INDICE Introduzione ………………………………………………………….. 2 Scopo della ricerca ……………………………………………………10 Materiali e Metodi ……………………………………………………11 Risultati ………………………………………………………………..21 Discussione e Conclusione …………………………………………...56 Bibliografia ……………………………………………………………65 1 INTRODUZIONE La depressione rappresenta uno dei più comuni disturbi psichiatrici inquadrato nel DSM IV-TR all’interno della categoria diagnostica “Disturbi dell’umore”. Essi comprendono uno spettro molto ampio di turbe psichiatriche che, sebbene accomunate dall’alterazione centrale dell’umore, si differenziano in rapporto all’eziopatogenesi, al decorso, alla gravità della compromissione affettiva e dell’adattamento sociale e alla sintomatologia, che interessa la sfera cognitiva, psicomotoria e neurovegetativa. Lungo un continuum, si va dunque dalla depressione maggiore, con un quadro clinico più severo e invalidante, al disturbo distimico, con una sintomatologia più attenuata e protratta nel tempo, al disturbo di adattamento con umore depresso, condizione reattiva agli eventi di vita, in genere con sintomi più modesti e di durata limitata a settimane o mesi (APA, 2000). Come testimoniano le ultime indagini epidemiologiche, la depressione rappresenta uno dei più importanti problemi di salute pubblica dei Paesi industrializzati. Con una prevalenza lifetime di oltre il 15%, la patologia depressiva, secondo le ultime proiezioni della World Health Organization, costituirà la seconda causa di malattia nel mondo nel 2020 (Irwin & Miller, 2007). 2 Le sindromi depressive rappresentano, infatti, le condizioni psichiatriche di più frequente riscontro in comorbidità con malattie fisiche (Prince et al., 2007), costituendo un potente fattore di rischio in soggetti con patologie organiche e aumentando, di fatto, fino al doppio il ritmo di mortalità (Penninx et al., 1999; Wulsin et al., 1999; Rudisch & Nemeroff, 2003). In tale ottica, la ricerca biologica in psichiatria offre oggi sempre più evidenze che la sofferenza soggettiva e le alterazioni comportamentali del paziente depresso risultano associate a profonde modificazioni del sistema neuroendocrino e a variazioni della funzione immunitaria, sia a livello centrale sia a livello periferico, consolidando l’ipotesi che la depressione sia in realtà una patologia sistemica (Bao et al., 2008; Leonard & Myint, 2009). In particolare, un crescente corpo di evidenze indica che la depressione, anche nelle sue forme più lievi, ha notevoli conseguenze immunologiche (Irwin, 2008), sancendo definitivamente il superamento dell’idea, esistente fino a qualche tempo fa, del cervello come un organo “immunologicamente privilegiato”, interamente separato dall’organismo attraverso la barriera emato-encefalica. La tradizionale concezione della depressione considerata esclusivamente come un disturbo della funzione centrale monoaminergica risulta oggi, quindi, ampliamente superata, dal momento che il disturbo viene interpretato come una disregolazione che coinvolge anche il sistema immuno-endocrino (Leonard, 2001). 3 La letteratura scientifica nel corso di questi anni ha descritto numerosi cambiamenti del profilo immunitario di pazienti affetti da depressione. In particolare, le alterazioni immunitarie individuati nei pazienti depressi sono rappresentati da: aumento del numero totale di globuli bianchi, riduzione della reattività linfocitaria ai mitogeni, decremento nel numero e nella percentuale dei linfociti (linfociti T e linfociti B), così come nel numero e nell’attività delle cellule natural killer NK (oggi considerate i markers immunitari più sensibili), più alto rapporto CD4/CD8, incremento del livello in circolo delle citochine pro-infiammatorie (Zorrilla, 2001; Biondi, 2005; Simon et al., 2008). D’altra parte, numerose evidenze suggeriscono che le citochine possono contribuire allo sviluppo della depressione. È noto, ad esempio, che l’aumento delle citochine pro-infiammatorie possa indurre, nell’animale e nell’uomo, una sindrome definita “sickness behavior” che comprende un raggruppamento di sintomi analoghi a quelli osservati nella depressione: anedonia, isolamento sociale, astenia, anoressia, perdita di peso, disturbi del sonno, disturbi cognitivi, riduzione della libido, iperalgesia (Silverman et al., 2005; Dantzer, 2008). Ad ulteriore conferma della stretta relazione tra sistema nervoso e sistema immunitario, inoltre, un’ampia mole di contributi scientifici ha dimostrato gli affetti di alcune classi di farmaci antidepressivi sulla funzionalità immunitaria (Castanon et al., 2002). 4 Trattamenti in vitro e in vivo con SSRI (fluoxetina) hanno dimostrato un aumento dell’attività delle NK e della proliferazione cellulare, insieme al miglioramento della sintomatologia (Frank et al., 1999). Inoltre, un recente studio ha dimostrato che già dopo 20 settimane di trattamento con SSRI, i pazienti mostravano una remissione della sintomatologia depressiva assieme ad un aumento delle cellule NK e dei linfociti B (Hernandez et al., 2010). Ancora, sembrerebbe che pazienti non responders al trattamento farmacologico con SSRI abbiano livelli significativamente più alti di citochine pro-infiammatorie, IL-6 e TNFα, rispetto ai responders. Alla luce di queste evidenze scientifiche, però, sebbene sia accertata l’esistenza di alterazioni della funzionalità immunitaria nella depressione, il quadro interpretativo di queste risulta ancora oggi per certi versi ambiguo e complesso. Ad esempio, emergono risultati contrastanti tra gli Autori che hanno rilevato una immuno-depressione di alcuni parametri (ridotta reattività ai mitogeni, ridotta attività delle cellule NK) e coloro che, invece, sostengono un’iperattività del sistema immunitario (più alto rapporto CD4/CD8, maggiori livelli di citochine). Attualmente l’ipotesi più accreditata è che possano contemporaneamente esistere fenomeni di immunosoppressione e altri di iperfunzione, aventi significato compensatorio. Le differenti risposte immunitarie, d’altro canto, possono essere dovute a fattori clinici e biologici che svolgono il ruolo di modulatori e rendono eterogenea la popolazione dei pazienti depressi. 5 Gli effetti della depressione sul sistema immunitario, infatti, sono legati a molteplici fattori: età, sesso, massa corporea, status socioeconomico, eventi stressanti, attività fisica e sonno. Tra questi, i fattori di moderazione comportamentale sembrano contribuire alla regolazione della funzionalità immunitaria. Accanto ai “fattori di rischio” (fumo, abuso di sostanze, attività fisica scarsa o assente, disturbi del sonno), distinguiamo “fattori protettivi” (una vita meno stressante, un sostegno sociale supportivo, buone competenze interpersonali, attività fisica e sportiva, relazioni affettive stabili) che, oltre a moderare la vulnerabilità alla depressione, sembrano avere un’influenza diretta sul sistema immunitario (Stein et al., 1991). A questo proposito, un crescente corpo di ricerche nell’ambito delle neuroscienze indica che le relazioni interpersonali incidono sul nostro organismo determinando modificazioni biologiche. Tali studi, aderendo al modello biopsicosociale, recuperano la stretta interconnessione fra mente e cervello, ma anche tra corpo e mondo esterno, per cui la perdita della salute (ill health) diviene il risultato dell’interazione tra fattori biologici, psicologici e sociali (Engel, 1977). In tale accezione, il modello biopsicosociale risulta indispensabile per comprendere il razionale della terapia integrata della depressione, in cui l’approccio psicofarmacologico e quello psicoterapico vengono utilizzati con modalità concomitante, sequenziale o crociata (Torta & Varetto, 2008). 