CAPODANNO A TEATRO PALAMOSTRE DI UDINE TERZA EDIZIONE TITANIC 31 dicembre ore 21:45 gennaio ore 16.30 01 Ritorna, per il terzo anno consecutivo, il tradizionale e atteso appuntamento con il Capodanno a teatro di Anà-Thema Teatro. Quest’anno con uno spettacolo d’eccezione: TITANIC. Il 31 dicembre alle ore 21:45 (ingresso €38 – ridotto under 14 €28) e in replica il 01 gennaio 2013 alle ore 16.30 (ingresso €25 – ridotto under 14 €15) al Teatro PALAMOSTRE di Udine. Sono trascorsi 100 anni dall’affondamento del Titanic, il transatlantico più celebre al mondo e, Anà-Thema Teatro sceglie di “ricordarlo” debuttando ad Udine, proprio con TITANIC: uno spettacolo mai visto, un’incredibile messa in scena che rievoca tutte le atmosfere di quella drammatica vicenda attraverso la prosa, la musica dal vivo, la danza e grazie alla presenza di oltre 40 attori sul palcoscenico. C’è chi afferma che la causa principale dell’affondamento del transatlantico più famoso del pianeta sia senz’altro da attribuirsi all’arroganza dell’uomo che volle sfidare le forze della natura, costruendo “una macchina più grande degli dei” convincendosi di essere superiore a loro. In un’epoca di grande ottimismo si credeva che la tecnologia potesse dominare sulla natura. Dalla tragedia del Titanic l’uomo ne esce profondamente ridimensionato nella sua lotta all’affermazione ed al superamento continuo dei propri limiti ma, per il regista Luca Ferri il genere umano ne guadagna comunque qualcosa: il valore del rispetto per la natura e l’importanza dell’umiltà degli uomini. L’eroismo invisibile dei macchinisti che continuarono, durante il disastro, dopo l’impatto con l’iceberg, a lavorare nelle caldaie per permettere l’erogazione di corrente elettrica su tutta la nave; il profondo e commovente senso d’umanità dell’orchestra che continuò a suonare fino all’ultimo. Tutto questo si riassume in un solo concetto per il regista Luca Ferri: “speranza”. La Speranza è dunque il pensiero che questa regia vuole affiancare al nome del TITANIC, “Speranza” è anche l’ultima parola della drammaturgia originale, ricreata studiando le moltissime testimonianze, i testi storici, poetici e di produzione degli attori durante il percorso di prove. L’affondamento di questa nave è metafora di una società fiduciosa nella sua evoluzione, che non si accorge della crisi che la divora fin quando non crolla di fronte al primo piccolo fallimento. L’immagine del Titanic non più come la fine di un era ma come un nuovo inizio. Codroipo 16 Prestige”, dic. “Varietà CODROIPO – Un omaggio al teatro di varietà e al fascino di un’epoca indimenticabile: è “Varietà Prestige”, spettacolo dedicato ai bambini dai 4 anni in su della compagnia Teatro in Trambusto, che domenica 16 dicembre alle 15 andrà in scena al Teatro Benois-De Cecco nell’ambito della rassegna per le famiglie Piccolipalchi, organizzata dall’ERT Ente Regionale Teatrale e dall’amministrazione comunale. Tra lustrini e abiti di seta, grammofoni e oggetti retrò, lo spettacolo intreccerà storie e musica, coinvolgendo il pubblico nel gioco di battute tra la marionettista Francesca Zoccarato e le splendide marionette a filo realizzate dell’artista ceco Jan Ruzicka. L’appuntamento è abbinato al Filobus n. 75, un progetto dell’AIB Associazione Italiana Biblioteche–sezione FVG e della Cooperativa Damatrà, realizzato in collaborazione con l’Associazione 0432, l’ERT e – per questo appuntamento – le biblioteche di Teor e Castions di Strada. Un pullman molto speciale, come il filobus n. 75 del celebre racconto di Rodari, accompagnerà i bambini e i loro genitori in un viaggio tra fantasia e realtà, che li condurrà a teatro. La partenza è prevista alle è un progetto coordinato dalla Cooperativa Damatrà, curato dall’Associazione 0432 in collaborazione con l’Ente Regionale Teatrale del Friuli Venezia Giulia, la Biblioteca comunale di Buttrio e la Biblioteca comunale di Pradamanoè un progetto coordinato dalla Cooperativa Damatrà, curato dall’Associazione 0432 in collaborazione con l’Ente Regionale Teatrale del Friuli Venezia Giulia, la Biblioteca comunale di Buttrio e la Biblioteca comunale di Pradamano.