TERAPIA COMPORTAMENTALE
I disturbi compulsivi
del gatto
di Debra F. Horwitz
DVM, Diplomate ACVB
Veterinary Behavior Consultations
St. Louis, Missouri
Traduzione di Cristina Osella
I
gatti manifestano comportamenti stereotipati, tra cui i più
diffusi sono la suzione della
lana, l’ingestione dei tessuti, la
toeletta esasperata e l’eccessiva rimozione del pelo, ma anche vocalizzazioni ed aggressività. Questi
comportamenti possono anche avere componenti “compulsive”.
La suzione della lana e l’ingestione dei tessuti sono osservati
più frequentemente nelle razze feline Orientali come Siamese e Burmese e l’autrice del presente articolo ha rilevato casi in incroci con
Birmani e Siamesi. Alcuni esperti
del settore ritengono che la suzione
della lana possa essere correlata
allo svezzamento precoce, basandosi sul fatto che i gattini allevati
in casa sono svezzati più precocemente rispetto a quelli in libertà1.
Altri hanno suggerito che questi
comportamenti siano disturbi ossessivo compulsivi2. Nei felini, anche l’eccessiva toeletta può rientrare in questa categoria. Quando
un comportamento è manifestato in
modo eccessivo, al di fuori del contesto ed in modo ripetitivo, si dovrebbe prendere in considerazione
un disturbo compulsivo o stereotipia. Questi comportamenti sono
spesso il risultato di un conflitto
tra due motivazioni che l’animale
può avere in determinate circostanze3. Successivamente il comportamento può generalizzare ad
altri contesti che determinano
un’alta reattività. La soglia di reattività per la manifestazione del
comportamento può abbassarsi con
il trascorrere del tempo. Sembra
che il turnover della dopamina sia
aumentato, ma non sono ancora
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stati determinati gli effetti specifici sulla serotonina, anche se sono
ipotizzati in base alla risposta al
trattamento con inibitori del riassorbimento della serotonina4. Ovviamente anche la componente genetica può essere un fattore presente in questi comportamenti.
La raccolta dell’anamnesi è
estremamente importante nei disturbi compulsivi. Si deve descrivere cosa accade nel corso dell’intera giornata, riportando in dettaglio le interazioni con il proprietario, l’alimentazione, i comportamenti eliminatori e le fasi di gioco.
Le informazioni dovrebbero includere una descrizione accurata del
comportamento così come quanto
tempo, nelle 24 ore, l’animale trascorre manifestando il comportamento indesiderato. Il proprietario
ritiene che il comportamento sia
legato ad un evento scatenante?
Può interromperlo dopo che è iniziato? Si devono approfondire l’esordio, la durata, lo sviluppo e le
caratteristiche attuali del comportamento. Si deve indagare circa i
trattamenti applicati, inclusi tutti
gli interventi clinici e farmacologici. Si deve appurare la risposta del
proprietario, come la punizione.
Può essere importante considerare
la linea di sangue, specialmente se
soggetti della stessa nidiata o altrimenti imparentati manifestano
condizioni simili.
Tutti gli animali che manifestano tali comportamenti devono essere sottoposti ad un esame fisico
completo, incluso un esame neurologico. Può essere opportuno eseguire un controllo metabolico, che
prevede emocromo con formula,
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funzionalità tiroidea e talora i titoli
delle malattie infettive (come Toxoplasmosi, FELV, FIP, FIV). Per i
disturbi legati alla toeletta, per la
diagnosi possono essere importanti
i risultati ottenuti con raschiati cutanei, culture, test per le allergie e
biopsia. Il controllo dietetico può
contribuire ad escludere le allergie
alimentari nei gatti che presentano
eccessi nella pulizia del corpo o
che si asportano il pelo.
Quando si trattano comportamenti che includono probabilmente componenti compulsive, la diagnosi differenziale contempla: noia,
comportamenti di richiesta d’attenzione, ansia generale, ansia da separazione, malattie infettive, disturbi neurologici come epilessia
psicomotoria, autostimolazione per
il rilascio di oppioidi endogeni, e
per la toeletta eccessiva, allergia.
