576 CLIMATIZZAZIONE PROGETTAZIONE Casa passiva: sulla soglia del futuro Gli edifici passivi sono in costante diffusione soprattutto nelle nazioni nordeuropee, ma anche nel Canada e negli Stati Uniti, in Giappone e in Italia: il nostro paese è al quinto posto al mondo per numero di realizzazioni. Giulio Garaboldi L’idea alla base della «passivhaus» è semplice quanto radicale: indipendentemente dai sistemi costruttivi utilizzati, si definisce passivo qualsiasi edificio nel quale il comfort termico (secondo EN ISO 7730) può essere garantito dal post-riscaldamento o dal post-raffrescamento della massa d’aria di rinnovo necessaria a una buona qualità dell’aria interna. In pratica, un edificio passivo presenta una domanda energetica minima, tale da essere soddisfatta da impianti altrettanto virtuosi sotto il profilo dell’efficienza. Dalle prime esperienze a oggi, la tecnologia di questi edifici a bassissimo consumo si è evoluta seguendo una metodologia rigo- rosa, lavorando soprattutto sul fronte della fisica tecnica e della modellazione energetica, lungo un percorso indipendente rispetto alla crescente diffusione delle energie rinnovabili. Durante il prossimo decennio, il contributo offerto dalla casa passiva in termini di minimizzazione del fabbisogno energetico potrebbe risultare determinante nella prospettiva dell’avvento degli edifici «zero net energy». Dalla teoria alle normative Il concetto di casa passiva fu definito nel 1988 dal prof. Bo Adamson (Lunds Universitet, Svezia) e dal dott. Wolfgang Feist (Institut für Wohnen und Umwelt, Germania) e successivamente sviluppa- Underhill House è un intervento di recupero passivo realizzato in Gran Bretagna: la parte di nuova realizzazione è stata costruita sotto il rudere preesistente. 48 RCI n.2/2011 to con una serie di progetti di ricerca, in parte finanziati dal land tedesco dell’Assia. Nel 1991, a Darmstadt-Kranichstein (Germania), fu costruita la prima casa passiva: si tratta di un edificio a schiera composto da quattro appartamenti triplex, il cui fabbisogno energetico medio, da un ventennio, è costantemente attestato attorno ai 10 kWh/m2 all’anno. Questo edificio fu definito «casa passiva economica» perché il target della sua domanda energetica costituisce il limite prestazionale al di sotto del quale il costo da sopportare per l’ulteriore diminuzione dei consumi energetici comporterebbe diseconomie rispetto ai risparmi ottenibili. Nel 1996 W. Feist, attuale presidente, fondò il Passivhaus Institut, ente scientifico privato e indipendente con sede a Darmstadt che promuove e conduce progetti di ricerca e sviluppo sull’efficienza energetica, la riduzione delle emissioni inquinanti in atmosfera e l’uso di energie rinnovabili negli edifici. L’attività dell’istituto spazia dall’organizzazione di eventi divulgativi e formativi alla consulenza ai progettisti, dalla collaborazione con produttori di componenti edili e impiantistici allo sviluppo di strumenti e software, dalle campagne di studio su specifiche realizzazioni al rilascio di certificazioni, fino alla ricerca di base e applicata rispetto ai fenomeni energetici. Alla fine degli anni Novanta, nel contesto del Programma Thermie, il Passivhaus Institute partecipò al progetto Cepheus (Cost Efficient Passive Houses as European Standard) attivato dalla Commissione Europea. Furono costruiti oltre 220 edifici passivi in cinque nazioni (Austria, Francia, Germania, Svezia e Svizzera) allo scopo di valutare l’applicabilità dei criteri della casa passiva in differenti contesti ambientali, utilizzando differenti strategie progettuali e tecnologie costruttive, nel rispetto di extracosti da compensare attraverso i risparmi ottenuti dal contenimento dei consumi energetici. Parallelamente al crescente interesse per la casa