
paghi uno sproposito? Devi pagare.
Insomma dai, ci siamo capiti, la
S.I.A.E. è un carrozzone vergognoso
che ci portiamo dietro dagli anni
’70 che dovrebbe essere abolito il
prima possibile per far progredire
la cultura della musica nei locali
italiani e incentivare i giovani musicisti a suonare il più possibile.
Quando mi chiedono il perché non
faccio più eventi la mia risposta è
sempre quella: S.I.A.E.
Questo era solo il capitolo “tasse”,
dopodiché si potrebbe scrivere un
libro intero sulla difficoltà nel reperire personale qualificato che non si
droghi, che non rubi e che si lavi in
maniera autonoma tutti i 365 giorni
dell’anno. Vogliono tutti stipendi
da manager senza però averne
l’esperienza e guai a farli lavorare 2
ore in più rispetto a quelle stabilite
nel contratto. Finché la mentalità
rimane questa, i pezzi del puzzle
mancheranno sempre. Senza passione non si lavora e senza professionalità si sta a casa.
Avete mai visto un americano, un
danese, un arabo o un francese
aprire un ristorante in Italia? Io no.
Fatevi un paio di domande, datevi
un paio di risposte.
HÉLÈNE DARROZE AT TH E C O NNAU G H T
CARLOS P L, LON DON W1 K 2AL , R EG N O U N I TO
Ricordo quando da piccolo mio padre
mi portava in giro per il mondo a vedere
posti nuovi e ristoranti particolari. Il
primo viaggio che ricordo insieme è a
New York nel 1997. Mi pare ieri, ogni
ricordo è ancora fresco e nitido.
E’ una delle cose per cui lo ringrazio infinitamente e per cui faro’ lo stesso con
i miei quattro figli tra qualche anno.
Si viaggia per imparare, per conoscere gente fantastica, per emozionarsi
guardando negli occhi persone che
vivono per la loro passione, anche nel
giorno libero frequentando corsi per
tenersi aggiornati, imparando da quelli
più bravi.
Oggi siamo a Mayfair, il quartiere più
costoso di Londra dove si può trovare
il vero comfort ai massimi livelli; che
si tratti di un ristorante, di un Hotel,
di una galleria d’arte o di un negozio.
Qui capirete bene il concetto di lusso
moderno.
Fa parte di questa categoria il Connaught, un Hotel 5 stelle che una volta ogni
tanto va visitato per parametrare in maniera semplice e concisa una situazione
assai rara da trovare. La perfezione.
Al Coburg bar del Connaught ci lavora
da circa due anni un fuoriclasse della
mixologist internazionale. Giovane,
sicuro e lanciatissimo, Enrico Gonzato
(in foto con me), veneto fino alle ossa,
formazione stupenda, sta facendo un
percorso d’alta classe dietro un bancone molto importante, un bancone ricco
di storia e colmo fino all’orlo di qualità
e nuove idee.
Che vogliate un bicchiere di Champagne, un cocktail classico oppure uno
più moderno, Enrico saprà consigliarvi il meglio del meglio legato a quel
singolo momento perché certo, non si
può fare di tutta l’erba un fascio. Il vero
professionista sa consigliarvi il prodotto giusto in base all’energia che si è
creata in quel momento, alla musica in
sottofondo, ai sorrisi profusi.
Lasciatevi andare in un paio di sue creazioni prima di concedervi una cena nel
celebre ristorante due stelle Michelin
“Hélène Darroze”, un vero tripudio di
qualità cucita su misura del cliente in
una cena memorabile di circa tre ore.
Ero solo, come spesso accade nei miei
viaggi gourmet destinati ad articoli o
approfondimenti. E da solo sto bene,
$$$$$
voto 9.5/10
Location: 9
Romantic: 9
Food: 9
Wine List: 9
Wines by the glass: 10
Smiles: 9
Service: 9
Value for money: 9.0
(cosiderando che sei al Londra)
da sempre. Mi piace guardarmi intorno
e osservare come si muovono Maitre e
camerieri. Mi piace ascoltare i consigli
della Sommelier e guardare gli occhi
infuocati dei più esperti in sala verso i
camerieri più giovani che ovviamente
qualche errore lo commettono ancora.
Quella sera la Chef Hélèn non c’era. Al
suo posto il suo Sous Chef Marco Zampesi (v.foto). Un ragazzo veneto di 28
anni con una grandissima esperienza e
passione in grado di portare avanti una
cucina due stelle Michelin senza alcun
intoppo per tutta la cena. Bravissimo.
Audace. Raffinato.
La scelta del menù in questo ristorante
è alquanto singolare. Vi arriverà in tavola una sorta di pallottoliere con delle
biglie sopra le quali ci sono stampati
gli ingredienti di stagione proposti quel
giorno. Dovrete semplicemente togliere
quelli non di vostro gradimento lasciando quelli con i quali lo chef comporrà la
vostra cena.
Io ho lasciato: caviale, merluzzo, piselli,
calamari, fragole, capesante e Arma-
.47 .
gnac. Tutti ingredienti calibrati e cucinati dallo chef in maniera impeccabile,
in tutte le portate.
Quando sapete di trovarvi in un ristorante d’ haute cuisine lasciate fare a
loro. Lasciatevi consigliare non mettendo paletti.
Essendo a cena solo ho lasciato stare
la carta dei vini scegliendo tre bicchieri
al calice. La lista dei vini “by the glass”
è fornitissima: una trentina di proposte
tra bianchi e rossi, giovani e invecchiati,
dai 10£ a 170£ a bicchiere.
Se volete un calice soltanto di Chateau
Mouton Rothschild 2007 qua lo potete
avere. Ovviamente utilizzando il Coravin, ovviamente servito in calici Zalto.
Quello che sempre fa la differenza in
posti come questo è la formazione
impeccabile del personale, la cura del
dettaglio, notare che tutto è sempre al
posto giusto nel momento giusto.
Un’esperienza bellissima da ripetere al
più presto, magari con Michela […]
INTERVISTA A
M A G A ZI
NE
N O.4 S
ET
T E M B RE
PRODUCTION
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N
G
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S
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B
B
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LA
VALERIA LA MALFA
A CURA DI ANNALISA BONI
TESTO DI EMANUELA SERUGHETTI
“CONOSCI TE STESSO” UN MOTTO CHE LO STESSO SOCRATE FECE SUO, IL CUI SIGNIFICATO SI METTE ALLA
BASE DELLA SUA FILOSOFIA CHE LA FINALIZZÒ A
PORTARE L’UOMO A VENIRE CHIARO A SE STESSO PER
ESSERE GIUSTO E SOLIDALE CON GLI ALTRI; IL MOTTO GRECO ISCRITTO SUL FRONTONE DEL TEMPIO DI
APOLLO A DELFI CHE VALERIA LA MALFA, TITOLARE
DELL’AGENZIA V.L.M. PRODUCTION SI È TATUATA SULLA
PELLE. SCOPRIRE SE STESSI NEL MODO PIÙ VERO, PER
MIGLIORARE IL PROPRIO VIVERE E IL PROPRIO AGIRE,
SECONDO CIÒ CHE LA NATURA PIÙ PROFONDA DI OGNI
UOMO ESIGE. INEVITABILMENTE SI PARLA DI ESSENZA, DI ANIMA, CHE TROVA MODO DI ESPRIMERSI NEL
CONCRETO ATTRAVERSO AZIONI CHE PERSEGUONO IL
BENE AVVALENDOSI DI VIRTÙ COME LA FORZA MORALE
E IL CORAGGIO. UNA VITA ALL’INSEGNA DELLA CONOSCENZA E DELLA RICERCA PER LA FELICITÀ QUINDI,
NEL CASO DI VALERIA SEGUENDO LA STRADA DI UN’ATTIVITÀ DI TIPO ESTETICO, CREATIVO E INVENTIVO, QUELLA DELLA V.L.M. PRODUCTION, L’AGENZIA DI EVENTI E
DI SPETTACOLI DI QUALITÀ PER CUI L’IMPRENDITRICE
DI ORIGINI ROMANE DEDICA TUTTA LA SUA ESISTENZA
E LE SUE FORZE. I RISULTATI SONO LÌ DA VEDERE, DAL
SUO MODO DI ESSERE COSÌ GENTILE E OTTIMISTA, DAI
DETTAGLI DEI SUOI SPETTACOLI, DEI SUOI ARTISTI RICERCATI, DALLA COMUNICAZIONE ACCATTIVANTE CHE
SPALANCANO LE PORTE, ANZI IL SIPARIO DEI SOGNI IN
GRADO DI AFFASCINARE ANCHE IL PIÙ ANEMICO, PATOLOGICAMENTE PIÙ PRIVO DI SLANCI, IN FATTO DI DIVERTIMENTO.
Valeria La Malfa
´
V.L.M.
20 1 6 ´ B RE
BRE L’INTERVISTA DI SETTEMBRE
Valeria come nasce questa idea
e quando?
Ho aperto l’agenzia 4 anni fa ma
l’impulso di mettermi in gioco
con qualcosa di mio mi è arrivato
in realtà dopo un accadimento
drammatico avvenuto 6 anni fa,
la morte di mia madre, da allora
ha lavorato in me questo forte
desiderio di cambiare la mia vita
e perseguire una passione. Ho
sempre lavorato nei teatri e in
tantissimi locali sin da quando ho
18 anni, da lì viene la mia formazione, sono stata collaboratrice
come supporto alla regia in alcuni
teatri a Roma, la mia città originaria, mi occupavo della regia
luci ed audio e suonavo come Dj
destreggiandomi con i miei amati
vinili. Il teatro ce l’ho nel DNA, ho
iniziato a frequentarlo da piccola grazie a mia madre che mi ci
portava per vedere gli spettacoli
di Sheakespeare e di Pirandello
che tanto mi fecero sognare. Nel
frattempo mi sono laureata in
psicologia clinica all’Università
della Sapienza a Roma, una base
culturale che serve, anche se il
mio è un lavoro diverso, perché
mi aiuta con l’approccio umano
e artistico. Dopo tanta gavetta
in diverse agenzie di organizzazione eventi tra Roma, Livorno e
Brescia, ho aperto la mia agenzia
e pian piano mi sono fatta un
pacchetto clienti, ho messo in
campo tutta la mia esperienza
occupandomi di ogni aspetto,
dalla realizzazione dei costumi
alla scenografie, alla selezione
dei collaboratori esterni, di artisti
validi che provengono dalle più
importanti accademie di Danza,
Canto e Musical e che vantano un
background professionale televisivo e teatrale. Tengo molto anche alla comunicazione e all’immagine, con orgoglio posso dire
che quello che ho creato sia stata
tutta farina del mio sacco e anno
dopo anno ho costruito la realtà
della V.L.M. Production raggiungendo molti obiettivi, arrivando
a mettere in scena spettacoli a
livello nazionale, spingendomi
fino in Svizzera e Romania.