è un progetto coordinato dalla Cooperativa Damatrà, curato dall’Associazione 0432 in collaborazione con l’Ente Regionale Teatrale del Friuli Venezia Giulia, la Biblioteca comunale di Buttrio e la Biblioteca comunale di Pradamano.13.20 da Teor (ritrovo alla Biblioteca comunale) per fare poi tappa a Castions di Strada (ore 13.45 alla Biblioteca) e arrivare a Codroipo per l’inizio dello spettacolo. Nel corso del viaggio gli operatori coinvolgeranno i bambini con racconti, musica e immagini invitandoli a scoprire attraverso i libri un mondo diverso da quello che conoscono e in cui sono abituati a vivere. Il rientro è previsto alle 17.10 a Teor e alle 17.40 a Castions. La prenotazione per il servizio Filobus è obbligatoria. Per ulteriori informazioni e prenotazioni chiamare l’ERT ai numeri 0432.224211/14/26. Il prezzo del biglietto è di 6 euro; sono previste agevolazioni speciali per famiglie, insegnanti e abbonati alle stagioni di prosa del Circuito ERT. Per il servizio del Filobus, 2 euro in aggiunta al costo del biglietto. Giunta alla settima edizione ed organizzata grazie alla sinergia di 16 Comuni della regione, del LaREA Laboratorio Regionale di Educazione Ambientale dell’ARPA FVG, della Comunità collinare del Friuli e al sostegno di Regione, Provincia di Udine e Fondazione CRUP, Piccolipalchi 2012/13 propone 35 appuntamenti complessivi in cartellone tra novembre e marzo su tutto il territorio regionale. Per il calendario completo e approfondimenti sugli spettacoli visitare il sito www.ertfvg.it. Per ulteriori info chiamare l’ERT allo 0432.224211. Comune di Pordenone Natale in città Venerdì 14 dicembre Prosegue a PArCo2 Spazi espositivi via Bertossi la mostra Aftermath, dedicata ai paesaggi esterni e interiori dei paesi della ex Jugoslavia attraverso scatti d’autore e proseguono anche i percorsi culturali a cura di Amici di PArCo, condotti dal critico d’arte Angelo Bertani. L’appuntamento, venerdì alle 18, vuole favorire un’ analisi pluriprospettica, storica e culturale, oltre che estetica. Un’occasione per riflettere attraverso l’arte su un pezzo di storia che ci riguarda molto da vicino e sulle sue conseguenze, evidenti o meno evidenti sul paesaggio umano e naturale. Segni lasciati nelle persone, nell’ambiente nelle città, che gli artisti dei paesi balcanici hanno saputo cogliere, chi con disincanto, chi con malinconia, chi con poesia, chi con spietata lucidità, chi con ironia. Segni del passato, ma anche di un nuovo tempo incarnatosi nel presente. L’ingresso è libero, info: [email protected], 346 /9555265.Per il Natale in Città del Comune di Pordenone proseguono i Concerti nelle Chiese dei quartieri della città. Protagonista venerdì 14 dicembre alle 20.45 nella Chiesa delle Grazie, sarà il Coro Polifonico “Città di Pordenone” diretto dal maestro Mario Scaramucci, che proporrà un nuovo programma. Verranno eseguiti il Magnificat di Domenico Cimarosa, San Gloria di Peter van Dijk, e i brani organistici di Charpentier, Prèlude (dal Te Deum); Sweelinck, Allein Gott in der Hoeh’ sei Ehr’ (Gloria in Excelsis); Bach, Fuga sopra il Magnificat. Di particolare interesse è il San Gloria di Peter Louis van Dijk, autore dalla carriera musicale molto varia: compositore, esecutore, insegnante e bigliettaio, attivo in radio e televisione. Scrisse la sua prima opera nel 1973, e una seconda, in Afrikaans, due anni più tardi. Il brano scelto è un lavoro molto originale e d’effetto, per coro, organo e orchestra da camera, basato su temi dei San boscimani e riflette l’incontro tra la cultura africana e quella europea. Il Coro “Città di Pordenone” ha studiato questo brano nell’atelier del