Cassone Adimari
Cassone Adimari
Autore Scheggia
Data 1450 circa
Tecnica tempera su tavola
Dimensioni 88,5×303 cm
Ubicazione Galleria dell'Accademia, Firenze
Dettagli
Il Cassone Adimari è un dipinto a tempera su tavola (88,5x303 cm) dello Scheggia, databile al 1450
circa e conservato nella Galleria dell'Accademia a Firenze.
Storia
Il titolo di Cassone Adimari è tradizionale, poiché in realtà si è poi scoperto che il pannello non
decorava un cassone ma un spalliera, viste le sue dimensioni anomale. Il collegamento con la
famiglia Adimari è dato dall'ambientazione della scena nuziale rappresentata, nel tratto
dell'attuale via de' Calzaiuoli che un tempo si chiamava Corso degli Adimari, per i numerosi
possedimenti della famiglia. Il matrimonio sarebbe stato quello Adimari-Ricasoli del 1420, anche
se considerazioni stilistiche rivelano una datazione non prima del 1450: ciò può essere legato a
una non coincidenza di datazione tra le nozze e l'opera, oppure può darsi che si tratti di un altro
matrimonio, magari quello Adimari-Martelli avvenuto più tardi.
Si è pervenuti all'attribuzione allo Scheggia, fratello di Masaccio, attraverso successivi passaggi,
individuando prima un "Maestro del Cassone Adimari" e poi identificandolo sulla base di affinità
stilistiche con l'autore dell'affresco firmato (oggi molto deteriorato) raffigurante il Martirio di san
Sebastiano dell'oratorio di San Lorenzo a San Giovanni Valdarno e il dipinto della Madonna col
Bambino e i santi Sebastiano, Maria Maddalena, Lazzaro e Marta a Fucecchio, per il quale Pudelko
aveva avanzato il nome di un generico "Maestro di Fucecchio". Fu Luciano Bellosi a proporre per
primo il nome dello Scheggia, oggi in genere accettato dalla critica. L'attribuzione di Roberto
Longhi al misterioso Lazzaro Vasari, citato da Giorgio Vasari nelle Vite, non ha riscosso invece
seguito.
Descrizione e stile]
Sullo sfondo di piazza del Duomo a Firenze si sta svolgendo uno sposalizio. Una lunga tenda tesa
tra una loggia e una casa, in quello che oggi è l'imbocco di via de' Calzaiuoli, permette il passaggio
coperto di una serie di coppie riccamente abbigliate, dalle silhouettes allungate e il passo
magicamente sospeso come nella tradizione del Gotico internazionale. Più salda si rivela invece la
costruzione prospettica, che rivela una celebre quanto rara veduta della Firenze dell'epoca: a
sinistra si riconosce il Battistero di San Giovanni, coperto per l'occasione da drappi, la Porta di Balla
(o Porta San Gallo?) e un pozzo al centro, il loggiato non più esistente di Santa Maria del Fiore. A
sinistra un gruppo di inservienti, di dimensioni più piccole secondo una convenzione della
tradizione medievale, si affanna entro un'abitazione a portare vivande, mentre su un palco si
trovano una serie di musici, tra cui due trombicini con le insegne del Comune di Firenze. Alcune
dame discutono amabilmente sedute, mentre a destra si vedono degli uomini nei tipici abiti della
ricca borghesia dell'epoca.
Grande attenzione è data alla resa dei costumi e dei tessuti preziosi, con un ricco uso di ori,
punzonature e altre tecniche usate per riprodurre la pregiate decorazioni, vero e proprio vanto dei
protagonisti. Più in lontananza, oltre le mura, si stende una sottile linea di paesaggio popolato di
montagnole e segni della presenza umana.
Bibliografia


G. Bonsanti, La galleria dell'Accademia, Firenze. Guida e catalogo completo, Firenze, 1990.
AA.VV., Galleria dell'Accademia, Giunti, Firenze 1999. ISBN 8809048806