passiva, i risultati ottenuti dal progetto Cepheus furono presentati all’Esposizione Universale di Hannover nel 2000, influenzando profondamente l’approccio degli enti normativi, locali e nazionali. Capofila di questa sensibilità verso i temi della sostenibilità dell’edilizia è la regione alpina del Voralberg che, dal 2007, ha reso obbligatori i requisiti della casa passiva per tutte le costruzioni. Dal 2015, tale prescrizione sarà estesa all’intero territorio della repubblica austriaca. In Svizzera, lo standard facoltativo Minergie è sostenuto congiuntamente dal mondo economico e dalle istituzioni locali e federali con finanziamenti agevolati a costruttori e proprietari. In Italia, dal 2002, nel territorio della Provincia Autonoma di Bolzano è operativo lo standard Casaclima/Klimahaus, nato all’interno delle istituzioni locali, che nel 2005 è diventato parte integrante della legge urbanistica provinciale in materia di risparmio energetico. L’anno seguente, è stata costituita l’Agenzia Casaclima, ora società a prevalente capitale pubblico. Edifici passivi: requisiti e caratteristiche Il principale requisito prestazionale di un edificio passivo consiste nel costante mantenimento del più elevato grado di comfort (Ashrae classe A, perciò con meno del 6% di utenti non soddisfatti) senza l’uso di sistemi attivi di termo-raffrescamento. Questo requisito si considera soddisfatto qualora siano rispettati tutti gli ulteriori requisiti di tipo quantitativo: – fabbisogno termico utile (per riscaldamento e raffrescamento) non superiore a 15 kWh/m2a; – carico termico (invernale ed estivo) non superiore a 10 W/m2; – tenuta all’aria dell’involucro (ricambio dell’aria attraverso giunti non sigillati secondo blower door test UNI EN 13829) fino a n50 = 0,6 vol/h; – fabbisogno energetico primario di Villa Langekamp è la prima casa passiva certificata realizzata in Danimarca, per la propria famiglia, dall’arch. Eth-Maa Olav Langenkamp. 49 RCI n.2/2011 Energon è un edificio passivo per uffici, realizzato nel 2002 a Ulm, Germania: si tratta della più grande costruzione di questo tipo al mondo. energia (per termoregolazione, acqua calda sanitaria e utenze elettriche) fino a 120 kWh/m2a, qualora questo apporto energetico sia approvvigionato da fonti non rinnovabili. Il requisito economico si ritiene soddisfatto (ovvero, l’edificio passivo è considerato conveniente) se, su base trentennale, l’insieme dei costi variabili (progettazione, costruzione delle parti architettoniche, fornitura e installazione degli impianti e gestione complessiva del fabbricato) non superano quelli richiesti per un nuovo edificio simile non rispondente ai requisiti tecnico-prestazionali di passività. Allo scopo di conseguire i requisiti sopra descritti, un edificio passivo dovrebbe rispettare alcune caratteristiche tecnicocostruttive. Nel caso alcune di queste non si dimostrassero praticabili, è accettato il ricorso a sistemi attivi di produzione energetica mediante fonti rinnovabili. In generale, per massimizzare il guadagno solare passivo, si predilige l’espo- 50 RCI n.2/2011 sizione a sud della facciata principale, avendo cura di verificare l’esistenza di eventuali ombre portate dagli elementi circostanti (montagne, edifici limitrofi, alberi) sul volume edificato. Una forma compatta è utile per ridurre l’estensione delle parti esposte rispetto al corpo edificato: indipendentemente dalla forma della copertura si consiglia di mantenere il rapporto superficie/volume entro valori uguali o inferiori a 0,33. L’intero involucro opaco deve restituire un fattore U medio non superiore a 0,15 W/m 2°K, opportunamente declinato a seconda delle situazioni, indicativamente: 0,13 W/m 2°K (copertura); 0,15 W/m2°K (pareti e solette verso sottotetti e intercapedini non