maestro Tim Brown all’Europa Cantat 2012 a Torino eseguendolo nell’Auditorium della Rai a Torino. Domenica 16 dicembre (ore 17.00) nel Duomo di Roveredo in Piano, il Coro Polifonico “Città di Pordenone”, si esibirà insieme agli allievi dell’associazione musicale Takam, eseguendo il San Gloria e altri brani natalizi, tradizionali ed etnici. Ingresso libero. “UN CANTO DI NATALE”. Fabrizio Gifuni incanta il Teatro Giovanni da Udine. Sabato 15 dicembre alle ore 20.45 andrà in scena al Giovanni da Udine “Un Canto di Natale” con Fabrizio Gifuni lettore d’eccezione, accompagnato dal trombettista Andrea Pandolfo. Imperdibile appuntamento conclusivo del progetto “Dickens 1812-2012. Un Palco e un Libro” a cura di Marisa Sestito, che in quattro incontri realizzati con grande successo di pubblico in collaborazione da Teatro Nuovo Giovanni da Udine, CSS Teatro stabile d’innovazione del FVG, Teatro Club e Civica Accademia d’Arte Drammatica Nico Pepe, in occasione del bicentenario della nascita di Dickens, hanno offerto l’opportunità di esplorare la sua poco conosciuta attività di lettore professionista, che lo portò, negli ultimi dieci anni di vita, a mettere in scena stupefacenti one man shows, richiamando folle di spettatori in Europa e in America. Tratto dall’omonimo racconto di Natale del 1843, il Reading “Un Canto di Natale” è per Dickens una delle letture più amate, secondo solo a Pickwick per numero di repliche. L’esigenza prioritaria è come sempre quella di contenere la durata, e nel corso degli anni la lunghezza dell’opera si riduce a circa un terzo dell’originale. Mantenendo la formidabile ossatura del testo, la parabola di Scrooge e la parata degli spettri, Dickens impietosamente taglia: riducendo episodi e personaggi, rinunciando ad alcune delle sue parti. In nome di altra bellezza: dialoghi serrati, compatta drammaticità, accelerazione del ritmo che portano alla realizzazione di un mirabile adattamento drammaturgico, insieme (come sempre in Dickens) a una vigile attenzione alla realtà: l’erosione delle immagini di miseria e degrado, segna infatti la presa di distanza dagli «affamati anni quaranta» e con speranza guarda a una redenzione possibile verso un futuro migliore. (Ingresso 10 euro). [email protected] Per ulteriori info: il 14 Dicembre al Giovanni da Udine Fabio Amodeo illustrerà “Il Fantasma della Visione” Venerdì 14 dicembre, alle ore 18.00, nello Spazio Fantoni del Teatro Nuovo Giovanni da Udine, ci sarà un incontro di approfondimento delle tematiche della mostra fotografica Vedere Meglio, intitolato Il Fantasma della Visione a cura del giornalista e scrittore Fabio Amodeo. La mostra, a ingresso libero, rimarrà allestita negli spazi del teatro fino al 23 dicembre e sarà visitabile in concomitanza degli spettacoli programmati nella stagione teatrale. In essa sono accolti i lavori di un gruppo di ventiquattro fotografi professionistioperanti in Friuli Venezia Giulia (Balsamini, Brunello, Bulaj, Cecere, Criscuoli, Crivellari, Culot, Da Pozzo, Frullani, Genuzio, Giacuzzo, Grundner, Indrigo, Klun, Kusterle, Laureati, Mittica, Paviotti, Perini, Rinaldi, Rupolo, Scabar, Tedeschi, Tubaro) che non appartengono ad un circolo o associazione ufficializzata, ma condividono un tema comune, liberi da regole formali o da tecniche obbligate, avendo come guida solo la fedeltà a sé stessi, senza compromessi. Stimolante è il legame tra temi profondi del dibattito teatrale – che cosa siano la visione, l’apparizione, lo specchiarsi – e l’interpretazione dei medesimi data macchina fotografica: l’occhio dello spettatore e l’occhio del fotografo si confrontano sul senso ultimo del vedere meglio, attraverso l’arte, la realtà. Ma cos’è questa visione? Un lampo, un filo di pensiero svolto che improvvisamente diventa visualizzazione? Cartier – Bresson, che della fotografia fu anche un nitido pensatore, diceva che è la somma di ciò che