Raccontami un evento tipo, quali
sono le richieste più gettonate?
Lo spettacolo che abbiamo fatto
in Svizzera è il “Gaga show” ispirato alla carriera di Lady Gaga e
al suo tipico virtuosismo del trasformismo, uno spettacolo irriverente che ha raccolto un pubblico
di 4000 persone. Tutti i miei spettacoli sono cantati e ballati dal
vivo, è un aspetto importante che
dimostra la professionalità e la
capacità degli artisti che scelgo.
Le richieste che ricevo maggiormente sono molto commerciali,
in Italia ahimè si azzarda poco! Mi
vengono richieste belle ragazze,
sempre comunque di qualità perché la volgarità in ciò che faccio
non è nemmeno contemplata.
Per me l’eleganza è importante,
anche perché tra il mio pubblico
ci sono anche donne e bambini e
la soddisfazione più bella è che
tutti siano appagati. Mi fa piacere
quando alla fine di uno spettacolo
mi arrivavo i complimenti di tutti.
Di base c’è un importante lavoro
di ricerca e di documentazione e
ogni spettacolo nasce grazie a un
grande lavoro di squadra e una
fondamentale attività organizzativa. Ci occupiamo anche fiere,
convention aziendali, offriamo
servizio di hostess e modelle,
organizziamo sfilate di moda ed
eventi particolari su richiesta dei
clienti, road show e animazioni a
tema. La nostra forza è sicuramente quella di essere versatili e
preparati per qualsiasi esigenza
artistica. Lo scorso 1° settembre al Coco beach di Desenzano,
abbiamo organizzato un grande
spettacolo ispirato al Musical
Moulin Rouge ed è stato un successo.
All’interno della vostra sede
c’è un nuovo laboratorio scenografico di riciclo creativo, me ne
parli?
Inizio dicendo che io sono vegetariana da quando ho 18 anni,
quando ancora era difficile
. 49 .
Cosa ti resta dopo uno show?
Io sono molto “social” quindi mi
piace molto quando le persone
che mi seguono sui social
aumentano e mi danno feedback
positivi, sono il termometro
contemporaneo per capire se
ciò che hai fatto lo hai fatto bene
oppure no. Poi sono felice quando le persone si ricordano di me
anche dopo un po’ di tempo e che
magari tornano a vedere un mio
spettacolo, dimostrando amicizia
e attaccamento, vuol dire che gli
ho trasmesso qualcosa di positivo
e hanno fiducia in me. Credo che
quando uno spettacolo prende
vita sia qualcosa di meraviglioso. Quando le luci si accendono
sul palcoscenico, la gente è in
fermento e l’atmosfera si riempie
della magia dell’arte tutto cambia e mi dà forza e felicità, anche
quando una giornata parte col
piede sbagliato.
Credo che la indole primitiva
dell’uomo che ricerca il divertimento in modo semplice, resti
sempre uguale. Ora li vedi con
questi cellulari in mano, sin
dall’inizio di uno show, a fare video in continuazione e mi chiedo,
perché? Godetevi lo spettacolo,
fatene parte, vivetelo! Quando
cerco di coinvolgerli con il microfono dal palco in qualche modo
ce la faccio sempre, pian piano
si liberano di quella distrazione.
Oggi bisogna avere più sensibilità e pazienza per contrastare la
mancanza di attenzione, ma non è
impossibile.
Hai un occhio nostalgico sul
passato o cerchi l’innovazione
guardando al futuro?
Decisamente al futuro! Viaggio
molto e dalle città che visito
mi porto a casa stimoli e idee
nuove, al passato do una chiave
di lettura innovativa, per esempio
gli spettacoli di ispirazione anni
’30 che hanno basi jazz o swing,
diventano elettroswing in chiave
elettronica, moderna.
Hai dei modelli di ispirazione?
Uno dei miei miti tra i personaggi
televisivi è Raffaella Carrà, un’artista poliedrica che anni addietro
è stata un fenomeno e, cosa non
da poco, non ha mai dato scandalo restando sempre un’icona di
abilità artistica e positività.
Quali sono i tuoi obiettivi più
ambiziosi?
Vorrei aggiungere altri servizi alla
mia agenzia e renderli sempre
più ricchi, creare sempre più
format che soddisfino le più svariate richieste dei miei clienti. Poi
vorrei dare alla V.L.M. Production
più territorialità, farmi conoscere
meglio nella mia zona.
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C A R T E A R T I S T I C H E P E R L A S TA M PA FOTO G R A F I C A F I N E A R T
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Pensi che sia cambiato il modo di
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trovare tutti i prodotti che ci sono
oggi in commercio. Ho una forte
vocazione per il rispetto dell’ambiente, per esempio mi dà fastidio
anche solo vedere chi butta qualcosa per terra. Il riciclo sta alla
base del nostro concetto creativo.
Penso che tutti gli oggetti, anche
quelli di scarto, nascondano delle
grandi possibilità e stimolino la
creatività. Tutto può trasformarsi!
Trovo che sia inutile comprare delle cose nuove quando si
può creare da ciò che esiste già
nelle nostre mani e sotto ai nostri
occhi, basta guardarsi in giro e
poi se questo aiuta ad abbattere
i costi perché no? Una volta per
esempio creai una croce, uno dei
miei oggetti preferiti mai creati,
che utilizzai per uno spettacolo ispirato a Madonna la regina
del Pop. La realizzai applicando
alla struttura una serie di tappini dorati di un energy drink che
hanno dato un bellissimo effetto
borchiato stile “Dolce&Gabbana”.
Tutto ciò che creiamo viene dal
nostro laboratorio, non appaltiamo nulla all’esterno.
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Lorenzo dimmi qual è la suddivisione dei ruoli nell’azienda?
Io e Alberto lavoriamo insieme
nel settore dell’abbigliamento dal
1986, e sin da allora ci siamo fatti
un bel bagaglio di esperienze fino
a quando è arrivato il momento,
nel 2010, in cui abbiamo preso la
decisione di metterci in proprio e
di fare il salto.
Abbiamo così aperto Magenta
Homme, il nostro primo negozio
in corso Magenta a Brescia, ai
tempi una zona un po’ morta che
è andata rivitalizzandosi negli
anni con l’apertura dopo di noi
anche di altri negozi.
Abbiamo voluto dare un senso di
grande cambiamento della brescianità, offrendo l’immagine di
una personalità estetica particolare, raffinata e sofisticatamente
ricercata.
BRE L’INTERVISTA DI SETTEMBRE
MAGENTA
HOMME E FEMME
DOVE ARTE E ABBIGLIAMENTO
SONO DI SCENA
TESTO DI EMANUELA SERUGHETTI
IMMAGINI DI FABIANA ZANOLA
56,
DEVO DIRE CHE ENTRANDO QUI DENTRO UNO HA
REALIZZATO CON DELLE VASCHETTE DI PLUMCAKE
LA SENSAZIONE CHE CHI HA REALIZZATO TUTTO
ARGENTATE, UN ALTRO ANCORA È IN VETRO LAVO-
QUESTO CI HA SAPUTO PROPRIO FARE: L’AMBIENTE
RATO CON SABBIATURE PARTICOLARI, POI CI SONO
SEMPLICE E LINEARE VALORIZZA MOLTO LE OPERE
DELLE COMPOSIZIONI FATTE DA VECCHI FILTRI DA
D’ARTE E GLI ABITI ESPOSTI, CHE CONVIVONO COM-
CARROZZERIA, DA LISTONI DI LEGNO ANTICHI, PUZ-
PLETANDOSI A VICENDA, E ALLO STESSO TEMPO
ZLE DI LENTI, GIOCHI DI FILIGRANE E DI ELEMEN-
TRASMETTE CALORE. LORENZO FIORENTINO CHE
TI DI RECUPERO DI VARIA NATURA. LA PARTE SUL
INSIEME AL SUO SOCIO ALBERTO BOSCAINI HA FON-
RETRO È STATA RICAVATA IN UN AMBIENTE CHE
DATO LA REALTÀ DEI NEGOZI MAGENTA, MI SPIEGA
ERA IN ORIGINE UN VECCHIO GARAGE DI CUI SONO
LA GENESI DEL DESIGN, DEI PANNELLI CHE RIVE-
STATE MANTENUTE LE BELLISSIME VETRATE. E POI
STONO LE PARETI, UNO È UNA TEXTURE DI VECCHI
TECHE, SCULTURE, ANTICHE FORME IN LEGNO PER
FALDONI RECUPERATI DA UN OSPEDALE, UN IN-
CAPPELLI.
Abbiamo mosso i primi passi già
con le idee chiare su quello che
sarebbe stato il nostro marchio
distintivo: il connubio tra moda e
arte.
Quindi ogni nostra scelta si è
sempre mossa verso questa
direzione, in poco tempo ci siamo
evoluti e devo dire che la nostra
squadra funziona benissimo e
si consolida ogni anno di più. Io
mi occupo della ricerca, degli
acquisti e della cura dell’immagine, mentre Alberto segue la parte
amministrativa.
Il nostro architetto G.P. ha realizzato la ristrutturazione e l’allestimento degli interni, uniti da una
scelta ben precisa che parla un
linguaggio prettamente contemporaneo. Il design e tutte le installazioni d’arte sono opera sua.
Su questa scia nel 2014 abbiamo
aperto Magenta Femme, il nuovo
negozio accanto al primo, proponendo anche l’abbigliamento per
donna, poi l’anno scorso abbiamo
ampliato il negozio del reparto
uomo creando una parte dedicata
al prodotto sartoriale, agli abiti e
alle camicie su misura.
TERESSANTE GIOCO DI VUOTI E PIENI, UN ALTRO È
.57 .
ET
20 1 6 ´ B RE
N O.4 S
T E M B RE
La ricerca del prodotto e la cura
dell’immagine vanno un po’ in
controtendeza rispetto alla massa,
abbiamo voluto distinguerci creando
così la nostra identità di cui le vetrine
dei nostri negozi ne mostrano la
forza.
La comunicazione attraverso l’immagine per noi è molto importante e
niente è lasciato al caso.
Tutto qui dentro comunica la nostra personalità, il nostro gusto e
rispecchia la raffinatezza e l’unicità
del nostro prodotto di cui cerchiamo
sempre di assicurarci l’esclusiva sul
mercato.
