Gianluca Morozzi, Respirare la stessa aria (2009) Dividere il mondo, il paese, la città con certa gente. Respirare la stessa aria che respirano quelli. Niente è più difficile di questo.Respirare l’aria dei fidanzati della Betty. Per esempio. Con i fidanzati della Betty ci si riempirebbe una clinica psichiatrica. Secondo me è perché studia psicologia e cerca materiale per la tesi. Altrimenti, tutto questo non si spiega.La Betty, per dire, ai concerti, al fidanzato di turno impone codici precisi: il poverino non può baciarla teneramente sui pezzi lenti, non deve disturbarla sui pezzi veloci, non deve cercare di proteggerla dal marasma delle prime file. La Betty gioca in una squadra di calcio femminile, è un portiere del tipo rissoso e spericolato. La Betty sa trasformarsi a piacimento in bonazza irresistibile, in sfattona da centro sociale o in terzino uruguagio. La Betty guida come un tassista di Manhattan, sbraita, strombazza, esce dalle curve ai centotrenta, lampeggia appiccicandosi alla targa dei veicoli lenti. Quando sorpassa, affianca il sorpassato e rallenta per guardarlo con disprezzo. Altri evidenti difetti, a parte questi, non ne ha. Stasera, a me e a Lobo tocca conoscere uno dei suoi aborti di fidanzati. Tale Igor.Che si porta dietro anche la sorella.La Betty, lei è la mia migliore amica. Lobo esce di casa triste come sempre, i capelli davanti alla faccia, la camminata ciondolante, la maglietta color carne in decomposizione. Sale in macchina con l’agilità di una vescica gonfia. Metto in moto. Dopo un po’ provo a risollevare il suo umore parlando della sorella di Igor.“Pare sia molto carina” gli dico “Molto bionda e molto single. L’ha detto la Betty, proprio con queste precise parole. Interessante, no?”“Io mi ubriaco” piagnucola Lobo “Mi ubriaco, ficco la testa nel water, e poi tiro l’acqua”.“Certo, certo, come vuoi tu, che anche alla festa dalla Betty eri depresso e poi ti sei rifatto con la pedagogista, oh, a proposito, com’è andata?”“Ma cosa vuoi che me ne freghi, Lajos, è andata, come vuoi che sia andata, è andata”.“Be’, amico mio, e i particolari? Voglio i particolari”.“Ma niente, dopo mi ha telefonato, la pedagogista, si è appiccicata come una cozza. Ma io gliel’ho spiegato: a me interessa una persona, una soltanto, e quella persona si chiama Betty”.“Sì, sì, bravo, Lobo, fai bene ad essere così positivo, aspetta, l’indirizzo è questo”.Entro nel parcheggio di un enorme palazzone di periferia. La Betty, il presumibile Igor e la presumibile sorella bionda identificabile ci stanno aspettando. Parcheggio la mia Panda accanto a una Bmw nera.“Hai visto com’è vestita la Betty?” geme Lobo “Minigonna e stivali…”Niente collari da doberman, è sottinteso. Niente camiciona grunge. Brutto segno.Stasera è perfettamente armonizzata con la sorella di Igor, una biondona abbronzatissima e ipertruccata. Molto cubista, così a vedersi. Minigonna e camicia bianca abbottonata sotto il collo, sbottonata in mezzo ai seni, abbottonata sopra lo sterno, sbottonata sull’ombelico. Ci presentiamo alla cubista, che, scopriamo, si chiama Isabella. Igor mi stringe la mano vigorosamente, gli occhi mezzi chiusi per il fumo della sua stessa sigaretta. Dice “Tu sei quello che alla festa suonava la chitarra, no?”“Be’, sì, anche se suonare è una parola un po’ grossa…”“Cosa suonavi?” trilla Isabella “Sai suonare Vasco?”“Hmm, forse Albachiara…”“Oh, io vado sempre a prendere l’aperitivo al Roxy bar per poterlo incontrare… solo, non l’ho mai visto neanche una volta”.“Io e Lobo lo abbiamo visto due volte all’Old bridge. Il pub, sai. Quello in via Mazzini”.Isabella s’illumina come una supernova. Sgrana gli occhi, strilla “Hai sentito, Igor, hai sentito? Loro hanno visto Vasco!”, solo che Igor si è estraniato dalla conversazione, ha sbattuto la Betty contro il cofano della mia Panda per donarle chilometri di lingua a bocca tutta aperta. Già che c’è, per spettacolarizzare, le accarezza una coscia con la mano libera dalla sigaretta. Lobo, a questo punto, si ucciderebbe respirando i gas di scarico.Tossicchio imbarazzato, continuo il discorso su Vasco. “Eh, sì, era lì con un amico, aveva un sacco di gente intorno, è stato gentilissimo con tutti, anche con le ragazze che gli si strusciavano addosso, vero, Lobo?, Lobo, guarda di qua, è vero che è stato gentilissimo?”