abbiamo vissuto attraverso l’esperienza; di ciò che sentiamo, che il cuore ci detta, delle emozioni che ci muovono; e infine della capacità di visualizzare, il che significa talento naturale, ma anche educazione visiva, opere proprie e altrui lette con senso critico, metabolizzate. Come per gli allineamenti dei pianeti o per le eclissi, di tanto in tanto questi tre elementi si congiungono, il fotografo ha la visione, e poi può cominciare a fotografare sapendo benissimo ciò che vuole. Va aggiunto un ultimo aspetto. I ventiquattro fotografi in mostra esibiscono diversi gradi di ironia, impegno, adesione o contrapposizione al soggetto. Tuttavia c’è un elemento che li accomuna. Non lavorano per piacere in modo agevole al fruitore. Nessuno di loro punta a delle immagini facili. Forse è la terza non regola non scritta e non detta: essere fedeli a se stessi senza compromessi. Teatro Verdi di Gorizia : IL PIPISTRELLO Dal materiale che l’addetta stampa mi ha gentilmente fornito all’entrata del Teatro Verdi di Gorizia, ieri sera, evinco questa frase “..Tutti “simpatici borghesi” e nessuno protagonista perchè ne “Il Pipistrello” non ci sono veri protagonisti, come non c’è vero amore. Il protagonista però esiste…: è il valzer di Strauss.” E sono assolutamente d’accordo. Anzi aggiungo che Strauss è l’unico personaggio ancora calato nel suo tempo e la sua musica è, per me, l’unico elemento ineccepibile di questo allestimento della Compagnia di Corrado Abbati, della celebre operetta. L’anno scorso potei recensire un altro lavoro di Abbati e devo dire che ciò che non mi convinse allora, anche stavolta mi lascia perplessa. Se è l’idea di festa e quindi di balli collettivi che regge tutta la pur semplicissima trama, di coreografie brillanti e convincenti, non ne ho viste. Non so se per poca fantasia della coreografa (Giada Bardelli) o per le capacità tecniche piuttosto mediocri dei ballerini ( e mi riferisco ai quattro uomini; meglio le ragazze, alcune coinvolte anche nel canto corale) con le quali, in effetti, inventarsi qualcosa di originale e brioso deve essere difficile. Mi sono molto piaciute le due soprano , Raffaella Montini (Rosalinde) e Laura Kehdi (Adele): belle voci ed eleganza nel porgerle. La Kehdi, poi, in “ Mein Herr Marquis“ altrimenti detta “l’Aria del sorriso”, ha potuto far apprezzare una voce veramente gradevole. La stessa è anche piuttosto credibile come ballerina. A suo agio il tenore Carlo Monopoli. Un po’ scontate le gag di Abbati, uscito solo nel terzo atto (ambientato nella prigione) e abbastanza tiepide le battute adeguate all’attualità dei tempi nostri…Lamentavo l’anno scorso la totale mancanza, in sala, di una brochure della Compagnia che mi impedì di citare gli interpreti degni di nota: stavolta posso ringraziare solo l’ufficio stampa per esserci riuscita in parte perchè, comunque, non so chi citare per i costumi coloratissimi,ben risaltanti su una scenografia quasi completamente bianca. In ogni caso, su tutto trionfa Johann Strauß . Il musicista impiegò solo quarantré giorni per musicarne lapartitura. La fortuna con le operette di Strauß venne appunto con questa. Debuttò al Theater An der Wien, di Vienna, il 5 aprile 1874 ma non ebbe molto successo.I critici non accettarono il libretto e trovarono banali alcuni brani. Ma il pubblico ne decretò il successo pieno e duraturo. Dopo due anni, contava oltre cento repliche nella sola Vienna. Oggi è insieme a “La vedova allegra” l’operetta più applaudita nel mondo. Ieri sera il pubblico (non foltissimo, in verità) ha confermato questo successo, specie accompagnando con applausi cadenzati il valzer che tutta la Compagnia ha ballato tra gli spettatori, in platea. Grande musica, un grande Strauß che brilla ancora. Cynthia Gangi DEBUTTA CON SUCCESSO AL ROSSETTI LO SHREK DI INSEGNO Il musical parte dal primo capitolo della saga e racconta di come Shrek, assieme al fidato