6 Viene, pertanto, rivalutato il peso patogeno dei conflitti emozionali e le loro riverberazioni sul soma attraverso disfunzioni di molti sistemi biologici, riguardanti ad esempio l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene, la regolazione neurotrasmettitoriale e la modulazione immunitaria (van Voorhees & Scarpa, 2004; Leòn-Sanromà, 2007). A partire da queste premesse, un particolare ambito della Psiconeuroendocrino-immunologia, contesto in cui si collocano questi studi, è volto ad indagare l’influenza dell’efficacia delle varie forme di psicoterapia sul sistema immunitario (Kiecolt-Glaser, 1999). Gli interventi psicologici, infatti, possono influenzare positivamente i fattori immunitari e neuroendocrini, incentivando ad esempio i comportamenti di salute. Per tale ragione, la psicoterapia oggi viene sempre più impiegata in associazione alla farmacoterapia, permettendo di ottenere risultati più efficaci rispetto a quelli ottenuti dall’utilizzo di ciascun trattamento separatamente (Freni, 2006). Una recente meta-analisi ha dimostrato la migliore efficacia del trattamento combinato rispetto alla farmacoterapia somministrata da sola. Il dato interessante è che i drop-out sembrano sensibilmente diminuire nei gruppi di pazienti trattati con interventi psicologici rispetto a quelli che praticano farmaci (Cuijpers et al., 2009). 7 Ad oggi, però, se l’efficacia della psicoterapia nella cura dei disturbi depressivi è ampiamente accertata, meno nota risulta la sua influenza sui parametri immunitari. Diversi studi in passato hanno messo in luce l’influenza di alcune variabili psicosociali sulla risposta immunitaria, in particolare è stato osservato che un maggior grado di solitudine in soggetti psichiatrici non psicotici si associa ad una riduzione del numero delle cellule NK (Kiecolt-Glaser et al., 1984). D’altro canto, ci sono evidenze che il supporto sociale costituisca un importante fattore per il normale funzionamento del sistema immunitario rispetto a stressors a breve termine (Glaser et al., 1992). Studi più recenti, ancora, mostrano un miglioramento del profilo immunitario in soggetti affetti da cancro alla mammella e alla prostata sottoposti a trattamento di riduzione dello stress (Carlson, 2003). Recentemente, è stato condotto uno studio per verificare l’effetto su diversi parametri immunitari di una psicoterapia breve (8 settimane) su pazienti affetti da disturbi d’ansia e depressione minore. I pazienti affetti da disturbi d’ansia presentavano un alterato rapporto CD4/CD8 che non è stato modificato dal trattamento psicoterapico (Atanackovic et al., 2004). Pertanto, appare senz’altro utile, alla luce di quanto sin qui argomentato, condurre ulteriori studi per valutare le variazioni dei parametri immunitari, magari dopo un periodo di trattamento più lungo, al fine di comprendere il reciproco influenzamento tra fattori biologici e fattori psico-affettivi allo scopo di individuare terapie più efficaci nella cura della 8 depressione, in una prospettiva interdisciplinare propria della medicina psicosomatica. 9 SCOPO DELLA RICERCA Il presente lavoro di ricerca si colloca nell’ambito degli studi sperimentali di psiconeuroendocrinoimmunologia che indagano le interazioni reciproche tra mente, cervello, comportamento e sistema immunitario. Lo studio si è proposto di indagare la funzionalità immunitaria in soggetti affetti da disturbo depressivo unipolare di grado lieve e moderato. Più specificatamente, è stata effettuata una misurazione dell’immunità umorale e cellulo-mediata in soggetti depressi che praticano psicoterapia supportiva, in associazione o meno a trattamento farmacologico. Si è voluto altresì studiare la relazione tra la capacità di gestione della sfera emozionale e le variazioni dei parametri immunitari. La ricerca è stata promossa in una duplice finalità, conoscitiva e preventiva, nel tentativo di offrire un contributo alla comprensione della complessa interazione tra fattori biologici e fattori psico-affettivi, che possa consentire di individuare trattamenti più efficaci nella cura della depressione. 10 MATERIALI E METODI Campione Il campione è composto da 40 soggetti (F = 30; M = 10) (F = 75%; M = 25%), di età compresa tra i 19 e i 59 anni, con un’età media di 43, 95 (d.s. = 12,75), affetti da affetti da patologia depressiva (diagnosticata secondo i criteri del DSM-IV TR), afferenti al Dipartimento di Biomedicina Sperimentale e Neuroscienze Cliniche, U.O. di Psichiatria dell’A.O.U.P. “P. Giaccone”, così suddiviso: I Gruppo: pazienti drug free che iniziano esclusivamente trattamento psicoterapico di supporto1 II Gruppo: pazienti che iniziano trattamento esclusivamente farmacologico2 III Gruppo: pazienti che iniziano contemporaneamente trattamento psicoterapico e psicofarmacologico Criteri di esclusione patologie del sistema immunitario; patologie organiche che coinvolgono il sistema immunitario; trattamenti con corticosteroidi o farmaci immunomodulatori; gravidanza o allattamento; 1 2 Psicoterapia: incontri individuali a cadenza settimanale della durata di un’ora Farmacoterapia: trattamento con AD della classe SSRI 11 uso di sostanze psicotrope; comorbidità con disturbi di Asse I del DSM IV TR; disturbo dell’umore dovuto ad una condizione medica generale (293.8 ICD-9 CM); stato di denutrizione; stati infettivi nelle due settimane precedenti al trattamento. Variabili psicologiche Sono state indagate le seguenti variabili psicologiche: Health behaviors Grado della sintomatologia depressiva (lieve, moderato) Tratti alessitimici (difficoltà a identificare, distinguere e descrivere le emozioni e i sentimenti) Parametri Immunitari Sono stati misurati i seguenti parametri immunitari: Formula Leucocitaria Completa Sottopopolazioni linfocitarie: - CD3/CD8/CD4 (Linfociti T) - CD3/γδ (Linfociti T γδ) - CD4/ CD25 (Treg) - CD19 (Linfociti B) - CD3/CD16/CD56 (Linfociti NK ed NKT) 12 - CD14 (Monociti) Sottopopolazioni T Linfocitarie (sia T CD4 che T CD8): - CD45RA+/CD62L+ cellule T naïve - CD45RA-/CD62L+ cellule T della memoria centrale - CD45RA-/CD62L- cellule T della memoria effettrici - CD45RA+/CD62L- cellule T della memoria effettrici terminalmente differenziate Sottopopolazioni B Linfocitarie (su linfociti B CD19+): - IgD+CD27- cellule B naïve - IgD+CD27+ cellule B memoria unswitched - IgD-CD27+ cellule B memoria switched - IgD-CD27- cellule B doppio negative (Terminalmente differenziate) 27 Citochine Sieriche: - Citochine pro- e anti-infiammatorie: IL-1β, IL-1RA, IL-2, IL-4, IL-5, IL-6, IL-9, IL-10, IL-12, IL-13, IL-15, IL-17, IFN-γ, TNF-α - Fattori di crescita: FGF, G-CSF, GM-CSF, PDGF, VEGF, IL-7 - Chemochine: Eotaxin, IP-10, MCP-1, MIP-1α, MIP-1β, RANTES, IL-8 13 Strumenti Per la valutazione delle variabili psicologiche: HDRS, Hamilton Depression Rating Scale (Hamilton, 1960): scala di valutazione, tra le più utilizzate nel contesto clinico e di ricerca, per la misura del grado delle espressioni sintomatologiche connesse allo spettro depressivo. Si compone di 21 items che indagano uno spettro di sintomi presenti anche in altri quadri psicopatologici come ad esempio l’ansia. All’interno della scala si distinguono sei scale di indagine: ansia/somatizzazione, calo ponderale, disturbi cognitivi, variazioni diurne della sintomatologia, rallentamento depressivo, disturbo del sonno. Scores: <7 = assente; 8-17 = lieve; 18-24 = moderato; >25 = grave BDI, Beck