´
La cosa che vi contraddistingue
certamente è che riuscite a interpretare e cavalcare le tendenze
socio culturali del momento, come
si svolge la vostra ricerca?
NE
M A G A ZI
Così come per Magenta Homme,
anche per Magenta Femme abbiamo
scelto per l’arredamento il riciclo di
vecchi mobili e di oggetti artigianali
recuperati da rigattieri e che abbiamo
rivalutato al meglio dando loro nuova
vita, oggetti che hanno una loro storia
da raccontare che hanno il sapore di
qualcosa di vecchio e che in questo
ambiente hanno trovato una collocazione diversa.
Protagonista nel reparto donna è l’opera di falegnameria di alti livelli, un
assemblamento di vecchi armadi in
radica che compongono una scenografia quasi teatrale fatta di eleganti
elementi decorativi e nicchie in cui
sono collocati oggetti curiosi da collezionismo, abiti ricercati, a edizione
limitata, pezzi unici per gusti raffinati, accessori e borse di qualità.
Qual è il vostro tipo di clientela?
È una clientela attenta al mercato, è
contemporanea che si allarga in più
provincie del Nord Italia ed è trasversale, va dal giovane all’imprenditore di sessantanni a cui offriamo
proposte moda forti ma anche abiti
che seguono la quotidianità, fino alla
sartoria e ai brand istituzionali.
Come si svolge la vostra ricerca?
Dipende molto dall’intuito, si deve
girare molto, viaggiare, respirare,
guardare, cogliere le ispirazioni e le
tendenze, vivere ciò che prende forma senza sosta, i nostri negozi sono
come i nostri figli, costano sacrificio,
passione e dedizione.
Non tutti i compratori hanno la stessa attitudine e lo stesso gusto, non
tutti hanno la stessa vena artistica.
Poi è importante avere la sinergia
con aziende qualificate che ci permettono di avere l’unicità dei capi che
offriamo.
Come sarà lo stile della vostra donna e del vostro uomo A/I 2017?
La nostra donna è una donna contemporanea, un mix tra grinta e bon
ton che è la qualità di ciò che sceglie.
Humanoid per esempio è una linea di
abbigliamento tra le tante che abbiamo che è distribuita in tutto il mondo
ma che non è conosciuta come le
grandi griffe, eppure è sinonimo di
ricercatezza e altissima qualità.
Per l’uomo posso dire la stessa cosa.
... si deve girare molto,
viaggiare, respirare,
guardare, cogliere le
ispirazioni e le tendenze,
vivere cio' che prende forma
senza sosta, i nostri negozi
sono come i nostri figli, costano
sacrificio, passione e dedizione.
.5 8 .
.59 .
BRE PROTAGONISTI
Qual è l’aspetto di ciò che avete
creato che rispecchia maggiormente le vostre personalità?
L’identità che si vuole mostrare è
quella di un ambiente accogliente,
animato da una bella squadra.
Qui è come stare in famiglia,
ognuno dei miei collaboratori è
padrone di casa ed è in grado di
offrire alta professionalità, disponibilità ed educazione.
La risposta al nostro lavoro ce lo
dà la fedeltà dei nostri clienti che
arrivano da tutto il Nord Italia.
Facciamo molta comunicazione
sui socials, una finestra virtuale
sul mondo oltre a quelle delle
nostre vetrine che allestiamo
con vere e proprie installazioni
artistiche che cambiamo ogni tre
settimane, offrendo nel migliore
dei modi l’immagine del nostro
prodotto e quindi l’anima creativa che muove tutto da dietro le
quinte.
L'IMPORTANTE E’
CHI
DECI DI DI ESSERE
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Ci sono anche delle attività parallele alla vendita in negozio?
Al momento solo in fase embrionale, progetti in via di realizzazione, finora abbiamo fatto solo
eventi.
Magenta Homme Corso Magenta 49 Brescia T. 030 2807810
Facebook: Magenta Homme Instagram: Magentahomme
.6 0 .
Magenta Femme Corso Magenta 45 Brescia T. 030 45293
Facebook: Magenta Femme Instagram: Magentafemme
L’APPUNTAMENTO CON FRA MARCO FABELLO È FISSATO ALLE ORE 10, MA NOI ARRIVIAMO QUALCHE MINUTO PRIMA E NE APPROFITTIAMO PER DARE UN’OCCHIATA ALLA STRUTTURA, CAPTARE L’ARMONIOSITÀ DELL’AMBIENTE, SCAMBIARE DUE PAROLE CON I MALATI E BERCI UN CAFFÈ CON LORO; VARCATA LA SOGLIA DELL’IRCCS FATEBENEFRATELLI, CONOSCIUTO ANCHE
COME PILASTRONI, UNO SPAZIOSO GIARDINO DOVE GLI OSPITI POSSONO PASSEGGIARE, BERE UNA BIBITA ALL’OMBRA DEGLI
ALBERI, PASSARE QUALCHE MOMENTO IN COMPAGNIA O FUMARSI UNA SIGARETTA (NATURALMENTE CHI FUMA)! QUEI POCHI
MINUTI DI ATTESA BASTANO PER RENDERCI CONTO CHE TUTTI HANNO PIACERE A CHIACCHIERARE, A RACCONTARE LA LORO
VITA, OGNUNA DIVERSA, MA CON UN UNICO DENOMINATORE COMUNE: LA FRAGILITÀ.
FRA MARCO CI ATTENDE QUINDI PROSEGUIAMO CON LA NOSTRA VISITA; APPENA CI VEDE CI SALUTA CORDIALMENTE E CI
FA ACCOMODARE NEL SUO STUDIO. A COLPIRCI SONO SUBITO I SUOI OCCHI, COLMI DI UMANITÀ, E LO SGUARDO CHE, NONOSTANTE INCUTA RISPETTO, HA UNA LUCE DI COMPRENSIONE PER NOI PECCATORI!
HA SPESO LA SUA VITA AD AIUTARE GLI ALTRI, A RIDARE DIGNITÀ ALLE PERSONE RICOVERATE NEGLI OSPEDALI PSICHIATRICI.
UNA DIGNITÀ CHE SPESSO E PURTROPPO LA VITA E LA SOCIETÀ STESSE HANNO LORO TOLTO.
CONOSCIAMO MEGLIO LA STORIA E IL PERCORSO DI VITA DI FRA MARCO FABELLO, RELIGIOSO DELL’ORDINE OSPEDALIERO DI
SAN GIOVANNI DI DIO – FATEBENEFRATELLI E DIRETTORE GENERALE DELLE STRUTTURE SANITARIE CHE L’ORDINE GESTISCE
ET
T E M B RE
Partiamo dalla sua vocazione.
Quando e in che modo
si è accorto che avrebbe
dedicato la sua vita agli altri?
Correva l’anno 1954 quando dalle
mie parti nel Friuli– per chi non
lo sapesse, Fra Marco è originario di Virco Bertiolo (UD) - c’era
molta miseria, disoccupazione
e situazioni aperte di notevole
difficoltà post belliche. I poveri
erano dappertutto e i ricchi si
contavano sulle dita di una mano.
Voi sapete che quando c’è molta
povertà i poveri si aiutano tra loro,
c’è solidarietà… ecco, da casa mia
in quel periodo passava periodicamente un povero più povero di
noi, che mio padre invitava a cena
e gli dava uno spazio per dormire
fino al mattino seguente quando
ripartiva.
Questo fatto, che può sembrare
così banale per alcuni, ha avuto
un grande significato per me e ha
contribuito a far sì che io vivessi
la mia vita scelta. Mi ha aperto gli
occhi sull’importanza del valore
della solidarietà, lasciando dentro
di me il segno per le mie scelte
successive.
N O.4 S
Fra Marco Fabello
´
INTERVISTA A
M A G A ZI
NE
20 1 6 ´ B RE
A BRESCIA.
In età adolescenziale ci si pensa
poco, ma quando gli anni passano e
ognuno di noi è chiamato a decidere
cosa sarà della sua vita, il richiamo a
certi valori e a certi principi si fanno
sentire.
Cosa è l’ospitalità?
L’ospitalità è un termine oggi molto discusso che ci fa sicuramente
pensare al discorso migranti, ma
è legato a tantissimi altri ambiti,
come ad esempio in quello sanitario,
italiano e non solo. Avere un senso di
ospitalità significa mettere il paziente
o il malato prima dell’operatore sanitario – cosa che in tutta la mia vita ho
sempre predicato – e che l’ospedale
è la casa del malato, in quanto è il
malato stesso che abita la struttura
e di conseguenza ne è (o ne dovrebbe
essere) il padrone. Questo concetto ricorre spesso nei secoli anche
nelle parole dei Santi, a partire da
San Giovanni di Dio, che ha fondato il
nostro Ordine nel 1500 e già all’epoca
aveva questa idea, per passare a San
Camillo de Lellis, il quale solo un
secolo più tardi afferma: “il malato è
il mio padrone”.
gli ospedali moderni
dovrebbero guardare
al malato come uomo,
non come caso clinico
.6 2 .
.63 .
Perché prendiamo come esempio i
Santi? Perché i Santi sono stati prima
di tutto malati e lo stesso stato di
malattia li ha messi nella condizione
di dire: ”non voglio che gli altri siano
trattati come sono stato trattato io”.
Per completare l’esempio ricordiamo che San Giovanni di Dio, ritenuto
malato di mente per alcuni gesti
eclatanti e ricoverato nel manicomio di Granada, ebbe fin da subito
l’intento di uscirne al più presto per
poter realizzare un ospedale diverso,
più umano.
Come vede la situazione attuale
degli ospedali?
Oggi gli ospedali sono in gran parte
un insieme di interessi e i malati
sono quasi lì per caso. Un nostro
superiore generale – Fra Pier Luigi Marchese - nel 1984 sosteneva
che “oggi viviamo in una situazione
burocratica tale che gli ospedali
potrebbero sopravvivere anche senza
i malati”. Io confermo la sua tesi,
sostenendo che stiamo assistendo
sempre più a una disumanizzazione
degli ospedali.
Su questo argomento torneremo in
seguito. Diamo ora uno sguardo alla
cronaca di questi giorni. Come si sta
lavorando in seguito al terremoto
che ha colpito il paese di Amatrice e
zone limitrofe?