asinello Ciuchino, non solo riesca a salvare il regno di Duloc dall’editto del malvagio Lord Farquaad (che vuole espellere dal regno tutti gli esseri incantati), ma sconfiggendo una draghessa cattiva riesca anche a risvegliare la bella Fiona trovando l’amore. Il musical é godibilissimo è proprio vero: gli spettacoli per i ragazzi, non sono solo per i ragazzi. Soprattutto se parliamo di Shrek il musical, che ieri sera ha visto il debutto al Rossetti. I bambini riconosceranno i loro beniamini, Shrek, Ciuchino, Fiona e Lord Farquaad e rideranno per le…uscite fisiologiche da orco. I grandi si divertiranno con le battute esilaranti e le trovate sceniche particolarissime del regista Claudio Insegno, gli appassionati riconosceranno gli omaggi ad altri spettacoli (e anche qualche citazione colta di brani classici, come Una notte sul Monte Calvo) e si appassioneranno per le canzoni e la love story impossibile tra la Principessa e l’orco… ma si sa, in amore niente è impossibile. Perchè questo è il nostro Shrek italiano: tanto divertimento e un messaggio che, essendo veicolato con il sorriso, arriva molto di più. Consigliato a tutti quelli che vogliono trascorrere 2 ore di divertimento e qualche risata. Chi conosce la saga di Shrek, o il primo cartone della serie, non rimarrà deluso, anzi: l’ingegno con cui é stata adattata la storia per la rappresentazione in teatro, lasciando inalterata la spettacolarità delle scene, val da solo il prezzo del biglietto! Bellissimo musical! ottimamente interpretato e molto scenografico! La storia è quella del primo episodio di Shrek, le musiche e le canzoni molto belle, la location del teatro è fantastica. E’ noto che a Londra i musical sono di ottimo livello. E Shrek non delude le aspettative. Si tratta di una grande produzione, con bravi artisti e una ricchezza di scene ed effetti incredibile. Adatto sia ad un pubblico adulto che soprattutto per i bambini i quali, paiono divertirsi un sacco. Se si desidera portare la famiglia per un ottimo spettacolo, Shrek è un’opzione molto sicura. Il musical era tutto quello che ci aspettavamo e molto di più! I personaggi sembravano così felici e l’umorismo è eccezionale (per grandi e piccini). Raccomandiamo questo musical ad ogni età, da non perdere per entrare nel vero spirito natalizio! Non sarà il musical dell’anno, ma va visto. e.l. Grande successo per l’esilarante commedia “Oh mio Dio!” Ieri sera il circuito Ert Fvg, grazie all’esilarante spettacolo andato in scena al Teatro Sociale di Gemona, ha riscaldato e divertito i moltissimi spettatori del gelido paesino montano, con la commedia “Oh Dio mio!” della scrittrice Anat Gov. Un’ora e mezza di pura comicità in stile humor ebraico, con tanta ironia e molti messaggi morali da cogliere tra le righe. Lo spettacolo prende il via con il suono di un violino, che accompagna i curiosi spettatori all’interno dell’ordinato e accogliente studio di psicologia della dottoressa Ella, affermata psicanalista, madre di un figlio autistico il quale si esprime esclusivamente con il suo strumento a corde. La donna sta aspettando un paziente misterioso, il signor D, pseudonimo usato dall’uomo per mantenere l’identità nascosta fino alla sua visita presso lo studio. Il campanello suona, la curiosità si fa sempre maggiore, fino a che un personaggio con un lungo cappotto grigio e un cappello nero sulla testa entra timidamente in scena e con voce flebile e roca si presenta, parzialmente però. Si perché quello che sta per rivelare è una vera bomba sia per Ella, sempre più convinta e preoccupata di essere di fronte a qualche agente in incognito, sia per lo spettatore, sempre più catturato dalla vicenda. Ebbene il signor D, timido e apatico uomo, vestito esattamente come “Il padrino” è l’Onnipotente, Dio. Naturalmente il primo pensiero di Ella è di avere un caso piuttosto difficile nonché molto comune, classico paziente che