Si cita spesso la noia, ma non
sempre può essere accertata. Spesso il termine è applicato ad animali che necessitano di maggior stimolazione a livello fisico o che sono animali molto attivi. Se la condizione non si riduce o cessa con
l’aumento dell’attività, della stimolazione e dei giocattoli, è probabile
che non sia la noia la causa del
problema.
Negli animali da compagnia si
verificano comportamenti di richiesta d’attenzione. Molti animali
imparano che se non riescono ad
ottenere l’attenzione che richiedono attraverso comportamenti riferibili ad un atteggiamento calmo e
tranquillo, possono raggiungere lo
scopo scegliendo altri comportamenti. Questi animali spesso seguono costantemente i proprietari,
insistono per avere attenzione ed
intraprenderanno il comportamento di richiesta d’attenzione quando
il proprietario è impegnato diversamente. Se il proprietario risponde tentando di distrarre l’animale,
questo fatto potrebbe essere in
realtà gratificante per l’animale,
dando come risultato la prosecuzione del comportamento stesso.
Anche se l’attenzione è lievemente
in chiave avversativa, alcuni animali la preferiranno all’essere
ignorati. Un modo per accertare se
il comportamento è una forma di ri-
chiesta d’attenzione, è di domandare se si verifica quando il proprietario si allontana o si addormenta. Spesso nei casi di richiesta
d’attenzione, il comportamento ha
fine quando il proprietario se ne va
o dorme. Se non si riesce a determinare cosa accade quando il proprietario si assenta, un modo per
valutare il comportamento dell’animale quando questi si allontana, è
di utilizzare una telecamera.
Se il comportamento è richiesta
d’attenzione, ignorare costantemente il comportamento e non
rinforzarlo dovrebbe far ridurre e/o
cessare il comportamento stesso.
Quando si utilizza l’estinzione come strumento per facilitare il cambiamento comportamentale, si dovrebbe avvertire i proprietari che
in genere il comportamento può
temporaneamente aumentare prima di ridursi in ciò che è noto con
il termine di extinction burst. In
molti disturbi compulsivi, il problema può essere multi-fattoriale e
ridurre l’attenzione per il comportamento può portare al miglioramento, ma non all’eliminazione,
dei comportamenti compulsivi.
L’ansia può essere una causa dei
problemi comportamentali riferibili a toeletta e masticazione/suzione
dei tessuti. Il termine alopecia psicogena è spesso utilizzato per designare i gatti che si toelettano eccessivamente5. Molti casi riferibili
alla Sindrome di Iperestesia Felina
possono essere in realtà disturbi
compulsivi. Talvolta il comportamento è in risposta ad uno stimolo
specifico che può essere identificato nell’anamnesi. Cause ricorrenti di ansia negli animali sono la
separazione dal proprietario, o un
cambiamento nell’interazione dovuto alla variazione dei programmi,
o a nuove situazioni sociali. L’ansia
può anche derivare dalla presenza
di altri animali fuori o dentro casa.
Il trattamento per i disturbi basati sull’ansia avviene attraverso il
controcondizionamento e la desensibilizzazione allo stimolo elicitante. Il controcondizionamento consiste nell’insegnare all’animale un
nuovo “incarico” da eseguire, incompatibile con il comportamento
indesiderato. Questo può essere un
comportamento legato al gioco, o
anche un esercizio d’abilità per un
premio in cibo. Quando l’animale
impara ad eseguire il compito assegnato, si presenta lo stimolo elicitante ad un livello molto basso.
Questa è la desensibilizzazione e
la finalità è di consentire all’animale di sperimentare gradatamente lo stimolo senza ansia. Spesso
per animali che si puliscono eccessivamente, può essere d’aiuto
l’aggiunta di oggetti vari nella ciotola della pappa, che creano maggiori difficoltà proprio nell’atto
stesso di trovare e di ingerire il cibo, e quindi prolungano i tempi
del comportamento ingestivo. Un
suggerimento pratico è di mettere
grosse pietre nella ciotola per aumentare il “lavoro” necessario ad
assumere l’alimento. Anche l’aggiunta di fibra alla dieta può giovare. Non è consigliabile intervenire sul leccamento con un contenimento fisico.