Il terremoto è un fenomeno improvviso e imprevedibile devastante, che
purtroppo ho vissuto anch’io in prima
persona. Vedendo le immagini al
telegiornale, infatti, è stato un po’
come tornare indietro nel tempo, al
famoso terremoto del Friuli. Ricordo
che quella sera - era il 6 maggio del
1976 alle ore 21 – abbiamo sentito
questa scossa fortissima e il giorno
dopo ci siamo trovati di fronte alla
disperazione di gente che sotto le
macerie aveva perso tutto. Abbiamo
organizzato una squadra di 10 religiosi che sono stati smistati per dare
aiuti e, al contempo, noi altri abbiamo
dato ospitalità in una casa in Valdobbiadene a più di 50 feriti, in situazioni
fisiche e psicologiche tremende.
Posso dire che questo forte coinvolgimento, sia per ragione affettiva
legata al luogo di origine sia per una
ragione umana più profonda, è stato
il secondo grande motivo che mi ha
spinto a continuare una vita scelta.
Prestare aiuto non significa
necessariamente vivere una
vita religiosa. Che differenze vi
sono?
Quando si pensa alla vita religiosa
non bisogna pensare a cosa si fa,
ma per chi e perché lo si fa. Oggi
più che mai assistiamo a numerosi episodi di quotidianità in cui
tantissima gente va sui luoghi
colpiti dal terremoto e pensa in
primo luogo alle fotografie di rito.
La domanda da porsi, invece, è: lo
fai perché ti piace?
Per motivi umanitari?
O perché – come ci dicono i nostri
Santi – quello che fai al più piccolo
dei miei fratelli lo fai a me?
La differenza sta qui: fare qualcosa di bene per qualcuno in cui si
crede e non per altre ragioni. La
motivazione più profonda, infatti,
è: mi comporto così perché c’è
una fede che mi dice di farlo, un
Dio in cui credo.
Non è importante ciò che fai, ma
chi sei.
Parlare di fede oggi è difficile,
perché non c’è una formazione
così come non c’è un avvicinamento, oltre al fatto che la fede
tradizionale – troppo burocratica –
non aiuta e su questo anche Papa
Francesco sta lavorando molto,
nella speranza di avvicinare più
persone, tra cui i giovani.
Torniamo alla suo percorso dirigenziale all’interno degli ospedali psichiatrici.
Quali sono state le sue esperienze?
Siamo nel 1983 quando per la
prima volta vengo chiamato a
dirigere l’ospedale psichiatrico
di San Colombano al Lambro,
che contava all’epoca settecento
malati, naturalmente tutti uomini.
La ricordo come un’esperienza
molto bella e significativa, perché
ho iniziato a prestare il mio aiuto
ai malati psichiatrici, i quali, a differenza di quanto si possa pensare, sono normalmente intelligenti,
molto spesso buoni e se qualcuno
si agita non ne è responsabile.
Tanti sono stati gli interventi
rivoluzionari che siamo riusciti a
predisporre, tra cui l’apertura di
due reparti per donne, la creazione, per la prima volta in una
struttura psichiatrica, di alcuni
reparti in cui i malati avessero il
bagno in camera e l’assunzione di
infermieri professionali. Sembrano banalità, ma vi assicuro che
sono conquiste importantissime
che contribuiscono a ridare la
dignità a questi malati.
L’ingresso in ospedale di questi
infermieri neolaureati – di cui la
maggior parte donne – ha cambiato il volto dell’assistenza.
.6 4 .
Da San Colombano, infine, arriva
a Brescia nel 1987. Come mai
questo spostamento? E com’era
il Fatebenefratelli trent’anni fa?
Sono stato mandato in questa città poiché, avendo notato la serie
di cambiamenti che ero riuscito a
far apportare a San Colombano al
Lambro, sicuramente si è pensato
potessi riuscire a migliorare anche il manicomio di Brescia, dove,
grazie a una continua collaborazione tra le scuole di infermeria
e il nostro istituto, il personale in
un brevissimo periodo di tempo
ha potuto avere una crescita costante, cambiando radicalmente
atteggiamento e visione di cura
dei malati.
Nasce dunque la struttura più
moderna che avevamo e che
tutt’ora abbiamo in psichiatria,
con il residence Pampuri (che
conta 10 appartamenti per 6 persone ciascuno) e il Bonardi (sede
di riabilitazione psichiatrica con
20 posti dove i malati rimangono
fino a 30 giorni), entrambe strutture che definiscono il setting di
come vivere in un ambiente protetto e allo stesso tempo libero,
dove ai malati si insegna a pulirsi,
a vestirsi in maniera ordinata, a
saper mangiare, ordinare al bar
e prendere biglietti per autobus e
metropolitana.
Ricordo ancora che quando venne
inaugurato il residence come gesto simbolico abbiamo consegnato
le chiavi di casa a malati che mai
avevano vissuto in una casa. È stato
emozionante!
Per qualche tempo ha diretto anche
l’ospedale generale dell’isola Tiberina. Due parole sulla parentesi
romana?
Premetto che non ero mai stato in un
ospedale generale e questa è stata la
mia fortuna perché non avevo barriere in testa né preconcetti. In questa struttura abbiamo lavorato per
apportare migliorie in diversi ambiti,
a partire dall’orario delle visite, che
è stato ampliato (abbiamo aperto l’ospedale dalle 9..30 del mattino alle 22
di sera), per finire con il rifacimento
totale del reparto di terapia intensiva,
in seguito al quale è stato possibile
consentire la presenza di un familiare
per 24 ore al giorno. Un cambiamento radicale importantissimo per
cui ancora oggi tantissima gente mi
ringrazia: ricordiamo, infatti, che nel
momento in cui c’è maggior sofferenza dovrebbe esserci maggiore
presenza. Infine, sempre per parlare
di cambiamenti, abbiamo predisposto
che nelle patologie neonatali le visite
ai piccoli si facessero alla presenza
dei genitori, in modo che potessero
tranquillizzarsi.
Non si tratta di banalità, bensì di
condivisione, di umanità.
Un’ultima domanda su Brescia.
Quali i vostri progetti per il futuro di
questo istituto?
In un ospedale il lavoro di rinnovamento non è mai finito.
Periodicamente lavoriamo con il fine
di migliorare la situazione ambientale con restauri per dare un sempre
maggior comfort ai malati. Abbiamo,
inoltre, piani vuoti da sistemare per
la ricerca e vorremmo realizzare sale
alternative al reparto o alla collocazione degli ospiti , come ad esempio
una sala in cui trovarsi con i familiari.
Purtroppo non abbiamo grandi
donazioni e quindi i lavori procedono
lentamente. Non nego che avremmo
bisogno di persone che si avvicinano a questa realtà poiché potrebbe
capitare a chiunque di aver bisogno di
cure e noi, pur essendo una struttura
privata, lavoriamo complementarmente al sistema sanitario nazionale
senza ricevere un euro dalle famiglie
dei malati psichiatrici, che sono stati
la mia vita fino ad ora e lo saranno
indeterminatamente.
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QUELLA MUSICA AD ALTI LIVELLI CHE PERMETTE DI CONDURRE UNA CONCEZIONE DELLA NATURA E DEL MONDO CHE TRASCENDE LA CONOSCENZA EMPIRICA. SONORITÀ TELLURICHE CHE SCANDISCONO IL TEMPO E S’IMPADRONISCONO DELLO
SPAZIO, VIBRAZIONI E RITMI CATARTICI LIBERI DI ESPANDERSI NELL’URBANO, RIMBALZARE SUI FREDDI LASTRICATI, RINCORRERSI IN CIRCOLO TRA LE ARCATE E I MURI ATTORNO ALLA GENTE DISPERDENDOSI NEL TEPORE NOTTURNO FIN SU
NELL’INFINITA CUPOLA NERA PUNTEGGIATA DI POCHE STELLE. “MI PIACE POTER CONTRIBUIRE NEL MIO PICCOLO AL MIGLIORAMENTO DELLA NOSTRA SOCIETÀ, OFFRENDO IMPORTANTI MOMENTI CULTURALI CON LA MIA ASSOCIAZIONE”, DICHIARA
IL FONDATORE DEL FESTIVAL FRANCESCO SCHETTINO CHE, INSIEME A MARCO ZANARDELLI, FILIPPO PARDINI, STEFANO
OLIVARI E GIORGIO FESTA, UN GRUPPO DI AMICI UNITI DA UNA GRANDE PASSIONE PER LA MUSICA JAZZ, DAL 2003 RENDE
TUTTO QUESTO POSSIBILE.
CURIOSITÀ E PASSIONE LO GUIDANO ALLA RICERCA DI COSE IN GRADO DI REGALARE SUGGESTIONI ED EMOZIONI NUOVE, MI
SPIEGA, LA MUSICA HA SEMPRE RAPPRESENTATO PER LUI UNA FONTE FONDAMENTALE DI STIMOLI, INFATTI MOLTI ANNI FA
STUDIÒ CANTO E SI APPROCCIÒ IN MANIERA ATTIVA A QUESTA FORMA D’ARTE, CONDIVIDENDO GRANDI ESPERIENZE MEMORABILI CON STRAORDINARI AMICI MUSICISTI CHE CONTRIBUIRONO A FARLO CRESCERE SOPRATTUTTO COME PERSONA. IL
SUO, DICE, È UN IMPEGNO COSTANTE INVESTITO IN TUTTO CIÒ IN CUI CREDE.
. 75 .
INTERVISTA A
Francesco Schettino
Francesco, sono curiosa, cosa fai
oltre a questo nella vita?
Faccio l’avvocato civilista. Credo fortemente all’importanza
del diritto inteso come valore
da tutelare sempre nel rispetto
dell’altro. Nel mio lavoro parto
sempre dall’idea che dietro a un
problema giuridico ci sia sempre
una persona, una famiglia con
i suoi bisogni e un disagio a cui
contribuisco a trovare risposta e
questo mi dà modo di sentirmi
utile e una collocazione chiara
all’interno di questa complessa
società. Mi occupo di molte tematiche del diritto civile, tuttavia
sto cercando di specializzarmi nel
settore musicale. Ho già frequentato un master in diritto dello
spettacolo con illustri colleghi del
settore e ho seguito alcuni giovani
artisti. Ultimamente sto collaboramdo con il CTB (Centro Teatrale
Bresiano) per quanto riguarda
la predisposizione dei contratti.
Mi sto impegnando insomma a
portare l’arte e il diritto verso la
medesima direzione.
Qual è il fil rouge del progetto
“Jazzontheroad” che oggi può
certamente definirsi uno dei
principali appuntamenti culturali della nostra Provincia?