riscaldate); 0,17 W/m2°K (solette verso ambienti non riscaldati); 0,18 W/m2°K (pareti controterra); 0,20 W/m2°K (solette controterra). L’efficienza energetica delle parti trasparenti non deve superare 0,80 W/ m2°K (combinazione delle parti opache e vetrate dei serramenti), permettendo al contempo un coefficiente di guadagno termico del 50% circa. Ulteriori accorgimenti sono finalizzati a intervenire direttamente sulle proprietà dei fluidi impiegati dal sistema impiantistico: – utilizzando apposite condotte interrate, l’aria in ingresso può essere preriscaldata per scambio termico con le superfici interne delle tubazioni, comunque non al di sotto di 5°C nella stagione fredda; – l’efficienza dei recuperatori di calore dall’aria in uscita dev’essere al minimo del 80%; – l’acqua calda sanitaria dev’essere prodotta mediante fonti energetiche rinnovabili; – gli elettrodomestici e i terminali per l’illuminazione artificiale utilizzati devono essere a basso consumo di energia. È opportuno sottolineare come alcune di queste caratteristiche siano eminentemente da riferire a costruzioni situate nelle regioni dell’Europa centrale il cui clima temperato umido con estati tiepide, in Italia, è assimilabile a quello dell’arco prealpino e della fascia appenninica centro-settentrionale. In altri contesti bisogna evitare l’acritica applicazione di alcune caratteristiche, da adattare alle condizioni climatiche locali. È il caso, ad esempio, della forma compatta: questa potrebbe rivelarsi poco consona alle regioni caratterizzate da estati calde, come l’area della Pianura Padana e gran parte della costa occidentale adriatica. In altre realtà, ad esempio nelle zone soggette a clima mediterraneo (bacino tirrenico, Mezzogiorno e isole), vanno seriamente considerate ipotesi alternative quali, ad esempio: orientamento diverso dal sud, maggiore ombreggiamento dell’involucro e, in alcuni casi, maggiore massa termica interna. In generale, si può affermare che in un edificio passivo è ragionevole impiegare qualunque soluzione costruttiva, tecno- Vista della facciata sud ovest, completamente trasparente, della residenza in Gebartstrasse a Köniz, Canton Berna (progetto Halle 58): l’edificio è certificato Minergie P-Eco. logica e impiantistica finalizzata all’azzeramento del bilancio energetico dell’edificio, alle seguenti condizioni: – utilizzare apporti energetici di origine ambientale, cioè quelli messi a disposizione in situ dal sole, dall’aria, dall’acqua e dal terreno; – considerare componenti in grado di assicurare costanza delle prestazioni in un arco di tempo compatibile con la loro normale obsolescenza funzionale. Ad esempio, l’uso di serramenti contenenti gas speciali non può ritenersi una soluzione efficace a lungo termine poiché i sistemi utilizzati per confinarli nelle vetrocamere sono tuttora poco affidabili. Dal privato al pubblico Le prime realizzazioni interamente finanziate da committenti privati sono sorte fra la fine del Novecento e l’inizio del nuovo millennio nelle città tedesche di Friburgo, Wiesbaden, HannoverKronsberg, Stoccarda. Fuori dai confini tedeschi, in quel periodo si distingue la residenza passiva per quattro unità immobiliari realizzata nel comune di Chignolo d’Isola (Bergamo) nel 2002. L’edificio è stato progettato dallo studio di architettura associato Brandolini – Valdameri su commessa dell’impresa edile Vanoncini: presenta una struttura portante in metallo impostata su un volume inter- rato in calcestruzzo armato e impiega un sistema di tamponamento basato su pareti stratificate montate a secco: in questo modo ogni facciata presenta una sezione differente, in grado di restituire un involucro praticamente adiabatico (15 kWh/m2a). Gli impianti (progetto: ing. M. Silvestri) sono costituiti da due pompe di