“E’ stato gentilissimo”. La cubista a questo punto non si tiene più, sta per saltarle un bottone dall’eccitazione. “Allora, andiamo in questo pub, Igor? Igor, dai, controllati, andiamo a vedere Vasco all’Old Bridge!”Igor si ricompone, la Betty si aggiusta i capelli. Io cerco di raffreddare le aspettative.“Guarda, l’abbiamo incontrato solo due volte su cento che ci siamo andati, Vasco. Non è detto che ci sia proprio stasera, anzi…” “Prendiamo la mia” ordina Igor. Punta la chiave come un laser, apre a distanza la Bmw nera accanto alla Panda. La Betty sale davanti, l’Isabella si sistema tra me e Lobo e intanto continua a chiedere com’era vestito Vasco, se aveva il cappellino, se era alto, se era basso, se era ubriaco. Igor mette in moto, esce in retro accarezzando una coscia alla Betty, e brillantemente squarcia la fiancata alla mia Panda. Davanti ai miei occhi marmorizzati. “Nooo” urla “Noooo, scusa, scusa, non l’ho fatto apposta…”Deglutisco a fatica. “Be’, immagino di no” dico, e intanto penso Stai calmo, rimani calmo, è il ragazzo della Betty, la fiancata accartocciata, giuda porco, stai calmo, non l’ha mica fatto apposta, giuda maiale.“Guarda, scusa, facciamo la constatazione amichevole, mi dispiace”.“No, senti, non c’è problema, dai, tanto è una macchina vecchissima”, e penso Stai calmo, c’è la Betty che ti guarda implorante dal finestrino, è la tua migliore amica, calmo, calmo.“No, ma scherzi, ho fatto un danno e riparo, figurati”.“Igor, tranquillo, con tutte le botte che ha preso questa macchina, davvero, non è successo niente, sul serio”.Discutiamo un altro po’, alla fine la chiudiamo in amicizia e anche oggi ho fatto la mia buona azione per la Betty.Faccio una botta di conti. Penso al carrozziere, alle mie scarne finanze, e decido che la portiera la lascio così. Esteticamente, è quasi un miglioramento. Poi siamo all’Old Bridge, seduti ai tavoli all’aperto sotto il ponte della ferrovia, col treno che ogni tanto passa a coprire le conversazioni col suo sferragliare.La prima frase extraVasco di Isabella è “Oh, sono andata al Lion ieri sera, ragazzi, vi giuro, uno schifo, pieno di extra, uno schifo”. Scandisce ogni parola con una cadenza bolognese che sembra il martello di un maniscalco, tanto carica le frasi.Igor aggiunge un elegante “Bruciarli tutti, gli extra”, intanto che sfoglia il menù con una mano e palpa la Betty con l’altra. Io e Lobo ci guardiamo perplessi.Il Lion, il Lion è un posto fighettissimo con drink card a venti euro e security enorme all’entrata. Isabella, secondo me, ha visto un tizio lampadato e l’ha scambiato per un magrebino. Comunque, dopo questo bell’avvio di serata, Igor abbranca di nuovo la Betty infilandole simpaticamente la lingua in gola. Lobo fa un sorrisino strano a Isabella, sussurra “Tuo fratello è proprio preso, eh?”“Eh, sì, la Betty è proprio tanto carina e simpatica…”Lobo sospira, la guarda come si guarda un cagnolino triste e mormora “Già, già, ha molte doti la Betty, sai, ti confido una cosa…”, e a questo punto alzo gli occhi al cielo, rassegnato a conversare solo con Igor e la Betty. Quando Lobo inizia ad ammorbare le ragazze con la storia del suo amore irrealizzato, le ragazze, dopo, gli si concedono. Sempre. Metodi strani.“Mi diceva la Betty che sei studente” dice Igor in un secondo di vacanza dagli istinti bestiali “Avete la stessa età, tu e lei?”“No, io ho trent’anni, a dir la verità”.Igor sgrana gli occhi. “Trent’anni? E a trent’anni fai ancora lo studente mantenuto?”Io a questo punto starei pensando Oh, ma che vuoi?, ti conosco?, ma riesco a dire “Non sono proprio mantenuto, a dir la verità. Io lavoro tre sere alla settimana, ho un incarico di responsabilità…”“Cioè?”“Cioè, mi occupo di sicurezza degli ascensori”.“In che senso?”“Nel senso che, se qualcuno resta chiuso di notte in ascensore, manda l’allarme e io lo smisto a chi di dovere. Non è un lavoro molto difficile…”“…non è neanche un lavoro, secondo me…”“…però ho tanto tempo libero per scrivere, per leggere fumetti…”La Betty ci scruta allarmata. Lobo e Isabella sono già in un mondo parallelo, lei gli accarezza i capelli sussurrando Poverino.“Ma con questa storia che fai lo studente” sibila Igor “sei riuscito a fare il militare senza problemi? Con gli esami, dico…”Qui la Betty ha le convulsioni, gesticola “Guarda, Igor, quello che entra adesso, non è Vasco?”