CAPODANNO A TEATRO PALAMOSTRE
DI
UDINE
TERZA
EDIZIONE
TITANIC
31 dicembre ore 21:45
gennaio ore 16.30
01
Ritorna, per il terzo anno consecutivo, il tradizionale e
atteso appuntamento con il Capodanno a teatro di Anà-Thema
Teatro. Quest’anno con uno spettacolo d’eccezione: TITANIC. Il
31 dicembre alle ore 21:45 (ingresso €38 – ridotto under 14
€28) e in replica il 01 gennaio 2013 alle ore 16.30 (ingresso
€25 – ridotto under 14 €15) al Teatro PALAMOSTRE di Udine.
Sono trascorsi 100 anni dall’affondamento del Titanic, il
transatlantico più celebre al mondo e, Anà-Thema Teatro
sceglie di “ricordarlo” debuttando ad Udine, proprio con
TITANIC: uno spettacolo mai visto, un’incredibile messa in
scena che rievoca tutte le atmosfere di quella drammatica
vicenda attraverso la prosa, la musica dal vivo, la danza e
grazie alla presenza di oltre 40 attori sul palcoscenico. C’è
chi afferma che la causa principale dell’affondamento del
transatlantico più famoso del pianeta sia senz’altro da
attribuirsi all’arroganza dell’uomo che volle sfidare le forze
della natura, costruendo “una macchina più grande degli dei”
convincendosi di essere superiore a loro. In un’epoca di
grande ottimismo si credeva che la tecnologia potesse dominare
sulla natura. Dalla tragedia del Titanic l’uomo ne esce
profondamente ridimensionato nella sua lotta all’affermazione
ed al superamento continuo dei propri limiti ma, per il
regista Luca Ferri il genere umano ne guadagna comunque
qualcosa: il valore del rispetto per la natura e l’importanza
dell’umiltà degli uomini.
L’eroismo invisibile dei
macchinisti che continuarono, durante il disastro, dopo
l’impatto con l’iceberg, a lavorare nelle caldaie per
permettere l’erogazione di corrente elettrica su tutta la
nave; il profondo e commovente senso d’umanità dell’orchestra
che continuò a suonare fino all’ultimo. Tutto questo si
riassume in un solo concetto per il regista Luca Ferri:
“speranza”. La Speranza è dunque il pensiero che questa regia
vuole affiancare al nome del TITANIC, “Speranza” è anche
l’ultima parola della drammaturgia originale, ricreata
studiando le moltissime testimonianze, i testi storici,
poetici e di produzione degli attori durante il percorso di
prove. L’affondamento di questa nave è metafora di una società
fiduciosa nella sua evoluzione, che non si accorge della crisi
che la divora fin quando non crolla di fronte al primo piccolo
fallimento. L’immagine del Titanic non più come la fine di un
era ma come un nuovo inizio.
Codroipo 16
Prestige”,
dic.
“Varietà
CODROIPO – Un omaggio al teatro di varietà e al fascino di
un’epoca indimenticabile: è “Varietà Prestige”, spettacolo
dedicato ai bambini dai 4 anni in su della compagnia Teatro in
Trambusto, che domenica 16 dicembre alle 15 andrà in scena al
Teatro Benois-De Cecco nell’ambito della rassegna per le
famiglie Piccolipalchi, organizzata dall’ERT Ente Regionale
Teatrale e dall’amministrazione comunale.