Depression Inventory (Beck et al., 1961): strumento selfreport per la valutazione della gravità della depressione in soggetti già diagnosticati, composta da 21 items. Utile per il monitoraggio della varietà dell’intensità della sintomatologia depressive nel tempo, lo strumento consente di indagare la presenza di sentimenti di colpa e di inadeguatezza, diminuzione di energia, difficoltà di concentrazione, preoccupazioni somatiche e altri sintomi che corrispondono ai criteri elencati dal DSM IV. Scores: <19 = lieve; 2028 = moderato; >29 = grave TAS 20, Toronto Alexythymia Scale (Parker et al., 1993; Bagby et al., 1994): scala di autovalutazione attualmente più affidabile e più 14 ampiamente usata per la misurazione dell’alessitimia. È composta da 20 items con modalità di risposta su scala Likert a 5 intervalli, raggruppabili in 3 fattori: DIF (Difficulty Identifying Feelings) subscala che indaga la difficoltà a identificare i propri sentimenti e a distinguerli dalle sensazioni somatiche che accompagnano gli stati di attivazione emotiva; DDF (Difficulty Describing Feeling) difficoltà a descrivere i propri sentimenti; EOT (Externally Oriented Thinking) il pensare orientato esternamente inteso come grado di attenzione al proprio mondo interno, emozionale. Scores: <50 = assente; 51-60 =; >61 = alessitimico Questionario anamnestico ad hoc, per la valutazione degli health behaviors, attraverso la raccolta di informazioni quali sesso, età, stato civile, estrazione sociale, occupazione, patologie pregresse, abitudini comportamentali (caffè, tè, alcol, sigarette, esercizio fisico, ritmo sonno-veglia, alimentazione). Per la misurazione dei parametri immunitari: Citofluorimetro FACSCaliburTM (Becton Dickinson, Mountain View, CA, USA) per l’identificazione e la tipizzazione delle popolazioni linfocitarie. Il citofluorimetro a flusso è un particolare strumento che può rilevare la fluorescenza emessa da una singola cellula in sospensione e quindi determinare il numero delle cellule che esprimono la molecola a cui la sonda fluorescente si lega. 15 Sospensioni di cellule vengono incubate con sonde fluorescenti, generalmente costituite da anticorpi specifici marcati con fluorocromi, e la qualità di sonda legata viene misurata facendo passare una alla volta le cellule in un raggio laser. Lo strumento utilizzato nella presente ricerca rileva fino a quattro segnali fluorescenti di diverso colore, ciascuno legato ad un diverso anticorpo o a una diversa sonda. Questa tecnica permette l’analisi simultanea dell’espressione di combinazioni diverse di molecole da parte di una cellula. Il citofluorimetro a flusso consente inoltre di misurare la proprietà della cellula di disperdere la luce anteriormente (forward scatter) e lateralmente (side scatter), parametri che riflettono rispettivamente le dimensioni cellulari e la struttura interna. L’analisi è stata effettuata su 1X104 cellule usando il software CellQuestTM (Becton Dickinson). Luminex (BIOPLEX ™ 200 system BIORAD), per la determinazione delle citochine. La tecnologia si basa su microsfere di polistirolo di 5.6 µm di diametro con una enorme superficie disponibile per legare l'anticorpo mediante un gruppo carbossilico. Ogni set di microsfere hanno un colore differente; tale colore viene usato come elemento di differenza tra due letture in fluorescenza (un doppio laser interno “legge” le microsfere che passano in un condotto). Ogni microsfera di colore differente è legata con un anticorpo specifico diretto contro l’analita che deve essere misurato. Quindi 16 vengono combinati ed iniettati nello strumento, dove i laser illuminano PE (phicoeritrina) sulla superficie di ogni microsfera. Sono usate 2500 microsfere per pozzetto e vengono analizzati 100 eventi. Protocollo marcatura citofluorimetro: Le sottopopolazioni linfocitarie sono state valute mediante differenti marcature con anticorpi monoclonali fluoresceinati di aliquote da 50 μl di sangue intero non coagulato (provette contenenti EDTA). I seguenti anticorpi sono stati combinati in base alle loro fluorescenze: - CD3FITC/TCR γδPE /CD8PEcy7/CD4APC (Linfociti T) - CD4FITC/ CD25PE (Treg) - CD19PE (Linfociti B) - CD3FITC/CD16PE/CD56PEcy5 (Linfociti NK ed NKT) - CD14PE (Monociti) - CD45RAFITC/CD62LPE/CD8PEcy7/CD4APC (Sottopopolazioni T) - IgDFITC/CD19PE/CD27APC (Sottopopolazioni B) Tutti gli anticorpi utilizzati sono della ditta BD-Pharmingen. 17 Tempi La presente ricerca ha carattere longitudinale. La durata dell’osservazione, per ciascun soggetto, è stata di numero mesi 6 dall’inizio del trattamento (psicoterapico e/o psicofarmacologico), attraverso valutazioni a cadenza trimestrale (T0, T1, T2). I pazienti reclutati mediante assessment iniziale, effettuato mediante colloquio clinico, raccolta anamnestica ed esame psichico, sono stati inseriti, a seconda del trattamento intrapreso (psicoterapico e/o psicofarmacologico) nei 3 gruppi cui è suddiviso il campione. T0: Valutazione Pre-Trattamento - Somministrazione test psicodiagnostici (Ham-D, BDI, TAS-20) - Esami ematochimici (ore 8 a.m. a digiuno) INIZIO TRATTAMENTO PSICOTERAPICO (soggetti I Gruppo) INIZIO TRATTAMENTO PSICOFARMACOLOGICO (soggetti II Gruppo) INIZIO TRATTAMENTO PSICOTERAPICO E PSICOFARMACOLOGICO (soggetti III Gruppo) T1: Valutazione durante il Trattamento (Mesi 3) - Somministrazione test psicodiagnostici (Ham-D, BDI, TAS-20) - Esami ematochimici 18 T2: Valutazione Post-Trattamento (Mesi 6) - Somministrazione test psicodiagnostici (Ham-D, BDI, TAS-20) - Esami ematochimici Procedure I pazienti, a digiuno, hanno effettuato prelievo ematico alle ore 8:00 presso il Dipartimento di Biomedicina Sperimentale e Neuroscienze cliniche. Due provette, una con tappo rosso (ASCIUTTA) per il siero (determinazione citochine) e una con tappo viola (EDTA) per il sangue intero non coagulato (determinazione delle popolazioni cellulari), sono state inviate all’U.O.C. di Immunologia ed Immunogenetica per l’identificazione e la tipizzazione delle popolazioni linfocitarie e la determinazione delle citochine. Dopo aver effettuato prelievo ematico, si è proceduto con la somministrazione della batteria testologica. 19 Analisi statistica Per la rilevazione delle variabili sopra descritte, oltre alle statistiche descrittive di base (distribuzione di frequenza, media, deviazione standard e tavole di contingenza), si è proceduto ad analisi correlazionali e confronti tra le medie usando l’ANOVA (One-way Analysis of Variance). I valori di p inferiore a 0,05 sono stati considerati significativi. È stato utilizzato il programma software statistico computerizzato SPSS versione 18. In particolare, in un primo momento sono stati confrontati i valori delle sottopopolazioni linfocitarie al T0 di 30 soggetti facenti parte del gruppo clinico con i valori di 30 soggetti sani facenti parte del gruppo di controllo, appaiati per genere ed età. Successivamente sono stati analizzati i valori delle variabili cliniche e immunologiche al T0, T1 e T2, attraverso confronti sia intraindividuali che tra gruppi relativamente al tipo di terapia intrapresa. 