ACURADIASFOR ASSOCIAZIONE ITALIANA PER LA FORMAZIONE MANAGERIALE Il manager-imprenditore V « apidario commento di Repubblica al rapporto Eurispes e Uil-Pa "Outlet Italia": «I grandi marchi del Made in Italy non sono più italiani...». Un fenomeno a dir poco allarmante poiché, in soli 4 anni, 437 passaggi di proprietà hanno consegnato in mani straniere alcuni dei nostri più importanti gioielli di famiglia: Ducati, Baci Perugina, Lamborghini, Algida e molti altri. Marchi spesso svenduti dopo lunghe agonie per la difficoltà di reperire capitali, attivare partnership e proporsi sul mercato globale dei nostri geniali imprenditori italiani, maestri del prodotto ma non sempre dì strategie finanziarie, marketing, networking e sviluppo internazionale. Ci sono anche molti casi di successo: imprese che, nonostante la crisi mondiale, prosperano perché hanno saputo innovare, rinnovarsi e internazionalizzarsi. Cosa hanno in comune? Sono guidate o da un imprenditore illuminato, con doti manageriali, o da un manager strategico con una spiccata cultura imprenditoriale. Il successo degli imprenditori italiani all'estero è noto, ma si parla poco dei manager. Gli esperti di Michael Page dichiarano che anche i top manager italiani, oggi oltre 4.000, sono sempre più richiesti all'estero perché hanno un curriculum solido di studi ma, soprattutto, «caratteristiche prettamente italiane di flessibilità, creatività, innovazione e capacità di affrontare situazioni complesse»: doti, per l'appunto, imprenditoriali. Il top management del Louvre è italiano, come anche il Ceo di Rolex: la lista di manager italiani di cultura internazionale è lunga e prestigiosissima. Il manager italiano non ha dunque difficoltà a fare carriera nelle grandi multinazionali, è formato per capire e interagire con quella dimensione. Paradossalmente, è nella piccola e media impresa, tipicamente italiana, che sembrerebbe incontrare maggiori difficoltà. Difatti, quando si trova in una dimensione diversa, creativa e poco strutturata, non sempre sa come gestire la situazione. Un conto è fare il direttore d'orchestra con una partitura predefinita (organigramma, procedure, piano triennale) e orchestrali specializzati, ciascuno per la sua sezione (marketing, R & D , sicurezza, ict), tutt'altra cosa è avere a che fare con un solista geniale, l'imprenditore, e una manciata di fedeli accompagnatori, un complesso di jazz player, abituati a improvvisare e suonare strumenti diversi senza briefing e meeting e a occhi chiusi. Non è difficile capire anche l'imprenditore, che con grande sacrificio decide di inserire un manager nell'area amministrazione e finanza o in quella marketing/commerciale, magari che parli anche un po' di inglese. A livello teorico sa che per crescere deve strutturare la sua azienda, ma in pratica, fatica a farsi capire e ad affidarsi. In questo scontro culturale, tra imprenditore e manager, ci rimettiamo tutti: i giovani neolaureati che non trovano lavoro, i manager navigati che non riescono a ricollocarsi, gli imprenditori che spesso perdono tutto, il paese che, insieme ai marchi, perde un sapere e un saper fare unici; un patrimonio dì straordinaria creatività ed eccellenza che per secoli ha fatto dell'Italian way un modello di riferimento per il mondo. Importante è saper leggere lo scenario con oggettività e senza catastrofismi. Ciascuno, nel proprio ambito, ha la responsabilità di rimettersi in discussione e rinnovarsi. Nel mondo della formazione manageriale stiamo lavorando per un nuovo Rinascimento managerialeimprenditoriale: per un manager che sia anche imprenditore e un imprenditore che sia anche manager: The Entrepreneurial Global Managerl