Tra lustrini e
abiti di seta, grammofoni e oggetti retrò, lo spettacolo
intreccerà storie e musica, coinvolgendo il pubblico nel gioco
di battute tra la marionettista Francesca Zoccarato e le
splendide marionette a filo realizzate dell’artista ceco Jan
Ruzicka. L’appuntamento è abbinato al Filobus n. 75, un
progetto dell’AIB Associazione Italiana Biblioteche–sezione
FVG e della Cooperativa Damatrà, realizzato in collaborazione
con l’Associazione 0432, l’ERT e – per questo appuntamento –
le biblioteche di Teor e Castions di Strada. Un pullman molto
speciale, come il filobus n. 75 del celebre racconto di
Rodari, accompagnerà i bambini e i loro genitori in un viaggio
tra fantasia e realtà, che li condurrà a teatro. La partenza è
prevista alle è un progetto coordinato dalla Cooperativa
Damatrà, curato dall’Associazione 0432 in collaborazione con
l’Ente Regionale Teatrale del Friuli Venezia Giulia, la
Biblioteca comunale di Buttrio e la Biblioteca comunale di
Pradamanoè un progetto coordinato dalla Cooperativa Damatrà,
curato dall’Associazione 0432 in collaborazione con l’Ente
Regionale Teatrale del Friuli Venezia Giulia, la Biblioteca
comunale di Buttrio e la Biblioteca comunale di Pradamano.è un
progetto coordinato dalla Cooperativa Damatrà, curato
dall’Associazione 0432 in collaborazione con l’Ente Regionale
Teatrale del Friuli Venezia Giulia, la Biblioteca comunale di
Buttrio e la Biblioteca comunale di Pradamano.13.20 da Teor
(ritrovo alla Biblioteca comunale) per fare poi tappa a
Castions di Strada (ore 13.45 alla Biblioteca) e arrivare a
Codroipo per l’inizio dello spettacolo. Nel corso del viaggio
gli operatori coinvolgeranno i bambini con racconti, musica e
immagini invitandoli a scoprire attraverso i libri un mondo
diverso da quello che conoscono e in cui sono abituati a
vivere. Il rientro è previsto alle 17.10 a Teor e alle 17.40 a
Castions. La prenotazione per il servizio Filobus è
obbligatoria. Per ulteriori informazioni e prenotazioni
chiamare l’ERT ai numeri 0432.224211/14/26.
Il prezzo del biglietto è di 6 euro; sono previste
agevolazioni speciali per famiglie, insegnanti e abbonati alle
stagioni di prosa del Circuito ERT. Per il servizio del
Filobus, 2 euro in aggiunta al costo del biglietto.
Giunta alla settima edizione ed organizzata grazie alla
sinergia di 16 Comuni della regione, del LaREA Laboratorio
Regionale di Educazione Ambientale dell’ARPA FVG, della
Comunità collinare del Friuli e al sostegno di Regione,
Provincia di Udine e Fondazione CRUP, Piccolipalchi 2012/13
propone 35 appuntamenti complessivi in cartellone tra novembre
e marzo su tutto il territorio regionale. Per il calendario
completo e approfondimenti sugli spettacoli visitare il sito
www.ertfvg.it. Per ulteriori info chiamare l’ERT allo
0432.224211.
Comune di Pordenone Natale in
città Venerdì 14 dicembre
Prosegue a PArCo2 Spazi espositivi via Bertossi la mostra
Aftermath, dedicata ai paesaggi esterni e interiori dei paesi
della ex Jugoslavia attraverso scatti d’autore e proseguono
anche i percorsi culturali a cura di Amici di PArCo, condotti
dal critico d’arte Angelo Bertani. L’appuntamento, venerdì
alle 18, vuole favorire un’ analisi pluriprospettica, storica
e culturale, oltre che estetica. Un’occasione per riflettere
attraverso l’arte su un pezzo di storia che ci riguarda molto
da vicino e sulle sue conseguenze, evidenti o meno evidenti
sul paesaggio umano e naturale. Segni lasciati nelle persone,
nell’ambiente nelle città, che gli artisti dei paesi balcanici
hanno saputo cogliere, chi con disincanto, chi con malinconia,
chi con poesia, chi con spietata lucidità, chi con ironia.
Segni del passato, ma anche di un nuovo tempo incarnatosi nel
presente. L’ingresso è libero, info: [email protected],
346 /9555265.Per il Natale in Città del Comune di Pordenone
proseguono i Concerti nelle Chiese dei quartieri della città.
Protagonista venerdì 14 dicembre alle 20.45 nella Chiesa delle
Grazie, sarà il Coro Polifonico “Città di Pordenone” diretto
dal maestro Mario Scaramucci, che proporrà un nuovo programma.
Verranno eseguiti il Magnificat di Domenico Cimarosa, San
Gloria di Peter van Dijk, e i brani organistici di
Charpentier, Prèlude (dal Te Deum); Sweelinck, Allein Gott in
der Hoeh’ sei Ehr’ (Gloria in Excelsis); Bach, Fuga sopra il
Magnificat. Di particolare interesse è il San Gloria di Peter
Louis van Dijk, autore dalla carriera musicale molto varia:
compositore, esecutore, insegnante e bigliettaio, attivo in
radio e televisione. Scrisse la sua prima opera nel 1973, e
una seconda, in Afrikaans, due anni più tardi. Il brano scelto
è un lavoro molto originale e d’effetto, per coro, organo e
orchestra da camera, basato su temi dei San boscimani e
riflette l’incontro tra la cultura africana e quella europea.