20 RISULTATI Caratteristiche socio-demografiche Il campione è composto da 40 soggetti (F = 30; M = 10) (F = 75%; M = 25%), di età compresa tra i 19 e i 59 anni, con un’età media di 43, 95 (d.s. = 12,75) [tab. 1; graf. 1]. Le donne hanno un’età compresa tra i 26 e i 59 anni (m = 43,97; d.s. = 10,48); l’età degli uomini, invece, va dai 19 ai 49 anni (m = 32; d.s. = 11, 78). In media, dunque, l’età delle donne è superiore a quella degli uomini [t=4,04 ; gdl=38; p=0,00] [tab. 2]. Per quanto riguarda lo stato civile, il 60% del campione è sposato. Il rimanente 40% è così distribuito: il 25% è celibe, il 10% divorziato, il 5% vedovo [graf. 2]. Ha figli il 67,5% dei soggetti. L’82,5% vive in famiglia, il 17,5% da solo [graf. 3]. Per quanto concerne l’istruzione, il 22,5% del campione possiede una laurea, il 37,5% un diploma di scuola media superiore, il 22,5% ha la licenza di scuola media inferiore e il 17,5% di scuola elementare [graf. 4]. Il 60% dei soggetti ha un’occupazione. 21 Health behaviors Il 25% dei soggetti non prende caffè, il 20% una tazzina, il 35% 2-3 tazzine al giorno, il 20% più di 3 [graf. 5]. Il 50% non fuma, il 20% fuma fino a 10 sigarette/die, il 17,5% fino a 20, il restante 12,5% ne fuma più di 20 [graf. 6]. Emerge una correlazione positiva tra consumo di caffè e fumo [p<0,01] [tab. 3]. L’85% dei soggetti non fa alcuna attività fisica [graf. 7]. Sono state riscontrate differenze significative nell’esercizio di attività fisica tra soggetti di sesso femminile e maschile, con gli uomini che fanno più spesso attività fisica delle donne [χ2 = 6,54; gdl = 1; p= 0,01] [tab. 4]. Il peso medio delle donne è di 68,83 (d.s. = 14,99) (range compreso tra i 46 e i 118 kg); quello degli uomini è di 77,67 (d.s. = 12,75) (range compreso tra i 48 e i 94 Kg). Per quanto riguarda le relazioni sociali, il 45% dei soggetti dichiara di non avere alcuna vita relazionale, il 50% di far parte di gruppi informali di amici e il 5% di gruppi formali (es. associazioni) [graf. 8]. Si evidenziano differenze significative nelle relazioni sociali tra soggetti di sesso femminile e maschile, con gli uomini che hanno più relazioni sociali delle donne [χ2 = 8,12; gdl = 1; p= 0,01] [tab. 5]. Il 25% dei soggetti percepisce di ricevere un supporto scarso, il 35% limitato, il 40% valido [graf. 9]. 22 Per quanto riguarda la qualità del sonno, il 27,5% del campione riferisce di dormire 6/7 ore consecutive, il 37,5% lamenta insonnia iniziale, il 32,5% insonnia centrale, il 2,5% insonnia tardiva [graf. 10]. Trattamento e drop out Per quanto riguarda il tipo di trattamento, il 32,5% dei soggetti pratica esclusivamente psicoterapia, il 30% fa esclusivamente farmacoterapia, il 37,5% trattamento integrato [graf. 11]. Tra le donne, il 26,7% fa psicoterapia, il 36,7% farmacoterapia e il 36,7% trattamento integrato. Tra gli uomini, il 50% fa psicoterapia, il 10% farmacoterapia, il 40% trattamento integrato. Relativamente ai drop out, dei 40 soggetti reclutati, il 62,5% è arrivato al T2 (il 22,5% si è fermato al T0, il 15% è arrivato al T1). In particolare, il drop out degli uomini è del 10% (ovvero solo 1 su 10 soggetti reclutati non prosegue il trattamento); tra le donne, invece, si registra il 46,7% di drop out. Tale differenza è significativa [χ2 = 4,30; gdl = 1; p= 0,04] [graf. 12; tab. 6]. Ancora, rispetto ai tre differenti tipi di trattamento, si registra il 23,1% di drop out nel sottogruppo che fa solo psicoterapia, il 58,3% nel sottogruppo che effettua solo farmacoterapia, il 23,3% nel sottogruppo di trattamento integrato. Tale differenza è significativa a livello di trend [χ2 = 3,17; gdl = 1; p= 0,07] [graf. 13; tab. 7]. 23 Scale cliniche Ham-D: Nei 40 soggetti, al T0, il punteggio medio alla Ham-D è di 20,10 (d.s.= 6,364), ovvero si registra una depressione di grado moderato. Al T1, su 30 soggetti, la media è di 13,41 (d.s. = 7,104) (depressione di grado lieve). Al T2, su 25 soggetti, la media si abbassa ulteriormente, mantenendosi tuttavia all’interno dello stesso range, a 12,75 (d.s. = 9,023) (depressione di grado lieve) [tab. 8]. Nei sottogruppi relativi ai differenti trattamenti, troviamo: Nel I Gruppo (psicoterapia) la media al T0 della Ham-D è di 17,85 (d.s. = 5,786) (grado lieve). Nel II Gruppo (farmacoterapia) la media al T0 della Ham-D è di 21,50 (d.s. = 6,948) (grado moderato). Nel III Gruppo (integrato) la media al T0 della Ham-D è di 20,93 (d.s. = 6,250) (grado moderato) [tab. 9]. Per quanto riguarda l’andamento della sintomatologia depressiva, se consideriamo i soggetti che arrivano al T2 (N = 25), l’Ham-D fa registrare un decremento significativo del punteggio. In particolare la media del punteggio si abbassa progressivamente dal T0 al T2 (- 6,65) (T0 = m: 19,40, d.s.: 7,100; T1 = m: 13,17, d.s.: 7,614; T2 = m: 12,75, d.s.: 9,023). [t = 2,90; gdl = 23; p = 0,01] [graf. 14, 15, 16; tab. 10]. In particolare, dal T0 al T2 si osserva una riduzione di 7,9 punti nel sottogruppo di soggetti che pratica psicoterapia, un aumento di 0,40 nel 24 sottogruppo che fa farmacoterapia, e una riduzione di 9,01 nel sottogruppo in trattamento integrato. BDI: Nei 40 soggetti, al T0, il punteggio medio al BDI è di 30,18 (d.s. = 12,004), ovvero, la sintomatologia soggettivamente percepita dai pazienti risulta di grado grave. Al T1, su 30 soggetti, la media è di 20,87 (d.s. = 14,244) (grado moderato). Al T2, su 25 soggetti 20,08 (d.s. = 13,778) (grado moderato) [tab. 11]. Nei sottogruppi relativi ai differenti trattamenti, troviamo: Nel I Gruppo (psicoterapia) la media al T0 del BDI è di 21,92 (d.s. = 8,846) (grado moderato). Nel II Gruppo (farmacoterapia) la media al T0 del BDI è di 39,42 (d.s. = 9,130) (grado grave). Nel III Gruppo (integrato) la media al T0 del BDI è di 29,93 (d.s. = 11,504) (grado grave) [tab. 12]. Nei 25 soggetti testati fino al T2, si registra un decremento significativo dei punteggi dal T0 al T2 (- 8,88) (T0: m = 28,96, d.s. =12,94; T1: m = 21,64, d.s.= 13,79; T2: m = 20,08, d.s. =13,77 [t = 2,11; gdl = 23; p = 0,05] [graf. 17, 18, 19; tab. 13]. In particolare, dal T0 al T2 si registra un decremento dei punteggi nel sottogruppo che pratica psicoterapia (-6,4 punti), un decremento nel sottogruppo che fa farmacoterapia (-7,2) e un decremento nel sottogruppo in trattamento integrato (-12,2). 25 Tas-20: Nei 40 soggetti, al T0, il punteggio medio alla TAS-20 è di 58,75 (d.s. = 11,261), ovvero i soggetti si collocano nel cluster bordeline. Al T1, su 30 soggetti, la media è 56,53 (d.s. = 12,849) (bordeline). Al T2, su 25 soggetti la media è 51,01(d.s. = 13,503) (bordeline) [tab. 14]. Nei sottogruppi relativi ai differenti trattamenti, troviamo: Nel I Gruppo (psicoterapia) la media al T0 della TAS è di 54,15 (d.s. = 9,728) (borderline). Nel II Gruppo (farmacoterapia) la media al T0 della TAS è di 61,17 (d.s. = 9,034) (alessitimia). Nel III Gruppo (integrato) la media al T0 della TAS è di 60,80 (d.s. = 13,375) (borderline) [tab. 15]. Nei 25 soggetti che completano l’osservazione, si registra un lieve decremento del punteggio dal T0 al T2 (-4,24) (T0: m = 55,32, d.s. = 9,57; T1: m = 55,76, d.s. = 13,18; T2: m = 51,08, d.s. = 13,50). Tale differenza non è significativa [p = ns] [graf. 20, 21, 22; tab. 16]. Per quanto riguarda la variazione del punteggio dal T0 al T2 nei tre tipi di trattamento, si registra una riduzione del punteggio nel sottogruppo in psicoterapia (-3,6), una riduzione nel sottogruppo in farmacoterapia (-2,6) e una riduzione nel sottogruppo in trattamento integrato (-5,7). 