IL LIBERO ARBITRIO
di Sergio de Ruggiero
Il Libero arbitrio è il concetto filosofico e teologico secondo il quale ogni
persona è libera di fare le sue scelte. Ciò si contrappone alle varie concezioni
deterministiche secondo le quali la realtà è in qualche modo predeterminata dal
destino, per cui gli individui non possono compiere scelte, perché ogni loro
azione è predeterminata prima della loro nascita, questo concetto viene chiamato
predestinazione o servo arbitrio.
Il concetto di libero arbitrio è molto dibattuto nell'ambito religioso, in relazione
all'onniscienza attribuita alla divinità nelle religioni monoteistiche. Esso è alla
base della religione cattolica mentre risulta uno dei punti di contrasto con la
religione luterana per la quale l'uomo non può in alcun modo agire per liberare
la propria anima, mentre il cattolicesimo considera fondamentale sia le opere
quanto le preghiere.
Della stessa idea del luteranesimo è anche il calvinismo per il quale l'uomo è
predestinato e per questo a niente servono le proprie opere e le proprie azioni,
poiché l'elemento decisivo è solo la fede.
Il concetto di libero arbitrio ha implicazioni in campo religioso, etico e
scientifico. In campo religioso il libero arbitrio implica che la divinità, per
quanto onnipotente, scelga di non utilizzare il proprio potere per condizionare le
scelte degli individui. Nell'etica questo concetto è alla base della responsabilità
di un individuo per le sue azioni. In ambito scientifico l'idea di libero arbitrio
determina un'indipendenza del pensiero inteso come attività della mente e della
mente stessa dalla pura causalità scientifica.
Il libero arbitrio secondo Sant’Agostino (Tagaste, antica città dell’Algeria, 13
novembre 354 – Ippona, 28 agosto 430 - filosofo, vescovo e teologo latino.
Padre, Dottore e santo della Chiesa cattolica).
Connesso al problema del male è quello riguardante la libertà umana. Se l’uomo
non fosse libero, allora non avrebbe né meriti, né colpe. Il problema che si pone
con questa affermazione è se esiste il libero arbitrio oppure la predestinazione,
problema che si è venuto a creare in seguito al peccato originale:
?
Dio, che è onnisciente e conosce il futuro, ha dato piena libertà all'uomo,
ma sa che, lasciandolo libero, questi peccherà. Dio potrebbe anche
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intervenire per impedirglielo, ma non lo fa, proprio per la facoltà umana
del libero arbitrio.
?
L'uomo, così peccando, ha commesso il peccato originale, con cui ha
compromesso la propria libertà, volgendola contro se stessa. Sebbene egli
sia divenuto indegno di ricevere la salvezza, Dio, conoscendo le sue
possibili scelte verso il male o verso il bene, dona ad alcuni, con la
Grazia, la possibilità di salvarsi, mentre ad altri lascia la libertà di
dannarsi; tuttavia, questa non è una scelta divina arbitraria, ma è
semplicemente la prescienza di Dio che, nell'eternità (cioè oltre il tempo),
vede coloro che possono ricevere la Grazia e coloro che non possono.
Questi ultimi anche se la ricevessero non solo non si salverebbero, ma si
dannerebbero ancor più. Dunque, per Agostino, la volontà di Dio precorre
semplicemente la volontà dell'uomo, non la costringe, poiché tale nostra
volontà è l'unica davvero che ci renda meritevoli della salvezza o della
dannazione; infatti, anche se nessun uomo potrebbe salvarsi con la sola
propria volontà, coloro che potrebbero salvarsi vengono soccorsi dalla
Grazia divina, che li aiuta nella loro predisposizione. Tale concetto si
spiega nella risposta evangelica di Cristo ai suoi discepoli, che gli
avevano chiesto: « "Chi si potrà dunque salvare?". E Gesù, fissando su di
loro lo sguardo, disse: "Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è
possibile." » (Matteo 19,25-26)
Sarebbe d'altronde impossibile indagare le ragioni per cui Dio interviene a
favore di alcuni e non di altri, perché noi non abbiamo titoli per criticare Dio.
Agostino si rifà in proposito alle parole di Paolo di Tarso: «O uomo, chi sei tu
per disputare con Dio? Oserà forse dire il vaso plasmato a colui che lo plasmò:
"Perché mi hai fatto così?". Forse il vasaio non è padrone dell'argilla, per fare
con la medesima pasta un vaso per uso nobile e uno per uso volgare?»