Il Coro “Città di Pordenone” ha studiato questo brano
nell’atelier del maestro Tim Brown all’Europa Cantat 2012 a
Torino eseguendolo nell’Auditorium della Rai a Torino.
Domenica 16 dicembre (ore 17.00) nel Duomo di Roveredo in
Piano, il Coro Polifonico “Città di Pordenone”, si esibirà
insieme agli allievi dell’associazione musicale Takam,
eseguendo il San Gloria e altri brani natalizi, tradizionali
ed etnici. Ingresso libero.
“UN
CANTO
DI
NATALE”.
Fabrizio Gifuni incanta il
Teatro Giovanni da Udine.
Sabato 15 dicembre alle ore 20.45 andrà in scena al Giovanni
da Udine “Un Canto di Natale” con Fabrizio Gifuni lettore
d’eccezione, accompagnato dal trombettista Andrea Pandolfo.
Imperdibile appuntamento conclusivo del progetto “Dickens
1812-2012. Un Palco e un Libro” a cura di Marisa Sestito, che
in quattro incontri realizzati con grande successo di pubblico
in collaborazione da Teatro Nuovo Giovanni da Udine, CSS
Teatro stabile d’innovazione del FVG, Teatro Club e Civica
Accademia d’Arte Drammatica Nico Pepe, in occasione del
bicentenario della nascita di Dickens, hanno offerto
l’opportunità di esplorare la sua poco conosciuta attività di
lettore professionista, che lo portò, negli ultimi dieci anni
di vita, a mettere in scena stupefacenti one man shows,
richiamando folle di spettatori in Europa e in America. Tratto
dall’omonimo racconto di Natale del 1843, il Reading “Un Canto
di Natale” è per Dickens una delle letture più amate, secondo
solo a Pickwick per numero di repliche. L’esigenza prioritaria
è come sempre quella di contenere la durata, e nel corso degli
anni la lunghezza dell’opera si riduce a circa un terzo
dell’originale. Mantenendo la formidabile ossatura del testo,
la parabola di Scrooge e la parata degli spettri, Dickens
impietosamente taglia: riducendo episodi e personaggi,
rinunciando ad alcune delle sue parti. In nome di altra
bellezza: dialoghi serrati, compatta drammaticità,
accelerazione del ritmo che portano alla realizzazione di un
mirabile adattamento drammaturgico, insieme (come sempre in
Dickens) a una vigile attenzione alla realtà: l’erosione delle
immagini di miseria e degrado, segna infatti la presa di
distanza dagli «affamati anni quaranta» e con speranza guarda
a una redenzione possibile verso un futuro migliore.
(Ingresso
10
euro).
[email protected]
Per
ulteriori
info:
il 14 Dicembre al Giovanni da
Udine Fabio Amodeo illustrerà
“Il Fantasma della Visione”
Venerdì 14 dicembre, alle ore 18.00, nello Spazio Fantoni del
Teatro Nuovo Giovanni da Udine, ci sarà un
incontro di
approfondimento delle tematiche della mostra fotografica
Vedere Meglio, intitolato Il Fantasma della Visione a cura del
giornalista e scrittore Fabio Amodeo. La mostra, a ingresso
libero, rimarrà allestita negli spazi del teatro fino al 23
dicembre e sarà visitabile in concomitanza degli spettacoli
programmati nella stagione teatrale. In essa sono accolti i
lavori
di
un
gruppo
di
ventiquattro
fotografi
professionistioperanti in Friuli Venezia Giulia (Balsamini,
Brunello, Bulaj, Cecere, Criscuoli, Crivellari, Culot, Da
Pozzo, Frullani, Genuzio, Giacuzzo, Grundner, Indrigo, Klun,
Kusterle, Laureati, Mittica, Paviotti, Perini, Rinaldi,
Rupolo, Scabar, Tedeschi, Tubaro) che non appartengono ad un
circolo o associazione ufficializzata, ma condividono un tema
comune, liberi da regole formali o da tecniche obbligate,
avendo come guida solo la fedeltà a sé stessi, senza
compromessi. Stimolante è il legame tra temi profondi del
dibattito teatrale – che cosa siano la visione, l’apparizione,
lo specchiarsi –
e l’interpretazione dei medesimi data
macchina fotografica: l’occhio dello spettatore e l’occhio del