Il file rouge sotteso alla nostra
attività culturale è sempre stato
quello di valorizzare la musica
jazz in tutte le sue meravigliose e
innumerevoli sfaccettature, senza
dar troppo peso né alle sottoclassificazioni di genere (mainstream,
avanguardia, ecc.) spesso a nostro parere foriere solo di ottusi
pregiudizi dannosi, né tantomeno
alle classificazioni di “valore mediatico” di un musicista rispetto a
un altro, ma sfruttando piuttosto
il maggior blasone di un concerto
e di un personaggio con il fine
principale di dare maggior risalto
anche ad altri progetti qualitativamente di pari livello, ma mediaticamente meno esposti. Riteniamo
di aver sempre contribuito a dare
valorizzare la musica jazz in tutte le
sue meravigliose e innumerevoli
sfaccettature
il giusto risalto ai tanti talenti
presenti sul nostro territorio
nazionale e provinciale, troppo
spesso dimenticati dalle varie
realtà festivaliere sparse per tutto
il Paese e costretti a presentare il
loro prodotto artistico in improbabili e distratti luoghi di svago, se
non addirittura a mollare drasticamente ogni velleità artistica a
danno dell’intera comunità.
.7 6 .
Ci sono stati dei momenti significativi di questa esperienza?
I momenti significativi ed estremamente gratificanti sono stati,
e sono tutt’ora, davvero molteplici per tutti noi. Personalmente
ricordo con grande emozione e
gioia l’incontro con alcuni personaggi che ho sempre ritenuto delle icone inavvicinabili e verso le
quali ho sempre nutrito un certo
timore reverenziale, parlo per esempio di Tom Harrell, John Scofield, Bill
Frisell, Gilberto Gil, Joe Lovano, Lee
Konitz, Dave Holland,Wayne Shorter
e Ralph Towner che invece dal vivo si
sono rivelate persone estremamente
cordiali e modeste: dei veri e propri
Maestri di vita.
Ricordo poi un bellissimo progetto
originale da noi pensato e realizzato
nell’edizione del 2007 per omaggiare
il Grande Michael Brecker, scomparso poco prima, e che ha visto l’incontro dei tre massimi esponenti del jazz
nazionale: Emanuele Cisi, Furio di
Castri e Fabrizio Sferra alla batteria,
con il celebre pianista americano
Joey Calderazzo (già pianista proprio
di Michael Breker).
E ancora mi riempie di orgoglio e
mi regala grande gioia vedere come
i tanti talenti, che prima di avere la
giusta visibilità all’interno delle varie
edizioni del Festival erano pressoché
sconosciuti ai più, siano divenuti oggi
dei musicisti maturi, affermati e molto richiesti, mi riferisco a Emanuele
Maniscalco, Fulvio Sigurtà, Roberto
Bordiga, Walter Beltrami, Giulio Corini, Ermes Pirlo, Dino Rubino, Claudio
Filippini e molti altri.
Cosa c’è in programma per il prossimo futuro di “Jazzontheroad”?
Quest’anno oltre a una rinnovata,
anzi potenziata, collaborazione con
.77 .
l’Amministrazione cittadina e con la
Fondazione ASM, è nata un’importante collaborazione con il CTB (Centro
Teatrale Bresciano) grazie alla quale
abbiamo già realizzato alcuni importanti eventi come il quartetto di
Donny McCaslin (omaggio al Genio di
David Bowie), il magico MGT trio del
Grande Ralph Towner e gli splendidi progetti di Fulvio Sigurtà e Paolo
Bacchetta.
Mi auguro sinceramente possa continuare anche per la prossima stagione
e che si possa ampliare il raggio d’azione di Jazzontheroad a cui contribuiscono straordinarie persone come
Paolo Biasi, Max Migliorati, Vittorio
Spunghi e Alice Bertoni.
nel 1969 mi fu proposto di suonare a un
“folk festival”, quello che ora tutti
ricordano come Woodstock!
INTERVISTA A
Ralph Towner
CHITARRISTA DEL MGT TRIO, INSIEME A SLAVA GRIGORYAN E WOLFGANG MUTHSPIEL
Il vostro trio comprende quasi
tutti i tipi di chitarra esistenti: chitarra classica, acustica,
elettrica, 12 corde, baritono.
Ascoltando la vostra musica
si ha l’impressione di sentire
un’orchestra, come riuscite a
ottenere una tale ricchezza?
La chitarra classica io la tratto
come un’orchestra, quando la
suono fondamentalmente arrangio voci e personalità differenti,
la chitarra è molto espressiva
in termini di cambiamento dei
colori e dei toni, è molto dinamica, è un veicolo musicale davvero
eccezionale. Quando succede di
combinare tre talenti, tre maestri
della musica, quella che si vive è
un’esperienza grandiosa fatta di
diversi tipi di musica, uniti in un
modo orchestrale.
Nel corso degli anni ti abbiamo
visto suonare oltre la chitarra
anche tastiere e tromba, riesci quindi a fare musica da più
punti di vista differenti. Come si
riflette questo nelle tue composizioni?
Credo che sia parte della mia formazione, ho mosso i primi passi
partendo da una famiglia molto
musicale: mio padre era un insegnante di pianoforte. Io cominciai
con la tromba a 6 anni ma già
dall’età di 4 anni improvvisavo con
il pianoforte. Con un strumento
.7 8 .
a fiato trovi il modo di esprimere
bene te stesso, ma è importante
trovare un rapporto anche con
gli strumenti a corda suonandoli con una consapevolezza del
respiro. Sono cresciuto suonando
strumenti diversi, tutti quelli che
da piccolo ho potuto trovare nel
piccolo paese in cui abitavo dove a
scuola, già a quei tempi, per ogni
strumento avevano un programma musicale e una piccola banda,
c’era quella di ottoni, un’orchestra di violini e molti corsi di
musica, una possibilità che ha
accresciuto in me la curiosità verso diversi strumenti musicali che
nel tempo si sono succeduti in
diverse fasi. Quando avevo solo 10
anni improvvisavo il Dixieland in
una band, musica composta principalmente da trombe; collezionai
musica di swing band, appartenuta al mio fratello maggiore
dalla Seconda Guerra mondiale,
ero completamente immerso in
tutti i tipi di musica improvvisata.
Studiai composizione classica e
nel mio ultimo anno di università in Oregon smisi di suonare la
tromba quando conobbi uno studente di psicologia che suonava la
chitarra classica, fu allora quando
decisi che era quello lo strumento
che davvero volevo approfondire e
studiare, così cominciai a suonare
jazz influenzato fortemente da
grandi musicisti di quel genere. Stiamo parlando degli anni
attorno al 1960. Ci fu un professore che mi suggerì di recarmi a
Vienna, io non sapevo nemmeno
dove si trovasse, ma seguii il suo
consiglio e ci restai per 7 anni
durante i quali studiai in un’accademia musicale famosa con Karl
Scheit, un ottimo insegnante. Non
avevo soldi né responsabilità,
mi mantenni gli studi vivendo in
una piccola stanza e mi esercitai
10 ore al giorno. Forse il fatto di
non avere denaro a quell’età mi
permise di non avere nemmeno
distrazioni, ne avevo giusto il
necessario per sopravvivere, così
mi concentrai per costruirmi in
una formazione musicale. Fu un
periodo di due o tre anni molto
intenso in cui non toccai il piano
e non suonai jazz. Quando poi
tornai da Vienna tutto ciò che mi
aveva appassionato fino a lì tornò
a unirsi: ripresi a suonare di nuovo il piano, suonai musica brasiliana con la chitarra, mi trasferii
in un piccolo appartamento a New
York City nel Greenwich Village
nel 1968 dove affrontai un vero
banco di prova. Suonai con musicisti pazzeschi, lì nella Grande
Mela se tu avevi talento c’erano
mille modi di essere scovato, se
te la giocavi bene potevi crescere
ed emergere. Era un’epoca d’oro.
Ricordo che fui contattato da un
tipo che cercava musicisti jazz da
assumere per suonare in questo
“piccolo” festival, così disse, un
folk festival che poi si rivelò essere niente meno che Woodstock! E
questo è per dare l’idea di ciò che
stava cominciando a succedere.
Ci è voluto del tempo e molti sacrifici per arrivare dove sono.
Quali sono le dinamiche all’interno del trio? Cercate di far
emergere le vostre singole
personalità o puntate più alla
somma equilibrata dei singoli
componenti?
In ogni gruppo penso che sia
fondamentale che il singolo
elemento possa avere la libertà
di esprimersi, se invece si dà
il limite con una rispettosa ed
equilibrata “democrazia” si può
distruggere la luce della musica
e il gruppo diventa forse troppo
prevedibile. Costruire l’individualità è importante, suonare la
musica in libertà come la si vuole
suonare, e un grande musicista
è in grado di farlo. Il gruppo può
essere una piattaforma in cui
mostrarsi nei propri virtuosismi
e nella propria musicalità, ma la
reale prova è dimostrare di essere all’altezza di suonare bene con
altri musicisti, perché il meglio
viene fuori quando non s’impongono delle costrizioni e quando le
personalità altrui non si legano.
Vuol dire lasciare che uno trovi lo
spazio per tirare fuori il meglio, il
possibile, il discutibile, è costruttivo come in una relazione:
devi essere capace di sentire gli
altri quanto te stesso. Se ci si
concentra troppo su se stessi ci
si perde, non ci si accorge del
modo in cui ciò che si sta facendo
è collegato a tutto. In termini di
colori, digressioni, specialmente
nell’improvvisazione, suonare da
solista è più facile perché sei tu
a suonare il pezzo. Con il gruppo
devi essere capace di ascoltare
ciò che fai tu e ciò che fa l’altro
senza perderti, stiamo parlando
di un livello in cui la tecnica è
molto sviluppata. Diventa quasi
mistico quando permetti alla
tua mente di perdersi nel tutto,
riuscendo a domare timori o altre
emozioni che interferirebbero con
ciò che stai facendo.
Progetti per il futuro, dove si sta
spingendo la sua ricerca musicale?
Sembra che io sia direzionato
verso la scrittura di musica per la
chitarra. Ho appena finito di registrare un album da solista che
uscirà il prossimo febbraio sempre con la casa discografica ECM
ed è stato interessante prepararlo
in soli 4 mesi esercitandomi per 3
ore al giorno, erano anni che non
mi esercitavo così tanto! È incredibile quanto si possa migliorare,
è bello avere qualcosa che ti motivi, dei progetti che soddisfano.
Si sente orgoglioso di ciò che ha
fatto?
Sì, mi sento orgoglioso per l’onestà che ho usato in ciò che ho
fatto, attraverso cui ho suonato,
ho scritto. Se qualcosa non mi
piace, non trova il modo di venire
alla luce.