crede di essere qualcun altro, nel caso specifico il Signore dei cieli. Ma la donna si sbaglia, lui è proprio Dio in persona, recatosi dalla psicanalista a causa della sua profonda depressione. Gli sketch sono davvero sottili, al limite della blasfemia, ma estremamente esilaranti e mai irrispettosi; Dio ha perso il suo potere perché pentito per averne abusato con il fedele Giobbe, noto personaggio biblico. L’Onnipotente nella commedia ha tutti gli aspetti negativi dell’uomo, è frustrato per la scarsa riconoscenza della sua creatura, è stufo per le continue richieste di aiuto dei 7 miliardi di persone, “Sarò anche Dio…però ho solo due orecchie!”. Ella sfruttando le sue grandissime capacità psicologiche porta il suo paziente a confessare i suoi mali più profondi, la terapia da i suoi frutti e Dio, bisognoso solo dell’amore di qualcuno sentendosi per tutti questi anni trascurato, riceve alla fine un caloroso abbraccio dalla sua dottoressa, è guarito. La commedia vola via in un attimo, gli spettatori hanno ancora sul viso un sorriso sincero, sono grati per il divertimento e per tutto quello che lascia dopo. Sì perché è esilarante, gli attori sono bravissimi nei ruoli interpretati, ma quello che inconsciamente rimane sono i messaggi di amore, di speranza, di umanità che lo spettacolo spedisce al pubblico. Vengono esaltati gli aspetti più negativi dell’uomo, tra i quali il denaro, l’avarizia e il potere (che nella commedia è anche il problema di Dio), le guerre e la distruzione della terra. Per fortuna siamo di fronte a una commedia e il finale è commovente e umoristico allo stesso tempo. Nel ruolo di Ella una formidabile Viviana Toniolo, mentre l’Onnipotente in crisi viene magistralmente interpretato da Vittorio Viviani. Con un personaggio più marginale, ma essenziale sia per la storia che per l’accompagnamento musicale il figlio di Ella è interpretato da Roberto Albin. Traduzione e adattamento della commedia ad opera di Enrico Luttmann e Pino Tierno, alla regia Nicola Pistoia, costumi di Isabella Rizza, scene a cura di Alessandra Ricci, disegno e luci di Luigi Ascione. Gli applausi meritatissimi acquistano ulteriore vigore quando Viviana Toniolo annuncia con una certa commozione agli spettatori che l’autrice Anat Gov è morta pochi giorni fa e che quindi lo spettacolo è dedicato tutto a lei. Uno spettacolo meritevole di essere visto, per rallegrare lo spirito dalle quotidiane sfide della vita. Carlo Liotti [email protected] © Riproduzione riservata Un primo passo in Germania Come capire le profonde differenze sociali che si presentano fra il nostro paese e la Germania, fra sistema e sistema? Si può partire dalle basi, dalle cose più semplici. L’arrivo. Una volta trasferiti in Germania, il primo passo da fare è registrarsi al comune di domicilio. E lì avanza nelle nostre menti il classico problema dell’aver a che fare con un ufficio pubblico, ovvero rimanere impantanati nell’inesorabile fango della burocrazia, oltretutto in un paese straniero la cui lingua si conosce poco o niente. E qui si presenta la prima sorpresa, trovare cioè allo sportello un impiegato competente, che cerca di farsi capire da uno straniero, e che risolve il vostro problema in 5 minuti. All’uscita dal comune, con il documento fresco di stampa fra le dita, il primo pensiero va alle corse fra gli innumerevoli sportelli degli uffici pubblici italiani, dove gli impiegati riescono comunque a non farsi capire neanche dagli stessi italiani. Affrontare il mondo del lavoro qui non è cosa semplice, ma già aver l’impressione che un potenziale datore di lavoro non stia per avere una crisi di nervi a vederci entrare nel suo ufficio col curriculum in mano, è un indicatore piuttosto importante. È importante anche capire la tassazione in questo paese. Ad esempio, su una busta paga di 1600 euro lordi, lo stato si trattiene all’incirca 450 euro. Ma come, verrà da