fotografo si confrontano sul senso ultimo del vedere meglio,
attraverso l’arte, la realtà. Ma cos’è questa visione? Un
lampo, un filo di pensiero svolto che improvvisamente diventa
visualizzazione? Cartier – Bresson, che della fotografia fu
anche un nitido pensatore, diceva che è la somma di ciò che
abbiamo vissuto attraverso l’esperienza; di ciò che sentiamo,
che il cuore ci detta, delle emozioni che ci muovono; e infine
della capacità di visualizzare, il che significa talento
naturale, ma anche educazione visiva, opere proprie e altrui
lette con senso critico, metabolizzate. Come per gli
allineamenti dei pianeti o per le eclissi, di tanto in tanto
questi tre elementi si congiungono, il fotografo ha la
visione, e poi può cominciare a fotografare sapendo benissimo
ciò che vuole. Va aggiunto un ultimo aspetto. I ventiquattro
fotografi in mostra esibiscono diversi gradi di ironia,
impegno, adesione o contrapposizione al soggetto. Tuttavia c’è
un elemento che li accomuna. Non lavorano per piacere in modo
agevole al fruitore. Nessuno di loro punta a delle immagini
facili. Forse è la terza non regola non scritta e non detta:
essere fedeli a se stessi senza compromessi.
Teatro Verdi di Gorizia : IL
PIPISTRELLO
Dal materiale che l’addetta stampa mi ha gentilmente fornito
all’entrata del Teatro Verdi di Gorizia, ieri sera, evinco
questa frase “..Tutti “simpatici borghesi” e nessuno
protagonista perchè ne “Il Pipistrello” non ci sono veri
protagonisti, come non c’è vero amore. Il protagonista però
esiste…: è il valzer di Strauss.” E sono assolutamente
d’accordo. Anzi aggiungo che Strauss è l’unico personaggio
ancora calato nel suo tempo e la sua musica è, per me,
l’unico elemento ineccepibile di questo allestimento della
Compagnia di Corrado Abbati, della celebre operetta. L’anno
scorso potei recensire un altro lavoro di Abbati e devo dire
che ciò che non mi convinse allora, anche stavolta mi lascia
perplessa. Se è l’idea di festa e quindi di balli collettivi
che regge tutta la pur semplicissima trama, di coreografie
brillanti e convincenti, non ne ho viste. Non so se per poca
fantasia della coreografa (Giada Bardelli) o per le capacità
tecniche piuttosto mediocri dei ballerini ( e mi riferisco ai
quattro uomini; meglio le ragazze, alcune coinvolte anche nel
canto corale) con le quali, in effetti, inventarsi qualcosa di
originale e brioso deve essere difficile. Mi sono molto
piaciute le due soprano , Raffaella Montini (Rosalinde) e
Laura Kehdi (Adele): belle voci ed eleganza nel porgerle. La
Kehdi, poi, in “ Mein Herr Marquis“ altrimenti detta “l’Aria
del sorriso”, ha potuto far apprezzare una voce veramente
gradevole. La stessa è anche piuttosto credibile come
ballerina. A suo agio il tenore Carlo Monopoli. Un po’
scontate le gag di Abbati, uscito solo nel terzo atto
(ambientato nella prigione) e abbastanza tiepide le battute
adeguate all’attualità dei tempi nostri…Lamentavo l’anno
scorso la totale mancanza, in sala, di una brochure della
Compagnia che mi impedì di citare gli interpreti degni di
nota: stavolta posso ringraziare solo l’ufficio stampa per
esserci riuscita in parte perchè, comunque, non so chi citare
per i costumi coloratissimi,ben
risaltanti su una
scenografia quasi completamente bianca. In ogni caso, su tutto
trionfa Johann Strauß . Il musicista impiegò solo quarantré
giorni per musicarne lapartitura. La fortuna con le operette
di Strauß venne appunto con questa. Debuttò al Theater An der
Wien, di Vienna, il 5 aprile 1874 ma non ebbe molto successo.I
critici non accettarono il libretto e trovarono banali alcuni
brani. Ma il pubblico ne decretò il successo pieno e duraturo.