26 Parametri immunologici Confronto sottopopolazioni linfocitarie tra gruppo clinico e gruppo di controllo Per quanto riguarda il confronto delle sottopopolazioni linfocitarie tra i 30 soggetti depressi del gruppo clinico e i 30 soggetti sani del gruppo di controllo, si evidenzia una riduzione significativa sia in percentuale che in valore assoluto delle cellule Natural Killer (CD3-CD16+CD56+) [Percentuale: p = 0,0002; Valore Assoluto: p = 0,0002] e dei linfociti Tγδ (CD3+TCR γδ+) [Percentuale: p = 0,009; Valore Assoluto: p = 0,05] nel gruppo clinico rispetto al gruppo di controllo. Nel gruppo clinico emerge, inoltre, un aumento significativo del numero in percentuale dei linfociti T CD4 helper (CD3- CD4+) [Percentuale: p = 0,02] [tab. 17]. Non si osservano differenze significative per le altre sottopopolazioni T linfocitarie. Per ciò che concerne le sottopopolazioni B linfocitarie, lo studio ha messo in evidenza che i soggetti depressi presentano un profilo paragonabile a quello dei controlli; non vi sono infatti differenze significative nel numero dei linfociti IgD+CD27-, IgD+CD27+, IgD-CD27- tra i due gruppi. Emerge, altresì, una riduzione significativa in percentuale dei linfociti IgD-CD27+ nei soggetti depressi rispetto ai controlli [Percentuale: p = 0,01] [graf. 23]. 27 Confronto gruppo clinico: T0, T1 e T2 Per quanto riguarda il confronto dei parametri immunitari dal T0 al T2 nel campione totale dei soggetti che effettuano tutte le valutazioni (N = 25), l’analisi delle sottopopolazioni linfocitarie non mostra variazioni significative nel numero dalla fase di assessment al follow up a 6 mesi. In generale le statistiche descrittive mostrano un decremento sia in percentuale che in valore assoluto del numero delle varie sottopopolazioni linfocitarie (CD3+, CD3+CD4+, CD3+CD8+, linfociti Tγδ, Natural Killer, CD19+) [tab. 18]. Il decremento assume significatività statistica nel Test a una coda solo per quanto riguarda il valore assoluto dei linfociti Natural Killer [t = 1,52; gdl = 23; p = 0,07]. Per quanto concerne l’andamento dei parametri immunitari dal T0 al T2 nei tre sottogruppi suddivisi in relazione al trattamento (I Gruppo: psicoterapia; II Gruppo: farmacoterapia; III Gruppo: integrato), al fine di verificare eventuali effetti specifici delle forme di trattamento indagate sulle misurazioni immunitarie, si è proceduto al calcolo delle differenze assolute dei punteggi ottenuti dai soggetti nelle rilevazioni T0 e T2 per tutte le variabili indagate nello studio e si è proceduto ad una analisi della varianza relativa alle medie delle differenze tra i suddetti punteggi in relazione al trattamento prescelto. I risultati dello studio sono di seguito illustrati; non sono state riscontrate differenze significative per nessuna delle variabili indagate. Tuttavia 28 vengono riportati i principali SCREE PLOT relativi alle medie delle suddette differenze poiché l’assenza di significatività statistica per alcune di queste variabili può derivare dalla ridotta ampiezza campionaria dei sottogruppi di popolazione trattata. Linfociti Si osserva un aumento non significativo dei linfociti solo nei soggetti che praticano farmacoterapia (II Gruppo) (M = 140,0; d.s. = 1036,7). I sottogruppi che effettuano psicoterapia (M = -132,5; d.s. = 375,2) e trattamento integrato (M = -25; d.s. = 378,1) fanno registrare, invece, una riduzione della popolazione totale dei linfociti [graf. 24; tab. 19]. Linfociti T helper (CD3+CD4+) Si osserva una diminuzione in percentuale e in valore assoluto dei Linfociti T helper (CD3+CD4+) nei soggetti che praticano psicoterapia (I Gruppo). I Gruppo (psicoterapia): percentuale: M = -2,92; d.s. = 6,85; v. assoluto: M = 235,14; d.s. = 292,03. II Gruppo (farmacoterapia): percentuale: M =-,90; d.s. = 5,61; v. assoluto: M = 48,80; d.s. = 461,01. III Gruppo (integrato): percentuale: M = 4,84; d.s. = 17,51; v. assoluto: M = 22,44; d.s. =759,35 [graf. 25, 26; tab. 20,21]. 29 Linfociti Tγδ Si osserva una riduzione del valore assoluto dei linfociti Tγδ nei soggetti in psicoterapia (M = -11,28; d.s. =45,14) e trattamento integrato (M = -41,22; d.s. = 90,66). Si registra un aumento solo nei soggetti che praticano farmacoterapia (M = 11,80; d.s. =37,18) [graf. 27; tab. 22]. Natural Killer Si osserva un incremento in percentuale e in valore assoluto di linfociti Natural Killer solo nei soggetti che praticano farmacoterapia (II Gruppo). I Gruppo (psicoterapia): percentuale: M = -1,87; d.s. = 7,01; v. assoluto: M = 94,85; d.s. = 158,16. II Gruppo (farmacoterapia): percentuale: M = 2,50; d.s. = 2,67; v. assoluto: M = 47,80; d.s. = 77,30. III Gruppo (integrato): percentuale: M = -3,26; d.s. = 5,58; v. assoluto: M = 91,22; d.s. = 182,98 [graf. 28, 29; tab. 23, 24]. Citochine sieriche L’osservazione delle concentrazione sierica delle citochine non consente di osservare alcuna modificazione significativa nei tre tipi di trattamento dal T0 al T2, né emergono valori al di fuori dei range di normalità. La mancata osservazione di variazioni statisticamente significative può essere verosimilmente attribuita sia alla scarsa numerosità del campione, 30 sia al follow up, probabilmente troppo breve per rilevare modificazioni dei parametri osservati. Si evidenzia, invece, una diversa risposta di alcune classi di citochine, in termini di numero di molecole circolanti, ai differenti trattamenti. Il confronto delle modificazioni dal T0 al T2 tra i soggetti che praticano psicoterapia e quelli che praticano farmacoterapia mostra infatti un maggiore aumento, statisticamente significativo, delle chemochine MIP-1a [p = 0,02] e MIP-1b [p = 0,02] e dei fattori di crescita VEGF [p = 0,02] e PDGF-bb [p = 0,01] in questi ultimi [graf. 30, 31, 32, 33]. Correlazioni Sono state evidenziate correlazioni statisticamente significative tra le diverse variabili prese in esame dal presente studio [tab. 25]. In particolare, si osservano correlazioni tra abitudini di vita, sintomatologia depressiva e funzionalità immunitaria, di seguito riportate. Emerge una correlazione positiva tra il consumo di caffè e il fumo [p<0,01]. L’utilizzo di caffè, inoltre, correla positivamente con i punteggi ottenuti al BDI [p<0,05], quasi ad indicare la funzione di auto medicamento della caffeina nei soggetti che percepiscono una più intensa sintomatologia depressiva. Il supporto percepito correla positivamente con la qualità del sonno [p<0,05] e le relazioni [p<0,01]. 31 Il fumo correla positivamente con i linfociti CD3+ [% = p<0,01; V.A. = p<0,05]. Le relazioni correlano negativamente con i CD4+ [% p<0,05] e positivamente con le cellule Natural Killer [% p<0,05]. Ovvero, i soggetti che riferiscono di avere buone e frequenti relazioni sociali sembrerebbero presentare un profilo immunitario caratterizzato da un più basso numero di CD4+ e un più alto numero di cellule Natural Killer. I punteggi alla Ham-D correlano positivamente con i punteggi al BDI [p<0,01], pertanto, una più severa sintomatologia osservata dal clinico sembra essere adeguatamente percepita, in termini di gravità, anche dal soggetto. L’Ham-D correla anche con la Tas-20 [p<0,01], ovvero, più è grave la manifestazione depressiva, più i soggetti mostrano difficoltà di gestione della sfera emozionale. Il BDI mostra una correlazione positiva con i linfociti CD3+ [% p<0,05] e CD4+ [% p<0,05]. Allo stesso modo, la TAS-20 correla positivamente con i linfociti CD3+ [% p<0,01] e CD4+ [% p<0,01]. In altri termini, più è grave la sintomatologia soggettivamente vissuta, più è severa la dimensione alessitimica, maggiore è il numero di linfociti T CD3+ e CD4+ circolanti. Le Natural Killer correlano negativamente con i linfociti CD3+ [% = p<0,01] e i linfociti CD4+ [% = p<0,01], pur cui ad un aumento del numero 32 di linfociti dell’immunità innata corrisponde un decremento del numero dei linfociti dell’immunità acquisita e viceversa. Infine i linfociti Tγδ correlano positivamente con i CD3+ [V.A. = p<0,01], i CD4+ [% = p<0,05] e le cellule Natural Killer [% = p<0,05; V.A. = p<0,01]. 