calore aria-acqua (potenza assorbita circa 9.000 kWh/a) alimentate da pannelli fotovoltaici e dalla rete, che producono energia per climatizzazione, mediante ventilazione con recupero di calore, e acqua calda sanitaria. A dieci anni da queste prime esperienze, la maggiore proliferazione di edifici passivi si registra in ambito residenziale, anche per iniziativa pubblica. Recentissima, ad esempio, è la realizzazione di un importante intervento per l’abitazione sociale nella città di Innsbruck, in Austria. Due dei tre complessi residenziali al Lodenareal (progetto studi Din A4 e Team K2 Architects) sono dei veri e propri edifici passivi multipiano (15 kWh/m2a) disposti attorno a corti verdi, che ospitano oltre 350 appartamenti su una superficie di 35.000 m2. Gli unici sistemi termotecnici sono costituiti da 1.024 m2 di collettori solari termici, una caldaia a pellets da 300 kW e un boiler a gas a condensazione da 326 kW, per riscaldamento e acqua calda sanitaria. Ma la svolta vera svolta nella diffusione degli edifici passivi è avvenuta nel 2002 a Ulm, in Germania, con l’entrata in funzione dell’Energon: si tratta del più grande edificio passivo mai realizzato al mondo, in grado di ospitare uffici e servizi per 420 persone in un interessante volume a pianta triangolare con una grande corte centrale, completamente coperta da un tetto trasparente. La struttura in calcestruzzo armato è protetta da un involucro di pannelli prefabbricati in legno rivestito con isolanti e strato esterno in metallo. I sistemi impiantistici sono basati su 44 51 RCI n.2/2011 sonde geotermiche collegate a pompe di calore, alimentate dal campo fotovoltaico in copertura, con terminali radianti a bassa temperatura negli ambienti. La domanda energetica invernale è integrata dai cascami termici del gruppo frigorifero al servizio del centro elaborazione dati, della cucina e, in ultima istanza, dalla rete di teleriscaldamento; il surriscaldamento estivo è accuratamente evitato grazie a sistemi di schermatura integrati nei prospetti. L’Energon ha dato concreta dimostrazione che i principi della passivhaus possono essere impiegati in costruzioni di elevata complessità tecnologica e a scale d’intervento di rilievo urbano. Da allora, la diffusione degli edifici passivi nei paesi più industrializzati è costantemente cresciuta: al marzo 2010 i dati ufficiali conteggiavano oltre 22.500 realizzazioni. Effetto Casaclima Nel nostro paese, l’area sudtirolese si è dimostrata la più ricettiva verso le pas- sivhaus, anche grazie all’opera di sensibilizzazione svolta dallo standard Casaclima che, nella categoria più restrittiva (Casaclima Oro) prevede consumi non superiori a 10 kWh/m 2a. Il principio adottato consiste nella definizione di categorie energetiche abbinate a risultati di benessere e risparmio economico, alla cui adesione volontaria corrisponde un riconoscimento ufficiale delle prestazioni raggiunte, spendibile sul mercato immobiliare e, anche, dal punto di vista del prestigio da parte degli amministratori pubblici. È da segnalare la funzione di stimolo nei confronti della popolazione svolta dall’Istituto Altoatesino dell’Edilizia Sociale che, dal 2003, ha adottato Casaclima per tutti gli interventi di ristrutturazione e nuova costruzione del proprio patrimonio immobiliare. Le numerose realizzazioni sorte nell’ultimo decennio interessano prevalentemente edifici residenziali, ma anche di tipo produttivo e, Questa casa passiva (progetto Karawitz Architecture) sorge a Bessancourt, nei pressi di Parigi: si caratterizza per gli schermi in legno che proteggono la facciata vetrata. 