Dopo due anni, contava oltre cento repliche nella sola Vienna.
Oggi è insieme a “La vedova allegra” l’operetta più applaudita
nel mondo. Ieri sera il pubblico (non foltissimo, in verità)
ha confermato questo successo, specie accompagnando con
applausi cadenzati il valzer che tutta la Compagnia ha ballato
tra gli spettatori, in platea. Grande musica, un grande Strauß
che brilla ancora.
Cynthia Gangi
DEBUTTA
CON
SUCCESSO
AL
ROSSETTI LO SHREK DI INSEGNO
Il musical parte dal primo capitolo della saga e racconta di
come Shrek, assieme al fidato asinello Ciuchino, non solo
riesca a salvare il regno di Duloc dall’editto del malvagio
Lord Farquaad (che vuole espellere dal regno tutti gli esseri
incantati), ma sconfiggendo una draghessa cattiva riesca anche
a risvegliare la bella Fiona trovando l’amore. Il musical é
godibilissimo è proprio vero: gli spettacoli per i ragazzi,
non sono solo per i ragazzi. Soprattutto se parliamo di Shrek
il musical, che ieri sera ha visto il debutto al Rossetti. I
bambini riconosceranno i loro beniamini, Shrek, Ciuchino,
Fiona e Lord Farquaad e rideranno per le…uscite fisiologiche
da orco. I grandi si divertiranno con le battute esilaranti
e le trovate sceniche particolarissime del regista Claudio
Insegno, gli appassionati riconosceranno gli omaggi ad altri
spettacoli (e anche qualche citazione colta di brani classici,
come Una notte sul Monte Calvo) e si appassioneranno per le
canzoni e la love story impossibile tra la Principessa e
l’orco… ma si sa, in amore niente è impossibile. Perchè questo
è il nostro Shrek italiano: tanto divertimento e un messaggio
che, essendo veicolato con il sorriso, arriva molto di più.
Consigliato a tutti quelli che vogliono trascorrere 2 ore di
divertimento e qualche risata. Chi conosce la saga di Shrek, o
il primo cartone della serie, non rimarrà deluso, anzi:
l’ingegno con cui é stata adattata la storia per la
rappresentazione in teatro, lasciando inalterata la
spettacolarità delle scene, val da solo il prezzo del
biglietto! Bellissimo musical! ottimamente interpretato e
molto scenografico! La storia è quella del primo episodio di
Shrek, le musiche e le canzoni molto belle, la location del
teatro è fantastica. E’ noto che a Londra i musical sono di
ottimo livello. E Shrek non delude le aspettative. Si
tratta di una grande produzione, con bravi artisti e una
ricchezza di scene ed effetti incredibile. Adatto sia ad un
pubblico adulto che soprattutto per i bambini i quali, paiono
divertirsi un sacco. Se si desidera portare la famiglia per un
ottimo spettacolo, Shrek è un’opzione molto sicura. Il musical
era tutto quello che ci aspettavamo e molto di più! I
personaggi sembravano così felici e l’umorismo è eccezionale
(per grandi e piccini). Raccomandiamo questo musical ad ogni
età, da non perdere per entrare nel vero spirito natalizio!
Non sarà il musical dell’anno, ma va visto.
e.l.
Grande
successo
per
l’esilarante commedia “Oh mio
Dio!”
