TEATRO DUE - Stagione di prosa 2014 – 2015
AVANT-PROGRAMME
SHAKESPEARE’S VILLAINS
di e con Steven Berkoff
Steven Berkoff, regista, attore cinematografico e teatrale, autore inglese di culto, conosciuto al pubblico di Teatro Due
per l’affascinante testo dedicato a Ofelia, arriva a Parma con una nuova creazione, che lo vede autore e protagonista, di
nuovo alle prese con il bardo e con i suoi amati, o meglio in questo caso, odiati personaggi.
Abituato a riscrivere i classici e a trasportarli dentro il violento mondo di oggi, Berkoff incontra Shakespeare e porta in
scena una galleria di personaggi, che hanno scritto la storia del teatro con la loro anima nera: Shakespeare’s Villains è
un’esplorazione e un’analisi dei più maligni protagonisti dei testi shakespeariani - da Iago a Macbeth, da Shylock a
Riccardo III-, figure che appartengono ormai all’immaginario condiviso della cultura occidentale e che giungono al
male spinti da dinamiche sociali o personali, universali e archetipiche. Alcuni di loro sono naturalmente infernali, altri
vengono costretti dagli eventi a commettere azioni turpi, altri ancora si trovano in balia di una società maledetta e
corruttrice: per ciascuno di loro, Berkoff sperimenta una modalità a sé, intrigando, incantando e divertendo il pubblico
con le sue doti di attore acuto e incisivo, un talento anticonformista, dissacrante e ironico, spudoratamente
anglosassone.
Un vero “one man show”, dove gli occhi di ghiaccio del cattivo di tanti film di cassetta anni ’80 e ’90, contribuiscono
a rendere ancora più profonde le complesse personalità dei “villains” più affascinanti della storia del teatro.
Lo
spettacolo è un virtuosismo di tecnica all’interno del quale il mimo incontra lo sguardo del pubblico, mentre la parola
ci porta lontano. Si diverte Berkoff, e il suo divertirsi contagia la platea, con cui riesce a creare un’intesa particolare,
che porta lo spettatore ad una specie di ascolto ipnotico totale. – Krapp’s Last Post
Spazio Grande
8 novembre 2014, ore 20.30
9 novembre 2014, ore 16.00
A QUEEN OF HEART
voce Rosemary Standley
pianoforte Sylvain Griotto
Una donna conduce il pubblico in un viaggio nella storia della musica e nella sua storia d’amore, con un repertorio che
attraversa le diverse epoche e stili musicali e accarezza l’anima della platea: direttamente da Parigi, Rosemary Standley,
con la sua voce suadente e potente e la sua magica presenza retrò incanterà il pubblico, accompagnata dalle note di
Sylvain Griotto
A Queen of Heart s‘ispira a donne forti, perdute e fatali dell’America degli anni ’30, in una scena dove il sipario porta
ancora tracce di polvere e fasti di un tempo: interpretando celebri brani del passato - da Kurt Weill a Nina Simone, da
Poulenc a Etta James, da Marilyn Monroe a Cole Porter, e ancora Leonard Bernstein, Johnny Guitar, Max Richter,
George Gerschwin, Marlene Dietrich, Luigi Tenco, Peggy Lee, Nancy Sinatra, Billie Holiday - Rosemary Standley e
Juliette Deschamps invitano il pubblico a partecipare ad un cabaret affascinante e malinconico, raccontando storie
d’amore e di perdita, incontrando le dive e le icone della musica di inizio secolo, schiacciate tra il loro successo e la loro
solitudine. Un progetto di teatro musicale che è un tributo alla femminilità, elegante e decadente, brutale e appassionata.
Spazio Grande
11 e 12 novembre 2014, ore 20.30
TEATRO DUE 2014-2015
AVANT-PROGRAMME
Pag. 1
EUROPA GALANTE / FABIO BIONDI
Musiche di ANTONIO VIVALDI
Programma
Sinfonia per archi Il Coro delle Muse RV149
Concerto per due violini e archi RV522
Concerto per violino RV230
Sinfonia dall’opera Ercole sul Termodonte RV710
Concerto for viola d’amore e liuto RV540
Concerto per violino RV236
Concerto per quattro violini RV549
Sinfonia dall’Opera La Griselda RV718
Un concerto tributo a uno dei compositori più importanti di tutti i tempi, tutto incentrato su Antonio Vivaldi. Da diversi
anni Europa Galante è in residenza artistica a Fondazione Teatro Due, stringendo un sodalizio e una collaborazione che
nel corso delle stagioni teatrali hanno portato a Parma il meglio della musica classica e barocca internazionale.