Fondamento della libertà umana è dunque per Agostino la Grazia divina, perché
solo con la grazia l'uomo diventa capace di dare attuazione alle proprie scelte
morali. Va distinto in proposito il libero arbitrio (che è la semplice capacità di
scegliere tra il bene e il male), dalla libertà, che è invece la volontà effettiva di
realizzare queste scelte. Qui si inserirà anche la polemica degli ultimi anni di
Agostino contro Pelagio: essendo l'uomo corrotto dal peccato originale di
Adamo, e quindi magari animato da buone intenzioni ma facilmente preda di
tentazioni malvagie, Dio non solo interviene per illuminare l'uomo su cosa è il
bene, ma anche per infondergli la volontà effettiva di perseguirlo.
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Il problema libero arbitrio secondo Erasmo da Rotterdam, (Rotterdam, 28
ottobre 1466 – Basilea, 12 luglio 1536, teologo, umanista e filosofo olandese).
Il problema del libero arbitrio alla fine del XV secolo si era fatto pressante sotto
i colpi inferti da Martin Lutero e dalle sue considerazioni sul servo arbitrio
(Il servo arbitrio è quel concetto filosofico e teologico secondo cui l'uomo non è
libero nello scegliere. Secondo questo modo di pensare, infatti, l'uomo non può
liberamente scegliere tra bene e male: egli è predestinato fin dalla nascita, a
compiere determinati atti). Questo concetto, che è una delle cause delle divisioni
tra Chiesa cattolica e protestante, nasce da alcune considerazioni riguardanti
l'onniscienza della figura divina. Già Sant'Agostino parlò di predestinazione, per
quanto avesse più volte difeso la libertà dell'uomo nel decidere delle sue azioni.
Una forte affermazione di questo concetto, tuttavia, si ebbe con Martin Lutero,
che ne fece una delle basi della sua religione). Al concetto di servo arbitrio si
contrappone quello di libero arbitrio, che in campo filosofico difende la libertà
dell'uomo nello scegliere delle sue azioni e quindi, in campo teologico, di
guadagnarsi in base ad esse la salvezza. In pratica per Lutero l'uomo non poteva
nulla per ottenere la redenzione e a nulla servivano, quindi, le opere e la carità e
di conseguenza la funzione mediatrice della Chiesa tra l'uomo e Dio attraverso i
sacramenti. Questa visione luterana era tipica di un clima culturale e intellettuale
che segnavano la fine dell'Umanesimo e il tramonto del concetto di Homo faber
ipsius fortunae (Ognuno è artefice della propria fortuna). Erasmo da Rotterdam,
invitato ripetutamente a prendere posizione sul Luteranesimo, si decise a
scrivere questa opera per definire la sua posizione nei confronti del problema
della libertà dell'uomo e quindi della sua responsabilità di fronte a Dio e del suo
rapporto con la Chiesa cattolica, rivalutando nel contempo, nei confronti di
quest'ultima, i valori dell'individuo.
Il pensiero di Erasmo:
La definizione di libero arbitrio su cui Erasmo costruisce il proprio discorso è
quella di un «potere della volontà umana in virtù del quale l’uomo può sia
applicarsi a tutto ciò che lo conduce all’eterna salvezza, sia, al contrario,
allontanarsene.» Senza voler mettere in discussione l’autorità e il valore delle
Sacre Scritture, Erasmo afferma che , malgrado la sofferenza e i danni subiti a
causa del peccato originale, il libero arbitrio permane ancora nell'uomo ma è
offuscato e reso difficile da mettere in atto per l’immensa massa delle mancanze
e per l’abitudine al peccato. Chi afferma che il libero arbitrio, la libera volontà
dell'uomo può esprimersi solo nel decidere di peccare erra così come chi crede
che il libero arbitrio sia una vuota astrazione. Chi sostiene queste tesi dimentica
che sia il bene che il male possono essere messi in atto dall'uomo solo con il
consenso di Dio, che offre all'uomo la grazia affinché egli scelga il bene.