chiedersi, perché andare a lavorare all’estero se il fisco si trattiene una percentuale tanto alta del mio stipendio? La risposta si trova proprio nella trattenuta: essa va ad alimentare un enorme motore assistenziale che, sebbene non sia infallibile, risulta fantascientifico per un cittadino italiano. Al di là di quello che può apparire all’occhio del turista, ad esempio strade sempre in buone condizioni, attraverso la tassazione si hanno già pagati cose come i lavori odontoiatrici ordinari, pulizie e carie, insieme a buona parte delle prestazioni mediche, anche specialistiche. Certo, vi è una tassa per lo sviluppo della Germania est (una sorta di Cassa del Levante), e inoltre al momento dell’assunzione viene chiesto se si è cattolici, in quanto vi è una piccola imposta per finanziare la Chiesa Cattolica bavarese (tra l’altro, nel caso non la si volesse più pagare pare necessario procurarsi una bolla di scomunica). Però, entrando nell’ottica teutonica, si può capire come la cancelliera Merkel abbia insistito per imporci la famigerata ‘politica del rigore’, ignorando però che in Italia lo stato non è di supporto al cittadino, come nel suo paese, bensì lo stato è spesso il maggior ostacolo da superare per la costruzione di una vita e di una famiglia. Qua le tasse vengono pagate per lo sviluppo, l’assistenza, da noi per mantenere generazioni di sfaccendati che si sono dati il cambio, legislature dopo legislatura, alla camera dei deputati. Volendo cercare di eguagliare, o almeno di avvicinare il nostro sistema assistenziale a quello tedesco non è sicuramente cosa facile: sarebbe necessario innanzitutto accantonare quella faciloneria squisitamente tricolore che caratterizza la mentalità dello Stato per quanto riguarda il servizio al cittadino. Probabilmente tagliando le spese inutili e adeguando la tassazione alle tasche del cittadino e delle aziende (senza cercare di uccidere la piccola impresa per pasturare la grande industria, perennemente in crisi) si riuscirebbe a fornire dei servizi adeguati e di qualità. Da questo punto di vista, la Guardia di Finanza sta encomiabilmente cercando e punendo chi approfitta senza averne diritto dell’assistenza dello Stato, ed è parallelamente a questo impegno che si dovrebbe cercare di procurare al cittadino ciò che gli spetta. Forse sarebbe sufficiente da parte di chi di dovere, averne effettivamente la voglia. Cercando di ottimizzare il nostro sistema assistenziale, ovvero restituire veramente al cittadino le sue tasse sotto forma di servizi, potrebbe essere un primo, fondamentale passo per ridare fiducia al cittadino e rilanciare il nostro paese dopo la crisi. Il Bintar Musei: arrivano le “art card”, un nuovo dialogo tra arte, cittadini e imprese Con l’acquisto di una delle quattro tipologie di card si riceveranno una serie di vantaggi, da sconti a visite guidate, da laboratori a servizi in esclusiva Partito dal mondo anglosassone, il “friend raising”, ovvero la fidelizzazione tra “spettatore-fruitore” e chi produce cultura, si sta sempre più diffondendo in tutto il mondo. Un trend che le organizzazioni culturali europee e non solo stanno percorrendo sempre più per creare relazioni stabili con i sostenitori e, al contempo, far fronte ai tagli che il mondo della cultura spesso subisce. Ed è proprio in quest’ottica che i Civici Musei del Comune di Udine hanno creato le “Art Card”, non una semplice card museale, ma un vero e proprio modello innovativo che riesce a coniugare in modo armonico i vantaggi ottenuti dal ricevente e da colui che dona. Un vero e proprio cambio di prospettiva in materia di sensibilizzazione, fidelizzazione e fruizione dell’offerta culturale e museale, attraverso un concreto reciproco coinvolgimento e con la precisa individuazione di una serie di azioni in grado di trasformare il rapporto fra istituzioni e collettività, nelle diverse forme di programmazione e di