Europa Galante nasce nel 1990 dal desiderio del suo direttore artistico, Fabio Biondi di fondare un gruppo strumentale
italiano per le interpretazioni, su strumenti d’epoca, del grande repertorio barocco e classico.
Orientando il repertorio
verso una dimensione universale, incline alla riscoperta di compositori poco eseguiti, Europa Galante rivolge la propria
attenzione a una letteratura che copre 300 anni di musica.
Fabio Biondi, originario di Palermo, a sedici anni viene invitato al Musikverein di Vienna per interpretare i Concerti
per violino di Bach. Da allora collabora quale primo violino con i più famosi ensemble specializzati nell'esecuzione di
musica antica con strumenti e prassi esecutiva originali.
Nel 1990 la svolta: fonda Europa Galante, che in pochissimi
anni, grazie ad un'attività concertistica estesa in tutto il mondo e ad un incredibile successo discografico, diviene
l'ensemble italiano specializzato in musica antica più famoso e più premiato in campo internazionale.
Spazio Grande
21 novembre 2014, ore 20.30
IL MERCANTE DI VENEZIA
di William Shakespeare con Silvio Orlando e con Popular Shakespeare Kompany
in ordine alfabetico: Andrea Di Casa, Fabrizio Contri, Milvia Marigliano, Simone Luglio, Elena Gigliotti, Nicola
Pannelli, Fulvio Pepe, Sergio Romano, Barbara Ronchi, Roberto Turchetta, Ivan Zerbinati scene Carlo de Marino - luci Pasquale Mari - costumi Sandra Cardini -
musiche originali Arturo Annecchino
regia Valerio Binasco Dopo il successo di Romeo e Giulietta e La Tempesta, la Popular Shakespeare Kompany ha scelto un nuovo classico del
repertorio shakespeariano, affidando a Silvio Orlando il ruolo del protagonista. Opera ambigua e complessa, in cui
s’intrecciano conflitti sociali e culturali, valori come legalità e giustizia, passioni e intrighi amorosi, Il mercante di
Venezia è tra i capolavori shakespeariani di più forte impatto etico. Un’opera in cui a prevalere è il potere del denaro:
tutto si compra e si vende, anche un brandello di carne umana, anche l’amore.
La storia è nota: siamo a Venezia, è il XVI secolo. Bassanio vorrebbe la mano di Porzia. Per corteggiarla degnamente,
chiede al suo carissimo amico Antonio, il mercante di Venezia, tremila ducati in prestito. Antonio non può prestargli il
denaro poiché ha investito in traffici marittimi. Garantirà per lui presso Shylock, usuraio ebreo, che non sopporta lo
stesso Antonio, poiché presta denaro gratuitamente, facendo abbassare il tasso d'interesse nella città. Nonostante ciò,
Shylock accorda il prestito a Bassanio. L'ebreo però, in caso di mancato pagamento, vuole una libbra della carne di
Antonio, richiesta che alla fine gli si rivolgerà contro….
Il Mercante è per Valerio Binasco l’occasione per indagare le categorie di ‘bene’ e di ‘male’, fino a rimescolarle:
fondamentale diventa lo scontro tra una moltitudine di uguali - i cristiani di Antonio -, e il singolo diverso - l’ebreo
Shylock. Il male c’è, ma è il denaro in sé.