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Le Sacre Scritture confermano il libero arbitrio
Con un'argomentazione basata sulle Scritture, Erasmo dimostra la sussistenza
del libero arbitrio: gli uomini vengono esortati a scegliere il bene, Dio si lamenta
della rovina del suo popolo, Cristo piange sulla Gerusalemme che lo ripudia e la
invita a seguirlo, ecc… Se invece, come affermava Lutero, l'essere umano non
avesse la facoltà di accettare o rifiutare liberamente la grazia divina che gli viene
offerta, perché nelle Scritture sono presenti ammonimenti e biasimi, minacce di
castighi ed elogi dell'obbedienza? Se inoltre, come predicava Lutero, l'uomo non
ha bisogno di chiese e organi intermediari tra sé e Dio, ma è l'unico sacerdote di
se stesso, come si concilia questa supposta autonomia con la sua assoluta
impossibilità di scelta in ambito morale?
L'intervento decisivo della Grazia
In ogni azione umana noi possiamo distinguere tre fasi: l'inizio, lo sviluppo e
l'esito finale: la Grazia è essenziale nella prima e nell'ultima fase, quando cioè
ispira la volontà dell'uomo al bene (l'inizio) e gli consente di realizzarlo (l'esito
finale): tutta la parte che riguarda la messa in opera dell'azione (lo sviluppo)
vede l'intervento del libero arbitrio dell'uomo che liberamente mette in atto la
sua volontà. Così le due cause, la grazia di Dio e la volontà umana, concorrono
allo stesso tempo all’azione e ad una stessa opera indivisibile anche se tra le due
la causa principale è la Grazia che da sola potrebbe mettere in atto l'azione.
Particolarmente incisivo è l’esempio che Erasmo presenta per supportare la sua
soluzione, quella del padre e del figlio che vuole cogliere un frutto. Il padre alza
nelle sue braccia il figlio che ancora non sa camminare, che cade e che fa degli
sforzi disordinati; gli mostra un frutto posto davanti a lui; il bambino vuole
correre a prenderlo, ma la sua debolezza è tale che cadrebbe se il padre non lo
sostenesse e guidasse. È quindi solo grazie alla conduzione del padre (la Grazia
di Dio) che il bambino arriva al frutto che sempre suo padre gli offre; ma il
bambino non sarebbe riuscito ad alzarsi se il padre non l’avesse sostenuto, non
avrebbe visto il frutto se il padre non glielo avesse mostrato, non sarebbe potuto
avanzare senza la guida del padre, non avrebbe potuto prendere il frutto se il
padre non glielo avesse concesso. Cosa potrà arrogarsi il bambino come sua
autonoma azione? Malgrado nulla avrebbe potuto compiere con le sue forze
senza la Grazia, ha pertanto fatto qualcosa.
Il libero arbitrio secondo il pensiero di Max Heindel:
Nella “Cosmogonia” è scritto:
? “ Tutti gli animali posseggono una « coscienza rappresentativa » interiore
simile a quella dell'uomo quando sogna. In presenza di un oggetto, essi
percepiscono interiormente un'immagine accompagnata da una forte
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impressione che inquadra l'oggetto come favorevole o contrario al loro
benessere. Se il sentimento che suscita è di paura, esso si associa ad una
suggestione proveniente dallo Spirito - gruppo che gl'indica come sfuggire
al minacciato pericolo. Questo stato negativo di coscienza facilita allo
Spirito - gruppo la guida dei corpi fisici degli animali mediante la
suggestione, perché gli animali non posseggono volontà individuale”.
? “ L'uomo non è facilmente guidato dall'esterno con o senza il suo
consenso. Via via che l'evoluzione avanza e la volontà dell'uomo si
sviluppa sempre di più, egli si affrancherà dalle suggestioni esteriori e
sarà libero di agire secondo il proprio volere, indipendentemente dalle
influenze altrui. Questa è la principale differenza fra l'uomo e gli altri
regni. Questi agiscono secondo la legge e gl'imperiosi ordini dello Spirito
- gruppo (che chiamiamo istinto), mentre l'uomo diviene sempre più legge
a se stesso. Noi non chiediamo al minerale se si vuol cristallizzare o no,
né al fiore se vuole o non vuole sbocciare, né al leone se vuole o non
vuole cessare di predare. Essi sono tutti, nelle cose piccole come nelle
grandi, sotto il dominio assoluto dello Spirito - gruppo, in quanto privi di
libero arbitrio e di iniziativa, qualità possedute invece, in diverso grado,
da ogni essere umano. Tutti gli animali della stessa specie appaiono
approssimativamente uguali, perché essi sono l'emanazione dello stesso
Spirito - gruppo, mentre fra i sei miliardi di esseri umani che popolano la
terra, non due soli esseri umani appaiono esattamente simili neppure i
gemelli nell'adolescenza, perché il segno posto su ciascuno dall'Ego
individuale, produce la differenza nell'aspetto come nel carattere”.