Ieri sera il circuito Ert Fvg, grazie all’esilarante
spettacolo andato in scena al Teatro Sociale di Gemona, ha
riscaldato e divertito i moltissimi spettatori del gelido
paesino montano, con la commedia “Oh Dio mio!” della
scrittrice Anat Gov. Un’ora e mezza di pura comicità in stile
humor ebraico, con tanta ironia e molti messaggi morali da
cogliere tra le righe. Lo spettacolo prende il via con il
suono di un violino, che accompagna i curiosi spettatori
all’interno dell’ordinato e accogliente studio di psicologia
della dottoressa Ella, affermata psicanalista, madre di un
figlio autistico il quale si esprime esclusivamente con il suo
strumento a corde. La donna sta aspettando un paziente
misterioso, il signor D, pseudonimo usato dall’uomo per
mantenere l’identità nascosta fino alla sua visita presso lo
studio. Il campanello suona, la curiosità si fa sempre
maggiore, fino a che un personaggio con un lungo cappotto
grigio e un cappello nero sulla testa entra timidamente in
scena e con voce flebile e roca si presenta, parzialmente
però. Si perché quello che sta per rivelare è una vera bomba
sia per Ella, sempre più convinta e preoccupata di essere di
fronte a qualche agente in incognito, sia per lo spettatore,
sempre più catturato dalla vicenda. Ebbene il signor D, timido
e apatico uomo, vestito esattamente come “Il padrino” è
l’Onnipotente, Dio. Naturalmente il primo pensiero di Ella è
di avere un caso piuttosto difficile nonché molto comune,
classico paziente che crede di essere qualcun altro, nel caso
specifico il Signore dei cieli. Ma la donna si sbaglia, lui è
proprio Dio in persona, recatosi dalla psicanalista a causa
della sua profonda depressione. Gli sketch sono davvero
sottili, al limite della blasfemia, ma estremamente esilaranti
e mai irrispettosi; Dio ha perso il suo potere perché pentito
per averne abusato con il fedele Giobbe, noto personaggio
biblico. L’Onnipotente nella commedia ha tutti gli aspetti
negativi dell’uomo, è frustrato per la scarsa riconoscenza
della sua creatura, è stufo per le continue richieste di aiuto
dei 7 miliardi di persone, “Sarò anche Dio…però ho solo due
orecchie!”. Ella sfruttando le sue grandissime capacità
psicologiche porta il suo paziente a confessare i suoi mali
più profondi, la terapia da i suoi frutti e Dio, bisognoso
solo dell’amore di qualcuno sentendosi per tutti questi anni
trascurato, riceve alla fine un caloroso abbraccio dalla sua
dottoressa, è guarito. La commedia vola via in un attimo, gli
spettatori hanno ancora sul viso un sorriso sincero, sono
grati per il divertimento e per tutto quello che lascia dopo.
Sì perché è esilarante, gli attori sono bravissimi nei ruoli
interpretati, ma quello che inconsciamente rimane sono i
messaggi di amore, di speranza, di umanità che lo spettacolo
spedisce al pubblico. Vengono esaltati gli aspetti più
negativi dell’uomo, tra i quali il denaro, l’avarizia e il
potere (che nella commedia è anche il problema di Dio), le
guerre e la distruzione della terra. Per fortuna siamo di
fronte a una commedia e il finale è commovente e umoristico
allo stesso tempo.
Nel ruolo di Ella una formidabile Viviana Toniolo, mentre
l’Onnipotente in crisi viene magistralmente interpretato da
Vittorio Viviani. Con un personaggio più marginale, ma
essenziale sia per la storia che per l’accompagnamento
musicale il figlio di Ella è interpretato da Roberto Albin.
Traduzione e adattamento della commedia ad opera di Enrico
Luttmann e Pino Tierno, alla regia Nicola Pistoia, costumi di
Isabella Rizza, scene a cura di Alessandra Ricci, disegno e
luci di Luigi Ascione.
Gli applausi meritatissimi acquistano ulteriore vigore quando
Viviana Toniolo annuncia con una certa commozione agli
spettatori che l’autrice Anat Gov è morta pochi giorni fa e
che quindi lo spettacolo è dedicato tutto a lei.
Uno spettacolo meritevole di essere visto, per rallegrare lo
spirito dalle quotidiane sfide della vita.