Spazio Grande
9, 10 dicembre 2014
TEATRO DUE 2014-2015
AVANT-PROGRAMME
Pag. 2
CLÔTURE DE L’AMOUR
di Pascal Rambert
traduzione Bruna Filippi
con Luca Lazzareschi, Tamara Balducci
con la partecipazione del Coro delle Voci Bianche della Società Corale Guido Monaco, e del Maestro del Coro Barbara
Zuccaro
regia Pascal Rambert
In una grande stanza bianca, una donna e un uomo si parlano attraverso due lunghi monologhi – due parallele che non
s’incontrano mai e mai si fanno dialogo - interrogandosi sulle ragioni della fine della loro storia d’amore. Siamo davanti
a una rottura tra due amanti; il confronto finale, quello da cui si cercano di trarre conclusioni e motivazioni. Un flusso
ininterrotto di parole, taglienti, precise, ordinate, fatto di domande-risposte, di respiri bloccati, una sorta di maratona in
bilico tra la paura della solitudine e l’attrazione per la libertà: è proprio lì, nel mezzo del momento doloroso, che Pascal
Rambert conduce il pubblico, immergendolo nei meandri di una storia e della sua rottura.
L’autore e regista Pascal Rambert è protagonista di spicco della scena francese e attualmente direttore del Théâtre de
Gennevilliers – centro nazionale di produzione contemporanea nell’area parigina.
Spazio Bignardi
12, 13 , 14 dicembre 2014
GYULA – PICCOLA STORIA D’AMORE
scritto e diretto da Fulvio Pepe
con: Alberto Astorri, Alessia Bellotto, Ilaria Falini, Gianluca Gobbi, Orietta Notari, Enzo Paci, Tania Rocchetta,
Massimiliano Sbarsi, Nanni Tormen, Antonio Zavatteri, Ivan Zerbinati
luci Pasquale Mari - produzione Fondazione Teatro Due
Vincitore nel 2009 del premio "Enrico Maria Salerno" per la drammaturgia, Gyula è quasi una favola. In un paese
lontano vive un ragazzo con sindrome di Down, amorevolmente cresciuto e protetto da mamma Rosa; il vicinato è
raccolto intorno a poche strade, un piccolo bar, una vecchia cava di pietra; i nomi dei personaggi rimandano a una
provincia dell’est Europa: Herda e Banda, i cavatori, Laci il capo cantiere, Karez il tranviere, Bela il barista, Vizty
l’ubriacona, il povero Maestro Jani, violinista con l’artrite alle mani e sua moglie Marika, infine il mitico governatore
della provincia, da cui dipendono buona parte dei destini della comunità…
Con questi elementi Fulvio Pepe mette in scena le piccolissime avventure della vita quotidiana di una comunità: le
speranze, i timori, le gioie, persino l’amore, tutto in scala ridotta, più piccola del reale. Quasi un plastico giocattolo
della scena della vita. Una favola minima, leggera, che riesce a parlare agli spettatori, rivelando in pochi tratti un intero
universo: psicologie, rapporti, destini intrecciati, frammenti compiuti di umanità.
Fulvio Pepe (Bari, 1972) si è diplomato al Teatro Stabile di Genova e ha lavorato in teatro con registi come Peter Stein
(I demoni), Giuseppe Patroni Griffi (Il Vizietto), Valerio Binasco (Nocciolne, Romeo e Giulietta, La Tempesta, Il
Mercante di Venezia), Jurij Ferrini (Cymbeline), Marco Sciaccaluga. Attore cinematografico per Fulvio Ottaviano (Una
talpa al bioparco) e Citto Maselli (Il fuoco e la cenere) e in diversi film televisivi e serie Tv (Romanzo Criminale,
Montessori, Borsellino, Nati ieri), nel 2008 ha vinto al Torino Film Festival il premio come migliore cortometraggio
con A chi è già morto a chi sta per morire, da lui scritto e diretto.
Spazio Bignardi
Dal 7 al 18 gennaio 2015
TEATRO DUE 2014-2015
AVANT-PROGRAMME
Pag. 3
IVANOV
di Anton Cechov
regia Filippo Dini
produzione Fondazione Teatro Due
Prima opera teatrale composta da Cechov, testo tagliente di un autore amatissimo e fondamentale per la drammaturgia
contemporanea, Ivanov investiga con grande lucidità i momenti topici della vita di un eroe negativo, modello esemplare
di "uomo comune" che, nell'incapacità di affrontare la crisi riflette perfettamente le nevrosi e le tensioni di un'epoca.