33 GRAFICI e TABELLE Caratteristiche socio-demografiche Graf. 1 - Genere Genere 100 80 75% 60 25% 40 20 0 Maschi Femmine Tab. 1 - Età media del campione N Minimo età 40 Validi (listwise) 40 Massimo 19 59 Media 43,95 Deviazione std. 12,754 Tab. 2 - Confronto età media uomini-donne N Minimo Massimo Media Deviazione std. Età Donne 30 26 59 43,97 10,48 Uomini 10 19 49 32 11,78 Validi (listwise) 40 t gdl p 4,04 38 0,00 34 Graf. 2 – Stato civile Stato civile 100 80 Sposato/convivente 60% 60 vedovo 40 celibe 25% 20 divorziato 10% 5% 0 Graf. 3 – Con chi vive Con chi vive 100 82,5% 80 60 40 17,5% 20 0 In famiglia Da solo Graf. 4 - Istruzione Istruzione 50 37,5% 40 30 20 10 Laurea 22,5% Scuola media sup. 22,5% 17,5% Scuola media inf. Licenza elementare 0 35 Health behaviors Graf. 5 - Caffè Caffè 40 30 35%5 mai 25% 20% 20 20% 1 tazzina 2-3 tazzine più di 3 tazzine 10 0 Graf. 6 - Fumo Fumo no; 50% 60% 50% 50% no 40% da 1 a 10 30% 20% 20% 17,5% da 11 a 20 12,5% più di venti 10% 0% Tab. 3 - Correlazione Caffè-Fumo Fumo Caffè Correlazione di Pearson Sig. (2code) ,614** ,000 N 40 ** La correlazione è significativa al livello 0,01 (2-code). 36 Graf. 7 – Attività fisica Attività fisica 90 85% 80 70 60 Assente 50 1-2 gg/settimana 40 3-4 gg/settimana 30 20 7,5% 7,5% 10 0 Tab. 4 - Tavola di contingenza genere * attività fisica attività fisica assente genere 1/2 gg alla 3/4 gg alla settimana settimana Totale maschio 6 2 2 10 femmina 28 1 1 30 34 3 3 40 Totale χ2 6,54 gdl p 1 0,01 Graf. 8 – Relazioni sociali Relazioni sociali 60 50 45% 50% 40 Assenti 30 Gruppi informali 20 Gruppi formali 10 5% 0 37 Tab. 5 - Tavola di contingenza genere * relazioni relazioni gruppi assente genere informali gruppi formali Totale maschio 2 6 2 10 femmina 16 14 0 30 18 20 2 40 Totale χ2 8,12 gdl p 1 0,01 Graf. 9 – Supporto sociale Supporto sociale 50 40% 40 30 35% Scarso 25% Limitato 20 Valido 10 0 Graf. 10 – Qualità del sonno Qualità del sonno 37,5% 40 32,5% 35 30 27,5% 6/7 ore consecutive 25 insonnia iniziale 20 insonnia centrale 15 insonnia tardiva 10 5 2,5% 0 38 Trattamento e drop out Graf. 11 – Trattamento Trattamento 37,5% 40 35 32,5% 30% 30 25 psicoterapia 20 farmacoterapia 15 integrato 10 5 0 Graf. 12 – Drop out * genere Drop out * genere 46,7% 50 40 30 20 10% 10 0 Uomini Donne Tab. 6 - Tavola di contingenza genere * rilevazione rilevazione 0 genere Totale 1 2 χ2 Totale maschio 1 0 9 10 femmina 8 6 16 30 9 6 25 40 4,30 gdl 1 p 0,04 39 Graf. 13 – Drop out * trattamento Drop out * trattamento 70 58,3% 60 50 psicoterapia 40 30 farmacoterapia 23,2% 23,1% integrato 20 10 0 Tab. 7 - Tavola di contingenza Drop out * trattamento rilevazione 0 terapia Totale 1 2 Totale psicoterapia 2 1 10 13 farmacoterapia 4 3 5 12 integrato 3 2 10 15 9 6 25 40 χ2 3,17 gdl 1 p 0.07 40 Scale cliniche Hamilton Depression Rating Scale Tab. 8 - Ham-D (campione totale) T0 T1 T2 MEDIA ± DS MEDIA ± DS MEDIA ± DS 20,10 ± 6,364 (grado moderato) N. 40 13,41 ± 7,104 (grado lieve) N. 30 12,75 ± 9,023 (grado lieve) N. 25 Tab. 9 - Ham-D * Trattamento al T0 T0 Psicoterapia T0 Farmacoterapia T0 Integrato MEDIA ± DS MEDIA ± DS MEDIA ± DS 17,85 ± 5,786 (grado lieve) 21,50 ± 6,948 (grado moderato) 20,93 ± 6,250 (grado moderato) Tab. 10 - Ham-D (N. 25) T0 T1 T2 MEDIA ± DS MEDIA ± DS MEDIA ± DS 19,40 ± 7,100 (grado moderato) 13,17 ± 7,614 (grado lieve) 12,75 ± 9,023 (grado lieve) t gdl p 2,90 23 0,01 41 Graf. 14 – Ham-D Psicoterapia Ham-D Psicoterapia 20 17,85 15 9,95 10 5 0 T0 T2 Graf. 15 – Ham-D Farmacoterapia Ham-D Farmacoterapia 25 21,50 21,90 T0 T2 20 15 10 5 0 Graf. 16 – Ham-D Integrato Ham-D Integrato 25 20,93 20 15 11,92 10 5 0 T0 T2 42 Beck Depressione Inventory Tab. 11 - BDI (campione totale) T0 T1 T2 MEDIA ± DS MEDIA ± DS MEDIA ± DS 30,18 ± 12,004 (grado grave) N. 40 20,87 ± 14,244 (grado moderata) N. 30 20,08 ± 13,778 (grado moderato) N. 25 Tab. 12 - BDI * Trattamento al T0 T0 Psicoterapia T0 Farmacoterapia T0 Integrato MEDIA ± DS MEDIA ± DS MEDIA ± DS 21,92 ± 8,846 (grado moderato) 39,42 ± 9,130 (grado grave) 29,93 ± 11,504 (grado grave) Tab. 13 - BDI (N. 25) T0 T1 T2 MEDIA ± DS MEDIA ± DS MEDIA ± DS 28,96 ± 12,94 (grado grave) 21,64 ± 13,79 (grado moderato) 20,08 ± 13,77 (grado moderato) t gdl p 2,11 23 0,05 43 Graf. 17 – BDI Psicoterapia BDI Psicoterapia 25 21,92 20 15,52 15 10 5 0 T0 T2 Graf. 18 – BDI Farmacoterapia BDI Farmacoterapia 40 35 30 25 20 15 10 5 0 39,42 32,22 T0 T2 Graf. 19 – BDI Integrato BDI Integrato 30 29,93 25 17,73 20 15 10 5 0 T0 T2 44 Toronto Alexythymia Scale Tab. 14 - TAS-20 (campione totale) T0 T1 T2 MEDIA ± DS MEDIA ± DS MEDIA ± DS 58,75 ± 11,261 (borderline) N. 40 56,53 ± 12,849 (borderline) N. 30 51,01 ± 13,503 (borderline) N. 25 Tab. 15 - TAS-20 * Trattamento al T0 T0 Psicoterapia T0 Farmacoterapia T0 Integrato MEDIA ± DS MEDIA ± DS MEDIA ± DS 54,15 ± 9,728 (bordeline) 61,17 ± 9,034 (alessitimia) 60,80 ± 13,375 (borderline) Tab. 16 - TAS-20 (N. 25) T0 T1 T2 MEDIA ± DS MEDIA ± DS MEDIA ± DS 55,32 ± 9,57 (grado grave) 55,76 ± 13,18 (grado moderato) 51,08 ± 13,50 (grado moderato) t gdl p n.s. 45 Graf. 20 – TAS-20 Psicoterapia TAS-20 Psicoterapia 60 54,15 50,55 50 40 30 20 10 0 T0 T2 Graf. 21 – TAS-20 Farmacoterapia TAS-20 Farmacoterapia 70 60 50 40 30 20 10 0 61,17 58,57 T0 T2 Graf. 22 – TAS-20 Integrato TAS-20 Integrato 70 60 50 40 30 20 10 0 60,80 T0 55,1 T2 46 Parametri immunologici Confronto sottopopolazioni linfocitarie tra gruppo clinico e gruppo di controllo Tab. 17 – Sottopopolazioni linfocitarie Sottopopolazioni linfocitarie CD3+ CD3+ CD4+ CD3+ CD8+ CD3- CD16+ CD56+ CD19+ LINFOCITI γδ Pazienti n.30 (Età 20-60) MEDIA±DS Valore % assoluto Controlli n.30 (Età 20-59) MEDIA±DS % Valore assoluto 67,8±2,2 1549±106 Cellule/μl 44,4±1,8 1167±85 Cellule/μl 20,4±1,2 785±84,5 Cellule/μl 9,5±0,8 203±17,2 Cellule/μl 8,5±0,7 204±29,6 Cellule/μl 3,3±0,4 77±11,5 Cellule/μl 71±1,4 P (%) P (V.A.) 1492±75,6 n.s n.s. Cellule/μl 0,02 969±63,5 n.s. Cellule/μl 700±20,7 n.s n.s. Cellule/μl 335,7±30,2 0,0002 0,0002 Cellule/μl 176,2±15,3 n.s. n.s. Cellule/μl 128,6±27,8 0,009 0.05 Cellule/μl 39±1,3 22,8±1,3 15,5±2,8 8,1±0,4 6±1 Graf. 23 – Sottopopolazioni B Linfocitarie + % IgD CD27 - + % IgD CD27 80 60 PAZIENTI 40 CONTROLLI 20 0 30 25 20 15 10 5 0 PAZIENTI CONTROLLI 1 1 - % IgD CD27 30 25 20 15 10 5 0 + + - % IgD CD27 * 8 PAZIENTI 6 CONTROLLI 4 - PAZIENTI CONTROLLI 2 1 0 1 47 Confronto gruppo clinico: T0, T1 e T2 Tab. 18 – Sottopopolazioni linfocitarie * Trattamento (T0, T1 e T2) Psicoterapia Sottopopolazioni linfocitarie per trattamento T0 T1 T2 % Media ± DS CD3 CD4+ Trattamento integrato Farmacoterapia T0 T1 T2 % Media ± DS T0 T1 T2 % Media ± DS 67,3 ±11,6 69,1 57,4 74 73,4 71,7 62,5 72,1 ± 11 ±17,6 ±10,2 ±8,7 ± 12 ±19,4 ±12,9 67,2 ± 5,4 43,7 ± 9,1 40,4 35 49,4 50,6 48,2 39 47,9 ±6,1 ±10,5 ±11,1 ±7,6 ± 11 ±11,8 ±10,6 43,5 ± 8,1 CD8+ 20,4 ± 6,5 26 ±7 19,2 ± 7,8 21,9 ± 9,4 20,8 20,2 ±7,4 ±3,8 19,5 ±8 21,2 ± 5,9 22,2 ± 6,3 Linfociti γδ 3 ±0,4 3,2 ±0,6 3 ±0,6 2,8 ±0,6 2 3,2 ±0,4 ±0,2 4 ±1 3,5 ±0,8 2,4 ±0,8 9,1 ± 1,2 10 ±1,1 7,9 ± 1,8 5,7 9,3 ±0,8 ±1,3 13,4 ± 1,8 10,3 ± 2,8 9,7 ± 2,1 10 ±1 7,3 ±0,7 6,1 ± 0,9 5,3 ±1 7,5 ± 1,5 6 ± 1,1 6,8 ± 0,7 NK B 5,9 ± 0,9 6,5 ± 1,2 4,5 ±0,6 48 SCREE PLOT Graf. 24 – Linfociti Tab. 19 – Linfociti Psicoterapia Media ± DS -132,5 ± 375,2 Farmacoterapia Media ± DS 140 ± 1036,7 Integrato Media ± DS -25 ± 378,1 Graf. 25 – Linfociti T helper (CD3+CD4+) – valore percentuale Tab. 20 – Linfociti T helper (CD3+CD4+) – valore percentuale Psicoterapia % Media ± DS -2,92 ± 6,85 Farmacoterapia % Media ± DS -,90 ± 5,61 Integrato % Media ± DS 4,84 ± 17,51 49 Graf. 26 – Linfociti T helper (CD3+CD4+) – valore assoluto Tab. 21 – Linfociti T helper (CD3+CD4+) – valore assoluto Psicoterapia V.A. Media ± DS -235,14 ± 292,03 Farmacoterapia V.A. Media ± DS 48,80 ± 461,01 Integrato V.A. Media ± DS 22,44 ± 759,35 Graf. 27 - Linfociti Tγδ Tab. 22 – Linfociti Tγδ - valore assoluto Psicoterapia V.A. Media ± DS -11,28 ± 45,14 Farmacoterapia V.A. Media ± DS 11,80 ± 37,18 Integrato V.A. Media ± DS 41,22 ± 90,66 50 Graf. 28 – Natural Killer – valore percentuale Tab. 23 – Natural Killer – valore percentuale Psicoterapia % Media ± DS -1,87 ± 7,01 Farmacoterapia % Media ± DS 2,50 ± 2,67 Integrato % Media ± DS -3,26 ± 5,58 Graf. 29 – Natural Killer – valore assoluto Tab. 24 – Natural Killer – valore assoluto Psicoterapia V.A. Media ± DS -94,85 ± 158,16 Farmacoterapia V.A. Media ± DS 47,80 ± 77,30 Integrato V.A. Media ± DS -91,22 ± 182,98 51 Citochine sieriche Graf. 30 – MIP-1a Graf. 31 – MIP-1b 52 Graf. 32 – PDGF-bb Graf. 33 – VEGF 53 Correlazioni Tab. 25 – Correlazioni variabili psicologiche e immunitarie Fumo Caffè Correlazione di Pearson ,614** BDI Caffè Correlazione di Pearson ,318* Fumo CD3+ % Correlazione di Pearson ,440** ,396* CD3+ V.A. Supporto ricevuto Qualità del Correlazione di Pearson ,365* Sig. (2code) N ,000 Sig. (2code) 40 N ,046 Sig. (2code) 40 N ,004 ,013 Sig. (2code) 40 N ,021 40 sonno Supporto ricevuto Relazioni ,509** BDI Ham-D CD3+ CD4+ Correlazione di Pearson Correlazione di Pearson Sig. (2code) N ,001 Sig. (2code) ,820** ,000 ,425* ,484* ,043 ,019 40 N 40 54 TAS-20 Correlazione di Pearson Sig. (2code) Ham-D ,588** ,003 BDI ,540** ,561** ,469* ,005 ,005 ,024 CD3+ CD4+ Relazioni CD4+ -,316* ,313* Natural Killer CD4+ CD3+ % V.A. Natural Killer CD3+ % CD4+ Tγδ Tγδ CD3+ CD4+ Tγδ Correlazione di Pearson V.A. Correlazione di Pearson ,765** ,847** Correlazione di Pearson Sig. (2code) 40 N ,047 ,049 Sig. (2code) 40 N ,000 ,000 Sig. (2code) -,540** ,000 -,538** ,374* ,000 ,018 Correlazione di Pearson N Sig. (2code) ,668** ,000 ,322* ,589** ,046 ,000 40 N 40 N 40 55 DISCUSSIONI E CONCLUSIONI Dalla disamina delle caratteristiche socio-demografiche del campione si osserva che questo risulta costituito per la maggior parte da donne (75%). La prevalenza del genere femminile è in linea con i dati presenti in letteratura, le cui indagini epidemiologiche riportano una frequenza doppia del disturbo depressivo nella donna rispetto all’uomo, verosimilmente correlata a fattori neuroendocrini e psicosociali (Altamura et al., 2006). La maggior parte del campione risulta coniugato (60%), vive con la propria famiglia (82,5%) e possiede un’occupazione (60%); pertanto, non si evidenzia la presenza di fattori di rischio, quali ad esempio separazione o perdita del coniuge, licenziamento o mancanza di occupazione, indicati solitamente come life events stressanti da cui possono originare quadri clinici a carattere depressivo. Tali dati spingerebbero dunque ad ipotizzare che anche in presenza di fattori protettivi (stabilità familiare e lavorativa), esistano altri fattori che possano giustificare l’insorgenza di una condizione depressiva. Gran parte del campione dichiara di non avere alcuna vita relazionale (45%) e tra i due sessi è la donna ad avere maggiori difficoltà d’interazione. In ogni caso, tra i soggetti che riferiscono di far parte di un gruppo formale o informale di amici, meno della metà dichiara di 56 percepire un valido supporto emotivo e sociale. In questo senso, dunque, sembrerebbe assumere grande importanza la percezione di un sostegno sociale supportivo, anche se la mancanza di relazioni affettive valide potrebbe essere interpretata in maniera non univoca o come una conseguenza della condizione depressiva o di tratti di personalità del depresso, oppure come concausa. Coerentemente con i dati noti in letteratura, secondo cui il disturbo depressivo sembra distribuirsi in genere con una frequenza leggermente maggiore nelle classi sociali più elevate, la maggior parte dei soggetti del nostro campione possiede un livello di istruzione medio-alto (il 37,5% ha un diploma di scuola superiore, il 22,5% ha conseguito il diploma di laurea). È necessario sottolineare, però, che un possibile “bias” rispetto alle caratteristiche socio demografiche del campione della presente ricerca è rappresentato dal fatto che l’utenza afferente all’U.O.C. di Psichiatria, A.O.U.P. “P. Giaccone” di Palermo, risulta in genere differente rispetto al tipo di utenza che afferisce di norma all’S.P.D.C. (Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura). Quest’ultimo, infatti, destinato anche alla presa in carico di pazienti più gravi che necessitano di trattamenti sanitari con ricovero in regime di degenza ospedaliera obbligatoria (T.S.O.), provvede all’assistenza di pazienti che versano in condizioni di emergenza, la maggior parte dei quali, provenienti da condizioni di abbandono, possiede un basso livello socio-culturale. Mentre i pazienti reclutati nel nostro 57 studio sono in genere soggetti che giungono all’osservazione a seguito di richiesta volontaria e consapevole, per i quali è possibile programmare ricoveri in regime di day hospital. Dall’analisi degli health behaviors si evidenzia che la maggior parte dei pazienti consuma abitualmente caffè (55% almeno 2-3 volte al giorno) e la metà del campione è rappresentato da soggetti fumatori. Il consumo di caffè e il fumo, come ci attendiamo, risultano inoltre abitudini associate, costituendo molto probabilmente una forma di “auto-medicamento”. L’85% dei soggetti non pratica alcuna attività sportiva e tra questi si osserva una prevalenza significativa di donne, per le quali, come più su detto, si registra anche un maggior grado di ritiro sociale. Pertanto sembrerebbe che gli uomini si mantengano maggiormente attivi dal punto di vista relazionale, conservando, rispetto alle donne, maggiori competenze sociali, e lo sport potrebbe rappresentare una buona occasione di interazione. Per quanto riguarda, invece, le alterazioni delle funzioni neurovegetative, tipiche della depressione, quali le turbe del sonno, solo una minoranza del campione riferisce di dormire 6/7 ore consecutivamente, mentre più del 70% dichiara una qualità del sonno disturbata, lamentando soprattutto insonnia iniziale o centrale. I soggetti risultano distribuiti equamente nei tre diversi gruppi di trattamento: psicoterapia (32,5%), farmacoterapia (30%), trattamento integrato (37,5%). 