Per gli animali che masticano
e/o ingeriscono materiale, può essere necessario “confinarli” da
qualche parte per impedire l’ingestione di sostanze varie e quindi la
presenza di corpi estranei a livello
intestinale. Può essere una stanza
privata dei materiali che il gatto
mastica abitualmente o una grossa
gabbia per gatti con mensole e spazio per dormire, mangiare ed eliminare le deiezioni. Al gatto è consentito uscire sotto la sorveglianza
del proprietario. Una pettorina e
guinzaglio o una campanella sul
collare faciliteranno la sorveglianza sull’animale da parte dei proprietari. Il trattamento dovrebbe
anche cercare di determinare se
c’è qualche elemento di rinforzo ed
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eliminare l’attenzione per il comportamento inappropriato. Forse
un cambiamento nella dinamica
famigliare, chi dà da mangiare all’animale, chi lo spazzola, e nelle
fasi di gioco, può giovare. Tenere i
giocattoli in una cesta, cambiando
quelli a disposizione dell’animale
ogni giorno, può stimolare comportamenti alternativi. Per alcuni animali che masticano, l’aggiunta di
oggetti da masticare idonei allo
scopo, come ossa di pelle, sotto il
controllo dei proprietari può ridurre il desiderio di masticare oggetti
inappropriati. Un’altra alternativa
è di rendere in qualche modo sgradevoli i materiali oggetto della masticazione. Inoltre i proprietari dovrebbero cercare di normalizzare
gli orari e di programmare delle fasi di gioco, di alimentazione e di
interazione con il gatto.
Nel trattamento dei disturbi
compulsivi è generalmente necessario un intervento farmacologico
che sostenga la terapia comportamentale. Tutti i farmaci che sono
impiegati non sono approvati per
l’uso nei gatti e perciò costituiscono un uso farmacologico diverso
dal motivo per cui sono stati registrati (extra label). Allo stato attuale, non sono ancora disponibili
molti dati conclusivi sulla maggior
parte di questi farmaci, e le informazioni sono essenzialmente di tipo aneddotico. I veterinari dovrebbero conoscere accuratamente le
indicazioni e le controindicazioni
dei farmaci psicotropi. Un approccio farmacologico razionale richiede una diagnosi ed un piano terapeutico per scegliere l’agente terapeutico appropriato. La maggior
parte dei farmaci è metabolizzata a
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livello epatico o renale. Perciò, si
raccomanda di eseguire un controllo ematologico comprendente emocromo con formula e profilo biochimico, la valutazione della funzionalità tiroidea prima della somministrazione di farmaci psicotropi. Alcuni farmaci causano tachicardia e
dovrebbero essere utilizzati con
cautela negli animali anziani e un
ECG potrebbe essere utile. Si dovrebbe far firmare al proprietario
un consenso sottoforma di autorizzazione dopo che il cliente è stato
informato dei potenziali effetti collaterali. Per i disturbi compulsivi,
la terapia farmacologica può protrarsi per tutta la vita dell’animale.
I proprietari dovrebbero sempre
somministrare il farmaco quando
hanno la possibilità di monitorare
gli effetti collaterali e/o il cambiamento comportamentale.
I farmaci di comune impiego includono le benzodiazepine, gli antidepressivi triciclici, i progestinici ed il fenobarbitale.
Nel gatto le benzodiazepine (Valium®) sono state recentemente associate a reazioni di epatotossicità
e, nel caso, dovrebbero essere utilizzate con estrema prudenza6. In
passato il diazepam è stato utilizzato (1-2 mg/gatto ogni 12-24 ore).