Ivanov, titolo dell’opera e cognome fra i più diffusi ieri e oggi in Russia, è un uomo “superfluo”, alle prese con il vuoto
che lo circonda; le sue aspirazioni intellettuali, unite al senso d’impotenza, fanno di lui un eroe negativo, incapace
d’affrontare la crisi. Anna, sua moglie, per sposarlo ha abbandonato la propria famiglia e la religione ebraica in cui è
nata, quando si ammala di tubercolosi lui l’abbandona senza occuparsi di rimettere in sesto l’amministrazione della sua
proprietà. Saša, giovane figlia di proprietari che vivono nel circondario, ama Ivanov, e dopo la morte di Anna tutto è
pronto per le nuove nozze. Ivanov però avverte la propria inadeguatezza di fronte a questo amore, che pur condivide, e
sente il peso del sacrificio che la giovane donna sta per affrontare sposandolo. All’ultimo momento sfugge al nuovo
impegno sparandosi un colpo di pistola. Intorno a questi personaggi si muove un’umanità disillusa, priva di ideali e
senza speranze nel futuro. L’unica loro attività consiste nel ritrovarsi a giocare a carte o organizzare tristi feste dove si
mangiano aringhe e cetrioli e si sparla di tutto e di tutti. Neppure i personaggi positivi come Anna, Saša e il medico
L’vov Evgenij Konstantìnovič si salvano da questo naufragio e il bene che pensano di fare riesce ad essere ancor più
negativo dell’indifferenza e cinismo degli altri. E’ un piccolo mondo senza speranza dove gli uomini sono condannati a
vivere e neppure la decisione di Ivanov d’uccidersi assurge a dramma, ma si stempera nel non-sens di un’ultima, inutile,
fuga dalle proprie responsabilità.
Spazio Grande
22, 23 gennaio, 2015
LO ZOO DI VETRO
di Tennessee Williams
traduzione Gerardo Guerrieri
con Milvia Marigliano, Monica Piseddu, Arturo Cirillo, Edoardo Ribatto
costumi Gianluca Falaschi - luci Mario Loprevite - scene Dario Gessati - assistenti scenografo Elena Beccaro e Denise
Carnini
regia Arturo Cirillo
“Lo zoo di vetro è un dramma di memoria, secondo la definizione dello stesso Tennessee Williams, cioè è un testo dalla
doppia natura: realistico nella descrizione dei rapporti tra i personaggi, ma totalmente onirico rispetto al tempo della
vicenda e al tempo della sua rappresentazione. Potente messa in scena dell’atto del ricordare e del rapporto con il
passato come luogo del rimpianto: il futuro diventa presente, il presente passato, e il passato un eterno rimpianto, si
dice nel testo. Al centro della vicenda il fallimento di una famiglia, una madre che vive ancorata al ricordo di una
giovinezza dorata, un gruppo di ex-giovani ormai senza più età.
Lo zoo di vetro di Williams rappresenta l’inganno dell’immaginario, non è casuale la grande importanza, data
dall’autore, all’atto del proiettare. Il riflettore teatrale che il narratore/figlio punta sui personaggi, i molteplici film nei
cinema dove si rifugia Tom per sfuggire alla realtà, e anche gli stessi animaletti di vetro che compongono lo zoo del
titolo sono l’emblema della fragilità e della finzione: sono essenze quasi prossime all’assenza, non a caso trasparenti.
Immagino dunque un luogo abitato da pochi elementi, molto concreti ma immersi in una luce non realistica, quasi
pittorica, dove la vicenda venga narrata senza divisioni in quadri, ma in un unico luogo, come se ci trovassimo
all’interno di un album di famiglia troppe volte sfogliato.
Personaggi violentemente attaccati alle proprie illusioni, come la madre, la signora Amanda Wingfield, centro e origine
di tutte le patologie, ma vittima lei stessa del confronto con le spietate leggi della realtà. Troviamo poi l’alcolismo, la
solitudine, l’assenza del padre, la giovinezza come un tempo perduto, tutti temi universali, che la maestria dell’autore
rende condivisibili dal pubblico di oggi come del passato, in America, come in Italia.