Carlo Liotti
[email protected]
© Riproduzione riservata
Un primo passo in Germania
Come capire le profonde differenze sociali che si presentano
fra il nostro paese e la Germania, fra sistema e sistema? Si
può partire dalle basi, dalle cose più semplici. L’arrivo. Una
volta trasferiti in Germania, il primo passo da fare è
registrarsi al comune di domicilio. E lì avanza nelle nostre
menti il classico problema dell’aver a che fare con un ufficio
pubblico, ovvero rimanere impantanati nell’inesorabile fango
della burocrazia, oltretutto in un paese straniero la cui
lingua si conosce poco o niente. E qui si presenta la prima
sorpresa, trovare cioè allo sportello un impiegato competente,
che cerca di farsi capire da uno straniero, e che risolve il
vostro problema in 5 minuti. All’uscita dal comune, con il
documento fresco di stampa fra le dita, il primo pensiero va
alle corse fra gli innumerevoli sportelli degli uffici
pubblici italiani, dove gli impiegati riescono comunque a non
farsi capire neanche dagli stessi italiani. Affrontare il
mondo del lavoro qui non è cosa semplice, ma già aver
l’impressione che un potenziale datore di lavoro non stia per
avere una crisi di nervi a vederci entrare nel suo ufficio col
curriculum in mano, è un indicatore piuttosto importante. È
importante anche capire la tassazione in questo paese. Ad
esempio, su una busta paga di 1600 euro lordi, lo stato si
trattiene all’incirca 450 euro. Ma come, verrà da chiedersi,
perché andare a lavorare all’estero se il fisco si trattiene
una percentuale tanto alta del mio stipendio? La risposta si
trova proprio nella trattenuta: essa va ad alimentare un
enorme motore assistenziale che, sebbene non sia infallibile,
risulta fantascientifico per un cittadino italiano. Al di là
di quello che può apparire all’occhio del turista, ad esempio
strade sempre in buone condizioni, attraverso la tassazione si
hanno già pagati cose come i lavori odontoiatrici ordinari,
pulizie e carie, insieme a buona parte delle prestazioni
mediche, anche specialistiche.
Certo, vi è una tassa per lo sviluppo della Germania est (una
sorta di Cassa del Levante), e inoltre al momento
dell’assunzione viene chiesto se si è cattolici, in quanto vi
è una piccola imposta per finanziare la Chiesa Cattolica
bavarese (tra l’altro, nel caso non la si volesse più pagare
pare necessario procurarsi una bolla di scomunica). Però,
entrando nell’ottica teutonica, si può capire come la
cancelliera Merkel abbia insistito per imporci la famigerata
‘politica del rigore’, ignorando però che in Italia lo stato
non è di supporto al cittadino, come nel suo paese, bensì lo
stato è spesso il maggior ostacolo da superare per la
costruzione di una vita e di una famiglia. Qua le tasse
vengono pagate per lo sviluppo, l’assistenza, da noi per
mantenere generazioni di sfaccendati che si sono dati il
cambio, legislature dopo legislatura, alla camera dei
deputati.
Volendo cercare di eguagliare, o almeno di avvicinare il
nostro sistema assistenziale a quello tedesco non è
sicuramente cosa facile: sarebbe necessario innanzitutto
accantonare quella faciloneria squisitamente tricolore che
caratterizza la mentalità dello Stato per quanto riguarda il
servizio al cittadino. Probabilmente tagliando le spese
inutili e adeguando la tassazione alle tasche del cittadino e
delle aziende (senza cercare di uccidere la piccola impresa
per pasturare la grande industria, perennemente in crisi) si
riuscirebbe a fornire dei servizi adeguati e di qualità. Da
questo punto di vista, la Guardia di Finanza sta
encomiabilmente cercando e punendo chi approfitta senza averne
diritto dell’assistenza dello Stato, ed è parallelamente a
questo impegno che si dovrebbe cercare di procurare al
cittadino ciò che gli spetta. Forse sarebbe sufficiente da
parte di chi di dovere, averne effettivamente la voglia.
Cercando di ottimizzare il nostro sistema assistenziale,
ovvero restituire veramente al cittadino le sue tasse sotto
forma di servizi, potrebbe essere un primo, fondamentale passo
per ridare fiducia al cittadino e rilanciare il nostro paese
dopo la crisi.
Il Bintar
Musei:
arrivano
le
“art
card”, un nuovo dialogo tra
arte, cittadini e imprese
Con l’acquisto di una delle quattro tipologie di card
si riceveranno una serie di vantaggi, da sconti a visite
guidate, da laboratori a servizi in esclusiva
Partito dal mondo anglosassone, il “friend raising”, ovvero la
fidelizzazione tra “spettatore-fruitore” e chi produce
cultura, si sta sempre più diffondendo in tutto il mondo. Un
trend che le organizzazioni culturali europee e non solo
stanno percorrendo sempre più per creare relazioni stabili con
i sostenitori e, al contempo, far fronte ai tagli che il mondo
della cultura spesso subisce.
Ed è proprio in quest’ottica che i Civici Musei del Comune di
Udine hanno creato le “Art Card”, non una semplice card
museale, ma un vero e proprio modello innovativo che riesce a
coniugare in modo armonico i vantaggi ottenuti dal ricevente e
da colui che dona. Un vero e proprio cambio di prospettiva in
materia di sensibilizzazione, fidelizzazione e fruizione
dell’offerta culturale e museale, attraverso un concreto
reciproco coinvolgimento e con la precisa individuazione di
una serie di azioni in grado di trasformare il rapporto fra
istituzioni e collettività, nelle diverse forme di
programmazione e di sostegno al patrimonio e alle iniziative
artistiche e culturali prodotte.