Ci sono dei modelli da cui trae
ispirazione?
No, perché penso che in qualche
modo sia mettere delle restrizioni
alla propria personalità.
In che modo la sua arte influenza la sua vita e le sue relazioni?
Sono sposato da 22 anni con
la mia seconda moglie che è
un’attrice e una scrittrice italiana spesso impegnata per il suo
lavoro, è stata in tour con Toni
Servillo, lei capisce cosa vuol dire
viaggiare ed essere impegnati in
giro per il mondo, abbiamo fatto
entrambi lo stesso percorso.
Spesso la seguo, ci ritagliamo
del tempo insieme ma passiamo anche giorni chiusi in casa a
studiare e a confrontarci. Credo
che, secondo la mia esperienza,
sia meglio condividere una vita
con qualcuno che ha i tuoi stessi
interessi e, considerate le ore di
esercizio e i sacrifici richiesti,
bisogna essere in grado di capirsi
a vicenda e quando un linguaggio,
nel nostro caso d’arte, è condiviso e ti accomuna il rapporto ne
beneficia.
voce leggera e personalita'
tranquilla riflesse
nella sua musica
Sulle orme dei Padri Big
INTERVISTA AL TRIO DEJHONETTE
Jack Dejohnette, Ravi Coltrane
e Matthew Garrison
INTERVISTA A
Mark Turner
La band con la quale suoni stasera non è molto comune, manca
infatti uno strumento armonico
come il piano o la chitarra. Quali
sono le ragioni di questa scelta?
Ci sono molte ragioni, una è
compositiva, per scrivere composizioni che siano armonicamente
complete senza strumenti armonici come il piano e la chitarra
con cui si può scrivere quasi tutto
e creare qualsiasi forma, è richiesta molta più responsabilità,
la forma deve essere in un certo
modo e non in un altro per cui a
livello compositivo è più restrittivo. La forma dei toni deve essere
più suggestionante di modo che il
suono possa essere sentito anche
senza corde.
Il titolo del tuo ultimo disco col
quartetto, (Lathe of Heaven) ha
un chiaro riferimento all’omonimo romanzo fantascientifico
degli anni ‘70, è stata questa la
tua fonte di ispirazione? E se è
così in che modo ha influenzato
le tue composizioni?
Non è stata un’influenza per il disco, non direttamente, forse nella
forma di qualche tipo di riflessione ma non in un modo specifico.
Sono un fan di film di fantascienza e posso dire che la frase iniziale, la sezione principale dell’inizio
deriva dal film di fantascienza “La
fuga di Logan” e chi conosce il
film capisce di cosa sto parlando.
Ci sono alcune cose estrapolate
ma non ho letto il libro e ho detto
“Oh! Adesso scrivo un disco!” no
davvero.
Ascoltando i tuoi brani si nota
una particolare attenzione per
la melodia, qual è il tuo approccio alla composizione?
Ne ho diversi ma in riferimento a
questi brani sono tutti basati sulla
forma che è una parte importante. In altre parole non scrivo un
pezzo e poi mi limito a dire Oh!
Bello suoniamolo!
Alcuni lo fanno ma questo non è il
mio approccio.
Alcune forme sono lunghe,
alcune sono corte, altre hanno
interludi, alcune hanno sezioni
ripetute, qualche volta l’armonia
è lunga il che vuol dire che richiede un tempo lungo prima che
le corde cambino, a volte ci sono
molte corde in un breve tempo,
quindi considerate tutte queste
cose come ho già detto quando
si scrive senza il piano, per far sì
.8 0 .
che ci sia un’armonia costante si
ha bisogno di tutti questi elementi
altrimenti è vuoto.
Non scrivo melodie e poi le armonizzo, non sento solamente la
melodia e poi incido, l’armonia e
la melodia accadono sempre allo
stesso momento, in questo caso
sono sempre le tre parti, quando
le ho scritte l’ho sempre fatto con
le tre parti insieme tutte le volte
e se si cambia la parte armonica
bisogna cambiare anche quella
melodica.
Quali sono i tuoi progetti musicali futuri?
Inciderò un altro disco con la
stessa band, poi inciderò, credo
il prossimo autunno, un disco
in duo con Ethen Harrison con
ECM e porterò avanti anche altri
progetti con altre band.
Il tuo ultimo disco con la band
di stasera (In movement) rende
omaggio a grandi musicisti con
cui hai suonato in passato, come
Miles Davis, Bill Evans, Jimi
Hendrix, John Coltrane, Jimmy
Garrison. Che influenza hanno
avuto nella tua vita musicale?
Sono sempre stato influenzato da
musicisti caratterizzati da voci e
una musica peculiari, che legate
alle loro personalità hanno davvero profondamente ispirato le mie
scelte musicali multidirezionali.
Matthew Garrison and Ravi Coltrane sono entrambi figli d’arte
e tu hai suonato con i loro padri.
Quali sono le tue sensazioni in
merito? In loro rivedi le personalità dei rispettivi padri?
Ho anche suonato con la madre di
Ravi, Alice Coltrane, sì mi sento veramente fortunato di aver
potuto suonare con questi grandi
musicisti, compositori, improvvisatori di musica jazz e oltre,
di alto ordine. La prima volta
che suonai con Jimi, Garrison e
Coltrane fu un’incredibile opportunità per accrescere la sicurezza
in me stesso. Ho affiancato in
un club a Chicago Elvin Johns, il
batterista del quartetto di John
Coltrane che aveva Jimmy Garrison al contrabbasso e McCoy
Tyner al piano, lui mi ha dato
l’opportunità di unirmi al quar-
tetto e tutti mi hanno accolto con
disponbilità, dimostrando stima e
fiducia nei miei confronti, portandomi su un altro livello in cui
sentivo di aver qualcosa da dare.
Ho avuto anche la possibilità di
suonare in un gruppo con un altro
grande batterista Rashied Ali che
al tempo faceva parte della band
di Coltrane.
Rispetto a Ravi e Mattiew sì, rivedo la personalità dei loro genitori
ma loro hanno anche una forte
identità che li contraddistingue,
le portano avanti entrambe e mi
piace molto suonare con loro.
Mattiew Garrison, abbiamo
notato che usate dell’elettronica
(laptop, stomp boxes, electronic
drums) quanto sono importanti
per il sound della band?
Beh, è molto importante perché
può dare un altro angolo e una
texture diversa a ciò che suoniamo, stiamo parlando di strumenti
elettronici che cerco di usare al
massimo livello possibile per ciò
che il computer è in grado di offrire, col fine di aprire il suono, e
per quanto riguarda l’acustica, la
batteria e il sassofono, penso che
apporti una bella prospettiva.
Come ti senti suonare con Dejohnette sulle orme di tuo padre?
È incredibile, devi sapere che non
ho avuto effettivamente un padre
.81.
perché morì quando io ero ancora
molto piccolo. Sono cresciuto in
Italia dove sono rimasto per 10
anni e quando compii 18 anni
sarei potuto diventare un cittadino italiano, mi chiamarono anche
per il servizio militare, fu allora
quando chiamammo Jack e Lidia
per chieder loro se ci poteva essere la possibilità di ospitarmi e
prendersi cura di me intanto che
finivo le superiori e loro accettarono. Ufficialmente firmarono
dei documenti per la mia tutela e
posso dire che Jack è stato come
un padre, quindi suonare con lui è
come suonare con la mia famiglia
e ogni cosa che mi ha insegnato è
una meravigliosa chiusura di un
cerchio.
Jack quali sono i tuoi progetti
musicali futuri?
Continuare con questo trio,
inoltre sono stato coinvolto in
altri progetti, uno con Savion
Glover un fantastico ballerino
tap, è il John Coltrane tap dancer
per capirci, con cui abbiamo un
progetto molto speciale insieme a
Marshall Davis Jr. Poi ho lavorato
questa primavera con un altro
trio insieme a Drom Harris, lavorando su base elettrica incentrati
su George Koller un musicista
polistrumentista abile con il piano
acustico, la batteria e il pocket
trumpet.
Il prossimo anno il nostro trio
parteciperà a diversi concerti
speciali e faremo un tour solo in
America. Uscirà un album chiamato “Return” di Nouvelle Records, un’etichetta francese che
fa 6 album all’anno, in cui suono
in solo con un piano Fazioli, un
fantastico strumento italiano fatto
a mano.
BRE GRANDI EVENTI
and
rea
lli@
mep
benessere
ai.n
et
A CURA DI ANDREA CIRELLI
Dott. Andrea Cirelli
psicologo, psicoterapeuta, mental coach e
direttore della scuola di formazione P.C.R.
(Potenziamento Capacità Relazionali)
www.andreacirelli.it
Tel.030.2808338
M B RE
Dalla sala parto allo studio dello psicoterapeuta, dal dentista ai test antifumo prima di
un’operazione chirurgica o nel mantenimento di una dieta. Ecco l’ipnosi clinica come
strumento al servizio del medico e dello
psicologo, riconosciuta efficace da oltre
cinquant’anni di ricerche sperimentali da
parte della scienza ufficiale.
Esiste l’ipnosi come forma di suggestione
nella pubblicità, con messaggi più o meno
subliminali atti a stimolare l’inconscio del
soggetto ricevente. L’attrice, nello spot pubblicitario alla televisione, viene inquadrata
mentre si lecca le labbra mangiando quel
particolare dolce mentre la parola “piacere”
pronunciata sensualmente cerca di far sì che
quel cibo diventi indispensabile compensazione di una sessualità carente.
Esiste l’ipnosi “sensoriale” quando a tutti
sarà capitato di rimanere incantati da un
quadro, una musica, da un massaggio. Un
esempio: il soggetto viene massaggiato una
ventina di volte con dell’olio all’albicocca
a cadenza settimanale. Dopo alcuni giorni
dall’ultima seduta odora ad una cena il frutto
in questione e tra lo stupore degli astanti
chiude con gli occhi con l’espressione di un
bambino, lasciandosi contemporaneamente
andare sulla sedia in un rilassamento e uno
“stravaccamento” atipico per il contesto e la
personalità del soggetto.
Esiste l’ipnosi regressiva ante-vita alla
ricerca, anche solo per curiosità, di situazioni
vissute in un’ipotizzata esistenza precedente.
Citiamo le famose ricerche dello psichiatra
americano Brian Weiss che scrive di aver
eliminato un inspiegabile dolore alla spalla
di un suo paziente dopo avergli fatto rivivere
il ferimento con un’arma che lo stesso subì
proprio in quella zona, oggi malata, del corpo
quando si trovava “incarnato” in uno sfortunato cavaliere medievale.
