Martina Treu Giustizia per Clitemnestra CLITEMNESTRA: L’ALTRA DONNA liberamente ispirato a Eschilo, Euripide, Sofocle Testo e regia Renata Coluccini e Marco Di Stefano Con Renata Coluccini, Benedetta Brambilla, Ylenia Santo Scene Marco Muzzolon Disegno luci Marco Zennaro Costumi Mirella Salvischiani Produzione Teatro del Buratto Spettacolo inserito in Invito a Teatro PRIMA NAZIONALE Teatro Verdi, Milano dal 16 marzo al 5 aprile 2012 Porta giustamente il nome di Clitemnestra la pièce scritta e diretta da Renata Coluccini e Marco Di Stefano, che debutta in prima nazionale al teatro Verdi di Milano: una sintesi densa e originale delle tragedie antiche accomunate dalla presenza ingombrante della regina, ben calibrata nei toni e valorizzata da una regia scarna e pregnante. La scenografia essenziale, tutta bianca, prevede due scalinate laterali (a formare una sorta di cavea), a sinistra un televisore, al centro la monolitica sagoma di un frigorifero, a cui attingono simbolicamente le tre attrici in scena: Elettra (Ylenia Santo) è un’adolescente annoiata e bulimica che ha paura di crescere e di vivere pienamente, e preferisce lasciarsi ipnotizzare con vecchi film in tv, ingozzarsi di cibo e cullarsi nel ricordo idealizzato del padre assente. La madre Clitemnestra (Renata Coluccini) è una regina saggia e benvoluta dal popolo, in assenza del marito, ma non riesce a dialogare con la figlia. Il ritorno di Agamennone, evocato circa a metà del dramma, anziché unire le due donne le separa ancora di più. E tra loro si interpone un’altra donna, Cassandra (Benedetta Brambilla): anche lei come Elettra giovane principessa, ma al contrario di lei già stanca per aver troppo vissuto. Il suo corpo porta i segni della guerra e degli stupri, ed è testimonianza vivente dell’ipocrisia che avvolge il ritorno del re: solo Clitemnestra le chiede di raccontare tutto, e le crede. Tutti gli altri, compresa Elettra, si rifiutano di ascoltare. Preferiscono osannare i vincitori: Agamennone, ancora una volta, la farà franca? Clitemnestra non può sopportarlo: vuole giustizia per lei e per Cassandra, che in questa riscrittura non può che stare dalla sua parte. Ed è nell’alleanza tra le due donne che la drammaturgia tocca a nostro parere il punto più alto, distante dai modelli eppure perfettamente coerente con lo svolgimento drammaturgico, in un crescendo emotivo che culmina nel finale: intimo e intenso, con una soluzione del tutto inedita tra le riscritture a noi note.