58 Tra le donne, una maggiore percentuale è sottoposta a farmacoterapia e trattamento integrato, invece tra gli uomini è maggiore la percentuale di soggetti sottoposta a psicoterapia e trattamento integrato. Un’altra differenza significativa tra i due sessi è relativa ai drop out. Solo il 10% di uomini non prosegue il trattamento, mentre la percentuale di drop out aumenta vertiginosamente nelle donne, sfiorando quasi il 50%. Alla luce di ciò, si potrebbe ipotizzare che sebbene le donne sembrino più propense rispetto agli uomini a chiedere aiuto e ad accedere alle cure del caso, senza timore di mostrare le proprie debolezze e fragilità, d’altra parte però si mostrano meno determinate nel portare a termine il percorso terapeutico intrapreso. In generale, relativamente ai drop out si osserva che la frequenza di abbandono della terapia risulta inversamente legata al tempo dell’osservazione (T1 e T2). Ovvero, il rischio di abbandonare la terapia è maggiore soprattutto nelle fasi iniziali, quando si intraprende il percorso terapeutico. Le ragioni possono essere molteplici: può essere dovuto a scarsa fiducia nel terapeuta o nell’efficacia del trattamento, scarsa motivazione, o, nel caso delle terapie farmacologiche, alla delusione relativa alle aspettative disattese di risultati immediati, considerata, nel caso dei farmaci antidepressivi, la lunga latenza di azione. A questo proposito, appare interessante notare come, rispetto ai tre tipi di trattamento, quello in cui si registra un maggiore abbandono della terapia è il sottogruppo che pratica farmacoterapia. In particolare, la percentuale 59 di drop out in quest’ultimo gruppo è 2.5 volte maggiore rispetto a quella osservata nel gruppo che fa solo psicoterapia e nel gruppo sottoposto a trattamento integrato. Tale dato, in linea con quanto emerge dalla letteratura, indicherebbe un maggior successo in termini di compliance della psicoterapia rispetto alla farmacoterapia. Gli interventi psicologici, infatti, consentono di costruire con il paziente depresso un’alleanza terapeutica più forte e riconoscono allo stesso un ruolo attivo nel percorso di cura. Ciò determinerebbe, pertanto, una migliore aderenza al trattamento. La maggiore percentuale di tassi di abbandono nel gruppo di pazienti sottoposto a farmacoterapia potrebbe riferirsi alla resistenza che spesso i pazienti mostrano nell’assumere gli psicofarmaci in assenza di un’adeguata relazione terapeutica. Questa, infatti, viene mediata dal farmaco, elemento che si interpone tra medico e paziente, ponendoli su due piani diversi. Di contro, il trattamento psicoterapeutico, garantendo una maggiore “vicinanza” (sia fisica che emotiva) al paziente, data la costanza degli incontri (sedute a cadenza settimanale), consente di seguire meglio l’evoluzione della sua condizione di malattia. Per quanto riguarda l’analisi dei risultati dei test clinici (Ham-D, BDI), in generale si osserva un significativo miglioramento sintomatologico dal T0 al T2 in tutti i soggetti. Appare importante evidenziare che il grado di depressione osservata dal clinico (Ham-D) e quello riferito dal paziente (BDI) non coincidono, ovvero la sintomatologia valutata dal paziente 60 risulta più grave rispetto a quella valutata dal clinico sia al T0 sia al T2. Ciò porterebbe ad ipotizzare la tendenza del paziente ad accentuare il vissuto soggettivo di malattia, percependo una maggiore gravità sintomatologica. I risultati mostrano, altresì, una migliore risposta al trattamento integrato. Anche questo dato è in linea con le evidenze scientifiche presenti in letteratura, che depongono per una migliore efficacia del trattamento combinato farmacologico e psicoterapico nella cura della depressione. Essi infatti agirebbero su sintomi bersaglio differenti, potenziando la loro azione: la farmacoterapia sarebbe più attiva sui sintomi vegetativi, sull’anedonia, sul rallentamento ideomotorio, mentre la psicoterapia agirebbe più sui sentimenti di inadeguatezza e di colpa, sulle problematiche interpersonali e sull’adattamento ambientale. Per quanto riguarda l’alessitimia, ovvero la capacità di gestione delle emozioni da parte dei soggetti, i risultati mostrano un lieve miglioramento T0 al T2. Anche in questo caso emerge una migliore efficacia del trattamento integrato. A differenza dei valori registrati nelle scale Ham-D e BDI, relativi alla sintomatologia depressiva, che evidenziano modificazioni statisticamente significative, i valori della TAS-20, relativi alla presenza di tratti alessitimici, sebbene mostrino un miglioramento, non fanno comunque registrare variazioni significative e si mantengono all’interno del cluster “borderline” (moderata presenza di alessitimia). Ciò potrebbe trovare una spiegazione se si considera che quello di alessitimia è un costrutto che fa 61 riferimento non a sintomi, ma a tratti di personalità più o meno stabili nel soggetto, pertanto una modificazione di questi richiederebbe tempi più lunghi di quelli valutati nel presente studio. Per quanto concerne la valutazione dei parametri immunitari, il confronto dei valori al T0 delle sottopopolazioni linfocitarie tra il gruppo clinico di soggetti depressi e il gruppo di controllo di soggetti sani, coerentemente con quanto riportato in letteratura, mostra una significativa riduzione di linfociti Natural Killer nei soggetti depressi. A questa si associa anche un decremento, statisticamente significativo, mai descritto, dei linfociti Tγδ. Tali dati confermerebbero le recenti ipotesi scientifiche di un deficit della componente innata del sistema immune nei soggetti affetti da depressione. Inoltre, l’aumento dei linfociti T helper (CD3+CD4+) suggerirebbe una modificazione della funzionalità del sistema immune specifico con possibile incremento della attività helper sulle risposte B. Ed ancora, la riduzione dei linfociti B terminalmente differenziati (IgD- CD27-) rappresenterebbe un ulteriore marker immunologico, il cui significato è al momento poco noto. L’indagine longitudinale, infine, ha permesso di osservare che, anche se in generale si assiste a modificazioni delle sottopopolazioni linfocitarie nelle 3 fasi del follow-up (T0, T1, T2), non vi sono differenze nei tre tipi di trattamenti dalle quali si può dedurre un preciso significato biologico di tali modificazioni. 62 In particolare, si osserva una riduzione dei linfociti T helper (CD3+ CD4+), con ripristino dei valori normali, nel sottogruppo di soggetti che pratica psicoterapia, risultato che, nonostante incoraggi l’ipotesi degli effetti degli interventi psicologici sui parametri biologici, necessita di ulteriori approfondimenti. Il dato più importante, tuttavia, riguarda ancora una volta i linfociti della risposta immune innata, cioè i linfociti Natural Killer e i linfociti Tγδ. Nei soggetti trattati con terapia farmacologica si assiste, dopo 6 mesi di followup, quindi dal T0 al T2, ad una normalizzazione dei valori di tali cellule: esse cioè aumentano e si assestano su valori paragonabili a quelli dei soggetti controllo. Tale risultato, oltre a mostrare l’efficacia dei farmaci antidepressivi (SSRI) nel regolare la funzionalità immunitaria, sembra confermare l’ipotesi pro-infiammatoria della depressione, che spiegherebbe la maggiore predisposizione dei soggetti affetti da depressione alle malattie infettive. In definitiva, alla luce di quanto emerso dal presente studio, in linea con le evidenze presenti in letteratura, è possibile concludere affermando l’importanza della psicoterapia nel trattamento della depressione. La sua efficacia si esprimerebbe in termini di maggiore compliance da parte dei pazienti, che favorirebbe un miglioramento clinico della sintomatologia depressiva. Risulta ancora da chiarire la sua azione sui parametri immunitari, sui quali, invece, sembrerebbero agire, attraverso un effetto modulatore, i farmaci. Per tali ragioni, appare auspicabile, nella pratica 63 clinica, associare, i due tipi di trattamento attraverso interventi combinati che, in un’ottica biopsicosociale, tengano in debito conto sia la dimensione biologica, sia quella psicologica nei disturbi depressivi. 64 BIBLIOGRAFIA Altamura A.C. et al., Disturbi dell’umore. In: Invernizzi G., Manuale di Psichiatria e Psicologia clinica, McGraw-Hill, Milano. American Psychiatric Association, DSM-IV-TR. Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, quarta edizione, text revision, Masson, Milano, 2001. Antoni M.H., et al., The influence of bio-behavioural factors on tumuor biology: pathways and mechanism, Nat. Rev. Cancer, 2006, 6:240-248. 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