? “ L’Innocenza non è sinonimo di virtù. L'innocenza è figlia dell'ignoranza
e non potrebbe essere mantenuta in un universo in cui lo scopo
dell'evoluzione è acquisizione della Saggezza. Per conseguire tale scopo,
sono essenziali la conoscenza del Bene e del Male; del giusto e
dell'ingiusto, come è necessario il libero arbitrio. Se possedendo la
conoscenza e il libero arbitrio, l'uomo si schiera dalla parte del Bene e
della Giustizia, egli coltiva la Virtù e la Saggezza. Se soccombe alla
tentazione e coscientemente agisce male, egli incoraggia il vizio”.
Quindi, analizzato il Libero arbitrio in tutte le sue forme, anche contraddittorie
se vogliamo, secondo le varie confessioni religiose, l’etica, la filosofia e la
morale, alla fine, ma cosa è in realtà il “LIBERO ARBITRIO”?
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Ebbene è quella facoltà cerebro-spirituale, tipicamente umana, che porta ad una
trasformazione di coscienza o acquisizione di consapevolezza di ciò che l’essere
umano realmente è, ottenuta tramite lo studio e la ricerca individuale e la sua
quotidiana applicazione nella vita, per mezzo del servizio altruistico e
disinteressato (fede e opere) guidata dal discernimento (testa e cuore
all’unisono) e vivificata dalla forza di volontà, che permette all’uomo di agire
secondo la propria, libera scelta, affinché lui stesso possa trasformarsi, da essere
creato, in un CREATORE!
Nella “Cosmogonia dei Rosa+Croce”, capitolo V, è scritto:
? “Limitando Se stesso entro una certa porzione di spazio, il Grande Essere
che chiamiamo DIO, crea un Sistema Solare per l’evoluzione di una
grande schiera di esseri di diverso avanzamento. Tutte queste onde di vita
sono comprese nel Suo Essere. Le varie Gerarchie (o esseri) poste in
evoluzione, sono inserite nel Piano di avanzamento allo scopo di
proseguire nel loro sviluppo. Inoltre, ciascuna di loro deve attendere che
si prepari l’ambiente ad essa più propizio. Tutto il processo evolutivo,
generalmente inteso, è diviso in due grandi periodi, il primo dei quali ha
come obiettivo quello di dotare gli Spiriti evolventesi dei veicoli di
esperienza adatti ed il secondo di far acquisire e trasformare
quest’esperienza in coscienza e potere animico.”
Secondo gli insegnamenti del Cristo, chiunque insegua i suoi precetti è un
piccolo Cristo in formazione! Il Maestro Gesù chiamava i suoi discepoli
“fratelli”, figli dello stesso “Padre”, coeredi dello stesso regno, il “Suo”.
IL Maestro Gesù è stato il più grande rivoluzionario tra gli inviati di Dio, è stato
il primo a trasgredire tutte le antiche usanze ed ha espiato sulla croce l’audacia
che aveva avuto di affermare di essere figlio di Dio e che tutti gli esseri umani
sono suoi fratelli, figli e figlie dell’unico Dio Padre, che è nei Cieli. L’insistenza
con la quale Gesù sottolineava la filiazione divina dell’uomo scandalizzava gli
scribi e i farisei al punto che un giorno tentarono di lapidarlo.
Nel Vangelo di Giovanni, capitolo 10 versetto 31-38, è scritto testualmente:
I Giudei portarono di nuovo delle pietre per lapidarlo. Gesù rispose loro: «Vi ho
fatto vedere molte opere buone da parte del Padre mio; per quale di esse mi
volete lapidare?». Gli risposero i Giudei: «Non ti lapidiamo per un’opera buona,
ma per la bestemmia e perché tu, che sei uomo, ti fai Dio». Rispose loro Gesù:
«Non è forse scritto nella vostra Legge: Io ho detto: voi siete dèi? Ora, se essa
ha chiamato dèi coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio (e la Scrittura non può
essere annullata), a colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo, voi
dite: Tu bestemmi, perché ho detto: Sono Figlio di Dio? Se non compio le opere
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del Padre mio, non credetemi; ma se le compio, anche se non volete credere a
me, credete almeno alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me
e io sono nel Padre».