Spazio Grande
21, 22 febbraio 2015
TEATRO DUE 2014-2015
AVANT-PROGRAMME
Pag. 4
HOTEL PARADISO
di : Anna Kistel, Sebastian Kautz, Thomas Rascher, Frederik Rohn, Hajo Schuler, Michael Vogel, Nicolas Witte
con Sebastian Kautz, Anna Kistel, Daniel Matheus, Thomas Rascher
regia Michael Vogel
Sono il gruppo di punta del teatro di figura contemporaneo europeo. Sono adorati dai pubblici di tutte le età e hanno
conquistato la critica di tutto il mondo. Sono una delle più clamorose rivelazioni internazionali degli ultimi 10 anni,
riuscendo a fare un teatro sorprendente, che pone lo spettatore di fronte ai grandi e piccoli momenti della vita grazie a
un linguaggio fisico e a delle maschere originalissime, legandosi alla migliore tradizione della clownerie e del mimo.
Loro sono i Familie Flöz e arrivano a Parma con Hotel Paradiso, offrendo agli spettatori un momento di vera poesia e
potente comicità.
Strane cose accadono nel tranquillo Hotel Paradiso, un piccolo albergo di montagna gestito con pugno di ferro
dall’anziana capo-famiglia. Ci sono quattro stelle che orgogliosamente troneggiano sull‘entrata e una fonte che
promette la guarigione di malattie fisiche e psichiche. Ma s’intravedono nubi all‘orizzonte. Il figlio sogna il vero amore
mentre combatte una dura battaglia con la sorella per mantenere il controllo sulla gestione dell‘albergo. La donna del
piano ha un problema di cleptomania e il cuoco ha una passione, quella di macellare, non solo animali... Quando il
primo cadavere affiora, tutto l‘albergo scivola in un vortice di strani avvenimenti. Fra le alte vette delle Alpi si aprono
abissi da cui è impossibile fuggire. La chiusura dell‘albergo sembra a questo punto solo una questione di tempo. Si sa,
un cadavere non porta mai bene...
Superando ogni convenzione linguistica, Familie Flöz porta la realtà a sconfinare nell'onirico in un grande,
appassionante, delicato e coinvolgente spettacolo, che un po’ più in là le infinite possibilità del gioco teatrale. Familie
Flöz in versione noir! Un giallo sulle Alpi pieno di umorismo, sentimenti travolgenti e un tocco di melanconia.
Spazio Grande
25, 26, 27 febbraio 2015
IL RITORNO A CASA
di Harold Pinter
traduzione Alessandra Serra
con: Max: Paolo Graziosi - Lenny: Alessandro Averone
- Sam: Elia Schilton
- Joey: Rosario Lisma -
Teddy:
Andrea Nicolini
- Ruth: Arianna Scommegna.
regia Peter Stein
Il ritorno a casa (The Homecoming) ha debuttato all’Aldwych Theatre con la Royal Shakespeare Company e la regia di
Peter Hall nel ’65.
Ted, docente di un’università americana, porta la moglie Ruth a Londra per presentarla alla famiglia, composta dal
padre Max, dallo zio Sam e dai fratelli Lenny e Joey, scatenando in questo nucleo familiare proletario reazioni
sorprendenti.
Peter Stein vide Il ritorno a casa al suo debutto, rimanendo conquistato dalle possibilità espressive del testo, dai suoi
dialoghi arguti e intelligenti e da una storia in cui i ruoli tradizionali venivano sovvertiti dall’unico personaggio
femminile in scena. Il grande regista tedesco dirige oggi questo viaggio divertente e terribile costruito da Pinter come
un “giallo”, nel quale lo spettatore è chiamato a scoprire le verità nascoste.