L’amitriptilina HCl (Elavil®), un
inibitore della ricaptazione di serotonina, è stata utilizzata nei gatti
per il trattamento dei disturbi compulsivi. L’amitriptilina ha anche
un’azione anticolinergica ed effetti
antistaminici. Effetti collaterali comuni includono tachicardia, ritenzione urinaria, costipazione, atassia, disorientamento, depressione
ed inappetenza. In alcuni gatti può
essere opportuno valutare l’ECG.
Si osserva spesso sedazione a causa degli effetti antistaminici. Si
possono constatare risultati in 7-10
giorni o può trascorrere fino ad un
mese. Il dosaggio dell’amitriptilina
è di 2,5-10 mg/per gatto/die7, solitamente somministrato alla sera.
Sebbene i progestinici (Ovaban®) siano stati utilizzati in passato, gli effetti collaterali di questa
classe di farmaci sono numerosi e
la loro azione non specifica. Avendo a disposizione farmaci più validi e più specifici non sono racco-
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mandati come trattamento di prima
scelta.
Il fenobarbitale è stato impiegato con limitato successo se l’animale ha presentato convulsioni
psicomotorie. Per i disturbi compulsivi, possono essere efficaci soltanto sedando l’animale.
Il buspirone (Buspar®) è un farmaco ansiolitico che aumenta sia la
dopamina che la serotonina. Sembra
che abbia scarsi effetti collaterali,
ma si sono notati nei gatti aggressività, iperattività e sintomi gastroeneterici8. I dosaggi di buspirone comunemente utilizzati sono 2,5-5 mg/per
gatto PO ogni 8-12 ore9.
Vi sono poche informazioni sull’uso della clomipramina HCl (Anafranil®) nei gatti con disturbi compulsivi. La clomipramina è un antidepressivo triciclico che è più selettivo per la serotonina con minori effetti anti-colinergici ma che può interferire con la frequenza cardiaca.
Si consiglia la valutazione dell’ECG
prima della somministrazione, specialmente nei soggetti anziani o non
in perfette condizioni di salute.
Overall suggerisce una dose di 0,5
mg/kg PO ogni 24 ore9.
La fluoxetina (Prozac®) è stata
utilizzata nei cani per i disturbi
compulsivi e su scala ridotta nei
gatti. La fluoxetina è un inibitore
selettivo del riassorbimento della
serotonina senza effetti collaterali
noradrenergici. La dose è di 0,51,0 mg/kg Po ogni 24 ore4. Gli
SSRI possono richiedere fino ad un
mese per poter osservare gli effetti
comportamentali. La fluoxetina ha
un metabolita attivo con un’emivita lunga nei cani, e forse nei gatti,
portando a potenziali reazioni con
il procedere della terapia. È necessario un monitoraggio continuo degli individui per rilevare gli effetti
collaterali. Con un’emivita lunga,
il farmaco rimarrà nell’organismo
per tempi maggiori.
Quando si somministrano farmaci, può essere necessario attendere fino ad un mese per decidere
se sono utili. Bisogna convincere i
proprietari a tenere un diario della
frequenza del comportamento considerato e, se è il caso, delle dimensioni delle lesioni da leccamento. Questa informazione può
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essere utilizzata per stabilire il
grado di successo terapeutico. Si
dovrebbe avvisare i proprietari del
fatto che i risultati del trattamento
si rilevano con lentezza, con un declino graduale del comportamento
considerato. I farmaci dovrebbero
essere somministrati finché il comportamento non è sotto controllo, e
quindi ridurre gradatamente il dosaggio per vedere se i comportamenti si verificano nuovamente o
si incrementano. Se la somministrazione di farmaci prosegue per
molto tempo, gli animali dovrebbero essere controllati frequentemente (esame fisico ed indagini biochimiche) per rilevare eventuali effetti collaterali.
Questi casi possono essere frustranti e richiedere trattamenti a
lungo termine. Una diagnosi accurata faciliterà il successo terapeutico. La combinazione della terapia
comportamentale e l’uso razionale
del farmaco appropriato è spesso
in grado di tenere sotto controllo i
comportamenti compulsivi.
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means taking a thorough medical,
behavioral history, DVM Newsmagazine 1996; 27:11: 2S & 24S.