*(Salmi 81,6) Io ho detto: «Voi siete dèi, siete tutti figli dell’Altissimo».
Ora, come possiamo divenire dei veri DEI, se non siamo liberi di agire e di
operare secondo la nostra libera volontà? Liberi di scegliere, di fare o disfare ciò
che riteniamo più giusto per noi o per i nostri cari? Solo uno schiavo non è
libero, non possiede nulla, neanche la sua vita, ma sappiamo e crediamo che il
Cristo, tramite il Suo sacrificio, ci ha liberati da ogni catena, da ogni vincolo, da
ogni Legge, da ogni Dogma, fino al punto che l’uomo stesso diventi LEGGE.
Spesso ci blocchiamo dall’agire per paura di sbagliare, di commettere degli
errori, di peccare, per paura delle conseguenze che si possono ricavare dal nostro
operato o di ciò che possano pensare gli altri e di conseguenza, della loro ostilità
nei nostri confronti e questa paura, blocca inevitabilmente la nostra azione e
dove non c’è azione, fatalmente c’è solo morte, involuzione, distruzione o, nel
migliore dei casi, ritardo.
Sempre nella “Cosmogonia” troviamo scritto:
? “ Che l'uomo fin dal principio, fu spinto a temere Dio e gli furono date in
un primo momento, delle religioni di natura ed in seguito quelle di razza,
tali da promuovere il suo sviluppo spirituale sotto l'incubo della paura”.
Oggi, siamo consapevoli che questa paura primordiale non ha più motivo di
esistere e che solo dall’azione, libera, scevra da falsi condizionamenti morali,
etici, religiosi, sociali e psicologici, possiamo ricavare il nostro accrescimento.
In una recente riunione in casa di amici, con la precisa volontà di “provocare”
una forte reazione, dissi: “ Che il vero peccato… era proprio quello di non
peccare “ e questo non certo per fare della facile ironia o un elogio del peccato
ma semmai, per dar modo a chi mi ascoltava di comprendere, che solo
dall’azione, negativa o positiva che possa essere, si può ricavare la giusta
esperienza, affinché con essa, ci si possa allineare al piano evolutivo. La regola
d’oro, è sempre la stessa: “Non fare agli altri quello che non vorresti che fosse
fatto a te.” Utilizzando questo semplice ma quanto mai preziosa norma, la
possibilità di commettere degli errori, si riduce notevolmente.
Cari fratelli, il mio, il nostro dovere non è quello di ammaestrare le genti, siamo
solo dei canali in cui fluiscono gli insegnamenti di grandi Maestri, insegnamenti
che abbiamo fatti nostri e che in qualche modo cerchiamo di comunicare agli
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altri, ma non dobbiamo convincere nessuno, perché se fossi io a convincervi, la
vostra convinzione durerebbe fino a quando non incontrereste un oratore più
persuasivo di me, ma se vi porto a ragionare e vi renderete conto da soli della
bontà di quanto vi sto esponendo, la vostra convinzione sarà per sempre.
Amici miei, “ Solo chi non fa nulla non sbaglia mai “. Max Heindel nei suoi
scritti, dice: “Che si può essere talmente buoni…da divenire dei buoni a nulla,
dei veri e propri incapaci, per se stessi e soprattutto per gli altri”.
Gli insegnamenti del Cristo hanno proiettato su DIO il ruolo di Padre, ma le
varie religioni hanno plasmato l’idea di un DIO che giudica, premia o punisce.
Hanno creato intorno all’AMORE (il termine per eccellenza per definire DIO)
una realtà basata sulla paura e questa realtà basata sulla paura, domina
l’esperienza dell’amore. È questa che ne da l’impronta!
Il Signore dovrebbe forse punirci perché abbiamo fatto una scelta che Lui stesso
ci ha messo di fronte? Questa è la domanda a cui è necessario rispondere prima
di assegnargli il ruolo di DIO vendicativo e geloso che punisce e procura danni
ai propri figli.