“Con il nuovo programma di card museali – ha spiegato il
direttore Marco Biscione, durante la conferenza stampa di
presentazione avvenuta oggi, 12 dicembre, a Casa Cavazzini –,
i Civici Musei vogliono aprirsi alla collaborazione con
diversi settori della società con coinvolgimento su un
progetto culturale. Non si tratta quindi di un semplice carta
di accesso ai musei ma di una proposta culturale mirata per
cittadini, le famiglie, le aziende, le associazioni culturali
e gli appassionati di arte”.
Alla conferenza stampa di presentazione, oltre a Biscione
erano presenti l’assessore comunale alla Cultura, Luigi
Reitani, l’ideatrice del progetto Gianna Ganis, direttrice del
Museo Territoriale Bassa Friulana, la testimonial dell’intera
iniziativa, Giannola Nonino, il delegato per i rapporti
cultura-industria di Confindustria Udine, Rosanna Girardi, il
delegato di Confcommercio Udine, Gianni Croatto e il
presidente dell’ordine degli architetti di Udine, Bernardino
Pitto. Tutti convinti sostenitori delle nuove card.
Con l’acquisto di una delle diverse tipologie di card
proposte, si riceveranno una serie di vantaggi di vario genere
che spaziano dai benefit di natura materiale (inviti ad
eventi, servizi in esclusiva, visite guidate) ad una serie di
sconti su biglietti, cataloghi e laboratori didattici.
Verranno messe in vendita, a costi che vanno dai più popolari
per quelle riferite ad uso individuale e per famiglie, a
quelli un po’ più rilevanti ad uso aziendale, quattro diverse
card in grado di coprire così numerose esigenze e richieste.
“Si tratta – ha commentato Reitani – di un importante
strumento per rafforzare i musei, patrimonio della città. Un
modo anche per far sentire a casa i cittadini nei musei e per
viverli fino in fondo, quando si vuole, non soltanto in
occasione di un’inaugurazione o di una mostra. Ma anche un
modo – conclude – per offrire servizi differenziati dedicati
anche alle imprese, alle categorie economiche o agli ordini
professionali in base alle esigenze di ciascuno”.
Le “art card” potranno essere utilizzate nelle sedi museali
cittadine per accedere, oltre che alle collezioni permanenti,
anche alle mostre temporanee e agli spazi museali. I promotori
dell’iniziativa sono convinti che “aderire alla comunità
membership rappresenterà un segno tangibile di rapporto e
relazione con il mondo della cultura, una pratica reale di
adesione alle iniziative programmate, e permetterà
un’ulteriore definizione dettagliata dell’audience, con
conseguente precisa definizione del messaggio e del bersaglio
da elaborare sul piano della comunicazione e della
pianificazione delle manifestazioni”.
Questo nuovo dialogo tra cultura e territorio troverà dunque
concretizzazione in qualcosa di diverso dalle pur utili
sponsorizzazioni o aiuti filantropici. Il tutto in un’ottica
di interdipendenza fra operatori culturali e società civile e
attraverso un sistema di programmazione continuativa e di
collaborazione. Un atteggiamento basato sulla profonda
convinzione che la produzione culturale debba necessariamente
misurarsi con la costruzione paziente di un impatto sulla
comunità, ponendo maggiore attenzione sulle necessità dei suoi
residenti. E imparando, al contempo, a rilevare i cambiamenti
e a reagire in funzione di essi.
“A partire dall’inizio del prossimo anno – ha assicurato
Gianna Ganis – inizieremo con la vendita delle card, ma a
breve ci sarà anche un sito internet dedicato alla vendita e
al dialogo tra musei, cittadini, territorio e impresa. Nostra
intenzione – ha proseguito – è anche quella di offrire delle
convenzioni con altri musei della regione e non solo, oltre a
stipulare accordi con altri soggetti cittadini che producono
cultura”.
La gestione del progetto lo ricordiamo, è a cura della “Exist”
di Trieste, mentre l’ideazione grafica di “Incipit”.