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Piemonte dal Vivo, inserendo la Musica classica tra le sue
competenze, in aggiunta al Teatro e alla Danza, consente
un unico coordinamento delle attività e una più organica
programmazione culturale del territorio regionale, per una
significativa ottimizzazione delle risorse. Raccoglie l’eredità di
Piemonte in Musica, storico circuito dedicato al decentramento,
per proiettarsi in una nuova strategia di sviluppo della vita
musicale piemontese. Contribuisce a sostenere le realtà musicali,
i Comuni e le varie associazioni che operano capillarmente sul
territorio, oltre a fornire un supporto per la programmazione
inserendo tali elementi in un disegno strategico di sviluppo
culturale sul territorio. Assolve a molteplici funzioni: essere
veicolo di sensibilizzazione alla cultura; dialogare con un
pubblico vario e vasto unendo generazioni e ambiti sociali;
essere un percorso privilegiato per i giovani artisti che maturano
la loro professionalità nel rapporto con il palcoscenico.
con il patrocinio di
CITTÀ DI
CHIERI
Fondazione LIVE Piemonte dal Vivo
prossimo appuntamento
domenica 22 marzo, ore 17
Santuario della SS. Annunziata
Maria Perucka violino
Roman Perucki organo
musiche di:
Wieniawski, Hassler, Pachelbel, J. S. Bach, J.J. Bott,
Morandi, Corelli
e
M
usica
Spiritualità
VII edizione
organizzazione:
Comune di Chieri
Servizio Promozione del Territorio
ed Attività Culturali - tel. 011.9428.462
www.comune.chieri.to.it - www.turismochieri.it
Per ricevere le newsletter degli eventi invia mail a:
[email protected]
Margutti vs Monteverdi
Corale Roberto Goitre
Corrado Margutti direttore
direzione artistica:
Accademia dei Solinghi
Rita Peiretti
www.accademiadeisolinghi.it
si ringrazia la Confraternita della Misericordia
domenica 15 marzo 2015
Santuario della SS. Annunziata
Programma
Claudio Monteverdi (1567 – 1643)
Messa a 4 da cappella, SV 257
Kyrie, Gloria, Credo, Sanctus
Benedictus, Agnus Dei
Corrado Margutti (1974)
a: “Missa Lorca” per soli* e coro misto a
cappella
Kyrie Op. 60*, Credo Op. 65**,
Agnus Dei Op. 27*, Dona nobis pacem Op. 66
* Sestetto solistico monteverdiano: Marco
Bonino, Nicoletta Ciari, Luciano Fava, Donato
Liberatore, Karin Selva, Marcella Tessarin
** Cantus Firmus: Marco Bonino, Paolo
Cristina, Paolo Forsennati, Dario Ribechi,
Carlo Secchi
L’autore di queste note è al contempo direttore del concerto
e pure colui che ha composto la Missa Lorca, brano corale
suddiviso in sei numeri ognuno dei quali, tranne il Credo privo
del testo latino, porta al suo interno la compresenza di testo
latino liturgico e testo spagnolo tratto da differenti poesie del
poeta spagnolo Federico García Lorca.
Nell’avvicinarsi a Lorca e alla sua vicenda umana è facile scoprire
in lui un amore per la musica che andava oltre l’interesse
superficiale o la mera passione per il canto tradizionale. La
sua fanciullezza è stata accompagnata da uno studio attento
e puntuale della musica e solo motivi familiari hanno fatto si
che rinunciasse alla carriera musicale per orientarsi verso la
letteratura. Uno degli amici più vicini a Lorca fu Manuel de Falla
per cui Lorca compose una Oda. Essa risale agli anni 1929-30,
periodo in cui Lorca incontra il «linguaggio surreale e cerca di
conciliare tradizione ed avanguardia ».
Nello stesso periodo Lorca incontra una nuova realtà uscendo
dall’Andalusia; è il mondo degli Stati Uniti, da lui però subito
interpretato con una speciale chiave di lettura: «la scoperta
nell’animo dei neri di una fede, la scoperta di un loro innato
senso di purezza indipendente dalla massa capitalista e con
essa contrastante: perché credono, perché sperano, perché
cantano e hanno una squisita purezza religiosa che li salva da
tutte le pericolose angustie quotidiane». Accosto queste due
osservazioni per rilevare come ho visto delinearsi negli scritti
di Lorca il discorso spirituale che si aprì, con ogni probabilità,
tra lui e de Falla, il quale era di animo profondamente
religioso. Risulta pertanto possibile leggere partendo da una
prospettiva religiosa l’Oda al Santísimo Sacramento del Altar,
scritta per l’amico, come il canto religioso di un poeta che sa
dire: «Ho bisogno di tutta la gioia che Dio mi ha dato per non
soccombere davanti alla quantità di conflitti in cui ultimamente
mi dibatto». Dalle mie ricerche è emerso il profondo interesse
religioso di Lorca: uomo spagnolo a tutto tondo, che riassume
passioni e amori, atteggiamenti e dualità dell’animo spagnolo. La
Spagna è terra profondamente cristiana, ma anche fortemente
anticlericale: la storia ne parla, Lorca lo riassume. Trovo il
suo progressivo riagganciarsi alla fede della sua terra; vedo
emergere un interesse particolare per il rito della Santa Messa.
Un frammento di manoscritto senza titolo suggerisce che Lorca
ammirava la Messa come un paradigma strutturale che risulta
una via stilizzata di interpretazione delle emozioni profonde
«[...] una evocazione lontana in cui le cose sono stranamente
trasformate alla maniera della Messa, che evoca la passione di
Cristo per mezzo delle sue parole originali. Questa evocazione
avrebbe dovuto essere basata su lenti movimenti e visi immobili
[...] avrebbe dovuto essere la plastica algebra di un dramma di
passione e dolore». “Algebra” come metafora di stile. La stessa
frase ricorre nel sonetto a Manuel di Falla: «Pulita algebra di
cime serene. Disciplina e passione». Di qui è per me stato breve
il passo per giungere a dare voce musicale al suo pensiero, di
usare la sua poesia per comporre una Messa. Mi è quindi parsa
un’operazione legittima quella di avvicinarlo a un autore che si
colloca agli albori del canto polifonico: Claudio Monteverdi con
la sua Missa in illo tempore che ritorna in tutta la Missa Lorca e
la sua Messa a 4 da cappella, che si accosta alla Missa Lorca in
questo concerto.
Corrado Margutti
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