Le religioni, tutte le religioni che hanno avuto un notevole partecipazione di
fedeli e si sono perpetuate per lungo tempo, hanno al loro interno delle verità
“ETERNE” ed inviolabili e hanno avuto la peculiarità di riunire attorno a sé
milioni di seguaci, donandogli un ideale comune e quei principi basilari del
corretto vivere civile. Ma la religione, lega, stringe a sé milioni di esseri viventi
che hanno come unico scopo, perpetuare e sviluppare al massimo la loro
“specifica” religiosità senza badare alle verità riposte nelle religioni altrui e lo
stesso termine “religione”, derivante dal verbo latino “RELIGERE”, possiede
nella sua etimologia il significato di stringere, legare a sé e tutto ciò che stringe
o lega, nega nella sua essenza intima, ogni possibilità di scelta o di libertà che
non sia fondata sui principi di base della religione stessa. Una religione non si
basa su di un sistema razionale di prove, ma sopravvive per il bisogno che
l’uomo ha di essa. Da qui i dogmi, i comandamenti, le leggi.
Scrive Max Heindel:
?
“Vi fu un tempo in cui in Grecia, la Religione l'Arte e la Scienza venivano
insegnate congiuntamente nei templi dei Misteri. Ma fu necessario per
migliorare lo sviluppo di ciascuna di esse che si separassero per un certo
tempo. La Religione dominò da sola nell'«oscuro Medio Evo ». Durante
quel tempo essa tenne soggette tanto la Scienza che l'Arte, legando loro
mani e piedi. Quindi venne il periodo del Rinascimento e l'Arte rifiorì in
tutte le sue forme. La Religione però si manteneva potente e l'Arte ben
presto si prostituì, mettendosi al servizio della Religione. Infine è venuta
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l'ondata della Scienza moderna, la quale con mano di ferro, ha soggiogato
la Religione. Fu a detrimento del mondo che la Religione mise in ceppi la
Scienza. L'Ignoranza e la Superstizione cagionarono un danno
indescrivibile, e nonostante ciò, l'uomo mantenne allora un elevato ideale
spirituale; egli sperava in una vita più pura e migliore. E' infinitamente più
disastroso vedere la Scienza uccidere la Religione, poiché ora perfino la
Speranza, che è l'unico dono che gli Dei hanno lasciato nel vaso di
Pandora, può svanire davanti al Materialismo e all'Agnosticismo
trionfanti. Tale stato di cose non può continuare. Dovrà esserci la reazione
spirituale. Se così non fosse, l'anarchia spezzerebbe il Mondo. Per evitare
tale calamità, la Religione, la Scienza e l'Arte devono unirsi in
un'espressione più alta del Buono, del Vero e del Bello, ancora più alta di
quella che avevano raggiunto prima della loro separazione.
Nella leggenda massonica di HIRAM HABIFF, il “figlio della Vedova”, il
grande architetto che ideò e costruì il grande Tempio di Salomone, si dice che
egli fu ucciso da tre dei suoi più invidiosi apprendenti, che volevano carpirgli
con la forza i segreti della sua opera e questi si chiamavano IGNORANZA,
INTOLLERANZA e FANATISMO. Sono questi, ancor oggi, i veri ostacoli che
ogni ricercatore spirituale deve superare per ottenere la giusta condizione per
poter procedere sul SENTIERO e non rischiare di cader vittima di sé stesso.
Gli insegnamenti del Cristo rivelano una sentimento religioso universale, rivolto
a tutte le genti del mondo, senza condizione di razza, di società, di idee e quindi
di culture o di religioni diverse, il mantenerci, il sentirci legati, stretti dentro i
confini di una determinata religione, significa squalificare gli insegnamenti
dateci da nostro Signore, significa non evolverci verso il piano voluto da DIO,
significa rimanere legati e quindi prigionieri di falsi concetti, che con il
VOLERE divino, non hanno nulla a che fare.
Ricordiamoci che TOLLERARE, non significa accettare e quindi legittimare,
TACERE può significare essere d’accordo e quindi rendersi complici, AGIRE,
anche commettendo errori, è l’unica azione corretta e consentita.
Di conseguenza è della paura che l’uomo ha necessità per essere buono? Per fare
e avere ciò che è intrinsecamente giusto? Dobbiamo essere minacciati per essere
persone dabbene? E che cosa significa essere buoni? Chi mai sarà realmente in
grado di pronunciare la parola definitiva su questo argomento?