52 RCI n.2/2011 soprattutto, d’ambito collettivo, sui quali si confrontano i più importanti progettisti altoatesini. È il caso, ad esempio, della Scuola Elementare di Laion – Ried dello studio Arch.TV (consumo 9 kWh/m2a), realizzata nel 2006 secondo criteri costruttivi bio-ecologici e con eccellenti risultati di tenuta all’aria dell’involucro (blower door test: n50 = 0,49 vol/h). Sotto il profilo impiantistico (progetto: p.i. W. Malleier; fisica-tecnica: dr. G. Gantioler, M. Legierska) dispone di una pompa di calore geotermica da 1,83 kW con tre sonde lunghe 50 m, 3 gruppi di areazione con recuperatori di calore, 18 m2 di pannelli solari termici e un campo fotovoltaico da 14,40 kW sovrabbondante rispetto ai consumi reali. Sempre del 2006 è il primo edificio passivo per uffici pubblici, progettato da Michael Tribus Architecture e vincitore del Premio di Architettura «Citta’ di Oderzo» dedicato all’architettura sostenibile. Il cosiddetto Ex-Post a Bolzano (RCI agosto 2007), consuma 7 kWh/m2a ed è risultato dell’attenta ristrutturazione di un fabbricato realizzato negli anni Sessanta. L’unico impianto (progetto: p.i. D. Parisi) al servizio degli uffici è un apparecchio per la ventilazione che tratta il 100% d’aria esterna, con sistema di recupero energetico di tipo rigenerativo-entalpico, alimentato dal campo fotovoltaico in copertura (26,73 kWp). Il nuovo municipio di San Lorenzo in Sebato, frutto del progetto congiunto degli studi EM2 e Pedevilla Architekten, risale al 2007. La struttura polivalente ospita anche una biblioteca e un’area per esposizioni: le zone climatiche dell’edificio sono differenziate a seconda delle esigenze e i sistemi termomeccanici installati (progetto: p.i. D. Parisi) assicurano un consumo di 5,5 kWh/m2a. Due esempi recenti Presentiamo di seguito più in dettaglio due case passive di recente costruzione: la Casa Striatto situata a Mariano Comense (CO) e la Casa Dionisi a Cogoleto (GE). Casa Striatto L’edificio monofamilare Casa Striatto (consumo 10 kWh/m2a) è disposto su tre livelli per una superficie complessiva di circa 130 m2 e comprende: autorimessa, centrale impiantistica e locali accessori (piano interrato); cucina, soggiorno, due bagni e una camera (piano terreno); due camere con relativi servizi (piano soppalco). Il compatto volume parallelepipedo affonda nel terreno mediante pareti in calcestruzzo armato protette da uno strato di 25 cm di polistirene estruso, mentre attorno alle strutture di fondazione è stato posato uno strato di 5 cm di vetro cellulare. Il resto delle strutture è composto da un sistema pilastri-travi in calcestruzzo armato, con solette in cal- Gli studi sulla fisica edile per la casa passiva a Mariano Comense hanno evidenziato la necessità di proteggere gli spazi interni dall’eccessivo guadagno diretto. cestruzzo ed elementi di alleggerimento. Le murature sono realizzate con blocchi in laterizio porizzato spessi 30 cm, posati a colla per evitare il ponte termico creato dal giunto di malta. Sulle pareti rivolte a nord e, parzialmente, a est e ovest, l’isolamento a cappotto prevede spessori fino a 30 cm di polistirene espanso. Le altre superfici a sud, est e ovest esposte al sole presentano uno spessore di isolante di 25 cm protetto da una facciata ventilata, allo scopo di ridurre l’effetto dell’irraggiamento solare. I serramenti sono in legno-alluminio con doppia vetrocamera. A seconda dei casi, la trasmittanza termica dell’involucro oscilla da 0,1 W/m2°K a 0,15 W/m2°K. La posizione dei locali è stata studiata per utilizzare al meglio la luce naturale e per massimizzare l’ombreggiamento estivo offerto dalla copertura piana aggettante, sorretta da pilastri esterni e realizzata in legno di larice, e degli ulteriori schermi mobili per serramenti. Sul tetto piano sono presenti circa 100 m² di campo fotovoltaico a film sottile, che alimen- I NOMI DI CASA STRIATTO Progetto architettonico: geom. Emanuele Fumagalli Progetto impianti: ing. Enrico Benfatto Consulenze: Building Envelope Group - Dip. BEST Politecnico di Milano, PassivHaus Zentrum Pompa di calore: Elco Ventilazione meccanica: Pluggit 53 RCI n.2/2011 L’edifiio di Cogoleto è un esempio di architettura tradizionale italiana realizzata secondo i criteri della casa passiva. tano una pompa di calore acqua-aria da 6 kW per il riscaldamento degli ambienti e la produzione di acqua calda sanitaria, e circa 10 m2 di pannelli solari termici per il riscaldamento della piscina e per l’integrazione alla produzione di acs. L’impianto di ventilazione meccanica è a doppio flusso con recuperatore di calore: l’immissione avviene negli ambienti soggiorno e nelle camere, mentre l’estrazione è situata nella cucina e nei bagni. Il sistema di ventilazione è integrato da uno scambiatore geotermico ad acqua salina che pre-riscalda e pre-raffresca l’aria contribuendo alla sua deumidificazione. Casa Dionisi Per riscaldamento invernale e raffrescamento estivo, l’edificio monofamiliare Dionisi necessita di una spesa di soli 65 euro annui (il consumo è di 8,8 kWh/m2a), completamente coperti dalla produzione di elettricità del campo fotovoltaico (24 m2) installato a terra, nell’area di 54 RCI n.2/2011 pertinenza della residenza. L’edificio si sviluppa su due livelli: un seminterrato per autorimessa e locali di servizio; un classico piano terreno che comprende soggiorno, cucina, due camere, doppio bagno e ripostiglio, sviluppato in orizzontale (superficie 108 m2 netti). La struttura in murature portanti e pilastri in calcestruzzo armato prevede una soletta contro cantina (U = 0,43 W/m2°C) in laterocemento con pannelli minerali (6 cm) e una soletta autoportante (U = 0,11 W/m 2°C) con strati di eps (30 cm) verso il sottotetto. Sotto l’ampia copertura a falde, con sporti di gronda dimensionati per mas- I NOMI DI CASA DIONISI Progetto: ing. Alessandro Leardi Fisica-tecnica del sistema edilizio: ing. Rodolfo Solaroli (PassivHaus Zentrum) Impianto di ventilazione: Zehnder Technosystem simizzare i guadagni diretti invernali, sono presenti murature perimetrali (U = 0,12 W/m2°C) in blocchi di laterizio porizzato (30 cm) e cappotto in lana di vetro (26 cm), semplicemente intonacati, con serramenti in legno-alluminio con vetrocamera a quattro strati di vetri extrachiari a bassa emissività (Uw = 0,63 W/m2°C), più sistema di ombreggiamento integrato. Complessivamente, il pacchetto murario offre un valore di trasmittanza termica periodica pari a 0,0096 W/m2°C e un ritardo del fattore di smorzamento (sfasamento dell’onda termica) molto elevato, nell’ordine di 16–17 ore. L’insieme di questi accorgimenti ha lo scopo precipuo di evitare il surriscaldamento estivo, spesso risultato di un eccessivo isolamento dell’involucro, ottenendo anche un notevolissimo abbattimento acustico, condizione di fondamentale importanza data la relativa vicinanza dell’edificio all’autostrada. L’edificio è completamente indipendente sotto il profilo energetico: l’unico componente per la ventilazione è costituito da uno scambiatore di calore situato nel seminterrato, collegato a un sistema di scambio termico con il terreno, versione moderna dei pozzi provenzali, e con la rete di distribuzione ed espulsione dell’aria interna alla casa. Il pozzo provenzale consiste in tre tubazioni flessibili a tenuta di radon (lunghezza 15 m, diametro 75÷90 mm) poste a 1,7 m di profondità all’interno di un letto di sabbia e distanti fra loro 1,2 m, che comunicano con l’esterno mediante un collettore realizzato con un tubo inox che sporge per 1 m dal terreno. Sono inoltre presenti 2 serbatoi di recupero dell’acqua piovana, per una capienza totale di 10.000 l (60% del fabbisogno complessivo) e 3 pannelli solari termici per acs (superficie 4,2 m2). © RIPRODUZIONE RISERVATA