Esiste l’ipnosi nella seduzione laddove chi
è sotto la “trance” dell’innamoramento vede
nel partner oggetto della sua passione solo
pregi, non nota difetti, in una sorta di distor-
MAGAZIN
sione cognitiva e percettiva.
Un esempio: una bambina è stata fortemente coinvolta nell’età infantile dal padre
estremamente assente, ma che quando c’era
accarezzava la sua testa con le due mani,
sussurrando parole con una particolare tonalità bassa della voce. La stessa persona, a
distanza di anni, in un momento di solitudine
simile a quelli che viveva da piccola, incontra
un uomo che nelle prime effusioni mette
in atto casualmente quei toccamenti e quel
tono della voce…ecco lei rimanere ipnotizzata e cadere ai suoi piedi senza sapersi
spiegare bene il perché.
Diciamo subito che la primaria utilità
di queste scoperte è nella cura dei
problemi dell’uomo al servizio cioè
di medici, psicologi o consulenti in
questi ambiti. È anche vero che queste
tecniche vengono richieste e utilizzate
dai genitori verso i figli, dal soggetto timido o insicuro nei confronti del
partner, dagli insegnanti con gli allievi,
dai venditori con i clienti. D’altra parte
tecniche simili vengono proposte da
anni negli Stati Uniti dove senza remore
vengono pubblicizzati sui mass-media
corsi di ipnosi aziendale, ipnosi nello
sport, ipnosi nella seduzione.
Riscontrato il forte interesse nelle
nostre conferenze per gli esperimenti
relativi all’ipnosi, nei prossimi incontri
nella sede della nostra Scuola approfondiremo l’argomento con esempi e
spiegazioni specifiche del suo utilizzo
nei vari ambiti sopra citati.
O
E ´ N .4 S E
.cire
MERCANTE
IN FIERA
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Ipnosi e
TTE
BRE PSICOLOGIA
L'EVENTO D’AUTUNNO
A CURA DI ANNALISA BONI
IMMAGINI DI FABIO BOTTINI
Se sei interessato a vedere dal vivo le dimostrazioni di Ipnosi Dinamica, Regressiva o a
provare l’esperienza di un test su te stesso,
puoi approfittare come lettore di BRE del
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83,
MAGAZIN
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E ´ N .4 S E
TTE
2 01 6 ´ B R E
NON SOLO
MUSICA
M B RE
Deejay Choice dal 1990 studia e realizza
l’atmosfera ideale per le occasioni importanti:
dalla musica alle luci, dagli allestimenti
alla totale organizzazione dell’evento
A CURA DI LAURA SORLINI
Torna con un programma denso
di appuntamenti Mercanteinfiera
Autunno, la rassegna internazionale di modernariato, antichità
e collezionismo vintage, che dal
1 al 9 ottobre sarà di scena alle
Fiere di Parma.
Spazi che si trasformeranno in
una vera e propria città antiquaria, accogliendo le novità di espositori e delle centinaia di operatori
provenienti da ogni parte d’Euro-
pa. In città, dal 16 settembre al
15 ottobre, invece, Mercanteinfiera OFF, il fuorisalone dell’arte
che vede quale evento di punta
la mostra fotografica curata da
Carla Sozzani vincitrice del premio Mercanteinfiera 2016.
Il nome è quello di Sarah Moon,
artista francese che da molti anni
indaga la bellezza e lo scorrere
del tempo, i cui scatti saranno
protagonisti della mostra “Sarah
Moon a Parma. Fotografie”.
Ad impreziosire l’edizione autunnale della rassegna d’arte,
Mercanteinauto (1-2 ottobre),
la consueta esposizione di auto
e moto d’antan che, accanto
a automobilia e ricambi, avrà il
suo pezzo forte in una esposizione unica di esemplari d’epoca a
marchio Mercedes di Old Cars
Collection.
www.mercanteinfiera.it
Uno staff creativo, professionale e
competente al servizio e all’altezza delle vostre aspettative. Questa la proposta di Deejay Choice
Eventi, la cui mission è realizzare
il sogno di un matrimonio unico,
originale e che lasci un segno indelebile nella vostra memoria. Ne
parliamo con il titolare, Luciano
Paitoni.
Cos’è e da quanto esiste Deejay
Choice?
L’attività è stata aperta nel 1990.
Deejay Choice nacque come negozio di dischi per Dj, poi nel tempo
mi sono accorto che la strada da
prendere avrebbe dovuto essere
un’altra.
Ovvero?
Oltre alla vendita di musica, ho iniziato a organizzare feste ed eventi
privati.
Subito ho notato il successo di
tale progetto, per cui ho deciso di
ampliare le mie conoscenze al di là
del settore musicale divenendo un
esperto nel settore di luci scenografiche, installazioni ed allestimenti.
La svolta?
Il 2004: la nascita di…DEEJAY
CHOICE EVENTI.
Mi sono messo in proprio ed ho
cambiato sede, spostandomi in via
Torino, dove tutt’oggi c’è lo Store,Deejay Choice. Pur continuando a
vendere musica,il negozio stesso
si è evoluto in un “Rent-Point” che
mette a disposizione esclusive
attrezzature a noleggio ed offre
service con installazioni fino ad arrivare a quella che è la vera anima
di DEEJAY CHOICE EVENTI: l’organizzazione dell’evento a 360°.
Partendo dal concept dell’evento,organizzandone: l’allestimento,le
scelte musicali-artistiche,il personale…fino ad arrivare alla cura
di ogni minimo dettaglio,per la più
spettacolare delle riuscite.
Quali sono i vostri punti di forza?
Con le luci ridipingiamo gli spazi
creando suggestioni ed esaltando
i particolari, mettendo in evidenza
le caratteristiche della location del
vostro matrimonio (o qualsivoglia
evento importante), valorizzandone tutta l’unicità e il fascino, ma
soprattutto realizziamo sinergie
tra musica e luci, curandone ogni
dettaglio con stile ed eleganza, studiando una soluzione personalizzata in base al target e al budget,mettendo a disposizione i migliori
servizi di DJ,musicisti e singoli
artisti (sassofonisti,violinisti,…).
Curiamo ogni singolo aspetto tecnico del vostro evento,diffondendo
musica in specifiche zone della
location.
Siamo sempre al passo con i tempi, proponiamo idee innovative e
soluzioni accattivanti.
Cosa mi puoi dire in merito allo
staff?
Passione e professionalità sono i
nostri punti di forza, disponibilità e
cura del cliente sono le nostre prerogative, siamo pronti ad ascoltare
le vostre esigenze e consigliarvi
una soluzione personalizzata e
memorabile.
BRE UN’ESTATE DI EVENTI
MOSTRA DEL CINEMA
MAGAZIN
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TTE
2 01 6 ´ B R E
DI VENEZIA
SI ACCENDONO LE LUCI SULLA
73ESIMA EDIZIONE DEL FESTIVAL,
CHE TERMINERA' IL 10 SETTEMBRE CON
L’ASSEGNAZIONE DEL LEONE D’ORO.
M B RE
A CURA DI FRANCESCO SALVETTI
TESTO DI LAURA SORLINI
È stato il musical di Damien
Chazelle ‘La la Land’ ad aprire la
73esima edizione della Mostra del
Cinema di Venezia.
Il regista statunitense (appena
31enne), infatti, si è presentato
sul red carpet con i protagonisti,
Emma Stone, tra le più attese
della serata inaugurale, e Ryan
Gosling.
Tra i primi a sfilare i membri della
giuria principale, tra cui Chiara
Mastroianni, assieme al presidente, il regista britannico Sam
Mandes. Sul tappeto rosso oltre a
star del cinema italiano e internazionale, anche le modelle Bianca
Balti e Barbara Palvin. Nastro
nero in segno di lutto per le vittime del terremoto per una delle
giurate della sezione Orizzonti
Valentina Lodovini. Tra i primi ad
arrivare al Lido Kim Rossi Stuart
che porta il film fuori concorso
Tommaso. Abito orientale per il
divo britannico Jeremy Irons a
Venezia con la moglie per presentare il primo dei due Leoni alla
carriera, quello al regista polacco
Jerzy Skolimowski.
8 - 9 OTTOBRE
Pala Banco di Brescia
Sabato 14:00 - 19:00
Domenica 10:00 - 19:00
INGRESSO LIBERO con registrazione
Programma completo degli eventi collaterali nel sito
www.bresciasposinfiera.it -
f
Brescia Sposi
Media sponsor
Media partner
BRE ART&GALLERY
SIRMIONE CELEBRA
PAOLO ROSSI
A CURA DI ANNALISA BONI
TESTO DI FRANCESCA GARDENATO
L’ex calciatore in visita a Sirmione incontra il sindaco Alessandro Mattinzoli (a destra)
PALAZZO CALLAS EXHIBITIONS TRA LE SEDI DEL TOUR MONDIALE: LA RACCOLTA DI CIMELI UNICI, TESTIMONIANZE, ARTICOLI, FOTO E FILMATI DEL BOMBER DELLA NAZIONALE,
CAMPIONE DEL MONDO NEL 1982, SARANNO IN MOSTRA DAL
10 SETTEMBRE AL 9 OTTOBRE GRAZIE ALLO SPECIALE ALLESTIMENTO CURATO DALLA FONDAZIONE PAOLO ROSSI.
Da sabato 10 settembre a domenica 9 ottobre i cimeli del
capocannoniere dei Mondiali
1982 saranno esposti nelle sale
di Palazzo Callas Exhibitions,
in piazza Carducci, nel cuore
del centro storico di Sirmione.
“Pablito Great Italian Emotions”,
la mostra ufficiale dedicata all’ex
calciatore Paolo Rossi e agli indimenticabili Mondiali di Spagna
‘82, è organizzata dal Comune di
Sirmione in collaborazione con il
Consorzio Albergatori e Ristoratori di Sirmione e con il patrocinio
di Regione Lombardia e Provincia
di Brescia.
L’inaugurazione sarà sabato 10
settembre alle 18.30.
Per un mese sarà quindi possibile
ammirare il Pallone d’Oro e la
Scarpa d’Oro vinti in quell’indimenticabile occasione, la maglia
e le scarpe indossate da Paolo
Rossi al Santiago Bernabeu nella
finale contro la Germania, oltre a
fotografie, articoli, filmati e vari
oggetti importanti per la storia
dell’ex calciatore e della squadra
nazionale, raccolti dalla Fondazione Paolo Rossi.