Nel passato, crimini abominevoli come la pedofilia (Eros, il dio dell’amore
degli antichi greci, era raffigurato come un bambino paffutello, intento a
scoccare il suo dardo d’amore, verso i cuori degli innamorati) o lo stupro,
(qualunque autorità, civile ed a volte, purtroppo, anche religiosa, poteva
arrogarsi il diritto di violentare o sottrarle all’affetto delle loro famiglie, delle
povere ed indifese fanciulle, al solo scopo di soddisfare i propri desideri
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sessuali e le competenti autorità legislative, il più delle volte, non facevano
nulla per reprimere o prevenire tale scempio, oppure dopo una battaglia, era
diritto dei vincitori abbandonarsi al saccheggio della città ed a violentare, con
ogni sorta di brutalità e sevizie, la popolazione, uomo, donna o bambino che
fosse) o, e non certo per finire, la schiavitù, non era forse considerata un diritto
inviolabile, possiamo dire divino, riservato ai più forti del genere umano, ebbene
oggi, grazie a DIO, a distanza di pochi anni da quei tempi orribili, sono
considerati crimini atroci, rivolti contro l’umanità e nessuno di noi penserebbe
mai di attuare certe azioni e quanto mai a considerarli come diritti emanati dal
volere divino.
E allora, chi di voi sarà mai in grado di pronunciare la parola definitiva sul cosa
significa essere buoni?
Ebbene, siete voi, voi stessi, solo voi potete stabilire le regole, siete voi che
dovete fissare le vostre linee guida, l’amore è tutto ciò che esiste…ed agendo
per amore, con amore ed attuando la regola d’oro precedentemente esposta (Non
fare agli altri quello che non vorresti che fosse fatto a te), nessuno di noi potrà
mai sbagliare.
Quando si presentano delle difficoltà, delle paure o dei dubbi, si preferisce non
agire, oppure non riuscendo a comprendere cosa fare, la depressione e lo stress
ci attanagliano sempre di più, rendendoci la vita insopportabile e più
ricerchiamo una risposta che non arriva e più cadiamo in un baratro, fatto di
angosce e paure, ma la risposta e lì, davanti a voi e la paura che non ve la fa
vedere.
Di fronte ad ogni difficoltà, ad ogni ostacolo, ad ogni prova che la vita ci riserva,
la risposta giusta ad ogni nostro quesito, è sempre la stessa: “COSA FAREBBE
ORA L’AMORE?”
Domandiamoci cosa farebbe ora l’amore, quello puro, quello decantato dai
filosofi e dai poeti, quello divino insegnatoci dal Cristo Gesù, quello di una
mamma nei confronti di una sua creatura, come agirebbe, quale sarebbe la sua
azione…domandatevelo…. e la risposta ai nostri quesiti verrà immancabilmente.
La sofferenza non ha nulla a che fare con gli eventi, ma con la reazione che
ciascuno di noi ha verso di essi! Anche se è assolutamente vero: “Che nulla
accade per caso”, ciò che accade è solo ciò che accade, è come noi lo
percepiamo che rende ciò che
“avviene” piacevole o doloroso. Cambiamo il nostro modo di percepire gli
eventi e cambieremo il modo di confrontarci con la vita.
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La preoccupazione è l’attività di una mente che non comprende la sua relazione
con DIO. Ricordate la domanda cosa farebbe ora l’amore, rispondetevi e DIO
sarà li con voi, sempre ed in ogni momento.
Infinite volte abbiamo implorato DIO di manifestarsi a noi, di spiegarsi, di
rivelarsi e Lui lo fa continuamente, in modo chiaro, affinché non si possa
fraintendere: Lui è qui, proprio qui, adesso!!!
È il momento di ritirarsi nel nostro spazio divino, ora più che mai. Questo ci
porterà ad una grande pace dello Spirito e verso uno Spirito in pace fluiscono
grandi idee e prospettive che potrebbero essere la soluzione hai problemi più
grandi che crediamo di avere.
Ricordatevi…. in assenza di luce…le tenebre prevalgono.
Trasformare la propria coscienza, significa usare il libero arbitrio, guidato dal
sacro discernimento e vivificato dalla volontà di agire.
Fraternamente in Cristo,
Sergio de Ruggiero
Ostia lido: 30 settembre 2009
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