Spazio Grande
17, 18 marzo 2015
LA DODICESIMA NOTTE
di William Shakespeare
traduzione Patrizia Cavalli
con: Carlo Cecchi, Tommaso Ragno, Antonia Truppo, Eugenia Costantini, Dario Iubatti Barbara Ronchi,
Remo Stella, Loris Fabiani, Federico Brugnone Andrea Bellesso, Rino Marino, Giuliano Scarpinato
musicisti Luigi Lombardi d’Aquino (tastiere e direzione musicale), Ivan Gambini (strumenti a percussione) e un
musicista in via di definizione
musiche Nicola Piovani
regia Carlo Cecchi
TEATRO DUE 2014-2015
AVANT-PROGRAMME
Pag. 5
Equivoci e scambi d’identità per un gioco attoriale straordinario: il ritorno di Carlo Cecchi al suo amato Shakespeare lo
vede cimentarsi con una commedia corale fondata sugli equivoci. Il regista, anche interprete nelle vesti di Malvolio, ha
lavorato sulla stilizzazione e sull’essenza dei personaggi, attraverso quella maestria che ha fatto di lui il più moderno tra
i grandi registi-interpreti del teatro italiano. Figura di primo piano nel panorama teatrale nazionale, Carlo
Cecchi frequenta l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica come attore all’inizio degli anni ‘60, successivamente
viene influenzato dal Living Theatre, lavora a lungo con Eduardo De Filippo. Stringe un sodalizio artistico con la
scrittrice Elsa Morante e con il critico Cesare Garboli. Memorabili le sue interpretazioni di numerose opere
Shakespeariane; il suo repertorio è però vastissimo e spazia da Beckett a Pirandello, da Cechov a Molière, a numerosi
altri autori contemporanei portati da lui per la prima volta in scena in Italia.
“Shakespeare è il Teatro assoluto. Un’attualità che va al di là dell’attualità. È talmente universale Shakespeare… che
quasi miracolosamente, diventa sempre, immediatamente, Teatro”.
Carlo Cecchi
Spazio Grande
24, 25 marzo 2015
PANTANI
di Marco Martinelli
ideazione Marco Martinelli e Ermanna Montanari
con: Alessandro Argnani, Francesco Catacchio, Luigi Dadina, Fagio, Roberto Magnani, Michela Marangoni,
Ermanna Montanari, Francesco Mormino, Laura Redaelli
14 febbraio 2004: Marco Pantani viene ritrovato senza vita in un residence di Rimini. Aveva appena compiuto 34 anni.
Dopo i trionfi al Giro d'Italia e al Tour de France, le accuse di doping a Madonna di Campiglio, rivelatesi poi infondate,
lo hanno condotto a un lento ma inevitabile crollo psicologico fino a una morte forse tragicamente annunciata. Tra il
campione adulato, l'icona di chi ha fatto rinascere il ciclismo come sport dell'impresa e della fantasia, e il morto di
Rimini, che giaceva in mezzo alla cocaina nei panni di un vagabondo, vi è tutta la complessità di un'epoca al tempo
stesso sublime e crudele che si esercita senza pudore. Senza vergogna.
L’idolo del ciclismo internazionale, il "pirata" imbattibile in salita; poi il campione drogato, il "mostro" distrutto e
infangato dai mass-media: il successo e l’infamia, in una parabola breve e imprevista che è stata anche e soprattutto un
dramma personale e famigliare. Quella di Pantani secondo il Teatro delle Albe di Ravenna non è solo una questione
sportiva, ma un’autentica passione moderna. Il sacrificio di un simbolo sull’altare mediatico per ripulire le coscienze di
un intero paese.
La scrittura di Marco Martinelli affonda nelle viscere dei nostri giorni e della società di massa che chiede sacrifici e
capri espiatori: attorno alle figure di Tonina e Paolo, i genitori di Marco, che ancora oggi stanno chiedendo giustizia per
la memoria infangata del figlio, Martinelli mette in scena una veglia funebre e onirica, affollata di personaggi, che,
come un rito antico, ripercorre le imprese luminose dell'eroe. I genitori di Marco, figure archetipiche di una Romagna
anarchica e carnale, sono sospese come l'Antigone di Sofocle davanti al cadavere insepolto dell'amato: cercano verità, e
non avranno pace finché non l'avranno ottenuta.
Pantani costruisce un affresco sull'Italia degli ultimi trent'anni, l'enigma di una società malata di delirio televisivo e
mediatico, affannata a creare dal nulla e distruggere quotidianamente i suoi divi di plastica, ma anche capace di mettere
alla gogna i suoi eroi di carne, veri, come Marco Pantani da Cesenatico, lo scalatore che veniva dal mare .
Spazio Grande
18, 19 aprile 2015
TEATRO DUE 2014-2015
AVANT-PROGRAMME
Pag. 6