“Servizio civile” dico io. “Obiettore di coscienza, dunque” scandisce Rambo sputando fuori ogni sillaba.“Bah, ho sempre pensato che gli obiettori di coscienza non siano veri uomini”. Dice proprio così.Giuro. La Betty tenta di sviluppare doti telepatiche, cerca di trasmettermi il pensiero Stai calmo, ti prego, stai calmo, è una sera, solo una sera.Certo.Sto calmo.Nessun problema. Adesso rispondo con una battuta. “Eh, Igor, che ci vuoi fare, hai ragione, non sono un vero uomo. Però conosco un sacco di barzellette”.Igor rimane serio, che i veri uomini non ridono, si vede. La Betty prova a insistere su questo filone, dice “E’ vero, dai, Lajos, racconta a Igor quella del ketchup, o quella della cammella”.Mi schiarisco la voce “Dunque, c’è un generale della legione straniera che viene assegnato a un fortino nel deserto, il suo vice lo porta a ispezionare il fortino, gli mostra la polveriera, la torre di guardia, il generale annuisce compiaciuto, poi nota una casina rosa sotto i bastioni, e allora chiede Ma scusi, cosa ci sarebbe in quella casina rosa?”.No, niente da fare, Igor verrebbe scartato anche dai Vanzina. Va bene un personaggio caricaturale per far ridere il pubblico di bocca buona, ma così caricaturale no, è troppo. Interrompe la mia barzelletta -peraltro bellissimaper sproloquiare sul suo servizio militare, su questa piaga del servizio militare obbligatorio che sta per essere abolito, su come quei dodici mesi lo abbiano reso un vero uomo, sulle lacrime che sgorgavano spontanee quando il tricolore svettava garrulo contro il cielo blu cobalto, e conclude con occhio spiritato “Immagino che per te sarà un pezzo di stoffa e basta, la bandiera”.Io vorrei controbattere con aria grave e drammatica, ma non ce la faccio proprio, a me ‘sta retorica piagnona mi fa schiantare dalle risate. “No, no, ma quale pezzo di stoffa, quando il bandierone cala sulla curva e oscura il sole, quando vedi il cielo filtrato dalla stoffa rossa e blu, quando parte il canto Bo-lo-gna, Bo-lo-gna, e nell’altra curva gli avversari rispondono Bologna / Bologna / vaffanculo…”La Betty mi tira un calcio da sotto il tavolo. Lobo e Isabella neanche ci sentono, ormai si sussurrano paroline languide da un millimetro. Igor è serissimo, ringhia “Sì, bravi, ridete pure di certi valori, voi”, che io mi domando voi chi?, a questo punto.E poi continua. “Io non capisco una cosa. Se non amate la Patria, voi…” …e adesso ho come un’intuizione di quel che sta per dire, ma no, neanche in un film degli anni ’80 con Ezio Greggio e Jerry Calà, non sta per dire veramente… “…perché non ve ne andate in Siberia tutti quanti?” In Siberia.Ha detto in Siberia. Veramente.Non sono qua. Il mio corpo è seduto a questo tavolo, ma io non sono qua. Ma quest’uomo come è cresciuto, mi dico?Nella mia stessa città, nei miei stessi anni?Chi lo ha educato?Chi gli ha raccontato che cosa?Poi, la cosa peggiora. “Guarda” rispondo nel tono più pacato che riesco a sfoderare “secondo me c’è un equivoco di fondo, stai usando argomenti, scusa, che…”“…voglio poi vedervi, voi, se vi tolgono i vostri tre televisori e le vostre macchine, se siete contenti di fare i poveri…”“…ma guarda che hai una visione un po’…”“…che i vostri Guccini e De Gregori e tutti i cantanti che facevano tanto gli amici dei poveri poi avevano i loro bei macchinoni sotto il culo…”“Lajos, Igor, avete visto, è proprio Vasco, incredibile…”“…a parte che Guccini notoriamente non ha neanche la patente, questi stereotipi mi sembrano…”“Ma pensa, Vasco, qui all’Old Bridge, guarda quanta gente che ha intorno…”“Scusate. Vado in bagno”.Mi chiudo nei cessi. Ci resto mezz’ora. La Betty è una tosta, mi ripeto con la testa appoggiata allo scarico. Se buca in tangenziale, mica chiama il babbo o il fidanzato di turno. Cerca il cric e fa tutto da sola.Perché, allora?Perché? Sulla via del ritorno, Rambo guida come un cocainomane. Quale peraltro è, probabilmente.Accarezza le gambe alla Betty, al ritmo della techno antidiluviana che lo stereo spara a palla. Lobo e Isabella si scambiano saliva girando la testa a destra e a sinistra, a scatti. Tengono le bocche semiaperte. Riesco quasi a vedere le tonsille.Saluto l’idiota con educazione, lascio Lobo alla sorella di Rambo e guido solitario verso l’Estragon, che un po’ di rock a questo punto mi ci vuole.Duecento metri e accosto. Chiamo la Betty al cellulare.