Paolo Rossi regalò un sogno all’Italia e agli italiani. «Non vivo solo
di ricordi – afferma l’ex calciatore – ma la mostra “Pablito Great
Italian Emotions” è un modo per
far conoscere ai più giovani quel
periodo e cosa hanno significato
gli anni Ottanta per la nostra Italia. La mostra intende far rivivere
tutte le emozioni provate dagli
italiani nei momenti della vittoria
del Mondiale, quando l’Italia intera si ritrovò unita a festeggiare».
Confida Paolo Rossi: «Ancora
oggi provo commozione e gioia
nel vedere le persone che continuano a fermarmi per ringra-
ziarmi di quella spettacolare
galoppata che ci portò a diventare
Campioni del Mondo con le qualità di noi italiani.
Fu una vittoria non solo calcistica, ma di un intero Paese che cercava e trovò in quell’evento valori
comuni e un riscatto mondiale.
Sarà bello rivivere tutto questo a
Sirmione con i visitatori, sportivi e
non, che aspetto numerosi».
Paolo Rossi, commenta il sindaco Alessandro Mattinzoli, «è
per noi un ospite straordinario:
rappresenta la capacità tutta
italiana di saper reagire non solo
con la tecnica ma anche con la
passione, doti che ci permettono
di primeggiare nel mondo. Per
questo lo accogliamo a Sirmione
con immenso piacere e insieme
rivivremo le grandi emozioni dei
campionati Mondiali di calcio del
1982 in Spagna».
per info: L’inaugurazione della mostra a Palazzo Callas Exhibitions, alla presenza di Paolo Rossi e di altri ospiti
sportivi, sarà sabato 10 settembre alle 18.30.
Nell’immagine, Paolo Rossi esulta nella finale mondiale contro la Germania
.90.
. 91 .
BRE UN’ESTATE DI EVENTI
MAGAZIN
O
E ´ N .4 S E
TTE
2 01 6 ´ B R E
PARDO D'ORO
A GODLESS
M B RE
A vincere la 69A edizione del
Festival di Locarno un film sulla
demenza senile e sul traffico di
carte d’identità.
L’edizione 2016 del Festival del
TESTO DI LAURA SORLINI
IMMAGINI DI WONKA
film di Locarno, la quarta sotto
la direzione artistica di Carlo
Chatrian, si è conclusa con il Pardo d’oro al film “Godless” della
bulgara Ralitza Petrova.
Il film ottiene anche il premio
per la migliore interprete, che va
all’attrice bulgara Irena Ivanova.
BRE UN’ESTATE DI EVENTI
LA FESTA
DELL'OPERA
TTE
2 01 6 ´ B R E
O
E ´ N .4 S E
SABATO 17 SETTEMBRE RITORNA
MAGAZIN
L’ATTESISSIMO EVENTO DI
FINE ESTATE ORGANIZZATO
DAL TEATRO GRANDE, DEDICATO
QUEST’ANNO A DANIELA DESSI’, GRANDE
INTERPRETE DELLA LIRICA NEL MONDO
M B RE
A CURA DI LAURA SORLINI
Dall’alba alla mezzanotte lasciati rapire dal fascino dell’Opera
La Festa dell’Opera è uno degli
eventi più innovativi e coinvolgenti
realizzati nell’ambito operistico dalla Fondazione del Teatro
Grande di Brescia: un disegno
culturale di ampio respiro, unico
in Italia, che per la sua importan-
te valenza educativa ha ricevuto il
prestigioso Premio Filippo Siebaneck nell’ambito dei Premi Franco
Abbiati della critica musicale
italiana.
La Festa dell’Opera è una festa
che accompagna grandi e piccini,
melomani e non, in suggestivi
percorsi nel mondo dell’Opera e
che anche quest’anno, dall’alba
alla mezzanotte, farà risuonare
l’intera città sulle note delle più
celebri melodie della tradizione
operistica italiana ed europea.
La quinta edizione, in programma per sabato 17 settembre
2016, vedrà la partecipazione di
centinaia di artisti con concerti,
recital e flash mob, toccherà più
di 50 luoghi della città e coinvolgerà, come nelle scorse edizioni,
decine di migliaia di persone. Una
festa colta e popolare che diffonde l’Opera nelle strade e nelle
piazze, in teatro e nei luoghi della
Brescia più antica, nei ristoranti
e nei cortili, ma anche nei musei
e nelle fabbriche, nei luoghi del
sociale, nei mercati, nelle case,
fuori dai luoghi canonici ad essa
tradizionalmente adibiti, a diretto
contatto con un nuovo e più ampio
pubblico da coinvolgere attivamente e favorendone così l’incontro e l’integrazione.
L’edizione 2016, dedicata al tema
“Europa”, celebrerà il continente
e l’Opera come luogo d’invenzioni
e scambio di linguaggi, storie e
culture, spingendosi anche verso
nuove direzioni grazie alle sperimentazioni con il jazz, il pop,
l’elettronica, la musica contemporanea.
Un progetto curioso e trasversale,
per età e formazione, di grande
attrattività turistica e parteci-
pazione destinato ad affermarsi
come uno degli appuntamenti musicali italiani in grado di
rappresentare anche un asset
strategico per la promozione turistica nazionale e internazionale
dell’intera città di Brescia.
In memoria di Daniela Dessì
Quest’anno la Festa dell’Opera
sarà dedicata a Daniela Dessì, una personalità prestigiosa,
capace di indimenticabili interpretazioni, che ha dimostrato una
particolare attenzione alla crescita dei giovani e dei nuovi talenti in
linea con il progetto artistico della
Festa.“Ci ha lasciato una grande
interprete, una voce raffinata che
ha portato il nome di Brescia nei
più blasonati teatri del mondo”,
ha dichiarato il sindaco Emilio Del
Bono, presidente della Fondazione del Teatro Grande. “Artista
appassionata, generosa e antidiva, Daniela Dessì ci ha incantato
interpretando mirabilmente le più
belle pagine del patrimonio lirico
del nostro paese”.
“Daniela Dessì ha rappresentato
motivo di ammirazione e orgoglio
per la nostra città.
La sua scomparsa sarà artisticamente difficile da colmare ma il
suo esempio di impegno e studio
ci auguriamo possa essere stimolo per tanti giovani del nostro
territorio che intendono avviarsi
alla carriera artistica” ha affermato il vicesindaco e Assessore
Laura Castelletti.
Anche la Fondazione del Teatro
Grande di Brescia, attraverso le
parole del Sovrintendente Umberto Angelini, ha espresso il suo
cordoglio per la scomparsa di
Daniela Dessì.
“La scomparsa di un artista è
sempre una grande perdita per
una comunità. Quella di una
grandissima artista come Daniela
Dessì ci scuote particolarmente
anche per il suo legame antico
con il nostro territorio. Un’artista
straordinaria, dotata di eccellente
tecnica, presenza scenica e grande generosità”.
www.festadellopera.it
BRE GRANDI EVENTI
FRANCIACORTA
TERRA DI
BOLLICINE
O
E ´ N .4 S E
TTE
2 01 6 ´ B R E
CO R S O MAG ENTA 49 BRE S CIA
T. 0 3 0 2 8 0 7810
MAGAZIN
M B RE
CORS O MA GEN TA 45 BRE S CIA
T. 0 30 4 5 293
Nei giorni 17 e 18 settembre 2016 torna, per il
settimo anno, il Festival Franciacorta in Cantina,
imperdibile appuntamento per gli amanti
del metodo classico.
A CURA DI LAURA SORLINI
IMMAGINI DI FABIO CATTABIANI
Sul finire della vendemmia
fervono ormai i preparativi per
il prossimo Festival del Franciacorta in Cantina, l’imperdibile
appuntamento per gli amanti del
bello e del buono che avranno
l’occasione di trascorrere un rilassante weekend alla riscoperta
dei luoghi dove nasce il Franciacorta. Sabato 17 e domenica 18
settembre, 76 cantine apriranno
le porte per accogliere chiunque
vorrà approfondire i segreti dei
pregiati vitigni Chardonnay, Pinot
Nero e Pinot Bianco e degustare
le varie tipologie di Franciacorta
affiancate ad originali attività.
Giunta alla sua settima edizione,
la kermesse non cessa di sorprendere, con proposte coinvolgenti e una ricca offerta di iniziative dedicate all’intrattenimento
e all’approfondimento enogastronomico e culturale. Un appuntamento quindi adatto a tutti, dagli
enoappassionati, che potranno
partecipare a verticali e degustazioni a tema, agli amanti del buon
cibo, che godranno delle gustose
proposte di ristoratori locali e
chef, tra tradizione e innovazione.
Ampio spazio sarà dedicato agli
sportivi, che potranno avventurarsi tra i vigneti e le colline facendo
trekking e percorrendo itinerari a
piedi o in bicicletta, così come alle
famiglie che avranno la possibilità
di divertirsi con iniziative ludiche
e pic-nic nella natura. Non c’è poi
occasione migliore per perdersi
tra i molteplici luoghi di interesse
storico, i castelli, i monasteri e i
musei che costellano la Strada
del Franciacorta dove i cultori
dell’arte avranno solo l’imbarazzo della scelta tra affascinanti
borghi, abbazie e ville immerse
nel verde.
Una proposta ricca, che attira
sempre più visitatori da tutta Italia, per i quali sono stati pensati
pacchetti turistici ad hoc con proposte di soggiorno per il weekend
in combinazioni di ogni tipo tra
cantine, agriturismi, hotel, ristoranti e trattorie. Per coloro che
visitano la Franciacorta per la prima volta, o per chi vuole girarla in
FW 16.17
comodità, sono disponibili anche
dei bus tour gratuiti della durata
di tre ore circa, che partendo da
Rovato fanno sosta da alcuni produttori, sotto l’accompagnamento
di una guida turistica che racconterà il territorio.
Il punto di ritrovo principale
saranno ovviamente le cantine,
che per i loro ospiti sempre più
esigenti e curiosi, hanno ideato
gli eventi più originali e fantasiosi.
Il Franciacorta, nelle sue varie
declinazioni, sarà abbinato alla
moda e ai capi d’abbigliamento,
alla cucina etnica, locale e sperimentale e persino alla cosmesi,
con la creazione di prodotti di
bellezza originati dalle uve.
La prenotazione delle visite è
obbligatoria contattando direttamente le cantine.
Le cantine saranno aperte, salvo
diverse indicazioni, dalle 10.00
alle 13.00 e dalle 14.00 alle 19.00.
Per informazioni
[email protected]
www.festivalfranciacorta.it
Showroom:
BRESCIA, VIA X GIORNATE, 12
Tel. 030.63.76.940 - [email protected]
Facebook: Fabricatore Showroom Brescia
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