sostegno al patrimonio e alle iniziative artistiche e culturali prodotte. “Con il nuovo programma di card museali – ha spiegato il direttore Marco Biscione, durante la conferenza stampa di presentazione avvenuta oggi, 12 dicembre, a Casa Cavazzini –, i Civici Musei vogliono aprirsi alla collaborazione con diversi settori della società con coinvolgimento su un progetto culturale. Non si tratta quindi di un semplice carta di accesso ai musei ma di una proposta culturale mirata per cittadini, le famiglie, le aziende, le associazioni culturali e gli appassionati di arte”. Alla conferenza stampa di presentazione, oltre a Biscione erano presenti l’assessore comunale alla Cultura, Luigi Reitani, l’ideatrice del progetto Gianna Ganis, direttrice del Museo Territoriale Bassa Friulana, la testimonial dell’intera iniziativa, Giannola Nonino, il delegato per i rapporti cultura-industria di Confindustria Udine, Rosanna Girardi, il delegato di Confcommercio Udine, Gianni Croatto e il presidente dell’ordine degli architetti di Udine, Bernardino Pitto. Tutti convinti sostenitori delle nuove card. Con l’acquisto di una delle diverse tipologie di card proposte, si riceveranno una serie di vantaggi di vario genere che spaziano dai benefit di natura materiale (inviti ad eventi, servizi in esclusiva, visite guidate) ad una serie di sconti su biglietti, cataloghi e laboratori didattici. Verranno messe in vendita, a costi che vanno dai più popolari per quelle riferite ad uso individuale e per famiglie, a quelli un po’ più rilevanti ad uso aziendale, quattro diverse card in grado di coprire così numerose esigenze e richieste. “Si tratta – ha commentato Reitani – di un importante strumento per rafforzare i musei, patrimonio della città. Un modo anche per far sentire a casa i cittadini nei musei e per viverli fino in fondo, quando si vuole, non soltanto in occasione di un’inaugurazione o di una mostra. Ma anche un modo – conclude – per offrire servizi differenziati dedicati anche alle imprese, alle categorie economiche o agli ordini professionali in base alle esigenze di ciascuno”. Le “art card” potranno essere utilizzate nelle sedi museali cittadine per accedere, oltre che alle collezioni permanenti, anche alle mostre temporanee e agli spazi museali. I promotori dell’iniziativa sono convinti che “aderire alla comunità membership rappresenterà un segno tangibile di rapporto e relazione con il mondo della cultura, una pratica reale di adesione alle iniziative programmate, e permetterà un’ulteriore definizione dettagliata dell’audience, con conseguente precisa definizione del messaggio e del bersaglio da elaborare sul piano della comunicazione e della pianificazione delle manifestazioni”. Questo nuovo dialogo tra cultura e territorio troverà dunque concretizzazione in qualcosa di diverso dalle pur utili sponsorizzazioni o aiuti filantropici. Il tutto in un’ottica di interdipendenza fra operatori culturali e società civile e attraverso un sistema di programmazione continuativa e di collaborazione. Un atteggiamento basato sulla profonda convinzione che la produzione culturale debba necessariamente misurarsi con la costruzione paziente di un impatto sulla comunità, ponendo maggiore attenzione sulle necessità dei suoi residenti. E imparando, al contempo, a rilevare i cambiamenti e a reagire in funzione di essi. “A partire dall’inizio del prossimo anno – ha assicurato Gianna Ganis – inizieremo con la vendita delle card, ma a breve ci sarà anche un sito internet dedicato alla vendita e al dialogo tra musei, cittadini, territorio e impresa. Nostra intenzione – ha proseguito – è anche quella di offrire delle convenzioni con altri musei della regione e non solo, oltre a stipulare accordi con altri soggetti cittadini che producono cultura”. La gestione del progetto lo ricordiamo, è a cura della “Exist” di Trieste, mentre l’ideazione grafica di “Incipit”.